PORTALE DI RODONI.CH

 
 TOSCA

CONFRONTO TRA IL LIBRETTO
E IL DRAMMA DI VICTORIEN SARDOU

 

ATTO 1

ATTO 2

ATTO 3

 


Scarpia sta cenando in una sala di Palazzo Farnese e rimugina cupamente il suo piano, concepito in chiesa alla fine del precedente atto, e già ne assapora il successo. Da un'altra parte del palazzo giungono attraverso la finestra aperta i suoni di una festa, cui Tosca prende parte, per celebrare la recente vittoria sulle truppe napoleoniche e decide di convocarla
:

SCARPIA

 

 

 


(sdegnosamente)

 

 

(s'alza, ma non si allontana dalla tavola)

Ella verrà... per amor del suo Mario!
Per amor del suo Mario... al piacer mio
s'arrenderà. Tal dei profondi amori,
è la profonda miseria. Ha più forte
sapore la conquista violenta
che il mellifluo consenso. Io di sospiri
e di lattiginose albe lunari
poco mi appago. Non so trarre accordi
di chitarra, né oroscopo di fior

 

né far l'occhio di pesce,
o tubar come tortora!

 

Bramo. - La cosa bramata
perseguo, me ne sazio e via la getto... volto a nuova esca. Dio creò diverse
beltà e vini diversi... Io vo' gustar
quanto più posso dell'opra divina!

Spoletta lo informa che Angelotti è irreperibile, ma che certamente Cavaradossi ne conosce il nascondiglio e quindi lo ha fatto arrestare. Il pittore è portato dinanzi a Scarpia che lo interroga e lo accusa di nascondere l'evaso, ma egli nega. Accorre Tosca, allarmata dal contenuto di un biglietto inviatole da Scarpia. Cavaradossi ha appena il tempo di imporle il silenzio poiché viene condotto in una stanza vicina e sottoposto a tortura. La donna, interrogata con piglio inesorabile da Scarpia, nega con fermezza di conoscere il nascondiglio di Angelotti, suscitando l'ira di Scarpia.

Poi incapace di sopportare le urla di dolore dell'amato, cede e rivela il nascondiglio di Angelotti: un pozzo nel giardino della villa fuori città del pittore.

SCARPIA Voi parlerete?
TOSCA No... mostro!
Lo strazi... l'uccidi!
SCARPIA Lo strazia quel vostro
silenzio assai più.
TOSCA Tu ridi...
all'orrida pena?
SCARPIA (con entusiasmo)

(Tosca, inorridita, si allontana da Scarpia che, preso da subitaneo senso di ferocia, si rivolga a Spoletta.)

Mai Tosca alla scena
più tragica fu!

 

SCARPIA (gridando)

(Spoletta apre l'uscio e sta ritto sulla soglia)
Aprite le porte
che n'oda i lamenti!

 

LA VOCE DI CAVARADOSSI  Vi sfido!
SCARPIA (gridando a Roberti) Più forte! Più forte!
LA VOCE DI CAVARADOSSI Vi sfido!
SCARPIA (a Tosca) Parlate...
TOSCA Che dire?
SCARPIA Su, via!
TOSCA
(disperata)
Ah! non so nulla!
dovrei mentir?
SCARPIA (insistendo) Dite dov'è Angelotti? parlate
su, via, dove celato sta?
TOSCA No! - Ah! Più non posso! - Che orror!
Cessate il martîr! È troppo il soffrir!
LA VOCE DI CAVARADOSSI Ahimè!
TOSCA
(si rivolge ancora supplichevole a Scarpia, il quale fa cenno a Spoletta di lasciare avvicinare Tosca: questa va presso all'uscio aperto ed esterrefatta alla vista dell'orribile scena, si rivolge a Cavaradossi col massimo dolore:)
Mario, consenti
ch'io parli?
LA VOCE DI CAVARADOSSI (spezzata) No, no.
TOSCA (con insistenza) Ascolta, non posso più...
LA VOCE DI CAVARADOSSI Stolta, che sai?... che puoi dir?...
SCARPIA
(irritatissimo per le parole di Cavaradossi e temendo che da queste Tosca sia ancora incoraggiata a tacere, grida terribile a Spoletta:)


(Spoletta entra nella camera della tortura e n'esce poco dopo, mentre Tosca, vinta dalla terribile commozione, cade prostrata sul canapè e con voce singhiozzante si rivolge a Scarpia che sta impassibile e silenzioso.)
 

 

 

 

Ma fatelo tacere!

