MARCELLO DE ANGELIS

GIANNOTTO BASTIANELLI

SCHEDA INTRODUTTIVA
[DEUMM]


IL NUOVO DIO DELLA MUSICA

DALLA PREFAZIONE
DI M. DE ANGELIS

pp. V-IX
------------------------------------------------------------------------
Critico musicale, compositore e pianista italiano (San Domenico di Fiesole, 20-V1-1883 - Tunisi, 21-IX-1927). Allievo di Gino Bellìo per la composizione e di Giuseppe Bonamici per il pianoforte, dal 1909 alternò l'attività di saggista («La Voce», «Il Marzocco», «Musica», «La Nuova Musica», «Lacerba», ecc.) a quella di apprezzato compositore e concertista. Nel 1911 si fece promotore del manifesto Per un nuovo risorgimento con l'adesione diBossi, Pizzetti, Malipiero e Respighi, richiamandosi all'esempio del «genio» Musorgskij. Intanto il volume La crisi musicale europea diveniva livre de chevet della giovane critica italiana. Nel '14 fondò con Pizzetti la rivista di spartiti musica contemporanei «Dissonanza» e venne invitato a Parigi da Casella per una manifestazione dedicata ai giovani compositori italiani.
Dal '15 al '18 fu titolare della rubrica musica su «La Nazione». Si esibì nel Trio in la min. («prima» italiano) di Ravel a Firenze insieme con Ugo Coen (violoncello) e Giovacchino Maglioni (violino). Entrato al «Resto del Carlino», venne aggredito nel novembre del '19 da un gruppo di orchestrali che si erano ritenuti danneggiati per una stroncatura alla Nona Sinfonia diBeethoven diretta da Guarnieri al Comunale diBologna. Il disordine della vita privata, conseguente al trauma subito, non gli impedì tuttavia di lavorare: collaborò al «Convegno» e alla «Critica musicale». Nel '25 iniziò Il nuovo dio della musica, interrotto nel '27 (anno in cui compare tra le firme di «Solaria») prima della partenza per Tunisi, ove avrebbe trovato tragica morte per sospetto suicidio.
Con esiti diversi e spesso contraddittori la penna di Bastianelli incise profondamente nel tessuto culturale primonovecentesco imprimendo una svolta decisiva alla critica musica italiana. Amico e condiscepolo all'Ateneo fiorentino di Emilio Cecchi, Carlo Michelstaedter, Scipio Slataper,Bastianelli - cresciuto nell'ambiente vociano - mirò a una continua verifica interdisciplinare, vivificata da una pungente vù polemica. Profondità di cultura e prontezza intellettuale costituirono il nerbo di ogni sua conversazione. Per questo Cecchi parlerà - a proposito delle «smusicate» in casa Bastianelli - di «libera cattedra di musica classica». Su «La Voce» escono i saggi migliori, poi raccolti in volume. Di Strauss enuclea - al di là dei teutonici apparati orchestrali - la cifra inconfondibde di un'amara e pungente ironia, di Debussy la fondamentale lezione innovatrice, di Skrjabin la sorprendente modernità delle ultime sonate.
«Lacerba» ospita una singolare difesa di Schönberg da cui, pensa, scaturirà la nuova Germania musicale. Per la sua «inattualità» lo considera più grande di Stravinskij. La poliedricità degli interessi (progetta anche uno studio sull'Armonia intesa come una glottologia musicale) confluisce nella Crisi musicale europea, vasto trattato storico-stilistico scritto sotto l'influsso dell'Estetica crociana, senza peraltro chiudersi mai entro una rigorosa sistematizzazione. Polemico con Torrefranca (non condivide il «cattivo» libretto su Puccini), ruppe anche con l'atteggiamento conservatore di Pizzetti, decretando così la fine di «Dissonanza». L'inscindibile rapporto parola-musica nel melodramma (definito linguaggio sui generis) sta alla Base del breve e denso saggio sull'Opera. Ma ciò che lo tormenta di più è la costante ricerca di una musica oggettiva, «pura», partendo dalla rivalutazione del Medioevo (come, nelle arti figurative, Lionello Venturi), del Cinquecento, di Monteverdi. Era la problematica di fondo della Crisi e dei Saggi.
Tali principi radicalizzati, percorreranno le tormentate pagine del Nuovo dio della musica, tra le più drammatiche testimonianze della crisi della cultura negli Anni '20. Con un drastico colpo di spugna Bastianelli intende cancellare l'800 romantico e le sue trite frange novecentesche, percorse da uno sfrenato e irrazionale Dionisos, contrapponendogli, quale momentanea salvezza, il cerebrale e «ambiguo» Hermes, autentico ispiratore della musica contemporanea: Malipiero, Debussy, Strauss, Stravinskij e certo «gelido umorismo» di Casella.
SCRITTI: P. Mascagni (Napoli, 1910); Poemi e Musiche (Montevarchi, 1910); Dal Terzo Libro di Poemi e Musiche (San Giovanni Valdarno, 1910); La crisi musicale europea (Pistoia, 1912; rist., Firenze, 1976); Saggi di critica musicale (Musicisti d'oggi e di ieri, Milano, 1914); Il Parsifal di Wagner (Firenze, 1914); Critica e pubblico (Bologna, 1919); L'Opera e altri Saggi di Teoria Musicale (Firenze, 1921); Il Natale del Redentore (Firenze, 1927). Postumi sono i volumi La musica pura, commentari musicali e altri scritti, a cura di M. OMODEO DONADONI (Firenze, 1974) e Il nuovo dio della musica, a cura di M. DF ANGELIS (Torino, 1978).
Composizioni:Balletto toscano (incomp.). Sinfonia agreste per orch. (1908); Illustrazioni sinfoniche sull'Orlando Furioso (1910-11). Musica da camera: Quartetto (1907); Quartetto con pianoforte (1911); Poema op. VIII, «Festa toscana» per 2 violini, viola e violoncello (1910); Poema, «Sul Bisarno» per 2 violini e pianoforte (1914); Sonata per violino e pianoforte (1913); Sonata per violoncello e pianoforte (1920); Concerto per 2 pianoforti (1912-13). Per pianoforte: 3 sonate (1906-14); Suite fiorentina (1912); Natura morta (1914-16); Umoresca (1917); Suite in omaggio alle maschere italiane (1920). Inoltre, progettò un'op. buffa, La scala, di cui esiste solo una sceneggiatura.



