HOME

 

 

SEM BENELLI

ITALO MONTEMEZZI

L'AMORE DEI TRE RE

Testo integrale

 

 

ATTO I

 

Spaziosa sola nel Castello d'Archibaldo (Due archi ben misurati aprono le belle curve alla vista di una terrazzo. Una lanterna come un segnale, rossastramente splende rivolta verso la campagna. Ci sono porte di destra e sinistra. È della notte innanzi l'alba. Entra da sinistra Archibaldo, è condotto da Flaminio.)
ARCHIBALDO
Grazie, Flaminio. Guarda quella porta.
È chiusa bene?

FLAMINIO
Accostata, signore...

ARCHIBALDO
Chiudila bene, ma senza rumore.

(Flaminio attraversa la stanza avvicinandosi alla porta.)

No; lascíala! Che credi tu?
Che senta?

FLAMINIO
Chi, mio signore?

ARCHIBALDO - (amaro)
Ma che sei? Stordito dal sonno? Chi ci dorme mai, di là?

FLAMINIO
Fiora! la sposa dei figliuolo vostro!

ARCHIBALDO
Dorma, dorma;
che giovinezza è sogno, non altro!
A me negato ora è sognare
chè il sonno mi tradisce
e come un'ape molesta
scherza con le mie palpebre,
poi che la sorte m'ha seccato gli occhi.
(dolorosamente)
Flaminio, guarda il cielo; tu che puoi...

FLAMINIO - È notte ancora; ma l'alba è vicina...

ARCHIBALDO
Flaminio, guarda, indaga nella valle.
Io sento che Manfredo tornerà.

FLAMINIO
Non può darsi, se ancora egli combatte
i castelli dei nostri
oltre que' monti ..

ARCHIBALDO
Che dici tu? Dei nostri?

FLAMINIO
Sì; dei miei
che voi giù soggiogaste...
Io sono nato sulle cime dei colle là d'Altura,
dove nacque Fiora,
la nostra amata principessa...
Solo per aver pace
vi donammo Fiora!
Avito, il signore nostro principe,
l'avrebbe sposata.

ARCHIBALDO
Guarda, Flaminio; quarda nella valle...

FLAMINIO
Nessuno, mio signore! Tutto è pace!

ARCHIBALDO
Sono stanco ed il sonno che mi fugge
mi lascia ancora più sperso nel buio.

FLAMINIO - (distrattamente)
Chi non dorme di notte
o smania o prega.

ARCHIBALDO
O ricorda!... Il pensiero mio stanotte
ripercorre solingo la pianura sconfinata
dei viver mio trascorso ...

FLAMINIO
Ricordate la vostra giovinezza.

ARCHIBALDO
Italia! Italia è tutto il mio ricordo!
Son quarant'anni che discesi
in questa bella serra di fiori;
e sento ancora
le mie narici dilatarsi úl fiero ricordo!
Giovani ardenti eravamo
e bene esercitati alla conquista!
Ed in noi tutti era la volontà
possente come una mazza di ferro.
Tornavano da questa terra alcuni dei nostri
e nella lingua scalpitante metallica
di nostra gente,
ai cieli esaltavano questa preziosa gemma;
ed il bel nome d'Italia a noi squillava
forte come la lusinga
d'una marcia di guerra
Finalmente il re nostro
di noi scelse i migliori;
e movemmo: masnada scintillante
argentea verde e d'oro
come serpe immone
che si desta
si divincola dall'ombra
muove, risuonando, al sole.
Tesi nell'acceso
impeto i cavalli;
e gli uomini, su loro,
i menti aguzzi;
tutti sentimmo ai primi aliti italici
il caldo aroma della bella preda!
E questa dea, natante fra due mari,
ci parve sola.
E qui con lei sedemmo
e qui giacemmo e qui l'amammo
e mai nessun di noi la lascerà,
l'amante novella, tutta fresca, tutta d'oro;
chè, se ci fosse madre
c'insegnerebbe a dominare il mondo.
Tu taci...
e mi guardi forse con odio ...

FLAMINIO - (mentendo)
Io vi son servo; e voi siete mio re!
Ma... il cielo imbianca
e la lanterna cede al giorno la sua luce.

