I dizionari Baldini&Castoldi

Donne curiose, Le di Ermanno Wolf-Ferrari (1876-1948)
libretto di L. Sugana, dalla commedia omonima di Carlo Goldoni

[Die neugierigen Frauen] Commedia musicale in tre atti

Prima:
Monaco, Residenztheater, 27 novembre 1903

Personaggi:
Colombina (S), Rosaura (S), Beatrice (Ms), Florindo (T), Ottavio (B), Pantalone (B), Arlecchino (B)



È la prima opera della serie goldoniana di Wolf-Ferrari, nonché il suo primo successo teatrale, dopo la sfortunata accoglienza ricevuta dalla Cenerentola (Venezia 1900; Brema 1902, in versione riveduta, come Aschenbrödel ).

Alcuni veneziani, per stare un po’ in pace, vogliono andarsene per i fatti loro, lontano dalle mogli che, naturalmente, si chiedono se per caso non sia quella l’occasione in cui i mariti vadano con altre donne. Appresa da Florindo con l’astuzia l’ubicazione della casa dove il gruppo s’è radunato, Colombina riesce non meno furbamente a impadronirsi delle chiavi: sta per entrare in casa a vedere che succede, quando arriva Pantalone a impedire l’ingresso. Arrivano Florindo, Ottavio e una bella mascherina, con la quale, per l’insufficiente fidarsi di lui, Florindo ha a che dire, avendo riconosciuto dietro la maschera la fidanzata di lui medesimo, la bella Rosaura. Ma le donne, come dice il titolo, sono curiose, e sono quasi come San Tommaso, che non credono se non vedono: e credono dopo aver visto che i mariti stanno lì a cena fra maschietti, solo loro. Vogliono scusarsi, ma devono sorbirsi prima una bella sfuriata che, fatti sfogare i mariti, alla fine anche li calma. Ballano tutti, soprattutto per gli innamorati nuovi, non ancora sposati, Florindo e Rosaura.

Le donne curiose rivela già tutte le caratteristiche salienti delle altre opere goldoniane di Wolf-Ferrari, nei dialoghi rapidi e nella leggerezza mozartiana della parte orchestrale. Ma un implicito omaggio va anche al grande modello del Falstaff che, in specie nei paesi di lingua tedesca, offriva un esempio magistrale di levità, da contrapporsi alle eccessive opulenze di molta altra musica di quell’epoca. Da commedia quale davvero è, l’opera si regge sull’intreccio trasportato intatto da Goldoni al libretto che, anzi, ne accentua la fluidità semplificandone i tratti. La musica, sapientemente, sceglie non il commento, ma la sottolineatura del testo di Goldoni: e permette così che vi si affaccino quei suoni e quei colori di marinità e di calli veneziane, che troveranno conferma e apice nel Campiello .

r.ma.

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