GUSTAV MEYRINK

PRAGA
UN'OTTIMISTICA DESCRIZIONE
URBANA IN QUATTRO QUADRI






1. Bellezze paesaggistiche ecc.

Raramente inglesi e francesi sanno dove si trova Praga perché, come sta scritto sulla Bibbia, essi hanno scelto la parte migliore.
In cèco Praga si dice: Prr-aha. E non a torto.
Il rigagnolo [1] che nasce nella Boemia meridionale e alla fine, bene o male, si getta nell'Elba scorre veloce attraverso la città. All'ignaro forestiero esso, a prima vista, sembra imponente come il Mississippi, mentre invece è profondo solo quattro millimetri e pieno zeppo di sanguisughe.
Tuttavia, a marzo, quando soffia il vento del disgelo, gli capita d'ingrossarsi e così, regolarmente, offre al glorioso reggimento d'artiglieria n. 23 di stanza sull'«Hradschin», che giorno e notte protegge la città dai Prussiani, la gradita occasione di sparare col cannone.
Colpi intimidatori, naturalmente!
Quando però, recentemente, è stata data l'autorizzazione a sparare ogni giorno anche a mezzodì, è venuto meno anche l'ultimo valido motivo di differire oltre la regolazione del rigagnolo.
Ancora un po' e poi si potrà lasciare Praga persino in nave!
Sul rigagnolo corrono sei ponti tra cui l'antico e famoso «ponte di pietra», per la costruzione del quale fu notoriamente usato al posto del cemento del bianco d'uovo.
O forse mi sbaglio? Certo, già, era della biacca di piombo [2].
Gli svedesi, durante la Guerra dei Trent'anni, volevano entrare in città dalla Kleinseite proprio attraverso questo ponte, ma alla fine tornarono indietro per lo spavento.
Secondo quanto si dice, Praga è divisa in varie parti, ma questa è solo una promessa vana.
Da sud, da est e da nord essa è facilmente raggiungibile, ad ovest il buon esito è ostacolato dalle linee ferroviarie della Boemia occidentale.
Chi, comunque, si volesse togliere il capriccio può benissimo venire a piedi da Furth i. W. ... Oddio, le strade non sono poi così tanto male.
Del resto, chi una volta o l'altra vuole ammirare Praga deve fare affidamento su se stesso.
L'«Unione per la rimozione del traffico straniero» sita nella Ferdinandstraße, proprio davanti al «Platteis», di sbieco di fronte al parrucchiere Gürtler, undicesima casa da nord, numero conscriptionis 78144781889 b. risponde prontissimamente ad ogni quesito. In lingua boema, naturalmente.

