GUIDA
AL DOKTOR FAUST

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LETZTES BILD
(Ultimo Quadro)

Strada sotto la neve a Wittemberg. A destra quella che era stata la casa di Faust; a sinistra uno degli ingressi della Cattedrale. All'angolo dello stesso muro, un Crocifisso a grandezza naturale. La voce del Guardiano notturno (è di nuovo Mefistogfele travestito) annuncia le dieci.
Gruppi di studenti si pongono davanti all'ingresso della casa. Giunge Wagner, l’assistente di Faust ed ora Rettore Magnifico, circondato dagli studenti, che lodano in lui il vero successore di Faust. Ma Wagner respinge la lode, affermando che Faust era "incompleto come scienziato, era una mente fantastica" che conduceva una "vita scandalosa". Gli studenti accordano gli strumenti e intonano una Serenata ma vengono interrotti dal Guardiano notturno che annuncia le undici. Gli studenti scappano cantando: "Fugam! Fugam!".
La scena è vuota e buia. Silenzio. Faust entra. Egli riconosce la sua casa e sa chi è il "pedante" che siede al suo seggio. Ma non è certo ciò che lo amareggia: prima di morire, vorrebbe riscattarsi, compiendo qualcosa che lo aiutasse a trovare la pace interiore:

"O Nacht der Nächte, stunde du der Stunden. Wie fass' ich euch, dass ich mein krankes Herz mit mir versöhnet! Quälendes Herz! Du kennst keine Vernunft! Die Mutter lehrte mich, ein gutes Werk bringt Heilung dem, der's tut. Welches Werk denn?"

[O notte suprema, o tu, ora mia suprema. "Sian grazie a voi, che al mio malato cor donate pace" (trad. Previtali-Gui) O cuore tormentato che non senti ragioni! Mia madre m'insegnò che una buona azione può riscattare chi la compie. Ma quale azione, dunque?

Dalla chiesa giunge un coro sommesso che ricorda ai malvagi la condanna eterna. Faust scorge, accovacciata sui gradini della chiesa, una mendicante con un bambino in braccio. Mentre sta per avvicinarsi e farle un'elemosina, riconosce in lei la Duchessa di Parma ("Ah, i morti continuano a vivere!") che gli porge il figlio morto, e lo esorta a compiere il suo dovere prima della mezzanotte. Poi scompare. Faust crede tutto ciò opera di spiriti maligni e vuole entrare nella chiesa che improvvisamente si è illuminata. Ma sulla soglia appare il soldato, il fratello della ragazza (Margherita) che egli ha sedotto, il quale gli vieta l'ingresso con la spada sguainata. Dall'interno della chiesa il coro ripete la preghiera del soldato al Dio che non è sempre Dio di misericordia ma anche Dio di vendetta e di castigo. Scacciata anche questa apparizione, Faust si trascina con il bambino in braccio fin sui gradini del Crocifisso, mormorando: "Pregare! Pregare! Ma dove le parole? Esse danzano nel mio cervello come formule magiche. Come una volta io voglio guardare a te." Solleva lo sguardo sul Crocifisso, ma il Guardiano notturno (Mefistofele), che gli è giunto improvvisamente alle sue spalle, proietta la luce della sua lanterna sul volto di Cristo, che si trasforma così nel volto di Elena. Faust, disperato, tenta ancora di ribellarsi al potere maligno. Poi compie l'ultima azione mistica. Depone il bambino a terra, lo ricopre con il suo mantello, poi, fatto il cerchio magico con la cintura, vi entra. Al sangue del suo sangue gli trasfonderà la vita, poiché vuole continuare a vivere in esso:

"Blut meines Blutes, / Glied meines Gliedes, / Ungeweckter, / Geistig-reiner, / noch ausserhalb aller Kreise / und mir in diesem / innigst verwandt, / dir vermach' ich mein Leben:/ es schreite/ von der erdeingebissenen Würzel/ meiner scheidenden Zeit / in die luftig knospende Blute / deines werdenden Seins. / So wirk' ich weiter in dir,/ und du zeuge fort / und grabe tiefer und tiefer / die Spur meines Wesens / bis an das Ende des Triebes. / Was ich verbaute, richte du grade, / was ich versäumte, schöpfe du nach, / so stell' ich mich / über die Regel umfass in Einem / die Epochen und vermenge mich / den letzten Geschlechtern: ich, Faust, / ein ewiger Wille!"

"Sangue del mio sangue, carne della mia carne, non ancora ridestato, puro spirito, fuori di ogni cerchio (= libero da ogni legame, fuori del tempo) e per questo tanto vicino a me, lego a te la mia vita: che passi dalla più profonda radice della mia esistenza nel nuovo fiore della tua che sboccia. Che io mi perpetui in te e tu continua a esser testimone, fa' più profondo il solco della mia vita sino alla fine della sua corsa. Raddrizza ciò che ho deformato, crea ciò che io ho trascurato; ecco, mi innalzo al di sopra delle regole, abbraccio tutte le epoche e infine mi unisco alle ultime generazioni: io Faust, volontà eterna.]

Mentre la voce del Guardiano notturno annuncia la mezzanotte, Faust cade morto, ma dal luogo in cui era deposto il cadavere del bambino, si leva nudo un giovane adolescente che tiene nella mano destra un ramo fiorito. Egli cammina sulla neve, con le braccia alzate, verso la città, fino a scomparire nella notte. Entra il Guardiano notturno (Mefistofele), si avvicina al corpo di Faust e lo illumina con la sua lanterna, dicendo semplicemente:

"Sollte dier Mann etwa verunglückt sein?"

[Quest'uomo è forse rimasto vittima di una disgrazia?]