TULLIO SERAFIN

IL DIRETTORE D'ORCHESTRA

(Ai giovani che intendono
dedicarsi all'arte direttoriale)

«Quali doti speciali deve possedere un musicista per essere direttore d'orchestra?» A questa domanda che di sovente mi sento rivolgere, credo che si possa rispondere
«Tre requisiti sono indisensabili in un direttore d'orchestra:

- Egli deve sapere quello che vuole.

- Vòlere quello che è giusto.

- Ottenere quello che vuole.»

Mentre i due primi hanno relazione anche col musicista, il terzo si riferisce esclusivamente al direttore d'orchestra. È quella forza che obbliga gli esecutori tutti ad ubbidirvi, non solo, ma ad esprimersi come voi sentite, che trascina artisti, masse e pubblico.
Se non possedete questa forza trascinatrice, non accingetevi a dirigere.
Ricordo:
Ero allievo da pochi anni del Conservatorio di Milano direttore Antonio Bazzini; adorato da tutti, professori allievi, da me in particolar modo perchè godevo del suo personale affettuoso interessamento.
Quanti ammaestramenti gli devo; quanti consigli che mai ho dimenticato:
Ricordati di cercare il bello, sempre, là dove si trova, senza pregiudizi di scuole, di nazionalità, di epoche. È facile cosa trovare i difetti di un lavoro; ben più difficile scoprirne i pregi e apprezzarli alloro giusto valore.»
Una mattina il caro vecchio venne in iscuola tutto sorridente e ci raccontò che era stata da lui una signora, raccomandatagli da un amico carissimo.
La signora aveva con sè un figliuoletto di otto o nove anni ed intendeva avviarlo allo studio della musica. Di musica non sapeva ancora nulla.
Antonio Bazzini le chiese a quale istrumento intendeva dedicarlo, ed ella, con tutta semplicità, rispose: Voglio che faccia il compositore.»
Non ci fu verso di convincerla che per essere compositori sono necessarie speciali disposizioni, primissima: l'inventiva, e che questa si sarebbe rivelata più tardi: studiasse intanto un istrumento. Inutile: «Deve fare il compositore.»
Proprio così, come molti, sia pure ottimi musicisti, credono di poter fare i direttori senza possedere quella speciale disposizione, indispensabile a chi voglia dedicarsi all'arte del dirigere.
Potranno forse ottenere delle esecuzioni corrette; ma prive della scintilla animatrice. Saranno dei batteurs de baton, mai dei direttori d'orchestrà. (Compositori senza inventiva).

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Ma come un giovane può diventarlo? Chi provvede alla sua preparazione? Non i Conservatori, dove egli non può ottenere che qualche esercitazione.
In nessun programma dei nostri maggiori istituti musicali si trova lo studio delle opere teatrali dell'ottocento. Non le opere di Mozart, non Rossini, non Bellini, non Verdi; nemmeno Wagner.
Verdi, nel suo progetto sulla riforma deì Conservatori, presentato a Cavour, diceva che non si poteva pretendere che ne uscissero degli operisti finchè vi si studiavano i lavori di molti autori, ma di nessun operista.
Certamente la migliore scuola per un direttore è l'orchestra.
Gli esempi ci dimostrano che i nostri maggiori direttori sono stati prima istrumentisti.
Angelo Mariani era violinista, Franco Faccio violista, Arturo Toscanini violoncellista, Leopoldo Mugnone violinista, Luigi Mancinelli violoncellista.
Mancando anche questa possibilità, soltanto i massimi teatri e le organizzazioni sinfoniche possono essere di aiuto ai giovani che siano meritevoli del loro interessamento.
Quando fra gli allievi di composizione si trovi qualcuno che dirigendo le esercitazioni orchestrali dimostri indubbie attitudini, lo si faccia assistere alle prove, tanto di orchestra; come di concertazione, di scena, d'insieme. Sarà questa una buona preparazione e sarà un ottimo provvedimento di coloro che, al pari di me, desiderano che nell'arte nostra sorgano nuovi elementi compositori, direttori d'orchestra, artisti di canto.

