Cantico di Natale

Charles Dickens

 

traduzione di Federico Verdinois

 

Strofa Prima

 

Lo spettro di Marley

 

Marley, prima di tutto, era morto. Niente dubbio su questo. Il registro mortuario portava le firme del prete, del chierico, dell'appaltatore delle pompe funebri e della persona che aveva guidato il mortoro. Scrooge vi aveva apposto la sua: e il nome di Scrooge, su qualunque fogliaccio fosse scritto, valeva tant'oro. Il vecchio Marley era proprio morto per quanto morto, come diciamo noi, un chiodo di porta.

Badiamo! non voglio mica dare ad intendere che io sappia molto bene che cosa ci sia di morto in un chiodo di porta. Per conto mio, sarei stato disposto a pensare che il pezzo pi morto di tutta la ferrareccia fosse un chiodo di cataletto. Ma poichŽ la saggezza dei nostri nonni sfolgora nelle similitudini, non io vi toccher˜ con sacrilega mano; se no, il paese bell'e ito. Lasciatemi dunque ripetere, solennemente, che Marley era morto com' morto un chiodo di porta.

Sapeva Scrooge di questa morte? Beninteso. Come avrebbe fatto a non saperlo? Scrooge e il morto erano stati soci per non so quanti anni. Scrooge era il suo unico esecutore testamentario, unico amministratore, unico procuratore, unico legatario universale, unico amico, unico guidatore del mortoro. Anzi il nostro Scrooge, che per veritˆ il triste evento non aveva fatto terribilmente spasimare, si mostr˜ sottile uomo d'affari il giorno stesso dei funerali e lo solennizz˜ con un negozio co' fiocchi.

Il ricordo dei funerali mi fa tornare al punto di partenza. Non c' dunque dubbio che Marley era morto. Questo mettiamolo bene in sodo, se no niente di maraviglioso potrˆ scaturire dalla storia che son per narrarvi. Se non fossimo perfettamente convinti che il padre d'Amleto morto prima che s'alzi il sipario, la sua passeggiatina notturna su pei bastioni al vento di levante non ci farebbe maggiore effetto della bisbetica passeggiata di un qualunque attempato galantuomo il quale se n'andasse di notte in un posto ventoso - il cimitero di San Paolo, poniamo - pel solo gusto di sbalordire la melansaggine del proprio figliuolo.

Scrooge non cancell˜ dall'insegna il nome del vecchio Marley. Parecchi anni dopo, leggevasi sempre sulla porta del magazzino: "Scrooge e Marley". La ditta era nota per Scrooge e Marley. Seguiva a volte che qualche novizio agli affari desse a Scrooge ora il nome di Scrooge e ora quello di Marley; ma egli rispondeva a tutti e due. Per lui era tutt'una cosa.

Oh! ma che stretta sapevano avere le benedette mani di cotesto Scrooge! come adunghiavano, spremevano, torcevano, scuoiavano, artigliavano le mani del vecchio lesina peccatore! Aspro e tagliente come una pietra focaia, dalla quale nessun acciaio al mondo aveva mai fatto schizzare una generosa scintilla; chiuso, sigillato, solitario come un'ostrica. Il freddo che aveva di dentro gli gelava il viso decrepito, gli cincischiava il naso puntuto, gli accrespava le guance, gli stecchiva il portamento, gli facea rossi gli occhi e turchinucce le labbra sottili, si mostrava fuori in una voce acre che pareva di raspa. Sul capo, nelle sopracciglie, sul mento asciutto gli biancheggiava la brina. La sua bassa temperatura se la portava sempre addosso; gelava il suo studio nŽ giorni canicolari; non lo scaldava di un grado a Natale.

Caldo e freddo non facevano effetto sulla persona di Scrooge. L'estate non gli dava calore, il rigido inverno non lo assiderava. Non c'era vento pi aspro di lui, non c'era neve che cadesse pi fitta, non c'era pioggia pi inesorabile. Il cattivo tempo non sapeva da che parte pigliarlo. L'acquazzone, la neve, la grandine, il nevischio, per un sol verso si potevano vantare di essere da pi di lui: pi di una volta si spargevano con larghezza: Scrooge no, mai.

Nessuno lo fermava mai per via per dirgli con cera allegra: "Come si va, caro il mio Scrooge? a quando una vostra visita?" NŽ un poverello gli chiedeva la pi piccola caritˆ, nŽ un bambino gli domandava che ore fossero, nŽ uomo o donna, una volta sola in tutta la vita loro, si erano rivolti a lui per informarsi della tale o tal'altra strada. Perfino i cani dei ciechi davano a vedere di conoscerlo; scorgendolo di lontano subito si tiravano dietro il padrone in una corte o in un chiassuolo. Poi scodinzolavano un poco, come per dire: "Povero padrone mio, val meglio non aver occhi che avere un mal occhio!"

Ma che gliene premeva a Scrooge! Meglio anzi, ci provava gusto. Sgusciare lungo i sentieri affollati della vita, ammonendo la buona gente di tirarsi in lˆ, era per Scrooge come per un goloso sgranocchiar pasticcini.

Una volta - il pi bel giorno dell'anno, la vigilia di Natale - il vecchio Scrooge se ne stava a sedere tutto affaccendato nel suo banco. Il tempo era freddo, uggioso, tutto nebbia; e si sentiva la gente di fuori andar su e gi, traendo il fiato grosso, fregandosi forte le mani, battendo i piedi per terra per scaldarseli. Gli orologi del vicinato avevano battuto le tre, ma era giˆ quasi notte, se pure il giorno c'era stato. Dalle finestre dei negozi vicini rosseggiavano i lumi come tante macchie sull'aria grigia e spessa. Entrava la nebbia per ogni fessura, per ogni buco di serratura; e cos“ densa era di fuori che, ad onta dell'angustia del vicoletto, le case dirimpetto parevano fantasmi. Davvero, quella nuvola scura che scendeva e scendeva sopra ogni cosa faceva pensare che la Natura, stabilitasi l“ accanto, avesse dato l'aire a una sua grande manifattura di birra.

L'uscio del banco era aperto, per dare agio a Scrooge di tenere d'occhio il suo commesso, il quale, inserito in una celletta pi in lˆ, una specie di cisterna, attendeva a copiar lettere. Scrooge non aveva per sŽ che un fuocherello; ma tanto pi misero era il fuocherello del commesso, che pareva fatto di un sol pezzo di carbone. NŽ c'era verso di accrescerlo, perchŽ la cesta del carbone se la teneva Scrooge con sŽ; e quando per caso il commesso entrava con in mano la paletta, issofatto il principale gli faceva capire che sarebbe stato costretto a dargli il benservito. Epper˜ lo scrivano si avvolgeva al collo il suo fazzoletto bianco e ingegnavasi di scaldarsi alla fiamma della candela: il che, per non essere egli un uomo di gagliarda immaginazione, non gli riusciva nŽ punto nŽ poco.

- Buon Natale, zio! un allegro Natale! Dio vi benedica! - grid˜ una voce gioconda. Era la voce del nipote di Scrooge, piombato nel banco cos“ d'improvviso che lo zio non lo aveva sentito venire.

- Eh via! - rispose Scrooge - sciocchezze! -

S'era cos“ ben scaldato, a furia di correre nella nebbia e nel gelo, cotesto nipote di Scrooge, che pareva come affocato: aveva la faccia rubiconda e simpatica; gli lucevano gli occhi e fumava ancora il fiato.

- Come, zio, Natale una sciocchezza! - esclam˜ il nipote di Scrooge. - Voi non lo pensate di certo.

- Altro se lo penso! - ribattŽ Scrooge. - Un Natale allegro! o che motivo hai tu di stare allegro? che diritto? Sei povero abbastanza, mi pare.

- Via, via - riprese il nipote ridendo. - Che diritto avete voi di essere triste? che ragione avete di essere uggioso? Siete ricco abbastanza, mi pare. -

Scrooge, che non avea pel momento una risposta migliore, torn˜ al suo "Eh via! sciocchezze."

- Non siate cos“ di malumore, zio - disse il nipote.

- Sfido io a non esserlo - ribattŽ lo zio - quando s'ha da vivere in un mondaccio di matti com' questo. Un Natale allegro! Al diavolo il Natale con tutta l'allegria! O che altro il Natale se non un giorno di scadenze quando non s'hanno danari; un giorno in cui ci si trova pi vecchi di un anno e nemmeno di un'ora pi ricchi; un giorno di chiusura di bilancio che ci dˆ, dopo dodici mesi, la bella soddisfazione di non trovare una sola partita all'attivo? Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto "allegro Natale" in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. S“, proprio!

- Zio! - preg˜ il nipote.

- Nipote! - rimbecc˜ accigliato lo zio, - tieniti il tuo Natale tu, e lasciami il mio.

- Il vostro Natale! ma che Natale il vostro, se voi non ne fate?

- Vuol dire che cos“ mi piace, e tu non mi rompere il capo. Buon pro ti faccia il tuo Natale! E davvero che te n'ha fatto del bene fino adesso!

- Di molte cose buone sono stato io a non voler profittare, quest' certo - rispose il nipote; - e il Natale fra l'altre. - Ma il fatto che io ho tenuto sempre il giorno di Natale, quando tornato - lasciando stare il rispetto dovuto al suo sacro nome, se si pu˜ lasciarlo stare - come un bel giorno, un giorno in cui ci si vuol bene, si fa la caritˆ, si perdona e ci si spassa: il solo giorno del calendario, in cui uomini e donne per mutuo accordo pare che aprano il cuore e pensino alla povera gente come a compagni di viaggio verso la tomba e non giˆ come ad un'altra razza di creature avviata per altri sentieri. Epper˜, zio, benchŽ non mi abbia mai cacciato in tasca la croce di un soldo, io credo che il Natale m'abbia fatto del bene e me ne farˆ. Evviva dunque il Natale! -

Il commesso non si seppe tenere dall'applaudire dal fondo della sua cisterna; ma, subito accortosi del marrone, si di ad attizzare il fuoco e riusc“ ad estinguere l'ultima scintilla.

- Un altro di cotesti rumori dalla vostra parte - disse Scrooge - e ve lo dar˜ io il Natale con un bravo benservito. Sei davvero un parlatore coi fiocchi - sopraggiunse volgendosi al nipote. - Mi sorprende che non ti ficchino in Parlamento.

- Non andate in collera, zio. Ors, vi aspettiamo domani sera a pranzo. -

Scrooge rispose che piuttosto lo volea vedere all'inf... S“ davvero, la disse tutta la parola. Allora, forse, avrebbe accettato l'invito.

- Ma perchŽ? - esclam˜ il nipote. - PerchŽ?

- PerchŽ diamine ti sei accasato? - domand˜ Scrooge.

- PerchŽ ero innamorato.

- PerchŽ eri innamorato! - grugn“ Scrooge, come se cotesta fosse l'unica cosa al mondo pi ridicola di un allegro Natale. - Buona sera!

- Ma voi, zio, non siete mai venuto a trovarmi prima. PerchŽ mo' vi appigliate a cotesto pretesto?

- Buona sera, - disse Scrooge.

- Niente voglio da voi; niente vi chiedo: perchŽ non dobbiamo essere amici?

- Buona sera, - disse Scrooge.

- Mi fa pena, proprio, di trovarvi cos“ ostinato. Tra noi non ci sono mai stati dissapori, ch'io ci abbia avuto colpa. Ho voluto fare questa prova in onore di Natale, e il mio buonumore di Natale lo serber˜ fino in fondo. Buon Natale dunque zio mio!

- Buona sera, - disse Scrooge.

- E buon principio d'anno per giunta!

- Buona sera, - disse Scrooge.

Il nipote se n'and˜.

NŽ il nipote si lasci˜ sfuggire di bocca una sola parola dispettosa. And˜ via tranquillo e si ferm˜ un momento alla porta esterna per fare i suoi auguri al commesso, il quale, gelato com'era, aveva per˜ addosso pi calore di Scrooge, perchŽ cordialmente li ricambi˜.

- Eccone un altro - borbott˜ Scrooge che l'aveva udito: - il mio commesso, con quindici scellini la settimana, moglie e figliuoli, che parla di buon Natale. Mi chiuder˜ nel manicomio. -

Cotesto lunatico intanto, facendo uscire il nipote di Scrooge, aveva introdotto due altre persone. All'aspetto ed ai modi erano gentiluomini: si cavarono il cappello e s'inchinarono a Scrooge. Avevano in mano fogli e quaderni.

- Scrooge e Marley, credo? - disse uno de' due guardando a una sua lista. - Ho io l'onore di parlare al signor Scrooge o al signor Marley?

- Il signor Marley - rispose Scrooge - morto da sette anni. Mor“ sette anni fa, proprio questa notte.

- Non dubitiamo punto - riprese a dire quel signore, presentando le sue credenziali - che la sua liberalitˆ abbia nel socio sopravvivente un degno rappresentante. -

Cos“ senz'altro doveva essere; perchŽ i due soci erano stati come due anime in un nocciolo. Alla malaugurosa parola "liberalitˆ" Scrooge aggrott˜ le ciglia, croll˜ il capo e restitu“ le credenziali.

- In questa gioconda ricorrenza, signor Scrooge - disse quel signore, prendendo una penna, - pi che mai desiderabile il raccogliere qualche tenue soccorso per la povera gente sulla quale ricade tutto il rigore della stagione. Ce n'ha migliaia che mancano dello stretto necessario; centinaia di migliaia cui fa difetto il menomo benessere.

- Non ci sono prigioni? - domand˜ Scrooge.

- Molte anzi - rispose l'altro posando la penna.

- E gli Ospizi? gli hanno chiusi forse?

- No davvero; cos“ si potesse!

- SicchŽ il mulino de' forzati e la legge su' poveri son sempre in vigore?

- Sempre, ed hanno anche un gran da fare.

- Oh! io avevo temuto alle vostre prime parole, che qualche malanno avesse rovinato coteste utili istituzioni, - disse Scrooge. - Mi fa piacere di sentire il contrario.

- Mossi dal pensiero che esse non procacciano alla moltitudine un qualunque benessere cristiano di anima o di corpo - rispose quel signore - alcuni di noi si danno attorno per raccogliere un tanto da comprare ai poveri un po' di cibo e un po' di carbone. Scegliamo quest'epoca, come quella in cui il bisogno pi acuto e l'abbondanza rallegra. Per che somma volete che vi segni?

- Per niente! - rispose Scrooge.

- Vi piace serbar l'anonimo?

- Mi piace non essere disturbato. PoichŽ lo volete sapere, signori miei, ecco quel che mi piace. Per conto mio, non mi do bel tempo a Natale, nŽ voglio fornire ai fannulloni i mezzi di darsi bel tempo. Pago la mia brava quota per gli stabilimenti che sapete: costano di molto: chi non sta bene fuori, ci vada.

- Molti non possono, e molti altri preferirebbero la morte.

- Se cos“ , si servano pure - disse Scrooge; - scemerebbe di tanto il soverchio della popolazione. In fondo poi, scusatemi, io non ne so niente.

- Non vi riuscirebbe difficile di saperlo - osserv˜ l'altro.

- Non affar mio - ribattŽ Scrooge. - é giˆ molto che ci si raccapezzi negli affari nostri, senza immischiarci in quelli degli altri. I miei mi pigliano tutta la giornata. Buona sera, signori! -

Vista l'inutilitˆ di ogni altra insistenza, i due gentiluomini si accomiatarono. Scrooge si rimise al lavoro, molto contento del fatto suo e di pi lieto umore che mai non fosse stato.

Intanto la nebbia e le tenebre si facevano cos“ fitte che degli uomini armati di torce correvano per le vie, profferendosi a far da guide alle carrozze. La vecchia torre di una chiesa, la cui campana arcigna pareva guardare a Scrooge dall'alto della sua finestra gotica, divenne invisibile e prese a suonare le ore e i quarti nelle nuvole con un certo prolungato tremolio come se i denti le battessero. Il freddo infier“. Alla cantonata alcuni operai, intenti a restaurare i tubi del gas, avevano acceso un gran fuoco in un braciere, e intorno a questo una mano di uomini e di ragazzi cenciosi s'era raccolta: si scaldavano le mani e battevano le palpebre alla fiamma, beati. La fontanina, abbandonata a sŽ stessa, s'incoronava malinconicamente di ghiacci. I lumi delle botteghe, dove i ramoscelli di agrifoglio crepitavano al calore delle fiamme, facevano rosseggiare le facce pallide dei passanti. Le mostre dei pollaioli e dei salumai erano mostre davvero; e cos“ splendide, da parere quasi impossibile che la volgaritˆ del comprare e del vendere ci avesse niente che vedere. Il lord Mayor, nella sontuositˆ fortificata del suo palazzo, impartiva ordini ai suoi cinquanta cuochi e canovai perchŽ si festeggiasse il Natale come s'addice alla casa di un lord Mayor. E perfino il sartuccio, da lui multato di cinque scellini il luned“ avanti per essere andato attorno ubriaco e assetato di sangue, si dava da fare nella sua soffitta per preparare il pranzetto del giorno appresso, mentre la moglie magrina con in collo la bimba andavano fuori a comprare il pezzo di carne che ci voleva.

E cresceano la nebbia ed il freddo! Un freddo pungente, tagliente, mordente. Se il buon San Dustano, lasciando le solite sue armi, avesse un po' carezzato il naso dello Spirito maligno con un tempo di quella fatta, certo che lo avrebbe fatto strillare come un'aquila. Il proprietario di un miserabile nasetto, rosicchiato dal freddo famelico come un osso dai cani, si ferm˜ davanti allo studio di Scrooge per allietarne l'inquilino con una canzonetta natalizia; ma alle prime parole:

            Dio vi tenga, o buon signore,

            Sano il corpo e allegro il core...

Scrooge die' di piglio alla riga con tanta furia che il cantore scapp˜ atterrito, lasciando libera la porta alla nebbia e alla gelata, meglio adatte al luogo che il canto non fosse.

Arriv˜ l'ora finalmente di chiudere il banco. A malincuore Scrooge smont˜ dal suo sgabello, dando cos“ un tacito segno al commesso, il quale soffi˜ subito sulla candela e si pose il cappello.

- Mi figuro - disse Scrooge - che la giornata di domani la vorrete tutta, eh?

- Se vi piace, signore.

- Non mi piace punto e non giusto. Se vi risecassi per questo un mezza corona, scommetto che vi riterreste trattato male, non cos“? -

Il commesso sbozz˜ un debole sorriso.

- Eppure - prosegu“ Scrooge - a voi non vi pare che io sia trattato male, quando sborso il salario di una giornata per niente. -

Il commesso not˜ che si trattava di una volta all'anno.

- Bella scusa per cacciar le mani nelle tasche d'un galantuomo ogni 25 di dicembre! - esclam˜ Scrooge abbottonandosi il pastrano fin sotto il mento. - Vada per tutta la giornata, poichŽ cos“ ha da essere. E badate almeno a trovarvi qui pi presto del solito doman l'altro! -

Il commesso promise, e Scrooge se n'usc“ grugnendo. Detto fatto, il banco fu chiuso, e il commesso, co' capi del fazzoletto bianco che gli pendevano fin sotto al farsettino (pastrano non ne sfoggiava) se n'and˜ a fare una sdrucciolata sul ghiaccio dietro una brigata di monelli, in onore della vigilia di Natale, e poi diritto a casa a Camden Town per giuocare a mosca cieca.

Scrooge fece il suo malinconico desinare nell'usata malinconica osteria. DiŽ una scorsa a tutti i giornali e si sprofond˜ nel suo squarcetto, ammazz˜ la serata e si avvi˜ a casa per mettersi a letto. Abitava un quartiere, o meglio una sfilata di stanze, giˆ un tempo proprietˆ del socio defunto, in un vecchio e bieco caseggiato che si nascondeva in fondo ad un chiassuolo. Davvero, quel caseggiato in quel posto non si sapeva che vi stesse a fare: si pensava, mal proprio grado, che da bambino, facendo a rimpietterelli con altre case, si fosse rincattucciato l“ e non avesse pi saputo venirne fuori. Oramai s'era fatto vecchio ed arcigno. Non ci abitava che Scrooge: tutte le altre stanze erano date via in fitto per studi di commercio. Era cos“ buio il chiassuolo, che lo stesso Scrooge, pur conoscendolo pietra per pietra, vi brancolava.. La nebbia incombeva cos“ spessa davanti alla porta scura della casa, da far credere che il Genio dell'inverno stesse l“ a sedere sulla soglia, assorto in una lugubre meditazione.

Ora, certo che il picchiotto della porta, oltre ad essere massiccio, non aveva in sŽ niente di speciale. é anche certo che Scrooge, da che abitava l“, l'aveva visto mattina e sera; E lo stesso Scrooge, inoltre, era dotato di cos“ temperata fantasia quanto alcun'altra persona nella City di Londra, compresi, con rispetto parlando, tutti i membri del corpo municipale. Si badi altres“ a questo che Scrooge non aveva pensato un sol momento a Marley, dopo averne ricordato la morte, quel giorno stesso avvenuta sette anni addietro. E dopo di ci˜, mi spieghi chi vuole come seguisse che Scrooge, ficcata che ebbe la chiave nella toppa, vide nel picchiotto, da un momento all'altro, non pi un picchiotto, ma il viso di Marley.

Il viso di Marley. Non avvolgevasi giˆ, come ogni altra cosa intorno, nell'ombra fitta; anzi raggiava un certo bagliore livido come un gambero andato a male in un oscuro ripostiglio. Non era crucciato o feroce; fissava Scrooge come Marley soleva fare, e lo fissava con occhiali da spettro alzati sopra una fronte da spettro. I capelli sollevavansi stranamente quasi mossi da un soffio o da un'aria calda; gli occhi, benchŽ sbarrati, erano immobili; la faccia livida. Una cosa orrenda: se non che l'orrore era estraneo all'espressione di quel viso e in certo modo gli era imposto.

Scrooge si ferm˜ e stette a guardare il fenomeno. Il picchiotto torn˜ ad esser picchiotto.

