LO SGUARDO LIETO

 

Lo sguardo lieto: tutti gli scritti sulla musica e le arti. Ed. Fedele D'Amico. Trans. Laura Dallapiccola, Luigi Dallapiccola, and Fedele D'Arnico. Saggi di arte e di letteratura, vol. 47. Milan: Il Saggiatore, 1977. 550 pp. Indexed.

The most complete edition of Busoni's writings in any language (ordered by thematic categories), including the early articles published in L'Indipendente. Carefully edited, with numerous notes. Contains an introduction by Fedele d'Amico (pp. 11-24) followed by a biographical sketch; back matter consists of lists of writings not included and of Busoni's drawings contained in his essays and of a basic bibliography.


Dai risvolti di copertina

La gloria del pianista, fra i sommi della storia, offuscò in vita la fama di Ferruccio Busoni compositore, né il divario sembra oggi colmato. Un terzo Busoni esiste tuttavia, il cui peso apparve già ai suoi tempi, almeno in terra germanica, imprescindibile, ed è quello del pensatore. La poetica di Busoni, affidata assai piú esplicitamente e compiutamente ai suoi scritti che alle sue partiture, è un crocevia inevitabile per chi voglia guardar bene addentro la nascita della musica del Novecento e questo, grazie appunto alla sua febbre utopistica, che nell'auspicato affrancamento dai limiti linguistici tradizionali non scorge l'espressione d'una crisi, non che d'un'eversione, bensì l'adempimento d'una vocazione eterna della musica, e l'avvento d'una libertà radiosa, d'una serenità olimpica; donde quello «sguardo lieto» che sarebbe privilegio di chi «guarda innanzi».
L'edizione presente accoglie invece, in traduzione italiana, tutti gli scritti di Busoni che è stato possibile ritrovare, ad eccezione della corrispondenza privata, dei libretti e, naturalmente, dei commenti a pie' di pagina alle musiche di Bach o di Liszt da lui rivedute. Inoltre accoglie, in appendice, tutte le giovanili corrispondenze scritte in italiano per il quotidiano di Trieste «L'lndipendente» negli anni 1884-85, e non piú ripubblicate se non in minima parte (su periodici, e in traduzione tedesca). E dunque, questo volume, il primo corpus effettivo del pensiero di Busoni che appaia nell'editoria internazionale: pensiero ardente e lucidissimo da cui nessuno può prescindere, che voglia rendersi conto della svolta che la musica occidentale imboccò fra i due ultimi secoli.
Ma anche, obiettivamente, la polivalenza del suo stimolo nelle direzioni piú diverse, dall'espressionismo al neoclassicismo. Eppure dei suo pensiero, affidato a scritti innumerevoli nella stessa lingua tedesca in cui Busoni lo formulò non erano reperibili fino ad oggi che testimonianze parziali: tanto meno in altre. La raccolta intitolata «
Von der Einheit der Musik», che Busoni stesso pubblicò nel 1922 ossia due anni prima della morte, non ne è che un'antologia; dalla quale restano fuori oltre che alcuni inediti, parecchi articoli apparsi in giornali e riviste e altre pubblicazioni periodiche e inoltre l'«Abbozzo di una nuova estetica della musica», che tanto chiasso suscitò ai suoi tempi, il fondamentale trattato «Sulla trascrizione per pianoforte delle opere per organo di Bach», e la stravagante ma significativa «Proposta d'una notazione pianistica organica». Né sostanzialm.ente le cose mutarono con la libera riedizione postuma di quell'antologia curata nel 1956 da Jakob Herrmann col titolo «Wesen und Einheit der Musik» e annunciata come «riveduta e completata„ ma nella quale le aggiunte erano largamente compensate da soppressioni imponenti. Essa costituiva comunque quanto era fino ad oggi reperibile di lui sul mercato in lingua tedesca, oltre all'«Abbozzo di una nuova estetica», piú volte ristampato a parte e al trattato sulla trascrizione dall'organo, pubblicato in appendice del primo volume del Clavicembalo ben temperato di Bach nell'edizione curata da Busoni presso Breitkopf. Mentre in italiano non avevamo in commercio, che la meritoria ma assai succinta antologia curata da G.M. Gatti e Luigi Dallapiccola col titolo «Scritti e pensieri sulla musica» (1954), che ne amplia una ancora piú ristretta apparsa nel 1941.