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Occorre ancora distinguere fra direttori di musica sinfonica e direttori di opere. Per questi ultimi il problema è più complesso.
Nell'opera abbiamo in più la parte vocale che ha quasi sempre la maggiore importanza.
Il melodramma si svolge sul palcoscenico, scendi dal palcoscenico in orchestra; non sale da questa (come talvolta si è tentato di far credere) al palcoscenico.
Wagner, concependo il poema di Tristano e Isotta ne ha prima creati i personaggi. Tristano, Isotta, Brangania, Kurvenaldo, Re Marke, fino al piccolo pastore devono risaltare in tutta la loro pienezza, senza di che il dramma non risulta.
Noi tutti sappiamo che il mezzo più efficace, più diretto che possiede un artista per esprimersi è la voce. Senza questo divino istrumento ben difficilmente il personaggio potrà risultare, di conseguenza il dramma sarà perduto. È necessario perciò che i giovani si occupino - e col massimo interesse - della voce. Assistano a lezioni di canto (vi sono ancora buoni maestri) ed apprendano come si deve cantare.
Come può un maestro fare un'osservazione ad un artista se non sa indicargli in qual modo migliore deve cantare?
Il maestro che dirigendo non canta assieme all'artista, non otterrà mai la perfetta fusione: ed è indubbiamente questo uno dei principali scopi che deve prefiggersi un direttore.
Ricordatevi che lo raggiungerete soltanto ve saprete concertare bene al pianoforte. Purtroppo molti hanno oggi la cattiva abitudine di unire la compagnia di canto all'orchestra prima di averla bene affiatata.
Errore enorme!
Le grandi esecuzioni si ottengono provando dettagliatamente, scrupolosamente l'orchestra sola, e la compagnia al pianoforte.
Fate studiare separatamente i vostri artisti, ma fateli studiare molto, poi uniteli bene fra loro. Se avrete provata l'orchestra colle stesse intenzioni è coi precisi ritmi, vedrete che la fusione la otterrete presto, alle prove d'assieme.
E non stancherete l'orchestra, e non farete spendere denari e perdere tempo in prove inutili che finiscono coll'infiacchire le esecuzioni.

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Ricordatevi ancora che l'artista è uno dei maggiori coefficienti per riuscire a rendere il pensiero dell'autore; perciò abbiate cura di lui, amatelo.
Non ha una preparazione sufficiente? Istruitelo. Tende ad essere Gigione? (purtroppo non sono-soltanto alcuni cantanti ad avere questa tendenza), impediteglielo: ma sempre colla convinzione.
Gounod, nel suo volume sul Don Giovanni di Mozart, dice che una delle prime abilità del direttore d'orchestra consiste nell'ottenere che l'artista eseguisca ed interpreti la sua parte come l'autore ha pensato come egli, direttore, vuole, ma lasciando nell'interprete la persuasione che è egli stesso che sente in quel modo.

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V'è ancora, nel melodramma, una parte: interessantissima per il direttore: «La messa in scena».
Scena, costumi, illuminazione, movimenti, nulla deve ignorare il direttore d'orchestra.
Oggi vi sono i registi che provvedono alla preparazione e alla coordinazione di questi elementi: non 'è una buona ragione perchè il direttore non debba esserne a conoscenza: al contrario. Nessuno più di lui, poichè è musicista, deve sapere quale colore sulla scena convenga a una certa pagina musicale, fino a qual punto si debba spingere un dato movimento scenico.
Non dimenticate che dovete essere voi i depositari della volontà dell'autore e, come tali, dovete sorvegliare a che questa volontà sia rispettata (anche questo lo troverete scritto nel volume di Gounod).
Tutto ciò non è facile, nè semplice, ma è indispensabile se volete avere il diritto d'essere chiamati direttori di opera.

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Infine il punto più delicato e più importante: «L'interpretazione» (volere quello che è giusto).
Qualche autore, ad una sua osservazione riguardante il modo d'interpretare un suo lavoro, si è sentito rispondere dal direttore d'orchestra: «Io sento così».
Quel direttore non sentiva niente. Si deve sentirei soltanto come l'autore l'ha sentito.
Interpretare significa: interpretare il pensiero dell'autore, naturalmente attraverso la propria personalità: (a questa mai si deve rinunciare) ma sempre ispirati dal concetto informatore del compositore.
Se l'autore è vivente, procurate di essergli vicino quanto più potete e di conoscere profondamente la sua anima artistica.
Se è morto (tanto più se in epoca lontana da noi), prima d'iniziare lo studio dell'opera che dovrete dirigere, studiatene tutti gli altri lavori; cercate di conoscere il suo temperamento artistico leggendo quanto egli ha lasciato scritto di sè, della sua arte e quanto hanno detto i suoi commentatori. Soltanto allora, quando vi sarete avvicinati a lui spiritualmente, potrete interpretarne con sicurezza il pensiero musicale.

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«Servire l'Arte con umiltà» ha detto un grandissimo direttore.
Siate certi che in queste parole non è racchiusa quella modestia che può sembrare imbecillaggine. Al contrario: v'è in esse un nobile orgoglio.
Portare al pubblico il pensiero dell'autore, colla sicurezza di averne compresa tutta la forza creatrice, colla fede di un apostolo.
Essere il Sacerdote dell'Arte: quale missione più alta per un musicista?

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Vi ho detto cose certamente note, ma poichè qualcuno ancora le ignora e, soprattutto, poichè molti fingono d'ignorarle, ho creduto non inutile il ripeterle.