WILLIAM SHAKESPEARE ENRICO IV - PARTE PRIMA |
Note preliminari 1) Il testo inglese adottato per la traduzione è quello curato del prof. Peter Alexander (William Shakespeare - The complete Works, Collins., London & Glasgow, 1951, pagg. XXXII - 1370), con qualche variante suggerita da altri testi, in particolare quello della più moderna edizione dellOxford Shakespeare, curata da G. Taylor e G. Wells per la University Press, New York, 1988. 2) Alcune didascalie e indicazioni sceniche (stage instructions) sono state aggiunte dal traduttore per la migliore comprensione dellazione scenica alla lettura, cui la presente versione è essenzialmente concepita ed intesa. Si è lasciato comunque invariato, rispettivamente allinizio e al termine di ciascuna scena, o alla entrata ed uscita dei personaggi nel corso della stessa scena, il rituale Exit/Exeunt, avvertendo peraltro che non sempre queste dizioni indicano movimenti di entrata ed uscita, potendosi dare che i personaggi cui esse si riferiscono o si trovino già in scena allinizio di questa, o vi rimangano al suo termine. 3) Il metro è lendecasillabo sciolto, alternato da settenari. 4) La divisione in atti e scene, comè noto, non si trova nellin-folio del 1623; essa è stata elaborata, spesso anche con lelenco dei personaggi, da vari curatori nel tempo, a cominciare da Nicholas Rowe (1700), con varianti talvolta sostanziose. Qui li si riproduce quali figurano nella citata edizione dellAlexander. 5) I nomi dei personaggi sono dati nella forma italiana, se ne esiste una, tranne quando sono preceduti dal titolo inglese (es. Sir John Falstaff, Lord Hastings). In questo dramma - come del resto sempre altrove - Shakespeare inventa, per i personaggi minori, nomi che sono altrettanti aggettivi o appellativi coloriti, spesso intesi a sottolineare un qualche tratto caratteristico della persona. Così i nomi dei due giudici di pace Shallow e Silent sfruttano rispettivamente un aggettivo, shallow, che vuol dire vuoto di cervello, imbecille (shallow brained) e un sostantivo, silence, che vale assenza di voce, quindi anchesso vacuity. È una critica, in chiave umoristica, alla qualità dei rappresentanti della giustizia dellepoca. I nomi dei soldati arruolati da Falstaff sono anchessi riferiti a qualità fisiche: MOULDY vuol dire coperto di muffa quindi sporco e andato a male (dirty and decayed) e il nome di Muffa servirà a Shakespeare per ricamarci sopra uno dei suoi quibbles; SHADOW è ombra, oscurità ma anche piccolezza (smallness in degree); Wart è ogni piccola escrescenza della pelle, quindi foruncolo, bubbolo; Feeble è fibula, cannuccia, e feeble-minded è tonto; Bullcalf è sempliciotto. Così i nomi dei due gendarmi: Fang è voce che contiene lidea di acchiappare con autorità, lazione di imporre la propria volontà a quella di un altro; SNARE è pericolo incombente, trappola. Infine la prostituta Doll Tearsheat è, letteralmente, bambola straccialenzuola, nome anche troppo suggestivo per una tale femmina. Si è cercato di tradurre tutti questi nomi come possibile nei loro corrispondenti italiani che avessero lo stesso sapore di comicità; sè lasciato tuttavia in inglese il nome della ostessa Mrs. Quickly, la cui resa in Madama Fapresto (come altri ha inteso tradurre) è sembrata, oltre che impropria come traduzione, del tutto estranea al carattere e al comportamento del personaggio. 6) La seconda parte dellEnrico IV è storicamente il seguito della prima; ma la sua fattura non segue immediatamente la prima nel tempo; tra le due Shakespeare, per compiacere a un desiderio della regina Elisabetta, cui era tanto piaciuta la comicità del personaggio di Sir John Falstaff sì da ordinare allAutore di rimetterlo in scena in veste di galante innamorato, mette mano a comporre Le Allegre comari di Windsor, la commedia, appunto, del Falstaff galante e scornacchiato. Pare la terminasse in soli 14 giorni. Anche nella seconda parte Shakespeare sispira, nella narrazione dei fatti, alle Cronache dellHolinshead, ai Quattro libri delle guerre civili di Samuel Daniel ed altre fonti, ma vi aggiunge di suo una cospicua parte di materiale non-storico; comè già in apertura del dramma il falso annuncio della vittoria dei ribelli contro il re a Shrewsbury; dove invece hanno prevalso le forze regie e dove il principe Enrico sè tanto distinto per valore (ha ucciso, tra laltro, in duello, Harry Percy Sperone ardente (o Caldosprone come a noi piace meglio rendere Hotspur) da far dire al re, suo padre, che ha riscattato così tutti i suoi colpevoli trascorsi. Il giovane principe, tuttavia, in apertura del dramma, sembra tornato alla sua vita scapigliata e alla solita mala compagnia di gente trista; e sarà questo nuovo motivo di amarezza per suo padre, già premuto e angustiato da una nuova rivolta di nobili, capeggiata dal padre del caduto Sperone ardente, il vecchio conte di Northumberland, lArcivescovo di York, e i Lords Hastings e Mowbray. Il rapporto padre-figlio, su cui ruota la vicenda personale del dramma, ha la sua scena-madre nel momento in cui il giovane Enrico al capezzale del re, uomo ormai malato, esacerbato dal rimorso, lo crede morto, gli sottrae la corona e se la porta via per provarsela sul capo; ma il re si sveglia e dopo aver a lungo rimproverato il figlio, ne accetta le sincere dichiarazioni di amore e di lealtà filiale, e, come parlando al suo successore, gli dà una serie di consigli; gli ricorda le vie traverse per le quali egli stesso ha ottenuto la corona e gli suggerisce la politica da seguire per regnare: e cioè portare la guerra allesterno, per proteggersi dallinsorgere di guerre civili allinterno. È lannuncio delle vittoriose campagne di Francia del futuro Enrico V. 