Non si pu˜ dire ch'egli non trasalisse e che il sangue non gli desse un tuffo, come non gli era mai avvenuto. Nondimeno riafferr˜ la chiave, che aveva lasciato un momento, la gir˜ con forza, entr˜ e accese la candela.

S“; prima di chiudere la porta, stette un po' irresoluto, ed anzi si pieg˜ cautamente a guardare dall'altra parte, quasi temesse di veder scodinzolare fino nella corte il codino di Marley. Ma niente c'era, altro che le capocchie delle viti che reggevano il picchiotto. "Via, via!" disse Scrooge, e sbatacchi˜ la porta.

Rimbomb˜ il rumore per tutta la casa come un tuono. Ogni stanza di sopra, ogni botte nella cantina del vinaio di sotto, echeggi˜ per suo conto. Scrooge non era uomo da aver paura degli echi. Men˜ il paletto alla porta, travers˜ la corte, prese a salir le scale a tutto suo comodo e smoccolando la candela.

Voi mi parlerete di quelle brave gradinate d'una volta su per le quali ci si poteva andare con un tiro a sei; ma io vi so dire che per questa scalinata di Scrooge ci poteva anche salire un carro mortuario, portato di traverso, col timone verso il muro e lo sportello verso la ringhiera; e senza fatica, anche. Del posto ce n'era pi del bisogno. E dovette essere per questo che Scrooge si figur˜ di vedersi davanti uno di cotesti carri che lo precedeva nel buio. Una mezza dozzina di fiammelle di gas non avrebbero bastato a far lume in quel forno; pensate dunque che bel chiarore notturno spandesse intorno la misera candela di Scrooge.

Scrooge andava su, senza curarsene un fico secco: l'oscuritˆ costa poco, e a Scrooge gli piaceva. Se non che, prima di tirarsi dietro la porta massiccia, visit˜ una per una tutte le stanze per vedere se ogni cosa era in regola. Pu˜ darsi che un certo ricordo confuso della faccia con gli occhiali lo spingesse a far questo.

Salotto, camera, stanzone, tutto in ordine. Nessuno sotto la tavola, nessuno sotto il canap; un fuocherello nel caminetto; pronti il cucchiaio e la tazza; il ramino con l'orzo sulla fornacetta (Scrooge aveva una infreddatura di testa). Nessuno sotto il letto; nessuno nel gabinetto; nessuno nella veste da camera, pendente dalla parete in attitudine sospetta. Lo stanzone come al solito: un vecchio parafuoco, un vecchio par di scarpe, due ceste da pesce, un lavamani a tre gambe e un par di molle.

Rassicurato, tir˜ a sŽ la porta e si chiuse, contro il solito, a doppia mandata. Si tolse la cravatta, si cacci˜ nella veste da camera, nelle pantofole e nel berretto da notte; sedette davanti al fuoco per prendere il suo decotto.

Era un fuoco meschino; meno di niente in una notte come quella. Dovette accostarvisi dappresso e quasi covarlo, prima di spremerne il menomo calore. Il caminetto decrepito era stato costruito tanti anni fa da qualche mercante olandese con intorno un ammattonato fiammingo tutto pieno de' fatti della Storia Sacra. Ci erano de' Caini e degli Abeli; figlie de' Faraoni, regine di Saba, messi celesti calanti per l'aria sopra nuvole a foggia di piumini, Abrami, Baldassarri, Apostoli che salpavano in tante salsiere, centinaia di figure da attrarre i suoi pensieri. Eppure, quel cosiffatto viso di Marley, morto da sette anni, veniva come la verga dell'antico profeta ad ingoiare ogni cosa. Se ciascuno di quei mattoni vetriati fosse stato bianco e capace di riprodurre una figura fatta dai minuzzoli de' pensieri di lui, si sarebbero viste senza meno altrettante facce del vecchio Marley.

- Sciocchezze! - disse Scrooge; e si diede a passeggiare su e gi per la camera.

Dopo un poco torn˜ a sedere. Arrovesciando il capo sulla spalliera del seggiolone, gli venne fatto di fermar gli occhi sopra un campanello disusato, che per una ragione o per l'altra comunicava con una camera posta in cima al caseggiato. Con uno stupore grande, con un terrore nuovo, inesplicabile, egli vide quel campanello dondolare un poco. é cos“ dolce era quel dondolio in principio che appena dava un filo di suono; ma di l“ a poco squill˜ con violenza e tutti i campanelli della casa risposero allo squillo stridente.

Dur˜ la cosa forse un minuto, forse mezzo: ma sembr˜ che durasse un'ora. Tutti i campanelli smessero insieme, di botto, come avevano cominciato. Successe a quel suono un rumore di ferramenta, uscente dalle viscere della terra, come se qualcuno strascinasse una sua catena fra le botti della cantina del vinaio. Scrooge si sovvenne allora di aver sentito dire che gli spiriti, nelle case dove ci si sente, strascinano catene.

L'uscio della canova si spalanc˜ con fracasso; il rumore si fece pi forte a terreno; poi si ud“ suonare su per le scale; poi venne difilato verso la camera.

- Eh via, sciocchezze! - disse Scrooge. - Non ci credo mica, io. -

Si fece bianco per˜, quando subito dopo lo spettro trafor˜ la porta massiccia e gli entr˜ in camera, davanti agli occhi. Nel punto stesso la fiamma morente die' un guizzo come se volesse dire: "Lo conosco! é lo spirito di Marley!" e subito ricadde.

Lo stesso viso, proprio lo stesso. Marley col suo codino, col solito panciotto, le brache attillate, gli stivaloni, le cui nappine di seta tentennavano insieme col codino, con le falde del soprabito e co' capelli ritti sul capo. La catena strascinata lo stringeva alla cintola. Era lunga e gli s'avvinghiava attorno come una coda, ed era fatta, come Scrooge ebbe a notare, di scrigni, chiavi, lucchetti, libri mastri, fogliacci e pesanti borse di acciaio. Aveva il corpo trasparente; sicchŽ Scrooge, osservandolo e guardandolo attraverso il panciotto, vedeva i due bottoni di dietro del vestito.

Scrooge avea spesso sentito dire che Marley era un uomo senza visceri, ma soltanto adesso ci credeva.

No davvero, non ci credeva nemmeno. BenchŽ se lo vedesse davanti quello spettro e lo passasse con l'occhio da parte a parte, benchŽ da quegli sguardi impietriti nella morte si sentisse accapponar la pelle, benchŽ notasse perfino l'ordito del fazzoletto che gli copriva il capo e gli s'annodava sotto il mento, al che sulle prime non avea badato, era nondimeno incredulo sempre e lottava contro i propri sensi.

- Che vuol dire ci˜? - interrog˜ Scrooge, freddo e mordace come sempre. - Che volete da me?

- Molto! -

Era la voce di Marley, precisa.

- Chi siete voi?

- Domandami chi fui.

- Bene, chi foste? - disse Scrooge alzando la voce. - Siete un tantino pedante, mi pare, per essere un'ombra.

- In vita, fui il tuo socio, Giacobbe Marley.

- Potreste... sedere? - domand˜ Scrooge guardandolo dubbioso.

- Posso.

- Sedete, dunque. -

Scrooge domand˜ la cosa, per vedere se uno spettro cos“ diafano fosse in grado di pigliare una seggiola; nel caso che no, lo avrebbe costretto ad una spiegazione imbarazzante. Ma lo spettro gli sedette in faccia, dall'altra parte del caminetto, come se non avesse mai fatto altro.

- Tu non credi in me - disse poi.

- No - rispose Scrooge.

- Che altra prova vorresti oltre quella dei sensi?

- Non lo so.

- PerchŽ dubiti dei tuoi sensi?

- PerchŽ un nonnulla basta a turbarli. Un lieve disturbo di stomaco ci muta il bianco in nero. Voi potreste essere un pezzetto di carne mal digerito, uno schizzo di senapa, una briciola di formaggio, un frammento di patata mal cotta. Chiunque siate, c' in voi pi della marmitta che della marmotta! -

Scrooge non si dilettava molto di questi giochetti di parole, nŽ in cuor suo si sentiva adesso corrivo alla celia. Fatto sta che ch'ei si studiava di esser faceto come per distrarsi e per domare il terrore; perchŽ veramente la voce dello Spettro lo faceva rabbrividire fino al midollo delle ossa.

Star l“ a sedere, fissando quelle pupille vitree, e non aprir bocca fosse pure per un momento, sarebbe stato lo stesso che spiritare. Scrooge lo capiva molto bene. C'era anche questo terribile, che lo Spettro si avvolgeva quasi in una propria atmosfera infernale. Non giˆ che Scrooge la sentisse; ma certo che, ad onta della perfetta immobilitˆ dello Spettro, i capelli ritti, le falde del soprabito, le nappine degli stivaloni, tremavano sempre come se mossi dal fiato caldo di un forno.

- Vedete questo steccadenti? - disse Scrooge tornando subito alla carica pel motivo ora detto, e volendo, fosse pure per un istante, sottrarsi allo sguardo impietrito del fantasma.

- Lo vedo - rispose lo Spettro.

- Ma voi non lo guardate nemmeno - disse Scrooge.

- Lo vedo nondimeno - disse ancora lo Spettro.

- Bene! - ribattŽ Scrooge. - Non ho che ad ingozzarlo, e tutto il resto dei miei giorni avrˆ alle calcagna una frotta di spiriti folletti, tutti di mia propria creazione. Sciocchezze. vi dico; sciocchezze! -

A questo lo Spettro di uno strido orrendo, e scosse la catena con cos“ tetro e rovinoso fracasso, che Scrooge si tenne forte alla seggiola per non cadere svenuto. Ma come crebbe il suo terrore, quando, togliendosi lo Spettro la benda che gli fasciava il capo, quasi sentisse troppo caldo, la mascella inferiore gli ricasc˜ sul petto!

Scrooge cadde ginocchioni e si strinse la faccia nelle mani.

- Grazia! - esclam˜. - Terribile apparizione, perchŽ mi fate paura?

- Uomo dall'anima mondana! - rispose lo Spettro, - credi adesso o non credi?

- Credo - balbett˜ Scrooge, - debbo credere. Ma perchŽ mai gli spiriti vanno attorno e perchŽ vengono da me?

- Deve ogni uomo - rispose lo Spettro - con l'anima che ha dentro girare in mezzo ai suoi simili, viaggiare il pi che pu˜; se non lo fa in vita, condannato a farlo in morte. é dannato ad errare pel mondo, oh me infelice! a vedere il bene senza poterlo godere, quel bene che avrebbe potuto dividere con gli altri sulla terra e che avrebbe fatto la sua felicitˆ! -

Qui lo Spettro mise un altro strido, squass˜ la catena, si torse le mani diafane.

- Siete incatenato - osserv˜ Scrooge, tremando. - PerchŽ?

- Porto la catena che mi son fabbricato in vita - rispose lo Spettro. - L'ho fatta io stesso anello per anello, pezzo a pezzo; io stesso me la cinsi per volontˆ mia, e di volontˆ mia la portai. Ti par nuova forse a te? -

Scrooge tremava sempre pi forte.

- O vorresti sapere - prosegu“ lo Spettro - il peso e la lunghezza della gomena che porti tu stesso? Era per l'appunto lunga e grave come questa mia, sette anni fa. Ci hai lavorato poi. Una catena di gran valore, adesso! -

Scrooge si guard˜ intorno per terra, figurandosi di vedersi avviluppato in cinquanta o sessanta metri di gomena ferrata: ma niente vide.

- Giacobbe - disse supplichevole. - Mio vecchio Giacobbe Marley, ditemi qualche altra cosa. Datemi un po' di consolazione, Giacobbe mio!

- Nessuna consolazione da me - rispose lo Spettro. - Altre regioni le mandano, o Ebenezer Scrooge, altri ministri le portano, altri uomini le ricevono. NŽ ti posso dire tutto quel che vorrei: poche altre parole, e basta. A me non concesso un momento di riposo o d'indugio. Il mio spirito non varc˜ mai la soglia del nostro banco, bada bene!; da vivo, il mio spirito non usc“ mai dai limiti angusti del nostro stambugio. Lunghi e faticosi viaggi mi aspettano oramai! -

Soleva Scrooge, quante volte prendesse a meditare, cacciarsi le mani nelle tasche delle brache. Cos“ fece adesso, ruminando le cose dette dallo Spettro; ma non alz˜ gli occhi e stette sempre ginocchioni.

- Bisogna dire che siete andato un po' lento, Giacobbe mio - not˜ Scrooge, da uomo d'affari, ma con deferente umiltˆ.

- Lento! - ripetŽ lo Spettro.

- Morto da sette anni e sempre in viaggio?

- Sempre. NŽ riposo, nŽ pace: Tortura assidua del rimorso.

- Viaggiate presto?

- Sulle ali del vento.

- Ne avrete visto dei paesi in sette anni! - mormor˜ Scrooge.

Udendo queste parole, lo Spettro mise un altro strido e cos“ terribilmente fece suonar la catena nel silenzio della notte, che la guardia avrebbe avuto ragione di multarlo come disturbatore notturno.

- Oh! schiavo, incatenato, oppresso di ceppi! - url˜ - a non sapere che secoli e secoli di assiduo lavoro compiuto da creature immortali a pro di questa terra passeranno nell'eternitˆ prima che tutto sia sviluppato il bene ond'essa capace; a non sapere che ogni spirito cristiano, pur lavorando nella piccola sfera assegnatagli, qualunque essa sia, troverˆ troppo breve la vita mortale ad esercitare tutti i mezzi innumerevoli del rendersi utile; a non sapere che non c' durata di rammarico la quale ci assolva dalle occasioni perdute nella vita! E questo io ho fatto! e tale ero io!

- Ma voi, Giacobbe, foste sempre un eccellente uomo d'affari, - mormor˜ Scrooge, che incominciava a fare un'applicazione personale di tutto questo.

- Affari! - esclam˜ lo Spettro, tornando a torcersi le mani. - I miei simili erano i miei affari. Il benessere comune, la caritˆ, la misericordia, la sopportazione, la benevolenza, questi erano i miei affari. Nell'oceano immenso dei miei affari le operazioni del mio commercio non erano che una gocciola d'acqua! -

Sollev˜ la catena per quanto il braccio era lungo, come se in quella fosse la causa della sterile angoscia, e torn˜ a sbatterla in terra con fracasso.

- In questa stagione dell'anno cadente - prosegu“ lo Spettro - io soffro di pi. PerchŽ mai, in mezzo alla folla dei miei simili, passavo io con gli occhi abbassati alla terra, perchŽ una volta non gli alzai verso quella stella benedetta che guid˜ un giorno i sapienti ad un povero abituro? Non potevo io forse, io, esser guidato da quella luce ad altri poveri abituri? -

Scrooge, pi che mai atterrito alle parole incalzanti dello Spettro, incominci˜ a tremare come una canna.

- Ascoltami! - comand˜ lo Spettro. - L'ora mia vicina.

- Ascolto - rispose Scrooge. - Ma non calcate la mano, ve ne prego! non mi schiacciate di eloquenza, Giacobbe!

- Come io mi ti mostri in forma visibile, non so. Molti e molti giorni di fila ti sono stato ai fianchi invisibile. -

L'idea non era piacevole. Scrooge rabbrivid“ e si asciug˜ il sudore dalla fronte.

- NŽ questa piccola parte del mio supplizio, - prosegu“ lo spettro. - Son qui stasera per avvertirti che ancora una via t'avanza e una speranza di sfuggire al mio fato. E sono io, Ezeneber, io che ti offro cotesta speranza e cotesta via.

- Voi siete sempre stato per me un buon amico, - disse Scrooge. - Grazie!

- Avrai la visita - soggiunse lo spettro - di tre Spiriti. -

La faccia di Scrooge si fece bianca quasi come quella dello Spettro.

- Ed questa la via, questa la speranza che mi offrite, Giacobbe? - interrog˜ con un filo di voce.

- Questa .

- Io... io davvero ne farei di meno, - disse Scrooge.

- Senza la visita loro, - ammon“ lo Spettro, - tu non eviterai il sentiero che io batto. Aspettati il primo per domani, quando la campana avrˆ battuto un'ora.

- Non potrei - insinu˜ Scrooge - non potrei pigliarli tutti e tre in una volta e farla finita?

- Aspetterai il secondo la notte appresso alla stessa ora. Il terzo, la terza notte, all'ultima vibrazione della dodicesima ora. Me, non mi vedrai pi; ma ricordati, per amor tuo, ricordati di quanto accaduto tra noi! -

Ci˜ detto, lo spettro tolse il fazzoletto dalla tavola e se lo avvolse come prima, intorno al capo. Scrooge se n'accorse dallo scricchiolio dei denti quando le mascelle si urtarono, strette dalla benda. Alz˜ gli occhi dubbiosi e si ritrov˜ ritto davanti il suo visitatore soprannaturale, con la catena avvolta al braccio.

L'apparizione si scost˜ rinculando; ad ogni suo passo, la finestra si apriva un poco, sicchŽ, quando lo Spettro vi giunse, era spalancata. Lo Spettro fece un cenno, Scrooge si accost˜. Quando furono due passi distanti, lo Spettro alz˜ la mano perchŽ si fermasse. Scrooge si ferm˜.

Pi dell'obbedienza potevano in lui la stupefazione ed il terrore; perchŽ, all'alzarsi di quella mano, egli ud“ dei rumori confusi nell'aria; suoni incoerenti di dolore e di disperazione; sospiri e guai di profonda angoscia e di rimorso. Lo Spettro, stato un po' in ascolto, si un“ al funebre coro e si dilegu˜ nella oscuritˆ della notte.

Scrooge, nell'agonia della curiositˆ, corse alla finestra e guard˜ di fuori.

L'aria era piena di fantasmi, che erravano di qua e di lˆ senza posa, traendo guai. Ciascuno, come lo spettro di Marley, trascinava una catena; ce n'erano di quelli incatenati insieme, ed erano forse membri di governi malvagi; nessuno era libero. Molti, da vivi, erano stati conoscenze personali di Scrooge. Era stato intrinseco con un vecchio spettro in panciotto bianco, con un enorme scrigno ferrato attaccato alla caviglia, il quale disperatamente piangeva per non poter soccorrere una povera donna con in collo un bambino, ch'ei vedeva gi, sulla soglia d'una porta. Il supplizio di tutti loro era questo, senz'altro, di voler entrare nelle faccende umane per fare un po' di bene e di averne per sempre perduto il potere.

Se coteste creature si fossero risolute in nebbia o se la nebbia le avesse avvolte, Scrooge non potea dire. In un sol punto, sparvero gli spettri e tacquero le voci. Torn˜ la notte profonda.

Scrooge chiuse la finestra ed esamin˜ la porta di dove lo Spettro era entrato. Era chiusa a doppia mandata, com'egli stesso con le proprie mani avea fatto. I chiavistelli erano al posto. Gli corse alla bocca: "Sciocchezze!" ma alla prima sillaba si ferm˜ in tronco. Si sentiva stracco, sia dalle fatiche del giorno o dall'ora tarda, sia piuttosto dalla commozione sofferta, dal balenio del mondo invisibile, dalle tristi parole dello Spettro. Tutto vestito com'era se n'and˜ a letto e si addorment˜ all'istante.

 

 

Strofa Seconda

 

Il primo dei tre spiriti.

 

Quando Scrooge si dest˜, era cos“ fitto il buio, che guardando dal letto, ei distingueva appena la finestra trasparente dalle pareti opache della camera. Ficcava nelle tenebre i suoi occhi da furetto, quando all'orologio di una chiesa vicina suonarono i quattro quarti. Scrooge stette in ascolto per sentir l'ora.

Con suo grande stupore, la grave campana pass˜ dai sei colpi ai sette agli otto, e cos“ fino a dodici. Allora tacque. Mezzanotte! erano le due passate quando s'era messo a letto. L'orologio andava male. Qualche ghiacciuolo s'era insinuato nelle ruote. Mezzanotte!

Premette la molla del suo orologio a ripetizione per correggere lo sproposito di quell'altro. Il rapido polso della macchinetta battŽ dodici colpi e s'arrest˜.

- Eh via, non pu˜ essere - disse Scrooge - ch'io abbia dormito tutta una giornata e una seconda notte. Non pu˜ essere che gli abbia pigliato qualche malanno al sole e che sia mezzanotte quando mezzogiorno! -

L'idea era allarmante, sicchŽ egli tiratosi fuori del letto and˜ brancolando verso la finestra. Freg˜ con la manica della veste da camera sui vetri per veder qualche cosa; ma un gran che non arriv˜ a vedere. Vide che la nebbia era fitta e sent“ un freddo indiavolato; nessun rumore per la via, nessuno strepito di gente che corresse su e gi, come senz'altro doveva essere se mai la notte avesse ammazzato il giorno e preso possesso del mondo. Questo fu un gran sollievo, perchŽ, con la soppressione dei giorni, se n'andava in fumo l'eloquenza di certi suoi fogli: "A tre giorni data pagherete per questa mia prima di cambio all'ordine del signor Ebenezer Scrooge..."

Scrooge se ne torn˜ a letto, e messosi a pensare, a ruminare, a mulinare, a stillarsi il cervello sulla stranezza del caso, non ne cav˜ niente di niente. Pi ci pensava, pi s'imbrogliava; e pi si sforzava di non pensare, pi forte ci pensava. Lo spettro di Marley lo turbava assai. Quante volte, dopo maturo esame, risolveva in mente sua che tutto era stato un sogno, subito, come una molla che scattasse, il pensiero tornava indietro e gli ripresentava lo stesso problema da sciogliere: "Era stato o non era stato un sogno?"

Stette cos“ fino a che l'orologio ebbe battuto altri tre quarti, e gli sovvenne allora, di colpo, che lo Spettro gli aveva annunziata una certa visita allo scocco dell'una. Risolvette di star desto fino a che l'ora fosse passata; e, considerando che oramai gli era cos“ facile addormentarsi come volare nella luna, era quello il pi saggio partito cui si potesse appigliare.

Quest'ultimo quarto gli sembr˜ cos“ lungo, che pi di una volta sospett˜ di essersi appisolato e di non aver sentito suonar l'ora. Alla fine uno squillo gli percosse l'orecchio.

