LETTERE E DIPINTI DI UMBERTO BOCCIONI
a cura di Laureto Rodoni

UMBERTO BOCCIONI PITTORE SCULTORE FUTURISTA


Umberto Boccioni nel 1914, a 32 anni

Alla madre Roma, 9 marzo 1901
Carissima Mamma, tanto che la mia effige comparve alla luce, squillarono le tartaree e le olimpiche tube, rimbombonne il monte. L'acque del mare e dei più grandi fiumi si agitarono commosse! Quale spettacolo... Dalla minima pulce al gigantesco elefante ed anche l'antidiluviano atlantosauro se fosse esistito, tutti si chinarono riverenti innanzi alla mia fulgida, divina immagine! Il fiero leone, il Re del deserto stesso, fece con un ruggito comprendere che si sottometteva! Ah! Quale trionfo! Virgilio, il cantore dell'Eneide, che al suono della sua lira poteva dire ... ora di Marte L'Armi canto e'l valor del grande Eroe che pria da Troia per destino ai liti d'Italia e di Lavinio errando venne... Dante l'immortale poeta, la cui poesia è quella che solo amore e luce ha per confine Tasso che cantò: ... L'armi pietose e il capitano che 'l gran sepolcro liberò di Cristo... Ariosto che cantò: Le donne, i cavalier, l'arme, gli amori Milton del Paradiso perduto, il Boccaccio, Petrarca, Pindemonte, Leopardi, Tassoni, Ugo Foscolo, Parini, Giusti, Manzoni, Alfieri, Salvator Rosa, Prati, Carducci ecc. Tutta cotesta pleiade di poeti altissimi, in disordine come io te l'ho dati, s'inchineranno innanzi all'autore della Carcereide Poema epi-eroico-erotico-tragi-comico di Umberto Boccioni I più grandi prosatori Cicerone, Seneca, Plinio il giovine, Marco Vitruvio Pollione, Catone, Giunio Moderato Columella, Plutarco, Tito Livio, Sallustio, Tacito, Aretino, Tasso, Redi, Gozzi, Baretti, Boccaccio, Foscolo, Giordani, Pellico, Leopardi, Manzoni, Giusti, Tommaseo, Gioberti, Rosmini, Guerrazzi, Massimo d'Azeglio, Tommaso Grossi, Cantù, Niccolini ecc. ecc. tutti, tutti! s'inchineranno all'autore di Pene dell'anima Racconto in 3 cap.di Umberto Boccioni I più grandi scrutatori delle cose umane, i più grandi filosofi così pagani come cristiani e cioè Socrate, Aristotele, Senofonte, Platone, Zoroastro persiano, Zoroastro caldeo, Hermes Trismegisto, Talete, Cadmo, Pitagora, Senofane, Parmenide, Zenone, Leucippo, Democrito, Eraclito, Empedocle, Antistene, Pirrone, Euclide, Aristippo, S. Anselmo, S. Tommaso d'Aquino. S. Agostino, Bacone e i più moderni Malebranche, Locke, Vico, Kant, Schelling, Galluppi, Rosmini, Gioberti ecc. ecc. tutti impallidirono innanzi al sublime filosofo Umberto Boccioni Filosofo Ateo-scettico-materialista Nuovo fondatore del sistema filosofico dei Cazzacci Tutti! Tutti! Tutti! s'inchinarono: e non ti commuove questa dimostrazione d'omaggi? ... E se non piangi di che pianger suoli?... E tutto questo per solo cent. 90 via della Consulta 56 F. Gardilli!!! Meraviglioso. Anzi ti dico questo: Lupacchini il corniciaio che conosce Zio ha detto che di colletto porto il n. 15, però quando tu vorrai mi farai dei colli perché quantunque io conosca tutta la brava gente che più su ti ho nominato, nessuno di loro mi può dar dei colletti.


La madre (1906)

Speriamo che la tua costola non ti faccia più soffrire, ché sarebbe ora... Io non so più cosa dirti se non augurarti che presto ti venga la notizia che mi sono impiegato e così voialtre possiate venire a Roma e Nella città eterna!!! Amen! La Carcereide della quale t'ho parlato più sopra è un poema in terzine ch'io sto facendo sopra i casi di collegio. Ho già fatto due canti ciascuno dei quali si compone di 40 e più terzine quasi 150 versi. E poi mancano gli altri canti ecc. Diverrà un capolavoro! Pum! Scrivi a lungo che te ne pare del ritratto. Saluta la Sora Richetta, bacia Amelia e tu abbi 1000000000000000000 baci tuo Umberto Boccioni Zio, Zia e le Signore vi abbracciano e vi baciano tanto tanto tanto tanto. Papà non avendo nulla da scrivere m'incarica di salutarvi tanto ... uff! Saluti affettuosi alla Signora Baer e Ruberl.


Centro del Trittico "Veneriamo la madre" (1907-1908)

A Gino Severini Roma, 2 settembre 1902

Egregio signor Severini, lei mi perdonerà certamente se oso scrivere sul di dietro della Francesca da Rimini, ma me lo suggerisce un senso di economia che ben capirà. Essendo grande la mia affezione per lei e non bastando al mio cuore una semplice cartolina, avrei dovuto in caso contrario a questo, spendere dei denari per farle pervenire la Francesca come manoscritto raccomandato e poi per una lettera ove le avrei detto quel che ora le dico. Capirà che questa spesa eccezionale mi avrebbe addirittura rovinato. Perdonerà caro Signor Severini se scrivo male ma il sole tramonta (come gridano i falchi...) e devo dare gli ultimi tocchi al magico bianco e nero del lungotevere e che salterà fuori un aborto come tutti gli altri miei figli che lei ben conosce.


Paolo e Francesca (1809-1809)

Caro Signor Severini le do questa consolante notizia: a Roma, nelle altre città d'Italia e all'Estero, si tengono pubblici comizi per ottenere di gettare, a Roma nel Tevere, [nel]le altre città nei loro relativi fiumi, tutte le "madonne" esistenti nei musei e nelle chiese, perché è universale la convinzione che la "madonna" che si sta manipolando ora in Pitigliano (provincia di Grosseto) eclisserà al suo comparire tutte le altre da Cimabue in poi. In quanto a me, le giuro [...], che aspetto fremendo e sospirando questa alta manifestazione dell'arte mistica contemporanea. Caro Signor Severini si mantenga pulito e sano [...]. Salve! Umberto


Ritratto femminile (1903)

A Gino Severini 7 settembre 1902
Caro Severini, eccomi di nuovo con te non per celiare ma per parlare di cose serie. Di quell'affare riguardo mio padre e me continua ugualmente. Dopo un'altra scenata non ci siamo più parlati per 8 giorni consecutivi. Immagina tu che vita deliziosa ch'io conduco. Adesso siamo in pace e di quella maledetta cosa non si parla. Tra un mese però anche meno scoppierà la bomba... Ora io sono a pregarti di volermi rispondere subito dopo questa mia se ritorni a Roma solo, e se ritornando avresti intenzione di venire ad abitare con me, come si restò intesi prima che partissi. Con tua madre non dire quello che succede tra me e mio padre, perché sarebbe inutile, dille che verresti a stare con noi due e che una donna ci farebbe da mangiare. Tutti mi dicono che in questo modo io potrei risolvere la questione molto vantaggiosamente per me, ed anche a me sembra, non ti pare? Dunque, quando tu mi risponderai dì pure senza timore o senza soggezione se vuoi fare così, mettendo le condizioni che ti parranno giuste e non nominando nulla di quello che sai circa mio padre, perché in questo modo io posso fargliela leggere. Sarà bene anche che tu scriva in due fogli staccati, così come questi della Francesca, dove in uno mi parlerai esclusivamente della questione di cui t'ho parlato sopra, e nell'altro delle nostre cose intime. Così potrò far leggere l'uno a mio padre e l'altro trattenermelo io. Riguardo a questo siamo intesi. Beato te che puoi vivere tutto il giorno nella libera campagna. Io che prima vi potevo stare tutta la mattina sono ora nell'impossibilità di farlo. Quel raffreddore che mi colse quando tu stavi qui, mi ha lasciato una tosse noiosissima e il medico mi ha ordinato di starmene 4 o 5 giorni a casa nell'assoluto riposo. [...]


Autoritratto (1905)

Ti immagini quanto mi secca questa inazione forzata adesso che sento per il paesaggio, direi, quasi una febbre. Non sogno che grandi tele e non penso che luminosi paesaggi, e invece le tele mancano, i colori mancano, la salute manca... Sono nato sotto una buona stella. Ho portato il mio paesaggio da Balla e gli piacque molto. Gli domandai perché diceva che i nostri lavori vanno sempre bene e lui mi rispose che, non essendovi il vero da confrontare, non può fare tutte quelle osservazioni che vi sarebbero da fare. Se dice bene!... bene!... avanti!... avanti!... lo fa perché vede il progresso nella scelta delle linee, nel colorito e nella tonalità generale. Questo mi convinse tanto più che mi ricordo che quando si tratta di bianco e nero, dove non vi sono colori e la disposizione dei piani deve risultare giusta e si può giudicarla anche senza il vero, egli fa sempre delle osservazioni. Che ne dici? Non ti pare giusta la sua risposta [?].


Brughiera (1908)

Mentre tornavo da Balla con il paesaggio incontrai quel giovane, che stava agli Incurabili e andò al Museo artistico, e che una sera, andando da Balla, lo incontrammo in via degli Artisti tenendo una discussione sulla utilità della prospettiva e poi Balla diede ragione a noi, ti ricordi? Ebbene questo grandissimo animale, volle vedere il paesaggio e, dopo avermelo criticato e guardato con un sorriso di scherno, per poco non mi disse che era una porcheria... E sai cosa disse? Che il divisionismo è uno stile (nota la parola e giudica l'uomo) che non gli piace perché bisogna andar lontano per guardarlo!!! ... Che bestia! Andai per curiosità da un pittore sporcaccione, ma che è cavagliere e decorato dell'ordine di Danilo I del Montenegro. Egli aveva detto a mio padre che andassi a vedere un ritratto della regina che stava facendo... Che roba! e dire che è il beniamino dell'aristocrazia e delle signore del corpo diplomatico. Che accozzaglia di bestie. Io credo che se un cagnolino si tingesse la lingua nella tavolozza e leccasse un piatto [di] porcellana dipingerebbe con più slancio. Non capisce niente. Il mio paesaggio non gli piacque e il bianco e nero del lungotevere che avevo con me lo entusiasmò al punto di farlo esclamare: Ecco: in questo studio mettendo dei contadini che tornano dal lavoro se ne farebbe un quadro!!! Giudica come uscii da quello studio... Scappai da Balla con la paura d'esser diventato cretino anch'io, tante furono le bestialità ch'io udii in un quarto d'ora. Mosona ha cominciato il famoso vicolo, a giorni andrò a vederlo. Egli sta educando il povero De Margheriti e lo convince al divisionismo... Tempo perso!... Scrivi presto. Saluta rispettosamente per me i tuoi genitori e da me ricevi una stretta di mano. Tuo Umberto


Il riposo (1908)

Alla madre e alla sorella Amelia Paris, 17 aprile 1906
Carissime! Eccomi finalmente un'oretta con voi per raccontarvi qualche cosa su tutto quello che ho veduto sfilar davanti agli occhi da un mese quasi a questa parte. Sono partito da Roma salutato alla stazione da molti amici, da Prini e dalla sua Signora che mi tenne sotto il braccio augurandomi tante cose, fino a che non montai in treno. Lei anzi mi fece prendere dal marito un cuscino perché potessi riposare meglio: dovevo fare 1750 kilometri! Poco prima m'avevano dato una quantità enorme di salame e prosciutto, arance e sigarette! Lo sventolio dei fazzoletti non finiva mai e dopo pochi minuti fui solo. Ero partito alle 2 pom. da Roma; alle due dopo mezzanotte arrivai a Genova cambiai treno e alle 7 della mattina ero a Torino. La gente nello scompartimento sentendo che andavo a Parigi tutto d'un fiato da Roma mi guardava con meraviglia e io mi davo un'aria di viaggiatore consumato sorridendo con bonarietà! A Torino stavo già in treno per la frontiera quando m'accorgo d'aver lasciato il mantello nell'altro treno. Stavo per decidermi a partire senza, ma la paura di attraversare le Alpi gelato, mi fece venire in mente che c'era un altro treno all'una e così rimasi a Torino. Trovai il mantello e m'incamminai nella città. Avevo un amico all'Accademia Albertina e lo trovai che lavorava - è scultore. Uscì subito con me e andammo a girare per le vie principali che sono belle e tutte alberate come a Parigi; si può anzi dire che non ha carattere italiano. Lo invitai a pranzo e mi venne ad accompagnare alla stazione. Nel treno già si sentiva il francese far capolino qua e là. Fino a Bardonecchia ultima stazione italiana e che fra parentesi si trova a 1250 metri sul livello del mare (il treno camminava tra la neve) ebbi una paura maledetta d'esser fer mato dai carabinieri per mancanza di passaporto. A Roma non avevano ancora finite le pratiche e mi avevano detto di partir pure che me lo avrebbero mandato al consolato d'Italia a Parigi. Passato il pericolo di Bardonecchia dopo due piccole gallerie entrammo nel famoso tunnel del Moncenisio lungo 12 kilometri e 233 metri e largo 8. È all'altezza di 2541 m. cioè in piene Alpi; a destra a sinistra montagne, gole, valli, precipizi, boschi e sempre neve! Appena passata la galleria nella valle sottostante si vede Modane prima stazione francese e dove arriviamo dieci minuti dopo. Qui si vedono guardie di finanza francesi e italiane alpini idem carabinieri idem ferrovieri idem. Tutto doppio. Si passa la visita ai bagagli e mi metto nel treno che mi condurrà fino a Digione per poi cambiare per quello, che mi porterà a Parigi. Da tutte le parti si sente Paris! Paris! Paris! Tutti parlano di questo cervello del mondo. E chi non è diretto a Paris sembra quasi un essere trascurabile!... Il treno è zeppo di soldati francesi con grevi pantaloni rossi e berretto idem. Partiti da Modane comincia a calare la sera. Io scambio qualche parola francese poi m'annoio e dormo: davanti a me non c'è che Paris! Viaggio così tutta la notte; cambio treno a Digione e proseguo; sono in piena Francia, quasi tutti vanno a Parigi: è sabato. All'alba sono in un paesaggio chiaro piano e nebbioso. Passo Fontainebleau,Melun, Charenton...


Campagna lombarda - Sinfonia campestre (1908)

Parigi! Finalmente dopo quasi 40 ore di treno ci sono. Cerco subito un facchino e porto al deposito i bagagli. A Roma avevo cambiato i miei denari in oro, carta francese e argento li trovo sul piazzale. Poca impressione; gli assalti che m'aspettavo non ci sono, la gente cammina tranquilla, i fiacre trottano ugualmente, così gli omnibus... E la confusione? Io non pensavo che stavo fuori da un qualunque centro e che ero sceso in una delle 19 stazioni tra grandi e piccole di Parigi! Cerco un albergo e pago due lire per notte mando a prendere i bagagli e faccio un po' di toletta. Mentre mi spoglio viene dentro une dame che mi offre i suoi servizi e dicendomi che quando avrò desi derio d'amour sono avvertito che lei abita nella camera vicina alla mia! La ringrazio gentilmente e la prego d'andarsene perché voglio lavarmi. Il giorno trovai subito quel pittore romano e fui subito invitato a colazione da un pittore francese. L'impressione che ebbi di Parigi fu una grande intonazione nera le case, le strade, gli uomini. Quello stesso dopo pranzo andai nel gran centro di Parigi sui grandi boulevard, enormi strade dove vi sono i migliori magazzini. Parigi non ha un centro con 3 milioni di abitanti (!), i centri sono a diecine e tutti tali che se tu non vedessi il resto non li prenderesti per secondari. L'impressione durò per tutto il giorno mediocre. Forse ero troppo stanco o m'aspettavo troppo. Il fatto è che nei giorni successivi e per l'ultima volta oggi ho potuto constatare che sono in una città addirittura straordinaria. Qualche cosa di mostruoso, di strano, di meraviglioso! Poiché vi parlo di Parigi metto qui alcune cifre che vi daranno un'idea mentre a parole sarebbe impossibile. In tutta l'Italia vi è una sola agenzia telegrafica... a Parigi ve ne sono 17! 100 agenzie matrimoniali, che combinano in media 10000 matrimoni all'anno. 3000 architetti. 12 asili notturni che ospitano 52000! uomini e 4000 donne! 1500 avvocati che esercitano!!! 500 fabbriche di calzature con alcune che confezionano 300 paia di scarpe al giorno! 180000 stranieri dimoranti! Non compreso me che sono arrivato da poco. 400 dentisti! Buono per me! 40000 operai e operaie per la fabbricazione delle piume e fiori artificiali. 40 fabbriche di guanti! 26 brigate (!!) di guardie di questura e 6 compagnie di riserva. 10 fabbriche di ghiaccio con una media in estate di 30000 kilogr. Al giorno. 500 fabbriche di giocattoli con 12000 operai e 20 milioni di affari annui! 2700 medici che esercitano! 250 orefici con 3000 operai. 200 fabbriche di profumi con 4000 operai e 250 impiegati! 1100 pompieri. 2500 sarti!!!


Romanzo di una cucitrice (1908)

Con queste poche cifre che tolgo dalle curiosità parigine immaginate cos'è questa città. Pensate alle migliaia di carrozze e centinaia d'omnibus, tramvai a cavalli, elettrici, a vapore, tutti con l'imperiale e gli automobili da piazza, alla metropolitana che è una ferrovia elettrica che passa sotto tutta Parigi e i biglietti si prendono discendendo in gran sotterranei tutti illuminati a luce elettrica; i vaporini, identici a quelli di Venezia e sempre colmi di gente. È qualche cosa d'inverosimile. In mezzo a questo movimento mettete migliaia di biciclette, di carri, carrettini e carrettoni, di automobili private, di biciclette porta roba come quelle che aveva Bonaldi a Padova; il lastrico è pieno di réclame; le insegne fin sui tetti; i caffè a migliaia tutti coi tavoli fuori e frequentatissimi in mezzo a questi tre milioni di gente che smania, che corre, che ride, che combina affari e via via fin che ne volete... Ci sono 43 teatri tra prosa e opera; 23 grandi caffè concerti, 5 circhi, 5 balli. Questi sono i principali e portati ogni giorno dai giornali! Pensa poi alle centinaia che si trovano in altri punti per il popolino... Tra i caffè concerti vi sono i così detti cabaret, che sono una cosa stranissima. Uno è intitolato il Cielo; la porta e l'interno sono azzurri cosparsi di stelle. Alla porta chi riceve i clienti e l'introduce è uno vestito da S. Pietro in tunica barba e chiavi. Mi dimenticavo di dire che nei cabaret non si paga l'entrata come nei caffè concerti, v'è un aumento nelle consumazioni. Entrate in fondo, chi vi dice bon soir monsieur è il proprietario vestito da padre eterno, i camerieri naturalmente sono tutti uomini vestiti da angeli! Un altro cabaret è chia mato l'Inferno sta vicinissimo al primo nella stessa strada: la porta è un'enorme bocca di diavolo con la testa che fa da stipite; il soffitto e le pareti sono rosse e piene di lampadine rosse: un diavolo t'introduce, dentro è semibuio; delle donne bellissime bruciano tra le fiamme, i camerieri vestiti da diavoli servono inappuntabilmente. Questi stanno a Montmartre e se non li avessi visti non crederei. Le Néant altro cabaret, questo invece è macabro: servono la birra su casse da morto; i camerieri sono vestiti da becchini e appaiono degli spettri. Poi altri chiamati con nomi strani, dei Nottambuli, degli Assassini, delle Quattro Arti, della Lepre agile! ecc. tutti questi ritrovi sono poi pieni ricolmi di cocottes... A Parigi di segnate in questura ce ne sono 80000!!!!!! E questo credetemi è la cosa caratteristica di Parigi. Io ho veduto donne come non avrei mai immaginato che esistessero! Sono tutte dipinte: capelli, ciglia, occhi, guance, labbra, orecchi, collo, spalle, petto, mani e braccia! Ma dipinte in un modo così meraviglioso, così sapiente, così raffinato da diventare opere d'arte. E notate che questo fanno anche quelle di basso rango.


La sorella Amelia al balcone (1909)

Non sono dipinte per supplire alla natura, sono dipinte per gusto, con colori vivissimi: immaginate: capelli del più bell'oro con sopra dei cappellini che sembrano delle canzoni: meravigliosi! Il volto pallido, d'un pallido di porcellana bianca; le gote leggermente rosee, le labbra di puro carminio tagliate nette e ardite, le orecchie rosee; il collo, la nuca e il seno bianchissimi. Le mani e le braccia dipinte in modo che tutte hanno mani bianchissime attaccate con polsi dolcissimi a braccia musicali. Taratan taratan taratan!!! Voi riderete ma io sono in un godimento continuo. E ciò che mi fa piacere è che queste donne non hanno per me alcuna attrattiva sensuale; sono troppo diverse dalle donne che ho sempre osservate e queste mi sembrano oggetti. Non vi parlo poi degli abiti; anche questi sono una perfetta musica: elegantissimi così le calzature così tutto. Gli uomini a prima vista sono seri; portano tutti il cilindro, che [è] una caratteristica unita a quella dei calzoni amplissimi degli operai e artisti. Qui tutti portano vestiti di velluto che costano pochissimo e durano eterni. Io me ne farò uno non avendo più nulla da mettermi. Con 15 lire avrò tutto il vestito. Sono stato ad una delle cose più caratteristiche di Parigi al ballo chiamato: Moulin de la Galette. È uno dei più sfrenati. Anche qui dovevo riportare una di quelle impressioni che non dimenticherò facilmente. Si paga 2 fr. d'ingresso ma io ho ottenuto dal proprietario l'ingresso gratis per poter disegnare. Sono entrato in una immensa sala (alla porta siccome al collo avevo una sciarpa m'ànno fatto scoprire per vedere se portavo il colletto) dove sotto una luce sfolgorante ci saranno state 500 persone tra uomini e donne. Lì ho veduto le donne che v'ho descritto! Che tipi! Che spettacolo! chi si abbracciava, che si baciava; molti stavano ai tavoli, gli uomini tra le braccia delle donne: era un abbandono generale. Cominciò un valzer e io mi dovetti domandare dove mi trovavo. Le posizioni di ballo più strane erano in uso. Ognuno cerca inventare una posizione di ballo e ognuna è più voluttuosa dell'altra. Le donne erano leggerissime, vaporose; sembrava un ballo di duchesse e tre quarti erano antiche sartine e modelle. Con quel pittore francese venne a parlare una donna così elegante di figura e d'abito che a Roma l'avrei creduta una gran dama, invece era una modella. L'orchestra suonò un ballo spagnolo ora in voga e allora vidi delle coppie ballare con tali ondulazioni e contorcimenti veramente mai visti. I corpi si piegavano a destra e a sinistra, ondulavano, volteggiavano tra gli sguardi entusiasti di chi non ballava. Due donne specialmente danzavano in modo tale che mi fu detto essere alcune volte costretta la guardia dei costumi che sta lì di intervenire perché non si vada a finire ... chissà dove. Credetemi che io sono stato tutta la sera sbalordito e quando ritornai a casa mi domandai come diavolo pensasse tutta quella gente per godere in simili modi. Domani sera torno. Vorrei portar via un quadro di tale spettacolo!


