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Dal dramma di Sardou

 

MARIO (rimasto solo, dopo aver disposto la stoffa, scende dal palco per vedere l'effetto da lontano. Poi, sempre fischiettando, risale sull'impalcatura e corregge le pieghe del tessuto; dopo di che, si toglie la giacca, mette a posto lo sgabello e si dispone a lavorare. Mentre risale sul palco, Angelotti appare dietro il cancello della cappella, che ha aperto senza far rumore e senza essere visto da Mario che gli volta le spalle; poi scende verso la porta, e porge ascolto. In questo momento, Mario, inginocchiato per scegliere dei colori nella scatola, lo scorge. Sorpreso, senza cambiare posizione) Come! ... Chi c'è ?

ANGELOTTI (voltandosi) Più piano, vi prego... Siamo soli ?

MARIO Sì. Ma chi diamine siete, con quel fare da malfattore?

ANGELOTTI Malfattore, già, per taluni; ma per voi, no, se debbo stare a quanto dicevano quell'uomo e quel ragazzo.

MARIO (scendendo dal palco) Tutto ciò non mi dice chi siete...

ANGELOTTI (con decisione) Ebbene, sia!... Avvenga quel che vuole! Sono un prigioniero evaso da castel Sant'Angelo.

MARIO Voi ?

ANGELOTTI (vivacemente) E il mio nome non può esservi ignoto. A Napoli ero uno dei più ardenti difensori della Repubblica Partenopea e, quando dovette soccombere, mi sono rifugiato a Roma, dove mi hanno fatto console della Repubblica Romana, sgozzata come l'altra. Avete potuto leggere su tutte le liste di proscrizione il mio nome: Cesare...

MARIO (con un soprassalto) Angelotti?

ANGELOTTI Sì.

MARIO (correndo alla porta e tirando il catenaccio) Perché non lo avete detto prima?

ANGELOTTI Iddio sia lodato!... Non mi sono ingannato sul vostro conto...

MARIO Ah! no di sicuro... Ma come mai siete nascosto in questa chiesa?

ANGELOTTI Come e perché, ve lo dirò: ma, per favore, qualche goccia di questo vino...: da ieri che non prendo niente, e non ne posso più dalla stanchezza e dalla fame. (Si siede sullo sgabello.)

MARIO (va a prendere quanto occorre nel paniere, e gli versa da bere in una tazza) Ah, certo! Prendete, bevete. Bevete in fretta!

ANGELOTTI Grazie. (Beve un sorso e stringe con la mano sinistra la destra di Mario. Questi fa per sciogliersi, egli lo trattiene) Non ritirate la mano. Quando da molto tempo si hanno solo rapporti con carcerieri, carnefici e altri animali della stessa specie, non potete credere quale piacere sia lo stringere nella propria mano quella di un uomo! (Vuota la tazza.) Questo vino mi rianima.

MARIO (ritornando al paniere) Ho di meglio da offrirvi, fortunatamente. (Riporta il paniere che vuota mentre parla.) Come avete fatto a evadere?

ANGELOTTI (disponendosi a mangiare) Io non c'entro per niente... (Interrompendosi per guardare attorno a sé) Ma siete proprio sicuro...

MARIO La chiesa è vuota e chiusa da tutte le parti. Persino il sagrestano può rientrare da quest'uscio solamente se io levo il catenaccio. Abbiamo davanti a noi un paio d'ore di tranquillità.

ANGELOTTI (mangiando) Come vi dicevo, non spetta a me il merito di questa evasione: essa è opera di mia sorella, la marchesa Attavanti... La conoscete?

MARIO Soltanto di vista.

ANGELOTTI È lei che ha fatto tutto. Ieri, al tramonto, un secondino, comprato da lei, un certo Trebelli, mi ha portato questi vestiti nella cella e me ne ha aperto la porta dopo avermi sciolto dai ferri. In questo momento, in castel Sant'Angelo si sta lavorando per riparare i danni dell'occupazione francese. Ho potuto confondermi agli operai mentre uscivano, e prendere il largo. Ma ora le porte della città sono chiuse come sempre dall'Angelus della sera a quello del mattino. Rifugiarmi da mia sorella? Impossibile! Il marchese Attavanti, mio cognato, è un fanatico del trono e dell'altare, e sarebbe uomo capace di consegnarmi lui stesso al carnefice, non per malvagità - quell'imbecille non è malvagio - ma per cortigianeria, per paura, e con la coscienza di adempiere un dovere. Dove trovare asilo per la notte?... Il caso era stato previsto da mia sorella. Gli Angelotti, fondatori dl questa chiesa, vi hanno una cappella, e soltanto loro dispongono delle chiavi: ieri vi ha lasciato dei vestiti di donna: il velo, la mantiglia, e persino il ventaglio, per celiare il volto se fosse necessario, e un rasoio e le forbici... tutto quello che può servire a rendermi irriconoscibile. Trebelli mi ha consegnato la chiave, e così io ho potuto infilarmi in questa cappella prima che si chiudessero le porte della chiesa, trascorrervi tutta la notte e, venuto il giorno, tagliarmi i capelli e la barba. Aspettavo Trebelli per questa mattina. Siccome entra lui solo nella cella, la mia evasione doveva essere costatata solamente alla visita regolamentare di domani. Era dunque combinato che Trebelli avrebbe prestato il suo servizio consueto, e, dopo essersi messo d'accordo con un vetturale, sarebbe venuto a prendermi qui all'ora della messa solenne. Io uscivo con lui travestito da donna, e salivamo in vettura per andare a Frascati a raggiungere mia sorella che, partita stamattina, prepara laggiù tutto ciò che è necessario per farmi uscire dagli Stati Romani. Ma Trebelli non è comparso, e io non ho saputo prendere alcuna decisione, incerto fra la necessità di aspettarlo - senza di lui non posso far niente - e il timore dl rimanere dell'altro qui... Perché, in sostanza, se l'evasione è scoperta, se Trebelli è stato arrestato, se parla...

