RICORDO DI SERGIO SABLICH

SITO IN MEMORIAM


FERRUCCIO

DANTE MICHELANGIOLO BENVENUTO

BUSONI HOMEPAGE


© LAURETO RODONI - CLICK TO ENLARGE

A CURA DI LAURETO RODONI


A SERGIO SABLICH HO DEDICATO
L'EDIZIONE CRITICA DA ME CURATA DEL
CARTEGGIO TRA FERRUCCIO BUSONI E ISIDOR PHILIPP




"Sergio Sablich è uno degli uomini più colti, sensibili, affidabili,
veritieri, seri, precisi, inventivi, estrosi, creativi e dotati
di vero talento oggi attivi sul sempre più umiliato
e infelice terreno della musica."

(Quirino Principe, "Il sole 24 ore", 2004)


Sergio Sablich, raffinato musicologo, musicista, saggista e critico, è morto l'8 marzo 2005 a Firenze. Nato a Bolzano nel 1951 ma fiorentino d'adozione, si era laureato in in lettere moderne con una tesi in storia della musica (sul teatro di Ferruccio Busoni ) all'Università di Firenze. Contemporaneamente aveva frequentato il Conservatorio «Luigi Cherubini» di Firenze studiando Armonia e Contrappunto con Gaetano Giani Luporini, Lettura della partitura e Analisi con Romano Pezzati, Musica Corale e Direzione di Coro con Paolo Fragapane. Si perfezionò in seguito in musicologia a Monaco di Baviera.
Ricoperse (dal 1976 al 1985) il ruolo di direttore del Centro Studi Musicali «Ferruccio Busoni» di Empoli, per passare dall'anno successivo al 1990 come assistente alla direzione artistica e responsabile delle manifestazioni promozionali e collaterali del Teatro Comunale di Firenze e del Maggio Musicale Fiorentino.
Dal 1991 al 1998 fu direttore artistico dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, dove ottenne il suo maggior successo organizzativo nel periodo immediatamente successivo allo smantellamento delle quattro orchestre locali dell'ente radiotelevisivo: negli anni della sua direzione artistica è riuscito a farne uno dei maggiori complessi italiani. Imposto da Giuseppe Sinopoli alla sovrintendenza dell'Opera di Roma, Sablich abbandonò l'incarico dopo appena un anno, sopraffatto (anche nella salute) dalle beghe gestionali e sindacali. «Ero l'uomo sbagliato nel posto sbagliato», commentò allora.
«Nel biennio 2000-2001 fondò e organizzò a Pisa il festival internazionale di musica sacra «Anima Mundi» e fu consulente per la musica della Regione Toscana. Dal 2002 ricoperse il ruolo di direttore artistico della Fondazione Orchestra Regionale Toscana, e dal 2003 quello di consulente artistico del Teatro alla Scala di Milano. Esperienze deludenti: l'istituzione fiorentina e quest'uomo dal carattere certo non facile si sono dimostrati incompatibili, al punto che già da molti mesi le sue mansioni erano state affidate ad Aldo Bennici. Alla Scala, invece, era consulente artistico dal 2003: in pratica però non vi ha mai assunto alcuna funzione, emarginato dalle laceranti lotte di potere ai vertici del teatro milanese.
Quanto all'attività didattica, nel 1976 fu docente di ruolo per l'insegnamento di storia della musica e dell'estetica musicale al Conservatorio di Bolzano, con abilitazione all'insegnamento in lingua tedesca, poi a Ferrara, Rovigo e, dal 1989, a Firenze.
Nell'ultimo anno accademico è stato docente di metodologia della critica musicale alla sezione di musicologia dell'Università di Parma.
Apprezzato critico musicale aveva collaborato con importanti riviste italiane e straniere e con varie testate, tra cui «La Nazione», «Il Giornale», «La Voce».
Scrisse un saggio sui rapporti tra letteratura e musica nel Novecento per la Storia della Letteratura Italiana edita da Einaudi. Su questo argomento tenne dal 1996 al 1998 un corso biennale come professore a contratto presso l'Universita' IULM di Milano.
Curò anche l'edizione italiana del Dizionario dell'opera lirica di Harold Rosenthal (Vallecchi, 1974) e la traduzione dello Schubert di Bernhard Paumgartner (Mondadori, 1981).
Molti sono i saggi, gli articoli e i libri che Sablich ha pubblicato: tra questi le monografie su su Ferruccio Busoni (EDT, 1982), Goffredo Petrassi (Suvini Zerboni, 1994), Luigi Dallapiccola (Studio Tesi, 1996) e L'altro Schubert (EDT, 2002), Luigi Dallapiccola (Edizioni L'Epos, Palermo 2004).«L'altro Schubert» grazie alla rilettura puntigliosa e oggettiva delle testimonianze d'epoca, ha il merito di aver riportato alla luce un aspetto oscuro (forse in passato volutamente oscurato) della biografia del compositore, quello relativo alla sua omosessualità.
Tradusse e curò anche i volumi Wolfgang Sawallisch (Passigli Editori, 1989), Richard Strauss (EDT, 1991), Richard Wagner (Il libro bruno, Passigli Editori, 1992),
La sua magnifica, imprescindibile monografia su Ferruccio Busoni ha contribuito e contribuisce tuttora in modo determinante a diffondere in Italia una conoscenza non distorta della personalità del grande Kulturmensch, empolese di nascita ma berlinese d'adozione.
Chi scrive serba un affettuoso ricordo di Sergio Sablich, persona di grande acume intellettuale e di squisita generosità d'animo. In Sua memoria vorrei riproporre ai lettori della website Busoni la sua folgorante analisi del Doktor Faust, pubblicata nella citata monografia e liberamente impiegata da chi scrive con il generoso consenso dell'autore, e la sua vigorosa traduzione de In memoriam Ferruccio Busoni di Jakob Wassermann.


