L'INTERPRETAZIONE DI

JOSEPH KEILBERTH

 

 

 

 

Elvio Giudici

L'opera in CD e video

Nuova edizione aggiornata e ampliata

Il Saggiatore Milano 1999

pp. 1376 -1377

 

1963 DG e VIDEO STANDING ROOM Lisa Della Casa, Anneliese Rotheniberger, Dietrich Fischer-Dieskau, Georg Paskuda, Ira Malaniuk, Karl Christian Kohn, Eva Maria Rogner; direttore Joseph Keillberth (dal vivo, Monaco) - Regia: Rudolf Hartwann.
Edizione da sempre celeberrima, questa, anche perché in occasione d'una delle recite che ne costituiscono l'origine la televisione bavarese realizzò uno dei primissimi suoi collegamenti in diretta, trasmettendo e conservando su nastro quella serata: magnifico documento, che in Giappone hanno fuggevolmente stampato su laserdisc subito andato a ruba e attualmente fuori catalogo, mentre è disponibile la videocassetta, distribuita in America dalla Standing Room e da noi disponibile come prodotto d'importazione.
Sarebbe stata un'eccellente idea, da parte della DG, includerla nel proprio catalogo video: in bianco e nero, certo, e con riprese qua e là tremolanti, ma comunque pienamente godibile. Purtroppo, resiste nei direttori artistici delle grandi case il pervicace convincimento che senza il famigerato DDD, senza il colore e senza una sgargiante brillantezza d'immagini il pubblico rifuggirebbe dall'acquisto: una «cieca prevenzione» contraddetta dal floridissimo scambio di videocassette tra appassionati di tutto il mondo, che fa circolare un fiume di materiale video altrimenti sepolto negli archivi. Tra questo, l'Arabella in questione ha sempre costituito un gioiello: eccellente quindi anche la sola parte audio, ma con evidente rimpianto per quel che le immagini potrebbero aggiungere.
Buona la direzione di Keilberth, anche se un tantino rigida e scolastica. Ma eccezionale la coppia protagonista. Nel '63 Lisa Della Casa era all'apice della carriera: bellissima, spigliata, di strepitosa comunicativa sulla scena, la sua voce era capace d'assottigliamenti ineffabili (e mai di maniera), d'affondi sensuali eppure ovunque aristocratici. Il tutto vivificato dall'accento vario, intenso, con un che d'ironico e di gioioso che illuminava ogni sua frase d'una luce calda e umanissima.
Classico anche il Mandryka di Fischer-Dieskau, anche se non altrettanto comunicativo: un sospetto di manierismo, infatti, sempre s'infiltra nelle pieghe del sofisticatissimo fraseggio, a contrastare con un personaggio che un'immediata, persino incontrollabile spontaneità dovrebbe manifestare come caratteristica più evidente. Ma fraseggio che ancora una volta s'impone per l'eccezionale varietà, fantasia e pertinenza: senza contare la perizia d'una tecnica vocale ammirevole, con cui supera le insidie d'una parte per nulla facile come si trattasse d'una passeggiata.
Attorno a loro, eccellente vocalista la Rothenberger, che di Zdenka non possiede però lo smarrimento e il turbamento adolescenziale; un poco sbrigativo il Matteo di Paskuda, ottimi la Malaniuk e Kohn nei panni dei genitori, e discreto il terzetto dei pretendenti. Quanto a Fiakermilli, Keilberth opta qui per la versione semplificata dell'opera, con la quale Strauss eliminò la maggior parte degli scabrosissimi passaggi che rendevano la scrittura quasi incantabile: e la Rogner in qualche modo ne viene a capo, facendo solo modicamente soffrire.