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ROSENKAVALIER - DIE ENTFÜHRUNG AUS DEM SERAIL - SALOME

KOMISCHE OPER BERLIN





26 APRILE 2012

RECENSIONE CON AGGIUNTE

FOTO DI SCENA





Fondata nel 1947, la Komische Oper Berlin fu diretta fino al 1975 dall'insigne regista austriaco Walter Felsenstein che ebbe un influsso determinante sull'orientamento ‘progressista’ del teatro fino ai nostri giorni. L'attuale sovrintendente, in carica dal 2002, è Andreas Homoki. Sotto la sua guida la Komische Oper fu eletta nel 2007 dalla rivista Opernwelt, ‘Teatro dell'anno’. A partire dalla prossima stagione Homoki guiderà l'Opernhaus di Zurigo al posto di Alexander Pereira.
Direttore musicale dell’orchestra del teatro (ottima in tutti i suoi settori) è dal 2010 il giovane talento
Patrick Lange, eccellente interprete del Rosenkavalier (diretto sulla scena, in maniera piuttosto convenzionale, ma con profonda aderenza allo spirito straussiano e hofmannsthaliano, proprio da Homoki) a cui ho assistito il 15 aprile scorso.
La Komische Oper è conosciuta soprattutto per i suoi allestimenti spregiudicati, trasgressivi e provocatori, nell’ambito del cosiddetto (e da molti vituperato)
Regietheater, il cui principio di base consiste nel lasciare al regista completa libertà di interpretazione su libretto e musica. Tra questi allestimenti ha suscitato enorme scalpore e indignazione, nel 2004, la rivisitazione in chiave efferata, macabra, perversa e pornografica del Ratto dal Serraglio di Mozart ad opera di Calixto Bieito, riproposta nel cartellone di quest’anno (circa cinquanta le repliche dalla première). Si tratta di uno spettacolo vietato ai minori di 18 anni e questo fatto, in una città apertissima e del tutto priva di pruderie come Berlino, dà l'idea della valenza trasgressiva della mise en scène, difesa a spada tratta in nome della libertà d’espressione, per arginare le contestazioni, dall’allora ministra per la cultura della coalizione rossoverde, Christina Weiss.
Il regista catalano ambienta la vicenda in un bordello di lusso dei nostri tempi, all'insegna delle grandi marche di prodotti di bellezza che campeggiano sulle gabbie di vetro dove lavorano le prostitute. Bassa Selim ne è il proprietario: brutale e sguaiato, ma al contempo figura tragica e nevrotica secondo la visione di Bieito, che ha addirittura fatto modificare in senso volgare e osceno il parlato del Singspiel mozartiano, adattandolo alla sua mise en scène. Tra le novità drammaturgiche escogitate dal regista spicca il capovolgimento del finale: per uscire dal bordello Belmonte uccide spietatamente tutte le prostitute all'interno delle loro gabbie, troppo legate a Bassa Selim che viene a sua volta successivamente trucidato. Belmonte stesso prende a sorpresa il suo posto come tenutario del bordello. Di fronte alla brutalità e all'ipocrisia del fidanzato, Konstanze, allibita e disperata, si uccide con un colpo di pistola sotto il mento. Si crea qui una discrepanza tra l'happy end dell'opera mozartiana in cui primeggia la bontà d'animo di Bassa Selim e quello, provocatorio e sarcastico, di Bieito, in cui le maestranze del bordello festeggiano il nuovo padrone, agitando un cuoricino illuminato. Un happy end antifrastico che è anche una denuncia, pesante ed efficace, dello sfruttamento sessuale delle donne.
E la musica di Mozart? Valorizzata al meglio da un cast di tutto rispetto e da una direzione incisiva e brillante (sul podio
Andreas Schüller).
Di certo non è quella del Regietheater l'unica strada che deve percorrere la regia contemporanea per vivificare e rendere attuale, cioè radicalmente legato ai nostri tempi, il messaggio di un'opera del passato. Ma è una delle strade, imprescindibile a mio parere. Di certo più interessante degli insipidi e noiosissimi tentativi (a meno che il regista non abbia la cultura e la sapienza scenica di un Ponnelle) di riprodurre scenicamente le didascalie del libretto.
Mi è parsa meno felice invece la mise en scène della Salome di Strauss di
Thilo Reinhardt (in scena il 22 aprile), fondata su una ‘Danza dei sette veli’ sui generis - pornografica, blasfema, sarcastica - difficile da giustificare nel contesto dell’opera. Per contro spettacolo notevole sul piano musicale, dalla direzione tesa e vibrante di Roland Böer, al formidabile Jochanaan di Tómas Tómasson. Info: www.komische-oper-berlin.de/



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