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E chi di voi vorrà sbarrar ludito a ciò che reca il vento della Chiacchiera? Io, dalloriente al declinante occaso, faccio del vento il mio caval di posta per far palesi al mondo i fatti altrui come spuntano sul terrestre globo. Sulle mie lingue corre la calunnia chio vo disseminando di continuo nei più svariati idiomi della terra inzeppando le orecchie della gente di false dicerie: parlo di pace, mentre la subdola inimicizia sotto il sorriso della sicurezza prepara i colpi che infierisce al mondo. Chi, se non io, la Chiacchiera, costringe a star perennemente allerta spaurite truppe e approntate difese col sussurrare intorno che lannata, anche se pregna di tuttaltri mali, è sul punto di partorire un figlio al tiranno crudele della guerra, e invece è tutto falso? La Chiacchiera è una specie di zampogna nelle cui canne soffiano sospetti e congetture della Gelosia , e per suonarla è così piano e semplice chiuderne e aprirne i fori con le dita, che pure lincostante moltitudine, sempre discorde, la sa modulare. Ma che bisogno ho io dandar dissezionando in mezzo a voi, gente di casa, il mio ben noto corpo? Voglio dire: che ci fa qui la Chiacchiera? Io reco in avanguardia la notizia della grande vittoria di Re Enrico che ha battuto, in un sanguinoso scontro, Sperone Ardente e le sue truppe a Shrewsbury, soffocando nel sangue la vampa dellardita ribellione. Ma che idea mè saltata per la testa di spifferarvi subito, così, i fatti nella loro verità? Mio compito sarà, tutto al contrario, di spargere che è stato Enrico Monmouth a cader sotto lira della spada del valoroso Hotspur; e che il re dovè chinare il capo consacrato, a terra, giù, fino a toccar la tomba, sotto i colpi del furibondo Douglas. Queste son le notizie chio sono andata bucinando in giro per i villaggi e i borghi tra Shrewsbury, dovè accampato il re, e questo diroccato fortilizio di pietra verminosa e fatiscente nel quale il padre di Sperone Ardente, il vecchio Percy, conte di Northumberland, giace a letto fingendosi malato. Arrivan trafelati i messaggeri, ma nessuno di loro reca nuove attinte ad altre fonti che da me. E dalle mille lingue della Chiacchiera portano attorno dolci falsi balsami, peggiori delle amare verità. (Esce) ATTO PRIMO SCENA I -La stessa del prologo Entra Lord Bardolph Bardolph - Olà, chi sta di guardia qui alla porta? (Bussa alla porta del castello) Dalla porta esce il portiere Dovè il Conte? Portiere - Chi debbo dire, prego? Bardolph - Digli che è qui Lord Bardolph che laspetta. Portiere - Sua signoria fa due passi in giardino. Vostro onore non ha che da bussare a quella porta; vaprirà lui stesso. La porta del giardino si apre e ne esce il vecchio Conte di Northumberland; ha in capo una berretta e sappoggia ad una cruccia Bardolph - Il Conte è qui. Northumberland - Che notizie, Lord Bardolph? Di questi tempi ogni istante che passa può partorir qualche brutta sorpresa. Sono tempi feroci, e la discordia, come un cavallo sazio di buon pascolo, sè scatenata, ha spezzato le redini e travolge ogni cosa avanti a sé. Bardolph - Porto da Shrewsbury notizie certe, nobile Conte. Northumberland - E buone, se Dio vuole? Bardolph - Le migliori che cuor possa augurarsi. Eccole: il re quasi ferito a morte; suo figlio Harry, principe di Galles, per buona sorte del vostro figliolo e mio signore, addirittura ucciso; uccisi per la mano di Lord Douglas entrambi i Blunt; il principe Giovanni in fuga con Westmoreland e Stafford; e quel grosso maiale di Sir John che fa brigata con Enrico Monmouth, prigioniero di vostro figlio Percy. Una giornata combattuta e chiusa così splendidamente come questa non era certamente più venuta ad onorare il corso della storia dai trionfi del grande Giulio Cesare. Northumberland - Ma tutto questo come lo sapete? Eravate sul campo di battaglia? E venite da Shrewsbury? Bardolph - Non proprio; ma ho parlato con uno; mio signore, che proprio ne veniva: un gentiluomo di buona nascita e reputazione che, non richiesto, mha voluto dare come sicure queste informazioni. Entra Traversa Northumberland - Ma ecco qui Traversa, il mio famiglio che spedii là lo scorso martedì ad orecchiare che notizie cerano. Bardolph - Lho superato per via cavalcando, mio signore; non può esser fornito di notizie più certe di quelle avute da me. Northumberland - Beh, Traversa, quali buone notizie taccompagnano? Traversa - Mio signore, Sir Bardolph, per la strada, mentre tornavo a casa, maveva dato, invero, superandomi con la migliore sua cavalcatura, felici nuove. Ma dopo di lui mi raggiunse, correndo a tutto sprone, un gentiluomo, che mi saffiancò per ridare respiro al suo cavallo che aveva i fianchi tutti insanguinati. Mi chiese quale via menasse a Chester, ed io gli chiesi a mia volta notizie da Shrewsbury, se mai ne avesse avute; egli allora mi disse che la sorte era stata maligna coi ribelli, e che lo sprone del giovane Percy era freddo