MARIO Se fosse stato arrestato lo sareste già anche voi: in quanto, volente o meno, avrebbe detto tutto. E se la vostra fuga fosse nota, il cannone di castel Sant'Angelo l'avrebbe fatto sapere a tutta la città, dando il segnale dl chiuderne le porte.

ANGELOTTI Quello che infatti mi rassicura, è di non averlo sentito. Ma l'assenza di quest'uomo....

MARIO È un ritardo che può dipendere dal minimo incidente, e che non vi deve per niente intimorire. Aspettiamo qui con pazienza che il sole tramonti: non c'è asilo più sicuro, per vol, dl questa chiesa deserta... [...]

ANGELOTTI [...] nella mia biblioteca [a Napoli], c'erano due volumi dl Voltaire, che una mano perfida vi aveva insinuato a mia insaputa [...]. Ora, il decreto reale era perentorio: per chiunque detenesse una sola opera di Voltaire, tre anni di galera.

MARIO E così avete fatto...?

ANGELOTTI Tre anni.

MARIO Santo cielo!

ANGELOTTI Dopo di che, esiliato, rovinato - tutti i miei beni furono confiscati dalla corona - lasciai Napoli, dove non rientrai che al seguito di Championnet. Al ritorno dell'esercito regio, riuscii a raggiungere Roma, mentre a Napoli i patriotti, miei amici, erano squartati, accecati, mutilati, bruciati vivi dalla canaglia napoletana che si pasceva della loro carne, e, nella campagna, braccati dai Sanfedisti al soldo di un fra Diavolo o d'un Mammone, quel mostro che fora la gola dei suoi prigionieri e beve il loro sangue! Ma, quando la guarnigione francese dovette cedere Roma alle truppe napoletane, fui arrestato in spregio alla capitolazione e buttato in una cella di castel Sant'Angelo, ove rimango dimenticato un anno, grazie a mia sorella. Il principe d'Aragona, governatore regio di Roma, non è un uomo cattivo, e si prestava al mio volontario oblio, nella speranza che all'arrivo del nuovo papa io avrei beneficiato di un'amnistia; ma la Corte di Napoli ha spedito qui poco fa, come reggente di polizia, un siciliano che si è fatto laggiù la reputazione di uomo spietato...

MARIO Il barone Scarpia.

ANGELOTTI ...e costui non è uomo da dimenticarmi.

MARIO Miserabile! Sotto le apparenze della perfetta cortesia e della devozione più fervida, tutto sorrisi e segni di croce, che razza di furfante, ipocrita e degenerato, artista di nefandezze, raffinato nelle malvagità, crudele per diletto, sanguinario persino nelle orge! Quante donne, figlie e sorelle, non hanno pagato con la loro vergogna i tentativi fatti presso questo satiro immondo?

ANGELOTTI A chi lo dite? Mia sorella ha dovuto fuggirne atterrita, ed è allora che ha concepito il piano della mia evasione. [...]

MARIO Conoscete Tosca?

ANGELOTTI Floria Tosca! La cantante?

MARIO Sì.

ANGELOTTI Soltanto di fama. È lei?

MARIO È lei. L'artista è incomparabile: ma la donna... Ah, la donna!... [...] Il suo primo maestro di musica fu l'organista del convento; lei approfittò cosi bene delle sue lezioni, che a sedici anni era già abbastanza celebre: venivano a sentirla, nei giorni di festa. Cimarosa, portato da un amico, si mise in testa di contenderla a Dio, e di farla cantare nell'opera [...]. Quattro anni dopo, esordiva trionfalmente nella Nina, e, da allora in poi, alla Scala, al San Carlo, alla Fenice, dappertutto non c'è che lei. [...]

MARIO [...] le ho sacrificato le mie avversioni, prolungando qui la mia permanenza che non è certo immune da pericoli. Perché voi potete assai bene immaginare che sono piuttosto malvisto. Non ho preso parte alcuna a quella che chiamano la vostra rivolta; e, sotto questo profilo, non potrei essere molestato; ma, oltre che il mio nome sa un poco di eresia, perché mio padre ha suscitato scandalo ai suoi tempi, il fatto solo che sono discepolo del Convenzionale David, il mio modo di vivere che non ha nulla del Sanfedista, i miei vestiti e persino l'aspetto del mio viso, tutto è fatto per mettermi in sospetto da parte della polizia. Qui, come a Napoli, voi lo sapete, è malvisto chi sopprime la parrucca incipriata, i pantaloni, le scarpe con le flbbie, e si veste e si pettina alla francese. Ora, i miei capelli alla Tito sono di un liberalismo spinto, la mia barba è da libero pensatore, le mie scarpe sono rivoluzionarie: avrei già avuto a che fare con l'immondo Scarpia, se non mi fossi cautelato con un'astuzia.

ANGELOTTI Ossia?

MARIO Ho sollecitato dal Capitolo di questa chiesa la autorizzazione di dipingere gratuitamente quel muro.

ANGELOTTI E loro hanno accettato?

MARIO Si capisce. Il mio fervore ha scansato il temporale, e forse dovrò ad esso la mia tranquillità fino alla partenza di Floria per Venezia, dove è scritturata per la stagione prossima. Là almeno potremo amarci senza timore. [...]

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