2. Vita interna

Sul «Graben» c'è qualche raggio di sole.
Naturalmente solo il consigliere commerciale Son-
nenschein [3].
(Oggi non c'è assolutamente più il benché minimo dubbio che Praga, in realtà, sia stata fondata, come narra la leggenda, da mercanti orientali).
Il signor Sonnenschein se ne sta volentieri vicino al negozio della ditta Waldek & Wagner, articoli in gomma e utensili,...e sul suo volto c'è quel bagliore che è da sempre proprio dei grandi mercanti: Marco Polo, Fugger, Li-hung-chang.
Se ne sta là volentieri, è in mezzo a due banche, la Banca popolare boema e l'Istituto di credito, e ciò fa sempre 'na buona impressione. Eppoi gli è sempre vestito di nero.
«I' nero gli è sempre elegante».
«Onoratissimo!» - qualcuno ha ora salutato ad alta voce.
È il signor Feldeck von Feldrind. Una testa fine.
Il taschino interno della giacca bello gonfio. Dentro ha delle candele di stearina. Le prende sempre dai fanali della sua carrozza perché non le rubi il cocchiere.
Giriamoci: ah!
È passata la piccola ingenua moglie del dottor Teichhut. Klapp, klapp, klapp coi tacchi alti. Fa finta d'avere uno sguardo ardente, vittorioso, come se avesse inventato un nuovo vizio.
E laggiù si ferma una vettura. Che meraviglioso landò! Guarda!
Dentro siede la moglie del milionario Steißbein e mangia lenticchie fredde tirandole fuori dalla sua pompadour con le nude dita.
Imbarazzata la figlia, che passa in questo momento, le grida: «Ma mamma, i' cche tu fai?!»
L'anziana signora, però, non si lascia scoraggiare.
Sì, e ora chi c'è? Già di ritorno da Vienna? Ah, non posso crederci.
È arrivato il capitano Aaron Gedalje Hehler del reggimento di fanteria n. 202. Reparto scritturali naturalmente!
Chi non lo conosce!
Pesa quarantacinque chili, è il peso piuma per eccellenza.
Il suo indomabile coraggio è la favola della città, e un duello con lui dev'essere qualcosa di tremendo.
Grazie a Dio non ne ha avuti ancora nessuno.
Ha un'aria estremamente audace e in questo non c'è niente di strano dal momento che un suo avo si è arditamente spinto sino di fronte al defunto Ermanno il Cerusco per non lasciarsi scappare l'affare delle galle di quercia nella selva di Teutoburgo.
Soltanto di recente lo hanno decorato, il capitano Hehler dell'Armenia, assieme al parrucchiere Schikketanz e al diurnista Oberkneifer di Marienbad, ma non per via della sua impavidità o della sua incomparabile qualità, il senso dell'onore, da intendersi in senso cabbalistico, bensì, evidentemente, per i meriti che, nei giorni in cui non era ancora battezzato ed era ancora commesso nel settore della cicoria, aveva acquisito in Armenia e nei paesi confinanti.
«Mai Cherl is e haipohrn ledi» canta tanto volentieri a sera per colpa del vino, perché ama tanto la lingua inglese il capitano Gedaije Hehler!
Ora però, gentilissimo lettore, seguimi docilmente nel Caffè Continental, è proprio di fronte ed è il cuore della Praga tedesca.
Vedi, là a sinistra sbocca la Schwefelgasse, così chiamata perché quotidianamente la attraversa il cogitabondo esperto in diritto Jeffinek e là a destra si trova la Torre delle Polveri per Insetti che chiude, a buon diritto, la «Zeltnergasse» [4].
Per persone che non si siano acclimatate a Praga, si raccomanda tuttavia, prima d'intraprendere la visita del Caffè, di temprarsi a lungo in un museo delle cere.
Non ci si spaventerà poi tanto facilmente e si avrà pure qualche piccola gioia se si farà occasionalmente la conoscenza di questo o di quel garantito galantuomo praghese e si sarà in grado di dichiararsi intimamente felici: hurrà, la stessa testa io l'ho vista sotto spirito.
È chiaro tuttavia che un museo delle cere è e rimane sempre soltanto un modesto allenamento e così, a qualcuno che frequenta il Caffè impreparato, lo spavento entra profondamente nelle ossa.
Ignari ci si fa largo al suo interno in mezzo a delle poltroncine, pieni di riconoscenza per il premuroso cameriere che porge cortesemente ad un tizio tutti i settimanali, i quotidiani e i purgativi austriaci [5] e, all'improvviso, si sollevano gli occhi:
Perdio, cos'è?
Laggiù dietro un tavolo se ne stanno forse sedute tre bestie alate assire?
Con lunghe barbe nere e squadrate e con occhi scintillanti, e ti guardano fissi proprio nel posto dove si è infilato il portafoglio.
Si tratta solo del signor Eisenkaß della Schmielesgasse, il signor Jeittinger e lo specialista in malattie incurabili dottor Paschory e il loro aspetto, se si alzano, perde molto in spaventosità perché hanno i pantaloni per sbieco e il pacifico piede piatto.
E nell'angolino abituale siede giorno dopo giorno un signore che forse non è assolutamente un signore, ma un condor. È, a dire il vero, sempre à quatre epingles, ma è senz'altro un rapace.
È, con assoluta certezza, nientemeno che un rapace!
Scommettiamo?
Il suo nome l'ho dimenticato, dovrebbe gestire, si dice, un «negozio di articoli marittimi». Vale a dire che commercia in ciò che riesce ad «articolare» [6].
Coi suoi occhietti piccoli, il collo sottile e grinzoso e il gigantesco becco da condor è terribilmente inquietante da guardare; e Dio solo sa quanto poco ci si meraviglierebbe se egli, a un certo punto, ficcasse in silenzio la mano nella tasca, tirasse fuori un mucchio di visceri e se li divorasse in mezzo ad un rauco stridio.
Ed ora tutti si alzano all'improvviso e salutano ossequiosi!?! È entrato proprio adesso un signore dall'aspetto solenne, - un piccolo nascondiglietto nell'occhiello - e ringrazia con aria di condiscendenza da tutte le parti.
Prima era ufficiale. Ora di professione fa il falso testimone.
Da qui la generale popolarità.