TOSCA

 

(scoppia in singhiozzi, mormorando:)

Che v'ho fatto in vita mia?
Son io che così torturate!...
Torturate l'anima...

 

Sì, l'anima mi torturate!

SPOLETTA
(brontolando in attitudine di preghiera)

 

(Scarpia, profittando dell'accasciamento di Tosca, va presso la camera della tortura e fa cenno di ricominciare il supplizio - un grido orribile si fa udire - Tosca si alza di scatto e subito con voce soffocata dice rapidamente a Scarpia:)

 

Judex ergo, cum sedebit,
Quidquid latet apparebit,
Nil inultum remanebit.

TOSCA Nel pozzo... nel giardino...
SCARPIA Là è Angelotti?...
TOSCA (soffocato) Sì.
SCARPIA
(forte, verso la camera della tortura)
Basta, Roberti.
SCIARRONE
(che ha aperto l'uscio)
E svenuto!
TOSCA (a Scarpia)
Assassino!
Voglio vederlo.

Giunge intanto la notizia inaspettata della vittoria di Napoleone a Marengo e Cavaradossi, ricondotto nella stanza, prorompe in un inno alla libertà. Con ciò ha firmato la sua condanna a morte e viene condotto via per essere giustiziato.

CAVARADOSSI Vittoria! Vittoria!
L'alba vindice appar
che fa gli empi tremar!
Libertà sorge, crollan tirannidi!
Del sofferto martîr
me vedrai qui gioir...
Il tuo cor trema, o Scarpia, carnefice!
(Tosca, disperatamente aggrappandosi a Cavaradossi, tenta, con parole interrotte, di farlo tacere.)  
TOSCA Mario, taci, pietà di me!

 

SCARPIA
(fissa cinicamente Cavaradossi)

 

(ed irritato per le parole di Cavaradossi, grida ai birri:)

 

(Sciarrone ed i birri s'impossessano di Cavaradossi e lo trascinano verso la porta - Tosca con un supremo sforzo tenta di tenersi stretta a Cavaradossi, ma invano: essa è brutalmente respinta)

 Braveggia, urla! - T'affretta
a palesarmi il fondo
dell'alma ria!
Va! - Moribondo,
il capestro t'aspetta!

 

 

Portatemelo via!

 

TOSCA

(I birri conducono via Cavaradossi; li segue Sciarrone: Tosca si avventa per seguir Cavaradossi, ma Scarpia si colloca innanzi la porta e la chiude, respingendo Tosca.)

Mario... con te...

 

Tosca chiede pietà a Scarpia: è disposta a pagare qualunque prezzo per la vita dell'amato. Ma il colloquio viene interrotto: Spoletta entra annunciando che Angelotti si è ucciso per sottrarsi all'arresto. Scarpia, implacabile, osserva che il pittore lo seguirà presto, a meno che Tosca non acconsenta a diventare sua amante; questo è il prezzo da lui stabilito. Straziata, la cantante accetta il ricatto, dopo aver meditato su se stessa e sulla sua vita nella celeberrima aria «Vissi d'arte».

SCARPIA (fermandosi)

 

(Tosca, dopo aver ascoltato con ansia terribile, si allontana dalla finestra e si appoggia, estenuata, al canapè.)

 

 

(Tosca fa un movimento di disperazione e di spavento.)

 

 

Freddamente si appoggia ad un angolo della tavola, continuando a guardare Tosca, che, affranta dal dolore si lascia cadere sul canapè. Freddamente Scarpia va ad appoggiarsi ad un angolo della tavola, si versa del caffè e lo assorbe mentre continua a guardare Tosca.

Odi?
È il tamburo. S'avvia. Guida la scorta
ultima ai condannati. Il tempo passa!

 

 

 

Sai... quale oscura opra laggiù si compia?
Là... si drizza un patibolo!...

 

 

Al tuo Mario,
per tuo voler, non resta che un'ora di vita.

 

TOSCA

(nel massimo dolore)

 

 

 

(alzandosi)

 

 

 

 

 

 

(singhiozzando)

Vissi d'arte, vissi d'amore,
non feci mai male ad anima viva!...
Con man furtiva
quante miserie conobbi, aiutai...
Sempre con fe' sincera,
la mia preghiera
ai santi tabernacoli salì.
Sempre con fe' sincera
diedi fiori agli altar.

 

Nell'ora del dolore
perché, perché Signore,
perché me ne rimuneri così?
Diedi gioielli
della Madonna al manto,
e diedi il canto
agli astri, al ciel, che ne ridean più belli.
Nell'ora del dolore,
perché, perché Signore,
perché me ne rimuneri così?