La Madre (1909)

Come forse non vi avrò detto qui non vi sono stanze ammobigliate in famiglia. Tutti vivono all'Hotel. Ve ne sono di elegantissimi che vanno da camere da 150 fr. al mese fino a 20. Io perciò abito al Grand Hotel de Lisbonne Rue Vaugirard 4 vicinissimo (come dal negozio d'Amelia alla Posta) al gran giardino de Luxembourg. Sono dunque in pieno Quartier Latino nel punto di Parigi d'aria più pura. Nel mio Hotel hanno dimorato il gran poeta P. Verlaine, lo statista L. Gambetta e J. Fleury come vedete è un buon augurio. Lo stare in questo Hotel porta che si vive vicino a gente la più disparata: di sopra a te uno studente in medicina; da una parte un musicista, dall'altra una sartina; di sotto una miss inglese o come da me che, alle finestre di fronte a me, ci sono due o tre studenti di medicina, cinesi, in cilindro; di sotto una bella donna; di fianco una donna con bambini, ecc. Le ragazze che vivono sole è a Parigi una cosa normale. Quasi tutte hanno l'amante: le studentesse, le sartine, le operaie. Andando a vedere una camera la padrona dell'Hotel mi disse che m'avrebbe dato una camera dove stava una giovane sarta, con i parenti in provincia, ma disse con ingenua disinvoltura, la benedetta figliuola ha l'amante e torna a casa ogni 15 o 20 giorni perché si corica sempre presso di lui. E credetemi così fanno moltissime. Immaginate che in un corteo fatto di studenti pro vittime delle miniere, gli studenti marciavano in colonna abbracciati con ragazze giovanissime, alcune erano sartine. Di tanto in tanto le baciavano... In mezzo poi sgambettavano studentesse vestite completamente da uomo. M'hanno detto che questo è un uso in questi cortei! Tutto questo la gente guarda e passa oltre. A Parigi tutto costa poco. Casa, vitto, vestiti. Io spendo per mangiare 90 centesimi al giorno. Faccio tutto da me. Una bellissima signorina Polacca (che ho conosciuta in casa della Sig. Tomascetwzka dove vado di tanto in tanto), e che vive sola a Parigi facendo la scultrice, mi ha regalato una grossa macchina a spirito, due piatti e una casseruola. Io mangio sempre o uova e formaggio, o cotechini, ecc. per bere bevo sempre thè. È un'abitudine presa a Roma. Me lo faccio tre perfino quattro volte al giorno. Mentre scrivo l'acqua bolle e me ne faccio un'altra tazza. Le uova si comprano in scatola di 12, a 24 soldi. La grande economia che faccio mi permette di tirare innanzi senza troppo angustiarmi e poter studiare. Tutte le sere sono in casa alle 8 e alle sette di mattina già al lavoro. Lavoro tutto il giorno perché mi son trovato indietro.


Alberi (1908)

Credetemi che a Roma ero arrivato a un punto tale che mi sarei dovuto tirare una revolverata o gettarmi a far la vita di Valéry. Non studio più da due anni per quei maledetti pannelli. Mi hanno rovinato i nervi, non posso più soffrire nessuno, non amo più nulla, mi vedo proprio rovinato. Non vi ho mai scritto questo perché era inutile, lo dico ora che è passato tutto e che da una settimana studio come una volta quando ero puro. Sono contaminato da quel commercio infame e non farò più nulla. In un'altra vi parlerò di questa faccenda. Solo a pensarci mi sento una tal rabbia che darei la testa nel muro. Ho perduto due anni senza accorgermene, mi sono fatto sorpassare vergognosamente e chissà se mi alzerò su più. E basta! La mia camera è a mezzogiorno, piena di luce, ciò mi fa molto piacere. La casa è una vecchia casa francese con tetti aguzzi e le finestre quadrate a piccoli vetri, nella mia ce ne sono 16. È piena di poesia. C'è anche il caminetto per quest'inverno. Pago 20 franchi e 2 per il servizio. Papà mi ha scritto, dice che vi dica di venire ad un accomodamento. Come va l'affare? Il mio indirizzo ora è questo Rue Vaugirard Bureau N. 6. È il numero dell'ufficio postale vicino a casa mia; la posta centrale è lontana qualche chilometro. Avete notizie da Roma? Scrivete parlando della mia partenza e fingendo di non sapere come sono andate le cose e che non l'ho salutati partendo. Scrivetemene. Maria Capobianco forse verrà a raggiungermi tra qualche mese. Poverina! sento di volerle un po' bene. Lei mi scrive di volermene tanto. Lei ha qui una cugina ricca, credo. Scrivetemi di tutti e di tutto per compensarmi di questa letterona durata 3 ore! Baci vostro Umberto Scusate se ho scritto in pessimo italiano e me ne vergogno ma a correggere perderei troppo tempo... Tanti saluti affettuosi alla Signorina Adriana. Mandatemi chiaro il nome del gerente. Ho avuto la sua cartolina. Salutatelo per me.


Campagna (1908)

A Gino Severini Milano, [ottobre-novembre 1907]
Caro Severini! inutile dirti che non vedo l'ora che tu venga a Milano carico di novità e di notizie per darci una di quelle chiacchierate di ventiquattr'ore che sono la nostra specialità. Per questo ti raccomando di osservare e prendere sul mio conto tutto quello che si dice e si diceva... io a Roma non torno più dunque m'interessa molto [...]. Guarda cosa fanno tutti e sappimi dire bene. Son certo che scruterai bene perché dopo la lontananza sarai curioso anche tu [...]. Quanto pagherei fare una corsa fino a Roma, rendermi conto come procedono (nell'Arte e nella Vita) e poi correre qui. Andrai certo a trovare Sironi e sappimi dire come sta. Temo che sia seriamente ammalato perché lui mi scrive d'essere sempre in cattive condizioni. Guarda se riesci tu a far sì che mi spediscano (porto assegnato) la mia roba. Dillo a Prini, Sironi farà quello che potrà con la Sig. Virginia. Parlarti di me mi sembra un po' inutile tanto più che tra poco ne saprai delle carine se già non le sai dagli amici di Roma. Intanto ti dico che dormirai da me, sto a camera mobigliata (va bene il g?). In quanto a pranzare ci accomoderemo noi due perché a casa mia non è il caso di parlarne non per il cuore, ma per l'altra cosa. Preparati a vedere una città che fa onore all'Italia anzi la rappresenta lei sola. Vedrai anche dei capolavori tra i quali la cena di Leonardo e altre sue opere e una "Pietà" di G. Bellini, miracolosa! Credo che un quadro così perfetto si veda raramente. Di mio non vedrai nulla. Tutto quello che ho fatto è andato o distrutto, o regalato, o venduto. Purtroppo l'ultimo caso è il più raro. Questo a causa del continuo cambiamento di città. È per questo che desidero fermarmi definitivamente e avere tutta la mia roba di Roma. Occupatene un momento acciocché mi spediscano libri e tele. Saranno buone a lavorarci sopra. Mi meraviglia che tu vicino a Segantini trovi dell'entusiasmo per Fornara ch'io trovo un imitatore per quanto valoroso. E Previati? che impressione ti ha fatto? Anch'io ho avuto l'impressione di una serietà che manca ai Francesi a moltissimi per lo meno.


Campagna con alberelli (1909)

Anche a me Balla è stato un ricordo di energia che mi ha molto sorretto. Ne sono anche un ammiratore, ma quanta energia quasi inutile! Come lo vedo lontano dal nuovo movimento intellettuale e artistico. Dimmi cosa e come fa e verso quali strade muove. FORSE tutto il suo lavoro e di chi ha lavorato come lui avrà la sorte del minatore che fruga e cerca il metallo prezioso che altri lavora e mostra alle turbe stupefatte. Balla, educato quando il quadretto di genere declinava ha messa tutta la sua potenza pittorica e coscienza artistica a servizio di quello. Lui non ci crederà ma è così. A Balla manca assolutamente la visione decorativa la sola che possa fare grande un'opera d'arte. Balla forse a causa della sua stessa forza ha cercato e studiato molto ma in un circolo già segnatosi da giovane. Ha moltiplicato la sua energia con una fede incrollabile ma sordo a tutti i pianti a tutte le gioie. Gli è mancato quel senso della misura che tutti i grandi artisti posseggono. Ha voluto camminare ad ogni costo senza accorgersi che era circondato da un muro chiuso. Il fermarsi troppo all'osservazione di una foglia gli ha fatto dimenti care che sulla sua testa cantano gli uccelli. Le nuvole corrono lontano, lontano, le farfalle si rincorrono e si amano... Egli ti dà quel tono accidentale della foglia meravigliosamente ma la tua sensazione resta, lì circoscritta, fredda, isolata... L'universo non palpita! La nostalgia di ciò che non è, che non è mai stato forse, che non sarà mai non è appagata! Tu continui a soffrire e a desiderare nella stessa contemplazione della sua opera: ecco perché non è grande, perché, secondo me, la sua è una via sbagliata! Malgrado questo devo ancora trovare un uomo della sua tempra. Dimmi cosa ne pensi, scrivimi che vieni presto e credimi tuo Boccioni


Ritratto di Virgilio Brocchi (1907)

Telegramma ad Ardengo Soffici Milano (prima del 19 maggio 1910)
Malgrado note ostilità vostri amici Voce contro futurismo noi conoscendo vostra coraggiosa campagna per grande Medardo Rosso e per risveglio arte italiana avendo letto vostro interessantissimo articolo impressionismo sentiamo bisogno esprimervi nostra fraterna ammirazione. Boccioni, Russolo, Carrà e poeti Marinetti, Paolo Buzzi


Ritratto femminile (1909)

A Nino Barbantini Milano, 21 giugno 1910
Caro Signor Barbantini, dalla redazione di "Poesia" riceverà l'elenco delle opere che ho già spedite franche di porto col seguente indirizzo: dott. Barbantini, Galleria d'arte moderna, Palazzo Pesaro, Venezia. È giusto? Come vedrà le opere sono 33 tra quadri, impressioni, pastelli, disegni e incisioni. Ho obbedito ai di Lei consigli e ho mandato anche gli ultimi, cioè Paesaggio grande e La signora Maffi, questa sotto il titolo Una maestra di scena. Ogni lavoro porta a tergo un numero progressivo corrispondente all'elenco che riceverà. I prezzi per ora sono come sono, in caso di vendita ci intenderemo a voce, perché vengo assolutamente per l'inaugurazione e forse prima. Mi farebbe sommo favore avvertendomi dell'arrivo per essere più tranquillo. Le opere sono distribuite in due casse più una gabbia con cornici per le acqueforti, perché per far presto ed evitare danni ho voluto spedirle senza vetro e smontate, riservandomi a fare questo personalmente a Venezia: sarà questione di poche ore. Le misure sono inutili considerando che Lei avrà per dopodomani le opere a Palazzo Pesaro. I due quadri grandi (ritratto e paesaggio) sono coperti perché la vernice data è ancora fresca e la polvere vi si appiccica guastandoli irremediabilmente. Le sarei grato se Lei desse ordine di tenerli riparati il più possibile. Altro non ho a dirLe per ora se non d'accomodarmi per una buona sala perché questa mostra mi costa sacrifici degni di ricompensa. Il mio amico Marinetti sarà a Venezia dopodomani 23; in questo senso deve averLe telegrafato. Ha gran desiderio di conoscerLa e se Lei avrà la cortesia di trovarsi al Florian all'ora indicata potrà mettersi d'accordo anche su argomenti che mi riguardano. Mi raccomando a Lei e ringraziandoLa mi creda devotissimo. Umberto Boccioni


Gli addii - Stati d'animo II (1911)

A Nino Barbantini, [luglio-agosto 1910]
Caro Barbantini, non mi stupisce se lei trova enormi difficoltà a vendere... È sempre stato così per me e lo sarà ancora per molto. Sono del Suo parere di accettare le condizioni del Signor Volpi, che non conosco personalmente, ma che La prego di ringraziare per me. Adesso Le chiederei urgentemente un favore. Se di questa o di quell'altra vendita ha incassato qualche cosa, Le sarei grato se mi anticipasse un sessanta o settanta franchi, almeno cinquanta, dovendo fare una spesa enorme di colori e tele per nuovi lavori. Comincio mercoledì un quadro di 2 metri X 3 e altri due poco meno della metà. Vede che c'è carne al fuoco: speriamo bene e morte al passatismo!... Voglio scrivere allo Stabilimento che fece il catalogo: mi vorrebbe usare la cortesia di inviarmi l'indirizzo? Saluti a Garbari, Licudis, Wolf e a tutti gli altri e Lei con i miei più sentiti ringraziamenti per la noia, mi creda devotissimo. Umberto Boccioni


Notturno (1911)

A Gino Severini [dopo il 1° agosto 1910] Caro Gino, ti scrivo per chiedere segretamente (!) il tuo giudizio su chi può ancora firmare il manifesto nostro, tra i nomi che seguono la firma dei Cominetti nella lettera a Marinetti. Noi ci fidiamo completamente del tuo giudizio ma ti debbo avvertire che le firme devono essere di giovani assolutamente convinti di ciò che il manifesto afferma. L'adesione deve essere completa e senza restrizioni mentali. È necessario che attorno alla fede assoluta nel complementarismo congenito si leghino quelle qualità intellettuali che fanno il completo futurista. Ci vogliono giovani (e ce ne sono pochi) di fede e abnegazione sicura; di coltura e di azione e che nelle loro opere per quanto incerte aspirino a quella completezza di perfezioni che segnano la via luminosa dell'ideale. Di Cominetti non so che dirti perché non lo conosco. Di Baldo salvo ad aver fatto miracoli, dubito. Però mi fido del tuo parere se i suoi progressi in arte, e la sua vita d'intelletto combaciano con le nostre aspirazioni. Marinetti ha mandato a tutti i letterati, giornali, riviste ecc. del mondo il manifesto qui unito del quale sarà fatta però una ristampa in cui si potranno aggiungere le firme che credi opportune. Mi raccomando di nuovo a nome di tutti la massima severità nella scelta. Tu vedi che già uno (il Bonzagni) non firma più il manifesto perché non è convinto del divisionismo... Questo fatto è noiosissimo perché dà a credere agli imbecilli che... gl'intelligenti ci abbandonino!!! Noi ne abbiamo rifiutati a diecine tra i quali Doudrville che tu conosci. Per ciò non temere: scrivi pure senza ritegno ché la cosa resta tra noi. Io ricomincio a lavorare dopo le battaglie di Napoli e di Venezia. Sono stato a Napoli e ho visto Vallone, rammollito, innamorato fumatore e lazzarone. Ma simpatico e sempre lui. Vive facendo tali porcherie in pittura da far drizzare i capelli. Longo sempre con Jerace... che gli insegna la tecnica!!! A Roma, Balla scoraggiato con qualche quadro zoppicante ma sempre forte. Lo soffocano! Da tre anni non vende, è costretto a dar lezione e soffre quasi la fame!!!... Costantini non l'ho visto, mi dicono vada molto bene. Sironi completamente pazzo, per lo meno nevrastenico. Chiuso sempre in sé e sempre in casa. Non chiava più, non parla più, non studia più è veramente doloroso. Lo stavano per rinchiudere in una casa di salute. Immagina che ha la casa piena di gessi e copia in tutti i sensi per 20, o 25 volte una testa greca!!! Ci disapprova naturalmente. Prini è sempre lui: identico. Cambellotti idem e ci approva in parte, del resto tu lo conosci. Ciao. Spargi da per tutto il manifesto e dallo ai Cominetti. Un abbraccio tuo Umberto Boccioni Saluti affettuosissimi da Marinetti e da tutti gli amici Pittori e Poeti.


Le forze di una strada (1911)

A Nino Barbantini [agosto 1910]
Caro Barbantini, sono meravigliatissimo di non ricevere alcuna risposta ad una mia lettera espresso con la quale le rispondevo riguardo la vendita di Gisella al Signor Volpi. Le dicevo di accettare per 200 L. e di ringraziarlo. Inoltre le chiedevo il favore dell'invio se si poteva di una cinquantina di lire, nella speranza che qualche cosa avesse incassato. Ha ricevuta la mia lettera? Le sarei grato se volesse rispondere a questa e dirmi se la vendita si è almeno effettuata. Ringraziandola anticipatamente mi creda devoto. Umberto Boccioni


Bozzetto per "Quelli che vanno" (1911)

A Nino Barbantini [settembre 1910]
Carissimo Barbantini, grazie mille dell'invio di Lire duecento sulle mie vendite. Avrei piacere di ricevere la nota delle spese che spero si limiteranno alla réclame del catalogo. L'autorizzo e Le chiedo il favore di dare cinque lire all'usciere che mi ha scritto di aver incassato e spedito. Vorrei di più ma Lei sa cosa mi fruttano le mie vendite. Altre spese non so quali siano, in ogni modo attendo una sua lettera che mi informi. Ho piacere che Lei si sia tenuta la piccola impressione dell'Interno con mia madre che lavora. Anche a me sembrava buona e ho piacere che stia presso Lei. Mi farebbe un gran piacere informandomi sulle sorti della Maestra di scena. Intanto speriamo che non stia all'umido... in qualche cantina... Io lavoro molto. Ho quasi finito tre lavori. Un quadro di metri 3 X 2 dove ho cercato una gran sintesi del lavoro, della luce e del movimento. È forse un lavoro di transizione e credo uno degli ultimi! È fatto completamente senza modello e tutte le abilità del mestiere sono sacrificate alla ragione ultima dell'emozione. Il secondo lavoro è ancora più sintetico e spero che sia veramente il primo della lunga serie che voglio di quadri in cui il colore diventa un sentimento e una musica in sé. Ho delle idee nate in questi ultimi mesi e maturate in questi giorni, ma sono di una difficile esposizione per iscritto per un pittore. Si ricorda quelle discussioni al Florian? Sono su quella via. Se potrò (e spero) l'emozione sarà data ricorrendo il meno possibile agli oggetti che l'hanno suscitata. L'ideale per me sarebbe un pittore che volendo dare il sonno non corresse con la mente all'essere (uomo, animale ecc.) che dorme, ma potesse per mezzo di linee e colori suscitare l'idea del sonno, cioè il sonno universale al di fuori delle accidentalità di tempo e di luogo. E questo con sensazioni pittoriche, cioè bei colori e belle forme, questo per il terrore dei pittori che appena sentono pensare un collega lo credono sulla via della perdizione se non del tutto rovinato. Vede che son ben lontano dell'essere un pedestre seguace di Helleu o di Chahine... come dice la "Voce." Saluti da Marinetti e dagli amici. Mi scriva presto e mi creda suo devotissimo. Scusi la forma. Umberto Boccioni


Quelli che vanno - Stati d'animo II (1911)

A Nino Barbantini Milano, 5 novembre 1910
Caro Barbantini, ha letto l'attacco feroce di A. Soffici sulla "Voce" a mio riguardo? Ne sono completamente indifferente, ma mi duole veder un giovane che stimo dichiararmi seguace pedestre di quel mascalzone di Helleu, quel mediocre di Chahine e Prunier. Si può demolire ma non si fanno paragoni disonoranti. C'è poca buona fede in quella postilla e molta bile fiorentina. Forse risponderò con una lettera. La pregherei, caro amico, di mandarmi subito qualche notizia sull'arrivo della mia merce e se è possibile aver del denaro il più presto possibile. Il primo del mese è passato e sono sulle spine e ho bisogno di rimettermi in quiete. Mi risponda anche riguardo alla Maestra di scena, ma soprattutto sulle due cose che Le chiedevo sopra. Saluti agli amici e con la preghiera di rispondermi subito mi voglia bene e mi creda suo affezionatissimo Boccioni


Quelli che restano - Stati d'animo II (1911)

A Nino Barbantini [dicembre 1910]
Caro Barbantini, grazie del giornale, ricevuto in ritardo perché mi trovavo a Roma per vedere di organizzare un'Esposizione futurista. Meravigliosa la conferenza: enorme la materia trattatavi. Congratulazioni vivissime da tutti noi che abbiamo letto uno alla volta con immenso piacere e compiacimento. Mi dia notizie sui suoi progetti per l'avvenire, tanto riguardo a Lei quanto riguardo all'Esposizione di Ca' Pesaro. Ricevetti il denaro e La ringrazio: vi sono formalità da definire? Mi scriva circa la Maestra di scena. Credo inutile rimandarla. Manderò la cassa. Saluti da Marinetti e da tutti. Mi creda dev.mo Umberto Boccioni


Idolo moderno (1911)

A una signora [1911] [...] Sento realmente di creare qualche cosa e il lavoro ora mi viene con una tal febbre che non so cosa pensare di tanti lavori passati fatti con fiacca e scoraggiamento. Il modo col quale lavoro ora si riallaccia al modo col quale ho lavorato in soli due o tre lavori in vita mia. Ora comprendo la febbre, la passione, l'amore, la violenza delle quali si parla quando si dice: creare! Ma perché prima non era così? Forse ero così; ma i dolori e gli scoraggiamenti mi trattenevano a terra... Oggi purtroppo mi duole la gamba ma spero di sgranchirla tra poco e scaraventarmi ancora più violentemente di ieri. Come comprendo le parole di Marinetti: nessun'opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro! E mi sembra che il quadrone lo sia abbastanza. In grande, come sempre, ho moltiplicato l'ispirazione e il quadro è divenuto più popolato più violento di prima. La folla è aumentata e spero di dare in tutte anche alla più piccola figura quel senso di andare fatale che hanno le folle che lavorano. [...]

A Nino Barbantini [maggio 1911]
Caro Barbantini, non so davvero come cominciare per paura di cadere in qualche vecchia frase convenzionale che serva ad esprimere la mia ammirazione e la mia riconoscenza. L'articolo che Lei ha scritto è così pieno, così profondo e animato da un'analisi così amorosa e sincera che mi ha commosso. Mio caro amico, debbo dirLe che devo a Lei la prima esposizione individuale (che è quanto dire aver misurato le mie forze) e a Lei devo la prima gioia di vedermi analizzato e penetrato nell'insieme della mia attività artistica, qualunque essa sia. Potrei e vorrei discutere a lungo con Lei su quello che dice circa l'insistere sulla pittura simbolica. Lei non mette assolutamente in dubbio la mia sincerità nell'eseguire un lavoro che sotto diversa forma meditavo da quattro anni, è vero? Ammesso dunque questo punto Le dirò che nel quadro: Il Lavoro il solo difetto è una leggera insistenza di particolari veristici in un'opera che è una completa visione mentale sbocciata dalla realtà. Dunque non è la mia tendenza simbolica che vada condannata, ma è l'opera particolare che può cadere. Anche in questo però non esito a dire che un quadro di simili dimensioni, animato da un'intenzione così pura, quale è quella di innalzare alla vita moderna un nuovo altare vibrante di dinamica, altrettanto puro ed esaltatore di quelli che furono innalzati dalla contemplazione religiosa al mistero divino, un quadro dico che tenta questo è infinitamente superiore a qualsiasi riproduzione più o meno soggettiva della vita reale. Si può sempre concludere con un certo scetticismo su tutte le costruzioni mentali dei filosofi, ma malgrado ciò quando penso all'uomo che prendendo e partendo da alcuni elementi primi o premesse che sono la sua luce interiore, la sua intuizione e su questi con un orgoglio che delira, con una legge ferrea che incute terrore, tenta di costruire un sistema, un mondo, qualunque sia l'esito di quest'opera fatalmente destinata ad essere fiaccata nel tempo, io ammiro, ammiro sempre e anche se tutto ciò porta l'uomo a rompersi il collo. Bisogna perdonare qualche sbaglio e qualche incertezza all'uomo che tenta di volare. Questo lo ho detto perché il suo articolo ha rinfocolato delle contrarietà quasi acquietate sul mio verismo simbolismo, oggettivismo soggettivismo e simili ismi che significano nulla quando si ha il bisogno di lavorare e liberarsi di un'idea creandola. Carissimo Barbantini, quando ci potremo vedere e discutere un po' assieme? Per ora non posso che inviarle il mio più fraterno saluto e con la più grande ammirazione i miei vivissimi ringraziamenti. Aff. Umberto Boccioni P.S. Dopodomani parto per Roma per tenere la sera del 29 la conferenza sul Futurismo e pittura futurista al circolo artistico internazionale. Mi scriva. Saluti. U .B.