3. Corteo

«Tratarah - Tratarah - Obàcht - Obàcht - Kanàl - Kanaàl». Il segnale d'assalto dello squadrone civico risuona attraverso le strade.
Manca un uomo: all'ultimo momento il fiaccheraio Kottysch non ha messo a posto il suo cavallo di riserva.
Pieni di paura i vegliardi tremano sui loro brocchi lanciati in un asmatico galoppo attraverso le strade.
Konkurs hippique!
Tsin . fum Trarah tsjn - fum tsin - him - e i granatieri avanzano per il Graben con sulla testa giganteschi manicotti da signora in pelliccia nera. Le baionette nichelate scintillano al sole.
Un quadro di genere guerresco di appassionante intensità!
Si sente che in ogni istante può accadere qualcosa di grosso, forse, ad un tratto, Lohengrin farà il suo ingresso da un luogo di decenza e si unirà al corteo.
Davanti, intrepido sino alla morte, il generalfeldmaresciallo, il sarto Kvanitschka.
Sì, certo, sono i granatieri di fronte ai quali già Federico il Grande si è terribilmente intimorito.
Una mezz'ora dopo e ancora le note risuonano nell'aria.
Stavolta in modo più poutpourriforme:

«D'un trat-to suona la mus-sica lieve,
va nel cuor-re eppoi nel pied-de!»