per sempre; e lì, di colpo, diede di briglia allabil suo destriero e conficcò, tutto curvo in avanti, gli sproni che ne armavano i calcagni negli ansimanti fianchi della bestia, ficcandoglieli fino alle rotelle sì che sembrò partirsene di volo quasi volesse divorar la strada, senza attender da me altre domande. Northumberland - Eh?... Ripeti, ripeti... Che ti disse? Che lo sperone del giovane Percy era ridotto freddo? Sperone freddo di Sperone Ardente? E che la ribellione aveva ricevuto sorte ingrata? Bardolph - No, so io comè andata, monsignore. Se vostro figlio e mio giovin signore non ha vinto, vi giuro sul mio onore, che darò via la mia baronia per un laccetto di seta. Macché! Manco a parlarne, siatene pur certo! Northumberland - Perché allora quel tale gentiluomo che sè affiancato a Traversa per via gli avrebbe dato sì precisi dati sulla rotta dei nostri? Bardolph - Chi, quel tale? Quello era qualche ozioso lestofante che stava in groppa a un cavallo rubato e che, parola mia, contava bubbole! Ma guardate, ecco giungere altre nuove. Entra Morton Northumberland - Sì, ma il cupo cipiglio di questuomo è già lannuncio, quasi un frontespizio, del contenuto dun tragico libro. Il suo volto ha laspetto duna spiaggia sopra la quale gli imperiosi flutti hanno lasciato la testimonianza della loro violenta occupazione. Morton, su, parla. Ne vieni da Shrewsbury? Morton - Da Shrewsbury, mio nobile signore, fuggito via da un luogo ove la morte sè coperto il volto con la più orribile delle sue maschere per seminare il terrore fra i nostri. Northumberland - Che nè di mio fratello? Di mio figlio? Tu tremi, e il pallore del tuo viso mi dice meglio assai che la tua lingua il tuo messaggio. Un altro come te disanimato, attonito, disfatto, il volto cereo di mortal pallore, fu quello che, nel cuore della notte, andò ad alzar la cortina di Priamo per dirgli che metà della sua Troia era in fiamme; ma prima chei parlasse quello aveva sentito già lincendio comio ora la morte del mio Percy prima che tu me ne dia la notizia. So già come vorresti presentarmela: Vostro figlio operò così e così... vostro fratello si batté così col grande Douglas, eccetera, eccetera... a riempire lavido mio orecchio con i loro prodigi di valore, fino a che, a turarmelo del tutto, un tuo sospiro spazzerà ogni lode concludendo così: Fratello e figlio e tutti gli altri sono morti. Tutti. Morton - Douglas vive, e così vostro fratello; ma quanto al mio signore vostro figlio... Northumberland - È morto! Vedi come il presentire ha lingua pronta. Colui che paventa una cosa che non vorrebbe apprendere capisce già, solo dallaltrui sguardo, per istinto, che quel che paventava è successo... Ma parla, Morton, parla! Non farti scrupolo di dire a un conte che il suo presentimento era bugiardo. Lo prenderò come un cortese sgarbo; anzi, questatto tuo dirriverenza ti farà ricco. Morton - Siete troppo grande perché io vi contraddica; il vostro spirito è troppo veritiero e troppo certi i vostri pavidi presentimenti. Northumberland - E tuttavia non mhai ancora detto che Percy è morto. Ti leggo negli occhi però, che annuisci stranamente. Scuoti il capo e paventi essere in colpa nel dir la verità. Se è stato ucciso dillo; non moffende la lingua che mannunci la sua morte; pecca chi falsamente annuncia il morto non già chi dice il morto non più vivo; anche se è vero chè ben duro compito quello di chi riporta ingrate nuove: la sua lingua somiglia a una campana che annuncia col suo lugubre rintocco lultima dipartita dun amico. Bardolph - Che vostro figlio sia morto, signore, davvero non riesco a indurmi a crederlo. Morton - (A Northumberland) Mi duole esser costretto a persuadervi di cosa che avrei ben richiesto al cielo di non aver mai visto; ma lho visto con questi che, tutto sanguinante, rispondeva, con deboli stoccate, sfibrato ed ansimante ad Harry Monmouth, la cui fulminea collera abbattè il vostro indomito Percy al terreno da quale non doveva più rialzarsi. In breve, non appena si diffuse pel campo la notizia della morte di quel prode il cui spirito guerriero infiammava il più stupido bifolco, si spense fuoco e ardore in tutti gli animi anche dei più coraggiosi suoi uomini; perché tutti traevan la lor tempra dal suo metallo quelli di sua parte; talché caduto lui, per tutti gli altri fu tutto un ricadere su se stessi, come pezzi di grave e inerte piombo. E come tutto ciò chè in sé pesante quando riceve una potente spinta vola a grandissima velocità, così i nostri uomini, resi pesanti dallimprovvisa perdita di Percy presero tale levità di peso dalla paura, che non più veloci volan le frecce verso il lor bersaglio di quelli, che dal campo di battaglia fuggiron tutti in cerca duno scampo. E fu a quel punto che il nobile Worcester dimprovviso fu fatto prigioniero; e quellindemoniato di scozzese, il sanguinario Douglas, la cui abile spada aveva ucciso tre contraffatte immagini del re , cominciò a vacillare di coraggio e, incurante doffrire col suo esempio un alibi alla vergognosa fuga di tutti gli altri, volse allora anchegli al nemico le spalle e, nella fuga, inciampava e veniva catturato. La conclusione di tutto è che il re ha vinto, mio signore, ed ha spedito qui contro di voi, le sue truppe più celeri al comando del principe di Lancaster e di Westmoreland E questo è tutto