La risata (1911)

A Gino Severini [prima del 23 dicembre 1911]
Caro Gino, ti ho fatto spedire i colori che spero riceverai presto. Ti auguro buon lavoro e un anno meraviglioso!!! Sono in uno stato d'animo strano: conquisto la vita! arrivo col pensiero alle più alte cime dell'arte e l'opera che faccio mi sembra presso che merda! È un periodo strano, che non è interamente brutto ma mi lascia triste in fondo. Lavoro poco!!! La Ines mi tormenta a periodi nella fantasia. Mi pare d'aver perduto molto, alle volte... poi mi pare d'essermi salvato. Non comprendo più nulla! Gli uomini, le donne, le cose sono tutto in me allo stato di caos! Marcio verso il trentesimo anno completamente al buio! Io che credevo di sapere tante cose... Così in pittura così in tutto! Tutto è capolavoro ed io soffro ma lentamente, lontanamente, nel mio profondo. Vorrei amare molto e ne vedo l'inutilità! Vorrei lavorare e creare molto e temo di non essere in alto, né puro abbastanza, è terribile! Sono solo e vuoto! e la vita esteriore mi porge tutti i suoi allettamenti! Mi sento nella mia pienezza fisica e sono triste. Ciao lavora lavora lavora. Tuo Umberto Mandami l'indirizzo e nome del Signor Costa. Ciao. Per le cornici fa a credito un piccolo giro di legno come noi. Per le fotografie fanne a credito tre delle opere più interessanti. Marinetti verrà a Parigi e pagherà lui. Fai le cose bene. Ai primi di gennaio Marinetti sarà a Parigi. Ciao.


La strada entra nella casa (1911)

A Nino Barbantini Parigi, 12 febbraio [1912]
Carissimo Barbantini, la sua lettera mi ha trovato in preda ad una specie di ebbrezza per l'enorme successo ottenuto dalla mia Esposizione e da quella dei miei amici! Il successo è consacrato dalla critica di tutti i giornali che pur facendo molte riserve, proclama il nostro trionfo sui cubisti francesi e l'apparizione di una nuova tendenza! Guillaume Apollinaire, divenuto mio amico, dichiara (in agro-dolce francese) che se la modernissima pittura francese aveva dimostrato la "melodia" (sotto un punto di vista nuovo) dalla nostra esposizione appare la possibilità di innalzarsi fino alla "sinfonia." Tutta la battaglia è stata caratterizzata dai miei "stati d'animo" dei quali si discute in tutti i centri artistici e letterari di Parigi. I francesi sono sbalorditi che da una piccola città di provincia come Milano sia venuta fuori una parola che li fa rimanere attoniti, loro così abituati a tutte le originalità più assurde... Nemmeno io credevo che i miei tre lavori suscitassero tanto baccano... Lei sa che ne ho dieci e sette dei quali sono atti a farsi stracciare in un'esposizione italiana, ma questi tre "stati d'animo" hanno bastato ad indicare una via. Certo, che in tutte le ricerche analitiche e accidentali degli impressionisti per la luce, di Cézanne per il colore, di Matisse e Picasso per la forma (e dopo questo i Cubisti) si sente il bisogno assoluto di uscire e dagli elementi costruttivi trovati in questi ultimi tempi passare alla costruzione definitiva. Questa sintesi - data la tendenza sempre più accentuata dello spirito umano di dare il concreto per mezzo dell'astratto - non può essere espressa se non per mezzo di elementi oggettivi spiritualizzati. Questa spiritualizzazione sarà data da puri valori matematici, da pure dimensioni geometriche, in luogo della riproduzione tradizionale, ormai conquistata dai mezzi meccanici... Quali saranno i soggetti che questa oggettività superiore dovrà comporre? Se gli oggetti saranno dei valori matematici, l'ambiente in cui vivranno sarà un ritmo particolare all'emozione che li circonda. La traduzione grafica di questo ritmo sarà uno stato di forma, uno stato di colore ognuno dei quali ridarà allo spettatore lo "stato d'animo" che lo ha prodotto. Mentre a prima vista questo sembra (secondo alcuni) o filosofia, o letteratura, o matematica, secondo me è pittura pura! La pittura che sta a quella tradizionalmente rappresentativa, come la musica polifonica sta alla musica del melodramma. La mia conferenza - che tenni a Roma - tradotta da Marinetti e letta alla Maison des Étudiants da lui stesso, ha prodotto un vero entusiasmo! Uguale interesse ha prodotto la prefazione del catalogo da me scritta; le basti sapere che ne sono stati stampati 13.000! Le conoscenze nel mondo letterario e artistico, maschile e femminile, sono state innumerevoli. Ogni giorno ci si invita a destra e a sinistra! Io resto qui due o tre mesi. Da Londra, l'Aia, Liegi ci giungono inviti vantaggiosi di case che vogliono una nostra esposizione. L'Esposizione a Palazzo Pesaro non era per aprile? Perché ora in giugno? Mi preme sapere. Dica al simpatico Wolf Ferrari che non abbiamo potuto votare perché eravamo tutti a Parigi. Lo saluti e così la prego di fare per tutti gli amici. Mi scriva e mi voglia bene suo Umberto Boccioni Ho ricevuto la sua da Bernheim. Indirizzo: Impasse Guelma 5, chez Severini-Montmartre.


Costruzione orizzontale (1912)

A Vico Baer Londra, 10 marzo 1912
Carissimo Amico, non ho scritto fino ad ora, perché a Parigi ho sempre atteso un telegramma che mi annunciasse il suo arrivo... Invece l'Esposizione è finita e sono già a Londra! Tra un'ora c'è l'inaugurazione per il vernissage e la stampa, domani per il pubblico. Dai rappresentanti della stampa venuti fino da ieri si può cominciare a capire che anche a Londra l'Esposizione desterà un enorme interesse. Lei sa che qui siamo venuti con un contratto magnifico? Dopo Londra siamo quasi completamente impegnati con una grande casa tedesca di Berlino che ci tempesta di telegrammi con proposte eccellenti... così dall'Aia, da Bruxelles, da Dublino, da Liegi, da Amsterdam... L'Esposizione di Parigi ha mostrato a tutta l'Europa l'esistenza di una nuova tendenza armata d'un formidabile entusiasmo e di una sana giovinezza. La mia prefazione sul catalogo ha talmente interessato e piaciuto che si sono stampati 17.000 cataloghi ed ora, ad Esposizione chiusa, se ne vendono ancora. Anche il catalogo inglese è bello. Il negoziante vi ha aggiunto una spiegazione d'ogni singolo quadro che deve essere curiosa, ma che sarà utile per queste bestie di inghilesi... come diceva Benvenuto Cellini!


Ritratto di Vico Baer (1911)

Del resto il pubblico è imbecille in tutti i paesi e come non capisce in Italia non capisce qui, non capisce in Francia. Solo che in Francia ad esempio, essendovi più cultura moderna, più centri artistici, l'ambizione d'essere un innovatore, un capo scuola è più compresa al di fuori del successo immediato. In Italia invece sono un talento che si guasta e basta!... Non vedo l'ora di rimettermi calmo a lavorare... Ma era necessario che tutto il lavoro che avevo fatto finora nel buio miserevole di Milano fosse mostrato, e a me stesso dessi la consolazione di vedere a qual punto arrivavo nella mia rivoluzione. E veramente tutti, che qui all'estero conoscono l'Italia e lo stato infantile, ignobile e volgare del suo ideale estetico, non arrivano a comprendere con quale sforzo noi si sia potuti uscire dall'italico pantano, per mettere d'un colpo l'arte italiana a fianco di quella francese. Lei sa che il resto non esiste! E Lei sa bene che in questi due ultimi anni la mia produzione è sorta tra le risate, lo scherno e la compassione... Ho tanto desiderata la sua venuta a Parigi... Si sarebbe divertito a vedere e sentire come si parlava di me e cosa si attende da me... Fa quasi paura!... Mai come ora sono stato certo della via che devo seguire! E riuscirò! Carissimo Vico, in questi giorni in cui vivo di certezze! (è un cibo questo, che dà ad ogni istante le vertigini! ...) guardo di tanto in tanto indietro al mio passato, ed ho presenti con una strana lucidità tutti coloro che sono stati buoni con me. E come mi rammento ed odio tanti altri, così sento un'infinita tenerezza per tutti quelli che in momenti difficili mi hanno sorretto! È con questo sentimento che le stringo la mano e la saluto! suo Umberto Boccioni


Figura (1912)

A Vico Baer Parigi, 15 marzo 1912
Carissimo Vico, la sua lettera è condita di quella sottile ironia che si conviene quando si parla con un artista. Io però sono troppo sicuro della sua amicizia per non averne sorriso, e desiderato d'essere a Milano per parlare di psicologia e filosofia... come lei dice!... Purtroppo le confesso che in questi giorni sono un po' agitato dall'indecisione se stabilirmi a Parigi o tornare in Italia. Ho paura che il soggiorno a Milano mi sia insopportabile dopo il periodo, anzi la parentesi, che ho vissuta a Parigi. Penso che potrei essere molto più innanzi (o forse m'inganno...) se tutto il lavoro interno delle mie trasformazioni si fosse effettuato in un ambiente più favorevole, come ad esempio è Parigi. M'accorgo che molti coraggi mi sono mancati a causa della solitudine completa nella quale il mio spirito ha vissuto. E non solo solitudine, ma corrosione continua di quel nucleo indistruttibile ed ora fatalmente in evoluzione, che è il complesso delle mie scoperte naturali. Tutto quello che ho fatto a Milano ha preso, in questi giorni, dopo le prove di Parigi e di Londra, un valore enorme ai miei occhi, non nei lavori - che non ci tengo - ma nello sforzo di liberazione e di distruzione che ho dovuto fare. Ora mi domando: cosa avrei (forse) fatto, in mezzo a gente che mi avesse continuamente incoraggiato? Cosa avrei fatto se non avessi avuto sempre davanti il terrore di essere creduto un futurista, un deviato, un cervello che andava in fumo? Torno sempre su questo argomento e confesso che dieci volte al giorno vi penso e maledico il tempo perduto, la mia miseria, la viltà degli amici, la spaventosa nullità dell'ambiente italiano! E la rabbia di riacquistare quello che credo perduto e di rafforzare ciò che in me ha dubitato fino adesso, mi rende feroce contro tutti! In questi giorni sono ossessionato dalla scultura! Credo di aver visto una completa rinnovazione di quest'arte mummificata. Ai primi di aprile parto per Berlino dove si inaugura la nostra esposizione, in sale offerte da una associazione artistica d'avanguardia. Da Berlino, purtroppo, tornerò direttamente a Milano. L'Esposizione si farà, dopo, a Bruxelles. Alcuni americani, pittori, di Nuova York, hanno mandato laggiù il catalogo con la mia prefazione e mi hanno detto che tra gli artisti giovani ha destato un grande entusiasmo e che in una scuola d'arte un professore l'ha letta e spiegata agli allievi. Quando dico dei miei "successi" non mi baso già sulle 40.000 persone che secondo il "Daily Mirror" hanno visitato l'Esposizione di Parigi, ma sui sintomi che io solo forse ho colti, e sulle sette o otto persone che secondo me stimo degne di parlare d'arte. La Signora Sarfatti è tornata a scrivermi, gentile fino ad irritarmi. Già, tutte le lettere, quasi, che mi son venute dall'Italia mi hanno irritato! È strano come la Signora Sarfatti sia costretta a sdrucciolare e zoppicare nella vita come quando parla d'arte... Fortuna che i ruzzoloni che fa per le scale sono meno gravi di quelli che fa quando protesta altamente contro le astrazioni... ci sarebbe da rimetterci l'osso del collo!... Non lavoro affatto, ma dormo molto, vado a spasso, sono molto amato e carezzato: e penso... quasi felice! A Londra con Marinetti sono andato a insultare, in casa, un giornalista inglese. Che magnifica gita in automobile fino a sessanta chilometri da Londra! Ho assistito a tutti i disordini delle suffragette, incoraggiandole e acclamandole quando le vedevo arrestare, sorridenti... un po' pallide. Ho fatto a pugni e gomitate per proteggerle dalla folla inferocita che pareva animata da pessime intenzioni. Londra, bella, mostruosa, elegante, ben pasciuta, ben vestita, ma cervelli pesanti come bistecche. Interni di case magnifici; pulizia, one stà, calma, ordine ma in fondo un popolo idiota o semi. Quando penso a tutta l'imbecillità socialistica, cooperativista, positivista, igienista che vuoi giudicare le cose italiane attraverso l'ossessione di ciò che è inglese... mi viene la nausea... C'è tanto di Napoli e di lazzarone in questa meravigliosa Parigi, ed è da qui che la luce, come spirito, si proietterà nei secoli!! Solo qui c'è arte e solo l'arte testimonia dell'altezza dei popoli! Cosa conta se un giorno si scaveranno sotto le macerie di Londra degl'impermeabili intatti e dei libri mastri senza macchie d'inchiostro? Quanti imbecilli a questo mondo! I miei più cari saluti alle Signore Baer e Ruberl e a lei una stretta di mano dal suo Umberto Boccioni


Elasticità (1912)

A Nino Barbantini Berlino, 13 aprile 1912
Carissimo amico, sono a Berlino da diversi giorni e sto per finire il mio giro... internazionale. Forse Lei già saprà dell'enorme successo che la nostra esposizione ha ottenuto a Parigi e a Londra. A Berlino si ripete lo stesso interessamento e le stesse discussioni accanite. Non so se sa che ogni spesa ci viene pagata sotto ogni riguardo e che incassiamo una percentuale sugli ingressi che a Londra ha reso a noi dalle quaranta alle cinquanta lire al giorno. A Berlino vi è una polemica vivacissima perché la "Secession" di questa città ha fatto pubblicare che noi esponevamo presso di Lei con gli impressionisti, post impressionisti, espressionisti, cubisti ecc. Non può credere che fervore di interessamento vi sia per le nuove tendenze in queste tre città che ho visitato. Quando dico loro che in Italia ci si copre di insulti non vi credono... Tra pochi giorni parto e vado a Francoforte invitato da una ricca signora di laggiù e che possiede un mio grande quadro. Il grande pianista Busoni, che vive a Berlino da molti anni, ha comperato a Londra il mio quadro La ville monte che in italiano chiamavo Il lavoro. Lo ha pagato 4.000, di cui 3.000 sono venute nette a me. A Parigi ho venduto per 800 franchi La raffe (La retata) che a Lei piaceva. Russolo ha venduto per 1.800 lire un gran quadro a Max Rothschild così Carrà, allo stesso, l'Uscita dal teatro per 800; e Severini due quadri per circa 2.000 lire. Vede che tutti siamo contenti e si inizia un'era di lavoro fecondo. A Londra abbiamo avuti più di duecento articoli critici. Ha ricevuto cataloghi e giornali illustrati con quadri nostri a colori? Le ho scritto da Parigi ma non mi ha risposto. Forse vengo a Venezia rientrando in Italia. Saluti. Boccioni


Antigrazioso (1912)

A Carlo Carrà Berlino, [dopo il 12 aprile 1912]
Caro Carrà, s'è inaugurata questa mattina l'esposizione con la città tutta bianca di neve. Le entrate sono state pochissime paragonate a quello che ho visto a Parigi e a Londra. La causa di tutto ciò: il tempo pessimo, l'ambiente poco accalorato per le manifestazioni d'arte e, temo, l'essere organizzatore un giornalista, quindi collega e nemico di tutti i giornalisti, quindi dell'unico strumento adatto alla réclame, in casi come i nostri. Vedremo domani se il tempo si rimetterà. Sono solo, triste e nel più elegante e ricco hotel di Berlino, dove l'imperatore viene ai pranzi degli ufficiali... Questo mi rende meno brutta la solitudine. Sale, tappeti, giornali, servitori e una camera meravigliosa e poltrone fatte apposta per fumare e sognare... Questa mattina ho trasformato da solo l'esposizione. Abbiamo quattro enormi sale, le migliori, con luce, ma mal distribuita per mancanza di tende. Vicino a noi c'è una sala di Delaunay (Torre Eiffel e due paesaggi di Parigi); Derain (paesaggio); Vlaminck (idem); Kandinsky (con una composizione musicale). Al piano superiore: Braque, Herbin, Dufy, Kokoshka, ecc. Ho dovuto trasformare tutto ciò perché i quadri erano disposti senza alcun criterio. Erano alti più dell'altezza di un uomo. Ho battuto chiodi e sono stanco. Siamo ospitati in una bella villa, in un viale elegantissimo non lontano dal centro. In tutto siamo tredici o quattordici nomi, e la gioventù di tutti i paesi del mondo deve guardare ai nostri nomi col fremito di curiosità che noi ben conosciamo... Ma temo che non ci sia il rumore tremendo di Parigi e di Londra, causa la réclame male organizzata. Marinetti dovrebbe essere qui, sarebbe necessario. Io non sono né giornalista né letterato, né ho il suo nome, la pratica di stampa... Sono andato dal maestro Busoni dove speravo muovere delle pedine. Sfortunatamente è ad Amburgo per concerti... Non parlo una parola quindi non mi resta che attendere e scriverti. A Marinetti ho telegrafato pochi minuti fa, speriamo che arrivi, ma senza lingua c'è poco da fare. Quando riceverai questa, recati da lui. Spero sarà già partito, in ogni modo mi occorrono quattrocento lire. Qui la vita mi costa trenta lire al giorno e mi rovino... inutilmente. Fai le cose a modo e scrivimi due righe in lettera. Agisci subito, mi raccomando. Ho ricevuto una lettera di Russolo e Piccoli. Ringraziali. Ti vorrei parlare della pittura, della "seule chose qui nous reste," ma sono stufo di pensare e non lavorare... Per quanto, pensare, sia l'unico mezzo per evolvermi e dimenticare tutte le orribili forme e metodi che ho imparati e che mi fanno sempre essere un abile pittore. Non c'è più verità che fuori del pittorico (come l'ho inteso fino a ieri); non mi interessa per il momento che la materia espressa secondo me stesso... et tout le reste est littérature, per ripetere ancora con Verlaine! Per quanto tutto me stesso senta in questi giorni il bisogno e l'impeto della costruzione, sono pronto a sacrificare ogni cosa pur di approfondire in me la nuova concezione delle cose portata incidentalmente o volutamente in molte opere dei giovani d'avanguardia e che noi abbiamo intuite nel buio di Milano. Marinetti dice che io sono portato ad esagerare il valore degli altri... Ma io non posso negare a me stesso il piacere di considerare l'opera di alcuni giovani francesi come eccellente e dichiarare a me stesso che Picasso è un talento straordinario, ma che mancano di tutto quello che io vedo e sento e per il quale credo e spero di superarli fra non molto. È ingrandendo l'avversario che ingrandisco me stesso, comprendendolo nella mia vastità e superandolo. Per darti la solita allegra malinconia sulle cose italiane, ti dirò che il direttore dello "Sturm," il giornale che ha organizzato la nostra esposizione, mi ha mostrato con soddisfazione un numero della "Voce" e mi ha detto che tra loro v'è solidarietà. Io gli ho descritto l'attitudine del caro giornale verso di noi ed è cascato dalle nuvole. Nota che gli artisti difesi da questo giornale, a parte i francesi, sono quanto di più nebuloso e letterario si possa immaginare. È sempre così! Noi siamo la seconda esposizione fatta da questo giornale. La prossima sarà di Picasso, Gauguin e altri più o meno conosciuti. La nostra esposizione si può ripetere annualmente e ho già parlato per questo e siamo d'accordo. Veramente, caro Carrà, siamo sopra una strada che se ci sarà calma e denaro per lavorare, basterà a far viaggiare le opere e tutto verrà da sé. Ma solo l'estero conta! Non so se sai che i maggiori compratori dei cubisti, Picasso, Braque, Matisse e Van Dongen, sono tedeschi e russi, poi americani. Sarebbe necessario un mio viaggio, ora che sono qui, a Berlino; ma farlo a mie spese vorrebbe dire ritornare in Italia al verde... Non so cosa farò. Addio, saluta gli amici e amami. Tuo Umberto Boccioni


Antigrazioso (1912-1913)

A Herwarth Walden Milano, 8 maggio 1912
Carissimo Walden! Mi sono fatto tradurre l'ultimo numero del "Der Sturm" e ti ringrazio vivissimamente di come parli di me. Grazie. Sei di una grandezza d'animo straordinaria, e di una violenza di convinzioni che mi riempiono di entusiasmo raro. ... Attendo la lettera famosa. Oggi ho discusso con sette o otto tedeschi sul tuo giornale. La mia proposta di abbonamento fu accolta da risate ironiche che mi fecero montare su tutte le furie!... Ero in casa di amici e non potevo insultare e schiaffeggiare come avrei fatto se fossi stato con estranei. Gridai violentissimamente tutto il mio sdegno e il mio disprezzo per la loro imbecillità e miopia. Spero averli calmati e fatti ricredere sul conto del "Der Sturm" ch'io ho proclamato il solo giornale di Germania degno d'essere letto. Loro mi dicevano che non capisco il tedesco. Io gridavo che la mia intuizione mi fa comprendere che il tuo atteggiamento in pittura e in musica deve corrispondere anche in letteratura e ciò mi basta. Insomma ti ho difeso minacciando la mia rottura di amicizia con loro. Sono, questi amici, quelli ai quali farò vedere la tua lettera. Non parlare di questo che ti scrivo. Presente c'era anche la direttrice di una rivista tedesca ora morta e che ha detto che ti conosce... Se ti interessa mi farò dire il nome. Ora ti chiedo un favore. Abbiamo dimenticato di far fotografare il mio quadro La Ville Monte mentre ero a Berlino. Tu sai che faccio un album di fotografie di tutte le mie opere. Mi occorre assolutamente. Devi farmi il favore di farlo fotografare subito a mie spese. La grandezza della fotografia deve essere di 24 X 18 centimetri. Mi raccomando di non farle più piccole. Il colore deve essere seppia quasi nero. Scrivimi subito se puoi farla e per quando. Mi raccomando! Saluta la tua Signora la tua amica e gli amici. Ti abbraccio affettuosamente tuo Boccioni


Materia (1912)

A Carrà e Russolo [29 maggio 1912]
Carissimi amici, solo poche ore prima della partenza da Berlino abbiamo concluso per la vendita alle condizioni che vi dirò. La nostra perplessità è stata grandissima, poiché se si avesse avuto molti affari di vendita si avrebbe forse rifiutato, ma nelle condizioni nostre bisognava essere prudenti e audaci nello stesso tempo, quindi abbiamo cominciato con assodare lo stato finanziario del compratore; dalla direzione della Nationalbank für Deutschland ci è stato tratteggiato come un ricco ma un po' scialacquatore; quindi può benissimo pagare ma può anche avere degli impicci. Inoltre questo signore ci invitava sempre a pranzi suntuosissimi nel più aristocratico club di Berlino. Al momento di parlare dei quadri aumentò la compera con I funerali di Carrà che io avevo rialzato a duemila marchi (la vendita è in marchi: lire italiane 1,20) e la Rivolta di Russolo a mille. Io rifiutai di vendere i Tre stati d'animo. I quadri partirono venerdì per Bruxelles ed oggi li andrò a collocare. La somma complessiva per tutti i pittori corrisponde a marchi 11.650 per 24 opere comperate e che saranno pagate a Marinetti a rate. Su questo totale saranno successivamente tolte le percentuali per Walden e suddivise le spese del mio viaggio. È inteso che le somme vanno suddivise fino a che ognuno ha estinto il proprio credito. Cosa ne dite? Saluti a Piccoli e scrivetemi qui a Bruxelles. Boccioni


Dimensioni astratte (1912)

