MATILDE SEGRE

L'ALLEGRA BRIGATA
DI G.F. MALIPIERO

L'OPERA
[MONDADORI 1977]
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Sei novelle in un'opera in tre atti di Gian Francesco Malipiero (1882-1973), su libretto proprio. Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 4 maggio 1950. Interpreti: Tatiana Menotti, Emma Tegani, Gino Penno, Renato Capecchi. Direttore: Nino Sanzogno.
I PERSONAGGI. Allegra brigata: Dioneo (tenore); Beltramo (baritono); Filemio e Tibaldo (danzatori); Violante (soprano); Lauretta (soprano); Oretta (mezzosoprano); Saturnina e Pampinea (danzatrici); due garzoni, due fanti. Prima novella: Panfilia (soprano); il giovane cavaliere (tenore); il padre, la madre, due ancelle. Seconda novella: il giovane pittore (tenore); la donna; i monaci. Terza novella: messer Alfonso da Toledo (tenore); il cavaliere (baritono); Laura e la vecchia fante; i compratori e i famigli di messer Alfonso. Quarta novella: Ferrantino degli Argenti (baritono): Caterina (mezzosoprano); messer Francesco (baritono). Quinta novella: la gentildonna (soprano); il giovane innamorato (tenore); il pazzo; i famigli. Sesta novella: Elconora (soprano); Pompeo (tenore); il marito (baritono); madonna Barbara (mezzosoprano); i quattro cavalieri amici di Pompeo.
L'opera, composta nel 1943 e polemicamente antiottocentesca nella sua forma libera da schemi formali, si basa tutta sul contrasto fra l'indifferente rappresentazione delle novelle in secondo piano e un dramma reale che si svolge in primo piano.