che dovevo dirvi. Northumberland - Per piangere su questo avrò tempo. Cè sempre nel veleno un antidoto al male provocato: notizie come queste, che mavrebbero, fossi stato bene, reso infermo, mhan quasi risanato, essendo infermo. E come ad un infermo cui la febbre ridusse le giunture come tante cerniere scardinate sotto il fardello duna vita grama, sfugge, col guizzo quasi duna vampa, dalle braccia di quelli che lassistono, così a me queste membra, sfibrate dal dolore, dal dolore sentono triplicato il lor vigore. (Gettando via la cruccia) Via, perciò, fiacca, neghittosa cruccia! Un guanto a nocche e scaglie in duro acciaio ricopra dora innanzi questa mano! (Gettando via la berretta) E via anche tu, berretta da malato, troppo futil difesa a questa testa che principi esaltati di conquiste voglion fare bersaglio dei lor colpi! Di ferro mi si cinga ora la fronte e contro me savanzi minacciosa lora che i tempi e il livido rancore oseranno recare per reprimere la furibonda rabbia di Northumberland! Ora che il cielo baci pur la terra! Ora più non trattenga la natura nei suoi confini il tempestoso oceano! Sprofondi lordine del mondo, e il mondo cessi dessere solo il palcoscenico su cui da un atto allaltro si nutre pigramente la discordia; e in ogni petto imperi solamente il primigenio spirito di Caino, sì che quando ogni cuore sia aizzato a sanguinose azioni, si concluda lumano dramma, e discenda la tenebra a seppellire i morti. Bardolph - Questi accessi di rabbia fanno male alla vostra salute, mio signore. Morton - Che la vostra saggezza, dolce duca, non divorzi dal senso dellonore; le vite di noi tutti, vostri affezionatissimi seguaci, sono legate alla vostra salute, e questa non potrà che peggiorare se vi lasciate andare in questo modo al turbine della disperazione. Avevate di certo messo in conto levento della guerra ed i suoi rischi prima di dire: Avanti, andiamo avanti!. Ben era in voi tenuto in conto, credo, che, trascorrendo in mezzo a tanti colpi, vostro figlio potesse pur soccombere; che avrebbe camminato sul pericolo come sul ciglio dun profondo abisso nel quale era più facile cadere che riuscire a superarne il varco; sapevate altresì che la sua carne era soggetta ai guasti e alle ferite e che lardimentosa sua natura lavrebbe certamente fatto accorrere dove la mischia fosse più rischiosa. E tuttavia non esitaste un attimo a dirgli: Avanti, va!, perché nessuno di questi pericoli, seppure fortemente paventati, poté frenarvi da uniniziativa così tenacemente perseguita. Che è successo, daltronde, o che cosa è seguito a questa impresa più di quanto non fosse già previsto? Bardolph - Noi tutti, che pur siamo coinvolti in questa perdita, eravam ben consci davventurarci in acque sì rischiose e dove lalea di salvar la vita non era più di uno contro dieci. E tuttavia ci mettemmo allazzardo perché la prospettiva del vantaggio dun suo successo superava in noi di gran lunga la tema del pericolo; ed anche ora, travolti come siamo, ci resta lanimo di ritornare a tentare la sorte... Avanti, su, mettiamo in gioco tutto, vita e beni! Morton - Ed è gran tempo! Mè giunta anche voce, nobilissimo duca, e son sicuro, mio signore, di riferirvi il vero, che il nobile arcivescovo di York è già in campo con truppe bene armate. Egli è tal uomo da legare a sé i suoi seguaci a duplice cauzione. Vostro figlio, mio nobile signore, daltro non disponeva, per combattere, che di corpi senzanima, ombre che avevan sol parvenza duomini, ché la stessa parola ribellione staccava loro lanima dal corpo sì da farli sentire tratti a forza ad uno scontro ad essi ripugnante come bere un intruglio nauseabondo; talché sembrava che da parte nostra combattessero solo le armature, mentre quella parola: ribellione ne aveva raggelato mente e anima come altrettanti pesci in uno stagno. LArcivescovo invece ha fatto adesso della rivolta un moto religioso. Creduto uomo generoso e pio da tutti, nei pensieri e nei propositi, è seguito da tutti anima e corpo; e guadagna seguaci alla sua parte col sangue dellonesto re Riccardo raschiato via dalle pietre di Pomfret . Fa derivar dal cielo la sua causa e le ragioni della sua rivolta dicendo loro dergersi a difesa dun paese che sanguina e boccheggia sotto la tirannia del grande Bolingbroke; e si trascina dietro grandi e piccoli. Northumberland - Di tutto questo avevo già saputo, ma in verità lambascia di questora lavea tirata fuor dalla mia mente. Venite, raduniamoci a consiglio e suggerisca ciascuno di voi la maniera migliore e più spedita per ottenere salvezza e vendetta. Si mandino messaggi e messaggeri a procurarci subito alleati, mai così pochi e mai più necessari. (Escono entrando nel castello) SCENA II -Londra, una strada Entrano Sir John Falstaff e il suo Paggio, un nano che gli cammina dietro portandogli spada e scudo Falstaff - Dunque, gigante, che dice il dottore della mia urina? Paggio - Ha detto, signoria, chera di per se stessa buona e sana ma che il soggetto al quale essa appartiene potrebbe avere addosso più malanni che non ne sappia la sua scienza medica. Falstaff - Uomini dogni tacca e professione si fanno belli a prendermi a dileggio. Il cervello di quellimmondo impasto di creta e balordaggine che è luomo non sa inventare nulla per far ridere che non sia stato inventato da me o su di me; perché io sono