A Gino Severini [ultimi di maggio, 1912]
Caro Severini, ti abbiamo telegrafato di non spedire quadri perché consideravamo come una gaffe l'aver comunicato direttamente con le Gallerie senza sapere cosa Marinetti avesse potuto stabilire o dichiarare per evitare lagni, rotture di contratti, promesse o altre cose che procurano processi noiosi e dispendiosi con commercianti di quadri quali sono gli organizzatori delle nostre esposizioni. I quadri di Berlino sono già a Bruxelles e l'Esposizione si inaugurerà giovedì. Circa alla vendita abbiamo stabilito bene che il compratore è un ricco signore che ha denaro e abbiamo pranzato parecchie volte e discusso sulle modalità della vendita nel più aristocratico club Automobilistico di Berlino dove è socio. Tu hai venduto tutti i tuoi quadri compreso il Pan-Pan, a queste condizioni che non sono molto spiccie ma tali che ci hanno fatto decidere ed accettare. n° 28 del catalogo tedesco Marcki 2.000 " 30 Marcki 200 " 31 Marcki 300 " 33 Marcki 200 n° 35 del catalogo tedesco Marcki 150 Il marcko vale 1,20 Totale Marcki 2.850 Per questi quadri e per tutti i nostri salvo i miei tre stati d'animo che rifiutai di vendere la somma complessiva stabilita fu di Marcki: 11.650 pagabili a Marinetti nel modo seguente: Marcki 2.000 in con tanti alla consegna dei quadri alla fine dell'Esposizione di Bruxelles che sarà verso il 25 giugno. Poi per il resto così: tante cambiali a Marinetti come segue: fine luglio 1912 Marcki 2.000 fine agosto 1912 Marcki 2.000 fine settembre 1912 Marcki 2.850 fine ottobre 1912 Marcki 3.000 Come vedi caro Gino la vendita ha migliorato nelle condizioni da noi stabilite e credi che abbiamo spiegato io e Marinetti doti di finanzieri non comuni. Se si vendesse spesso forse si avrebbe rifiutato, ma è impossibile nelle nostre condizioni non accettare anche con qualche rischio. Se il primo pagamento non avvenisse si agirebbe subito energicamente. Speriamo che ciò non sia. Dai denari dei diversi pagamenti si preleveranno le percentuali per Walden, l'organizzatore. Si preleveranno inoltre le spese del mio viaggio a Berlino che coi pittori si è deciso di suddividere tra noi. Come ti scrivo noi telegrafammo subito per le ragioni che ti dico sopra - inoltre Marinetti mi prega di dirti che qualsiasi cosa ti venisse chiesta da organizzatori eccetera tu t'impegni a farne comunicazione immediata a noi a Milano. Poiché è necessario che il gruppo marci di comune accordo finché le esposizioni sono collettive. Così per esempio noi tutti c'impegniamo a rifiutare d'esporre soli; anche se invitati con qualsiasi offerta, nelle città dove l'esposizioni futuriste non sono state fatte. Per le altre città si deciderà secondo l'opportunità decisa di comune accordo, Credo anch'io giusto stabilire una certa linea di condotta perché non vi siano lavorii inutili e gli utili siano equamente suddivisi tra noi. Quello che Marinetti mi ha detto su Picasso e Marckous è terribile. Scrivimi molto e subito: Palace Hotel Bruxelles. Sono stanco non lavoro e ti abbraccio affettuosamente. Tuo Boccioni


Dinamismo di un corpo umano (1913-1914)

A Gino Severini [giugno-luglio 1912]
Caro Severini, ti do la buona notizia che i 2000 marchi prima rata in contanti sono arrivati! Però l'intermediario Walden, si è tenuto più della percentuale stabilita per la prima quota, cioè si è anticipato qualche cosa di più (per bisogno) il che fa 600 marchi, quindi: 1a quota marchi 2000 provvisione 600 (era di 300 ma essendosi trattenuto 300 di più fa 600) trasporto 20 1380 Questi 1380 marchi equivalgono a lire italiane 1725 che col cambio rimasero lire italiane 1710. Questa somma è stata come d'intesa suddivisa tra noi quattro, cioè L. 427,50 a testa. Il viaggio a Berlino (viaggio permanenza e telegramma) è costato L. 512 che rimborsiamo a Marinetti a 25 lire a testa ogni rata che incasseremo. Quindi dalle tue L. 427,50 è stata tolta la somma di L. 25, il che ti fa proprietario di L. 400: le 2,50 te le darò per andare al dormitorio pubblico o all'albergo popolare a tua scelta. Marinetti dice che tu stai per venire quindi sbrigati, paga meno debiti che sia possibile come ho fatto io e vienti a curare e lavorare. Mi faresti un grande favore passando dal fotografo Calasso Boulevard Hausmann 33 e chiedergli il resto delle mie fotografie: io gli scrivo contemporaneamente - fammi questo favore. Cerca di avere quella pubblicazione che vendevano alla porte des Indépendants e che tu non facesti comperare perché te ne dovevano dare delle copie alla Clauserie de Lillà. Prendi tutte le informazioni possibili sui cubisti e Picasso e Braque. Va da Kannailere se ci sono fotografie ultimissime di lavori (fatti dopo la mia partenza) comprane una o due. Porta tutte le informazioni possibili. Saluti da tutti gli amici e buon viaggio - avvertici dell'arrivo. Ciao, Boccioni


Dinamismo di un corpo umano - II (1913-1914)

A Carlo Carrà [giugno-luglio 1912]
Caro Carrà, va da Marinetti e fatti mostrare a sua corrispondenza. Sulle buste, spero, potrai capire se c'è lettera di Balla o da parte del comitato "Secessione." In caso trovassi una lettera scrivimi il contenuto. Contemporaneamente telefona al signor Bencivenga, segretario Esposizione Belle Arti, via Nazionale, Roma. La casa è via Cola di Rienzo, ma non rammento il numero. Telegrafa in modo da avere una risposta categorica sulla esposizione alla "secessione." In qualsiasi modo e appena avrai qualche nuova scrivimi o telegrafami presso Severini. Tutto questo perché siamo invitati a esporre a New York con Picasso, Braque, i cubisti, Cézanne, eccetera. La cosa mi sarebbe indifferente se un mio amico non avesse scritto a Severini che sa di una prossima mostra futurista a New York. Questa (immagino) è fatta dal dottor Borchardt il quale a scopo di speculazione, con i quadri comprati a metà prezzo, ci precede e svergina tutte le città più importanti del mondo. Il nostro ingresso trionfale in tutte le capitali è completamente compromesso! Questo mi secca e seccherà più Marinetti al quale scrivo subito e spedirò appena la Nina mi manda l'indirizzo. Inoltre siamo impegnati ad Amsterdam mi pare con contratto per l'aprile 1913. Il fatto è che all'indirizzo del nostro movimento non corrisponde un'azione adeguata. Marinetti ora è poeta ora è impresario. Cinti non giova a nulla e dovrebbe occuparsi (visto che pappa uno stipendio) a sapere date e scadenze di esposizioni e contratti perché sono stufo di occuparmene. Non posso passare nemmeno due ore a fare il segretario al gruppo, tu mi capisci. Se non c'ero a Parigi e Severini nulla sapeva di impegni precedenti od altro e tutto andava a rotta di collo con impegni e controimpegni. Del resto Marinetti se vuole degli ingressi teatrali (ed ha ragione) deve curarli; la guerra è bella, vederla è meglio, ma l'avvenire nostro e mio mi preoccupa di più. Dunque fa quanto ti dico. Scrivimi cosa ne pensi di New York. Tutto è gratis, sala metri 16 x 8: esposizione 7 dicembre. Soli inconvenienti: mancanza di ingresso futurista, esposizione di Roma, esposizione di Amsterdam. Scrivi. Boccioni Caro amico, mi accorgo che le rotture di c... della vita mi hanno fatto dimenticare la cosa più interessante che è l'arte. Ti spedirò domani un articolo del "Journal": Cubisme, Futurisme et alienés, l'articolo di U. Ojetti. Superficiale e vigliacchetto. Qui tutto mi disgusta nel senso che questa pittura cubista, Picasso, Matisse, eccetera, stanca, stanca, stanca. Ciao.

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Costruzione spiralica (1913-1914)

A Gino Severini [luglio o agosto 1912]
Caro Severini, mille scuse se non ti ho ancora scritto ma nulla d'interessante è accaduto qui che valga la pena d'essere raccontato. Da Roma hanno telegrafato dicendo che sono in lotta col Municipio per lo spazio quindi pregano limitarci negli invii e promettono lettera con spiegazioni che non è ancora giunta... Per New-York abbiamo pensato (come dicevamo noi a Parigi) di non esporre, attendo di giorno in giorno i denari da Berlino [...]. Io lavoro molto ma non concludo, mi sembra. Cioè spero che quello che faccio significhi qualche cosa perché non capisco cosa faccio. È strano ed è terribile ma sono calmo. Oggi ho lavorato sei ore consecutive alla scultura e non capisco il risultato... Piani su piani, sezioni di muscoli, di faccia e poi? E l'effetto totale? Vive ciò che creo? dove vado a finire? Posso chiedere ad altri entusiasmo e comprensione quando io stesso mi domando qual è l'emozione che scaturisce da ciò che faccio? Basta ci sarà sempre un revolver... e pure sono calmissimo. Saluta il capitano e scrivimi tante cose. Abbracci tuo Boccioni Mia madre ti saluta e così Piccoli.


Natura morta. Cocomero (1913-1914)

A Gino Severini [agosto 1912]
Caro Severini, [...] La tua cartolina mi coglie in un momento terribile. Quello che dobbiamo fare è enorme; l'impegno preso è terribile e i mezzi plastici appaiono e scompaiono al momento della realizzazione. È terribile. Non so cosa dire, non so cosa fare. Non capisco più nulla! Non so cosa fanno i due amici Carrà e Russolo. Qualunque cosa facciano non mi fido... non mi fido più di me, di nessuno. È il caos dell'arbitrio? Quale la legge? È terribile! Io lotto poi con la scultura: lavoro lavoro lavoro e non so cosa do. È interno? è esterno? è sensazione? è delirio? è cervello? Analisi? Sintesi? che c... sia non so nulla!... Forme su forme... confusione... I cubisti han torto... Picasso ha torto. Gli accademici han torto. Tutti siamo un sacco di teste di c... Io non so più che vita condurre... tremo! Intanto mi calmo... Se dovessi continuare su questo tono non potrei che uccidermi. Certo la vita va diventandomi un tormento insopportabile. Marinetti ha ritardato l'invio dei pacchi a te e Giannattasio ma tutto è stato eseguito. Da Berlino il Dott. Borchardt dice di pagare metà ora metà 10 dicembre. Abbiamo acconsentito. La prima metà sarà forse arrivata. Ti sarà spedita subito. Grazie per Ortiz e Capitano. Non ho il suo indirizzo (del Capitano). Ti mando una cartolina e dei fogli datimi in treno da un italiano di ritorno... Scrivi e lavora. Auguri. Un abbraccio tuo Boccioni


Il bevitore (1914)

A Gino Severini [2 ottobre 1912]
Caro Severini, [...] Lavora per Firenze con grande diplomazia. Ti avvertiamo che nessuna esposizione si farà quasi certamente né in Italia né all'estero fino aprile e sarà Rotterdam. Credo utile che tutti i tuoi quadri siano a Milano per poter essere incassati alla prima occasione. Roma naturalmente è sfumata quasi! Vieni presto e ti spiegheremo. Forse andremo a Parigi insieme. Ciao lavora tuo aff .mo Umberto Boccioni


Cavallo +case (1914)

A Gino Severini [8 ottobre 1912]
Caro Severini, la tua lettera mi ha fatto cadere dalle nuvole e mi fa credere che non hai capito e non vuoi capire! A noi (cioè a coloro che hanno creato il gruppo futurista e le sue idee) poco importa che tu vada a trovare l'amico lì vicino a Firenze. L'interessante (per il gruppo) è che io mi trovi e parli e chiarisca se è possibile e dimostri la sincerità di tutti. E questo, solo perché il caso mi aveva portato ad avere personalmente con l'amico un incontro che è meglio e giusto cancellare! Che tu parli con lui può interessare te, ma non trasforma lo stato di tensione che esiste tra noi e il gruppo di Firenze che stimiamo, pure essendo profondamente diversi. Nella tua lettera tu dimentichi che ogni tua attitudine verso l'amico doveva essere subordinata alle decisioni che io te e Carrà avevamo prese di pieno accordo un mattino al caffè in Galleria. Dici che sei riuscito diplomaticamente a farti invitare... a che scopo? Mi domandi ingenuamente se ho ancora intenzione di recarmi a Firenze... Ma la tua andata dall'amico non può essere feconda se non è legata alla riuscita dell'avvicinamento mio a nome del gruppo, per dimostrare la nostra genesi, la nostra sincerità, la nostra forza! Questo nostro desiderio, devi rammentarlo, non ha altro scopo che togliere dei malintesi e creare se è possibile in Italia un'atmosfera più favorevole alle opere che faremo che fermamente crediamo le sole che possano segnare una strada alle giovani forze italiane. Prima di scriverti questo ho voluto interrogare Carrà e Russolo (Marinetti è nei Balcani) ed essi sono del mio parere. E non solo sono del mio parere, ma affermano che se le tue relazioni con l'amico non concludono ad un riavvicinamento collettivo del gruppo, esse devono completamente cessare. Poiché crediamo per tattica assolutamente necessario che il gruppo proceda ancora serrato, data l'ostilità che ci circonda in Italia ed è incompatibile che un membro del gruppo abbia relazioni con un nemico del gruppo stesso e delle sue finalità. Ora scrivimi in che termini ha proceduto la tua corrispondenza con la persona che c'interessa. Scrivimi se tu hai accennato al tuo impossibile soggiorno presso di lui perché tu devi stare con me a Firenze. (Tu sai che questo doveva provocare il suo incontro con me per quel tale riavvicinamento.) Insomma tu sai di che si tratta e scrivimi in modo esauriente. Se tu puoi scrivergli in modo che la cosa si faccia, bene, altrimenti crediamo inutile e poco favorevole al gruppo, aderire al suo invito. Ti ho fatto spedire i colori e i denari partiranno. Il marron per le cornici è un colore chiamato brunellina. Si compera dai droghieri e si dà ad acqua. E poi quando è secca (dopo due minuti) ci si dà la vernice. Inutile che tu vada a Roma. Ti diremo il perché l'Esposizione non si fa. Saluti affettuosi. Tuo Boccioni Carlo Carrà Luigi Russolo Caro Severini, smentisco la lettera che ti ho scritto oggi. Bisogna aver fegato e avanti. Tuo Boccioni


Cavallo + cavaliere + case (1914)

A Gino Severini [15 ottobre 1912]
Caro Severini, nessun dubbio sulla tua lealtà ma lagnanze sulla tua trascuratezza come ambasciatore ad informare il tuo collega del governo centrale. In quanto al pretendente al trono di Francia, congratulazioni, cerca però in avvenire di attirare nell'orbita del tuo naso Vittorio Napoleone speranza dei Bonapartisti e che sembra sia sostenuto da Briand e dalla banca ebrea di Francia. Questa mi pare più igienica delle contesse legittimiste. Mi ha meravigliato che tu credessi alla mia rinuncia alla gita di Firenze. E comprenderai che se tu mi avessi scritto prima, che alla tua cartolina dove mi nominavi l'amico aveva risposto come ha fatto, io avrei preso le decisioni che ora ho preso, e cioè che è meglio rinunciare per il momento. Tu dici che lo incontrerò nel tuo studio a Parigi... Lo temo... io mi fermo a Parigi 15 giorni o poco più. Ti ho fatto spedire il denaro - d'arte non parlo: vedo buio e sono triste. La vita mi ferisce sempre più profondamente. Sento di non avere amici veri e la retorica egoistica l'adopero al caffè. Dentro di me v'è un'anima assetata di ricerca nella vita per sentirsi rispondere. Ma il mio grido, anzi il mio urlo, rimane senza eco. Non vedo che occhi pronti a ferire nel primo lato debole che scorgono. Ed io di lati deboli ne ho molti, confesso di essere tutta una debolezza che vuoi sorrisi, freschezza, amore, luce, disinteresse... ... ordine e bellezza lusso, calma e voluttà!... Grazie dei giornali che conoscevo in parte e buon lavoro. Saluta tua mamma e ti saluto tuo Umberto Boccioni P.S. Ricevuto in questo momento cartolina. Mantengo quello che dico nella lettera. Sono al verde, lavoro e l'affare sembra molto incerto. Rimandiamo. Ciao. U. B.


Cavallo + cavaliere + case (1914) - disegno

A Gino Severini Milano, 17 ottobre 1912
Caro Severini, il supremo consiglio futurista ha deciso che io non parta per raggiungerti e iniziare i preliminari per la pace che doveva prendere il nome da Firenze. Dunque tu sarai solo e da fiduciario ti promoviamo plenipotenziario affinché tu possa agire con tutta la tua ben conosciuta abilità diplomatica. Il Supremo Consiglio dei Tre nel darti questo onorifico incarico ti fa alcune raccomandazioni: 1. Abbi sempre il naso pulito perché è grosso e potrebbe nuocerti... 2. Pensa al gruppo e dà una grande impressione del nostro insieme e delle finalità che ci guidano. 3. Sottolinea che un impegno urgente (una donna?..) mi ha chiamato a Milano ecc. ecc. 4. Sottolinea che tutta la stampa francese accusa i cubisti di futurismo e che la nostra ascensione è matematica, fatale! 5. Interrogalo su la Scultura futurista. 6. Perché ha scritto, non chiesto, l'articolo ultimo su noi. Possibilmente invitalo a pranzo. Per il resto il Supremo Consiglio ti lascia libertà d'agire in senso che non possa in modo assoluto scorgersi un nostro desiderio di riavvicinamento. Cortesi ma fermi! Al Grande Ambasciatore nasuto il Supremo Consiglio invia saluti. Umberto Boccioni Carlo Carrà Luigi Russolo


Sotto la pergola a Napoli (1914)

A Gino Severini [ottobre 1912]
Caro Severini, sono arrivati i denari della seconda rata da Berlino. Però Walden s'è trattenuto Marchi 1000 della sua percentuale. È un arbitrio perché doveva attendere che noi glieli dessimo e non avrebbe certo preso questa somma, ma la si sarebbe suddivisa come d'intesa. Non gli resta che prendere ancora marchi 150 circa. Questa rata è stata di marchi 1000 cioè lire 1250 che col cambio restano 1245. Su queste, fatte quattro parti, ti spettano lire 311,25. Da questa somma si è sottratto la quota del viaggio a Berlino pari a L. 25. Dunque tu riceverai un vaglia di Lire it. 286,25. Ciccia al culo con le patate nuove! Lavora curati e arresta lo sviluppo del naso... se puoi! Non dimenticare di tenere quel contatto a Firenze di cui t'ho parlato! Ciao. Tutti ti abbracciano. Umberto Boccioni Attento che il tuo naso non imiti gli asparagi famosi di Pienza!


I selciatori (1914)

A Vico Baer Parigi, 9 novembre 1912
Carissimo Amico, ho letto in questo momento un articolo di U. Oietti sul Cubismo ("Corriere," venerdi 8 corr.). Superficialissimo!... Su noi una frase abbastanza giusta. Il nazionalismo italiano si sveglia solo con la rettorica dell'antica Roma. Quando si tratta di riconoscere gli sforzi e il coraggio intellettuale di un italiano, il nazionalismo tace o mormora sottovoce. Mezze coscienze! A Parigi mi trovo bene. Il nome mio è sempre piazzato al primo posto ma occorrerebbe lavorare l'ambiente. Trascinerei di più!... Faccio una vita economa visitando tutto quello che mi può interessare. Ma date le distanze i giorni passano senza che si possa fare più di una o due corse al giorno cioè visite di gallerie o conoscenze. Avrei intenzione di fermarmi ancora una settimana. Ho lasciato 50 lire a mia madre. 50 ne ho restituite a Severini, ne ho spese 110 in viaggio (andata e ritorno) con 190 lire ho fatto tutte le spese necessarie e mi rimangono ancora 65 franchi... Per rimanere però ancora una settimana mi occorre del denaro. Non vorrei tornare a Milano in ristrettezze potrebbe mandarmi 200 lire? Il 24 corrente le consegnerò 360 marchi. Il resto ci accomoderemo. Mi scriva subito. In ogni modo attendo una sua risposta per partire o restare. Come va la salute? Per gli affari non le chiedo nulla. Li concepisce troppo Napoleonicamente per dubitare che vadano male. Mi scriva magari telegrafi: chez Severini Impasse Guelma, Paris 5. Saluti affettuosi e arrivederci presto. Suo aff .mo Umberto Boccioni

A Gino Severini [Milano], 11 gennaio 1913
Carissimo Severini, mi meraviglio molto che tu attendessi mie nuove mentre io le attendevo da te. Credevo che la venuta di Marinetti a Parigi ti avesse dato il modo di attendere quel boia tedesco. Inoltre quello che ti dirò adesso ti mostrerà che attendevo giustamente. Devi sapere che alcuni giorni or sono Walden ha scritto che il Signor Borchardt paga tutto il 2 gennaio 1913: quindi domani giovedì. Siamo tutti in attesa e abbi pazienza e aspetta qualche giorno. Poi ti scriverò o riceverai il denaro direttamente come avrei fatto se tu non mi avessi scritto. A Marinetti ho fatto la commissione perché ti invii tutto quello che mi chiedevi e dice di averlo fatto. Glielo dirò ancora. Giannattasio ha ricevuto tutto? Hai ricevuto una mia lettera con dentro una cartolina e francobolli francesi? Mi dispiace che tu dica che non mi trovi nei momenti tristi... Infame! osi tu creder ciò!... Io fellon? E fia ch'io sia quel desso? fesso!... Attendo ad agire con Marinetti visto che domani si dovrebbe essere pagati e tra qualche giorno saperlo. Ho molte cose da dirti, ma per lettera è lungo e insipido. Ti dirò brevemente. Siamo stati a Roma. Era l'antivigilia di Natale e vi era un sole e un caldo tale che tutti andavano in giacca. La cosa mi sbalordì come mi sbalordì avendo lasciato Milano nella più spaventosa nebbia e freddo e umido, il vedere dal treno alzarsi su la Maremma e la campagna Romana, un'alba così tersa e così estiva da deliziare! Che paese meraviglioso! Ho pensato alla tua salute come se ne gioverebbe... ma passiamo oltre. A Roma siamo celebri! Balla ci ha sbalordito, poiché oltre a fare una campagna futurista tenace come immagini possa farla lui, si è messo sulla via di una completa trasformazione. Ripudia tutte le sue opere e i suoi metodi. Ha cominciato quattro quadri di movimento (veristi ancora) ma incredibilmente avanzati e stranissimi a paragone di un anno fa. Ha trasformato un suo allievo che ci segue... ha trasformato la moglie che ancora teme, ma ci ammira; va agendo su tutti che lo avvicinano e tra qualche tempo ne vedremo i frutti. È stato due mesi in Germania e deve aver visto con intelligenza. Ci ammira e condivide le idee in tutto, è però ancora troppo fotografico ed episodico ma ha 42 anni, ha una volontà quasi vergine e intatta e lo spettacolo della sua coraggiosa evoluzione ha commosso me e Marinetti come di un eroismo di cui difficilmente se ne vedono esempi. Insomma l'ambiente di Roma si cambia. Palazzeschi che aveva conosciuto Balla in un soggiorno fatto a Roma qualche mese prima ci ha detto che Balla lo ha intontito per la forza e la potenza del suo amore per l'arte. Tra pochi giorni Balla viene a Milano per vedere i nostri lavori e vivere con noi il che gli farà bene certamente. A Palazzeschi disse: non mi hanno voluto a Parigi e hanno avuto ragione; sono molto più avanzati di me ma lavorerò e progredirò anch'io! Non è meraviglioso? Sono stato con Marinetti a Firenze. Siamo stati insieme con Papini e altri, un certo Tavolato, ci hanno condotti alla stazione, ecc. L'ambiente si cambia. Ci temono e diminuiscono le differenze e le prevenzioni. Papini voleva telegrafare a Soffici a Poggio Caiano, ma poi si rimandò ad una prossima gita a Firenze che faremo io e Marinetti tra pochi giorni. Ti terrò informato. Intanto sappi che Papini e Soffici si sono staccati dalla "Voce" e fanno una rivista, per conto loro dove metteranno nel primo numero versi futuristi di Palazzeschi che Prezzolini non aveva voluti. La scissione è un buon segno non ti pare? Soffici verrà a Parigi nel mese di Gennaio (tu naturalmente non sai nulla di questo che ti scrivo ecc. ecc. Capisci bene). Dopo la mia nuova visita a Firenze ti terrò informato. Dunque il mio sogno è che tra qualche tempo noi dirigeremo in Italia tutto il movimento artistico. Tu lavora e lascia un po' almeno quella piccola idiota della figlia del principe... Continui sempre a credere definitivo il tuo soggiorno a Parigi o tentenni? Cosa lavori? io mi sono messo a lavorare dopo l'ultima visita a Parigi in un modo febbrile. Ma non sono contento. Noi italiani abbiamo delle difficoltà terribili. Il mio volume è finito dal 1° dicembre... Ho dipinto, scolpito e scritto di giorno e di notte... Ora ricopio e ritocco. Non ho più donne! nulla! vivo castissimo... per quanto?.. Questo è il busillis... Addio, vecchio milite, avanti e scrivi al tuo Umberto Boccioni