La stesura del Nuovo dio della musica occupa il biennio 1925-27 dell'attività di Giannotto Bastianelli ed è rimasta incompiuta: solo poche righe della quarta parte, abbozzate prima della partenza per Tunisi dove avrebbe trovato la morte. Durante i quattro anni di silenzio che separano Il nuovo dio della musica dall'ultimo volume pubblicato, L'Opera e altri saggi, Bastianelli aveva portato alle estreme conseguenze talune costanti del suo pensiero critico, rintracciabili fin dalla Crisi musicale europea del 1912, considerando le vicende della musica e dell'estetica contemporanea alla luce di un vasto piano di revisione, sulla scorta anche di precise indicazioni e atteggiamenti di alcuni settori della cultura del tempo.
La sua violenta presa di posizione contro la degenerazione del linguaggio musicale imputabile, secondo lui, a una malattia romantica ancora in atto (salvo poche eccezioni), si radicalizza, infatti, sul terreno di un'esperienza religiosa conflittualmente vissuta a livello esistenziale da un lato, partecipe, dall'altro, delle idee circolanti negli ambienti della reazione cattolica all'idealismo. Tuttavia - per dirla con Garin - se si deve considerare Bastianelli uno di quelli che oscillano fra la fede e le angosce delle speranze deluse, il suo «libello» scagliato contro l'idealismo ottocentesco non fu una dissertazione a vuoto sulla crisi, un passivo e inerte lamento. Isolato, sì, ma tutt'altro che comodamente seduto; lo dimostra, del resto, la causticità del suo linguaggio combattivamente impegnato contro ogni forma di sterile rassegnazione.
«Io sto per cominciare un nuovo libro Il nuovo dio della musica - scrive a P. Odorico Caramelli [1] - e sono felice di sentirmi migliorare ogni giorno di più (ormai mi posso considerare in convalescenza, ma sono stato strocemente) per potermici dedicare con tutto il mio solito entusiasmo - questa volta - con un'esperienza musicale vastissima».
Ma il lavoro procedeva faticosamente: «Della mia gravissima malattia nervosa rimangono - e purtroppo difficilmente scompariranno del tutto - residui talvolta inquietanti, [...] uno spasimo indescrivibile, [...] dolori di stomaco e disturbi funzionali cardiaci spesso insopportabili. Lo scrivere in tali momenti mi diviene un atto penosissimo. [...]. Anche se non scrivo (o non leggo) è come se lo facessi. Secondo i medici ciò dipende dall'abuso sempre da me fatto di vita acutamente cerebrale. [...]. Il medico dei medici è Dio».
Per stabilire la consistenza reale del problema religioso nell'ultimo Bastianelli e fissarne per così dire la genesi, è importante precisare - lui stesso ce lo dice - che non si trattava assolutamente di conversione [2]. Rimane tuttavia il fatto (e ancora ci soccorrono le sue parole) che in un preciso istante della sua vita si verificò una svolta decisiva senza la quale sarebbe impossibile entrare nella fase che precede e accompagna l'elaborazione del Nuovo dio della musica: il trauma psicologico all'indomani di un'aggressione subita a Bologna [3]. Intanto l'amico Caramelli lo esortava a passare qualche tempo nel convento di San Francesco sulle colline fiesolane e l'idea lo attirava pensando che in «perfetta letizia» avrebbe compiuto il progetto del volume, iniziato, nell'estate del 1925, nella pace di un altro eremo francescano: la Verna [4].
Inoltre sentiva con urgenza il bisogno di lasciare temporaneamente Cento il cui clima» lo opprimeva: «Ti ringrazio del tuo invito a Fiesole - invito che ha fatto sanguinare la mia nostalgia toscana esule in pianure monotone (qui di bello non v'è che il cielo - ciel di pianura, piú spaziato d'un oceano come mi figuro visto da un aeroplano) - la gente ancor piú monotona e piatta dei luoghi da essa abitati. Gente che io definisco 'gli americani d'Italia'. Si sente vicina la città dell'ingorgo materialisticamente pratico: Milano!» Si dedica a una febbrile lettura di testi filosofici e teologici: «Nella solitudine mi sono messo con ardore a studiare. E studiare a quest'età significa lavorare concretamente. Io siccome credo alla filosofia se non altro come metodo, ho prima di tutto fatto una critica della teologia - cosa che mancava completamente dal mio organismo intellettuale» [5].