arguto non soltanto per esserlo in me stesso, ma perché suscito arguzia negli altri. Ecco, vedi, io ti cammino avanti come una scrofa che abbia soffocato tutti i suoi porcellini, eccetto uno. Se il principe non tha assegnato a me per far spiccare agli occhi della gente la mole del mio corpo appetto al tuo, io son uno senza cervello in testa. Mandragola che sei! Altro che fatto per venirmi dietro! Tu sei più adatto a fare da ornamento al mio berretto, figlio di puttana! Fino ad oggi non mera mai successo davere come scorta e servitore una tal figuretta da cammeo di quelle che sintagliano nellagata; ma io non tincastonerò, vedrai, né in oro, né in argento; ti rispedirò indietro al tuo padrone in vil paludamento; che ti si metta lui per ornamento, lo sbarbatello, cui non spunta ancora un sol pelo sul mento. Farà prima a venire fuori una grossa peluria sulla mia palma, che un solo peletto sulla sua guancia; e nonostante ciò, non esita un istante a proclamare che la sua è la faccia dun reale ! Gliela finisca Dio quando vorrà; per ora non ha un pelo che lingombri. E se davvero è di conio regale, se la conservi pur così per sé, ché di certo nessun barbitonsore ci caverebbe, a raderla, sei soldi ; e intanto lui va facendo il galletto quasi fosse già stato un uomo fatto fin dal tempo che il padre era uno scapolo. Per me, si tenga pure la sua grazia , ma la mia lha perduta quasi tutta. Di ciò può essere più che sicuro. E che tha detto Mastro Calabrone circa quel raso per la mia mantella e le mie braghe, che tha detto, eh? Paggio - Ha detto che dovreste procurargli, monsignore, una garanzia migliore di quella con lavallo di Bardolfo. Non è disposto ad accettare impegni né dalla parte sua né dalla vostra; la vostra sicurtà non gli sta bene. Falstaff - Che sia dannato, come lEpulone ! E Dio voglia che a questo Achitofello bruci la lingua, più di quello vero! Gran figlio di puttana, ciarlatano, tutto salamelecchi e signorsì!... Menare per il naso un gentiluomo ed impuntarsi sulla garanzia! Questi bastardi di zucche pelate che portano calzari alti una spanna con grossi mazzi di chiavi alla cintola ! E se un bravuomo si rivolge a loro per un modesto credito dacquisto, ecco che vogliono la sicurtà! Ma io mi faccio riempire il becco magari col veleno per i topi piuttosto che lasciarmelo tappare con questa maledetta sicurtà! Quantè vero che sono un cavaliere, mi sarei aspettato da costui ventidue yarde dun ottimo raso, e lui mi manda a dire sicurtà! Bene, ci dorma pure, in sicurtà! Perché la cornucopia ce lha in casa, da cui la leggerezza della moglie traspare con chiarezza cristallina... ma lui non è capace di vederla anche sè il becco della sua lucerna a fargli luce... Ma dovè Bardolfo? Paggio - È andato a Smithfield , vostra signoria, ad acquistare un cavallo per voi. Falstaff - Così io ho comprato lui a San Paolo , e lui mi compera un cavallo a Smithfield. Non mi manca che prendermi una moglie in un bordello, e sarò ben servito ben montato e benissimo ammogliato . Entra il Lord giudice supremo con un servo Paggio - Signore, sta arrivando il nobiluomo che fece mettere in prigione il Principe perché questi laveva schiaffeggiato a causa di Bardolfo. Falstaff - (Svignandosela) Andiamo; seguimi, non ho nessuna voglia dincontrarlo. (Infila un vicolo seguito dal paggio) Giudice - (Al servo) Chi è quello che svicola di là? Servo - È Sir John Falstaff, Vostra signoria. Giudice - Quello che fu citato per rapina? Servo - Appunto, monsignore; ma da allora ha combattuto egregiamente a Shrewsbury, ed al momento, a quanto sento dire, sta per partire per una missione al servizio del Principe di Lancaster. Giudice - Che! A York?... Richiamamelo indietro. Servo - (Chiamando) Sir John Falstaff... Sir John... Falstaff - (Al paggio, voltandosi) Ragazzo, va, vagli a dire che il tuo padrone è sordo. Paggio - (Al servo del giudice) Vi dispiace parlare un po più forte? Il mio padrone è sordo. Giudice - Sordo, eh, sì! Sicuro! Sordo ad ogni voce onesta! (Al suo servo) Prendilo per un braccio, se non sente, e conducilo qui. Debbo parlagli. Servo - (Fa per afferrare Falstaff per il braccio, ma non gli riesce che di tirargli la manica, come chi voglia chieder lelemosina) Sir John... Falstaff - Un ragazzone come te, grande e grosso, che chiede lelemosina? Non cè più da arruolarsi per la guerra? Non ci sono più posti di lavoro? Il re non abbisogna più di sudditi? I ribelli non voglion più soldati? Ché può esser magari vergognoso trovarsi a militare da una parte diversa da quelluna chè la tua , ma mendicare è ancor più vergognoso che combattere da questaltra parte, anche se ciò sia senza confronto peggior partito che farsi ribelle. Servo - Signore, vi sbagliate su di me. Falstaff - Perché, ho detto che sei un uomo onesto? Se avessi detto questo, mettendo a parte la mia qualità di cavaliere nonché di soldato , avrei proprio mentito per la gola. Servo - Vi prego allora di metter da parte cavaliere e soldato che voi dite, e consentire a me di dichiararvi, signore, che mentite per la gola se dite chio non sono un uomo onesto. Falstaff - Io consentire a te di dirmi questo? E per farlo dovrei lasciar da parte qualcosa che fa parte di me stesso? Perdio, se avrai da me questo consenso, fammi impiccare; e se questa licenza te la dovessi prendere tu stesso, meglio faresti