Antigrazioso (1913)

A Gino Severini [Milano, 25 gennaio 1913]
Carissimo Severini, riceverai la piccola somma che ti ho promesso. Ti abbiamo mandato un telegramma dopo aver lungamente discusso sulla enorme bestialità che stai per commettere. Per farla, ci vorrebbero due cose che non hai: molta salute e quattrini. Ti ripetiamo: è bestiale, sotto tutti i punti di vista, da noi esaminati minuziosamente. Marinetti è uscito in questo momento e continuo io. Capirai dal telegramma che approvo incondizionatamente quello che pensano Marinetti e gli amici. Quello che stai per fare (io non ci credo) è assolutamente vergognoso per te e per l'arte! Per l'arte ti dirò che mai come ora abbiamo avuto bisogno di tutte le nostre forze per combattere fino all'ultimo. La situazione si oscura perché non si sa se si venderà sempre e la tendenza si va accentuando fino all'incomprensione e noi saremo isolati fino alla completa solitudine! Per non morire d'inedia abbiamo bisogno di tutte le nostre forze fisiche e morali e tutto quello che tu vuoi combinare con quella piccola è fatto a posta per rovinarti completamente. Pensaci e vedrai che l'artista trionferà in te e tutto finirà bene. Ciao, lavora e auguri, tuo aff .mo Boccioni Telegramma ad Ardengo Soffici [18 febbraio 1913] Letta e ponderata con amici futuristi tuoi ammiratori tua postilla prefazione catalogo trovato assolutamente dannoso te e noi tua riserva programmi pittorici. Essere tu invitato dimostra tua libertà completa e nostro compiacimento averti inutile dannoso insistere su minime divergenze di fronte avversari sempre malafede. Rimarrà tua dichiarazione tua simpatia movimento generale e nostra dichiarazione averti invitato. Accetta in nome nostra viva amicizia rispondi Boccioni - Hotel Plaza. Saluti Folgore Pratella. Vieni Presto. Boccioni


Scomposizione dinamica (1913)

A Vico Baer Roma, 19 febbraio 1913
Carissimo! credevo riposarmi invece lavoro + discussioni + interviste - sonno = fatichissima!... Aspettativa enorme! Celebrità idem! Imbecillità idem + idem + idem! Mi sento spossato! il lavoro di preparazione con la lentezza romana mi ha ridotto un cencio... Nevica, piove, fa un freddo eschimese... Circola da Aragno questa: "Stato d'animo è la cosa che la fa solo Boccioni Non ci sono che i c. che la possono copiar." Ho acquistata una forza persuasiva enorme! Convinco chiunque, chi non la pensa come me è un idiota, ne sono certo... Sono le due di notte, sono all'albergo, sono alla ottava lettera e devo correggere tutte le bozze del catalogo. Marinetti Carrà Russolo Soffici Palazzeschi Papini e l'avv. Piccoli sono attesi domani e dopo... Qui c'è Balla, Folgore, Altomare. Che congresso! Questa lettera dimostra la mia stanchezza. La ringrazio del sollecito invio a mia madre. Quanti cambiamenti a Roma e nelle persone! Però io non sono abbastanza stimato e compreso. Se la gente comprendesse certe mie vastità griderebbe al prodigio. In questi giorni si è chiusa l'annata dall'esposizione di Parigi. Mi sembra nulla quello che ho fatto e agli altri pare enorme! Oltre il tuffo nella vita, Esposizioni a Parigi, Londra, Berlino, Bruxelles, Amburgo, Amsterdam, L'Aia, Monaco, Vienna, Budapest ed ora Roma che preparo io! Viaggi all'estero. Manifesto e scultura. Sei lavori di pittura. Conferenza. Conciliazione di Firenze. Libro sulla pittura finito. E dodici mila lire mangiate con una certa disinvoltura... La magnifica casa da me presa in affitto prima di partire mi fa sperare in un'annata di lavoro materiale maggiore. Quest'anno il passo, interiormente, è stato enorme!! Sento in me tutta un'anima nuova, una coscienza temprata ad un continuo divenire e la forza di un lavoro inestinguibile. Sento il solito orgoglio quasi selvaggio, che mi afferra quando parlo con gli altri artisti. Ho dell'ebbrezze d'alta montagna o di navigazione aerea... Sento un impeto irresistibile per una vita d'ordine e di lavoro titanico. Costruire, costruire, creare! creare fino alla consumazione! Ma sono ancora troppo borghese, accademico, lento e compassato! Sento un furore rabbioso di rovesciare, di squassare, di violentare, d'assaltare, di ferirmi, tagliarmi, sanguinare! Ci vuol della follia! della follia delirante! delle grida! dei pianti! Saluti affettuosissimi alle Signore Baer e Ruberl. Sono stanco! le stringo la mano Umberto Boccioni


Elasticità (1912)

A Gino Severini [Milano, circa 31 marzo 1913]
Carissimo Severini, è necessario che tu t'informi in ogni modo sulla tendenza (effimera secondo me) dell'Orphisme. È una truccatura dell'influenza futurista che non vogliono confessare. Chauvinisme! Ad un articolo di Apollinaire su "Montjoie!" di Canudo, ho già risposto con un altro articolo alquanto salato su "Lacerba" e comparirà domani. Servirà a tenere a bada gl'imbecilli d'Italia e stranieri prima che s'impadroniscano della nuovissima e vuota parola e ce la portino tra i coglioni. Cerca riproduzioni di qualsiasi specie, giornali, riviste e fotografie. Sarai rimborsato puntualmente. Tasta il terreno presso Picasso, Kanwailaire, Clauserie, Sagot, Canudo e Apollinaire. Cosa pensano di quest'orfismo, cosa se ne dice, se si nota che è una nostra influenza. Manda ampie relazioni, che devono servire a prossime polemiche. Nell'articolo ti ho nominato e tutti attendiamo dalla tua sagacia futurista e dalla tua diplomazia d'avanguardia grande e utilissima messe di informazioni. Quando "Lacerba" con l'articolo sarà a Parigi scruta l'effetto su Canudo preso in giro con la sua Bari dove è nato, Apollinaire, come autore d'un articolo di un anno fa dove dava addosso al soggetto. Il libro su Cubismo e oltre non è affatto partito da noi. Sembra che anch'io ci sia per un caso ma non importa. Soffici ha raccolto articoli sul cubismo apparsi sulla "Voce." Quell'oltre è venuto dopo la nostra conoscenza ed è un primo passo suo verso la comprensione di quello che per noi è pittura futurista, cioè la sola dell'avvenire. Capirai che era meglio accettare quanto faceva Prezzolini che non fare uscire un libro sul Cubismo in Italia scritto da Soffici senza che n'accennasse alla nostra arte. Gli articoli lo dimostrano. Saluti affettuosi tuo Boccioni Nuovo indirizzo: Bastioni Romana 35.

A Vico Baer Milano [s. d.] Caro Vico! Scusi il ritardo. Sono in pieno lavoro e non ho voglia di scrivere. Non sono molto in gamba spiritualmente e ho bisogno di molta calma e di molto lavoro! Il mio cervello è arrivato ad un punto tale che quando mi fermo cioè quando comincio a lavorare provo un indicibile sgomento. Poiché bisogna avere il coraggio di affermare che: creare è circoscrivere, è relativo e invece il pensiero vive nell'ebbrezza dell'assoluto!... È terribile!... soprattutto per chi vuol lavorare! Auguri per la sua salute e mi voglia bene. Suo aff .mo Umberto Boccioni

Ad Ardengo Soffici [15 maggio 1913] Caro Soffici, scusami del silenzio. Lavoro molto, aborro dallo scrivere... Ti preghiamo vivamente di aggiungere nella prossima edizione del Cubismo e oltre il chiarissimo ed esauriente articolo che tu pubblicasti su "Lacerba" sul movimento in pittura. Crediamo che quest'aggiunta arricchirebbe il volume e darebbe la chiave di quell'OLTRE che è lo sguardo nell'avvenire del tuo bel libro. Ti abbraccio affettuosamente Tanti saluti (parto per Rotterdam ora). Tuo Boccioni F. T. Marinetti Carrà Russolo


Disegno preparatorio per "Nudo (complementarismo plastico di forma-colore)" - 1913

A Nino Barbantini Milano, 19 maggio 1913
Carissimo Barbantini, ho letto il Corriere. La nuova battaglia che Lei conduce è una consolazione per un artista che ormai ha ineluttabilmente deciso di vivere in Italia. L'Esposizione di Palazzo Pesaro ha un'eco grandissima a Milano tra i giovani. Il suo fremito di giovinezza aumenta in tutti l'impeto che farà tra qualche tempo crollare la monumentale imbecillità artistica italiana. Saluti affettuosi a lei e agli amici. Saluti a Garbari e gli dica di scrivermi. Parto tra poco per Parigi per tenervi la mia esposizione di scultura come avrà letto sui giornali. Altrimenti correrei un paio di giorni a Venezia. Auguri e un abbraccio dal suo affezionatissimo Boccioni Bastioni di P. Romana, 35. Si potrebbe avere un catalogo illustrato?

[Milano, verso la metà di giugno 1913] Gentile Amica! Non ho scritto per il grande! terribile lavoro che in tutti questi giorni mi ha tenuto legatissimo. Sono sempre l'amico affezionatissimo! Parto domani sera per Parigi e vi resterò 20 giorni. Tutta la scultura è partita: undici lavori e 30 disegni. Spero molto. Vedremo. Voi che conoscete la mia vita potete immaginare le infinite preoccupazioni che oltre il mio lavoro ha fatto pesare su di me la sistemazione dei miei affari. Debbo lasciare mia madre e in modo che tutto in casa sia in ordine. Credete è un vero eroismo il lottare così e primeggiare sempre fra tutti. Ci vuole un'energia enorme. Sono stanco e un po' triste. Quanta gente riderà di tutte le mie fatiche... A Parigi il lavoro da fare è ancora gravoso. Sistemazione dell'esposizione, ritocco dei lavori, visite, discussioni e una conferenza sulla scultura da tenere il 27 corr. Vi pare che lavoro? Le bozze del mio libro sono tutte pronte e mi attende un gran lavorio di arrotondatura e pulitura. Per l'autunno devo avere dei lavori pronti e una conferenza che spero tenere in tutta Italia... Quando finirò? La fotografia è pronta e Marinetti vi darà la sua. La nostra celebrità cresce e vinceremo! Vi scriverò da Parigi. Scrivetemi: Galerie La Boetié Rue Boetié 64 bis, quando cambiate indirizzo o se tornate a Milano. Auguri fervidissimi alla vostra figliuola e tenetemi sempre per il vostro buon amico Boccioni


Nudo (complementarismo plastico di forma-colore) - 1913

A Vico Baer [Milano, verso la metà di giugno 1913]
Carissimo Vico, parto per Parigi. L'amico Piccoli mi ha arrangiato le cose in modo che possa partire senza attendere Marinetti che mi tratterrebbe ancora e perderei tempo e il resto. Secondo quello che mi hai detto gentilmente mi faresti un favore mandandomi 150 lire all'indirizzo seguente Hotel d'Odessa Rue d'Odessa Paris. Io parto coraggiosamente con 30 lire! ... Evviva l'Italia che è una buona madre. Non importa. Ti ringrazio calorosamente e credimi tuo aff.mo Boccioni Ti prego vivamente di spedire, se non ti disturba troppo, magari per telegrafo appena avrai questa. Non ho più il coraggio per certe situazioni tuo B.
!
A Vico Baer [Parigi, primi di luglio 1913] Amico carissimo, non ho scritto prima perché nulla di nuovo avevo da dire. Attesa noiosa e noie doganali. Ieri, inaugurazione. Moltissima gente altrettanta imbecillità. Quantità di lavoro sbalordisce artisti amici e nemici. Parecchi entusiasti ma sorpresi interdetti incerti. La scultura è molto meno intellettuale della pittura. Raramente si trova chi ne può parlare con competenza. In tutti v'è lo stupore per la quantità di lavoro e di audacia. Apollinaire completamente rappacificato è sempre con me. Vuole che appena a Milano metta in bronzo parecchie cose. Dice che non vi sono più che io nella scultura moderna. Ha detto che alcune delle mie opere sono dei veri documenti storici che bisogna conservare. Ha fatto un articoletto sull' "Intransigeant" ma oggi torna per fare uno studio serio. Farà conferenze in Italia. Anche in lui si manifesta uno stupore strano per l'intensità la forza la violenza di questa mia ultima manifestazione... Un vero attacco alla baionetta! Guillaume Apollinaire è completamente conquistato dal futurismo e presto se ne vedranno i frutti. Ha fatto un giro di conferenze in Germania e l'influenza e la celebrità della nostra pittura dice lui è straordinaria. Ieri sera abbiamo pranzato io lui e Marinetti in un celebre restaurant della Rive Gauche. Abbiamo discusso dalle 7 alle 3 del mattino. Siamo usciti ubbriachi ed esauriti. Dopo queste discussioni che sono vere conquiste per magnetismo io rimango triste e scoraggiato. Penso cosa avrei fatto a quest'ora se fossi cresciuto a Parigi o a Berlino come ambiente... Non mi troverei certo nelle miserabili condizioni in cui mi lascerebbe l'Italia se di tanto in tanto non facessi dei salti mortali che mi fanno andare avanti!... Parigi questa volta non arriva a prendermi. Sento di esservi entrato con un regno mio e tratto da pari. Ho la nostalgia di Milano del mio studio... Ma in quale solitudine devo tornare. Basta! avanti! Tutto il cubismo sembra non fare un passo. La pittura si muove poco e non è certo sulla via di una fondamentale rivoluzione della sensibilità. La scultura di Archipenko è precipitata nell'arcaismo e nel barbarico. V'è uno sbaglio di conclusione. Il nostro primitivismo non deve avere alcuna analogia con gli antichi. Il nostro è la punta estrema di una complessità l'antico è il balbettamento di una semplicità. Tutto questo dimostrerà il mio libro. Certo che se la salute e la forza mi reggono andrò lontano. Sento che posso fare quello che voglio! Addio caro Vico. Ti ringrazio di tutta la tua bontà. Salutami tanto la Signorina Lotha e le Signore Baer e Ruberl. Scrivi una riga alla Galleria. Ricevo lì tutta la mia corrispondenza. Arrivederci presto tuo Boccioni


Carica di cavalleria (1915)

A Vico Baer [Parigi, primi di luglio 1913]
Carissimo! Ricevuto! Grazie infinite. Sei veramente il solo amico che mi rimane. Non mi diverto affatto. Parto tra un paio di giorni. Ho avuto modo di accertarmi della diffidenza che circonda il mio nome. Non mi si conosce che per essermi ostile... quasi. Gli amici non mi hanno giovato. Ma ne ho forse di amici? Necessità di lavorare sempre più per me. È triste. La sola persona che mi ha mostrata una squisita gentilezza è D'Annunzio, mi ha voluto conoscere, mi ha condotto a colazione (très chic), mi ha condotto fino al pesage di Auteuil. È strano essere così gentili e non esser d'accordo... Anzi. È molto simpatico cortesissimo. Addio. Voglimi bene. Sono proprio addolorato disgustato. Saluti alla tua buona gentile signora. In fondo sei fortunato tuo Boccioni

A Sibilla Aleramo [Milano, agosto 1913]
Amica mia, voi siete troppo buona con me! Mi guasterete, mi addomesticherete... Ho ricevuto tutto, articoli, cartoline, lettera, libro. La signora Prini mi scrive che voi le avete scritto bene di me: come farò per mostrarmi degno di tanta simpatia? Vi scrivo questo perché nella battaglia che combatto, la stima in qualche anima mi dà forza, mi fa sperare. Ho letto gli articoli subito. Interessantissimi! e di una NUOVISSIMA umiltà femminile che non ho quasi mai, anzi mai, incontrata nella femme à écrire. Causa forse di quel tale travestimento mascolino che voi avete scoperto e che credo sarebbe una teoria destinata a rischiarare molto la via alla redenzione femminile se voi la propugnaste con più violenza e continuità. Mi permetto di dire questo prima di leggere il vostro libro e pur conoscendovi. Ma credo di non sbagliare. Mantengo quel che vi dicevo quel pomeriggio. È un peccato che voi non diate all'Italia tutta la forza genuina purissima che scaturisce dal vostro grandissimo ingegno, dalla vostra sensibilità eccezionale, dal fervore infuocato che vi anima quando guardate, quando parlate, quando sorridete. Scusate cara amica se scrivo male: accettate le mie sensazioni le mie idee che poi è lo stesso come mi vengono sinceramente e brutalmente. Io vi giudico in blocco e filo diritto nell'insieme anche se qualche particolare zoppica. Avete passato molto, troppo tempo a comunicare forza e coraggio a esseri mal costrutti, corrosi all'interno e indecisi all'esterno. Costruttori di fumate scaturite da un fuocherello misero o avanzi di incendi altrui. Vi siete cullata in un'introspezione in un'analisi corrosiva cercando di comunicare ciò che non è comunicabile, cercando di condividere ciò che deve restare indivisibile personale individuale fino alla ferocia. Avete creduto che aggiungendo la vostra personalità a un'altra scaturisse un'unità. Errore gravissimo. Quando un ingegno come il vostro sente questo bisogno è segno che nell'altro componente la personalità manca... Immaginate il tempo che si perde a voler costruire nelle sabbie mobili delle intelligenze libresche (francesismo, non importa!). Ci vuole una grande idea e lavorare per quella unilateralmente. Mentre vi scrivo mi vengono a fior di mente mille problemi di vita interna, angoscie, affinità, passione, sacrifizio ed altre belle cose... butto tutto dalla finestra con disgusto. Non v'è che l'azione la vita la libertà. Sentire - eseguire - odiare - uccidere - amare - prendere e senza fermarsi sopra, il resto è sciocchezza. È sciocchezza nordica, epilettica, nebbia, fisici brutti mediocri maschi e femmine, astrazioni su formule dell'intelligenza, poco istinto, vita slavata (slava?...). Tutto questo è superato. Mentre vi scrivo piove. Brontolii del tuono. Tutti scappano. Gli alberi si agitano in masse verdi, schiaffeggiati dall'acqua. Come sono imbecilli con la loro staticità radicata. Pensare che la campagna è tutta così. Come fate a viverci? ... Da dieci giorni io rincaso alle sette del mattino in media. Mi riposo. Ho lavorato molto. Ho mandato mia madre da mia sorella. Sono solo in casa. Se foste qui si potrebbe pranzare insieme come quella sera. Avete lasciato nei futuristi un ricordo entusiastico. Marinetti è a Livorno. Sono stufo di scrivere. Sono pittore scusate. Addio divertitevi scrivetemi e pensate a me come al vostro amico più affezionato. Vi bacio le mani. Boccioni

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Figura (1912)

A Giuseppe Sprovieri 4 settembre 1913
Mio caro Sprovieri, eccoti le fotografie che partono contemporaneamente a questa mia. Trovo magnifici i tuoi progetti e credo che riusciremo ad avere fra qualche anno un paese meno balordo in arte. Con quello che la tua geniale attività farà a Roma, Soffici e Papini a Firenze, noi a Milano speriamo che qualche cosa avvenga. Sono d'accordo con te per la scultura e aderisco pienamente. Al ritorno di Marinetti si decideranno i particolari. Voglio per esempio richiamare da Parigi dove si trova presso il magazzino d'Arte Sagot, la mia statua della quale ti mando i quattro lati - Quella chiamata: Forme uniche della continuità nello spazio. È il lavoro mio ultimo ed è il più liberato. Non dovrebbe mancare. Inoltre se facciamo questa esposizione ti manderei i trenta disegni esposti a Parigi riguardanti la dinamica scultoria. Per il 1° novembre spero sia uscito anzi è certo il mio volume del quale sto correggendo le seconde bozze. Si potrebbe fare un lanciamento creare combinazioni di abbonamento ecc. Insomma faremo le cose in modo da dare un impulso alla vita artistica italiana quale non fu mai dato dopo i Medici e dopo i Papi... Mi pare che fosse ora!?.. Farò il possibile per farti avere per il primo numero qualche cosa d'importante anche e in seguito. La rivista sarà certamente su carta che permetta la pubblicazione di disegni anche non a semplice tratto nero, cioè con mezzi toni e sfumature. È il difetto di "Lacerba" ma per l'anno nuovo si cambierà. Si legge Lacerba? Cosa se ne dice? Vi sono dei giovani non vili che cambiano e si evolgono avvicinandosi a noi? Sai se Sironi lavora in questo senso? E Costantini? Boccioni

Ad Ardengo Soffici [1 ottobre 1913] Caro Soffici, tutti abbiamo le nostre fotografie al completo per il volume - di tuo c'è: "Scomposizione dei piani di un lume" "La città di prato." Ne occorrono altre quattro - Possiamo fotografare due quadretti che Carrà ha dei tuoi? Se vuoi manda subito altre fotografie per giungere ai sei clichés che ognuno mette nel volume - Subito perché c'è poco tempo - Il titolo del disegno sarebbe "Dinamismo di un ciclista." Grazie di tutto manda subito le fotografie e ti abbraccio Boccioni Carrà Russolo

A Giuseppe Sprovieri [fine novembre-inizio dicembre 1913] Caro Sprovieri, Ecco i prezzi: (È intesa sempre la copia del lavoro venduto) 1° prezzo - 2° prezzo 1. Muscoli in velocità L. 1000 - L. 800 2. Sintesi del dinamismo umano L. 2000 - L. 1500 3. Espansione spiralica di muscoli in movimento L. 1000 - L. 800 4. Testa + Casa + Luce L. 1500 L. 1000 5. Fusione di una testa e di una finestra L. 1000 L. 800 6. Sviluppo di una bottiglia ecc. ecc. (forma) L. 600 L. 400 7. Forma e forza di una bottiglia L. 500 - L. 300 8. Vuoti e pieni astratti di una testa L. 500 - L. 300 9. Antigrazioso (venduto) 10. Sviluppo di una bottiglia nello spazio (colore)L. 600 - L. 400 I disegni sono di due unici formati: Formato grande L. 200 - L. 150 Formato piccolo L. 50 Boccioni