SERGIO SABLICH GESTORBEN

Der Musikwissenschaftler Sergio Sablich ist am Dienstag in Florenz gestorben. Sablich war gebürtiger Bozner, lebte jedoch seit Jahren in Florenz. Der 54-Jährige war als Musikkritiker und Essayist bekannt.

Darüber hinaus war er mehrere Jahre lang künstlerischer Leiter des RAI-Symphonieorchesters. Er hatte zudem das Theater der Oper in Rom geleitet und unter anderem als Berater an der Scala in Mailand fungiert.

Sablich hatte in Florenz am Konservatorium "L. Cherubini" studiert, nachdem er an der Uni Florenz ein Studium in „lettere moderne“ abgeschlossen hatte. 1976 begann er als Lehrer für „Geschichte der Musik“ am Bozner Konservatorium. Später wechselte er nach Ferrara und seit 1989 war er in Florenz tätig. Sablich war auch zehn Jahre lang Direktor des Musikstudienzentrums „Ferruccio Busoni” in Empoli. In den Jahren 2000 und 2001 hat er das internationale Festival für sakrale Musik „Anima Mundi“ ins Leben gerufen und geleitet. Sablich hat u.a. für die Zeitungen „La Nazione”, “Il Giornale” und “La Voce” geschrieben. Darüber hinaus hat er im akademischen Jahr 2004/05 „Methodologie der Musikkritik“ an der Universität von Parma gelehrt.


RICORDO DI ANGELO FOLETTO

© SISTEMA MUSICA MAGGIO 2005

La prima volta che l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai sbarcò a Tokyo, con loro viaggiava Sergio Sablich che ne era non solo direttore artistico, visto che aveva saputo esserne una sorta di autentico padre: creatore e animatore. Eppure alla prima prova lui non c’era. Aveva “dovuto” correre in una libreria-galleria cittadina perché leggendo un quotidiano internazionale, appena arrivato in albergo, aveva scoperto che lì veniva presentato un nuovo libro su Ingmar Bergman, uno dei punti fermi della sua vita scandita da predilezioni devastanti. Non poteva mancare. Quando ricomparve con la sua tipica espressione compiaciuta - una via di mezzo tra l’espressione gongolante del bambino che ha appena combinato una marachella (divertente e facile a perdonare) e l’uomo gioiosamente soddisfatto nell’animo – nessuno ebbe cuore di rimproverarlo. Sergio era (anche) così.
Per chi non l’ha avuto come amico o collega, Sergio Sablich era lo studioso, il critico, l’insegnante – al Conservatorio ché il mondo universitario, colpevolmente, anni fa vi rinunciò: solo allo IULM milanese e l’anno scorso a Parma gli sono stati conferiti degli incarichi – l’organizzatore musicale di rara personalità e competenza. Chi lo capì, e gli diede quella fiducia piena e complicità personale – oltre che culturale – di cui aveva bisogno, gode ancora i frutti del suo lavoro. Gli anni come responsabile del Centro Studi Musicali di Empoli furono la logica continuazione operativa dell’interesse per Busoni (oggetto della tesi di laurea all’Università di Firenze, e poi titolo dell’omonimo volume Edt, unico nel panorama non solo italiano), quelli come giornalista e critico musicale – nella militanza quotidiana alla “Nazione”, al “Giornale” e alla “Voce”, in quella su “Musica Viva”, sul “Giornale della Musica” e altre testate, oltre che alla radio – sono (stati) il filo segreto per capire il profilo d’uno studioso non appartato né geloso, che amava e inseguiva dovunque la musica vissuta e i suoi protagonisti principali, sapendo evocare il valore intrinseco delle partiture e la loro vitalità presente. Non a caso, i suoi testi-programma di sala sono un esempio perfetto di come si possa, con brillante scrittura e prodigalità culturale, coniugare sapiente familiarità con la materia, vocazione alla ricerca e fiducia nel ruolo etico del divulgatore alto di cose non solo musicali.
La fase operativa, al Comunale di Firenze, all’Orchestra Rai, poi all’Opera di Roma, a Pisa per il Festival di musica sacra Anima Mundi, all’Orchestra Regionale Toscana e infine alla Scala - l’opportunità più rozzamente negata – hanno dimostrato che l’uomo di lettere e studio aveva l’onestà intellettuale e la perizia, maturata negli anni di apprendistato a Monaco di Baviera e nell’assidua frequentazione diretta dei fatti musicali, per essere anche uomo di responsabilità. Capace di (ri)creare un organismo sinfonico di respiro e stoffa internazionale partendo dalla concretezza (la scelta e la verifica quotidiana dei musicisti) ma vincolandola alla bellezza sovente ardita (come l’idea del Ring in forma di concerto affidato a Eliahu Inbal) e abitualmente importante delle programmazioni.
Il medesimo atto d’amore per la realtà della musica rischiarava la profondità critica e storica dei suoi libri. Attraverso le pagine di Sablich il pubblico e gli addetti ai lavori hanno scoperto con Ferruccio Busoni (1982) la sua attenzione non episodica per la creatività musicale del Novecento, concretizzata poi negli studi su Goffredo Petrassi (1994) e Luigi Dallapiccola (1996 e nell’ampia monografia del 2004). Altrove è stata dichiarata la sua devozione e stima per Wolfgang Sawallisch (1989) tramite l’amore e la profonda conoscenza del mondo di Richard Strauss (1991), Wagner (Il libro bruno, 1992) e di Schubert, raccontata in una biografia critica (L’altro Schubert, 2002) destinata a ribaltare molti luoghi comuni.
Sablich poteva trascinarti sulla tomba di Karajan (o di re Ludwig) o proporti una scarpinata verso un rifugio dell’Alto Adige (nelle tre-quattro ore libere tra prova generale e concerto), lasciarti in ostaggio a casa una valigia di libri e/o cataloghi non trasportabili visto che l’immediata meta era Stoccolma, lo stadio, la Scala, l’anteprima di una mostra o un irrinunciabile avvenimento chissà dove. Difficile non invidiare, cioè ammirare, le passioni di Sergio Sablich: prima ancora di condividerle. Non solo per il soggetto ma per la follia in sé: passioni di alto profilo, diverse ma miracolosamente compatibili, a volte ossessive ma prive di morbosità e feticismi, gelosamente alimentate ma spartite tra gli amici. No, non è stata banale la vita di Sablich (Bolzano, 7 luglio 1951 - Firenze, 7 marzo 2005), proprio come non erano ordinari gli affetti, le amicizie, i gusti e le aspirazioni. Non era banale l’uomo.