ad impiccarti tu! Fuori dai piedi, cane senza fiuto! Fila! Servo - Ma, chi desidera parlarvi, signore, non son io, è il mio padrone. Giudice - (Avvicinandosi) Sì, Sir John Falstaff, io, una parola. Falstaff - (Fintamente cerimonioso) Mio buon signore! Voglia Iddio concedere un lieto giorno a Vostra signoria. Mi rallegro vedervi fuori casa; ho udito che stavate poco bene. Spero non siate uscito, monsignore, senza espresso consiglio del dottore; ché, se non proprio fuor di gioventù, un qualche pizzico di attempatezza, un sapor di salsedine del tempo vossignoria se lo deve sentire. Perciò molto umilmente vi scongiuro daver riguardo alla vostra salute. Giudice - Sir John, già prima che vapparecchiaste a partire per Shrewsbury soldato io vi feci chiamare innanzi a me. Falstaff - (Cambiando discorso) Non vi dispiaccia, Vostra signoria, ma sua maestà, come avete sentito, è tornato da questa sua campagna nel Galles con addosso qualche acciacco ed anche brutto... Giudice - Non vi sto parlando di sua Maestà; vi stavo ricordando che quando foste da me convocato, vi siete ben guardato dal venire. Falstaff - (Sempre seguendo il discorso di prima) ... ed ho saputo inoltre che sua altezza ha avuto unallarmante ricaduta in quella sua dannata apoplessia... Giudice - Beh, che Dio lo guarisca. Ma, vi prego, è di voi che sto parlando. Falstaff - (Come sopra) ... e da quanto mè dato di capire, con licenza di vostra signoria, si tratterebbe, questa apoplessia, duna forma di grave letargia, un torpore che invade tutto il sangue e dà un noioso sibilo agli orecchi... Giudice - Sia quel che sia, a me venite a dirlo? Falstaff - (Come sopra) ... e allorigine di questo disturbo son gli affanni, le cure ed i pensieri che affaticano e turbano il cervello. Le cause che producon questi effetti le ho lette nel trattato di Galeno: chi nè colpito è come fosse sordo. Giudice - Sordo mi sembra lo siate anche voi, visto che non sentite quel che dico. Falstaff - Esatto, monsignore, più che esatto! Anzi, se non dispiace a Vostro onore, la malattia da cui sono colpito è proprio quella di non ascoltare, di non fare attenzione a chi mi parla. Giudice - Un bel paio di ceppi alle caviglie sarebbe certamente un buon rimedio per ridare ludito ai vostri orecchi. E volentieri vi farei da medico. Falstaff - Eh, sapete, eccellenza, io, al pari di Giobbe, sono povero, ma non son come lui così paziente. Vossignoria può ben somministrarmi per medicina limprigionamento, in ragione della mia povertà; quanto però alla mia disposizione a seguire le vostre prescrizioni è un punto sopra il quale i benpensanti potrebbero nutrire qualche dubbio . Giudice - Io vi mandai quella convocazione quando su di voi pendevan tali accuse da comportar la pena capitale. Falstaff - Ed io, su avviso del mio difensore, dottissimo di leggi militari, pensai non fosse il caso di venire. Giudice - Sir John, insomma, diciamola chiara: voi menate una vita vergognosa. Falstaff - Non potrebbe condurne una diversa uno cui stesse bene la mia cinghia. Giudice - I vostri mezzi sono assai ristretti per una vita sì larga di sperperi . Falstaff - Come vorrei fosse vero il contrario: più larghi i mezzi, più stretta la vita! Giudice - Avete indotto il Principe a traviarsi. Falstaff - È stato il principe a traviare me. Io sono come il cieco panciagrossa, e lui il mio cane. Giudice - Bah, sia come sia, mi ripugna riaprire una ferita appena mo rimarginata. Basta. Il vostro buon comportamento a Shrewsbury ha steso un po di patina dorata sulla rapina notturna di Gadshill . Potete ringraziare linquietudine dellora che viviamo, se vè riuscito di venirne fuori a così poco prezzo. Falstaff - Signor mio... Giudice - Ma dal momento che ora tutto è in ordine, rimanga pur comè; non stiamo a risvegliar lupo che dorme. Falstaff - Eh, sì, svegliare un lupo quando dorme, è male quanto fiutare una volpe . Giudice - Ecco, voi siete come una candela di cui si sia bruciato tutto il meglio. Falstaff - Un cero da festino, dite pure, signore, tutto sego: ché se dovessi dirmi cera la mia mole mavrebbe sconfessato . Giudice - Non cè pelo del vostro bianco mento che non dovrebbe indurvi a mantenere la parte di sussiego che gli spetta. Falstaff - Di sussiegoso grassume, grassume ! Giudice - Seguite ovunque quel giovane principe manco foste il suo angelo cattivo. Falstaff - Ah, no, signore: un angelo cattivo è leggero di peso; mentre a me, almeno spero, chiunque mi guardi maccetta subito, senza pesarmi; pur se per certi aspetti, devo ammetterlo , non ho facile corso. Ma che dire? In tempi di mercanti come questi il merito è così poco apprezzato che il valore è ridotto, quello vero, a far ballare gli orsi nelle fiere, e il suo sagace spirito sprecato a fare loste ed i conti dosteria; e così laltre doti che fan luomo, ridotte come sono tutte quante dalla perversità del nostro tempo, non valgon più dun chicco duva spina. Voi vecchi non considerate al giusto gli slanci di noi giovani: misurate lardor del nostro fegato con lamarezza della vostra bile; ma noi che siamo pure un po più avanti nelletà della nostra giovinezza, siamo anche, devo ammetterlo, oltre che giovani, un po mattacchioni. Giudice - Vi mettete nel novero dei giovani voi, che con tutti i crismi delletà, portate scritto vecchio sulla faccia? Non avete voi locchio lacrimoso, la