Ad Ardengo Soffici [30 gennaio 1914] Caro Soffici, hai ricevute le prove, come le hai trovate? Ti prego di mandare subito diversi cataloghi dell'Esposizione di pittura di Firenze. È assolutamente necessario. Lavori? Io poco non sto troppo bene. Buon lavoro tuo Boccioni


Trittico "Veneriamo la madre" (1907-1908)

A Francesco Balilla Pratella 2 aprile 1914
Caro Pratella, scegli roba avanzatissima ti raccomando la più mossa la più dinamica la più sconquassata, grottesca, schifosa. Ricevo una lettera firmata: Bruno Santi, Via Giuseppe Petroni 23, Bologna. Un'altra firmata da Mario Bacchelli, Giorgio Morandi, e Ancini (mi pare) Via Arienti 40 Bologna. Vogliono esporre. Vogliono informazioni. Cercali a questi indirizzi invitali scegli le opere fa mandare subito a me l'elenco e spingili bene. Addio e avanti. Tuo Boccioni

A Emilio Cecchi Sacile, 7 giugno 1914 Ill.mo Signore, le domando scusa di non averle subito risposto. La sua lettera mi sorprese mentre ero sulle mosse per partire da Milano per curare in campagna un esaurimento che m'impediva di lavorare. Può immaginare egregio Signore e amico, la gioia fraterna che mi ha procurata la sua lettera e come il mio viaggio, che prevedevo triste, sia stato invece rallegrato dal piacere di avere acquistata la sua stima e la sua amicizia. È un vero peccato che in tante gite che ho fatto a Roma, io non abbia avuto l'occasione di conoscerla personalmente. Ci si sarebbe certamente compresi subito e si sarebbe parlato di questa cara e terribile plastica che toglie il sonno. Le confesso che la nobiltà della sua lettera mi ha profondamente commosso. Le parole, che Lei ha per me, hanno il prezioso valore di un applauso isolato e sincero, cui si crede, e che compensa uno sforzo di anni. Tanto più che, come Lei giustamente dice, mi sento di giorno in giorno più solo. Perché? È inutile analizzare un fenomeno che si presenta simultaneamente facile... e difficile da spiegare. Certo è che la sua generosa parola di critico e di amico varrà per il mio lavoro molto più dei diversi ricostituenti che i medici m'impongono. Invece di trovarmi in un momento di ozio forzato vorrei essere al lavoro, in città per poterle scrivere qualche cosa su quello che faccio o che voglio fare. Ma sono molto stanco e, diciamolo pure, amareggiato. Non importa, spero che con questa mia non si chiuda la nostra relazione epistolare, che Lei mi vorrà considerare come Suo amico perché io possa mostrarle l'alta stima che ho sempre avuta e la profonda conoscenza che ormai mi lega a Lei per sempre! Stringendole affettuosamente la mano mi creda Egregio Signore Suo devotissimo Umberto Boccioni

 


Donna in giardino (1910)

A Emilio Cecchi Alassio, 19 luglio 1914
Caro Amico, sono stato in giro in questi giorni e non ho mai avuto l'energia di scriverle una parola per ringraziarla della sua cartolina che mi ha fatto grandissimo piacere. Dal suo lavoro mi attendevo un grande beneficio per l'idea di dinamismo. In questi giorni di riposo mi persuado sempre più della fatalità di concepire plasticamente il mondo come continuità. Lo vedo un logico (matematicamente logico) prolungamento e sviluppo delle concezioni plastiche passate. Purtroppo il compito mi appare sempre più grave. Mi sento un po' troppo solo... e l'incredulità e la diffidenza mi lasciano perplesso. Dei momenti non capisco più il perché della battaglia da combattere e mi chiedo mille cose che le direi a voce con grande gioia... ma per lettera mi irrito. Le lunghe ore di tavolo per il libro mi hanno lasciato quasi una nausea dell'esposizione teorica. Lei mi comprenderà certamente e mi scuserà! Dove si trova Lei adesso? È forse al mare da queste parti? Si potrebbe incontrarci. Mi scriva in caso. In ogni modo le sue lettere mi fanno grande onore e piacere. Qui il mare è meraviglioso e mi ha suggerito molte cose. Così la montagna da dove sono fuggito pochi giorni fa. Ma non c'è nulla da fare! Bisogna l'essenziale e avere tutto in sé come concetto dinamico. Cardarelli, l'ultima volta che lo vidi, mi fece molta impressione. L'ansia dolorosa che lo stringe rattrista un poco perché si vede in tutti, della nostra generazione, l'anacronismo tra la maturità individuale e la bassezza dell'ambiente. Precediamo troppo il nostro paese. Corriamo dove si sta seduti e inciampiamo tra le sedie... Auguri per la sua salute. Mi scriva qui aff .mente Suo Boccioni


Dinamismo di un footballer (1916)

Alla famiglia Milano [16 settembre 1914]
Carissimi, cominciano le dimostrazioni per la guerra. Noi abbiamo dato il Segnale. Avrete letto che da un palco del Dal Verme in una serata di gala, ieri sera ho stracciata una bandiera austriaca e Marinetti ha sventolato quella italiana. Stasera ricominciamo. Forse ci arresteranno per qualche ora. È necessario. Se leggete questo sul Corriere, non vi spaventate. I funzionari, le guardie e i carabinieri ridono sott'occhio e arrestano, dicendo: siamo d'accordo anche noi. Si tratta d'arrestare per far vedere che il Governo reprime il grido di Abbasso l'Austria. È il solito. Io non lavoro. Attraverso un periodo di grande calma tanto in me quanto con la mia amica che mi è sempre attaccatissima come io a lei. Marinetti parte per Roma, io però resto a Milano. Quello che succederà a Roma lo farà con Balla, Sironi ed altri. Ho fatto leggere la vostra lettera alla mia amica. Tutto bene. Come state? Scrivete. Baci a tutti Umberto

Alla madre Milano - Carceri di S. Vittore [19 settembre 1914]
Carissima mamma, sono da tre giorni nel carcere di Milano con Marinetti, due pittori, due artisti drammatici e due avvocati. Ci hanno arrestati in una dimostrazione e usciremo domani o dopodomani. Sono in una cella a pagamento e il pranzo mi viene da fuori eccellente. Dato il fatto di nessuna importanza il Sig. Direttore e il Capo sono stati con me di una grande gentilezza, mi hanno date tutte le agevolazioni possibili e una quindicina di bei volumi. Mangio, bevo, dormo e leggo. Questo riposo ci voleva, però non durerà che qualche giorno. Per questo è inutile che voi mi scriviate e tu non stare in pena perché non temere... sono al sicuro. Inutile che scriviate qui a me perché spero sortire subito. Appena uscito vi scriverò. Gli amici daranno una cena in nostro onore e sarà buffo essere andati in prigione per aver gridato: Viva l'Italia! Credo che capirete di che si tratta, che non vi darete pensiero e ve la prenderete come noi allegramente. Altrimenti non vi avrei scritto! La mia amica mi circonda di cure e non mi fa mancar nulla. Spero al massimo martedì di uscire e di riveder le stelle... La sensazione di riposo che ho è straordinaria. Faccio ginnastica mattina e sera. Ho candele e calamaio, posso scrivere per conto mio e dormire fino alla sazietà. Addio, scrivete alla mia amica. Le giornate qui sono splendide, piene di sole e calde. Saluti alla zia e dille che al primo viaggio a Sacile, le parlerò a lungo delle mie prigioni... Baci a Guido, Amelia e a te un abbraccio e un bacio affet tuosi Vostro aff .mo Umberto


Tre donne (199-1910)

Alla famiglia martedi, 22 [settembre 1914]
Carissimi, mi dispiace moltissimo che siate stati un poco in pena per me. In carcere mi era di sollievo l'idea che vi avevo avvertito il giorno stesso del mio arresto che io intuivo sicuro. Sono uscito ieri sera alle 7 in condizioni perfette ma con la barba lunga e alquanto scocciato. Come avrete saputo la dimostrazione fu organizzata da Marinetti e da me. Avevamo preparate otto bandiere austriache da bruciare e due italiane da sventolare. Non vi potete immaginare con che violenza fu condotta e che terribile tafferuglio. Un caffè, il Biffi, fu messo a gambe all'aria, poi tutti si misero a picchiare, poi avvenne l'arresto e la traduzione al Carcere la notte stessa... Cimici, pulci e noia. L'affare delle bandiere ecc. bisogna tacerlo, perché tutto ora va finire in tacere, ma c'è il tentativo di processarci per attentato alle relazioni con uno Stato estero e bruciamento di bandiere estere. Tutto finirà in nulla, me lo ha detto lo stesso giudice istruttore, ma volevano premere su noi per il futurismo e per il terrore che si ripetessero le dimostrazioni. È sottinteso che saremo assolti strada facendo e non se ne parlerà più poiché per processarci occorrerebbe una richiesta da parte... dell'Austria la quale ha altro da fare. In carcere me la sono passata così così... Ho avuto libri, pranzi fino a due il giorno, cella a pagamento, candele ecc. La mia amica è stata magnifica di slancio e di premure. Così tutti gli amici, avvocati ecc. Due automobili ci attendevano alla porta con molta gente e fummo festeggiatissimi, così anche alla sera al Savini. Eravamo circondati, abbracciati e stretti da tutti. Mi dispiace di nuovo che siate stati in pena, ma bisognava fare qual che cosa per questi vigliacconi di patriotti! Appena uscito dal carcere (avevo una barba lunga...) sono andato a pranzo dalla mia cara Amica che mi ha circondato di tutte le premure. Ho fatto un bagno profumato ed ora sono a posto. Voglio lavorare ma l'ansia che tiene tutti me lo impedisce forse... Dovrei ritirarmi in campagna ma... e la guerra? Come vanno gli affari? I miei così così ma non mi manca nulla. È un momento terribile! Scrivetemi tutto chiaramente e sinceramente. Riceverete una mia lettera dal carcere scritta sabato, non so quando arriverà... Sarà multata perché non avevo francobollo. Scrivetemi subito e spero che non temerete più nulla. Vi abbraccio affettuosissimamente. Vostro Umber

Telegramma a Soffici di Marinetti, Boccioni, Piatti e Russolo [23 settembre 1914]
Ti sarò grato non accettare nessuna proposta Montecatini poiché la nostra condizione di libertà provvisoria vieta ai futuristi e al futurismo Italiano qualsiasi manifestazione di Teatro o di Piazza avverti Papini Tavolato ringrazioti anticipatamente ti abbracciamo Marinetti Boccioni Piatti Russolo


La città che sale (1910)
Alla famiglia martedi, 22 [settembre 1914] Carissimi, mi dispiace moltissimo che siate stati un poco in pena per me. In carcere mi era di sollievo l'idea che vi avevo avvertito il giorno stesso del mio arresto che io intuivo sicuro. Sono uscito ieri sera alle 7 in condizioni perfette ma con la barba lunga e alquanto scocciato. Come avrete saputo la dimostrazione fu organizzata da Marinetti e da me. Avevamo preparate otto bandiere austriache da bruciare e due italiane da sventolare. Non vi potete immaginare con che violenza fu condotta e che terribile tafferuglio. Un caffè, il Biffi, fu messo a gambe all'aria, poi tutti si misero a picchiare, poi avvenne l'arresto e la traduzione al Carcere la notte stessa... Cimici, pulci e noia. L'affare delle bandiere ecc. bisogna tacerlo, perché tutto ora va finire in tacere, ma c'è il tentativo di processarci per attentato alle relazioni con uno Stato estero e bruciamento di bandiere estere. Tutto finirà in nulla, me lo ha detto lo stesso giudice istruttore, ma volevano premere su noi per il futurismo e per il terrore che si ripetessero le dimostrazioni. È sottinteso che saremo assolti strada facendo e non se ne parlerà più poiché per processarci occorrerebbe una richiesta da parte... dell'Austria la quale ha altro da fare. In carcere me la sono passata così così... Ho avuto libri, pranzi fino a due il giorno, cella a pagamento, candele ecc. La mia amica è stata magnifica di slancio e di premure. Così tutti gli amici, avvocati ecc. Due automobili ci attendevano alla porta con molta gente e fummo festeggiatissimi, così anche alla sera al Savini. Eravamo circondati, abbracciati e stretti da tutti. Mi dispiace di nuovo che siate stati in pena, ma bisognava fare qual che cosa per questi vigliacconi di patriotti! Appena uscito dal carcere (avevo una barba lunga...) sono andato a pranzo dalla mia cara Amica che mi ha circondato di tutte le premure. Ho fatto un bagno profumato ed ora sono a posto. Voglio lavorare ma l'ansia che tiene tutti me lo impedisce forse... Dovrei ritirarmi in campagna ma... e la guerra? Come vanno gli affari? I miei così così ma non mi manca nulla. È un momento terribile! Scrivetemi tutto chiaramente e sinceramente. Riceverete una mia lettera dal carcere scritta sabato, non so quando arriverà... Sarà multata perché non avevo francobollo. Scrivetemi subito e spero che non temerete più nulla. Vi abbraccio affettuosissimamente. Vostro Umberto

Telegramma a Soffici di Marinetti, Boccioni, Piatti e Russolo [23 settembre 1914] Ti sarò grato non accettare nessuna proposta Montecatini poiché la nostra condizione di libertà provvisoria vieta ai futuristi e al futurismo Italiano qualsiasi manifestazione di Teatro o di Piazza avverti Papini Tavolato ringrazioti anticipatamente ti abbracciamo Marinetti Boccioni Piatti Russolo

A Vico Baer Roma, 13 febbraio 1915 Carissimo Vico, grazie infinite. Ricevute lire 150 e ritirate alla famosa Banca Commerciale... Ho letto in questi giorni un libro contro di essa. Esagerato forse ma impressionante. Bisogna reagire: lo conosci? Pensa che a Firenze tra gli ex amici di "Lacerba" si dice che il non avervi io collaborato contro la Germania dipenda dalle relazioni e interessi (grossi affari...) con tedeschi di Milano... e quindi Banca Commerciale... Una simile calunnia estetico- bancario-teutonica non me la sarei mai aspettata... Che ne dici? l'ho saputa da Aragno. Io me la passo così... così... Sto nascosto ma non m'annoio troppo. Quanto starò in trincea? Ora m'hai rifornito di cartucce e ne faccio grande economia: non sparo che a colpo sicuro... Ma i giorni scorsi che penuria di rame quasi come la Germania... Ti ringrazio con tutto il cuore ma tu mi hai abituato al tuo affetto e alla tua grandiosità. Mi dà pensiero mia madre ma è necessario ch'io rimanga lontano da Milano per qualche tempo. Voglio assolutamente liberarmi di un peso insopportabile che non ho cercato mi è venuto addosso... Ahimè! Sono quasi felice solo con i miei pensieri e i miei progetti. Oggi sono invitato ad un the in onore del musicista russo Strawinsky. Vuol conoscermi e vuol fare qualche cosa con sistemi futuristi colore danza costume. Ci saranno i migliori nomi di Roma. Arriverò in segreto... e scomparirò. Ciò farà sensation... Mi fa molto piacere constatare l'influenza del mio libro e in genere di tutta la mia attività: pittura e scultura. Tra qualche anno molti nemici si morderanno... i gomiti dalla rabbia. E io riderò! E tu con me che mi sei stato fratello e amico nella lotta. Corruzione tedesca... Se sapessero le tue idee e le tue lotte in propo sito... ma, mio caro, mi diceva una notte un mio amico ubriaco ma inspirato... l'imbecillità umana è la sola cosa che dia l'idea dell'infinito! Grazie amico! Saluta la tua gentile Signora e auguri per il pupo. Saluta le signore Baer e Ruberl. Ti farò sapere presto mie notizie e spero fuori dalla trincea. La prima volta che uscirò che furibondo attacco alla baionetta contro la luce e il mondo! Ciao Saluti affettuosi Boccioni


Dinamismo di un ciclista (1913)

A Emilio Cecchi Milano, Galleria Vitt. Eman., 4 marzo 1915
Caro Cecchi, abbiamo ieri con Casati deplorato l'articolo immondo di Papini. È un megalomane impotente che ha perso la testa. Vi stringo la mano con affettuosa simpatia e vi auguro buon lavoro fecondo. Vi sarei grato (se potete) se mi inviaste il volume sulla letteratura inglese. Ne ho letto un saggio su l'Almanacco della "Voce" e desidero leggerlo. Mi permetto rammentarvi che me lo prometteste durante la visita che vi feci e poi mi scordai di chiedervelo. Ci tengo anche per questo, ma se non ne avete lo compero. Saluti alla vostra gentile signora e buon lavoro anche a lei. Le bambine vanno meglio? Scrivetemi. Saluti a Cardarelli. Vi stringo nuovamente la mano. Vostro Boccioni

A Emilio Cecchi Milano, [fine marzo 1915] Carissimo Cecchi! grazie del bellissimo suo volume ricevuto in questo momento. Me lo godrò subito... ma come pittore, basta. I Signori di "Lacerba" devono avere ricevuto in questi giorni letterine poco lusinghiere sul loro atteggiamento grossolanamente traditore. Le mando una copia della lettera inviata da Russolo. So che qualcuno ha scritto a Papini e a Soffici stigmatizzando particolarmente il velenoso libello che la riguarda. Tra di noi, come le scrissi per me l'articolo ha provocato la nausea assoluta. Sono cose tali che sporcano chi le commette. Un creatore... poi come Papini è in malafede in tutto! Bisogna essere accecati di bile e d'invidia per accusare un critico di rubare... la materia sulla quale esercita la sua critica. Tra poco, vedrà, l'accuseranno di aver rubato agl'inglesi la poesia e la prosa inglesi che le hanno fatto costruire la critica sulla letteratura inglese... Papini dovrebbe arrossire di aver superficialmente giornalisteggiato in un libro su Kant Nietzsche Hegel ecc. ecc. Lavoro abbastanza e lei? Sono però allegrissimo e pieno di materia da costruire. Speriamo. Costruzione... è la parola che terrorizza quei poveri sanculotti impotenti. Auguri per la sua famiglia e buon lavoro! Si potrebbe avere il numero della "Tribuna" nel quale lei ha risposto a Papini? Ho ricevuto la sua cartolina al Savini spedisca pure Bastioni Romana 35. Affettuosamente suo Boccioni

A Guido Callegari Malcesine, 10 settembre 1915 Carissimo Guido, grazie infinite di tutte le tue belle e buone cartoline. Le ho già ricevute tutte in un colpo! Grazie dei preziosi consigli che mi dai. La mia salute e il mio umore sono eccellenti. Resisto a tutto come chiunque. Dormire all'aria aperta è una vera gioia fisica per me e vi dormo da una ventina di giorni. Sono stato in trincea per ora silenziosa come quella dei tedeschi davanti a noi. Ogni notte vado a montare la guardia a un forte che guarda direttamente i tedeschi dormendo in tenda e all'aperto sulla spianata. Tutta la notte i fasci luminosi dei riflettori nostri percorrono il cielo traendo delle visioni di notte guerresca bellissima. Tutto però tace. Quando avverrà l'avanzata? Occorre che sulle montagne che ci dominano venga ultimato il piazzamento dei grossi pezzi e poi zang, tum, tum e noi andremo avanti! Ci trasformiamo in alpini, cioè lascieremo le biciclette per far servizio in montagna dove parteciperemo alla prossima avanzata dalla nostra parte. Mi occorrerà tutto un corredo da montagna compreso il bastone ferrato, e che spero di prendere a Milano in una prossima scappata di 24 ore. Avrai già avuto notizie delle nostre care a quest'ora e sarai più tranquillo. Io ho scritto di te molte volte. Io sono veramente felice e vedrai che l'Italia salirà ad altezze che nemmeno noi concepivamo. Credi, caro Guido, che non vedo l'ora per quanto sia quasi certo che vi lascerò la pelle o parte di essa. Sarò all'altezza del coraggio italiano? Spero! Avanti! e abbasso l'Au stria. Che cosa fate voialtri più fortunati? Scrivi qualche volta abbiti anche tu cura. Chissà come sono in pena le nostre donne! Speriamo che tu vada bene e che abbiamo la fortuna di vedere la certa Vittoria italiana. Ti abbraccio affettuosamente tuo Umberto


Dinamismo di una testa d'uomo (1914)

A Sibilla Aleramo [11 settembre 1915] Gentile Amica, grazie infinite del buono e costante ricordo che avete per me. La guerra procede meravigliosamente! Stanno trasformandoci in alpini e comincia l'allenamento. Andremo al fuoco prima, finalmente. Vivo sotto la tenda in faccia ai tedeschi attendendo da un giorno all'altro. La mia salute è ottima malgrado sforzi terribili. L'entusiasmo è moltiplicato sono felice! Lavorate? Io non lavoro non penso, faccio una vita rude e fisica che mi inebria! Saluti e buon lavoro vostro Boccioni

A Francesco Balilla Pratella 12 settembre 1915 Caro Pratella, grazie di tutto. Del buon ricordo del bel libro che leggerò subito delle buone parole per me. Tu sei forse il solo futurista che unisce genio e serenità per ciò sei grande. Tutti gli altri, per mille ragioni che tu comprendi, tirano colpi al futurismo attraverso me. Ti auguro buon lavoro e gioie in famiglia e gloria nel mondo. Io attendo nell'arte e nella vita. Sembra che ci mandino avanti tra poco e allora si decideranno in me molte cose. Attendo la vera prova del fuoco. Sono in eccellenti condizioni di spirito e fisicamente sopporto tutto come non mi aspettavo. Ma ho l'ansia di battermi! Mi sembra che da questo debba risultare una spiegazione luminosa a tanti problemi. Ti voglio molto bene e ti abbraccio affettuosamente. Scrivi tuo Boccioni

A Giacomo Balla [Fronte di guerra, fine settembre 1915] Caro Balla, ho letto la cartolina a Marinetti. Benissimo! Se non ci lasciamo la pelle dopo faremo cose grandi. Tu le stai preparando col tuo formidabile coraggio futurista! Buon lavoro dunque e gloria! Saluti alla tua Signora e alla tua cara mamma. La mia si è mostrata coraggiosissima! Ci ha seguito in carrozza gridando w l'Italia! w i futuristi! w i volontari! Per ciò evviva i futuristi che lavorano e che si battono e che faranno grande l'Italia! A proposito è vero che hai una piccola questione con quello scugnizzu di Cangiullo? Scrivimi perché e se vi siete già riappacificati. Io la credo una delle vostre celebri burle... è vero? Scrivimi caro maestro e amico e voglimi sempre bene come io te ne voglio. Sembra imminente l'avanzata al fuoco. Se avrò la fortuna di vedere i tedeschi in faccia tirerò un colpo gridando: questo per Balla! Ciao ti abbraccio tuo Boccioni


Dinamismo di un corpo umano (1913)

