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Identificativo: DO20010909019BAA
Data: 09/09/2001
Testata: IL SOLE 24 ORE Giorno: Domenica

Inserto: DOMENICA
MUSICA

PROFILI SONORI
Casella maestro di stile
Quirino Principe


Da un decennio, la fondazione "Giorgio Cini" di Venezia, la casa editrice fiorentina Leo Olschki e l'Archivio "Alfredo Casella" uniscono i loro sforzi in un lavoro amplissimo e di somma importanza per la cultura europea: la catalogazione e la pubblicazione degli scritti di Alfredo Casella (Torino, 25 luglio 1883 - Roma, 5 marzo 1947), il compositore la cui personalità ha lasciato nella musica italiana del Novecento un segno profondo e decisivo. Un grande maestro, ammirato e contestato, talvolta rimosso con fastidio. Chi non ricorda la boutade vistosa ma non proprio geniale di Edward Dent? <Casella ha aiutato molti musicisti italiani a fabbricarsi uno stile, anche se non è mai riuscito a fabbricarsene uno suo>. In verità, il lascito creativo di Casella - a parte quello didattico e saggistico che è imponente, a parte ciò che egli realizzò in vista della prassi esecutiva di opere d'altri autori - è un itinerario stilistico, sviluppato attraverso fasi riconoscibili e molto europee, la qual cosa nella musica italiana tra il 1890 e il 1945 non è stata molto frequente. Non possiamo tacere dell'animatore e dell'apostolo. Casella introdusse Mahler in Italia, e collaborò a introdurvi la Wiener Schule; negli anni del fascismo non soltanto resistette alla provincializzazione autarchica della musica italiana, ma addirittura sfruttò abilmente alcune tendenze stranamente modernizzanti del regime per aiutare (e quanto!) i giovani compositori inclini alla libertà.
Olschki, negli anni Novanta, ha pubblicato i quattro tomi del Catalogo critico e i due volumi di atti e di studi sugli anni parigini (1896-1916), oltre a più brevi lavori molto particolari. Esce ora, quasi insperata, la riedizione di un libro introvabile: 21+26, la prima raccolta di scritti caselliani, apparsa nel 1930 presso l'editrice Alpes di Roma. L'attentissima curatrice, Alessandra Carlotta Pellegrini, ha corredato il volume di note seguendo il criterio dell'essenzialità unita alla precisione, e senza protagonismi, lasciando la prefazione a Gianfranco Vinay, "novecentista" di rango, che a sua volta ha premesso alla riedizione del libro caselliano poche pagine tanto esigue nel numero quanto chiare ed esaurienti nell'illuminare il lettore. Il titolo misterioso, dal sapore vagamente marinettiano, perde ogni scintillìo futuristico quando lo leggiamo come l'addizione dell'<età ufficiale della ragione più ventisei lunghi anni di esperienze>. Il Proemio è un'amabile, acre e civile autobiografia che fa il possibile per non parere tale. Casella rammenta anche la citata boutade di Dent a suo danno, dandole credito almeno per la sua seconda parte (chi converserebbe così, fra i musicisti d'oggi, in un'epoca di cannibalismo letterario, saggistico, recensorio eccetera?). Del tutto informale e colloquiale è il discorso variato in un succedersi apparentemente casuale di temi: Rossini, l'impressionismo, Debussy, Tolstoj, Fauré,
Busoni, Puccini, de Falla, Bruno Barillià La casualità, si diceva, è apparenza: un tema onnipresente anche là dove è implicito filtra in ogni riga, ed è il tema del primo scritto, ossia la funzione essenziale dello spirito italiano nel prossimo (rispetto al 1930) avvenire della musica europea. In quell'avvenire possibile, Casella intravede con orrore una "internazionalizzazione " della musica, un esperanto meticcio. Che dire oggi di questo, nel 2001? Se ne può discutere, e in ogni caso il tema è arroventato e, come dicono le persone con i piedi per terra, "attuale". Fanno venire l'acquolina in bocca le tre polemiche in appendice: quella ironica contro Ardengo Soffici, assertore dell'inferiorità della musica ("anomalesca", "femminile") rispetto alle altre arti, quella molto aspra contro Pietro Mascagni e in difesa del jazz da Mascagni vituperato, quella garbata contro André Suarès, descrittore dell'Italia musicale come terra del pessimo gusto e della corruzione dei costumi (non soltanto musicali).
Alfredo Casella, <21+26>, a cura di Alessandra Carlotta Pellegrini, prefazione di Gianfranco Vinay, Leo S. Olschki, Firenze 2001, pagg. 142, L. 30.000.

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