Tale parentesi di approfondimento e meditazione, oltre a ritardare la partenza per Fiesole, procurò una momentanea interruzione del Nuovo dio: «Il mio libro è per il momento sospeso in quanto a realizzazione sulla carta - ma (oltre a sentire che a giorni sarà matura la parte nuova) non ne è sospesa l'appassionata preparazione. [...] Risentirà esso del doloroso e fervido travaglio di purificazione morale per mezzo della fede? [...]. Il libro che scrivo - sebbene indirettamente - direttamente essendo libro di cultura e di polemica musicale - segna in certo qual modo le tappe della mia presente autobiografia; ed è infatti concepito come a brevi capitoletti - quasi pagine staccate di un diario; [...] è in un'atmosfera di valori musicali ch'io vivo questo mio rinnovamento spirituale. [...].
E come i valori della vita, anche i valori della musica vi sono coraggiosamente capovolti - o, se piú vi piace rimessi in piedi - Palestrina sopra Beethoven, la Messa di Papa Marcello, piena dello spirito d'eternità, sulla Nona sinfonia ispirata all'ode di Schiller». Siamo nella primavera del 1926 e il nucleo essenziale del libro è già delineato.
Scorrendo la biografia di Giannotto, sappiamo che il soggiorno nel convento di San Francesco non si risolse davvero - come era accaduto alla Verna - in contemplazione e meditazione e, invece di chiarezza, portò maggiori complicazioni al fondo della sua inquieta personalità. Del resto nessuno meglio di lui era cosciente delle difficoltà che avrebbe dovuto attraversare e che tale scelta comportava, ripresentandosi inesorabile la memoria del passato, localizzata soprattutto nel tentativo di suicidio nel giugno 1924. Questa fede velleitaria, anziché cancellarne il ricordo, ne aggravava le circostanze psicologiche facendolo vivere in un inquietante senso di colpa e di vergogna: «Per ora studio e lavoro e vivo piú solitario che posso - soprattutto guardo bene dal gridare al trionfo e dal dimenticare il mio orribile passato».
Alla fine dell'autunno 1926, espulso dal convento, aveva ripreso a scrivere a casa di Bacci, presso il quale si era rifugiato. Durante la drammatica permanenza a Capri - stretto dal bisogno - cercava di ottenere, per il tramite di Caramelli, un contratto con una casa editrice fiorentina [6], chiedendo un anticipo alla consegna della prima e della seconda parte già compiute.
Saltando ai mesi immediatamente successivi alla tragica morte di Bastianelli, vediamo Augusto Hermet - amico di Giannotto fin dai tempi della «Voce» e ora direttore di una collana musicale per conto dell'editore Bolla di Milano - incaricarsi di provvedere all'edizione corredata da un commento introduttivo. Nel 1929 il libro era già in bozze ed Hermet informa Galeazzo Falzoni Gallerani, nipote di Bastianelli: « Il libro del suo povero zio Giannotto Il nuovo dio della musica uscirà entro il prossimo mese di settembre. La correzione delle bozze da me compiuta è stata ben lunga e faticosa». Intanto Giovanni Bolla, per pubblicizzare l'imminente uscita del volume, concede a Giovanni Da Nova, direttore del «Bollettino Bibliografico Musicale », di pubblicarne un capitolo [7]. Tuttavia, malgrado tanta attesa, Il nuovo dio della musica non compare nelle librerie.
È lecito supporre che l'editore si trovasse in difficoltà economiche. Hermet nel 1932 si rifà vivo col Gallerani: «Bolla mi ha scritto due settimane fa, e subito gli ho risposto assicurandolo riguardo alla introduzione e alla chiusa del libro: tutto è pronto da quattro anni ed io spedirò a lei il manoscritto perché lo consegni subito all'editore. Il volume tanto atteso potrà finalmente uscire nell'occasione quanto mai propizia dei Maggio musicale fiorentino. È assolutamente necessario, come ho detto a Bolla, ch'io riabbia tutte le prime bozze corrette (che lei ha veduto) per la revisione sulle ultime bozze: rivedere sul semplice manoscritto sarebbe impossibile ». Le bozze furono effettivamente spedite e la revisione cominciò, ma le condizioni economiche di Bolla si aggravarono e tutto il materiale rimase in casa di Hermet, dove è stato da me ritrovato, fortunatamente intatto, insieme con alcune pagine manoscritte e con quelle seconde bozze di cui parlava Hermet; queste, aggiunte alle prime rinvenute in casa, mi hanno dato la possibilità di ricomporre il volume.

