RAFFAELLO DE RENSIS

ALL'ACCADEMIA DI MONACO
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S'informò dei programmi, si preparò da solo, e si presentò agli esami d'ammissione al contrappunto, addirittura. Dovette armonizzare un corale, facendo ben cantare le parti: l'esame riuscì e si trovò accettato nella classe del prof. Rheinberger [altro link] Giuseppe Rheinberger era il vanto dell'Accademia, di cui era stato distinto allievo; maestro di Cappella della Corte, dirigente di Società corali, compositore di lavori sinfonici e teatrali di stile classico-romantico assai vicino a Mendelssohn, didatta sapiente, godeva di larghissima reputazione. Con lui Ermanno Wolf - che senza maestri affidandosi all'intuito, alla rifleessione e alla passione, aveva esperienza di musica ma senza discriminazione teorica - per la prima volta iniziò un metodico corso di studi. Era il più giovine di una trentrna di allievi, in maggioranza insegnanti elementari di paesi venuti a studiare per guadagnare un diploma, per poi occupare, con questo titolo, il posto di organista nel loro rispettivo paese.
Il sistema d'insegnamento del Rheinberger, molto pratico, consisteva nel far esercitare gli allievi nel canto fermo, a quattro parti libere, sempre per voci e mai per istrumenti, sulla lavagna. Non ammetteva capricci, arbitri ed esagerazioni, ma neppure convenzioni e pedanterie. Gli allievi poi, per conto proprio, componevano a volontà, mostrando o non mostrando i lavori al maestro. Wolf aveva il difetto di cominciare e non terminare, del del che Rheinberger lo redarguiva. Giunse, tuttavia, a completare per il saggio finale del primo anno una serenata per archi, che eseguita gli meritò lodi e incoraggiamenti.
Durante le vacanze, il prof. Ludwig Abel che laveva concertata e diretta, pensò di mandarla all'editore Steingraeber di Bayreuth, il quale non solo la pubblicò ma la pagò ben 150 marchi. Fu in questa circostanza che, inaspettatamente, si presentò dinanzi la questione del nome. Di Wolf ce n'erano molti, di Ferrari altrettanti. Il neo-autore riconosceva il diritto al nome paterno, ma sentiva che nel suo sangue scorrevano anche globuli materni, e fu così clle adottò il doppio nome di Wolf-Ferrari che non abbandonò mai più.
Alla fine del secondo anno compose un quartetto per archi, che gli fece attribuire una bella medaglia di bronzo; alla fine del terzo una Fantasia per orchestra e una Ouverture (rimaste inedite come il quartello), che a giudizio dell'intera scolaresca, preludevano il diploma con medaglia d'oro.
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Bisogna premettere che i rapporti tra l'allievo e l'insegnante avevano subito una notevole depressione per via di quella benedetta alternativa di odio e di amore wagneriani, che a volta a volta infiammavano il cuore dell'allievo. Questi, nel primo anno di Accademia si trovava nella fase dell'odio e si accorgeva delle sorridenti simpatie di Rheinberger, ina nel secondo e terzo ricadde nella fase dell'amore, per cui i rapporti tra i due divennero, alquanto tesi. Nella Fantasia, specialmente, affiorano chiari alcuni modi di Wagner.
Il lavoro d'esame per il diploma consisteva in una fuga per archi su tema dato da Rheinberger, da comporsi in otto giorni ìn casa propria. Il tema fu consegnato agli allievi dal Barone Carlo von Perfall, stimato compositore, personalità dominante nella vita musicale di Monaco, Presidente del l'Accademia di Musica e Intendente del Teatro di Corte. Figura decorativa e simpatica.
Wolf-Ferrari, imprudentemente ma sinceramente, si permise di osservare, ad alta voce, che il tema era brutto. Il Barone intimò subito silenzio, ma lo fece a fior di labbra, tra corrucciato e bonario.
Al sesto giorno il candidato ribelle non si era accinto ancora al lavoro, lo meglio lo aveva composto per conto di un condiscepolio, anziano - un suonatore di orchestra - che glielo aveva chiesto per favore, occorrendogli il diploma assolutamente, altrimenti sarebbe stato un guaio per la sua carriera. Al sesto giorno si decise, perché gli era balenata l'idea di fare una fuga a quattro temi. Il componimento si apriva con la presentazione del primo tema e relativo sviluppo; quindi il secondo; poi i due temi insieme; infine il terzo, quello del Rheinberger, solo solo, tra armonie lamentose ed ironiche, come di compagnia che non si accetta volentieri. Il quarto giocava fino all'ultimo a tre e quattro temi rivolti in più guise.
Le partiture venivano eseguite su due pìanoforti dal Rheinberger e dal prof. Luigi Thuille di Bolzano, il noto compositore della giovine scuola tedesca ed amico intimo di Ricccardo Strauss. L'uno suonava le parti del primo violino, e della viola, l'altro del secondo violino e del violoncello.
Quando cadde il suo turno, Wolf-Ferrari mostrò la partitura al Rheinherger, il quale, posandovi gli occhi, avvertì subito:
- Questo non è il tema dato...
- Viene, viene...
- Ah! Lei ha fatto la fuga a quattro soggetti.
Bene, bene.
L'esecuzione mise in rilievo i pregi d'invenzione e di fattura, e la fuga fu giudicata ottima.
Il prof. Thuille notò, forse senza malizia:
- Interessante l'entrata di quel terzo, tema...
Ma il Barone Perfall credette opportuno interrompere:
- Dunque, adesso non manca che l'esame di Storìa della Musica, e tutto è finito.
- Ah! questo non lo faccio davvero - insorse inaspettatamente l'allievo - quello che so l'ho imparato da me; dal prof. Zenger non ho appreso proprio nulla, e non a lui renderò conto, benché gli voglia molto bene.
Massimiliano [Max] Zenger [1837-1911] era pregiato compositore d'opere e dí oratori e direttore Worchestra. Nell'Accademia insegnava il canto, e lo insegnava a dovere; ma della storia era incaricato e se neoccupava malvolentieri; leggeva da un sunto freddo freddo, biascicava e non faceva capir nulla.
La curiosa logica di Wolf - in fondo ancor fanciullone - lo rese ostinato nella sua determinazione. Non volle sottoporsi agli esami, e così perdette diploma e medaglia d'oro.