Thomas Seedorf

TOPOGRAFIA DEL PIANOFORTE.
CONCEZIONI DI UNA NUOVA NOTAZIONE
PIANISTICA DA BUSONI A CORNELIS POT


[pp. 41-57]


Ferruccio Busoni, a dispetto delle sue molteplici attività, fu per tutta la vita prima di tutto pianista, un artista cioè il cui pensiero era strettamente connesso con le esperienze pratiche acquisite con il proprio strumento. Era semplicemente una questione di tempo e di attesa dell'occasione giusta perché Busoni affrontasse il problema della notazione pianistica. Nell'estate dei 1909 coincisero diversi fatti, tutti legati alla creatività di Busoni: innanzi tutto egli compose il ciclo pianistico «An die Jugend», una delle opere centrali di quel periodo, caratterizzato dallo studio della musica antica e dalla ricerca di nuove possibilità espressive. Inoltre Busoni si occupava della rielaborazione e dei completamento dell'Abbozzo di una nuova estetíca della musica, pubblicato due anni prima, di cui la seconda versione uscì però solo nel 1916.


Alle prese con il proprio ribaltamento compositivo e con l'evoluzione di visionari pensieri teorici, Busoni iniziò uno scambio di lettere molto indicativo con Arnold Schönberg, il quale gli inviò - alla fine dì giugno - copie dei primi due Klavierstücke della futura op. 11. Il confronto con le opere di Schönberg fu per Busoni allo stesso tempo affascinante e irritante. Si avvicinò a questa musica modificandola, traducendola quasi nel proprio linguaggio. A proposito dell'«elaborazione concertistica» busoniana del secondo Klavierstück di Schönberg, i due musicisti arrivarono a una controversia intellettuale , in cui esposero i rispettivi punti di vista artistici. Anche se Busoni non era del tutto convinto del rifiuto radicale espresso da Schönberg nel confronti delle convenzioni compositive allora in vigore, si rendeva comunque conto che una delle visioni che aveva esposto nel suo «Abbozzo» sarebbe diventata realtà proprio nella musica schönberghiana. L'abolizione della tonalità tradizionale, perseguito da Schönberg senza compromessi, metteva in discussione anche la notazione tradizionale che parte dalla scala diatonica e considera i semitoni cromatici come una deviazione. In una lettera del 7 ottobre 1909 Busoni comunica a Schönberg un primo risultato del suo confronto con la musica di quest'ultimo: «I Suoi brani hanno fatto nascere in me l'idea per una nuova notazione pianistica che potrebbe essere - come credo - una vera trovata.»
Alcuni abbozzi per una notazione riformata, inclusi fino ad oggi nel lascito busoniano a Berlino, risalgono a fine settembre 1909; comunque il breve testo di Busoni (oggetto di questa relazione) uscì solo nel 1910 presso il suo editore personale Breitkopf & Härtel, palesemente dopo alcune correzioni e aggiunte.* Le motivazioni che lo avevano spinto a progettare una nuova notazione vengono descritte da Busoni nelle frasi ìntroduttìve:

Più di una volta, provando a leggere al pianoforte qualche impetuosa pagina della popolare Salome ed alcuni anarchici pezzi per pianoforte dei tutt'altro che popolare compositore viennese Arnold Schönberg, mi ero accorto che la mia lettura a prima vista, di solito scorrevole, è stata resa esitante dal gran numero di accidenti. Sol, sol diesis o sol bemolle? Il fa diesis è in chiave ma nella semiminima precedente è eliminato. Dubbi ed argomentazioni del genere si incrociano nel cervello ad ogni semicroma, mentree una musica intricata e polifonica procede senza soste un tempo rapido.

[pp. 41-43, senza note]

*«Proposta di una notazione pianistica organica esemplificata sulla 'Fantasia cromatica' in re minore di j. S. Bach», in Lo sguardo lieto, pp. 241-242.