mano secca, la faccia ingiallita, la barba bianca, le gambe in decrescita? Non avete la voce arrugginita, il fiato corto, il mento a pappagorgia, il cervello infiacchito, ed ogni parte del vostro corpo ridotta ad un rudere? E seguitate a proclamarvi giovane? Ah, Sir John, che vergogna, che vergogna! Falstaff - Vi dirò, monsignore: io sono nato verso le tre dun certo pomeriggio chero in testa già bianco e nelladdome alquanto panciutello; quanto alla voce, mi si è fatta roca a forza di dar voce ai cani, a caccia, e di cantare antifone alla messa. Daddurvi qui altre prove della mia giovinezza non mi merito; vecchio son solo per senno ed intuito; ma chi volesse, mille marchi posta, misurarsi con me nel far capriole, si faccia avanti, consegni la posta, ed io son pronto a fare la scommessa . Quanto al ceffone che vi diede il principe... ve lo diede, lo debbo riconoscere, da principe piuttosto screanzato; mentre voi lo incassaste da signore, devo dirlo, da vero gentiluomo. E non mancai di muovergliene appunto, e ne fa penitenza, il leoncello; ma non col capo cosparso di cenere e con un saio di tela di sacco, ma in un bellabito nuovo di raso, tracannando del buon secco di Spagna . Giudice - Dio mandi al principe miglior compagno. Falstaff - Ed al compagno mandi miglior principe. Di questo qui non so come sbrattarmi. Giudice - Beh, a separarvi ci ha pensato il re. Ho inteso infatti che siete in partenza con sua altezza Giovanni di Lancaster a combattere contro larcivescovo e il conte di Northumberland. Falstaff - Infatti. Ringrazio il vostro spirito sottile per averlo capito. Ma attenzione, voialtri tutti che restate a casa fra i dolci amplessi di Madonna Pace: pregate il cielo che i nostri soldati non abbiano a combattere collafa: perch io porto con me, Signore Iddio, soltanto due camicie di ricambio, e non voglio sudare oltre misura. Se sarà infatti una giornata calda, chio non possa mai più sputare bianco se non avrò come arma da brandire altro che la mia fiasca! Però spuntasse mai allorizzonte unazione importante qualche rischio in cui io non sia buttato dentro! Ma io non sono eterno . È stato sempre vizio degli Inglesi, quando hanno per le mani un buon soggetto, di farne roba da comune impiego. Se proprio ritenete necessario incaponirvi a dir che sono vecchio, dovete allora mettermi a riposo. Volesse il Cielo che questo mio nome non avesse a suonar più sì terribile agli orecchi nemici come adesso! Preferisco piuttosto arrugginire fino alla morte, che venir frullato fino ad esser ridotto al lumicino da questa specie di moto perpetuo. Giudice - Bene, Onestà: mantenetevi onesto, e benedica Iddio la vostra marcia. Falstaff - Vossignoria non sarebbe disposta a prestarmi un migliaio di sterline per completarmi lequipaggiamento? Giudice - Non un soldo, mi spiace, non un soldo. Voi siete un tipo troppo intollerante al portar croci addosso a voi . Addio. Statevi bene. E portate un saluto a mio cugino il conte di Westmoreland. (Escono il Giudice e il Servo) Falstaff - Mi diano in testa con un maglio a tre se gli porto il saluto a suo cugino! Cè unincapacità nelluomo, innata, a separar letà dallavarizia, più che non a tenere separata la carne giovane dalla lussuria; ma luna è castigata dalla gotta, laltra dalla sifilide; ma i mali che sono già per lui codesti due mi dispensano dallindirizzargli anche tutte le mie maledizioni... Di, ragazzo! Paggio - Signore? Falstaff - Quanto denaro cè nella mia borsa? Paggio - Sette grossi e due pence, signoria. Falstaff - A questo mal consunto della borsa non mi riesce di trovar rimedio. Far debito è soltanto un palliativo per prolungare il male, chè inguaribile. Portami questa lettera al mio signore Giovanni di Lancaster, questaltra al principe, questaltra a Westmoreland; questa a Madama Ursula, la tardona cui ogni settimana da quando mi son visto sulla faccia che mi spuntava il primo pelo bianco, prometto di sposarla. Va, fa presto. Al tuo ritorno sai dove trovarmi. (Esce il Paggio) Ah, questa gotta e questo mal francese! Sattaccassero insieme luno con laltro! Perché se non è luno sarà laltra a tormentarmi senza darmi tregua allalluce di tutte e due le piante! Se non andrò più avanti, non importa; ho da me la scusante delle guerre; anzi con questi acciacchi, la pensione sembrerà tanto più giustificata. Buona mente di tutto fa tesoro: saprò far buon mercato dei miei mali. (Esce) SCENA III - York, il palazzo dellArcivescovo Entrano lArcivescovo e i Lords Mowbray, Hastings e Bardolph Arcivescovo - Ecco, dunque, signori, avete udito qual è la causa che noi sosteniamo e quali mezzi abbiamo a sostenerla. Ora vorrei che ciascuno di voi dicesse chiaramente il proprio avviso sulle nostre speranze di successo. Prima di tutti voi, Lord Maresciallo . Che ne dite? Mowbray - Vi do il mio pieno accordo sulle ragioni della nostra lotta, ma gradirei più ampie spiegazioni sul modo come, con i nostri mezzi, saremo in condizione di far fronte con sufficienti forze militari al poderoso esercito del re. Hastings - Al momento le nostre forze in campo sommano a venticinquemila uomini, tutti elementi scelti ed addestrati; pei rinforzi nutriamo ampie speranze dalla parte del nobile Northumberland nel cui petto divampa sempre il fuoco dei numerosi oltraggi ricevuti. Bardolph - Allora la questione è di sapere