LA TRAMA

La vicenda si svolge su due piani. In un teatrino di un parco, Dioneo e Violante si scambiano espressioni d'amore. Vengono sorpresi dagli amici che costituiscono l'allegra brigata; tra costoro vi è un ex innamorato di Violante, Beltramo, che, ingelosito dalla presenza di Dioneo, cerca pretesti per attaccar briga. La sua irruenza viene però moderata dagli amici e Lauretta per calmare l'atmosfera propone che ciascuno a turno racconti una novella.
Inizia Violante che racconta la storia di Panfilia, innamorata di un giovane dotato di tante buone qualità, ma costretta dal padre a sposarne un altro. Per il dolore essa si ammala e sta per morire. Sul palcoscenico del piccolo teatro compare Panfilia sul letto di morte; il suo giovane innamorato viene a darle l'ultimo saluto, ma quando si accorge che la fanciulla è già morta, cade senza vita vicino a lei. La novella termina e tutti hanno gli occhi lucidi per la commozione.
È la volta di Oretta che comincia la seconda novella. Un giovane pittore, ospite di un convento, riceve nella sua cella una donna. Si allontana per un momento, lasciandola al buio perché porta con sé la candela; sente a un tratto un gran fracasso e torna nella cella; qui trova la donna che, avendo urtato contro uno scaffale, si è tirata addosso il contenuto di alcuni barattoli di vernice ed è pertanto imbrattata dalla testa ai piedi. Egli non la riconosce e credendola il diavolo si mette a urlare. Alle sue grida accorrono i frati e la donna è costretta a fuggire dalla finestra. li giovane sviene e il siparietto si chiude un'altra volta.
È Dioneo ora a raccontare la sua storia. È la vicenda di un gentiluomo, Alfonso da Toledo, che, incontrata ad Avignone una bellissima donna di nome Laura, ottiene da lei un appuntamento, dopo averle versato tutto ciò che ha in denaro: mille fiorini. Rimasto senza un soldo, è costretto a vendere abiti e armi. Incuriosito dal suo comportamento, gli si avvicina un uomo e gli domanda come mai abbia potuto ridursi in quella condizione. Allo sconosciuto, che altri non è che il marito di Laura, Alfonso racconta la sua disavventura. L'uomo va in casa, costringe la moglie a restituire tutto il denaro e poi la uccide.
È il turno di Simplicio. Egli narra l'avventura di Ferrantino degli Argenti da Spoleto. Costui, sorpreso da un temporale, cerca rifugio in casa del canonico Francesco da Todi. Quando Francesco torna e lo trova in cucina in compagnia della bella e giovane cameriera Caterina vuole cacciarlo, ma Ferrantino non intende andarsene e per difendersi fa ricorso anche alla spada. Francesco esce per denunciare il giovane alla Signoria; Ferrantino lo chiude immediatamente fuori casa, in modo che non possa rientrare, e poi, fattosi servire da mangiare da Caterina, si ritira con lei in camera da letto. Quando arrivano degli ospiti di Francesco, urla loro che hanno sbagliato casa. Francesco fuori dell'uscio batte inutilmente la porta perché gli venga aperto: nessuno gli darà ascolto. Durante la narrazione di questa novella, Beltramo si è allontanato annoiato; quando si avvicina a Violante è per rimproverarla della sua insensibilità. Simplicio, capita la situazione, lo chiama in disparte e lo calma; poi invita Lauretta a raccontare una storia allegra.
Essa narra la storia di una bellissima gentildonna sposata. Costei ha un fratello un po' bizzarro, che di notte gira combattendo con la sua ombra. Mentre il marito della gentildonna è assente, un suo giovane innamorato decide di andare di notte a trovarla; per non destare sospetti si traveste come fosse il fratello della signora. Durante l'incontro fra i due, entra però anche il vero pazzo che, scambiato il giovane per la propria ombra, lo colpisce a suon di sciabolate. Accorrono i servi che rimangono stupiti nel trovare una persona in carne e ossa invece che un'ombra, ma mentre il pazzo scoppia a ridere, disorientando i servi, il giovane amante riesce a fuggire. Terminata la novella di Lauretta, gli amici giocano a moscacieca. Finito il gioco, invitano Beltramo a raccontare la sua storia.
Egli è dapprima riluttante, ma poi si lascia convincere e racconta di Eleonora, una bella donna che si divertiva a prendersi gioco di tutti. Un giorno Pompeo, un suo giovane spasimante, la va a trovare. Quando Eleonora sente la voce del marito che sta per rientrare, nasconde Pompeo in una cassa, sotto un cumulo di abiti. Il marito mostra alla moglie un acquisto appena fatto: una bellissima e affilatissima spada. Eleonora ammirata, lo invita a dare prova della buona qualità della lama, tagliando in un sol colpo gli abiti che si trovano sul baule. Il marito sta per fare quanto gli è richiesto, ma per fortuna Eleonora lo ferma in tempo. Quando l'uomo se ne va, la giovane fa uscire dalla cassa Pompeo, piú morto che vivo per lo spavento. Costui decide di vendicarsi di Eleonora e fa correre voce d'essere gravemente ammalato. Cambia la scena del teatrino e si vede Pompeo a letto; entra la sorella Barbara che accompagna Eleonora a trovare il finto moribondo. Appena Pompeo rimane solo con la donna, alza le coperte e si getta sulla donna strappandole il mantello. Costei, che è succintamente vestita, tenta di difendersi, ma Pompeo la costringe a coricarsi accanto a sé; poi chiama Barbara che introduce alcune persone; a queste Pompeo racconta di aver preso un prodigioso medicinale che l'ha guarito di colpo. Eleonora tenta invano di nascondersi, mettendo il viso tra i cuscini, ma tutti i presenti la vedono e la riconoscono. La voce si sparge e giunge anche il marito di Eleonora che uccide Pompeo.
Calato il sipario, Dioneo ha parole di rimprovero per il marito geloso, ma Beltramo gli si lancia contro e lo uccide come è stato ucciso Pompeo. Il dramma nel dramma è finito e lo sgomento è generale.