Antonio Latanza
FERRUCCIO BUSONI
REALTÀ E UTOPIA STRUMENTALE

Antonio Pellicani
Editore 2001

Contributo di Hendrlk Strengers
La registrazione su disco ai tempi di Busoni

Queste note, assai brevi e assai chiare, mi sono state sottoposte da Hendrik Strengers di Delft (Olanda) e le riporto qui di seguito.

«La registrazione su disco era meramente acustica, cioè senza microfono né apparecchi elettrici.
Una larga tromba di registrazione a forma di corno veniva collocata sul pianoforte. Molti erano i problemi del sistema:
1) Veniva registrata al meglio possibile solo la parte centrale dello strumento (la melodia) ma le note estreme dei basso e degli acuti risultavano assai debolmente a causa della posizione della menzionata tromba di registrazione.
2) Il pianista doveva suonare ad un minimo livello sonoro, altrimenti i suoni non avrebbero raggiunto i solchi dei disco ed era poi impossibile suonare assai forte a causa dei rischio di sovramoduiazione: i solchi sarebbero risultati troppi vicini tra loro.
3) La durata limitata del disco condizionava il pianista: Busoni suonò per i dischi ad una velocità più alta che per i rulli.»

Chiudo questa appendice su «Busoni e il grammofono» con un appello a quanti potrebbero aiutare una importante ricerca.

Nei primi anni '70 ho avuto notizia che una signora torinese, Igea Buzzi (amica o allieva dei Maestro), possedeva un disco registrato privatamente da Busoni nella propria abitazione di Torino. Dalle notizie in mio possesso il disco avrebbe dovuto essere stato registrato furtivamente nella stessa abitazione della Signora e dovrebbe contenere una composizione scritta del Maestro.
Un consulto con Marco Contini di Milano mi ha suggerito che potrebbe trattarsi di normali dischi per grammofono a 78 giri (apparecchi studiati per la registrazione privata di dischi esistevano già durante la seconda decade del secolo), ma potrebbe anche trattarsi di cilindri in cera per il fonografo di Edison.
Tuttavia, Marco Contini esclude che fosse possibile, dati gli ingombri dell'apparecchio e il rumore che esso produceva, realizzare furtivamente le registrazioni servendosi di apparecchi di quel genere.
La signora Igea Buzzi è deceduta - sembra senza iasciare eredi - all'inizio degli anni Settanta, nella stessa città di Torino.