- Din, don!

- Un quarto - disse Scrooge contando.

- Din, don!

- Mezz'ora - disse Scrooge.

- Din, don!

- Tre quarti - disse Scrooge.

- Din, don!

- Il tocco - esclam˜ Scrooge trionfante - e nient'altro! -

Avea parlato prima che il colpo battesse, il quale segu“ subito con un suono profondo, cupo, dolente. Una luce improvvisa balen˜ nella camera e le cortine del letto furono tirate.

Dico che le cortine furono tirate da una mano: non giˆ a capo od a piedi, ma proprio in quel punto dove egli avea volta la faccia. Le cortine furono tirate da parte; e Scrooge, balzando a sedere, si trov˜ faccia a faccia con l'essere soprannaturale che le avea tirate, cos“ vicino come io a voi, io che sto in ispirito al vostro fianco.

Era una strana figura, un che tra il bambino ed il vecchio. Per un'arcana lontananza pareva ridotto alle proporzioni infantili. Aveva canuti i capelli, fluenti sul collo e gi per le spalle; ma non una ruga sul viso anzi il rigoglio pi fresco. Lunghe le braccia e muscolose; e cos“ pure le mani, come se dotate di una forza non comune. Di forme delicatissime le gambe e i piedi, nudi a pari delle braccia. Portava una tunica candidissima stretta alla vita da una cintura lucente. In mano teneva un ramoscello di verde agrifoglio; e, per uno strano contrasto a cotesto emblema invernale, avea la tunica tutta adorna di fiori d'estate. Ma la cosa pi singolare era questa, che dal capo gli sprizzava un getto di luce viva pel quale tutte quelle cose si vedevano; ed era per questo senz'altro ch'egli si dovea servire, nei suoi momenti cattivi, di un cappellone a foggia di spegnitoio che ora si teneva sotto il braccio.

Ma nemmeno questa, quando Scrooge l'ebbe guardato meglio, era la stranezza maggiore. PerchŽ, scintillando quella sua cintura in qua e in lˆ con un subito scambio di luce e di ombra, la stessa persona pareva fluttuante e mutevole: ed ora si mostrava con un braccio solo, ora con una gamba, ora con venti gambe o con un par di gambe senza capo o con un capo senza corpo; nŽ delle parti dissolventesi un qualunque tratto si potea scorgere nel buio fitto che le ingoiava. Di botto, tornava a essere come prima, chiaro e ben distinto.

- Siete voi lo Spirito - domand˜ Scrooge - la cui visita m'era stata predetta?

- Sono! -

Soave era la voce, ma cos“ piana che pareva venir da lontano.

- Chi siete e che cosa siete? - domand˜ Scrooge.

- Sono lo Spirito di Natale passato.

- Passato da molto tempo? - chiese Scrooge, badando alla piccolezza del suo interlocutore.

- No. L'ultimo Natale vostro. -

Forse, se qualcuno gliene avesse chiesto, Scrooge non ne avrebbe saputo dire il perchŽ; ma una gran voglia lo pungeva di veder lo Spirito con lo spegnitoio in capo. Epper˜ lo preg˜ che si covrisse.

- E che! - esclam˜ lo Spirito - vuoi tu spegnere cos“ presto con mani profane la luce ch'io mando? Non ti basta di essere stato fra coloro le cui passioni fabbricarono questo cappello e mi hanno dannato a portarlo per anni e secoli calcato sulla fronte! -

Scrooge umilmente dichiar˜ di non avere avuto alcuna intenzione di offenderlo nŽ aver mai fatto cosa per cui lo Spirito dovesse "prender cappello". Os˜ poi domandare che motivo lo aveva fatto venire.

- La tua salute! - rispose lo Spirito.

Scrooge se ne profess˜ obbligatissimo, pensando nondimeno che una notte di riposo non disturbato avrebbe meglio giovato a quello scopo. Lo Spirito, si vede, lo ud“ pensare, perchŽ subito disse:

- Il tuo riscatto, allora. Bada! -

Cos“ dicendo, stese la mano e dolcemente lo prese pel braccio.

- Sorgi e seguimi! -

Invano avrebbe Scrooge allegato che il tempo e l'ora non si addicevano a una passeggiata a piedi; che il letto era caldo e il termometro sotto zero; che tutto il suo vestito si riduceva alla veste da camera, alle pantoffole e al berretto da notte; e che una infreddatura lo tormentava. Non c'era verso di resistere a quella stretta, benchŽ soave come quella di una mano di donna. Si alz˜; ma vedendo che lo spirito si avviava alla finestra, gli s'attacc˜ alla tunica in atto supplichevole.

- Sono un mortale - protest˜ - e potrei anche cadere.

- Che la mia mano ti tocchi qui! - disse lo Spirito ponendogliela sul cuore - e ben alto sarai sostenuto! -

A questo, passarono insieme attraverso il muro, ed ecco si trovarono in aperta campagna, sopra una strada che i campi fiancheggiavano. La cittˆ era scomparsa; non ne avanzava vestigio. Il buio e la nebbia eransi dileguati con essa, ed era una limpida giornata d'inverno, e la neve biancheggiava al sole.

- Dio di misericordia! - esclam˜ Scrooge stringendo le mani e volgendosi intorno. - Qui son venuto su io; qui ho passato la mia fanciullezza! -

Lo Spirito lo guard˜ con dolcezza. Quella sua stretta gentile, benchŽ lieve e istantanea, era sempre sentita dal vecchio. Il quale anche aspirava migliaia di profumi vaganti per l'aria, connessi ciascuno con migliaia di pensieri, e speranze, e gioie, e dolori da gran tempo caduti in oblio.

- Il tuo labbro trema - disse lo Spirito. - é che hai cost“ sulla guancia? -

Scrooge balbett˜, con un insolito balbettio della voce, che quella era una pustoletta, nient'altro. Era pronto a seguire lo Spirito dove meglio gli piacesse.

- Ti ricordi la via? - domand˜ lo Spirito.

- Se me ne ricordo! - esclam˜ Scrooge. - Ci andrei ad occhi chiusi.

- Strano per˜ che per tanti anni te ne sia scordato! - osserv˜ lo Spirito. - Andiamo. -

E andarono per quella via. Scrooge riconosceva ogni cancello, ogni albero, ogni piolo; quand'ecco apparve in distanza un villaggetto, col suo bravo ponte, la sua chiesa, il suo fiume tortuoso. Videro venire al trotto certi cavallini, montati da ragazzi, i quali chiamavano altri ragazzi in biroccino o su qualche carretta, guidati da un fattore. Tutti cotesti ragazzi erano in grande allegria e tante grida si scambiavano che la vasta campagna suonava di una musica gioconda e l'aria stessa rideva in udirla.

- Queste - disse lo Spirito - sono ombre di cose che furono. Non hanno coscienza di noi. -

I lieti viaggiatori si avvicinavano; e via via, Scrooge li riconosceva e diceva il nome di ciascuno. PerchŽ si rallegrava oltre ogni dire in vederli? perchŽ gli brillava la fredda pupilla e il cuore gli di un balzo? perchŽ sent“ un'insolita dolcezza, udendoli augurarsi un allegro Natale, nel punto di separarsi nei crocicchi o nei sentieri traversi per andarsene alle case loro? Che gli premeva a Scrooge di un allegro Natale? Al diavolo il Natale con tutta l'allegria! Che bene gli aveva mai fatto il Natale?

- La scuola non ancora deserta - disse lo Spirito. - C' un ragazzo l“, vedilo, che i compagni hanno lasciato da solo. -

Scrooge disse di riconoscerlo, e un impeto di singhiozzo lo prese alla gola.

Uscirono dalla via maestra per un ben noto sentiero, e presto si avvicinarono ad un fabbricato rossastro, col suo capannuccio in alto e la sua banderuola e in quello una campana sospesa. Era una gran casa, ma caduta in bassa fortuna; deserti gli stanzoni, umide e muffite le pareti, rotte le finestre e sdrucite le porte. I polli chiocciavano e si pavoneggiavano nelle stalle; le rimesse e le tettoie erano preda dell'erba. NŽ la parte interna serbava traccia dell'antico stato; perchŽ, entrando nella corte malinconica e guardando per le porte spalancate di molte sale, videro queste miseramente fornite, fredde, ampie. C'era nell'aria un sentore terrigno, una nuditˆ freddolosa in tutto, che in certo qual modo si associava all'idea dell'alzarsi troppo presto a lume di candela e del non aver molto da mangiare.

Andarono, lo Spirito e Scrooge, di lˆ della corte verso una porta alle spalle della casa. Si apr“ loro davanti, mostrando un camerone nudo e malinconico, che pareva anche pi vuoto di quel che era per certe file di banchi e di leggii. Ad uno di questi, presso un misero fuocherello, leggeva tutto solo un ragazzo; e Scrooge cadde a sedere sopra uno di questi banchi e pianse a riveder sŽ stesso, misero, dimenticato, come allora soleva essere.

Non un'eco latente nella casa, non un rosicchio di topo, non una gocciola cadente nella corte della fontanina gelata a mezzo, non un sospiro fra i rami spogliati di un misero pioppo, non lo sbattimento monotono della porta di un magazzino vuoto, no, non un crepitio del fuoco che non cadesse soave sul cuore di Scrooge, che non gli spremesse pi dolci le lagrime.

Lo Spirito gli sfior˜ il braccio ed accenn˜ al ragazzo leggente. Di botto, un uomo, straniero al vestito, si mostr˜ vivo e vero di lˆ della finestra: portava un'accetta nella cintola e menava per la cavezza un somaro carico di legna.

- Vedi, vedi! - esclam˜ Scrooge in estasi. - é Al“ Babˆ! quel caro vecchio di Al“ Babˆ! Eh, altro se lo riconosco! Un giorno di Natale, quando quel ragazzo l“ avevano lasciato solo qui dentro, egli venne il buon Al“, venne per la prima volta, proprio come adesso. Povero ragazzo! E Valentino, quel birbone di suo fratello; eccoli tutti e due! E quell'altro, come si chiama, che fu deposto mezzo svestito e dormendo alle porte di Damasco: non lo vedete l“ anche lui? E il valletto del Sultano voltato sottosopra dai Genii: eccolo l“ col capo di sotto! Gli sta il dovere! bravo dieci volte! o che c'entrava lui a sposar la Principessa! -

Avrebbero avuto di che stupire i colleghi di Scrooge, se lo avessero udito effondersi in tanta tenerezza con una strana voce tra il pianto e il riso, se avessero veduto quella sua faccia rossa come di fuoco!

- Ecco il pappagallo! - esclam˜ Scrooge. - L'ali verdi e la coda gialla con in capo quel ciuffetto che pare una lattuga; eccolo davvero! "Povero Robinson Crusoe" cos“ gli disse, quando torn˜ a casa dall'aver fatto il giro dell'isola. "Povero Robin, dove sei stato, Robin?" Lui si credeva di sognare, ma niente affatto. Era il pappagallo che parlava, capite. Ed ecco Venerd“ che corre alla piccola baia per mettersi in salvo. Ohe! animo! avanti! -

Poi, con un'insolita rapiditˆ di transizione, esclam˜ compiangendo l'altro sŽ stesso: "Povero ragazzo!" e di nuovo ruppe in lagrime.

- Vorrei - sussurr˜, cacciandosi la mano in tasca e guardandosi attorno, dopo essersi asciugato gli occhi con la manica, vorrei.... ma troppo tardi ormai.

- Che c'? - domand˜ lo Spirito.

- Niente - rispose Scrooge. - Niente. C' stato un ragazzo iersera che cantava alla mia porta una canzonetta di Natale. Vorrei avergli dato qualche cosa, ecco. -

Lo Spirito sorrise meditando e con la mano accenn˜ di tacere. Poi disse: "Vediamo un altro Natale."

Subito il primo Scrooge si fece pi grande e il camerone divenne pi buio e pi sudicio. Screpolavansi usci e finestre; piovevano pezzi d'intonaco e scoprivansi gli assicelli del soffitto. Come ci˜ accadesse, Scrooge lo sapeva quanto voi. Questo sapeva che le cose erano andate cos“ per l'appunto; e che egli stava l“, solo come prima, sempre solo, quando tutti gli altri ragazzi erano scapolati a casa a godersi le buone feste.

Non leggeva ora; andava su e gi, disperato. Scrooge si volse allo Spirito, e tristemente crollando il capo guard˜ con ansia verso la porta.

Questa si apr“. Una ragazzina, molto pi piccola del ragazzo, balz˜ dentro, gli gett˜ le braccia al collo, a pi riprese lo baci˜, chiamandolo: "Caro, caro fratello mio."

- Son venuto a prenderti, caro fratello! - disse la ragazzina, battendo palma a palma e chinandosi dal gran ridere. - Andiamo a casa, a casa, a casa!

- A casa, Fanny? - domand˜ il ragazzo.

- Sicuro! - ribattŽ la bambina tutta gioconda. - A casa per davvero, a casa oggi e sempre. Papˆ tanto pi buono di prima che adesso si sta a casa come in paradiso. Mi parl˜ con tanta dolcezza una certa sera, mentre me n'andavo a letto, che mi feci coraggio e tornai a domandargli se tu potevi venire a casa. S“ che potevi, mi rispose; e mi ha mandato adesso con una carrozza per prenderti. Diventi un uomo, sai! - soggiunse la bambina, aprendo tanto d'occhi; - e qui dentro non ci tornerai pi; e staremo insieme tutti i Natali, capisci, una vera allegria!

- Sei proprio una donna adesso, Fanny! - esclam˜ il ragazzo.

Ella battŽ le mani, di in una risata e fece per toccargli il capo. Ma era troppo piccina, sicchŽ, ridendo sempre, si alz˜ in punta di piedi per abbracciarlo. Poi, nella sua foga infantile, prese a trascinarlo verso la porta; nŽ egli nicchiava, chŽ anzi la seguiva di gran buona voglia.

Una voce terribile grid˜ nella corte: "Portate gi il baule di Scrooge!" E nel punto stesso apparve il maestro di scuola in persona, che squadr˜ il piccolo Scrooge con feroce condiscendenza e lo spavent˜ a dirittura con una stretta di mano. Li men˜ poi, lui e la sorella, nella sala a terreno, vecchia e umida quant'altra mai, dove parevano lividi dal freddo i globi celesti e i mappamondi. Qui cav˜ da uno stipetto una boccia di vino annacquato e un pezzo di mattone in forma di focaccia, offr“ di queste squisitezze ai due giovinetti, e mand˜ fuori un magro servitorello per offrire "qualche cosa" al postiglione, il quale ringrazi˜ tanto tanto il signore, con questo per˜ che se il vino era della stessa vigna che aveva assaggiato prima, se ne stava piuttosto a bocca asciutta. Intanto, il baule di Scrooge era stato legato sull'imperiale, i ragazzi allegramente dissero addio al maestro, balzarono in carrozza, e questa se n'and˜ di trotto gi pel viale del giardino, facendo schizzare come spruzzi di spuma dalle brune foglie delle semprevive la neve e la brina.

- Sempre delicata quella creaturina - disse lo Spirito; - un soffio l'avrebbe fatta appassire. Ma che cuore che aveva!

- Che cuore! - ripetette Scrooge. - Avete ragione, Spirito; nŽ io vi contraddico, che Dio non voglia!

- é morta maritata - disse lo Spirito - e mi pare che avesse dei bambini.

- Uno ne aveva - rispose Scrooge.

- é vero, - disse lo Spirito. - Tuo nipote! -

Scrooge pareva turbato assai e rispose breve: "S“."

BenchŽ proprio in quel punto si lasciassero dietro la scuola, giˆ si trovavano per le vie affaccendate di una cittˆ, dove passavano e ripassavano ombre di uomini, dove si contendevano il passo ombre di carri e carrozze, con tutto il tramestio e il tumulto di una cittˆ viva e vera. Dalle mostre delle botteghe si vedeva chiaro che anche qui si festeggiava Natale; ma era sera e le vie erano illuminate.

Lo Spirito si ferm˜ davanti a un certo magazzino e domand˜ a Scrooge se lo conosceva.

- Se lo conosco! - esclam˜ Scrooge. - Ma non sono stato commesso qui? -

Entrarono. Un vecchio signore in parrucca se ne stava a sedere dietro un banco; e questo era cos“ alto, che se il signore avesse avuto due pollici di pi, avrebbe dato del capo nel soffitto. Non s“ tosto l'ebbe visto, Scrooge grid˜ quasi fuori di sŽ:

- Chi si vede? il vecchio Fezziwig! Dio lo benedica! é proprio lui in carne ed ossa! -

Il vecchio Fezziwig pos˜ la penna e guard˜ all'orologio che giˆ segnava le sette. Si freg˜ le mani; si aggiust˜ il largo panciotto; rise tutto quanto, da capo a piedi; e chiam˜ forte con una voce sonora, gioviale, abbondante:

- Ehi, cost“! Ebenezer! Dick! -

Scrooge giovanotto entr˜ tutto svelto in compagnia dell'altro commesso.

- é desso, Dick Wilkins! - disse Scrooge allo Spirito. - S“ davvero, eccolo l“. Mi voleva un gran bene quel Dick. Povero Dick! caro Dick!

- Ehi, dico, ragazzi! - grid˜ Fezziwig. - Si leva mano per stasera. Non lo sapete ch' la vigilia di Natale? Su, chiudete le imposte! - e allegramente batteva le mani - chiudete, vi dico! uno, due, tre! -

Non si pu˜ credere come i due giovanotti si dessero attorno! Uscirono nella via con le imposte addosso, uno, due, tre - le misero a posto, quattro, cinque, sei - le sbarrarono e chiusero i catenacci, sette, otto, nove - e prima che aveste potuto contare fino a dodici, rieccoli dentro, ansanti come cavalli da corsa.

- Su, svelti! - grid˜ il vecchio Fezziwig, saltando gi dal suo seggiolone con una prestezza meravigliosa. - Fate largo, ragazzi, sgomberate! A te, Dick! da bravo, Ebenezer! -

Sgomberare! Avrebbero fatto uno sgombero in tutta regola sotto gli occhi del vecchio Fezziwig. In meno di niente era fatto. Ogni oggetto mobile fu portato via come se dovesse sparire per sempre dalla vita pubblica; l'impiantito spazzato e annaffiato, smoccolati i lumi, ammontato il carbone sul fuoco; ed ecco mutato il magazzino nella pi acconcia ed asciutta e tiepida sala da ballo che si possa desiderare in una sera d'inverno.

Ed ecco entrare un sonatore di violino col suo scartafaccio, e arrampicarsi sul banco, e mutarlo in orchestra, e tentare certi accordi che parevano dolori di stomaco. Ecco la signora Fezziwig, grassotta e ridanciana. Ecco le tre signorine Fezziwig, raggianti e adorabili, seguite dai sei giovanotti di cui esse spezzavano i cuori. Ecco tutti i giovani e le giovani della casa. Ecco la cameriera col cugino panettiere. Ecco la cuoca col lattivendolo, amico intimo di suo fratello. Ecco il fattorino del magazzino accanto, sospettato di scarsa nutrizione da parte del suo principale, e tutto sollecito di nascondersi dietro la ragazza della bottega dirimpetto, cui la padrona, come tutti sapevano, aveva tirato le orecchie. Eccoli tutti, uno dopo l'altro; l'uno scontroso, l'altro ardito, questi con grazia, quegli con goffaggine, chi tirando e chi spingendo; eccoli tutti, in un modo o nell'altro. Venti coppie in una volta si muovono, si danno la mano, girano in tondo; dieci vengono avanti, tornano indietro; altre giratine parziali in tanti gruppi quante sono le coppie; la prima coppia attempata non mai al suo posto, la prima coppia giovane si slancia fuori di tempo, tutte in ultimo diventano prime coppie e la confusione al colmo e le risate rumoreggiano. A questo, il vecchio Fezziwig batte le mani in segno di alto, grida "bravo!" e il violinista immerge la faccia rubiconda in un boccale di birra, preparato a posta. Ma, sdegnando il riposo, subito riattacca gli accordi, benchŽ non ci siano ballerini, come se il primo suonatore fosse stato trasportato a casa, disfatto, sopra un'imposta, e ch'egli fosse un suonatore nuovo di trinca risoluto ad eclissare il rivale o a morire.

Ci furono altre danze, e poi giuochi di penitenza, e danze da capo, e una focaccia, e il ponce, e un gran pezzo di arrosto rifreddo, e un altro gran pezzo di lesso rifreddo, e i pasticcini, e birra a profusione. Ma il grande effetto della serata venne appresso, quando il violinista (un bricconaccio che sapeva il fatto suo!) inton˜ la contradanza "Sir Roger de Coverly". Si fece avanti il vecchio Fezziwig per ballare con la signora Fezziwig, e a fare da prima coppia, anche. Un bel lavoro! ventiquattro coppie da guidare; quarantotto frugoli co' quali non c'era mica da scherzare, che in tutti modi volevano ballare e che non sapevano che cosa fosse l'andar di passo!

Ma fossero stati il doppio, e tre e quattro volte tanti, il vecchio Fezziwig te li menava come niente, e cos“ pure la signora Fezziwig. In quanto a lei, era degna di lui in tutto e per tutto; e se questo vi par poco, dite voi che altro ho da dire. I polpacci di Fezziwig raggiavano proprio; splendevano qua e lˆ nella danza come due lune; impossibile prevedere le fasi. E quando il vecchio Fezziwig e la signora Fezziwig furono arrivati in fondo alla danza, - avanti, indietro, le mani alla dama, inchino, giro, rigiro, avanti da capo, di nuovo a posto, - il vecchio Fezziwig salt˜ con tanta sveltezza che le gambe parvero saette e ricadde diritto come un fuso.

Battendo le undici, la brigata si sciolse. La coppia Fezziwig, postasi di guardia alla porta, si accommiatarono con una stretta di mano da ciascuno degli invitati, augurando a tutti un allegro Natale. Quando tutti furono partiti, meno i due commessi, anche con questi fecero lo stesso; e cos“ le allegre voci si dileguarono e i due giovanotti se n'andarono a letto sotto un banco della retrobottega.