ARCHIBALDO
Adunque, spengila.
Inutile segnale! Egli non giunge!

FLAMINIO - (va a spengere la lanterna)
Andiamo, allora, mio signore!...

(lontano il suono di un flauto campestre)

Andiamo!

ARCHIBALDO
Torniamo, si; torniamo nella notte... (Escono nella camera d'Archibaldo. Avito esce dalla porta di destra. Ascolta, esita un po' , si riavvicina alla porta d'onde è uscito, ma sulla soglia è apparsa Fiora.)

AVITO
È ancora notte fonda...
Troppo presto Geronte ha dato il segno.

FIORA
Ritorniamo...

AVITO
No; restiamo così sul limitar
della notte d'amore
a dirci addio.

FIORA
Si; restiamo così,

(avvincendosi a lui)

come chi appena si svegiia
e teme il giorno e aborre il sole.

AVITO - (tremante, accenna a sinistra)
È chiusa quella porta?

FIORA
È chiusa; è chiusa.
Tu tremi, Avito!
E un'infinita pace è nel mio petto...

AVITO
Fiora, sì; lo sento,
ed ho paura di quella tua pace.

FIORA
Dammi le labbra e tanta ti darò
di questa pace!
E poi la rivorrò,
implorandola disperatamente,
chè senza le tue labbra non ho pace...

AVITO
Se poi mi renderai tanto dolcezza
quanta è quella che dare ti vorrei,
struggimi tutto con il fuoco tuo,
perchè rinascerò.

FIORA -
Sì, mio diletto!
Mio cuore ardente!
La tua bocca è un fiore d'ogni momento.
Si; perch'io lo colgo
ad ogni istante e sempre rifiorisce.

AVITO -
Sì, rifiorisce...
senza te patisce.

FIORA
E se lo bacio aulisce.
E illanguidisce
l'anima che sta curva su quel fiore.
Avito; molle sogno.

AVITO
Eterna febbre!

FIORA
Incanto lungo ... senza fine!
(Si stringono perdutamente e si smarriscono nel bacio.)

AVITO - (come svegliandosi, si scioglie da lei)
Ahimè! Guarda;
la iuce già comincia,
il cielo imbianca.

FIORA - Tu mi vuoi lasciare...

AVITO -
È tardi! (scorge la lanterna spento)
Fiora! Guarda! La lanterna è stata spenta...
Quaicuno è venuto qui nella notte.

FIORA - Il vento è stato.

AVITO
No; che la notte era cheta!
Non rammenti?

FIORA
Ascolta! ... Corri!
(Avito fugge della terrazza verso destra. Fiora lo segue come a proteggerlo, poi corre verso le sue stanze. Ma s'è aperta la porta di sinistra ed è apparso Archibaldo solo.)

ARCHIBALDO
Fiora! Fiora! (Fiora cerca sparire silenziosa.)
Tu sei costà... Ti sento rifiatare!
Affanni? Affanni? O Fiora, di':
con chi parlavi, tu?

FIORA
(con fermezza) Con me stessa parlavo!

ARCHIBALDO
(lentamente si avvicina a lei)
Resta! Non fuggire!
Voglio sapere! (Ghermisce lei e l'attira a sè, con la mano le indaga il volto, la sente fra le sue grandi braccia.)
Non può darsi!
Tu mentire così!
Così tradire! (più amoroso, con la gola quasi stretto da una nascente bontà paterno, senile)
Tu sei come una bimba. Se mentisci è per nulla. Chi, adunque, era con te?

FIORA - (con risolutezza continua, ma con lieve tremito)
Nessuno, mio signore!

ARCHIBALDO - (indagando)
Perchè tremi, se dici il vero?

FIORA (subitamente pungendolo)
Ed anche voi tremate e non mentite...

ARCHIBALDO
Fiora! È vero! Tremo...
Ma tremo, tremo per la tua menzogna!

FIORA
lo son venuta, qua, sulla terrazza.
Non potevo dormire... col pensiero...

ARCHIBALDO
Di chi? Di chi?

FIORA
Del mio sposo Manfredo!

ARCHIBALDO
Orrore! Oh, buio senza fine!
Tu sei di ferro;
tu sei di catene intorno alla mia testa!