È ora la volta della gilda dei mugnai!
Indossano calze bianche, pantaloni gialli, una giacca verde, berretti di velluto violetto - sopra di astrakan - il chilometro quadrato due croci - e scuri gigantesche sulle spalle.
Tutto questo comporta il mestiere del mugnaio.
Non appena sono passati loro arriva a passo di marcia qualcosa di rosso.
I ginnasti boemi - detti «Sokols» - con camicia rosso sangue, per alludere alla crudeltà, e con addosso degli stivaloni per via dell'eleganza e dell'agilità.
Una bandiera azzurra sventola davanti a loro all'europeo piace quando gli si sventola qualcosa davanti - al di sopra di essa l'emblema d'argento della federazione ginnica slava: un avvoltoio con un manubrio tra gli artigli.
Perché l'avvoltoio è e rimane oramai il simbolo più adeguato per il ginnasta; ... che cos'è la scimmia in confronto?!
Chi di noi non ha ancora avuto occasione di ascoltare di nascosto come gli avvoltoi - quando tutto è tranquillo - chiotti chiotti s'intrufolino nei negozi di ferramenta, afferrino in fretta i manubri più pesanti e si lancino nell'aria, poi via a casa, verso l'inospitale nido di sassi ad insegnare alle loro mogliettine il sollevamento dei manubri.
Che stupefacente gioco della natura!
Passano per le vie un corteo dietro l'altro, la conclusione la segna una piccola compassata schiera di persone vestite di nero: l'associazione dei portieri delle casse di risparmio «U Hadrbolce».
Arrivano dalla chiesa del Tein, dove hanno fatto celebrare un uffizio solenne in onore del loro capo, il signor Frantiek Fanfule, il quale - contando anche oggi - in venticinque anni non ha mai chiesto una sola volta un prestito all'Unione delle Casse di Risparmio. Ogni gruppo prima va davanti al Teatro nazionale boemo, là esulta, quindi si dirige verso il Casinò tedesco.
Là viene dato l'alt e per lungo tempo viene ripetuta una parola che all'incirca significa «Crepa!».
Ma gli idioti del Casinò nel frattempo se ne stanno a sedere imperturbabili dietro i vetri delle finestre e non hanno paura.
Io sono un intruso, non un praghese, ma anch'io non avrei paura, perché il «corteo» a Praga è una cosa di tutti i giorni.
Per giunta il Casinò tedesco dispone di ogni sorta di dispositivi di sicurezza segreti.
Infatti, come tutti sanno, la città si trova su una rete di passaggi sotterranei, ed un simile passaggio segreto collega questo centro della vita tedesca di Praga con la lontana ma affine Gerusalemme.
Se davvero una volta qualcosa dovesse andar storto oppure l'associazione studentesca Markomannia, cosa, Dio ce ne guardi, a cui si può appena pensare, dovesse venir meno, allora basterebbe una semplice pressione su 'n pursante elettrico e, in quattro e quattr'otto, sul posto ci sono due centinaia di Maccabei belli freschi.
Ed ecco che non ci si sente sicuri di gniente!!

4. Società

Dal dottor Serbe c'è una soirée.
«Huhuu-huu-hu», si canta e si suona il pianoforte.
Son già le dieci e un quarto e si canta sempre Huuu-huu.
Al signor Richtov brontola lo stomaco.
La figlia della casa è verniciata di bianco.
Alla fine il pranzo è servito.
Granchi su una scodella, piccoli granchi duri come pietre, perché il mese ha quattro «r».
Ma nel bel mezzo (della scodella naturalmente) si trova un'aragosta. La s'infilza e crepita; l'aragosta è solo una finta.
Allora addosso ai granchi! Ce n'è uno per ogni ospite.
A un tratto uno schiocco, un signore scivola col coltello e per poco non ha mandato in frantumi il piatto. Il suo granchio però è fuggito per il tavolo e sotto il buffet.
I restanti ospiti, scoraggiati, rinunciano alloro e la pietanza viene portata via.
Vengono fatti commenti ad alta voce sul fatto che l'uno o l'altro dei granchi dovesse essere stato un fermacarte.
Arriva un salmone, ... con patate.
Si fa per infilzarlo!
Escluso!
Il salmone è crudo. Nemmeno sventrato. Si prendono le patate.
Naturalmente il salmone non è cotto di proposito.
Verrà cotto solo domani a mezzogiorno.
Di nuovo scricchiola qualcosa; il terrier della casa è strisciato sotto il buffet e sgranocchia un granchio.
Non era dunque un fermacarte.
Una nuova portata: ... cuori di pan pepato.
Sì, sì, cuori di pan pepato!
Eppoi arriva il dessert: le due cameriere portano su un vassoio un sepolcro per bambini.
Tutt'intorno, in alcuni portauova, c'è del gelato.
Ma il sepolcro per bambini purtroppo è vuoto.
Poi si doveva cantare di nuovo ... Huuuhuuuh ma per il signor Richtov questo era davvero troppo, e allora va in cucina e, a proprie spese, manda le cameriere all'osteria a prendere cento paia di salsicce calde e venti litri di birra.
Questo rallegra molto tutti e in particolar modo la famiglia Serbe, che batte ripetutamente le mani e dice che le sembra così esageratamente divertente e originale, come di colpo la cena si sia trasformata in picknick. E di buon umore si mangiano tutte quante le salsicce sino alla
fine.