A Vico Baer [Fronte di guerra, metà ottobre 1915]
Caro Vico, finalmente ho avuto il battesimo del fuoco. Prima una ricognizione con assalto alla baionetta. Due giorni dopo fucilate d'inferno e shrapnel... 17 ne ho contati. 4 scoppiati a pochi passi e ci hanno coperti di foglie e di terra. Marinetti ed io eravamo a terra per fortuna... Ti scrivo ora perché stanotte alle due c'è la sveglia e si parte per un attacco decisivo. Salverò la pelle? Non so! Viva l'Italia!! Ti scrivo, per questo, per quanto speri non accada nulla di grave in ogni modo farà caldo... Vorrei che in caso di mia morte tu potessi aiutare in qualche modo un mio amico artista (tutti fuori di Carrà) nell'organizzare una esposizione generale delle mie opere per potere ricavare del denaro per mia madre. Mia madre è il dolore mio in questo momento. Mi fa pena e vorrei vederle assicurato qualche cosa. Se io non tornassi vivrebbe con mia sorella e mio cognato, ma senza di me la sua esistenza è finita. Basta! il mio sogno di una grande Italia è più forte di tutto! sarà quel che sarà! Potresti incaricare o consigliarti con Balla di Roma via Paisiello 27. Con Notari Piazza Cavour 4, il quale è incaricato di avvertire la mia famiglia qualsiasi cosa accadesse. Tutto questo naturalmente se Marinetti o Russolo dovessero cadere, perché in caso contrario loro penseranno a tutto e si metteranno in comunicazione con te. Ecco tutto. Mi faresti un favore a passare subito a casa mia dove tutti credono che io sia in giro per il lago di Garda a far servizi secondari. Sanno che non sono più a Peschiera. Guarda se occorre qualche cosa. Te ne sarò riconoscente sempre e se dovesse accadere qualche cosa penserò a te come all'amico più buono e più generoso ch'io abbia conosciuto. Te l'ho sempre detto! Caro Vico sono le nove. Alle due di questa notte si parte. Da quattro giorni bombardano per prepararci la strada... È meraviglioso! Passano a cinquecento metri sulle nostre teste proiettili da 149 che danno l'impressione di treni direttissimi! È bello e terribile. Domani ci faremo avanti. Ti scriverò. Spero almeno... Se scrivi alle Signore Betty e Ruberl dì loro che penso spesso a loro con affetto e dispiacere. Saluta affettuosamente la tua gentile Signora. Auguri per il tuo piccolo tesoro e a te un abbraccio affettuoso sempre tuo U. Boccioni


Campagna (1908)

A Guido Callegari Malcesine, 22 ottobre 1915
Caro Guido, siamo impegnati. Ho già fatto una ricognizione e fatto scappare una pattuglia austriaca con Marinetti, Sant'Elia e Bucci. Due giorni dopo abbiamo avuto uno scontro con fucilate violentissime e gli austriaci ci hanno sparato 17 shrapnel... Quattro sono caduti tra noi per fortuna nascosti tra le rocce. Uno è passato sulla testa mia e di Marinetti a un metro ed è scoppiato poco lontano tanto che ci ha coperto di foglie e terra. Sono in alta montagna. Dai comunicati di S. E. Cadorna capisci dove lavoriamo e quale investimento si prepara. Ti scrivo da un baraccamento. Alle 2 di questa notte c'è la sveglia e si parte per un tentativo che credo e spero decisivo. A casa, mi sanno allontanato da Peschiera, ma mi credono sempre in servizio sul Garda al sicuro. Non sono affatto allarmato, anzi sono pieno di una gioia e di un entusiasmo indicibile. Sono orgoglioso e pronto a tutto. A domani. Ci tengo però a dirti che l'unico mio dolore, se accadesse una disgrazia è di lasciare mammà. Tu e Amelia siete giovani e il vostro affetto vi darà forza, poi non vivete con me, non ci siete abituati. Ma se mancassi, per mammà sarebbe terribile e ciò mi fa male! Ma il mio ideale futurista, il mio amore per l'Italia, il mio orgoglio infinito d'essere italiano mi spingono a fare irresistibilmente il mio dovere. E stai certo che lo farò. ... mi ha fatto molto soffrire, non mi ha compreso, le auguro ogni felicità. A te, a mammà, ad Amelia lascio, in caso, tutte le mie cose, libri e quadri. Lascierò istruzioni per fare in caso, una esposizione che potrà fruttare bene per mammà. Te la raccomando, te la raccomando con tutto il mio amore! Sii paziente con Amelia, e siate felici. Vorrei che se... ti domandasse, senza mostrare questa lettera, tu le dicessi che ho pensato sempre a lei. Capisci? Inutile sappia che lei è la mia unica amarezza. Sono felice! Tutto andrà bene. Viva l'Italia! Notari è incaricato, nella carta che ho firmato al Battaglione, di comunicare a casa qualsiasi cosa accadesse. Ma nulla avverrà, specialmente se è destino che io debba dipingere ancora. Dovevo scriverti per mammà che ti raccomando di nuovo. Vado di nuovo al fuoco felice! felicissimo! pieno di fede nella vittoria immancabile della Italia e con la coscienza di tutto il valore della mia vita! Viva l'Italia!... Ti bacio, ti abbraccio con affetto, con tutta l'anima. Ti scriverò subito. Addio. Tuo Umberto 8° plotone 3a Compagnia Battaglione Lombard

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Interno con due figure femminili (1915)

A Vico Baer Zona di guerra, [fine ottobre 1915]
Carissimo Vico, mia Madre mi ha scritto! Grazie di nuovo! Grazie sempre! Sono veramente commosso e ancora se ho qualche giorno di sollievo lo devo a te. Caro Vico sembra che tornerò presto perché pare sicuro lo scioglimento del Battaglione. Sembra che sia un tentativo per trasformarci in volontari alpini. Ma credo che rifiuterò per ragioni che ti dirò a voce. Ti ho detto che le fatiche sono state terribili causa l'inesperienza e la mancanza d'allenamento all'alta montagna. Figurati che, malgrado i sette giorni di fuoco incrociato di tre o quattro forti austriaci, abbiamo avuto 1 morto sette feriti e un disperso. Appena scesi invece abbiamo avuto più di 100 ammalati dei quali 50 riformati... Una vera strage. Io ho resistito, anzi l'aria mi confaceva... come in un sanatorio... Ma è stato terribile. La prima notte passata a trecento metri dalle postazioni austriache di Dosso... e Dosso... che poi furono prese, e alle quali eravamo giunti trascinandoci carponi per un pomeriggio intero, sarà per me una notte indimenticabile. Il Battaglione non era stato mai al fuoco. L'effetto dell'allarmi! nel sonno nel freddo senza aver mangiato e bevuto era discretamente impressionante... Attendere nel buio con la baionetta il nemico, con la naturale proibizione di sparare perché la fiammella ci avrebbe denunciato ai forti austriaci, e sentir dire: attenti fermi sono a 200, a 100, a 50... E poi nulla, tutto giù di nuovo e questo quattro cinque volte nella notte... Eravamo senza coperte alcuni senza mantellina... Si dormiva con le gambe d'un amico tra le gambe e abbracciati per battere meno i denti. Eravamo giunti ad un punto tale che io tendevo l'orecchio sperando un contrattacco nemico e così potermi riscaldare. Pure rimpiango di non essere rimasto. Con un po' più di equipaggiamento ci sarei rimasto sei mesi. Ogni volta che pensavo in me stesso, sentivo un certo orgoglio per lo sforzo quotidianamente superato ed ero felice... Ma che freddo! ... Spero, se non si torna su, o se tornando non ci lascio la pelle, di tornare a colazione da te e ti racconterò. E rideremo... Sei contento ora? Come va lo stato d'animo? La tua Signora e la bimba stanno bene? Auguri! Auguri fervidissimi per la vostra felicità e vogliatemi sempre bene! Addio ti abbraccio e ti ringrazio con tutto il mio affetto. Marinetti qui presente ti saluta affettuosamente. Tuo Boccioni


Fabbrica Foltzer (1908-1909)

Alla signora Baer [fine ottobre 1915]
Gentile Signora, grazie infinite per il sontuoso pacco di lana! Sono stato invidiato da molti e qualche cosa ho regalato ma la maggior parte l'ho tenuta per me primo perché mi viene dalla sua preziosa amicizia secondo perché mi sarà utilissima! Grazie! grazie! La prego di ringraziare anche Vico che è sempre un amico raro. Gli scriverò ma tra qualche giorno avrò quarantott'ore di permesso e spero ringraziarlo a voce. Qui per ora si lotta contro il vento il duro... e gli insetti. Scusi ma la guerra, pare impossibile, è fatta anche di questo. Anzi quando si attende di battersi non è che questo: insetti + noia = eroismo oscuro... Si attende che i grossi pezzi siano piazzati sul monte ai piedi del quale siamo accampati e che domina gli austriaci. Dopo zang-tum tum e avanti! Intanto si spara alle spie. Ovunque si vada Marinetti ed io siamo chiesti subito dagli ufficiali che c'invitano a pranzo e si riesce così a passare qualche serata. Ogni sera da un mese montiamo la guardia a un forte. La guardia consiste nell'andare a dormire vicino alle feritoie mentre gli artiglieri vegliano ai pezzi da 120 e alle mitragliatrici. Noi due passiamo la serata dal capitano comandante e con gli ufficiali. Accompagnati da un tenente che suona un pianoforte sequestrato, si cantano tutte le canzonette napoletane possibili... Si pensa alla vita... passata e a tante cose ormai lontane. Poi si va a dormire o sul cemento o sulla paglia e qui è tutto e le confesso che è terribile perché noioso. È interessante lo spettacolo delle sentinelle disseminate che si vedono o s'intuiscono nell'oscurità. I cambi silenziosi delle guardie. I sardi che borbottano coi genovesi e i veneti. I contadini che gironzo lano mogi mogi guardati da noi con diffidenza, e le loro case dominate dai cannoni austriaci. Il silenzio e il deserto dalla parte nemica in attesa di cosa facciamo noi sapendo che stanno per essere circondati alle spalle. Il silenzio e l'oscurità interrotti ogni minuto dal ronzio del motore che lancia il fascio dei riflettori. Se appare un lume, una fucilata. E silenzio e attesa. Sono stato in trincee comodissime, almeno per adesso che ancora non piove e non nevica. Tutto questo col fuoco sarebbe una gioia, invece in questa inazione e con l'abitudine è cosa da morire. Ci trasformano in alpini. Abbiamo cominciato l'allenamento in montagna e riesco bene. Tutto andrà meglio pur che ci mandino avanti. Saluti affettuosissimi al caro Vico auguri per la sua bambina omaggi alla sua famiglia e a Lei signora la mia riconoscenza e i miei più caldi ringraziamenti. Auguri e arrivederci presto. Suo dev.mo Boccioni


Studio della scultura "Vuoti e pieni astratti di una testa" (1912)

A Vico Baer [Zona di guerra, fine ottobre 1915]
Caro Vico, hai ricevuto una mia lettera alla vigilia del combattimento? Ti scrivo ora mentre sono col battaglione a riposo dopo fatiche indicibili. Ho il corpo dolorante. Ho marciato fino a venti ore senza mangiare senza bere e dormire. Terribile! Una vera tempesta di granate e shrapnel ci sono piovute addosso senza tregua. Bellissimo! I caduti venivano trascinati carponi senza una parola, e avanti sempre lentamente a balzi inesorabilmente. Giunta la notte o si era di pattuglia o si era di guardia o si lavorava fino alle due a rafforzarci portando terra e sassi. Non mi sono lavato né mani né viso per dieci giorni, non mi son tolto nulla di dosso. Non potrai mai immaginare cosa vuoi dire essere nella notte in alta montagna, sentire l'allarmi, affacciarti al riparo battendo i denti dal freddo e dalla spossatezza e attendere nel buio il nemico per mezz'ora con la baionetta tesa e con l'ordine di non sparare. E sentirti dire vicino: Eccoli! sono a 200 a 100 a 50 a 25 metri e non vedere nessuno nel buio e attendere. Come avrai sentito dal comunicato di S. E. Cadorna il fuoco incrociato è stato terribile. Dalla mia parte sono caduti 240 shrapnel. Salute! Ma il più terribile è il freddo e il sonno e la fame e la sete! Ci sono state delle crisi di pianto e molti sono stati i riformati. Ma in tutti i volontari si è mostrato un fegato magnifico! Uno spirito di sacrificio incredibile. Gli austriaci sono fuggiti lasciando di tutto. E tutta roba utile immediatamente adoperata. Perfino 17 caprette da latte terrorizzate. Non so quanto ci fermeremo. Tanto da rifornirci di scarpe e coperte e tornare. Sono felice di aver visto finalmente qualche cosa. Sei stato a casa mia? Sono allarmato. Io ho scritto, ora che i giornali hanno parlato, vagamente di avanzata senza parlar di morti e feriti. Ho parlato di freddo... di fame... La tua roba di lana è stata preziosa. Grazie alla tua Signora grazie a te di tutto mio buon amico e ti abbraccio affettuosamente Boccioni


La Madre (1910)

A Vanna Piccini [Zona di guerra, fine ottobre inizio novembre 1915]
Cara amica, vivo in un rumore terribile. Sono stato al fuoco. Meraviglioso! Dieci giorni di marcia in alta montagna al freddo, fame, sete! I volontari ciclisti trasformati in alpini... Dormire all'aperto sotto la pioggia a 1400... Dall'Altissimo discesi con gli alpini e impadroniti di Dosso Casina. Dosso Remitt. Bottino importantissimo, necessario e subito utilizzato. Perfino diciassette capre da latte pazze dal terrore... Il nemico ha tentato di arrestarci con un fuoco incrociato terribile. S. E. Cadorna ne parla come avrà letto, nel bollettino del... non rammento più il giorno... Sul mio reparto sono caduti 240 shrapnel ... accolti da risate ironiche. I caduti venivano trasportati carponi in un silenzio impressionante! La guerra è una cosa bella, meravigliosa, terribile! In montagna poi sembra una lotta con l'infinito. Grandiosità, immensità, vita e morte! Sono felice! Ci riposiamo qualche giorno e poi si riprende. La fatale tenaglia attorno a Riva si stringe. Sono felice e orgoglioso di essere soldato semplice e umile cooperatore all'opera grandiosa "W l'Italia" Boccioni


Scomposizione dinamica (1913)

A Emilio Cecchi [Fronte di guerra, inizio novembre 1915]
Caro Cecchi, come va? Come sta la sua signora e le bambine? Auguri! Lavora? Io sono a riposo col battaglione dopo dieci giorni di avanzata in alta montagna con vento pioggia fame freddo e sete. Granate e shrapnel per sei giorni. Perdite lievi. Con gli alpini abbiamo conquistato con fuga austriaca Dosso... e Dosso... Bottino importantissimo utile e subito adoperato. Anche 17 capre da latte... Entusiasmo ma fatiche inenarrabili. Sofferenze fisiche terribili. Io ho resistito nemmeno una scalfittura altri purtroppo no. Ma cose lievi. Mi scriva! Mi creda sempre suo aff .mo Boccioni


Mamma che lavora (1909)

Alla signora L. F. Zona di guerra, 9 novembre 1915
Gentile Signora, sono da parecchi giorni a riposo col Battaglione dopo 14 giorni di lotte terribili contro tutto. Con gli alpini ci siamo impadroniti di Dosso... e di Dosso... Fuga austriaca ignominiosa! Bottino grande! Il Generale Cadorna lo enumera nel comunicato del... Anche 17 caprette terrorizzate... Siamo stati bombardati da un fuoco incrociato terribile per sei o sette giorni. Non so come ce la siamo cavata. Immagini che sul mio reparto in una mattina sono caduti 240 shrapnel e granate... Ma tutto questo è nulla in confronto alle orribili sofferenze causate dal freddo, dalla fame e dalle marce prolungate fino a venti ore. La trasformazione in alpini non era sufficientemente preparata essendo noi Battaglione Ciclisti Autonomo. Mancò tutto, dalle coperte al pane all'acqua. le racconterò a voce. Non credevo si potesse resistere a fatiche simili. Ho resistito benissimo, ma su 400 ci furono 100 malati e 50 feriti... Nell'avanzata invece, avemmo un morto, sette feriti e un disperso... Il freddo è un nemico terribile! Ora ci sciolgono e se nulla avviene di grave in questi venti giorni che restano, in dicembre sarò a casa. Saluti al Signor F. e alla sua gentile figliuola. A Lei un saluto affettuoso dal suo dev.mo Boccioni W L'Italia


Dinamismo di un corpo umano (1913)

A Emilio Cecchi [Fronte di guerra, fine novembre 1915]
Caro Cecchi, siamo congedati per il 1º dicembre! ... La sua cartolina mi ha raggiunto in alta montagna sotto la neve e la tenda. Nessun combattimento ma tiro quotidiano di granate e di shrapnel. Ogni movimento nostro era sottolineato... I sassi di rimbalzo hanno bucato qualche tenda... e qui è tutto. Cosa farò? A Milano, senza "zona di guerra" potrò vivere? Vedremo. Tra noi c'è Marinetti Sironi Sant'Elia, Piatti. La salutano. Omaggi alla sua signora. Auguri

A Vindizio Nodari Pesenti [Milano, 26 febbraio 1916] Caro Vindizio (detto Pesenti) (nonché Nodari) Verrò a tenere questa conferenza domenica nel pomeriggio. Bresciani crede migliori le ore 3 pom. Durerà circa un'ora. Speriamo che il teatro non sia troppo grande (e vuoto...) per un oratore sulla pittura. 1° Appena riceverai questa sarà utile che tu faccia fare biglietti d'ingresso a lire una con la scritta che ti accludo. 2° Sarebbe bene fare affiches stradali. 3° Occorre che i giornali annuncino con gran rumore la conferenza per poter far venire gente malgrado il tempo ristrettissimo che ci separa dalla conferenza. La Conferenza sarà a beneficio PRO CROCE ROSSA se vuoi, se no a beneficio mutilati come la vostra mostra. Naturalmente dato il momento non posso fare a mie spese, quindi sull'incasso si preleverà quanto stabiliremo insieme. Arriverò domani sabato 5 pom. con Bresciani. Lavora subito e bene l'ambiente. Il biglietto che ti accludo serve a mostrarti le proporzioni dei caratteri. Per il testo ci pensi tu, quando avrai deciso a beneficio di chi si fa la conferenza. L'Affiche stradale è bene mantenga la stessa dicitura. Speriamo tutto vada bene e che s'interessino ad un'ora di chiacchiere sulla pittura. Ti abbraccio e saluta gli amici tuo Boccioni Bresciani da Gazzoldo PRO... Teatro Andreani Domenica 25 ecc. ... il PITTORE FUTURISTA BOCCIONI terrà una conferenza sulla PITTURA FUTURISTA Ingresso. . . . . . . . . .


Il lutto (1910)

A Francesco Balilla Pratella [Pallanza, 16 giugno 1916]
Caro Balilla, sono ospite in questa Villa. Lavoro molto e in parecchi sensi. Scrivevo a Marinetti che è terribile il peso di dovere elaborare in sé un secolo di pittura. Tanto più quando si vedono i nuovi arrivati al futurismo afferrare le idee inforcarle e correre a rotta di collo stroppiandole... Ti pare? Scrivimi. Boccioni Villa S. Remigio Pallanza. Lavori? Baci Auguri saluti alla tua famiglia. tuo Boccioni

A Vico Baer [15 luglio 1916] Caro Vico, sono stato fatto abile e sono stato assegnato all' Art. da Campagna!... Mia Madre mi crede territoriale e bisogna lasciarlo credere. La mia classe ha ottenuto la licenza fino al 24 corrente. Domattina 16 parto per Pallanza. Torno ospite della Principessa di Teano che mostra per me una gentilezza che mi commuove. È una creatura straordinariamente superiore. Sarò a Milano il 23, e il 24 mi presenterò. Non so se parto subito. Appartengo al distretto di Padova. Ho scritto a Busoni raccomandandomi. Mi deve ancora le 500 del quadro e il compenso intero del ritratto. Forse vendo una delle impressioni fatte con la Signora Busoni. Dopo partito il Maestro ho fatto alcune cose sempre più sintetiche e serrate. C'è un paesaggio che credo ti piacerà e una testa di bambina e altro. È stata la Signora Sarfatti. Sironi e Russolo: sono sbalorditi dalla massa di lavoro... Questo richiamo sotto le armi è una specie di danno... pazienza! Appena vieni ti prego di ritirare il disegno (pastello) di mia Madre che ti appartiene. Fallo montare, temo si guasti. Ti raccomando. Sono stato da Accardi per il mio orologio da polso che mi occorre. Non vi avevano fatto nulla e me lo daranno, in ordine, in questi giorni. Parto come sempre in condizioni finanziarie un po' disastrose... È il mio destino! Spero che Busoni non si faccia attendere ma è troppo umano e intelligente per non comprendere la situazione. Avrei da dirti tante cose. Una che ti interesserebbe e ti darebbe un'idea della mia linea ascensionale! Purché tutto non finisca con questa guerra... Speriamo e Viva l'Italia. Scrivimi qui a Milano se vieni se ci sarai per il 23. Ti vorrei parlare di quelle 250 lire. Tira tira, sono sparite. Ho rimorso e questo mi pesa in questo mare di guai nel quale sono costretto a lottare per non essere sommerso! Ciao. Omaggi alla gentile Sig.a Lota auguri alla piccola ti abbraccio tuo Boccioni


Paesaggio (montuoso) - 1916

A Vico Baer [Pallanza, Isola San Giovanni, circa 20 luglio 1916]
Caro Vico, grazie della tua premura! Grazie come sempre! mio caro e impareggiabile amico! Le impressioni, salvo quelle di Busoni, sono a tua disposizione. Ho ricevuto la tua cartolina qui presso la Principessa di Teano, alla quale l'ho letta e mi dice di dirti che sarebbe felice, se passi di qui, di averti a colazione. Le ho detto quanto tu conti nella mia vita e ormai ti conosce. Io però vorrei restare qui fino al 23 sera. Se tu passi prima avvertimi e vieni qui all'Isolino. D'altra parte io con le valige e il resto non so come starci nell'automobile. Preferisco rimanere qui fino all'ultimo momento e poi prendere il treno. Grazie in ogni modo caro Vico. Sarei felice di vederti! Qui tutto è magnifico. Ogni giorno faccio gite in automobile che mi mostrano cose mai viste. La Marchesa di Casanova vuol venire a Milano per visitare la tua casa e vedere i miei quadri. Ho portato il mio album e le Tre donne hanno fatto furore! Addio. Come sta la tua Signora? Auguri!!! Ti abbraccio affettuosamente tuo Boccioni Mi presento per la "vestizione"... il 24 mattina. Arrivo a Milano il 23 ma credo che mi lasceranno a Milano un giorno o due. Spero. Grazie di nuovo scrivimi subito ciao.


Natura morta (1916)

A Vico Baer Sorte, 29 luglio 1916
Caro Vico! Avanti! Qui la vita è terribile e l'istruzione rapida. Oggi istruzione al pezzo domani arrivano i cavalli. L'ultima volta che ci siamo visti mi hai fatto molta pena! Non ti turbare così caro amico mio, sii forte attendi tutto passerà! Col tuo carattere di lottatore, il tuo ingegno e la tua giovinezza, non puoi che superare tutto e trionfare. Attendi con pazienza non c'è altro da fare. Riposati intanto. Non puoi immaginare cosa voglia dire rifare il soldato a 34 anni e nelle mie condizioni e con quello che la vita mi stava per dare. Coraggio, ma è terribile. Dei momenti mi sento soffocare. Scrivimi. È una grande consolazione ricevere dagli amici una parola. Ieri mi hanno chiamato al Comando per mettermi per "deferenza" come mi han detto negli uffici. Ho cortesemente rifiutato dichiarando di voler fare il mio dovere in batteria. Anzi ho detto che per il prossimo sorteggio per bombardieri (qui tutti hanno il terrore di questo sorteggio...), tengano nota di me. Mi dissero con gentile premura di... non forzare il mio destino. La mia dichiarazione suscitò meraviglia e ammirazione. Ho fatto bene! Se vogliono utilizzarmi come disegnatore bene, ma come scrivano... non mi va. Scrivimi e sta allegro. Se vai a casa mia non dire queste cose, naturalmente. Saluti affettuosi alla tua gentile Signora e da me un abbraccio dal tuo Boccioni 29° Artiglieria da Campagna 5a Sezione 5a Squadra Verona Non sono proprio a Verona. Sono a Sorte a cinque chilometri dalla città che non vedo mai...