Durante tutta questa scena, Scrooge avea come farneticato. Con l'altro sŽ stesso, tutta l'anima sua vi aveva preso parte. Riconosceva ogni cosa, si ricordava, godeva, era agitatissimo. Solo quando i visi luminosi dell'altro sŽ stesso e di Dick furono scomparsi, ei si risovvenne dello Spirito e sent“ che questi lo guardava fiso, mentre la luce del capo splendeva del massimo fulgore.

- Niente ci vuole - disse lo Spirito - per inspirare a cotesta povera gente tanta gratitudine.

- Niente! - ripetŽ Scrooge.

Lo Spirito gli fŽ cenno di ascoltare i due commessi, che si espandevano in lode di Fezziwig, e poi disse:

- Non forse vero? Non ha speso che qualche centinaio di lire della vostra moneta mortale. Ti par tanto questo da meritare che lo si levi a cielo?

- Non questo - esclam˜ Scrooge, punto da quella domanda e parlando inconsciamente come l'altro sŽ stesso. - Non questo, Spirito mio. Egli ha modo di farci lieti o tristi; di rendere il nostro servizio grave o leggero, gradito o faticoso. Che il suo potere sia soltanto di parole e di occhiate, di cose cos“ futili che non si possa registrarle e sommarle, che vuol dir ci˜? La felicitˆ che ci dona vale un tesoro. -

Sent“ lo sguardo acuto dello Spirito e si ferm˜ in tronco.

- Che c'? - chiese lo Spirito.

- Niente - rispose Scrooge.

- Eppure - insistette lo Spirito - qualche cosa c'.

- No - disse Scrooge - no. Soltanto vorrei poter dire una o due parole al mio commesso. Ecco. -

L'altro sŽ stesso spense i lumi, mentre egli pronunciava quelle parole; e Scrooge e lo Spirito si trovarono di nuovo insieme all'aria aperta.

- L'ora incalza - disse lo Spirito. - Presto! -

Ci˜ non era detto a Scrooge nŽ ad altri ch'egli vedesse, ma l'effetto fu immediato. Scrooge rivide sŽ stesso. Era adulto, nel fiore della vita. Non aveva ancora i lineamenti aspri di un'etˆ pi matura; ma giˆ portava la prima impronta delle cure e dell'avarizia. C'era nell'occhio una mobilitˆ irrequieta, avida, ardente, che rivelava la passione radicata e dove sarebbe caduta l'ombra dell'albero nascente.

Ei non era solo. Sedeva accanto a una bella fanciulla vestita a bruno. Alla luce dello Spirito, brillavano di lagrime gli occhi di lei.

- Poco importa - diceva ella con dolcezza - poco importa a voi. Un'altra ha preso il mio posto; e se vi vorrˆ tutto il bene che vi avrei voluto io e vi farˆ felice, non ho motivo di lamentarmi.

- Chi altra ha preso il vostro posto? - domand˜ egli.

- Un'altra che di oro.

- Ecco la bella giustizia del mondo! - egli esclam˜. - Siete povero, vi accoppa; cercate di arricchirvi, vi dˆ addosso peggio che mai!

- Voi ne avete troppa paura del mondo - ribattŽ dolcemente la fanciulla. - Tutte le vostre speranze si limitano a questa sola di sottrarvi al suo sordido disprezzo. Io ho veduto le vostre pi nobili aspirazioni cadere ad una ad una fino a che la passione dominante, il lucro, vi ha assorbito. Non forse vero?

- E che perci˜? che male c' se son divenuto pi accorto? Verso di voi non son mica mutato. -

Ella croll˜ il capo.

- Son forse mutato?

- é antica la nostra promessa. Ce la scambiammo quando tutti e due eravamo contenti della povertˆ nostra, aspettando prima o dopo una sorte migliore dal nostro stesso lavoro. Voi s“ che siete mutato. Eravate allora un altro uomo.

- Ero un ragazzo - ribattŽ egli con impazienza

- Ah no! - rispose la fanciulla - la coscienza vi fa sentire che non eravate quel che siete adesso. Io s“. Quel che ci prometteva la felicitˆ quando avevamo un sol cuore, oggi che ne abbiamo due fonte di dolori. Non dir˜ quante volte e con che pena ho pensato a questo. Vi basti che io ci abbia pensato e che possa ora rendervi la vostra parola.

- L'ho mai forse ridomandata?

- A parole, no, mai.

- E in che modo dunque?

- Mutando in tutto, nel carattere, nelle abitudini, nelle aspirazioni, in ogni cosa che vi faceva apprezzare il mio affetto per voi. Se nulla ci fosse stato tra noi - soggiunse la ragazza dolcemente ma con fermezza - ditemi, lo cerchereste ora quell'affetto? Ah, no! -

Mal suo grado, egli parve arrendersi alla giustezza di quella ipotesi. Disse nondimeno, facendosi forza:

- Voi non lo pensate.

- Cos“ potessi pensare altrimenti - ribattŽ ella - e lo sa il cielo se lo vorrei! Quando una veritˆ dolorosa come questa l'ho riconosciuta io stessa, so bene quanto sia forte e irresistibile. Ma se voi foste libero oggi, domani, posso io credere che scegliereste una ragazza senza dote, voi che nei momenti della pi schietta espansione, tutto valutate a peso di guadagno? e se mai per un solo istante voleste tradire il principio che vi governa fino al punto di sposarla, non so io forse che il giorno appresso sareste tormentato dal pentimento? Lo so, ne sono sicura; epper˜ vi rendo la parola; ve la rendo con tutto il cuore, per l'amore di quell'altro che prima eravate. -

Egli fece per rispondere, ma ella prosegu“ voltandosi in lˆ:

- Forse, la memoria del passato me lo fa quasi sperare, forse ne soffrirete. Poco per˜, ben poco, e scaccerete subito ogni ricordo come un sogno vano dal quale fu bene che vi svegliaste. Possiate esser felice nella vita che vi siete scelta! -

Lo lasci˜ e si separarono.

- Spirito! - disse Scrooge, - non mostrarmi altro! Menami a casa: PerchŽ ti diletti a torturarmi?

- Un'altra sola ombra! - esclam˜ lo Spirito.

- No, no, basta! Non voglio vedere altro. Non mostrarmi altro! -

Ma lo Spirito inesorabile lo strinse fra le braccia e lo costrinse a guardare ancora.

Erano altrove e la scena era mutata: una stanza, non vasta nŽ bella, ma comoda ed acconcia. Presso al fuoco d'inverno sedeva una bella giovinetta cos“ somigliante a quella di poc'anzi che Scrooge la credette la stessa, fino a che non scorse proprio lei, l'altra, divenuta ormai una graziosa matrona, seduta di faccia alla figliuola. C'era nella stanza un fracasso dell'altro mondo, per via di una vera nidiata di bambini che Scrooge, nell'agitazione sua, non poteva contare; non erano giˆ, come nella famosa canzone, quaranta ragazzi che se ne stavano cheti come se fossero uno solo, ma invece ciascuno di essi valeva per quaranta. Le conseguenze di ci˜ erano cos“ tumultuose che non si pu˜ dire; ma nessuno se ne dava pensiero; invece madre e figlia se la ridevano cordialmente, e questa, mescolatasi un tratto a quei giuochi, fu subito crudelmente saccheggiata da quei minuscoli briganti. Che cosa non avrei dato io per essere uno di loro... benchŽ cos“ crudele non sarei stato mai, no, no! Per tutto l'oro del mondo non avrei arruffato e tirato gi quei capelli cos“ bene aggiustati; e in quanto alla scarpettina aggraziata, non glie l'avrei mica strappata a forza. Dio mi benedica! nemmeno per salvarmi dalla morte. Un'altra cosa non avrei osato, che quei monelli facevano come se niente fosse: misurarle la vita: perchŽ avrei temuto di esserne punito, rimanendo col braccio incurvato per tutta l'eternitˆ. Eppure, lo confesso, avrei desiderato tanto tanto sfiorare quelle sue labbra, farle qualche domanda perchŽ le aprisse, guardare le ciglia di quegli occhi abbassati senza provocare un rossore, sciogliere quell'onda di capelli di cui un sol ricciolino sarebbe stato un ricordo inestimabile; e in somma avrei voluto avere la libertˆ di un ragazzo ed essere abbastanza uomo da apprezzarne il valore.

Ma ecco, si sente bussare alla porta, e subito con tanta furia vi si scagliano tutti, che la poverina, tutta ridente e con le vesti gualcite, proprio nel mezzo del gruppo tumultuoso, trovasi davanti al babbo che torna a casa in compagnia di un uomo carico di balocchi e doni di Natale. Che strilli acuti, che lotta, che assalti all'indifeso portatore! che scalata gli davano montando sulle seggiole, che frugamenti gli facevano per le tasche, come lo spogliavano dei suoi fagotti, lo afferravano per la cravatta, gli s'appendevano al collo, gli davano pugni nelle reni e calci nelle gambe in segno d'irrefrenabile affezione! che grida di stupore e di giubilo allo svolgere di ogni fagotto! che spavento quello di tutti quando si sorprende il pi piccino nell'atto di cacciarsi in bocca la padella della bambola e lo si sospetta di aver ingoiato un tacchino di zucchero con tutta la tavoletta che lo sostiene! che sollievo immenso nel trovare che non ce n'era niente! che gioia, che gratitudine, che estasi! Tutte cose che non si possono descrivere. Basta sapere che i ragazzi con tutte le loro emozioni uscirono dal salottino, e su per una scaletta, uno dopo l'altro, se n'andarono a dormire, lasciando la calma dove testŽ aveva infuriato la tempesta.

Ed ora Scrooge guard˜ pi intento, perchŽ il padrone di casa, mentre la figliuola si appoggiava a lui con affetto, sedette con lei e con la madre davanti al caminetto; e quando pens˜ che una creatura come quella, graziosa e promettente, gli avrebbe dato il nome di padre e avrebbe fatto fiorire una primavera nel triste inverno della sua vita, si sent“ la vista oscurata dalle lagrime.

- Bella - diceva il marito, sorridendo alla moglie, - oggi ho incontrato un vecchio amico.

- Chi?

- Indovina!

- Come vuoi che faccia?... Zitto, ci sono - soggiunse ridendo come lui. - Il signor Scrooge.

- Per l'appunto. Son passato pel suo banco; e siccome la finestra non era chiusa e una candela ardeva di dentro, non ho potuto fare a meno di vederlo. Il socio, sento dire, in punto di morte; ed ei se ne stava lˆ solo. Solo nel mondo, credo.

- Spirito! - esclam˜ Scrooge con voce soffocata - toglimi di qui!

- Ti ho detto - rispose lo Spirito - che queste son ombre di quel che fu. Non mi devi incolpare, se son ora quel che sono!

- Toglimi di qua! - torn˜ a pregare Scrooge. - Non resisto pi! -

Si volse allo Spirito, e vedendo che questi lo guardava con un certo strano viso nel quale confondevansi tutti i visi apparsigli fino allora, gli si scagli˜ addosso.

- Lasciami! Riportami a casa. Non m'importunare di pi! -

Nella lotta, se tale si potea dire quella in cui lo Spirito, senza visibile resistenza, rimaneva incrollabile e sereno a tutti gli sforzi dell'avversario, Scrooge not˜ che la luce gli brillava sempre pi viva sul capo; e sospettando in quella la cagione dell'influenza sopra di sŽ esercitata, afferr˜ di botto il cappello a spegnitoio e con un rapido movimento glielo fece ingozzare.

Lo Spirito si accasci˜ sotto, in modo da esser tutto coperto dallo spegnitoio; ma per quanta forza mettesse Scrooge a premere con le due mani, non riusciva a nascondere la luce, la quale sfuggiva in onde dal labbro e spandevasi sul suolo.

Ei si sentiva fiaccato e una sonnolenza irresistibile lo vinceva; sentiva anche di trovarsi in camera propria. Di allo spegnitoio un lattone d'addio, allent˜ le mani ed ebbe appena il tempo di raggomitolarsi nel letto prima di cadere in un sonno profondo.

 

 

Strofa Terza

 

Il secondo dei tre spiriti

 

Destato nel pieno di un russo prodigiosamente fragoroso e sorgendo a sedere nel mezzo del letto per raccogliere i suoi pensieri, Scrooge non ebbe bisogno di sentirsi dire che il tocco stava per suonare da capo. Sentiva di esser tornato in sŽ al momento preciso per abboccarsi col secondo messo mandatogli per mezzo di Giacobbe Marley. Se non che, per un molesto ribrezzo che lo pigli˜ pensando a quale delle cortine il novello Spirito si sarebbe affacciato, le apr“ tutte con le proprie mani; poi, rimettendosi a giacere, stette tutto vigile a guardare intorno. Voleva subito affrontar lo Spirito e non giˆ spiritar dalla sorpresa.

Le persone franche, le quali si vantano di non conoscere che un paio di emozioncelle e di star sempre salde ad ogni sorpresa, esprimono la vasta misura del loro coraggio impassibile dicendosi buone cos“ per una partita a birilli come per sbudellare un uomo in duello. Tra i due estremi ci deve essere per˜ un campo piuttosto vasto e variato. Senza osare di mettere Scrooge a quell'altezza, vorrei nondimeno farvi credere ch'egli era pronto a molte e strane apparizioni e che nulla, dalla vista di un bambino a quella di un rinoceronte, gli avrebbe recato un grande stupore.

Ora, l'essere preparato a tutto non volea mica dire ch'ei fosse preparato a niente; e per conseguenza, quando il tocco squill˜ e nessun'ombra apparve, ei fu preso da un violento tremore. Cinque minuti passarono, dieci, quindici, e niente veniva. Egli intanto, sempre giacente sul letto, si vedeva fatto centro di una gran luce rossastra, piovutagli sopra nel punto stesso in cui l'ora era battuta; la quale luce, non essendo altro che luce, era pi spaventevole di una dozzina di spiriti, non potendo egli indovinare che cosa volesse dire e che ne uscirebbe. A momenti, lo pigliava il timore di essere egli stesso un caso interessante di combustione spontanea, senza aver neppure la consolazione di saperlo. Alla fine, per˜, incominci˜ a pensare - come voi ed io avremmo pensato subito, perchŽ le persone estranee al caso sanno sempre egregiamente quel che si dovea fare nel tal caso e lo avrebbero fatto senz'altro - alla fine, dico, incominci˜ a pensare che l'arcana sorgente di cotesta luce spiritica potesse essere nella camera contigua; dalla quale infatti, seguendone i raggi, la si vedea scaturire. Preso da quest'idea, si alz˜ pianamente e se n'and˜ strascicando in pantoffole verso la porta.

Nel punto stesso che metteva la mano sul saliscendi una strana voce lo chiam˜ per nome e gl'impose di venire avanti. Scrooge obbed“.

Era la sua camera, proprio quella, ma trasformata mirabilmente. Pendevano dal soffitto e dalle pareti tante frasche verdeggianti, da formare un vero boschetto, di mezzo al quale le bacche lucenti mandavano raggi di fuoco vivo. Le frondi grinzose delle querce, dell'edera, dell'agrifoglio rimandavano la luce, come specchietti tremolanti; e una vampa cos“ poderosa rumoreggiava su per la gola del camino, che quel gelido focolare non avea mai visto la simile a tempo di Scrooge e di Marley o per molti e molti inverni passati. Ammontati per terra, quasi a formare una specie di trono, vedevansi tacchini, forme di cacio, caccia, polli, gran tocchi di carne rifredda, porcellini di latte, lunghe ghirlande di salsicce, focacce e pasticcini, barili di ostriche, castagne bruciate, mele rubiconde, arance succose, pere melate, ciambelle immani, tazzoni di ponce bollente, che annebbiavano la camera col loro delizioso vapore. Adagiavasi su cotesto giaciglio un allegro Gigante, magnifico all'aspetto, il quale brandiva con la destra una torcia fiammante, quasi a foggia di un corno di Abbondanza, e l'alzava, l'alzava, per gettarne la luce sulla persona di Scrooge nel punto che questi spingeva dentro il capo dalla porta socchiusa.

- Entra! - grid˜ lo Spirito. - Entra! e impara a conoscermi, uomo! -

Scrooge entr˜ timidamente e pieg˜ il capo davanti allo Spirito. Non era pi l'arcigno Scrooge di prima; e benchŽ gli occhi di quello fossero limpidi e buoni, non gli piaceva troppo di incontrarli.

- Io sono lo spirito di questo Natale - disse lo Spirito. - Guardami! -

Scrooge reverente obbed“. Portava lo Spirito una semplice veste verde-cupo, o tunica che fosse, orlata di pelo bianco, la quale con tanta scioltezza gli pendeva indosso, che l'ampio torace sporgeva nudo come sdegnoso di celarsi o difendersi in alcun modo. Anche i piedi, disotto alle ampie pieghe della veste, vedevansi nudi; e sul capo, nessun altro cappello che una ghirlanda d'agrifoglio aggraziata da ghiacciuoli scintillanti. Lunghi e fluenti i riccioli della chioma nera; liberi, come il viso era aperto e geniale, lucido l'occhio, aperta la mano, gioconda la voce, franchi gli atti, ridente l'aspetto. Legata alla cintura portava un'antica guaina, senza lama dentro e tutta mangiata dalla ruggine.

- Un altro come me, - esclam˜ lo Spirito, - tu non l'hai visto mai!

- Mai, - rispose Scrooge.

- Non sei andato attorno co' pi giovani della mia famiglia; voglio dire (perchŽ io sono giovanissimo) i miei fratelli maggiori nati in questi ultimi anni?

- Non mi pare, - disse Scrooge. - temo di no. Avete avuto molti fratelli, Spirito?

- Pi di milleottocento, - rispose lo Spirito.

- Una famiglia tremenda a mantenere! - borbott˜ Scrooge.

Lo Spirito si alz˜.

- Spirito, - preg˜ Scrooge in atto sommesso, - menatemi dove vi piace. Stanotte scorsa sono andato fuori per forza ed ho imparato una lezione che giˆ mi va lavorando dentro. Questa notte qui, se m'avete da insegnar qualche cosa, fate che io ne profitti.

- Tocca la mia veste! -

Scrooge non se lo fece dire due volte e vi si tenne saldo.

Agrifoglio, querce, bacche rosse, edera, tacchini, cacio, polli, caccia, tocchi di carne, porcellini, salsicce, ostriche, focacce, pasticci, frutta, ponce, tutto spar“ all'istante. E cos“ pure la camera, e il fuoco, e la vampa rosseggiante, e l'ora della notte. Ed eccoli tutti e due, la mattina di Natale, per le vie della cittˆ, dove la gente faceva una certa musica barbaresca, ma non affatto spiacente, raschiando la neve davanti alle case o di sopra ai tetti, donde, fra le gioconde acclamazioni dei ragazzi, piovevano le bianche falde e turbinavano nell'aria burrasche artificiali.

Nere parevano le case, pi nere le finestre, tra il bianco e morbido lenzuolo di neve steso sui tetti e la neve, un po' meno pulita, che copriva il suolo. Questa era stata dissodata ed arata in solchi profondi dalle ruote dei carri e delle carrozze; e cotesti solchi, all'incrociarsi delle vie principali, s'intersecavano cento e cento volte, facendo intricati canali nella mota giallognola e nell'acqua diacciata. Il cielo era fosco, e le vie pi anguste erano affogate da una densa nebbia che cadeva in nevischio e in pioggia di atomi fuligginosi, come se tutti i camini della Gran Bretagna avessero preso fuoco di comune accordo e allegramente divampassero. In veritˆ nŽ il tempo era molto allegro nŽ la cittˆ, e nondimeno una certa allegrezza spandevasi intorno che il pi limpido cielo e il pi splendido sole d'estate non avrebbero potuto dare.

PerchŽ la gente che spazzava i tetti era piena di brio e di contentezza; si chiamavano da una casa all'altra, si scambiavano di tanto in tanto una pallottola di neve - proiettile pi innocuo di parecchi frizzi - ridendo cordialmente se coglievano giusto e non meno cordialmente se sbagliavano la mira. Le botteghe dei pollaioli erano ancora mezzo aperte, quelle dei fruttivendoli raggiavano gloriose. Qua, dei grossi panieri di castagne, rotondi, panciuti, simili agli ampi panciotti di vecchi corcontenti, tentennavano fuori della porta, pronti a rovesciarsi nella via della loro apoplettica corpulenza. Lˆ, delle cipolle di Spagna, rossastre, gonfie, lucenti nella loro carnositˆ come frati di Spagna, occhieggiavano furbescamente dall'alto delle scansie alle ragazze che passavano guardando di sottecchi ai rami sospesi di visco. E poi, pere e mele, ammontate in piramidi fiorenti; mazzi di grappoli che la benevolenza del venditore avea sospesi bene in vista, perchŽ la gente si sentisse l'acquolina in bocca e si rinfrescasse gratis et amore; montagne di nocciuole, muscose e brune, che ricordavano con la loro fragranza antiche passeggiate nei boschi dove s'affondava fino alla noce del piede nelle foglie secche; biffins di Norfolk, paffuti e nericci, che rialzavano il giallo degli aranci e dei limoni, e nella compattezza delle succose persone urgevano e pregavano per essere portati a casa bene avvolti nella carta e mangiati dopo desinare. Gli stessi pesci d'oro e d'argento, esposti in tanti boccali fra tanta ricchezza di frutta, benchŽ appartenessero ad una razza malinconica e fredda, si accorgevano in certo modo che qualche cosa d'insolito accadeva, e tutti, grossi e piccini, giravano e rigiravano aprendo la bocca pel loro piccolo mondo in una lenta e tranquilla agitazione.

