L'INTERPRETAZIONE DI

GEORG SOLTI

 

 

 

 

Elvio Giudici

L'opera in CD e video

Nuova edizione aggiornata e ampliata

Il Saggiatore Milano 1999

pp. 1376 -1377

 

DECCA 1957 - Lisa Della Casa, Hilde Güden, George London, Anton Dermota, Ira Malaniuk, Otto Edelmann, Mimi Coertse; Wiener Philharmoniker; direttore Georg Solti.
La prima incisione ufficiale della maggiore tra le opere ritenute minori di Strauss procedette - a leggere l'autobiografia del record-producer della Decca John Culshaw - in mezzo a baruffe da tregenda tra le due protagoniste femminili, generando un'atmosfera di tensione che contagiò tutto il cast. E allora si vede che litigare è artisticamente assai produttivo. Magnifica è difatti questa registrazione, il cui merito maggiore risiede proprio nel cast, che per quest'opera è sicuramente da ritenersi il più perfetto ipotizzabile.
Di rado un'interprete s'è identificata con un personaggio in modo altrettanto totale di quanto accadde a Lisa Della Casa con Arabella. Dopo qualche anno passato a cantare Zdenka, passò al ruolo della sorella maggiore nel '50, e nel '52 debuttò a Vienna in una nuova produzione con esito tale da valerle all'istante il titolo di Kammersangerin. Da allora, l'Arabella della bellissima cantante svizzera comparve su tutti i palcoscenici del mondo, tornando però con particolare regolarità in quella Vienna che la considerava ormai cittadina onoraria - riconoscimento elargito con proverbiale parsimonia - e alla quale riservò il proprio addio alle scene, semplice, diretto e commovente come sempre era stato il suo modo di cantare: nel congedarsi da Lamoral, Arabella quella sera avanzò al proscenio e fu al pubblico che rivolse il suo «dann fahr ich fort von euch auf Nimmerwiedersehn», ma ora vi lascio con un addio per sempre, risparmiando così a lei e a chi tanto l'aveva ammirata il ricatto sentimentale dei due, tre, quattro anni di «recite d'addio». Gran donna, oltre che grandissima artista.
Perché veramente grande cantante fu Lisa Della Casa: e le ragioni per cui Arabella appartenne a lei come a nessun'altra emergono già dalla prima sua registrazione. Voce d'argento con stupendi riflessi bruniti, linea di canto d'immacolata perfezione, compatta e omogenea da gravi intensi, e corposi ad acuti sempre morbidi, arrotondatì luminosissimi; fraseggio la cui immediata comunicativa (in scena per giunta ulteriormente valorizzata dalla rara avvenenza), traduceva in viva umanità il concetto che di questa figura sfuggente come poche altre diede lei stessa: «per nulla gran dama persa in atteggiamenti elegiaci come tanto spesso si fa in Strauss, quanto piuttosto la leggera incoscienza d'un personaggio allegro, ai bordi della frivolità in certe sue alzate di spalle, in un modo d'esprimersi dove la naturalezza del sorriso tempera un'incostanza sentimentale altrimenti cinica.» E la naturalezza spensierata di questa Arabella evolve con con tagiosa naturalezza in una maturità più consapevole e «adulta», ma senza nulla perdere in termini di freschezza espressiva, anche nel «Es war sehr gut» finale, che proprio per questo si colora d'uno struggimento realmente sublime.
La Güden è un violino fatto donna, e non è neppure immaginabile che certe arcate vocali con cui questa Zdenka s'esprime possano essere rese con maggiore purezza. Dermota è uno splendido Matteo, come pure perfetto è il Mandryka di London, voce che sa unire come ben di rado è accaduto robustezza di timbro e intenso calore di fraseggio. Magnifici, infine, tutti i personaggi di contorno, a cominciare dalla coppia Waldner costituita da Edelmann e dalla Malaniuk.
L'unica lieve riserva è quindi costituita dall'orchestra. Non ovviamente per la qualità di suono, giacché la Filarmonica di Vienna più che mai si conferma come la naturale depositaria dell'autentico idioma straussiano, ma per la direzione di Solti: qui un tantino troppo rapida e carente di quell'abbandono solcato da mille chiaroscuri che l'opera - in ispecie con un cast come questo - richiede invece con prepotenza. Lo splendido - e splendidamente cantato - «Aber der Richtige», nonché il duetto Arabella-Mandryka, avrebbero davvero avuto bisogno di maggior indugio, maggior sorriso, maggior calore da parte d'una direzione ovunque eccellente per precisione di dettaglio e controllo dell'insieme, ma, per dir così, un filo sbrigativa.