ALBERTO IESUÉ -

G. F. MALIPIERO

Ed eccoci infine all'ultimo esponente della generazione dell'Ottanta, Gian Francesco Malipiero (1882-1973), che da molti è considerato, nel complesso della sua personalità artistica, il massimo rappresentante del gruppo. In lui sono comunque presenti le caratteristiche comuni agli altri: attiva partecipazione al rinnovamento della cultura musicale italiana del Novecento e coscienza della crisi di valori che colpisce la società borghese, con la conseguente solitudine dell'uomo moderno. Nel suo stile sono presenti i caratteri dell'impressionismo francese soprattutto, ma anche dell'espressionismo, caratteri però che egli assorbe, più che come influenze tecniche, come substrato poetico poiché, in fondo, Malipiero tende al rinnovamento musicale italiano ricollegandosi proprio all'antica tradizione nazionale, al canto gregoriano e alla civiltà musicale veneziana del Cinque e Seicento.
I caratteri tipici della sua arte, comunque, si precisano, più che nella tecnica, nella poetica, cioè nella concezione stessa dell'opera musicale [...]. Essa consiste nel ripudio dello sviluppo tematico distribuito lungo congegnati itinerari, caro alla tradizione romantica, e nell'appello, viceversa, a un'invenzione musicale continua, alimentata da uno scaturire di idee incessantemente rinnovate; consiste, analogamente, nella concezione di un teatro sintetico, non naturalistico, tutto nutrito di culmini drammatici ('a pannelli', come fu definito), dove musica e parole abbiano a sortire per se stesse necessarie, evitando gli inutili recitativi di raccordo. [Santi].
Autore di musica vocale, sinfonica e da camera, notevole è il suo peso nel teatro d'opera; ricordiamo La favola del figlio cambiato (nato dalla collaborazione con Pirandello), Ecuba (da Euripide), I capricci di Callot (da E.T.A. Hoffinarin), La vita è sogno (da Calderón de la Barca), Don Tartufo bacchettone (da Molière). I caratteri stilistici della sua musica non mutarono sostanzialmente neppure quando si avvicinò alla dodecafonia.
Come
revisore di musiche del passato, ha curato lavori di B. Marcello, Stradella, l'opera omnia di Monteverdi; inoltre ha diretto la pubblicazione, ancora in corso, delle opere strumentali di Vivaldi.