E le drogherie! oh, le drogherie! chiuse a metˆ, o solo con una o due imposte tolte via; ma che bellezza di spettacolo traverso a quelle aperture! e non era soltanto che le bilance suonassero allegramente sul marmo del banco, o che le forbici tagliassero cos“ svelte lo spago degli involti, o che i barattoli passassero rumoreggiando di mano in mano come bussolotti, o che i profumi mescolati del t e del caff accarezzassero il naso, o che i grappoli di uva passa fossero cos“ pieni e biondi, e le mandorle cos“ candide, e la cannella cos“ lunga e dritta, e cos“ squisite l'altre spezie, e le frutta candite cos“ ben vestite e brillanti di zucchero da commuovere e far sdilinquire i pi freddi spettatori. E non era nemmeno che i fichi fossero sugosi e polputi, o che le susine di Francia arrossissero nella loro agrezza pudica nelle scatole riccamente adorne, o che ogni cosa fosse buona da mangiare e si mostrasse nei suoi abiti della festa natalizia. Ma gli avventori bisognava vedere! gli avventori ansiosi e frettolosi, i quali per godere le provviste della giornata, si rotolavano l'uno sull'altro alla porta, si urtavano co' panieri, lasciavano sul banco la roba comprata, tornavano correndo a riprenderla, facendo cento errori simili con la maggior possibile allegria; mentre il droghiere e i suoi garzoni erano cos“ franchi e gioviali che i lucidi fermagli a cuore dei loro grembiuli potevano passare pei loro cuori, esposti all'osservazione generale e a disposizione di chi pi li volesse.

Ma di l“ a poco le campane chiamarono la buona gente in chiesa o alla cappella, ed eccoli sbucare in frotta dalle vie con gli abiti della festa e i visi pi allegri. E, nel punto stesso, ecco scaturire da vicoletti, androni, chiassuoli, una moltitudine di gente che portava il suo desinare al fornaio. La vista di cotesti poveri festaioli pareva star molto a cuore allo Spirito, il quale, con allato Scrooge, si ferm˜ sulla soglia di un forno, e sollevando i coperchi dei piatti via via che passavano, spargeva incenso sulle vivande con una scossa della sua torcia. Strana torcia era questa, perchŽ una o due volte, essendo corse parole vivaci fra alcuni di quei portatori di desinari, ei ne schizz˜ una spruzzaglia di acqua che subito li fece tornare di buon umore. Era una vergogna, dicevano, bisticciarsi il giorno di Natale. E cos“ era in effetto! Dio di misericordia, cos“ era!

Una dopo l'altra tacquero le campane e i forni si chiusero; eppure, nel vapore umido che si librava sopra ogni forno, le cui stesse pietre fumavano come se anch'esse si cocessero, c'era una gioconda irradiazione di tutti cotesti desinari e del cuocersi lento.

- C' forse un sapore speciale nello spruzzo della vostra torcia? - domand˜ Scrooge.

- C'. Il mio.

- E si pu˜ comunicare a qualunque desinare d'oggi?

- A qualunque desinare cordialmente offerto, e soprattutto ai pi poveri.

- PerchŽ?

- PerchŽ i pi poveri ne hanno pi bisogno.

- Spirito, - disse Scrooge dopo aver pensato un momento, - io stupisco che proprio voi, fra tutti gli esseri dei tanti mondi che girano intorno, proprio voi vi siate accollato l'ufficio di lesinare a questa gente le occasioni di un piacere innocente.

- Io! - esclam˜ lo Spirito.

- Voi togliete loro il mezzo di desinare ogni settimo giorno, che spesso il solo giorno in cui si possa dire che siedono a mensa. Non forse vero?

- Io! - esclam˜ lo Spirito.

- Non siete voi che volete chiusi questi forni il settimo giorno? Mi pare che torni lo stesso.

- Io voglio cotesto! - esclam˜ lo Spirito.

- Perdonatemi se ho torto. In vostro nome si fa, o almeno in nome della vostra famiglia, - disse Scrooge.

- Vivono alcuni su cotesta tua terra, - rispose lo Spirito, - i quali si figurano di conoscer noi e compiono in nome nostro i loro atti di ira, orgoglio, malvagitˆ, odio, invidia, ipocrisia, egoismo; e costoro sono cos“ estranei a noi e a tutta la nostra famiglia come se mai fossero venuti al mondo. Ricordati questo, e le azioni loro addebita a loro, non giˆ a noi. -

Scrooge promise che cos“ avrebbe fatto; e andarono oltre, invisibili come prima, per entro ai sobborghi della cittˆ. Una singolare virt avea lo Spirito (giˆ da Scrooge notata pocanzi) che, ad onta della gigantesca statura, ei s'acconciava comodamente dovunque, e che sotto il tetto pi basso serbava la stessa grazia e la stessa dignitˆ soprannaturale che avrebbe spiegato sotto le volte maestose di un palazzo.

E fu per avventura la compiacenza che il buono Spirito trovava nel far mostra di cotesto suo potere, o forse la sua stessa natura generosa e cordiale e la sua simpatia per tutti i poveri, che lo port˜ difilato a casa del commesso di Scrooge. Ivi si rec˜, traendosi dietro Scrooge, attaccato al lembo della veste; e giunto sulla soglia, lo Spirito sorrise e si ferm˜ per benedire la dimora di Bob Cratchit con gli spruzzi della sua torcia. Figurarsi! Bob non aveva che quindici bob alla settimana, come il popolo chiama gli scellini; tutti i sabati intascava appena quindici esemplari del suo nome di battesimo; eppure lo Spirito di Natale volle benedire quella sua casetta di quattro camere.

Si alz˜ allora la signora Cratchit, la moglie di Bob, con indosso una povera veste due volte rivoltata, ma tutta galante di nastri, i quali costano poco e fanno una figura vistosa. E la signora Cratchit mise la tovaglia, con l'aiuto di Belinda Cratchit, secondogenita, anch'ella raggiante di nastri; mentre il piccolo Pietro Cratchit, chinandosi per immergere una forchetta nella pentola delle patate, riusciva a cacciarsi in bocca le punte del suo mostruoso collo di camicia (proprietˆ paterna, conferita al figlio ed erede in onore della festa) e bruciava dalla voglia di far pompa di tanta biancheria nelle passeggiate alla moda. Due Cratchit pi piccini, maschio e femmina, irruppero dentro gridando che di fuori al forno aveano sentito l'odore dell'oca e che l'avevano riconosciuta per l'oca loro; e inebriandosi nella festosa visione di una salsa di salvia e cipolla, i due piccoli Cratchit si dettero a danzare intorno alla tavola, e levarono a cielo il signor Pietro, il quale, umile in tanta gloria benchŽ quasi soffocato dal collo immane, soffiava nel fuoco, fino a che le patate levarono il bollore e picchiarono forte al coperchio della pentola per esser tratte fuori e pelate.

- Che fa il babbo che non si vede! - disse la signora Cratchit. - E vostro fratello, Tini Tim? E Marta? l'altro Natale era giˆ qui da mezz'ora!

- Ecco Marta, mamma! - disse una giovinetta entrando.

- Ecco Marta, mamma! - gridarono i due Cratchit piccini. - Se sapessi che oca c', Marta, che oca!

- Ah, figliuola mia, che Dio ti benedica, come vieni tardi! - disse la signora Cratchit, baciandola una dozzina di volte e togliendole lo scialletto e il cappellino con materna sollecitudine.

- Abbiamo avuto un sacco di lavoro da finire, rispose la fanciulla, - e s'aveva a consegnarlo stamane, mamma.

- Bene, bene! Adesso che ci sei, non importa, - disse la signora Cratchit. - Mettiti un po' qui al fuoco, cara, datti una fiammatina, che il Signore ti benedica!

- No, no! Ecco papˆ che viene, - gridarono i due piccoli Cratchit, che si trovavano nel momento stesso dapertutto. - Nasconditi, Marta, nasconditi! -

E Marta si nascose; e subito, ecco entrare Bob, il padre, con tre braccia di cravatta pendente davanti, senza contar la frangia, co' vestiti ben rimendati e spazzolati per parer di festa, e con Tiny Tim sulla spalla. Povero Tiny! ci portava una gruccetta e una macchinetta di ferro per tenersi ritto!

- E Marta dov'? - esclam˜ Bob guardandosi attorno.

- Non viene - rispose la moglie.

- Non viene! - ripetette Bob, perdendo di botto tutta l'allegria con la quale avea trottato per conto di Tiny dalla chiesa fino a casa. - Non viene, il giorno di Natale! -

Marta mal soffriva di vederlo scontento, fosse anche per celia; sicchŽ sbuc˜ prima del tempo dal suo nascondiglio e gli si gett˜ fra le braccia, mentre i due piccoli Cratchit si pigliavano Tiny Tim e se lo portavano nel lavatoio per fargli sentire come cantava il bodino nella casseruola.

- E come s' portato il piccolo Tim? - domand˜ la signora Cratchit, dopo aver motteggiato Bob sulla sua credulitˆ e dopo che questi si fu saziato di abbracciar la figliuola.

- Come un angelo, - rispose Bob, - e meglio ancora. Stando tanto tempo a sedere, diventa meditativo e non ti puoi figurare che strani pensieri gli vengono. M'ha detto or ora, tornando a casa, che sperava essere stato guardato in chiesa dalla gente, storpio com', e che deve far piacere, il giorno di Natale, ricordarsi di colui che fece camminare i poveri zoppi e vedere i ciechi. -

La voce di Bob tremava un poco cos“ dicendo, e pi forte trem˜ quando soggiunse che Tim s'andava facendo pi sano e pi forte.

S'ud“ l'agile gruccetta sbattere sull'impiantito, e Tiny Tim subito riapparve, accompagnato dal fratello e dalla sorella fino al suo sgabelletto accanto al fuoco. Bob intanto, rimboccate le maniche - quasi che, poveretto, si potessero consumare di pi! - faceva in una brocca un suo miscuglio di ginepro e limone e girava e rigirava e lo metteva sul fuoco a bollire; mentre il piccolo Pietro co' due Cratchit onnipresenti correvano a prendere l'oca, con la quale tornarono di l“ a poco in processione solenne.

Tanto fu il trambusto che ne segu“ da far pensare che un'oca fosse il pi raro fra i volatili, un fenomeno pennuto, al cui confronto un cigno nero era la bestia pi naturale di questo mondo: e davvero in quella casa c'era da credere che cos“ fosse. La signora Cratchit fece friggere il succo, giˆ preparato in una padellina; Pietro, con vigore incredibile, si di a schiacciare le patate; la signorina Belinda inzuccher˜ il contorno di mele; Marta strofin˜ le scodelle; Bob si fece seder vicino Tiny Tim a un cantuccio della tavola; i due piccoli Cratchit disposero le sedie per tutti, non dimenticando sŽ stessi, e piantatisi di guardia ai posti loro si cacciarono i cucchiai in bocca per non gridar prima del tempo di voler l'oca. Alla fine, messi i piatti, fu detto il benedicite. Successe un momento di silenzio profondo, mentre la signora Cratchit, guardando lungo il filo del coltello, si prepar˜ a trafiggere la bestia. Ma quando il coltello fu immerso, quando sbocc˜ dalla ferita il ripieno tanto aspettato, un mormorio di allegrezza si lev˜ tutt'intorno alla tavola, e lo stesso Tiny Tim, messo su dai due piccoli Cratchit, si di a battere sulla tovaglia col manico del coltello e fece sentire un suo debole evviva!

Un'oca simile non s'era mai data. Disse Bob che, secondo lui, un'oca di quella fatta non era stata cucinata mai. La sua tenerezza, il profumo, la grassezza, il buon mercato furono oggetto dell'ammirazione universale. Col rinforzo del contorno di mele e delle patate, il pranzo era sufficiente: anzi, come diceva tutta contenta la signora Cratchit guardando ad un ossicino nel piatto, non s'era potuto mangiar tutto! Eppure ciascuno s'era satollato, e i due Cratchit minuscoli specialmente erano immollati di salvia e cipolle fino agli occhi! Ma ora, mutati i piatti dalla signorina Belinda, la signora Cratchit usc“ sola - tanto era nervosa da non voler testimoni - per prendere il bodino e portarlo in tavola.

E se il bodino non era a tempo di cottura! e se si rompeva nel voltarlo! e se qualcuno, di sopra al muro del cortile, se l'avesse rubato mentre di qua si facea tanta festa all'oca! I due piccoli Cratchit si fecero lividi a quest'ultima supposizione. Ogni sorta di orrori furono immaginati.

Olˆ! questo s“ ch' fumo! il bodino fuori della casseruola. Che odor di bucato! é il tovagliolo che lo involge. Un certo odore che tutt'insieme di trattoria e del pasticciere accanto e della lavandaia che sta a uscio e bottega! Questo poi era il bodino. In meno di niente, ecco entrare la signora Cratchit, accesa in volto, ma ridente e gloriosa, col bodino in trionfo, simile a una palla di cannone chiazzata, liscia, compatta, ardendo in un quarto di quartuccio d'acquavite in fiamme, e con in cima bene infisso l'agrifoglio di Natale.

Oh, un bodino stupendo! disse Bob, gravemente, ch'ei lo riguardava come il massimo trionfo della signora Cratchit dal matrimonio in poi. La signora Cratchit, liberatasi ormai di quel gran pensiero, confess˜ schiettamente di essere stata un po' in dubbio sulla quantitˆ della farina. Ciascuno disse la sua, ma nessuno osserv˜ o pens˜ che un bodino di quella fatta fosse scarso per una famiglia numerosa. Questa sarebbe stata un'eresia bell'e buona, e l'ultimo del Cratchit ne avrebbe arrossito fino alla radice dei capelli.

Alla fine, terminato il desinare, si sparecch˜, si spazz˜ il camino, si attizz˜ il fuoco. Assaggiato e trovato squisito il miscuglio nella brocca, furono messe in tavola mele ed arancie e una palettata di castagne sul fuoco. Allora tutta la famiglia si strinse presso al fuoco in circolo, come Bob diceva per significare un semicircolo; e accanto a Bob fu messo tutto il servizio di cristalli: due bicchieri e un vasettino da crema, senza manico. I tre recipienti per˜ raccolsero la calda bevanda nŽ pi nŽ meno che tre coppe d'oro avrebbero fatto; e Bob la serv“ intorno con viso raggiante, mentre le castagne sul fuoco barbugliavano e scoppiettavano. Poi Bob disse forte:

- Un allegro Natale a tutti noi, cari miei. Dio ci benedica! -

Tutta la famiglia ripet l'augurio.

- Dio benedica tutti quanti siamo! - disse, ultimo di tutti, Tiny Tim.

Sedeva sul suo sgabelletto, proprio accosto al padre. Bob gli teneva la manina scarna per meglio fargli sentire il suo affetto, e se lo voleva sempre vicino, e quasi avea paura di vederselo portato via.

- Spirito, - disse Scrooge con insolita sollecitudine, - dimmi se Tiny Tim vivrˆ.

- Vedo un posto vuoto - rispose lo Spirito, - all'angolo del povero focolare, e una gruccetta gelosamente custodita. Se queste ombre non muterˆ l'avvenire, il fanciullo morrˆ.

- No, no, - esclam˜ Scrooge. - Oh no, buono Spirito! dimmi che sarˆ risparmiato.

- Se queste ombre non muterˆ l'avvenire, nessun altro della mia stirpe, - rispose lo Spirito, - lo troverˆ qui. Che monta? S'egli muore, tanto meglio, perchŽ di tanto scemerˆ il soverchio della popolazione. -

Scrooge abbass˜ il capo, udendo le proprie parole citate dallo Spirito, e si accasci˜ sotto il pentimento e il dolore.

- Uomo, - disse lo Spirito, - se d'uomo il tuo cuore e non di adamante, lascia cotesto tuo tristo linguaggio, finchŽ non saprai qual quel soverchio e dov'. Osi tu forse decidere quali uomini debbano vivere, quali morire? Pu˜ darsi che agli occhi del cielo, tu sii pi indegno di vivere che non milioni di creature simili al fanciullo di questo povero uomo. Oh Dio! udir l'insetto sulla foglia pronunciare che c' troppi viventi fra i suoi fratelli affamati nella polvere! -

Trem˜ Scrooge al fiero rabbuffo e abbass˜ umile gli occhi. Ma subito li rialz˜, udendo pronunziare il suo nome.

- Al signor Scrooge! - disse Bob; - propongo un brindisi al signor Scrooge, protettore di questa festa!

- Bel protettore davvero! esclam˜ la signora Cratchit facendosi rossa. - Lo vorrei qui, lo vorrei. Gli darei una certa festa a modo mio, che non gli andrebbe mica a genio.

- Mia cara, - disse Bob, - ci sono i ragazzi; Natale!

- Un bel giorno di Natale - ribattŽ la moglie - se s'avesse a bere alla salute di un uomo cos“ odioso, taccagno, duro, egoista come quello Scrooge. Tu lo sai, Bob! nessuno lo sa meglio di te, poveretto!

- Cara mia, - ripetŽ Bob con dolcezza, - Natale.

- Bever˜ alla sua salute per amor tuo e perchŽ Natale, - disse la signora Cratchit, - per lui no. Cento di questi giorni, un allegro Natale e felice capo d'anno! Starˆ proprio allegro e felice, figurati! -

I ragazzi bevvero anch'essi alla salute di Scrooge. Era il primo dei loro atti che non fosse cordiale. Tiny Tim bevve in ultimo, ma non gliene importava niente. Scrooge era l'Orco della famiglia. Il solo nome di lui avea gettato sulla lieta brigata un'ombra, che non si dilegu˜ per cinque buoni minuti.

Dopo che fu svanita, torn˜ l'allegria dieci volte pi schietta, pel solo sollievo di essersi sbrigati di Scrooge il Malo.

Bob Cratchit disse loro di avere in vista un certo posticino per messer Pietro che avrebbe portato in casa una sommetta di sei lire e cinque soldi la settimana. I due Cratchit minuscoli si sganasciarono dalle risa all'idea che Pietro diventava uomo d'affari; e Pietro, per conto suo, guard˜ tutto pensoso al fuoco di mezzo alle punte del collo, quasi ventilando dentro di sŽ che sorta d'investimenti avrebbe preferito quando fosse entrato in possesso di una rendita cos“ sbalorditiva. Marta, povera apprendista da una crestaia, disse allora che sorta di lavoro avea da fare e quante ore di fila lavorava e che si volea levar tardi il giorno appresso e godersi il riposo della festa. Disse pure di aver visto qualche giorno fa una contessa e un gran signore, e che il signore avea su per gi la statura di Pietro; al che, Pietro si tir˜ cos“ alto il collo che non gli avreste pi visto il capo. E intanto, castagne e bevande andavano intorno; e poi ci fu una canzone a proposito di un ragazzo smarrito nella neve, e la cant˜ Tiny Tim; la cant˜ con la sua vocina dolente, ma molto bene davvero, molto bene.

Niente di nobile in tutto ci˜. La famiglia non era bella; nessuno sfoggio di vestiti; le scarpe tutt'altro che impermeabili; meschina la biancheria; forse e senza forse Pietro avea anche fatto una certa conoscenza col rigattiere. Ma erano felici nondimeno, riconoscenti, lieti di trovarsi insieme; e nel punto stesso che si dileguavano, sembrando ancor pi felici nella pioggia di luce di cui gl'inondava la torcia dello Spirito in segno d'addio, Scrooge li guard˜ fiso, soprattutti Tiny Tim, fino all'ultimo istante.

Calava intanto la notte e cadea fitta la neve: e mentre Scrooge e lo Spirito andavano per le vie, era mirabile lo splendore dei fuochi rugghianti nelle cucine, nei tinelli, in ogni sorta di stanze. Qua, la fiamma vacillante mostrava i preparativi di un buon pranzetto, co' piatti messi in caldo davanti al fuoco, con le spesse tendine rosse pronte ad essere abbassate per tener fuori il freddo e le tenebre. Lˆ, tutti i ragazzi della casa sbucavano correndo nella neve per essere i primi a salutare le sorelle maritate, i fratelli, gli zii, le zie, i cugini, le cugine. Qua, ancora, si ripercotevano sulle tende le ombre dei convitati; e lˆ, un gruppo di belle fanciulle, tutte incappucciate e con gli stivaletti impellicciati, e tutte chiacchierando a coro, se n'andavano saltellanti da qualche loro vicino; e guai allora allo scapolo - e ben lo sapevano le furbe! - guai allo scapolo che le avesse viste entrare in un baleno di luce e di bellezza!

Dal numero della gente che si avviava alle amichevoli riunioni, c'era da figurarsi che nessuno fosse in casa per ricevere, mentre invece in ogni casa s'aspettava gente e si faceano enormi fiammate nei caminetti. Come esultava lo Spirito, Dio benedetto! come scopriva l'ampio torace, come apriva la palma capace, e si librava alto, versando su tutto con mano generosa lo splendore della sua gioia innocente! Perfino il lumaio, che correva avanti punteggiando di luce le vie tenebrose, giˆ agghindato per passar la sera in qualche posto, rise forte quando lo Spirito gli fu accanto, benchŽ non sapesse di aver altra compagnia che quella del Natale!

Di botto, senza che lo Spirito ne desse avviso con una parola, si trovarono in una deserta e malinconica palude, disseminata di massi mostruosi di pietra greggia, come se fosse un cimitero di giganti. L'acqua si spandeva libera dove pi le piacesse, o almeno cos“ avrebbe fatto se il gelo non l'avesse imprigionata. Non vi cresceva altro che musco, ginestra, erbaccia. Gi, verso occidente, il sole al tramonto avea lasciato una striscia infocata, che un momento balen˜, come il vivido sguardo di un occhio dolente, su quella desolazione, e via via velandosi sotto le palpebre si spense nell'orrore di una notte profonda.

- Che qui? - domand˜ Scrooge.

- Qui - rispose lo Spirito - vivono i minatori, i quali lavorano nel ventre della terra. Ma essi mi conoscono. Guarda! -

Brill˜ una luce alla finestretta di una capanna e subito andarono verso di quella. Attraversando il muro di sassi e mota, trovarono una gaia brigata raccolta intorno a un bel fuoco. Un vecchio decrepito e la sua donna, co' loro figli, e i figli de' figli, e un'altra generazione per giunta, rilucevano tutti nei loro abiti di festa. Il vecchio, con una voce che di rado levavasi sui sibili del vento all'aperto, cantava loro una canzone di Natale, una canzone giˆ antica di molto quando egli era ragazzo; di tanto in tanto, gli altri a coro ripetevano il ritornello. Alzandosi le voci loro, si alzava anche e diveniva pi gioconda la voce del vecchio; finito il ritornello, cadeva insieme la voce di lui.

