I dizionari Baldini&Castoldi

Il Capitan Spavento di Gian Francesco Malipiero (1882-1973)
libretto proprio, da Ruzante e da Nolant de Fatouville

Mascherata eroica in un atto e tre quadri

Prima:
Napoli, Teatro San Carlo, 16 marzo 1963

Personaggi:
il capitan Spavento (Bar), Menato (T), la Gitta (S), due locandieri (T, Bar), il giudice di mezzo (T)



Con questa breve operina comica (dura appena venticinque minuti), scritta tra il 1954 e il ’55, Malipiero torna all’amato tema delle maschere e ai soggetti tratti dall’antica letteratura italiana, pur senza tralasciare l’esperienza ballettistica ( El mondo novo , da cui proviene il secondo quadro, tratto dal francese de Fatouville). Alla ‘prima’, insieme alla discussa Luna ai Caraibi di Adriano Lualdi e al Signor Bruschino di Rossini, Il capitan Spavento ebbe successo: si riconobbe che il soggetto tratto da Ruzante (primo quadro) e da situazioni della commedia dell’arte (nel terzo) era particolarmente adatto al «linguaggio di Malipiero, asciutto, stringato, incolore e pur scabro e pungente». Un successo addirittura entusiastico è descritto da D’Amico per la ripresa a Treviso del 1969: Il capitan Spavento e Il marescalco (in ‘prima’ assoluta) sono indicati come «i più degni di affiancarsi ai capolavori del periodo precedente».

Quadro primo . Il capitan Spavento, tornato dalla guerra, viene respinto dalla ex fidanzata Gitta perché non ha portato bottino e viene picchiato dal suo nuovo amante, Menato. Quadro secondo . Due locandieri si contendono come ospite capitan Spavento (presentatosi come un mercante di gioielli). Mentre i due guardano le sue pietre (false) egli li deruba, ma è scoperto e si dà alla fuga. Quadro terzo . Spavento è condotto in giudizio e condannato all’impiccagione. Ma la corda si spezza, e mentre i giudici e le guardie si sono allontanati, il capitano risale dalla botola della forca e se ne va canticchiando.

Anche se annovera delle parti in stile recitativo, alcuni monologhi del capitano (con ampi intervalli arpeggiati e balzi esagerati come le sue sbruffonate) e dei frammenti lirici ma ironici della Gitta, l’operina si basa soprattutto sul tessuto orchestrale e sugli episodi mimici, in specie nel terzo quadro. La strumentazione è essenziale (come nel secondo quadro, accompagnato quasi interamente dalle sole percussioni), ma la scrittura è di notevole efficacia nei brevi episodi giustapposti: la marcia iniziale (tratta anch’essa da El mondo novo ), in cui si enuncia il motivetto caratteristico di capitan Spavento; i due intermezzi tra i quadri (di essi, il primo quasi riassume quanto precede), la pantomima dei giudici (con accompagnamento dissonante del trombone con sordina) e le brevi danze dell’ultimo quadro. L’opera si conclude con la ripresa di un monologo del capitano che si era già sentito nel primo quadro, a dimostrazione di «come egli sia uscito dalla sua esperienza sì illeso, ma niente affatto più savio» (Waterhouse).

m.g.s.

Dizionario dell'Opera