SCARPIA
(avvicinandosi di nuovo a Tosca)
Risolvi!
TOSCA

(inginocchiandosi innanzi a Scarpia)

 

(alzando le mani giunte)

 

(con accento disperato)

Mi vuoi supplice ai tuoi piedi!

 

Vedi, (singhiozza)
le man giunte io stendo a te!

 

Ecco... vedi...

 

e mercè d'un tuo detto,
Vinta, aspetto... (avvilita)

SCARPIA Sei troppo bella, Tosca, e troppo amante.
Cedo. - A misero prezzo
tu, a me una vita, io, a te chieggo un istante!
TOSCA (alzandosi, con un senso di gran disprezzo)

 

(bussano alla porta)

 

 

Va! - Va! - Mi fai ribrezzo!

 

SCARPIA Chi è là?
SPOLETTA
(entrando tutto frettoloso e trafelato)
 

Eccellenza, l'Angelotti al nostro
giungere si uccise.

SCARPIA Ebbene, lo si appenda
morto alle forche! E l'altro prigionier?
SPOLETTA Il Cavalier Cavaradossi?
È tutto pronto, Eccellenza!
SCARPIA

(a Spoletta)

(piano a Tosca)

(Tosca accenna di sì col capo e dalla vergogna piangendo affonda la testa fra i cuscini del canapè.)

(a Spoletta)

(Dio m'assisti!)

Aspetta.

Ebbene?

 

 

 


Odi...

TOSCA
(interrompendo subito Scarpia)
Ma libero all'istante lo voglio!

Scarpia prepara un salvacondotto per Tosca e per Cavaradossi. Mentre scrive, Tosca si avvicina alla tavola e con la mano tremante prende il bicchiere di vino versatole da Scarpia, ma nel portare il bicchiere alle labbra, scorge sulla tavola un coltello affilato ed a punta. Con molta cautela cerca d'impossessarsene, rispondendo nel contempo alle domande di Scarpia che essa sorveglia attentamente.

Riesce infine a prendere l'arma che dissimula dietro di sé appoggiandosi alla tavola, sempre molto attenta a ciò che sta facendo il Barone. Finito di scrivere il salvacondotto, vi mette il sigillo, ripiega il foglio: quindi aprendo le braccia si avvicina a Tosca per abbracciarla:

SCARPIA

(ma l'accento voluttuoso si cambia in un grido terribile - Tosca lo ha colpito in pieno petto)

(gridando)

Tosca, finalmente mia!...

 

 

 

Maledetta!

TOSCA (gridando) Questo è il bacio di Tosca!
SCARPIA (con voce strozza)
Aiuto! muoio!

Scarpia stende il braccio verso Tosca avvicinandosi barcollante in atto di aiuto. La donna lo sfugge ma ad un tratto si trova presa fra Scarpia e la tavola e, vedendo che sta per essere toccata da lui, lo respinge inorridita, facendolo cadere. Scarpia si dibatte inutilmente e cerca di rialzarsi, aggrappandosi al canapè, mentre Tosca esclama in preda all'odio:

TOSCA
E ucciso da una donna!
M'hai assai torturata!...
Odi tu ancora? Parla!... Guardami!...
Son Tosca!... O Scarpia!

Scarpia fa un ultimo sforzo, poi cade riverso e muore, mentre Tosca è piegata sul suo viso: «Muori dannato! Muori, Muori! È morto! Or gli perdono!» Senza togliere lo sguardo dal cadavere, va al tavolo, prende una bottiglia d'acqua e inzuppando un tovagliolo si lava le dita, poi si ravvia i capelli guardandosi allo specchio. Quindi cerca il salvacondotto sullo scrittoio, ma non lo trova. Lo cerca ancora... Finalmente lo vede nella mano raggrinzita di Scarpia e con ribrezzo glielo strappa. Osservando il cadavere pronuncia le parole: «E avanti a lui tremava tutta Roma!»

Si avvia per uscire, ma si pente, va a prendere le due candele che sono sulla mensola a sinistra e le accende al candelabro sulla tavola spegnendo poi questo. Colloca una candela accesa a destra della testa di Scarpia. Mette l'altra candela a sinistra. Cerca di nuovo intorno e vedendo un crocefisso va a staccarlo dalla parete e portandolo religiosamente si inginocchia per posarlo sul petto di Scarpia.

Si alza e con grande precauzione esce, richiudendo dietro a sé la porta.

Confronta con il dramma di Sardou

HOME