Non s'indugi˜ lo Spirito fra quella gente, ma imponendo a Scrooge di tenerglisi forte alla veste, varc˜ tutta la palude e si libr˜... sul mare, forse? S“, proprio, sul mare. Voltandosi indietro, Scrooge ebbe ad inorridire vedendo lontano le rive, una fila spaventevole di scogli; e lo intronava il tuono dei flutti furiosi che fra le atre caverne scavate avvolgevansi, muggivano, infuriavano, fieramente si sforzavano di minar la terra.

Eretto sopra un banco di roccie basse, una lega all'incirca dalla riva, contro le quali rompevansi le acque per quanto lungo era l'anno, stava solitario un faro. Aderivano alla base enormi viluppi di alghe, e gli uccelli della tempesta - partoriti forse dal vento come l'alga del mare - vi svolazzavano intorno alzandosi e abbassandosi come le onde che sfioravano con l'ala.

Ma anche qui, due guardiani aveano acceso un loro fuoco, e questo traverso alla feritoia del muro massiccio mandava un raggio lucente sulle tenebre del mare. Strigendosi le mani callose di sopra alla rozza tavola e al loro boccale di ponce, si davano l'un l'altro il buon Natale; e il pi vecchio dei due, dalla faccia accarnata e cicatrizzata dalle intemperie come una di quelle teste scolpite che sporgono dalla prua di una vecchia nave, intuon˜ una selvaggia canzone che poteva parere una raffica.

E lo Spirito andava, andava sempre sulle onde cupe e anelanti, fino a che, lontani da ogni riva, com'ei disse a Scrooge, raccolsero il volo sopra un bastimento. Qua il pilota alla sua ruota, lass nella gabbia la vedetta, pi in lˆ gli ufficiali di quarto: figure fantasticamente immobili: ma ciascuno di loro canticchiava una canzone di Natale, o pensava a Natale, o di qualche passato Natale parlava basso al compagno con soavi speranze di ritorno. E ciascuno a bordo, desto o dormiente, buono o malvagio, aveva avuto per l'altro una parola pi gentile che in qualunque altro giorno dell'anno; avea partecipato in una certa misura alla festa; avea ricordato i cari lontani, pensando con dolcezza al loro memore affetto.

Fu per Scrooge una gran sorpresa, mentre badava ai gemiti del vento e pensava alla terribilitˆ del muoversi fra le tenebre vaneggianti sopra una ignota voragine, profonda e segreta come la morte, fu per Scrooge una gran sorpresa, cos“ assorto com'era, l'udire una risata squillante. E crebbe la sorpresa a mille doppi, quand'ei riconobbe la voce del proprio nipote e si trov˜ in un salottino ben rischiarato, ben caldo, aggiustato, con accanto lo Spirito che sorrideva e che fissava quel medesimo nipote con uno sguardo di compiacenza.

- Ah, ah! - rideva il nipote di Scrooge. - Ah, ah, ah! -

Se mai, per un caso poco probabile, vi capitasse d'incontrare un uomo che ridesse pi cordialmente del nipote di Scrooge, io vi dico che sarei lietissimo di farne la conoscenza e di cercarne la compagnia. Vogliate presentarmelo, ve ne prego.

é un bel compenso, ed anche giusto e consolante nell'ordine delle cose umane, che se il dolore e il malanno si attaccano, non ci sia al mondo cosa pi contagiosa del buonumore e del riso. Il nipote di Scrooge rideva, tenendosi i fianchi, scotendo il capo, facendo col viso le pi strane contorsioni; la moglie, anch'essa nipote di Scrooge, rideva con la stessa espansione; tutti gli amici raccolti ridevano sgangheratamente, con tutto il cuore e con un fracasso indicibile.

- Ah, ah! Ah, ah, ah, ah!

- Ha detto, figuratevi, che Natale una sciocchezza! - gridava il nipote di Scrooge. - Com' vero che son vivo, l'ha detto. E lo pensava pure!

- Due volte vergogna per lui, Federigo! - esclam˜ tutta accesa la nipote di Scrooge. Benedette coteste donne; non fanno mai niente a mezzo. Pigliano tutto sul serio.

Era graziosa, molto graziosa. Un visino tutta ingenuitˆ, stupore e pozzette; un bocchino maturo, che pareva fatto per esser baciato, e lo era di certo; ogni sorta di fossettine intorno al mento, le quali confondevansi insieme quando ella rideva; il pi raggiante par d'occhi che abbia mai illuminato fronte di fanciulla. In complesso, una certa figurina provocante, capite; ma anche pronta a dar soddisfazione. Oh, altro che pronta!

- é buffo davvero il vecchio - disse il nipote di Scrooge, - questa la veritˆ. Niente di male se fosse un tantino meno scontroso. Fatto sta che i suoi stessi difetti sono il suo malanno, ed io non ho niente da dire contro di lui.

- Scommetto ch' ricco sfondato, - venne su la nipote di Scrooge. - Sei tu stesso, Federigo, che me lo dici sempre.

- E che vuol dire, cara mia! La ricchezza sua non gli serve a niente; non fa un briciolo di bene, nemmeno per sŽ. Non ha nemmeno la soddisfazione di pensare... ah, ah, ah!... che ce la serba a noi tutta quanta, proprio a noi.

- Io non lo posso vedere, - afferm˜ la nipote di Scrooge. Le sorelle di lei e tutte le altre signore espressero lo stesso sentimento.

- Oh, io s“ invece! - disse il nipote. - Me ne dispiace per lui; se pure mi vi provassi, non riuscirei a volergli male. Chi che ne soffre pei suoi capricci? Lui, nessun altro che lui. Ecco, per esempio, ora s' fitto in capo di guardarmi di traverso e non vuol venire a desinare con noi. Che ne viene?... ogni lasciato perso. é vero per˜ che un gran pranzo non lo ha perduto...

- Niente affatto, - interruppe la moglie, - io credo invece che ha perduto un pranzo eccellente. - Tutti a coro dissero lo stesso, e ne aveano da saper qualche cosa, perchŽ appunto si alzavano di tavola e si stringevano intorno al fuoco.

- Tanto meglio, ci ho gusto! - disse il nipote di Scrooge, - perchŽ davvero non ho una fede straordinaria in questa donnetta di casa. Che ne dite voi, Topper? -

Topper, si vedeva chiaro, aveva adocchiato una sorella della nipote di Scrooge, perchŽ rispose che uno scapolo era una disgraziata creatura incapace di emettere un parere in proposito: Al che la sorella della nipote di Scrooge - quella pienotta col fazzoletto di pizzi, non quell'altra con le rose - si fece rossa come una ciliegia.

- Continua, Federigo - disse la nipote di Scrooge, battendo le mani. - Questo benedetto uomo lascia sempre i discorsi a mezzo! -

Il nipote di Scrooge dette in un'altra risata, e poichŽ non si poteva evitare il contagio, quantunque la ragazza pienotta lo tentasse a furia di aceto aromatico, l'esempio fu seguito da tutti.

- Stavo per dire - riprese il nipote di Scrooge - che per dato e fatto del suo guardarci di traverso e della sua cocciutaggine di non stare allegro con noi, egli si perde dei momenti piacevoli, che non gli farebbero niente di male. é certo ch'ei si priva di una compagnia meno uggiosa di quanti pensieri pu˜ trovare in quella stamberga umida del suo banco o nelle sue camere polverose. Per me, tutti gli anni, voglia o non voglia, gli far˜ la stessa offerta, perchŽ mi fa pena. Padronissimo di schernire il Natale fino al giorno del giudizio, ma non potrˆ fare a meno di pensarne un po' meglio, sfido io, quando mi vedrˆ ricomparire tutti gli anni sempre di buon umore, per domandargli: Come si va, zio Scrooge? Se questo servisse nient'altro che a fargli venir l'idea di dar cinquanta sterline a quel diavolaccio del suo commesso, tanto per far cifra tonda, sarebbe giˆ qualche cosa. E se non mi sbaglio, debbo averlo scosso ieri. -

Adesso tocc˜ agli altri a ridere, all'idea di cotesto scotimento: Ma essendo egli un bravo ragazzo nŽ curandosi di che ridessero, purchŽ ridessero, gl'incoraggi˜ nella loro espansione, facendo allegramente circolare la bottiglia.

Dopo il th, si fece un po' di musica. PerchŽ davvero tutta la famiglia era musicale e sapeva il fatto suo quando intuonava un'arietta o un ritornello; Topper in ispecie, il quale pigliava ogni sorta di note di basso profondo, senza gonfiar le vene della fronte e senza farsi rosso come un gambero. La nipote di Scrooge suonava l'arpa assai benino; e, fra le altre, suon˜ un'arietta semplicissima (una cosa da nulla, che in due minuti avreste imparato a zufolare), la quale era stata familiare alla bambina che veniva a prendere Scrooge alla scuola, come gli avea ricordato lo Spirito dell'altro Natale. Suonandogli dentro le note di quella cantilena, tutte le cose mostrategli dallo Spirito gli tornavano in mente. Via via si sent“ rammollire; e pens˜ che se avesse potuto udirle spesso, tanti anni fa, avrebbe forse coltivato con le proprie mani e per la propria felicitˆ le gentilezze affettuose della vita, anzi che ricorrere per conforto alla vanga del becchino che avea scavato la fossa di Giacobbe Marley.

Ma non tutta la sera fu dedicata alla musica. Dopo un po', vennero i giuochi di penitenza; perchŽ fa bene a momenti tornar bambini, e pi che mai a Natale, ch' una festa istituita da Dio fattosi anch'egli bambino. Aspettate! Si gioc˜ prima di tutto a mosca cieca: Era naturale. Ed io credo tanto che Topper fosse cieco davvero per quanto posso credere che avesse gli occhi negli stivali. A parer mio, c'era una tacita intesa tra lui e il nipote di Scrooge; e anche lo Spirito n'era a parte. Il suo modo di correr dietro alla sorella pienotta dal fazzoletto di pizzi era proprio un oltraggio alla umana credulitˆ. Inciampando nelle seggiole, facendo cader le molle, urtando contro il pianoforte, soffocandosi nelle tende, dovunque ella andava, Topper andava appresso. Sapeva sempre dove trovavasi la ragazza pienotta. Se gli andavate addosso, come qualcuno facea, e gli stavate davanti, egli fingeva di volervi afferrare facendo cos“ un affronto alla vostra perspicacia, e subito sgusciava di fianco nella direzione della sorella pienotta. Ella gridava spesso che non istava bene; ed avea ragione, poverina! Ma quando alla fine l'afferr˜; quando, a dispetto dei guizzi di lei e del fruscio della sottana di seta, ei la incalz˜ in un cantuccio donde non c'era pi scappatoia; allora la sua condotta fu a dirittura esecrabile. PerchŽ infatti quel suo pretendere di non conoscerla, e che era necessario di toccarle la pettinatura, e che si dovea assicurare dell'identitˆ stringendo non so che anello al dito di lei e palpando non so che catena ch'ella portava al collo, fu davvero una mostruosa vigliaccheria! E non c' dubbio che la ragazza gli disse il fatto suo, quando, venuta in mezzo un'altra persona bendata, si dettero insieme a bisbigliare con tanto accaloramento dietro le tende.

La nipote di Scrooge non giuocava con gli altri a mosca cieca, e si raggomitolava tutta in poltroncina, con uno sgabelletto sotto i piedi, in un cantuccio dove lo Spirito e Scrooge le stavano alle spalle. Ma alle penitenze prese parte e rispose d'incanto al "Come vi piace?" con tutte le lettere dell'alfabeto. Cos“ pure nel gioco del "Come, quando e dove", si dimostr˜ grande a dirittura, e con represso giubilo del marito, sgomin˜ tutte le sorelle; benchŽ anche queste fossero furbe parecchio, come Topper l'avrebbe potuto dire. In tutti erano una ventina, tra giovani e vecchi; ma tutti giuocavano, e Scrooge con essi; il quale, scordandosi per la foga improvvisa del sollazzarsi che la voce sua non potea da loro essere udita, gridava alto la parola dell'indovinello, e pi di una volta imbroccava anche; perchŽ l'ago pi sottile non era pi sottile di Scrooge, con tutta la sua smania di far lo gnorri.

Lo Spirito era molto lieto in vederlo cos“ disposto, e con tanta benevolenza lo guardava, ch'ei preg˜ come un bambino gli si permettesse di rimanere fino in fondo. Ma a questo lo Spirito si oppose.

- Ecco un altro giuoco - disse Scrooge. - Una mezz'oretta, Spirito, solo una mezz'oretta! -

Era il giuoco del S“ e del No. Il nipote di Scrooge pensava una cosa, gli altri doveano indovinare, rispondendo egli soltanto s“ o no, secondo il caso. Il fuoco vivace delle domande gli cav˜ di bocca ch'egli pensava a un animale, a un animale piuttosto brutto, a un animale selvaggio, a un animale che grugniva qualche volta e qualche altra volta parlava, che stava a Londra, e girava per le vie, e non si mostrava in una baracca, e non era portato attorno da nessuno, e non viveva in un serraglio, e non era mai trascinato al macello, e non era nŽ cavallo, nŽ somaro, nŽ vacca, nŽ toro, nŽ tigre, nŽ cane, nŽ porco, nŽ gatto, nŽ orso. A ogni nuova domanda, codesto nipote si sganasciava dalle risa; e cos“ forte ei si spassava, che a momenti si dovea alzare dal canap e batteva i piedi in terra. Alla fine la sorella pienotta, presa dalla stessa convulsione d'ilaritˆ esclam˜:

- L'ho trovato! so quel che , Federigo! so quel che !

- E che ? - domand˜ Federigo.

- é vostro zio Scro-o-o-oge! -

E cos“ era infatti. L'ammirazione fu universale, benchŽ qualcuno obbiettasse che alla domanda: "é un orso?" bisognava rispondere: "S“" visto che bastava la risposta negativa a frastornarli da Scrooge, caso mai ci avessero pensato.

- Ci ha fatto divertire un mondo, - disse Federigo, - questo certo, e noi saremmo ingrati a non bevere alla sua salute. Ecco appunto un bicchiere di vino caldo, pronto per tutti. Alla salute dello zio Scrooge!

- Ebbene! - gridarono tutti, - alla salute dello zio Scrooge!

- Un allegro Natale e un buon capo d'anno al vecchio, checchŽ egli sia! - disse il nipote di Scrooge. - Da me non se lo piglierebbe questo augurio, ma io glielo fo lo stesso. Alla salute dello zio Scrooge! -

Lo zio Scrooge era diventato a poco a poco cos“ gaio e leggiero di cuore, che avrebbe risposto volentieri al brindisi della brigata e ringraziato con un discorso inaudibile, se lo Spirito glien'avesse dato il tempo. Ma tutta quanta la scena, nello spegnersi dell'ultima parola detta dal nipote, si dilegu˜; e Scrooge e lo Spirito viaggiavano come prima.

Molto videro, molto andarono lontano, molte case visitarono, ma sempre con buon effetto. Lo Spirito stette al capezzale degl'infermi, e gl'infermi sorrisero; presso i pellegrini in terra straniera, e quelli sentirono vicino la patria; con gli uomini combattuti dalla sventura, e quegli uomini si rassegnarono in una pi alta speranza; con la povertˆ, e la povertˆ si sent“ doviziosa. Nell'ospizio, nell'ospedale, nella prigione, in ogni rifugio della miseria, dove l'uomo superbo nella sua breve autoritˆ non avea potuto sbarrar la porta allo Spirito, ei lasci˜ la sua benedizione e insegn˜ a Scrooge i suoi precetti di amore.

Fu una lunga notte, se pure fu una notte; ma Scrooge ne dubitava un poco, perchŽ gli pareva di veder condensate molte feste di Natale nel rapido tempo passato insieme. Not˜ anche, ma non ne fece motto, che mentre egli rimaneva sempre lo stesso, lo Spirito si faceva manifestamente pi vecchio. La cosa era strana, ed ei non si potŽ pi tenere, quando lasciando una brigata di fanciulli che solennizzavano la Befana, si accorse che i capelli dello Spirito s'erano imbiancati.

- Cos“ breve - domand˜ - la vita degli Spiriti?

- La mia vita su questa terra - lo Spirito rispose - brevissima. Termina stanotte.

- Stanotte! - esclam˜ Scrooge.

- A mezzanotte. Ascolta! l'ora si avvicina. -

In quel punto i tocchi degli orologi battevano tre quarti dopo le undici.

- Perdonami se sono indiscreto, - disse Scrooge guardando fiso alla veste dello Spirito, - ma io vedo venir fuori dal lembo della tua veste non so che di strano che non t'appartiene. é un piede o un artiglio?

- Potrebbe essere un artiglio, per la poca carne che lo ricopre, - rispose malinconico lo Spirito. - Guarda. -

Dalle pieghe della sua veste trasse fuori due bambini stremenziti, abietti, spaventevoli, ributtanti, miserabili. Caddero ginocchioni ai piedi di lui e si attaccarono saldi ai lembi della veste.

- Guarda, uomo! - esclam˜ lo Spirito. - Guarda, guarda qui, per terra! -

Erano un bambino e una bambina. Gialli, scarni, cenciosi, arcigni, selvaggi; ma prostrati anche nella umiltˆ loro. Dove la grazia della giovent avrebbe dovuto fiorir rigogliosa sulle loro guance, una mano secca e grinzosa, come quella del tempo, gli avea corrosi, torti, tagliuzzati. Dove gli angeli doveano sedere in trono, ascondevansi i demoni e balenavano minacciosi. Nessun mutamento, nessuna degradazione, nessun pervertimento del genere umano, in qualsivoglia grado, in tutti i misteri della maravigliosa creazione, ha mai partorito mostri cos“ orrendi.

Scrooge indietreggi˜, atterrito. Tent˜ di dire allo Spirito, il quale glieli additava, che quelli erano due bei bambini; ma le parole gli fecero groppo, anzi che partecipare alla enorme menzogna.

- Spirito! son figli tuoi? - potette appena domandare Scrooge.

- Sono figli dell'Uomo - rispose lo Spirito chinando gli occhi a guardarli. - E a me s'attaccano, accusando i padri loro. Questo bambino l'Ignoranza. Questa bambina la Miseria. Guˆrdati da tutti e due, da tutta la loro discendenza, ma soprattutto guardati da questo bambino, perchŽ sulla sua fronte io vedo scritto: "Dannazione", se la parola non presto cancellata. Negalo! - grid˜ lo Spirito, protendendole mani verso la cittˆ. - Diffama pure coloro che te lo dicono! Serba il male, carezzalo, pei tuoi fini perversi. Ma bada, bada alla fine!

- Non hanno un rifugio? - domand˜ Scrooge; - non c' per loro un sollievo?

- E non ci son forse prigioni? - ribattŽ lo Spirito, ritorcendogli contro le sue proprie parole. - Non ci son forse case di lavoro? -

L'orologio battŽ le dodici.

Scrooge si guard˜ intorno cercando lo Spirito e non lo vide pi. Squillando l'ultimo colpo, gli sovvenne la predizione del vecchio Giacobbe Marley, e alzando gli occhi, scerse un solenne fantasma, ammantato e incappucciato, il quale avanzavasi, come nebbia che sfiori il terreno, alla sua volta.

 

 

Strofa Quarta

 

L'ultimo degli Spiriti

 

Lento, grave, silenzioso, s'accost˜ il fantasma. Scrooge, in vederselo davanti, cadde in ginocchio, perchŽ in veritˆ questo degli Spiriti era circonfuso di ombra e di mistero.

Un nero paludamento lo avvolgeva tutto, nascondendogli il capo, la faccia, ogni forma: solo una mano distesa sporgeva. Senza di ci˜, sarebbe stato difficile discernere la cupa figura dalla notte, separarla dalle tenebre che la stringevano.

Sent“ Scrooge che lo Spirito era alto e forte, sent“ che la misteriosa presenza gl'incuteva un terrore solenne. Non sapeva altro, perchŽ lo Spirito era muto e immobile.

- Sono io in presenza dello Spirito di Natale futuro? - chiese Scrooge.

Non rispose lo Spirito, e solo accenn˜ con la mano.

- Tu mi mostrerai le ombre delle cose non accadute, ma che accadranno nel tempo che ci aspetta, - prosegu“ Scrooge. - Dico bene, Spirito? -

La parte superiore del paludamento si aggrupp˜ un momento nelle sue pieghe, come se lo Spirito avesse inclinato il capo. Fu questa l'unica sua risposta.

BenchŽ oramai assuefatto a cotesta compagnia dell'altro mondo, Scrooge avea tanta paura di quell'ombra taciturna da non reggersi in gambe quando si tratt˜ di seguirla. Lo Spirito, quasi accorto di quel tremore, sost˜ un momento per dargli tempo di riaversi.

Ma il rimedio fu peggio del male. Scrooge fu preso da un brivido di vago terrore, pensando che di dietro al fosco paludamento due occhi spettrali intentamente lo fissavano, mentre egli, per quanto aguzzasse i propri, non poteva altro vedere che una scarna mano sporgente da un gran viluppo di nerume.

- Spirito del futuro! - egli esclam˜, - io ho pi paura di te che di ogni altro Spirito veduto innanzi. Ma, poichŽ so che l'intenzione tua di farmi del bene, e poichŽ spero di mutar vita, se Dio mi dˆ vita, eccomi disposto a tenerti compagnia e con animo grato, anche. Non vorrai tu essermi cortese di una parola? -

Nessuna risposta. La mano accennava diritto in avanti.

- Ebbene, guidami! - disse Scrooge. - Guidami! La notte declina, e il tempo per me prezioso, lo sento. Guidami, Spirito! -

Il Fantasma si mosse lento e grave com'era venuto. Scrooge lo segu“ come avvolto nell'ombra del paludamento e in quella si sent“ portato via.