se i nostri venticinquemila uomini siano bastanti a reggere lo sforzo anche senza laiuto di Northumberland. Hastings - Con lui possiamo. Bardolph - Già, ma qui sta il punto. Se si pensa che siamo troppo deboli nellevenienza che questi rinforzi ci vengano a mancare, è mio giudizio che non dovremmo avventurarci troppo finché non ci saremo assicurati questaiuto; perché in unintrapresa che si presenta così sanguinosa come la nostra, non si può far calcolo su ipotesi, speranze, aspettative dincerti aiuti. Arcivescovo - Molto giusto, Bardolph! È stata appunto questa levenienza occorsa al giovane Sperone Ardente a Shrewsbury. Bardolph - Infatti, monsignore: perché anche lui sera imbottito il petto di speranze, nutrendosi dellaria di promesse di aiuti e di rinforzi, illudendosi nellaspettativa duna armata che risultò alla fine inferiore al più piccolo suo calcolo; e così, con laccesa fantasia propria delle persone allucinate condusse le sue truppe a morte certa, e si precipitò, ad occhi chiusi, nel baratro del pieno annientamento. Hastings - Eppure, se mè consentito dirlo, mai recò danno prospettarsi eventi e forme da cui trar qualche speranza. Bardolph - E invece sì, può recar danno, e molto, nel caso di una guerra come questa, in cui lazione armata, già avviata, non può vivere solo di speranza; come allinizio della primavera noi vediamo spuntar le prime gemme che la speranza non ci garantisce che maturino in frutto, o le distrugga la morsa del gelo. Quando vogliamo edificar qualcosa, prima facciamo il rilievo dellarea, poi tracciamo la pianta, e sul progetto stimiamo il costo della costruzione; e se troviamo chesso eccede i limiti della spesa che abbiamo disponibile, che cosaltro facciamo di diverso se non ridisegnar tutto il progetto, riducendone il numero dei vani, o, se no, rinunciando a costruire? Così, a maggior ragione, in una grande impresa come questa che vuol dir quasi rovesciare un regno e provvedere a edificarne un altro - è necessario esaminare bene larea sopra la quale edificare, la sicurezza delle fondamenta; interpellare esperti capimastro, accertarsi che i fondi disponibili siano bastanti a sostenere lopera; soppesare gli aspetti negativi. Succederà, se no, di rafforzarci soltanto con le cifre sulla carta, usando solo nomi in luogo duomini come chi progettasse un edificio senza disporre dei mezzi per farlo; talché a metà dellopera si ritrova costretto a rinunciare, lasciandola come creatura nuda esposta al lacrimare delle nuvole ed alla tirannia del crudo inverno. Hastings - Sia pur così. Si dia pur per ammesso che le nostre speranze - che pur promettono un felice parto - abortiscano, e che la forza attuale è tutto ciò di cui possiam disporre senza contare su un sol uomo in più. Ebbene, io credo che pure in tal numero rappresentiamo un sufficiente nerbo per tener testa allesercito regio. Bardolph - Ed in che modo? Il re, secondo voi, non ha che venticinquemila uomini? Hastings - Non più di tanti, anzi ancora meno, secondo i nostri calcoli, Lord Bardolph. Data la turbolenza del momento, ha dovuto spartire le sue forze su tre fronti: contro i francesi uno, contro Glendower, lo scozzese, un altro; sicché non gli può essere rimasto più dun terzo da usar contro di noi. Così linfermo re è spaccato in tre, e le sue casse, già quasi esaurite, suonano a vuoto e piangono miseria. Arcivescovo - Non mi par perciò sia da temere chegli possa riunire i tre monconi e scagliarceli contro tutti e tre. Hastings - Si lascerebbe sguarnite le spalle, se lo facesse, e francesi e gallesi si metterebbero alle sue calcagna. No, no, niente paura. Bardolph - Chi sarà a comandare le sue truppe destinate a marciar contro di noi? Hastings - Il Principe di Lancaster e Westmoreland; egli in persona con Enrico Monmouth contro i gallesi; nulla so di certo su chi sia stato designato a capo contro i francesi. Arcivescovo - Su, dunque, allazione! E proclamiamo in pubblico i motivi che ci hanno spinti alla rivolta armata. La nazione sè fatta insofferente di colui chessa stessa sera scelta. Il troppo amore li ha tutti saziati. Chi costruisce sul cuore del volgo sempre si troverà come dimora una casa malferma e vacillante. O stolta moltitudine plebea, con che alto fragor dacclamazioni non hai tu scosso la volta del cielo nellosannare e benedire Bolingbroke prima chei fosse quale lo volevi! Ed ora che hai saziata questa voglia, bestia vorace, ne sei sì satolla da stimolar te stessa a vomitarlo! Così, così, volgar cagna plebea, tu liberasti lingordo tuo stomaco della regal persona di Riccardo; ed ora ti vorresti ringozzare il morto che volesti rigettare, e lo richiami a te con urli e sberci... Che fiducia riporre in questi tempi, se quegli stessi che Riccardo vivo vollero morto, vanno spasimando per la tomba che adesso lo racchiude? E tu che sul suo capo consacrato facesti piover manciate di cenere quando, attraverso la superba Londra, egli si trascinava sospirando alle calcagna dellidolo Bolingbroke, sei quella stessa gente che ora grida: O terra, terra, rendici quel re, e riprenditi questo in vece sua!. Ah, maledetto pensare degli uomini per il quale il passato e lavvenire sono sempre migliori del presente! Mowbray - Vogliamo dunque radunar le truppe e marciare? Hastings - Siam sudditi del tempo; e il tempo ci comanda di partire. (Escono) |