NOTE

[1] Odorico Caramelli (1884-1962), francescano, compositore allievo di Pizzetti al Conservatorio di Firenze, fu per oltre un cinquantennio titolare e organista della chiesa annessa al convento di San Francesco a Fiesole (cfr. P. BARGELLINI - E. M. BACCI - FRA GIUSEPPE - A. M. F., Testimonianze per un musicista: Padre Caramelli, in «Giornale di bordo», settembre 1968, pp. 563-69). Le lettere che cito sono tratte dal fitto carteggio inedito con Bastianelli tenuto nel periodo 1924-26 e sono di estremo interesse per capire la genesi del Nuovo dio della musica e lo svolgimento degli ultimi anni di vita dell'autore.

[2] «Non credere però che il titolo si riferisca a questa mia trasformazione religiosa. Nuovo dio della musica è inteso da me (che non ho nessuna voglia di sbandierare conversioni e roba simile) un dio che soppiantò Dionisos ormai balbuziente del sinfonismo ottocentesco e in genere d'ogni estrinsecazione romantica della musica» (lettera a P. Caramelli, 11 novembre 1925).

[3] «Non dimenticherò mai che in un'ora della mia vita in cui tutti (salvo pochissimi) come cani mi si gettarono sopra per finirmi giacché ero divenuto inerme (un idealista direbbe: colpa mia!), ed essi, ciechi, obbedivano a quello stesso istinto per cui una muta di cani se ode un cane guaire o se lo vede in pericolo, non si sa perché si getta su di lui; ebbene, io non dimenticherò mai la divina polla di preghiera che sgorgò a un tratto dal mio intimo verso un Divino che mi trascendeva e che sentivo 'che aveva sì gran braccia' da accogliere tutto che a Lui si rivolgeva con slancio puro e integro. [...]. Una conversione allora? Adagio Biagio, si dice a Firenze, mia patria spirituale se non di sangue. Mi si permetta di non fare... il papiniano. Per convertirsi per davvero occorre essere migliori di me. Forse Giovanni Papini lo è e del resto ci vuol poco» (G. BASTIANELLI, Ercole al bivio, nel «Resto del Carlino», 30 luglio 1922).
[4] Come risulta dal carteggio col Caramelli il volume fu iniziato alla Verna il 25 agosto 1925. In quell'occasione strinse amicizia con padre Vigilio Guidi organista titolare del Convento (Cfr. G. BASTIANELLI, Padre Vigilio e il 'suo' organo, in « La Nazione», 24 luglio 1926).

[5] Sono d'accordo con la Donadoni che gli Appunti filosofici inediti riguardino proprio queste letture (cfr. G, BASTIANELLI, La musica pura - Commentari musicali e altri scritti, a cura di M. Omodeo Donadoni, Olschki, Firenze 1974
PP. 352-60).

[6] Da una lettera a P. Caramelli del 16 dicembre 1926 risulta che la casa editrice in questione era la Vallecchi.

[7] G. BASTIANELLI, La critica come crisi degli artisti, in «Bollettino Bibliografico Musicale», Milano, maggio 1929, pp. 9-14. Altri «frammenti» del libro comparvero postumi: ID., Per una rilorma del Melodramma, in «La Fiera letteraria», 2-9 ottobre 1927.