Non si pu˜ dire che entrassero in cittˆ; parve invece che questa balzasse fuori di botto e li circondasse. Vi si trovavano dentro, proprio nel cuore; alla borsa, fra i negozianti. E questi andavano su e gi frettolosi, e faceano tintinnare i denari in tasca, e discorrevano a capannelli, e cavavano fuori gli orologi, e si gingillavano in atto pensoso e co' grossi sigilli d'oro della catena. Cos“ tante volte gli aveva visti Scrooge.

Lo Spirito si arrest˜ presso un gruppo di uomini d'affari. Osservando la mano che gli additava, Scrooge si avanz˜ per udire i loro discorsi.

- No - diceva un omaccione grasso con tanto di pappagorgia - non ne so gran cosa. Questo so che morto.

- Quand' ch' morto? - domand˜ un altro.

- Iersera, credo.

- O di che? - chiese un terzo, pescando largamente in un'ampia tabacchiera. - Mi pareva a me che non dovesse morir mai.

- Dio lo sa, - sbadigli˜ il primo.

- Che ne ha fatto dei suoi danari? - domand˜ un signore dal viso rubicondo con una escrescenza pendula in punta del naso, la quale tremolava come i bargigli d'un tacchino.

- Non ne ho inteso dir niente, - rispose l'uomo dalla pappagorgia in un secondo sbadiglio. - L'avrˆ lasciati alla sua Ditta. A me, no di certo. Questo quanto so. -

Una risata generale accolse questa facezia.

- Ha da essere un magro funerale, - soggiunse quello stesso; - perchŽ non so davvero di nessuno che ci vada. Che direste se ci andassimo tutti noi, da volontari?

- Se c' da rifocillarsi, non dico di no, - osserv˜ il signore dall'escrescenza. - Se ci vengo, mi s'ha da nudrire. -

Altra risata.

- B, - disse il primo, - io sono il pi disinteressato fra tutti voi, perchŽ non porto mai guanti neri e non fo mai colazione. Eppure eccomi pronto ad andare, se c' altri che mi faccia compagnia. Quando ci penso, mi pare e non mi pare di essere stato il suo amico pi intrinseco; dovunque ci si vedeva, si barattavano quattro chiacchiere. Addio, addio! -

Il gruppo si sciolse si mescol˜ ad altri gruppi. Scrooge li conosceva tutti, e si volse allo Spirito per avere una spiegazione.

Il Fantasma pass˜ oltre in una via. Segn˜, col dito disteso, due persone che s'incontravano. Di nuovo Scrooge porse ascolto, pensando di trovar qui la spiegazione domandata.

Anche questi uomini gli erano noti: uomini d'affari, ricchissimi, di gran conto. S'era studiato sempre di guadagnarsi la loro stima: beninteso, una stima commerciale, nient'altro.

- Come si va? - chiese uno.

- E voi? - ribattŽ l'altro.

- Non c' malaccio. Pare che il vecchio lesina abbia avuto il suo conto alla fine, eh?

- Cos“ ho inteso dire. Fa freddo, non vi pare?

- Siamo a Natale, capite. Voi non siete pattinatore, eh?

- No, no! Ho ben altro pel capo. Buon giorno! -

Non altro. Questo il loro incontro, il colloquio, il commiato.

Scrooge avrebbe quasi stupito che lo Spirito desse tanto peso a cos“ futili discorsi; ma per un'intima certezza che qualche intento nascosto ci avea da essere, si di a pensarci sopra. Non si poteva supporre che quei discorsi si riferissero alla morte di Giacobbe, il suo vecchio socio, perchŽ quella apparteneva al Passato, e i dominio di questo Spirito era tutto nel Futuro. NŽ gli veniva in mente altra persona che gli appartenesse. Ma non dubitando punto che, a chiunque si riferissero, quei discorsi aveano una moralitˆ latente diretta al proprio bene, ei risolvette di far tesoro di ogni parola che udisse e di ogni cosa che vedesse; e specialmente di osservare la propria ombra, quando sarebbe comparsa. PoichŽ, pensava, la condotta del suo io di lˆ da venire lo avrebbe messo sulla buona via, agevolandogli la soluzione di quegli indovinelli. Si guard˜ attorno per trovar sŽ stesso; ma un altro occupava il noto cantuccio, e benchŽ l'orologio segnasse l'ora solita del suo arrivo, non vide alcuno che gli somigliasse in mezzo alla folla che si pigiava all'entrata. Non ne stup“ molto per˜; perchŽ era andato rivolgendo dentro di sŽ un mutamento di vita e pensava e sperava che questa sua assenza fosse una prova dei novelli propositi recati in atto.

Muto e fosco gli stava sempre allato il Fantasma con la mano protesa. Quando ei si riscosse, argoment˜, dalla direzione della mano e dalla posizione del Fantasma stesso rispetto a sŽ, che gli occhi invisibili acutamente lo scrutassero. N'ebbe un brivido per tutta la persona.

Si tolsero dalla scena affaccendata e vennero in una oscura parte della cittˆ, dove Scrooge non era mai penetrato, benchŽ subito ne riconoscesse la postura e la mala fama. Le vie erano anguste e sudicie; misere le botteghe e le case; la gente seminuda, ubriaca, sciatta, brutta. Androni e chiassuoli, come tante fogne, rigurgitavano sulle vie intricate l'oltraggio del lezzo, dell'immondizia, degli esseri viventi; e tutto il quartiere esalava il delitto, il sudiciume, la miseria.

In fondo a cotesta spelonca infame, sotto l'aggetto di una tettoia, aprivasi una bottega lurida e bassa, dove s'andava a comprare cenci, ferri, bottiglie, untume di rimasugli. Dentro, sull'impiantito, erano ammontati chiodi, uncini, chiavi rugginose, catene, lime, bilance, pesi, ferri vecchi d'ogni maniera. Ascondevansi forse e brulicavano segreti che non era bello approfondire in quella montagna di cenci nauseabondi, di grasso corrotto, di ossami. Un vecchio furfante sulla settantina, grigio di capelli, se ne stava a sedere in mezzo a coteste sue mercanzie, presso una stufa di vecchi mattoni. Difeso dall'aria fredda di fuori mediante un sudiciume di tenda fatta di tante pezze spaiate, sospese a una corda, s'andava fumando la sua pipa con tutta la voluttˆ di una solitudine indisturbata.

Scrooge e il Fantasma vennero in presenza di costui nel punto stesso che una donna con un grosso fardello sgusciava nella bottega. E subito dopo di lei, un'altra donna entr˜, carica allo stesso modo; e le tenne dietro un uomo vestito di nero rossiccio, il quale non meno stup“ in vederle tutt'e due ch'esse non avessero fatto riconoscendosi a vicenda. Dopo un momento di muto stupore, al quale si un“ il vecchio della pipa, tutt'e tre dettero in una gran risata.

- Passi avanti la giornaliera! - grid˜ la donna ch'era entrata per la prima. - Poi venga la lavandaia; poi l'appaltatore delle pompe funebri. Vedi un po' che bazza, vecchio Joe! Pare che ci siamo dato la posta, pare!

- Non vi potevate incontrare in un posto migliore, - disse il vecchio Joe, togliendosi la pipa di bocca. - Venite in salotto. Ci siete da un pezzo come a casa vostra; e gli altri due non son mica forestieri. Lasciate che chiuda la porta della bottega. Ah, come stride! sfido a trovar qui dentro una sferra pi rugginosa di questi arpionacci o delle ossa pi vecchie delle mie.. Ah, ah! Siamo in armonia del mestiere, capite, siamo bene assortiti. Venite in salotto. Venite in salotto. -

Il salotto era lo spazio difeso dalla tenda di stracci. Il vecchio rattizz˜ il fuoco con un ferro rugginoso di ringhiera, e smoccolato che ebbe la lucerna fumosa (perchŽ giˆ era notte) col cannello della pipa, si pose questo di nuovo fra le labbra.

Nel frattempo, la donna che avea giˆ parlato gett˜ il suo fagotto per terra e sedette sopra uno sgabello, incrociando i gomiti sulle ginocchia e squadrando con mal piglio gli altri due.

- O che m'avete da dire, signora Dilber, sentiamo un po'! - disse la donna. - Ognuno ha il diritto di guardare ai suoi interessi. Anche lui non ha fatto altro, voi lo sapete!

- Altro se lo so! - rispose la lavandaia. - Nessuno lo passava per questo.

- E allora, che che mi fate cotesti occhiacci, come se aveste paura? Non c' mica da scoprire altarini, qui!

- No, davvero! - dissero insieme la signora Dilber e l'uomo. - Speriamo di no, almeno.

- Bravi dunque! - esclam˜ la donna, - e non se ne parli altro. Chi che ce lo perde questo po' di roba? Nessuno, a meno che non sia il morto.

- Avete ragione, - approv˜ ridendo la signora Dilber.

- S'ei se la voleva serbare anche dopo morto, quel vecchio lesina, perchŽ non ha vissuto come tutti gli altri? Se avesse fatto cos“, qualcuno gli sarebbe stato vicino quando la morte se lo ha pigliato, e non avrebbe bocchieggiato nella sua topaia solo come un cane.

- é proprio la parola della veritˆ. Questo gli toccava, nient'altro.

- E gli avrebbe avuto a toccar peggio, parola d'onore, e cos“ avessi potuto io metter le mani su qualche altra cosa. Aprite quel fagotto, Joe, e prezzatelo. Parlate chiaro. Non ho mica paura io d'esser la prima e tanto meno ch'essi lo vedano. Anche prima di trovarci qua, si sapeva un pochino, mi pare, che i nostri affarucci li facevamo. Niente di male. Aprite il fagotto, Joe. -

Ma la galanteria dei colleghi si oppose a questo, e l'uomo vestito di nero rossiccio, montando pel primo sulla breccia, profferse il suo bottino. Non era gran che. Un par di sigilli, un astuccio da matita, due bottoni di camicia e una spilla di poco valore. Il vecchio Joe esamin˜ ed apprezz˜ ad uno ad uno gli oggetti, scrisse sul muro con un pezzo di gesso le somme ch'era disposto a sborsare, e visto che non c'era altro, tir˜ la somma.

- Ecco il vostro conto, - disse, - e non darei niente niente di pi, mi avessero anche ad arrostire. Chi viene appresso? -

Veniva appresso la signora Dilber. Lenzuola e tovaglie, un abito, due cucchiaini d'argento antiquati, un par di pinzette per lo zucchero e qualche stivale. Il secondo conteggio fu fatto sul muro come il primo.

- Con le signore, - disse il vecchio Joe, - sono sempre largo di mano. é una mia debolezza, e gli cos“ che mi rovino. Eccovi il vostro conto. Se non siete contenta e volete mercanteggiare, mi pentir˜ di essere stato cos“ liberale e vi far˜ invece una sottrazione.

- Ed ora, Joe, - disse l'altra donna, - disfate il mio fagotto. -

Joe si pose ginocchioni per star pi comodo e dopo aver sciolti un arruffio di nodi, tir˜ fuori un involto grosso e pesante di stoffa scura.

- O che questo? - disse. - Un cortinaggio!

- Ah! - rispose ridendo la donna sporgendosi sulle braccia incrociate. - Un cortinaggio!

- Non mi darete mica ad intendere, che lo abbiate tirato gi, anelli e ogni cosa, mentre il morto stava l“, sul letto!

- S“ davvero. E perchŽ no?

- Brava, - disse Joe, - voi siete nata per far fortuna, e vi dico che la farete.

- Certo, - rispose freddamente la donna, - quando me ne verrˆ il destro, non me ne star˜ con le mani in mano, per riguardo a un omaccio come quello l“. No, Joe, parola d'onore. E adesso non mi fate sgocciolar l'olio sulle coperte.

- Anche sue? - domand˜ Joe.

- O di chi volete che siano? - ribattŽ la donna. - Non c' paura che pigli un'infreddatura, no.

- Spero che non sia morto di male contagioso, eh? - disse Joe, fermandosi in tronco e alzando gli occhi.

- Niente paura, - rispose la donna. - Se mai, non mi struggevo poi tanto della sua compagnia da stargli intorno per questi stracci. Ah! fatevi pure a guardarla cotesta camicia, che non ci troverete nŽ un buco nŽ niente niente di logoro. Era la migliore che avesse, ed anche fine. Se non c'ero io, l'avrebbero sciupata.

- Sciupata? - domand˜ il vecchio Joe.

- Giˆ, - rispose la donna ridendo, - gliel'avrebbero messa indosso per sepellirlo. E c' stato non so che balordo che cos“ avea fatto! ma io gliel'ho cavata di nuovo. é anche troppo lusso il cotone per involtarvi un morto. Pi brutto di quanto era con questa indosso, non potrˆ parere di certo. -

Scrooge ascoltava questo dialogo inorridendo. Li vedeva aggruppati intorno al loro bottino, alla povera luce d'una lucerna, e gliene veniva un odio, una nausea, come al cospetto di osceni demoni che mercanteggiassero lo stesso cadavere.

- Ah, ah! - ridacchi˜ la stessa donna, quando il vecchio Joe, cavando un sacchetto di flanella pieno di denari cont˜ a ciascuno per terra la sua parte. - Qui sta il bello, vedete! Ha fatto paura a tutti quando era vivo, proprio per farci guadagnar noi da morto. Ah, ah, ah!

- Spirito! - disse Scrooge, tremando da capo a piedi. - Vedo, vedo. Cotesto sciagurato potrei essere io. A questo mi mena la mia vita di adesso... Dio di misericordia, che cosa questa! -

Indietreggi˜ dal terrore, perchŽ la scena era mutata ed ei toccava quasi un letto, un letto nudo, senza cortinaggio, sul quale, sotto un lenzuolo sdrucito, giaceva qualche cosa d'avviluppato, il cui silenzio stesso parlava terribilmente.

La camera era buia, tanto buia da non potere osservare intorno con accuratezza, benchŽ Scrooge aguzzasse gli occhi obbedendo a un impulso segreto che lo rendeva ansioso di sapere in che sorta di camera si trovasse. Una luce scialba, venendo di fuori, mand˜ un raggio su quel letto: e su questo, spogliato, rubato, solo, trascurato, senza pianto, giaceva il corpo di quell'uomo.

Scrooge volse un'occhiata al Fantasma. La rigida mano accennava al capo del morto. Il lenzuolo era cos“ male aggiustato che col menomo tocco d'un dito Scrooge avrebbe potuto scoprire quella faccia. Vi pens˜, ne vide l'agevolezza, se ne struggeva; ma non avea maggior potere di rimuovere quel velo che di allontanare da sŽ lo Spettro silenzioso.

Oh! fredda, rigida, spaventevole Morte! rizza qui il tuo altare, vestilo di tutti i tuoi terrori. Qui davvero il tuo regno! Ma se quel capo fosse amato, riverito, onorato, non un capello ne potresti strappare pei tuoi biechi disegni, non un tratto del viso rendere odioso. Non giˆ che quella mano non sia grave e che non ricada abbandonata; non giˆ che il cuore e il polso non battano; ma quella mano era aperta, generosa, leale; ma quel cuore era bravo, caldo, affettuoso; ma quel polso era di un uomo. Colpisci, Ombra, colpisci pure! schizzeranno dalla ferita le sue buone azioni e si spargeranno pel mondo come semi di vita immortale!

Nessuna voce pronunci˜ queste parole all'orecchio di Scrooge, eppure egli le ud“ mentre guardava a quel letto. Se quest'uomo rivivesse, ei pensava, quali cure lo assorbirebbero? L'avarizia, la crudeltˆ, l'ingordigia? Una bella ricchezza gli hanno guadagnato, davvero!

Giaceva, nella cassa buia e deserta, senza che una voce di donna, di uomo, di bambino dicesse: "Egli fu buono per me in questa cosa o in quella, e per la memoria che ne serbo io sar˜ buono per lui". Un gatto raspava alla porta e sotto le pietre del caminetto si udiva un rosicchiar di topi. Che cosa cercassero nella camera della morte e perchŽ fossero cos“ irrequieti, Scrooge non os˜ pensare.

- Spirito! - disse, - questo luogo orrido. Uscendone, non m'uscirˆ di mente la sua terribile lezione, credimi. Andiamo via! -

Sempre, col rigido dito, lo Spirito accennava al capo del morto.

- Intendo, - rispose Scrooge, - e ti ubbidirei anche, se potessi. Ma non ne ho la forza, Spirito, non ne ho la forza. -

Di nuovo parve che lo Spirito lo guardasse.

- Se c' qualcuno nella cittˆ, che pianga la morte di quest'uomo, - disse Scrooge al sommo dell'angoscia, - mostramelo, Spirito, te ne scongiuro! -

Il Fantasma distese un momento la scura veste davanti a lui come un'ala; e ritraendola scopr“ una stanza rischiarata dalla luce del giorno, dov'erano una madre co' suoi bambini.

Ella aspettava ansiosa qualcuno; andava su e gi per la stanza; trasaliva ad ogni rumore; si spenzolava dalla finestra; guardava all'orologio; si provava invano a lavorare di ago; sopportava a stento le voci dei bambini che facevano il chiasso.

S'ud“ alla fine la bussata lungamente attesa. Ella corse incontro al marito; un uomo dal viso emaciato e triste, benchŽ giovane ancora. Vi si notava ora una singolare espressione; una specie di soddisfazione malinconica, della quale si vergognava e che studiavasi di reprimere.

Sedette pel desinare che era stato tenuto in caldo presso i fuoco; e quando la donna, dopo un lungo silenzio, gli domand˜ timidamente che notizie portava, ei parve impacciato a rispondere.

- Sono buone o cattive? - disse ella, per aiutarlo.

- Cattive, - rispose.

- Siamo rovinati affatto?

- No. C' speranza, Carolina.

- S'egli si commosso, - disse la moglie tutta sorpresa, - allora s“! Tutto si pu˜ sperare, se accaduto un miracolo come questo.

- Oramai, - rispose il marito, - non si pu˜ pi commuovere. é morto. -

Se il viso diceva il vero, ella era una creatura mite e prudente; e nondimeno, udendo quella nuova, strinse insieme le mani, ringraziando il cielo. Ne domand˜ subito perdono e fu dolente della disgrazia; ma il primo movimento era stato del cuore.

- Adesso si trova tutto vero quel che mi disse quella donna mezzo brilla, di cui t'ho parlato ieri, quando feci per vederlo e per ottenere la dilazione di una settimana. Io mi figuravo che fosse una scusa. Non solo stava molto male, ma era a dirittura moribondo.

- A chi sarˆ trasferito il nostro debito?

- Non so. Ma prima d'allora, il danaro sarˆ pronto; e se mai, non avremo la mala sorte d'inciampare in un creditore spietato come lui. Stanotte possiamo dormire col capo fra due guanciali, Carolina! -

S“. Comunque temperassero la cosa, i loro cuori erano pi leggieri. I visini dei bambini, che si stringevano loro intorno per udire quel che cos“ poco capivano, brillavano pi del solito; e tutta la casa, per la morte di quell'uomo, era pi felice! L'unica emozione che lo Spirito gli potesse mostrare come effetto di quell'evento, era di piacere.

- Lasciami vedere qualche scena di tenerezza che si leghi all'idea della morte, - disse Scrooge; - se no, Spirito, quella buia camera testŽ lasciata mi sarˆ sempre davanti. -

Lo Spirito lo men˜ per varie vie che gli erano familiari; e via facendo, Scrooge guardava di qua e di lˆ per trovare sŽ stesso, ma in nessun posto vedevasi. Entrarono nella casetta, giˆ prima visitata, del povero Bob Cratchit, e vi trovarono la mamma e i figliuoli raccolti intorno al fuoco.

Erano tranquilli, molto tranquilli. I rumorosi piccoli Cratchit se ne stavano a sedere in un cantuccio, muti come statue, e guardando a Pietro che leggeva in un libro. La mamma e le figliuole attendevano a cucire. Ma erano molto tranquilli tutti, molto tranquilli!

- "Ed egli prese un bambino e lo mise in mezzo a loro."

Dove aveva udito queste parole Scrooge? Non le aveva giˆ sognate. Il ragazzo avea dovuto leggerle ad alta voce, mentre egli e lo Spirito varcavano la soglia. E perchŽ non andava avanti?

La mamma pos˜ il lavoro sulla tavola e si copr“ la faccia con le mani.

- Il colore, - disse, - mi fa male agli occhi. -

Il colore? Ah, povero Tiny Tim!

- Adesso stanno meglio, - disse la moglie di Cratchit. - Si vede che il lume della candela stanca la vista; e per nulla al mondo voglio far vedere a vostro padre, quando torna, che ho gli occhi affaticati. Dev'essere vicino a tornare.

- é anzi passata l'ora, - rispose Pietro chiudendo il libro. - Se non sbaglio, mamma, da qualche sera in qua mi par che il babbo cammini meno svelto del solito. -

Da capo tornarono a star tranquilli. Finalmente ella disse, con voce forte e allegra, che un sol momento trem˜:

- Mi ricordo quando camminava portando in collo... mi ricordo quando camminava portando in collo Tiny Tim, e andava svelto davvero.

- Anch'io me ne ricordo, - esclam˜ Pietro. - Spesso.

- E io pure! - venne su un altro. Tutti se ne ricordavano.

- Gli che il bambino era leggiero, - riprese ella, tutta china sul lavoro, - e il babbo gli voleva tanto bene che non gli dava niente fastidio: niente. Ah, eccolo! -

Corse ad incontrarlo; e Bob, col suo fazzoletto al collo - ne aveva bisogno, poveraccio! - entr˜. Il th lo aspettava accanto al fuoco, e tutti fecero a gara per servirglielo. Poi i due piccoli Cratchit gli montarono sulle ginocchia, e gli posarono le piccole guance di qua e di lˆ sul viso, come per dire: "Via, babbo, non ci pensare, non t'affliggere!"

Bob era allegro con loro e parl˜ in tono gaio a tutta la famiglia. Guard˜ il lavoro sulla tavola e lod˜ la bravura e la sollecitudine della signora Cratchit e delle ragazze. Avrebbero terminato molto prima di domenica, disse.

- Domenica! - esclam˜ la moglie. - SicchŽ, ci sei andato oggi?