FIORA - (riaccostandosi a lui inganno)
Mio signore!

ARCHIBALDO
No! Ferma! Non avvicinarti più!
Ho per te come il terrore d'un bimbo.
E la persona tua, che dentro l'ombra
sentivo sorvolare come un'ala di candore,
mi par soffio di gelo, brivido accusator; sì, che ancora,
mentre sento che tu qui, qui tradivi,
io mi debbo abbracciar la tua menzogna,
e per non arrossire giudicandoti
debbo gridare:
«No! No! Non tradiva!»

FIORA
Signore!

ARCHIBALDO
Va: non ti potrei toccare
altro che per ucciderti!

FLAMINIO (di dentro)
Signore! (comparendo dalla terraza)
Monsignore!
Un drapello s'è fermato sul ponte
e m'è sembrato che
vi fosse il barone Manfredo! (Giungono dai basso dei castello squilli di trombe.)
Udite! Udite! Lo salutano!
ARCHIBALDO
(tremante)
È lui! Flaminio, va!
Corrigli incontro.
(coi pianto nella voce)
Io... sono cieco... Va!
(Flaminio esce correndo; a Fiora)
Tu... non gli puoi correre incontro. No!
No! Tu dormivi. Torna nel tuo letto. (Fiora s'avvia lentamente verso la sue stanze. Un lieve sorriso crudele di vittoria è sul soave viso bello. Archibaldo aspetta il figlio dolorosamente immobile.)

MANFREDO
(di dentro) Padre! (Apparisce dalla terrazza.)

ARCHIBALDO
Figliuolo mio! Giunge la luce con te!
(Si abbracciano.)

MANFREDO
Troppo era lungo e tedioso l'assedio
per la mia brama ardentissima...
E son fuggito:
e resterò con te qualche giorno.

ARCHIBALDO
Potessi tu restare sempre!

MANFREDO
Oh, sì; presto finirò la guerra.
E Fiora; dorme?

ARCHIBALDO
Dorme.

MANFREDO
Oh, padre mio,
questo ritorno m'è caro
siccome un premio lungamente atteso.
Nelle guerre combattute,
nel sangue, nella strage,
nell'orgia di vittoria, io sono stato
ferma colonna di virtù,
sì come tu m'hai insegnato, padre!
E Fiora amare mi saprà,
chè fu educata l'avrai
corne un'agnella di candore.

ARCHIBALDO
Godi la gioia tua! Fiora ti aspetta.
Anzi, ella giunge; sento i passi suoi.

MANFREDO
Io non sento: ...ella vola ...
(Apparisce Fiora.)
Oh, Fiora! Fiora!

 FIORA
(con freddezza crudele, ma simile a bontà)
Siete tornato, signor mio?
Stamani, prima dell'alba, mi sono destata
e son venuta qui sulla terrazza;
ed ho guardato tanto nella valle.
Ero certa che voi sareste giunto...
(ad Archibaldo)
È vero, padre?
Voì m'avete udita.

MANFREDO
(ad Archibaldo)
È vero, padre mio?

ARCHIBALDO
Sì, sì; l'ho colta...
(riprendendosi)
mentr'ella tì aspettava.

MANFREDO
Fiora! Fiora!
Piccolo fiore, vieni sul mio petto;
qui, tra ie mie braccia, ch'io ti rechi,
come agnello sperduta e mansueta,
all'ovile dal mio cuore intessuto.
Oh, come tremi!
(avviandosi)
Così ti porterò
nel tuo bel letto d'avorio.
(al padre)
Padre mio, certo tu vedi,
ora, che il figlio
ha trovato il suo bene!
Certo t'è manifesta la mia gìoia
e la mia fede ti giunge nell'ombra,
perchè troppa luce esce dai cuore mio
che si confonde
e si mischia e moltiplica
con questa luce odorosa
che dal mio tesoro si libera,
dal mio tesoro aulente.

(Entra nelle stanze di destra sempre abbracciato a Fiora)

ARCHIBALDO

Signore mio, se tu m'hai tolto gli occhi, fa ch'io non veda ... Che sia cieco! Cieco!

 

ATTO II