Dall'Introduzione di Fedele D'Amico


[...]
Già minacciato dal male che appena due anni dopo lo avrebbe condotto alla morte, nel 1922 Busoní pubblicò a Berlino, presso il Max Hesses Verlag, una raccolta dei suoi scritti, che dedicò a Jakob Wassermann, lo scrittore austriaco col quale nel dopoguerra aveva stretto una amicizia profonda. Il titolo suonava: «Von der Einheit der Musik, verstreute Aufzeichnungen, (Dell'unità della musica, note sparse), e la dedica: An Jakob Wassermann / dem Meister / bescheiden diese Versuche / dem Freunde / vertrauensvoll diese Bekenntnisse widmet Ferruccio Busoni / im jahre 1922 (A J. W. / al Maestro modestamente questi tentativi / all'amico / fiduciosamente queste confessioni / dedica F.B. / nell'anno 1922). E la raccolta era impegnativa, ricca e varia: andava dal saggio di teoria e di estetica al breve «programma di sala», dalla lettera polemica all'analisi erudita, da speculazioni sui terzi e sesti di tono a progetti di scenografie e architetture, fino ad incursioni fuori del terreno musicale e a divagazioni d'ogni genere; accogliendo anche alcuni inediti. Ma era, in rapporto a quanto finora Busoni aveva pubblicato o semplicemente scritto, tutt'altro che completa. Ne restavano fuori, per tacer degl'inediti, il capitale opuscolo Entwurf einer neuen Aesthetik der Tonkunst (Abbozzo d'una nuova estetica della musica) che tanto chiasso aveva suscitato ai suoi tempi, il «Versuch einer organischen Klavier-Noten-Schrift» (Proposta d'una notazione pianistica organica), e l'importantissimo trattato «Von der Obertragung Bachscher Orgelwerken auf das Pianoforte» (Sulla trascrizione per pianoforte delle opere per organo di Bach); inoltre un certo numero di articoli pubblicati in varie sedi, tra cui il corpus intero, e alquanto consistente, delle giovanili corrispondenze scritte originalmente (a differenza di tutto il resto) in italiano, nel 1884-85, per il quotidiano di Trieste L'Indipendente. TORNA
Né sostanzialmente le cose mutarono con la riedizione postuma di quell'antologia, curata nel 1956 (nuovo titolo «Wesen und Einheit der Musik» = Essenza ed unità della musica), sempre per il Max Hesses Verlag, da Joachim Herrmann; sebbene annunciata come «riveduta e completata». La quale conteneva sí qualche aggiunta, ma fin troppo largamente compensata da amputazioni imponenti. Si aggiungano a questa riedizione il citato «Entwurf einer neuen Aesthetik» (piú volte ristampato...) e il «Von der Übertragung Bach'scher Orgelwerken auf das Pianoforte» (pubbl. in appendice al I vol. del Clavicembalo ben temperato di Bach nella revisione di Busoni, e riprodotta nelle sue ristampe): avremo quanto si trova in commercio - epistolari e qualche libretto d'opera a parte - degli scritti di Busoni. E il tutto, a parte quel po' che n'è reperibile anche in traduzione inglese, solo nell'originale tedesco. Quanto all'italiano, a parte rari articoli apparsi in alcuni periodici in età passate (particolarmente nelle riviste di Guido M. Gatti «Il Pianoforte» e «La Rassegna musicale») e da una versione ridotta dell'«Entwurf» in tre numeri del «Radiocorriere» 1935, è da segnalare soltanto una ristretta per quanto meritoria raccolta dal titolo Scritti e pensieri sulla musica, edita nel 1941 a Firenze da Le Monnier a cura di Guido M. Gatti e Luigi Dallapiccola (nella traduzione di quest'ultimo) con prefazione di Massimo Bontempelli; della quale è tuttora in commercio una riedízione Ricordi (1954), ampliata, tra l'altro coll'inserzione, seppure incompleta, dell'«Entwurf».

La presente edizione raccoglie invece, in traduzione italiana, tutti gli scritti di Busoni; il che costituisce una novità ragguardevole anche rispetto alle citate edizioni tedesche. Vi si troveranno infatti:

a) gli scritti accolti nelle citate raccolte curate rispettivamente da Busoni stesso e da J. Herrmann, con la sola eccezione - per ovvie ragioni - di due traduzioni in tedesco rispettivamente dal francese (un frammento di Baudelaire su Poe) e dall'italiano (il sonetto CXXIII di Petrarca «E vidi in terra angelici costumi»); inoltre dì alcuni brevissimi frammenti che l'edizione Herrmann aveva tratto dalle lettere di Busoni alla moglie.

b) tutti gli articoli e saggi che ci è stato possibile reperire altrove e che non sono accolti nelle antologie suddette; tra i quali i citati articoli su «L'Indipendente».

e) tutti i manoscritti e dattiloscritti ritrovati nel lascito di Busoni, e pubblicati da Friedrich Schnapp in giornali e periodici vari.

d) i tre grandi saggi ricordati sopra, ossia l'«Abbozzo di una nuova estetica della musica», la «Proposta d'una notazione pianistica organica» e il trattato «Sulla trascrizione per pianoforte delle opere per organo di Bach».