Sistema Musica via San Francesco da Paola, 3 - Torino - e-mail: sistemamusica@comune.torino.it


L'ULTIMA INTERVISTA

«La Scala mi paga per non lavorare»

Il consulente artistico Sablich:
«Ho un contratto fino al 2005 ma vengo ignorato.»


L' esperto di musica lirica è stato chiamato un anno fa
dal sovrintendente Carlo Fontana

Vengono al pettine alcuni problemi rimasti irrisolti da quando, un anno fa, si avviò la riorganizzazione della Scala in divisioni, chiamando alla direzione del Piermarini il maestro Mauro Meli.
Ieri il consulente artistico Sergio Sablich, ha manifestato con una lettera il disagio per la marginalizzazione del proprio ruolo. Sablich venne chiamato alla Scala dal sovrintendente, Carlo Fontana (con il coordinatore della direzione artistica Fortunato Ortombina), dopo la partenza dell' ultimo direttore artistico, Paolo Arcà, e prima dell' avvio della riorganizzazione direzionale. In seguito alla quale le competenze artistiche sono passate a Mauro Meli, al quale il Consiglio di Amministrazione ha conferito anche deleghe per l' organizzazione del personale.
L' amarezza di Sablich, musicologo di fama, trapela dalle sue parole. «Forse vi sarete chiesti che fine abbia fatto il consulente artistico del Teatro alla Scala», si chiede Sablich. «Esiste ancora, ha un contratto fino alla fine del 2005 che nessuno ha contestato e viene regolarmente retribuito. Di fatto, però, è scomparso: già scomparso dagli organigramma e dai colophon dei programmi, nessuno lo consulta, viene ignorato e anzi addirittura rinnegato. Egli faceva parte di un progetto che è cambiato dopo l' arrivo del maestro Meli. Meli dice: quello è il consulente artistico del Sovrintendente. Il Sovrintendente risponde: il maestro Meli ha ricevuto le deleghe artistiche, è lui il responsabile della direzione artistica, dunque sta a lui decidere».
Amareggiato Sablich lamenta di non trovare risposte nella disponibilità di collaborazione offerta a Meli, e anche con toni di dura osservazione nei comportamenti chiede «un minimo di chiarezza e di correttezza».Il sovrintendente Fontana non commenta. Meli svolge alcune osservazioni. «Non ho competenza su questo contratto. Sablich è un consulente artistico del sovrintendente, e il sovrintendete risponde al Consiglio di Amministrazione. Io non so rispondo del suo contratto; se la Scala cambia i programmi, e lui non è più il contraltare artistico del teatro, decida cosa fare. Io intendo continuare a lavorare solo con le persone che compongono la struttura del teatro».

P. Pan.