L'INTERPRETAZIONE DI

GEORG SOLTI

 

 

 

 

Elvio Giudici

L'opera in CD e video

Nuova edizione aggiornata e ampliata

Il Saggiatore Milano 1999

pp. 1377 -1378

 

DECCA VIDEO 1977 Gundula Janowitz, Sona Ghazarian, Bernd Weikl, René Kollo, Margarita Lilowa, Hans Kraemmer, Edita Gruberova; Wiener Philharmoniker; direttore Georg Solti; regia Otto Schenk.
Molto diversa, dopo vent'anni, la direzione di Solti. La vibrante incisività che tanto caratterizzava la sua prima incisione è ancora presente, e nulla ha perso della propria dilagante vitalità: ma in più, qui mostra di volersi abbandonare con molto maggior struggimento alle improvvise estasi melodiche che smagliano il tessuto di quotidiana conversazione, questo a sua volta reso poi con una finezza di dettaglio assai più elaborata, capace di schizzare magnificamente e con teatralissima evidenza la psicologia dei diversi personaggi.
La Janowitz è stupenda. Non solo il timbro - esaltato dall'emissione non meno che strumentale - è di luminosità abbagliante, ma vibra nel suo canto una partecipazione emotiva che non sempre questa straordinaria voce sapeva conferire ai propri personaggi, e che si traduce in un fraseggio la cui gamma di mezze tinte e chiaroscuri ha del miracoloso: culmine un «Aber der Richtige» dove l'incantata purezza della linea si screzia stupendamente d'ansioso turbamento accentando la prima sillaba di «Richtige».
Accanto a lei. splendido Mandryka è Bernd Weikl. Timbro robusto, canto eccellente, interprete d'accattivante comunicativa, perfetto anche nei tratti fisici. Pieno di slancio e di spontaneità nel duetto con Waldner: quello del celebre «Teschek, bedien' dich» che a Vienna è diventato un modo di dire intraducibile anche perché di matrice ungherese, giacché la Croazia - da cui Mandryka proviene - afferiva allora alla corona d'Ungheria. In quello con Arabella, ben più sublime, Weikl contrappunta l'argento luminoso della Janowitz con la calda, maschia brunitura del suo timbro solido ma bellissimo, in una fusione davvero d'antologia.
Nei due personaggi di Zdenka e di Matteo, la Ghazarian e Kollo non reggono il paragone vocale con la copoia maggiore ma si dimostrano interpreti eccellenti oltre che fisicamente ideali. E poi c'è Fiakermilli. Parte piccola, certo, ma nondimeno molto importante, benché la sua estrema difficoltà la ponga ai limiti dell'incantabilità con quei passi di jodel che quasi sempre metamorfosano questo strano personaggio in una capra ubriaca: la Gruberova - una Gruberova del '77 - ne fa invece un vero e proprio capolavoro. Attorno, la folla dei personaggi minori è scelta in modo mirabile, affidata tutta ad attori-cantanti di grandissima levatura: menzione speciale per la cartomante di Martha Modl.
La regia di Schenk scorre fluida e logica, in ambienti nei quali gusto e clima dell'epoca sono ricreati in modo perfetto: e ad essa le immagini televisive (presumo realizzate dallo stesso Schenk anche se nulla vien detto al riguardo), con l'insistito uso di primi piani e il loro evidente rifarsi a certo cinema degli anni Trenta, s'adattano come un guanto.