- S“, cara, - rispose Bob. - Ti ci avrei voluta anche te. Ti avrebbe fatto del bene di vedere tutto quel verde. Ma ci andrai spesso. Gli avevo promesso che di Domenica ci avrei fatto una passeggiatina. Caro piccino! caro caro piccino! -

Ruppe in pianti ad un tratto. Non si potŽ tenere. Se avesse potuto, non avrebbe forse sentito cos“ vicino il suo figlioletto come se lo sentiva.

Lasci˜ la stanza e and˜ nella cameretta di sopra, che era tutta illuminata e ornata di ghirlande di Natale. C'era una sedia accanto al letto del bambino, e si vedeva a pi segni che qualcuno c'era stato di fresco. Il povero Bob vi sedette, e quando si fu alquanto raccolto e calmato, baci˜ quel caro visino. Allora si rassegn˜ a quanto era accaduto, e torn˜ da basso del tutto felice.

Si raccolsero intorno al fuoco a discorrere; la mamma e le ragazze lavoravano sempre. Bob narr˜ loro della straordinaria bontˆ del nipote del signor Scrooge, che appena una volta avea visto, e che incontrandolo per via e vedutolo un pochino... "un pochino gi, vedete" disse Bob, gli avea domandato che dispiacere avesse. "Al che" disse Bob "visto ch'egli la persona pi affabile del mondo, gli dissi la cosa. - Me ne duole assai, signor Cratchit, disse lui, e anche per la vostra buona signora. - A proposito, come abbia fatto a saper questo, non lo so davvero.

- A saper che cosa?

- Che tu sei una buona moglie.

- Tutti lo sanno! - disse Pietro.

- Bravo ragazzo, ben detto! - esclam˜ Bob. - Lo spero bene. "Mi duole assai, dice, per la vostra buona signora. Se in qualunque modo posso esservi utile, dice dandomi il suo biglietto, eccovi l'indirizzo di casa. Dirigetevi a me, ve ne prego." Ora capisci, esclam˜ Bob, non era giˆ pei favori che ci potea rendere, ma quella sua affabilitˆ facea veramente piacere. Pareva proprio che avesse conosciuto il nostro Tiny Tim, e partecipasse al nostro dolore.

- Ha un buon cuore, questo certo, - disse la signora Cratchit.

- Ne saresti certissima se lo vedessi e gli parlassi, - rispose Bob. - Non mi farebbe nessuna meraviglia, vedi, s'ei trovasse a Pietro un posto migliore.

- Senti, Pietro, senti? - disse la madre.

- E allora, - esclam˜ una delle ragazze, - Pietro s'accasa e si stabilisce per conto suo.

- Eh via! - ribattŽ Pietro con una smorfia.

- Prima o dopo, - disse Bob, - pu˜ anche darsi, benchŽ ci sia tempo a pensarci sopra, figliuolo mio. Ma, comunque la cosa vada, io son sicuro che nessuno di noi dimenticherˆ mai il povero Tiny Tim, no, non vero? e nemmeno questa prima separazione in famiglia.

- Mai, babbo, mai! - gridarono tutti ad una voce.

- E io so pure - disse Bob, - io so, cari miei, che quando ci ricorderemo com'egli fosse buono e paziente, benchŽ cos“ piccino, non ci lasceremo andare a questionar fra di noi, se no sarebbe lo stesso che scordarci di quel poveretto.

- No, babbo, mai! - di nuovo esclamarono tutti.

- Sono contento, - disse Bob, - oh, sono contento! -

La moglie lo baci˜ e cos“ fecero le figliuole e i due ragazzi. Con Pietro si dettero una forte stretta di mano. Anima di Tiny Tim, la tua essenza infantile veniva da Dio!

- Spirito - disse Scrooge, - sento non so come, che il momento della nostra separazione prossimo. Dimmi, chi era quell'uomo che abbiamo visto disteso sul letto di morte? -

Lo Spirito di Natale di lˆ da venire lo trasport˜ come prima - benchŽ in un tempo diverso; e in veritˆ queste ultime visioni non erano ordinate e soltanto apparivano tutte nel futuro - nelle vie frequentate dagli uomini d'affari, ma non gli mostr˜ l'altro sŽ stesso. Non si fermava lo Spirito; correva, correva diritto alla meta designata, finchŽ Scrooge non lo preg˜ di arrestarsi un momento.

- Questo cortile che ora attraversiamo, - disse, - da molto tempo il centro dei miei affari. Ecco la casa. Lasciami un po' vedere quel che sar˜ un giorno. -

Lo Spirito si arrest˜; ma la mano sua accennava altrove.

- L“ la casa, - esclam˜ Scrooge. - PerchŽ mi fai segno da quell'altra parte? -

Il dito inesorabile stette saldo.

Scrooge corse a dare un'occhiata alla finestra del suo banco. Sempre banco era, ma non pi il suo. Erano mutati i mobili e la persona seduta in poltrona non gli somigliava. Il Fantasma accennava sempre allo stesso modo.

Ei lo raggiunse, e ruminando perchŽ e dove se ne fosse andato, lo accompagn˜ fino a un cancello di ferro. Prima di entrare, si guard˜ attorno.

Un cimitero. Qui, dunque, lo sciagurato di cui gli sarebbe stato svelato il nome, qui giaceva sottoterra. Un bel posto davvero. Circondato da case, ingombro di erbe e cespugli, una morte anzi che una vita di vegetazione, soffocato dalle molte sepolture, grasso fino alla nausea. Un bel posto davvero!

Lo Spirito stette fra le tombe e abbass˜ il dito segnandone una. Scrooge vi si accost˜ tremando. Era sempre lo stesso Spirito, ma parve a Scrooge travedere un pensiero nuovo e terribile nella solennitˆ della sua forma.

- Prima di accostarmi a quella pietra ove tu accenni, - disse Scrooge, - rispondi a una sola domanda. Son queste le immagini delle cose future o soltanto delle cose possibili? -

Lo Spirito teneva sempre il dito abbassato verso la tomba vicina.

- Le azioni umane adombrano sempre un certo fine, che pu˜ diventare inevitabile, se in quelle ci si ostina. Ma se vengono a mutare, muterˆ anche il fine. Dimmi che cos“ , dimmelo, in queste scene che mi vai mostrando! -

Lo Spirito era immobile sempre.

Scrooge si trascin˜ a quella volta, tremando; e seguendo il dito, lesse sulla pietra della tomba negletta il proprio nome: EBENEZER SCROOGE.

- Son io, io quell'uomo che giaceva sul letto? - grid˜ cadendo in ginocchio.

Il dito accenn˜ dalla tomba a lui e da lui alla tomba.

- No, Spirito! Oh no, no! -

Il dito non si moveva.

- Spirito! - grid˜ egli abbracciandosi alla sua veste, - ascoltami! Io non son pi lo stesso uomo di prima. Io non sar˜ l'uomo che sarei stato, se non t'avessi seguito. PerchŽ mostrarmi tutto questo, se per me non c' pi speranza? -

Per la prima volta la mano parve agitarsi.

- Buono Spirito, - ei prosegu“, sempre prostrato - tu ti commuovi perchŽ sei buono, tu hai pietˆ di me. Dimmi, assicurami ch'io posso ancora, mutando vita, cangiar queste scene che m'hai mostrate! -

La mano trem˜ di nuovo in atto di conforto.

- Io onorer˜ sempre Natale nel cuore, io ne serber˜ il culto tutto l'anno. Vivr˜ nel passato, nel presente e nell'avvenire. Mi parleranno dentro tutti e tre gli Spiriti. Non mi scorder˜ delle loro lezioni. Oh, dimmi, dimmi che mi sarˆ dato cancellare lo scritto di questa pietra! -

Afferr˜, nell'angoscia che lo straziava, la mano dello Spirito. Questi cerc˜ divincolarsi dalla stretta, ma Scrooge pregava e teneva forte. Lo Spirito, pi forte di lui, lo respinse.

Alzando le mani in una estrema preghiera di veder mutato il suo fato, ei not˜ una trasformazione nella veste e nel cappuccio del Fantasma. Lo Spirito si strinse in sŽ, si rannicchi˜, si rassod˜, divenne una colonna di letto.

 

Strofa Quinta

 

La fine della storia

 

S“! e quella colonna di letto era la sua. Suo il letto, sua la camera. Meglio ancora, meglio d'ogni cosa, era suo il tempo che aveva davanti, suo, per emendarsi!

- Vivr˜ nel Passato, nel Presente e nel Futuro! - ripet Scrooge, sgusciando fuori del letto. - I tre Spiriti mi parleranno dentro. O Giacobbe Marley! Benedetto sia il cielo e il giorno di Natale! Lo dico in ginocchio, mio vecchio Giacobbe; in ginocchio! -

Era cos“ acceso, cos“ affollato dalle sue buone intenzioni, che la voce rotta non rispondeva al pensiero. Nel suo conflitto con lo Spirito, avea singhiozzato violentemente e tutta la faccia avea bagnata di pianto.

- Non son mica strappate, esclam˜ Scrooge, abbracciando una delle cortine del letto, - non son mica strappate con tutti gli anelli. Eccole qui; eccomi qui: le ombre delle cose avvenire possono essere scongiurate. E cos“ saranno. Lo so, eh altro se lo so! -

Si azzuffava intanto co' vestiti, gli arrovesciava, se gl'infilava sottosopra, li lacerava, li perdeva, li confondeva in ogni sorta di stravaganza.

- Non so che fare adesso; - esclam˜ ridendo e piangendo insieme, e avvolgendosi nelle calze come un Laocoonte. - Mi sento leggiero come una piuma, felice come un angelo, allegro come uno scolare. Sono balordo come un ubriaco. Un allegro Natale a tutti! un allegro capo d'anno al mondo intiero! Olˆ! eh! olˆ! -

Era entrato saltellando nel salotto e se ne stava l“, ritto, ansante.

- Ecco qua la casseruola con la farina d'orzo! - esclam˜ riscuotendosi e girando davanti al caminetto. - Questa la porta di dove entrato lo spirito di Giacobbe Marley! Qui si messo a sedere lo Spirito del Natale presente! Da questa finestra ho visto gli Spiriti vaganti! Tutto a posto, tutto vero, tutto accaduto. Ah, ah, ah! -

Davvero per un uomo che da tanti anni era fuori esercizio, questa era una splendida risata, una risata co' fiocchi: il ceppo di tutta una lunga famiglia di franche risate!

- A quanti ne siamo del mese? - disse Scrooge. - Quanto tempo sono stato tra gli Spiriti? Non lo so. Non so niente. Sono come un bambino. Non preme. Non me n'importa. Cos“ lo fossi, bambino! Olˆ! eh! olˆ! -

Fu arrestato nelle sue effusioni dalle campane che mandavano all'aria i pi lieti squilli che avesse mai uditi. Bom, bam, din, don, dan! Dan, don, din, bom, bam! Oh, che armonia, oh, che gloria!

Corse alla finestra, l'apr“, mise fuori il capo. Niente nebbia: un'aria limpida, cristallina, gioconda; un freddino salubre, pungente; un sole d'oro; un cielo di zaffiro; freschetto, non freddo; e quelle campane, cos“ allegre, cos“ allegre! Oh, bello, magnifico!

- Che oggi? - grid˜ Scrooge ad un ragazzetto che passava con indosso gli abiti della festa e che forse s'era fermato per guardarlo.

- Eh? - fece il ragazzo spalancando la bocca dalla maraviglia.

- Che oggi, bambino mio? - ripet Scrooge.

- Oggi! - rispose il ragazzo. - é Natale, oggi.

- é Natale! - disse Scrooge a sŽ stesso. - Bravo, sono in tempo. Gli Spiriti hanno fatto ogni cosa in una notte. Possono fare quel che vogliono. Si sa. é naturale. Ohe, bambino!

- Ohe! - fece il ragazzo.

- Sai dov' il pollaiolo, nella via appresso, alla cantonata?

- Sfido io! l'avrei da sapere, - rispose il ragazzo.

- Che ragazzo di talento! - esclam˜ Scrooge. - Un ragazzo non comune, perbacco! Sai se ha giˆ venduto quel tacchinaccio che teneva ieri in mostra sospeso pel collo? non quello piccolo, no; il tacchino grosso.

- Quale? quello grosso come me? - domand˜ il ragazzo.

- Oh, che amore di un ragazzo - esclam˜ Scrooge. - é un piacere a discorrerci. S“, proprio quello, piccino mio.

- é sempre appeso com'era.

- S“? davvero? Ebbene, corri subito a comprarlo.

- Fossi grullo! - ribattŽ il ragazzo.

- No, no, - disse Scrooge, - parlo sul serio. Corri a comprarlo, e d“ che lo voglio, che gli dar˜ io l'indirizzo dove l'hanno da portare. Torna con l'uomo tu, che ti dar˜ uno scellino. Torna in meno di cinque minuti, che ti dar˜ mezza corona! -

Il ragazzo part“ come una freccia. Ci volea una mano ben gagliarda per scoccare una freccia a quel modo.

- Lo mander˜ a Bob Cratchit! - borbott˜ Scrooge, fregandosi le mani e scoppiando dal ridere. - Non ha da sapere chi glielo manda. é due volte Tiny Tim. Uno scherzo magnifico, oh, magnifico! -

Non era ferma la mano nello scrivere l'indirizzo, ma bene o male lo scrisse, e and˜ gi ad aprir la porta, e per esser pronto all'arrivo del tacchino. Stando cos“ ad aspettare, fu tratto dal guardare il picchiotto.

- Gli vorr˜ bene finchŽ avr˜ vita! - disse carezzandolo. - Non ci avevo guardato mai. Che espressione simpatica e onesta! che bel picchiotto davvero!... Ecco il tacchino. Olˆ! ehi! Come state? Buon Natale! -

Era un tacchino davvero! Non si potea reggere in gambe, un uccellaccio come quello l“; le avrebbe spezzate in un minuto come bastoncelli di ceralacca.

- Perdinci! impossibile portare cotesta roba fino a Camden Town, - disse Scrooge. - Dovete prendere una carrozzella. -

Il riso con cui disse questo, e il riso con cui pag˜ il tacchino, e il riso con cui pag˜ la carrozzella, e il riso con cui di la mancia al ragazzo, furono soltanto sorpassati dal riso che lo prese tutto mentre si lasciava andare senza fiato sul suo seggiolone, e rise, e rise fino a che scoppi˜ a piangere.

Non era agevole il radersi, perchŽ la mano gli tremava sempre; e il radersi richiede un po' di attenzione, anche quando non ballate, facendovi la barba. Ma se pure si fosse mozzato la punta del naso, vi avrebbe appiccicato un pezzo di taffettˆ e sarebbe stato contento come una pasqua.

Si vest“, col meglio che aveva, e usc“ per la via. La gente si riversava fuori, com'egli l'avea vista con lo Spirito del Natale presente. Camminando con le mani dietro, Scrooge guardava a tutti con un sorriso di soddisfazione. Era cos“ allegro, cos“ irresistibile nella sua allegria, che tre o quattro capi ameni lo salutarono: "Buon giorno, signore! Buon Natale!" E Scrooge afferm˜ spesso in seguito che di tutti i suoni giocondi uditi in vita sua, i pi giocondi, senz'altro, erano stati quelli.

Non era andato lontano, quando si vide venire incontro quel signore dignitoso che era entrato il giorno prima al banco, domandando: "Scrooge e Marley, se non erro?" Si sent“ una trafittura al cuore, pensando all'occhiata che quel signore gli avrebbe rivolto; ma subito vide quel che avea da fare, e lo fece.

- Mio caro signore, - disse, affrettando il passo e prendendolo per le mani. - Come state? Spero che abbiate fatto una buona giornata ieri. Molto gentile da parte vostra. Tanti auguri pel Natale, signore!

- Il signor Scrooge?

- S“. é il mio nome. Temo che vi suoni ingrato. Permettete che vi domandi scusa. E vorreste aver la bontˆ...

E gli bisbigli˜ qualche parola all'orecchio.

- Dio misericordioso! - esclam˜ il signore soffocato dallo stupore. - Mio caro signor Scrooge, parlate sul serio?

- Ma s“, ma s“. Non un soldo di meno. Ci metto dentro molti arretrati, capite. Mi farete questo favore?

- Mio caro signore, - rispose l'altro stringendogli forte la mano, - io non trovo parole per una tale muni...

- Basta, basta, prego! - interruppe Scrooge. - Venite da me: Volete?

- Certamente! - esclam˜ il vecchio signore con tutta l'effusione della veritˆ.

- Grazie, - disse Scrooge. - Vi sono obbligato davvero. Mille e mille grazie. Arrivederci! -

And˜ in chiesa, passeggi˜ per le vie, guard˜ alla gente che andava su e gi, carezz˜ i bambini sul capo, interrog˜ i mendicanti, spi˜ nelle cucine, alz˜ gli occhi alle finestre, e trov˜ che ogni cosa gli potea far piacere. Non avea sognato mai che una passeggiata o altra cosa qualunque gli potesse dare tanta felicitˆ. Verso sera, si avvi˜ alla casa del nipote.

Pass˜ davanti alla porta una dozzina di volte, prima di sentirsi il coraggio di salire e bussare. Ma si fece animo e buss˜.

- é in casa il padrone, cara? - domand˜ alla ragazza. Una bella ragazza, parola d'onore.

- Signor s“.

- Dov', carina?

- é in sala da pranzo, signore, con la signora. Venite di qua, se vi piace, nel salottino.

- Grazie. Mi conosce, - disse Scrooge mettendo la mano sulla maniglia del tinello. - Entrer˜ qui, bambina mia. -

Spinse leggermente e s'insinu˜ col viso per l'uscio socchiuso. Marito e moglie osservavano la tavola sfarzosamente imbandita, perchŽ cotesti giovani sposi sono meticolosi in certe materie e vogliono che tutto vada a capello.

- Fred! - disse Scrooge.

O Signore Iddio, come trasal“ la nipote! Scrooge avea dimenticato pel momento di averla vista a sedere in un cantuccio co' piedi sullo sgabello, altrimenti per nulla al mondo l'avrebbe spaventata a quel modo.

- Oh povero me! - esclam˜ Fred, - chi mai?

- Io, son io. Tuo zio Scrooge. Son venuto a pranzo. Mi vuoi, Fred? -

Volerlo! Poco manc˜ che non gli stroncasse un braccio. In capo a cinque minuti, Scrooge si trovava come a casa propria. Niente di pi cordiale. E lo stesso la nipote. E lo stesso per Topper, quando arriv˜. E lo stesso per la sorella pienotta, quando fece la sua entrata. E lo stesso tutti. Che amore d'una brigata, che giuochi, che accordo, che piacere!

Ma il giorno appresso si rec˜ di buon mattino al banco, oh di buon mattino! Se gli riusciva di arrivarci prima di Bob e di rinfacciare a Bob il ritardo! Questo voleva fare, questo gli premeva.

E lo fece, sicuro che lo fece! L'orologio suon˜ le nove. Niente Bob. Le nove e un quarto. Niente Bob. Era in ritardo di diciotto minuti e mezzo. Scrooge se ne stava a sedere, con la porta spalancata, per vederlo a insinuarsi nella sua cisterna.

Prima d'aprir l'usciolo, Bob si avea tolto il cappello e il famoso fazzoletto. In un baleno, si trov˜ sullo sgabello, e si di a scribacchiare in fretta e furia come per riafferrare le nove che erano passate.

- Ohe! - grugn“ Scrooge con la solita sua voce chioccia per quanto gli riusciva di fingere. - Che vuol dir ci˜? a quest'ora si viene in ufficio?

- Mi dispiace molto, signore, - rispose Bob. - Sono in ritardo.

- Siete in ritardo? - ripetŽ Scrooge. - Lo vedo che siete in ritardo. Favorite di qua, vi prego.

- é una volta all'anno, signore, - si scusava Bob, uscendo dalla sua cisterna. - Non accadrˆ pi. Sono stato un po' in allegria ieri sera, signore.

- Bravo, adesso ve la do io l'allegria, disse Scrooge. - Non son pi disposto a tollerare, capite. Epper˜ - e cos“ dicendo balzava gi dal suo sgabello e dava a Bob una manata cos“ forte nel panciotto da farlo indietreggiare barcollando, - epper˜ io vi aumento il salario! -

Bob trem˜ e si accost˜ un po' pi alla riga. Ebbe un'idea momentanea di darla sulla testa a Scrooge; tenerlo saldo; chiamar gente; fargli mettere la camicia di forza.

- Buon Natale, Bob! - disse Scrooge battendogli sulla spalla con una cordialitˆ schietta, da non si poter sbagliare. - Un Natale, Bob, molto pi allegro di quanti non ve n'ho augurati per tanti anni, ragazzo mio. Vi cresco il salario e far˜ di tutto per assistere la vostra famiglia laboriosa, e oggi stesso, Bob, oggi stesso discuteremo i vostri affari davanti a un bel ponce fumante. Accendete i fuochi e andate subito, mio caro Bob, a comprare un'altra scatola di carboni, prima di mettere un altro solo punto sopra un i.

 

Scrooge fu anche pi largo della sua parola. Fece quanto avea detto, e infinitamente di pi; e in quanto a Tiny Tim, che non mor“ niente affatto, gli fu come un secondo padre. Divenne cos“ buon amico, cos“ buon padrone, cos“ buon uomo, come se ne davano un tempo nella buona vecchia cittˆ, o in qualunque altra vecchia cittˆ, o paesello, o borgata nel buon mondo di una volta. Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava; perchŽ sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente. PoichŽ ciechi aveano da essere, meglio valeva che stringessero gli occhi in una smorfia di ilaritˆ, anzi che essere attaccati da qualche male meno attraente. Anch'egli, in fondo al cuore, rideva: e gli bastava questo, e non chiedeva altro.

Con gli Spiriti non ebbe pi da fare; ma se ne rifece con gli uomini. E di lui fu sempre detto che non c'era uomo al mondo che sapesse cos“ bene festeggiare il Natale. Cos“ lo stesso si dica di noi, di tutti noi e di ciascuno! E cos“, come Tiny Tim diceva: "Dio ci protegga tutti e ci benedica".