Ovviamente son rimasti fuori i commenti a pie' di pagina con cui Busoni segue passo passo le sue edizioni di Bach e di Liszt o i suoi volumi di studi pianistici, in quanto incomprensibili senza i testi musicali a cui si riferiscono (non però le rispettive prefazioni e conclusioni). S'è inoltre rinunciato, contrariamente a quanto sia pure in misura minima s'era fatto nell'edizione Herrmann, a pubblicare estratti dagli epistolari, se non talvolta in nota per riferimenti indispensabili; pur rendendoci conto che le lettere di Busoni, particolarmente quelle alla moglie (d'altronde tuttora reperibili in commercio in traduzione italiana) contengono in abbondanza pensieri del massimo rilievo. Ma appunto la loro abbondanza avrebbe mutato le dimensioni del libro in misura imbarazzante.

La presente raccolta, proposta nel 1959 dal suo attuale curatore al «Saggiatore» di cui egli era allora consulente per la musica, cioè ad Alberto Mondadori e a Giacomo Debenedetti suo consulente generale, fu messa subito in programma senza esitazioni. E a realizzarla si pensò d'impiegare, per gli scritti pubblicati nelle citate edizioni Le Monnier e Ricordi, le traduzioni di Luigi Dallapiccola, affidando la versione degli altri a Laura Dallapiccola e, in parte minore, al sottoscritto, che avrebbe poi coordinato il tutto. Cosí fu fatto. Ma tante interruzioni e di tale entità subì poi il lavoro, di tanto materiale s'andò arricchendo via via, di tali svolte si complicò, che quel lavoro di coordinamento divenne assai piú complesso del previsto: tanto per dirne un punto, sul problema di uniformare la terminologia, dato l'echeggiare degli stessi temi in testi concepiti - e tradotti - in tempi diversi. Non stupisca dunque chi nel confrontare la traduzione qui accolta d'un testo x con quella del medesimo pubblicata da Luigi Dallapiccola trentacinque anni addietro troverà differenze notevoli, anche in luoghi decisivi. Sappia comunque che se il responsabile della redazione definitiva è inevitabilmente il curatore dell'edizione presente, le sue decisioni essenziali non sono state prese senza l'assistenza e il consiglio dei traduttori primitivi.

Nella sua raccolta del '22 Busoni allineò i suoi scritti per ordine puramente cronologico: beninteso secondo la loro data di nascita, non di pubblicazione (alcuni d'altronde erano inediti). Invece nella sua Herrmann li raggruppò per affinità d'argomento: in dieci sezioni. Istintivamente noi avremmo preferito la prima soluzione; perché appunto l'eterogeneità di natura e d'assunto fra pezzi adiacenti sottolineava la continuità d'un itinerario mentale, quasi mostrandolo frutto d'un'intuizione unica. La crescita del materiale ce lo ha impedito. Trasferita su una quantità di scritti tanto maggiore, la disposizione puramente cronologica avrebbe rischiato di gettare il lettore nel caos. Perciò abbiamo seguito il metodo di Herrmann, anche se non applicandolo letteralmente, e disposto la materia per argomento, in nove sezioni, ristabilendo l'ordine cronologico solo all'interno di ciascuna di esse.

Inoltre: a) abbiamo affidato il trattato sulla trascrizione dell'organo, che si fonda su esempi musicali commentati, a un opuscolo a parte, unito al volume, perché potesse essere agevolmente collocato sul leggio del pianoforte, e cosí adoperato, secondo le intenzioni di Busoni, a scopi didattici. b) abbiamo collocato le corrispondenze italiane della«Indipendente» in appendice, dunque estromettendole dalla trattazione dei temi a cui via via si riferiscono; non sembrandoci lecito considerarle, nonostante le intuizioni geniali che vi abbondano, se non come una preistoria del pensiero di Busoni. [...]
L'accertamento delle fonti originarie (oltre a parecchie altre precisazioni largamente utilizzate nelle note) si deve per gran parte a ricerche condotte, ai fini della presente edizione, da Sergio Sablich, allievo dì Mario Fabbri all'Università di Firenze e autore di una tesi di laurea su Busoni, il quale ha pure collaborato alla revisione delle bozze, e si è reso prezioso per numerosi suggerimenti. L'indice analitico, e le copie degli esempi musicali, a Maurizio Papini. Le note a pie' di pagina numerate tra parentesi quadre s'intendono del curatore, le altre sono di Busoni.