RASSEGNA STAMPA

30 AGOSTO 2001
CRISTINA BURCHERI
Dialogo in sinagoga con Michelstaedter

Intervista a Silvio Cumpeta che domenica leggerà i brani tratti dal suo "incontro" con il giovane filosofo scomparso

Domenica prossima, nell'ambito della Giornata europea della cultura ebraica, l'Associazione Amici di Israele ha organizzato, nel suggestivo spazio della sinagoga di via Ascoli, alle 18, la lettura di brani tratti dal "Dialogo della salute" di Carlo Michelstaedter e dal "Dialogo della salute tra il giovane filosofo e il vecchio" del dottor Silvio Cumpeta.

La narrazione, a cura di Silvio Cumpeta e Tullio Svettini, sarà accompagnata dalle musiche di ispirazione ebraica di Silvio Donati, composte dal musicista per l'occasione. Dalla curiosità che questo momento letterario suscita è nata un'intervista concessaci da Cumpeta.

Dovendo raccontare Carlo Michelstaedter in poche parole cosa direbbe?

"Racconterei di un giovanissimo filosofo che muore a 23 anni, racconterei la storia di un ragazzo aitante e robusto che amava nuotare in Istria, a Pirano, e che era solito fare lunghe escursioni con gli amici o la famiglia a San Valentino. Aveva una figura vigorosa che ben si accompagnava alla sua potente passione per le arti figurative, che lo avvia a studiare l'arte e la pittura a Firenze, dove ha un'illuminazione che lo porta a uno studio serio e rigoroso della filosofia. Diviso tra Firenze e Gorizia porta a termine gli esami e, terminata la tesi si suicida".

A parer suo, Michelstaedter quanto è stato influenzato dal mondo ebraico in cui era nato?

"Reputo molto poco, soprattutto dal punto di vista filosofico. Pur essendo quella di Carlo una famiglia ebraica egli non ha avuto una formazione religiosa in senso stretto, è sicuramente stato influenzato maggiormente dalla temperie culturale che si respirava a Gorizia inizio secolo; tedesca e irredentista insieme. In questo caso non si può parlare di filosofia di tipo ebraicistico essendo egli tutto assorbito all'interno al mondo filosofico dei primi anni del secolo in cui egli affiancava alla forte crisi dei valori in atto gli insegnamenti degli Antichi (soprattutto Presocratici e Platone) a pensatori ottocenteschi come Schopenhauer, Nietzsche, Marx e Leopardi. Accenni al mondo ebraico sono più frequenti nel suo epistolario, nel suo rapporto intenso con la madre, sempre molto presente e vigile, e anche nella sua estrema decisione".

In quale elemento si può individuare il nocciolo e la novità apportata da Michelstaedter alla filosofia del Novecento?

"Michelstaedter, attraverso una visione disincantata della società, elabora un pensiero filosofico che, partendo dalla mercificazione e dalla crisi dei valori del suo, e del nostro, tempo, mette una contro l'altro due mondi. Uno, il mondo inautentico della "comunella dei malvagi" e della retorica in cui vive l'uomo persuaso, è fondamentalmente il mondo borghese in cui è nato. L'altro mondo, abitato dall'uomo autentico e impersuaso, con un'espressione prestata dell'esistenzialismo l'uomo in rivolta, è il mondo proprio del filosofo che in un ardente impeto di modernità cerca la liberazione attraverso la morte".

Un'ultima domanda: nel suo dialogo, cosa si dicono Carlo, giovane filosofo, e lei, Silvio Cumpeta, vecchio filosofo?

"In questo dialogo impossibile il filosofo vecchio, Roman, si confronta, in una raffica di battute serrate, con Carlo sviluppando il tema, caro a entrambi, della salute, intesa come salvezza. Roman evoca lo spirito e la voce di Carlo trascinandolo fuori delle nebbie del tempo provocandolo affinché riveli cosa c'è al di là della morte e se, attraverso questa, ha davvero conseguito la salute. Ma l'impossibilità di decifrare e comparare le parole dei vivi con il linguaggio dei morti fa si che Carlo, chiuda secca il discorso con Roman... lasciamo perdere, non ne parliamo più!".
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