Paesaggio con montagne e lago (1916) [agosto 1916] ... Da quest'esistenza io uscirò con un disprezzo per tutto ciò che non è arte. Nulla è più terribile dell'arte. Tutto ciò che vedo al presente è un gioco di fronte a una buona pennellata, a un verso armonioso, a un giusto accordo. Tutto, in confronto a ciò, è una questione di meccanica, di abitudine, di pazienza, di memoria. C'è solo l'arte. A Vico Baer [senza data] Carissimo Amico! Mille affettuosi ringraziamenti... Sono un pochino indisposto, ma presto sarò all'ordine... Come ringraziare di tutta la sua premura? Lavorando? ... Mi raccomando di avvertirmi appena tornato da Roma. Grazie e saluti affettuosissimi dal suo Umberto Boccioni


Rissa in galleria (1910)

A Vico Baer Roma, 13 febbraio 1915
Carissimo Vico, grazie infinite. Ricevute lire 150 e ritirate alla famosa Banca Commerciale... Ho letto in questi giorni un libro contro di essa. Esagerato forse ma impressionante. Bisogna reagire: lo conosci? Pensa che a Firenze tra gli ex amici di "Lacerba" si dice che il non avervi io collaborato contro la Germania dipenda dalle relazioni e interessi (grossi affari...) con tedeschi di Milano... e quindi Banca Commerciale... Una simile calunnia estetico- bancario-teutonica non me la sarei mai aspettata... Che ne dici? l'ho saputa da Aragno. Io me la passo così... così... Sto nascosto ma non m'annoio troppo. Quanto starò in trincea? Ora m'hai rifornito di cartucce e ne faccio grande economia: non sparo che a colpo sicuro... Ma i giorni scorsi che penuria di rame quasi come la Germania... Ti ringrazio con tutto il cuore ma tu mi hai abituato al tuo affetto e alla tua grandiosità. Mi dà pensiero mia madre ma è necessario ch'io rimanga lontano da Milano per qualche tempo. Voglio assolutamente liberarmi di un peso insopportabile che non ho cercato mi è venuto addosso... Ahimè! Sono quasi felice solo con i miei pensieri e i miei progetti. Oggi sono invitato ad un the in onore del musicista russo Strawinsky. Vuol conoscermi e vuol fare qualche cosa con sistemi futuristi colore danza costume. Ci saranno i migliori nomi di Roma. Arriverò in segreto... e scomparirò. Ciò farà sensation... Mi fa molto piacere constatare l'influenza del mio libro e in genere di tutta la mia attività: pittura e scultura. Tra qualche anno molti nemici si morderanno... i gomiti dalla rabbia. E io riderò! E tu con me che mi sei stato fratello e amico nella lotta. Corruzione tedesca... Se sapessero le tue idee e le tue lotte in propo sito... ma, mio caro, mi diceva una notte un mio amico ubriaco ma inspirato... l'imbecillità umana è la sola cosa che dia l'idea dell'infinito! Grazie amico! Saluta la tua gentile Signora e auguri per il pupo. Saluta le signore Baer e Ruberl. Ti farò sapere presto mie notizie e spero fuori dalla trincea. La prima volta che uscirò che furibondo attacco alla baionetta contro la luce e il mondo! Ciao Saluti affettuosi Boccioni


Ritratto della Signora [Gerda] Busoni (1916)

A Emilio Cecchi Milano, Galleria Vitt. Eman., 4 marzo 1915
Caro Cecchi, abbiamo ieri con Casati deplorato l'articolo immondo di Papini. È un megalomane impotente che ha perso la testa. Vi stringo la mano con affettuosa simpatia e vi auguro buon lavoro fecondo. Vi sarei grato (se potete) se mi inviaste il volume sulla letteratura inglese. Ne ho letto un saggio su l'Almanacco della "Voce" e desidero leggerlo. Mi permetto rammentarvi che me lo prometteste durante la visita che vi feci e poi mi scordai di chiedervelo. Ci tengo anche per questo, ma se non ne avete lo compero. Saluti alla vostra gentile signora e buon lavoro anche a lei. Le bambine vanno meglio? Scrivetemi. Saluti a Cardarelli. Vi stringo nuovamente la mano. Vostro Boccioni


Nudo simultaneo (1915)

A Emilio Cecchi Milano, [fine marzo 1915] Carissimo Cecchi! grazie del bellissimo suo volume ricevuto in questo momento. Me lo godrò subito... ma come pittore, basta. I Signori di "Lacerba" devono avere ricevuto in questi giorni letterine poco lusinghiere sul loro atteggiamento grossolanamente traditore. Le mando una copia della lettera inviata da Russolo. So che qualcuno ha scritto a Papini e a Soffici stigmatizzando particolarmente il velenoso libello che la riguarda. Tra di noi, come le scrissi per me l'articolo ha provocato la nausea assoluta. Sono cose tali che sporcano chi le commette. Un creatore... poi come Papini è in malafede in tutto! Bisogna essere accecati di bile e d'invidia per accusare un critico di rubare... la materia sulla quale esercita la sua critica. Tra poco, vedrà, l'accuseranno di aver rubato agl'inglesi la poesia e la prosa inglesi che le hanno fatto costruire la critica sulla letteratura inglese... Papini dovrebbe arrossire di aver superficialmente giornalisteggiato in un libro su Kant Nietzsche Hegel ecc. ecc. Lavoro abbastanza e lei? Sono però allegrissimo e pieno di materia da costruire. Speriamo. Costruzione... è la parola che terrorizza quei poveri sanculotti impotenti. Auguri per la sua famiglia e buon lavoro! Si potrebbe avere il numero della "Tribuna" nel quale lei ha risposto a Papini? Ho ricevuto la sua cartolina al Savini spedisca pure Bastioni Romana 35. Affettuosamente suo Boccioni


Ritratto della Signora Busoni - II (1916)

A Guido Callegari Malcesine, 10 settembre 1915
Carissimo Guido, grazie infinite di tutte le tue belle e buone cartoline. Le ho già ricevute tutte in un colpo! Grazie dei preziosi consigli che mi dai. La mia salute e il mio umore sono eccellenti. Resisto a tutto come chiunque. Dormire all'aria aperta è una vera gioia fisica per me e vi dormo da una ventina di giorni. Sono stato in trincea per ora silenziosa come quella dei tedeschi davanti a noi. Ogni notte vado a montare la guardia a un forte che guarda direttamente i tedeschi dormendo in tenda e all'aperto sulla spianata. Tutta la notte i fasci luminosi dei riflettori nostri percorrono il cielo traendo delle visioni di notte guerresca bellissima. Tutto però tace. Quando avverrà l'avanzata? Occorre che sulle montagne che ci dominano venga ultimato il piazzamento dei grossi pezzi e poi zang, tum, tum e noi andremo avanti! Ci trasformiamo in alpini, cioè lascieremo le biciclette per far servizio in montagna dove parteciperemo alla prossima avanzata dalla nostra parte. Mi occorrerà tutto un corredo da montagna compreso il bastone ferrato, e che spero di prendere a Milano in una prossima scappata di 24 ore. Avrai già avuto notizie delle nostre care a quest'ora e sarai più tranquillo. Io ho scritto di te molte volte. Io sono veramente felice e vedrai che l'Italia salirà ad altezze che nemmeno noi concepivamo. Credi, caro Guido, che non vedo l'ora per quanto sia quasi certo che vi lascerò la pelle o parte di essa. Sarò all'altezza del coraggio italiano? Spero! Avanti! e abbasso l'Au stria. Che cosa fate voialtri più fortunati? Scrivi qualche volta abbiti anche tu cura. Chissà come sono in pena le nostre donne! Speriamo che tu vada bene e che abbiamo la fortuna di vedere la certa Vittoria italiana. Ti abbraccio affettuosamente tuo Umberto


Officina a Porta Romana (1908)

A Sibilla Aleramo [11 settembre 1915] Gentile Amica, grazie infinite del buono e costante ricordo che avete per me. La guerra procede meravigliosamente! Stanno trasformandoci in alpini e comincia l'allenamento. Andremo al fuoco prima, finalmente. Vivo sotto la tenda in faccia ai tedeschi attendendo da un giorno all'altro. La mia salute è ottima malgrado sforzi terribili. L'entusiasmo è moltiplicato sono felice! Lavorate? Io non lavoro non penso, faccio una vita rude e fisica che mi inebria! Saluti e buon lavoro vostro Boccioni

A Francesco Balilla Pratella 12 settembre 1915 Caro Pratella, grazie di tutto. Del buon ricordo del bel libro che leggerò subito delle buone parole per me. Tu sei forse il solo futurista che unisce genio e serenità per ciò sei grande. Tutti gli altri, per mille ragioni che tu comprendi, tirano colpi al futurismo attraverso me. Ti auguro buon lavoro e gioie in famiglia e gloria nel mondo. Io attendo nell'arte e nella vita. Sembra che ci mandino avanti tra poco e allora si decideranno in me molte cose. Attendo la vera prova del fuoco. Sono in eccellenti condizioni di spirito e fisicamente sopporto tutto come non mi aspettavo. Ma ho l'ansia di battermi! Mi sembra che da questo debba risultare una spiegazione luminosa a tanti problemi. Ti voglio molto bene e ti abbraccio affettuosamente. Scrivi tuo Boccioni


Dinamismo di cavallo (1915)

A Giacomo Balla [Fronte di guerra, fine settembre 1915]
Caro Balla, ho letto la cartolina a Marinetti. Benissimo! Se non ci lasciamo la pelle dopo faremo cose grandi. Tu le stai preparando col tuo formidabile coraggio futurista! Buon lavoro dunque e gloria! Saluti alla tua Signora e alla tua cara mamma. La mia si è mostrata coraggiosissima! Ci ha seguito in carrozza gridando w l'Italia! w i futuristi! w i volontari! Per ciò evviva i futuristi che lavorano e che si battono e che faranno grande l'Italia! A proposito è vero che hai una piccola questione con quello scugnizzu di Cangiullo? Scrivimi perché e se vi siete già riappacificati. Io la credo una delle vostre celebri burle... è vero? Scrivimi caro maestro e amico e voglimi sempre bene come io te ne voglio. Sembra imminente l'avanzata al fuoco. Se avrò la fortuna di vedere i tedeschi in faccia tirerò un colpo gridando: questo per Balla! Ciao ti abbraccio tuo Boccioni


Pagliaio al sole (1908)

A Vico Baer [Fronte di guerra, metà ottobre 1915]
Caro Vico, finalmente ho avuto il battesimo del fuoco. Prima una ricognizione con assalto alla baionetta. Due giorni dopo fucilate d'inferno e shrapnel... 17 ne ho contati. 4 scoppiati a pochi passi e ci hanno coperti di foglie e di terra. Marinetti ed io eravamo a terra per fortuna... Ti scrivo ora perché stanotte alle due c'è la sveglia e si parte per un attacco decisivo. Salverò la pelle? Non so! Viva l'Italia!! Ti scrivo, per questo, per quanto speri non accada nulla di grave in ogni modo farà caldo... Vorrei che in caso di mia morte tu potessi aiutare in qualche modo un mio amico artista (tutti fuori di Carrà) nell'organizzare una esposizione generale delle mie opere per potere ricavare del denaro per mia madre. Mia madre è il dolore mio in questo momento. Mi fa pena e vorrei vederle assicurato qualche cosa. Se io non tornassi vivrebbe con mia sorella e mio cognato, ma senza di me la sua esistenza è finita. Basta! il mio sogno di una grande Italia è più forte di tutto! sarà quel che sarà! Potresti incaricare o consigliarti con Balla di Roma via Paisiello 27. Con Notari Piazza Cavour 4, il quale è incaricato di avvertire la mia famiglia qualsiasi cosa accadesse. Tutto questo naturalmente se Marinetti o Russolo dovessero cadere, perché in caso contrario loro penseranno a tutto e si metteranno in comunicazione con te. Ecco tutto. Mi faresti un favore a passare subito a casa mia dove tutti credono che io sia in giro per il lago di Garda a far servizi secondari. Sanno che non sono più a Peschiera. Guarda se occorre qualche cosa. Te ne sarò riconoscente sempre e se dovesse accadere qualche cosa penserò a te come all'amico più buono e più generoso ch'io abbia conosciuto. Te l'ho sempre detto! Caro Vico sono le nove. Alle due di questa notte si parte. Da quattro giorni bombardano per prepararci la strada... È meraviglioso! Passano a cinquecento metri sulle nostre teste proiettili da 149 che danno l'impressione di treni direttissimi! È bello e terribile. Domani ci faremo avanti. Ti scriverò. Spero almeno... Se scrivi alle Signore Betty e Ruberl dì loro che penso spesso a loro con affetto e dispiacere. Saluta affettuosamente la tua gentile Signora. Auguri per il tuo piccolo tesoro e a te un abbraccio affettuoso sempre tuo U. Boccioni


Scomposizione di testa di donna (1911)

A Guido Callegari Malcesine, 22 ottobre 1915 Caro Guido, siamo impegnati. Ho già fatto una ricognizione e fatto scappare una pattuglia austriaca con Marinetti, Sant'Elia e Bucci. Due giorni dopo abbiamo avuto uno scontro con fucilate violentissime e gli austriaci ci hanno sparato 17 shrapnel... Quattro sono caduti tra noi per fortuna nascosti tra le rocce. Uno è passato sulla testa mia e di Marinetti a un metro ed è scoppiato poco lontano tanto che ci ha coperto di foglie e terra. Sono in alta montagna. Dai comunicati di S. E. Cadorna capisci dove lavoriamo e quale investimento si prepara. Ti scrivo da un baraccamento. Alle 2 di questa notte c'è la sveglia e si parte per un tentativo che credo e spero decisivo. A casa, mi sanno allontanato da Peschiera, ma mi credono sempre in servizio sul Garda al sicuro. Non sono affatto allarmato, anzi sono pieno di una gioia e di un entusiasmo indicibile. Sono orgoglioso e pronto a tutto. A domani. Ci tengo però a dirti che l'unico mio dolore, se accadesse una disgrazia è di lasciare mammà. Tu e Amelia siete giovani e il vostro affetto vi darà forza, poi non vivete con me, non ci siete abituati. Ma se mancassi, per mammà sarebbe terribile e ciò mi fa male! Ma il mio ideale futurista, il mio amore per l'Italia, il mio orgoglio infinito d'essere italiano mi spingono a fare irresistibilmente il mio dovere. E stai certo che lo farò. ... mi ha fatto molto soffrire, non mi ha compreso, le auguro ogni felicità. A te, a mammà, ad Amelia lascio, in caso, tutte le mie cose, libri e quadri. Lascierò istruzioni per fare in caso, una esposizione che potrà fruttare bene per mammà. Te la raccomando, te la raccomando con tutto il mio amore! Sii paziente con Amelia, e siate felici. Vorrei che se... ti domandasse, senza mostrare questa lettera, tu le dicessi che ho pensato sempre a lei. Capisci? Inutile sappia che lei è la mia unica amarezza. Sono felice! Tutto andrà bene. Viva l'Italia! Notari è incaricato, nella carta che ho firmato al Battaglione, di comunicare a casa qualsiasi cosa accadesse. Ma nulla avverrà, specialmente se è destino che io debba dipingere ancora. Dovevo scriverti per mammà che ti raccomando di nuovo. Vado di nuovo al fuoco felice! felicissimo! pieno di fede nella vittoria immancabile della Italia e con la coscienza di tutto il valore della mia vita! Viva l'Italia!... Ti bacio, ti abbraccio con affetto, con tutta l'anima. Ti scriverò subito. Addio tuo Umberto 8° plotone 3a Compagnia Battaglione Lombardo


Ritratto della pittrice Bisi Fabbri (1907)

A Vico Baer Zona di guerra, [fine ottobre 1915]
Carissimo Vico, mia Madre mi ha scritto! Grazie di nuovo! Grazie sempre! Sono veramente commosso e ancora se ho qualche giorno di sollievo lo devo a te. Caro Vico sembra che tornerò presto perché pare sicuro lo scioglimento del Battaglione. Sembra che sia un tentativo per trasformarci in volontari alpini. Ma credo che rifiuterò per ragioni che ti dirò a voce. Ti ho detto che le fatiche sono state terribili causa l'inesperienza e la mancanza d'allenamento all'alta montagna. Figurati che, malgrado i sette giorni di fuoco incrociato di tre o quattro forti austriaci, abbiamo avuto 1 morto sette feriti e un disperso. Appena scesi invece abbiamo avuto più di 100 ammalati dei quali 50 riformati... Una vera strage. Io ho resistito, anzi l'aria mi confaceva... come in un sanatorio... Ma è stato terribile. La prima notte passata a trecento metri dalle postazioni austriache di Dosso... e Dosso... che poi furono prese, e alle quali eravamo giunti trascinandoci carponi per un pomeriggio intero, sarà per me una notte indimenticabile. Il Battaglione non era stato mai al fuoco. L'effetto dell'allarmi! nel sonno nel freddo senza aver mangiato e bevuto era discretamente impressionante... Attendere nel buio con la baionetta il nemico, con la naturale proibizione di sparare perché la fiammella ci avrebbe denunciato ai forti austriaci, e sentir dire: attenti fermi sono a 200, a 100, a 50... E poi nulla, tutto giù di nuovo e questo quattro cinque volte nella notte... Eravamo senza coperte alcuni senza mantellina... Si dormiva con le gambe d'un amico tra le gambe e abbracciati per battere meno i denti. Eravamo giunti ad un punto tale che io tendevo l'orecchio sperando un contrattacco nemico e così potermi riscaldare. Pure rimpiango di non essere rimasto. Con un po' più di equipaggiamento ci sarei rimasto sei mesi. Ogni volta che pensavo in me stesso, sentivo un certo orgoglio per lo sforzo quotidianamente superato ed ero felice... Ma che freddo! ... Spero, se non si torna su, o se tornando non ci lascio la pelle, di tornare a colazione da te e ti racconterò. E rideremo... Sei contento ora? Come va lo stato d'animo? La tua Signora e la bimba stanno bene? Auguri! Auguri fervidissimi per la vostra felicità e vogliatemi sempre bene! Addio ti abbraccio e ti ringrazio con tutto il mio affetto. Marinetti qui presente ti saluta affettuosamente. Tuo Boccioni


Sviluppo di una bottiglia nello spazio (1912)

Alla signora Baer [fine ottobre 1915]
Gentile Signora, grazie infinite per il sontuoso pacco di lana! Sono stato invidiato da molti e qualche cosa ho regalato ma la maggior parte l'ho tenuta per me primo perché mi viene dalla sua preziosa amicizia secondo perché mi sarà utilissima! Grazie! grazie! La prego di ringraziare anche Vico che è sempre un amico raro. Gli scriverò ma tra qualche giorno avrò quarantott'ore di permesso e spero ringraziarlo a voce. Qui per ora si lotta contro il vento il duro... e gli insetti. Scusi ma la guerra, pare impossibile, è fatta anche di questo. Anzi quando si attende di battersi non è che questo: insetti + noia = eroismo oscuro... Si attende che i grossi pezzi siano piazzati sul monte ai piedi del quale siamo accampati e che domina gli austriaci. Dopo zang-tum tum e avanti! Intanto si spara alle spie. Ovunque si vada Marinetti ed io siamo chiesti subito dagli ufficiali che c'invitano a pranzo e si riesce così a passare qualche serata. Ogni sera da un mese montiamo la guardia a un forte. La guardia consiste nell'andare a dormire vicino alle feritoie mentre gli artiglieri vegliano ai pezzi da 120 e alle mitragliatrici. Noi due passiamo la serata dal capitano comandante e con gli ufficiali. Accompagnati da un tenente che suona un pianoforte sequestrato, si cantano tutte le canzonette napoletane possibili... Si pensa alla vita... passata e a tante cose ormai lontane. Poi si va a dormire o sul cemento o sulla paglia e qui è tutto e le confesso che è terribile perché noioso. È interessante lo spettacolo delle sentinelle disseminate che si vedono o s'intuiscono nell'oscurità. I cambi silenziosi delle guardie. I sardi che borbottano coi genovesi e i veneti. I contadini che gironzo lano mogi mogi guardati da noi con diffidenza, e le loro case dominate dai cannoni austriaci. Il silenzio e il deserto dalla parte nemica in attesa di cosa facciamo noi sapendo che stanno per essere circondati alle spalle. Il silenzio e l'oscurità interrotti ogni minuto dal ronzio del motore che lancia il fascio dei riflettori. Se appare un lume, una fucilata. E silenzio e attesa. Sono stato in trincee comodissime, almeno per adesso che ancora non piove e non nevica. Tutto questo col fuoco sarebbe una gioia, invece in questa inazione e con l'abitudine è cosa da morire. Ci trasformano in alpini. Abbiamo cominciato l'allenamento in montagna e riesco bene. Tutto andrà meglio pur che ci mandino avanti. Saluti affettuosissimi al caro Vico auguri per la sua bambina omaggi alla sua famiglia e a Lei signora la mia riconoscenza e i miei più caldi ringraziamenti. Auguri e arrivederci presto. Suo dev.mo Boccioni


Stati d'animo - Quelli che restano (1911)

A Vico Baer [Zona di guerra, fine ottobre 1915]
Caro Vico, hai ricevuto una mia lettera alla vigilia del combattimento? Ti scrivo ora mentre sono col battaglione a riposo dopo fatiche indicibili. Ho il corpo dolorante. Ho marciato fino a venti ore senza mangiare senza bere e dormire. Terribile! Una vera tempesta di granate e shrapnel ci sono piovute addosso senza tregua. Bellissimo! I caduti venivano trascinati carponi senza una parola, e avanti sempre lentamente a balzi inesorabilmente. Giunta la notte o si era di pattuglia o si era di guardia o si lavorava fino alle due a rafforzarci portando terra e sassi. Non mi sono lavato né mani né viso per dieci giorni, non mi son tolto nulla di dosso. Non potrai mai immaginare cosa vuoi dire essere nella notte in alta montagna, sentire l'allarmi, affacciarti al riparo battendo i denti dal freddo e dalla spossatezza e attendere nel buio il nemico per mezz'ora con la baionetta tesa e con l'ordine di non sparare. E sentirti dire vicino: Eccoli! sono a 200 a 100 a 50 a 25 metri e non vedere nessuno nel buio e attendere. Come avrai sentito dal comunicato di S. E. Cadorna il fuoco incrociato è stato terribile. Dalla mia parte sono caduti 240 shrapnel. Salute! Ma il più terribile è il freddo e il sonno e la fame e la sete! Ci sono state delle crisi di pianto e molti sono stati i riformati. Ma in tutti i volontari si è mostrato un fegato magnifico! Uno spirito di sacrificio incredibile. Gli austriaci sono fuggiti lasciando di tutto. E tutta roba utile immediatamente adoperata. Perfino 17 caprette da latte terrorizzate. Non so quanto ci fermeremo. Tanto da rifornirci di scarpe e coperte e tornare. Sono felice di aver visto finalmente qualche cosa. Sei stato a casa mia? Sono allarmato. Io ho scritto, ora che i giornali hanno parlato, vagamente di avanzata senza parlar di morti e feriti. Ho parlato di freddo... di fame... La tua roba di lana è stata preziosa. Grazie alla tua Signora grazie a te di tutto mio buon amico e ti abbraccio affettuosamente Boccioni


Forme uniche della continuità dello spazio (1913)

A Vanna Piccini [Zona di guerra, fine ottobre inizio novembre 1915]
Cara amica, vivo in un rumore terribile. Sono stato al fuoco. Meraviglioso! Dieci giorni di marcia in alta montagna al freddo, fame, sete! I volontari ciclisti trasformati in alpini... Dormire all'aperto sotto la pioggia a 1400... Dall'Altissimo discesi con gli alpini e impadroniti di Dosso Casina. Dosso Remitt. Bottino importantissimo, necessario e subito utilizzato. Perfino diciassette capre da latte pazze dal terrore... Il nemico ha tentato di arrestarci con un fuoco incrociato terribile. S. E. Cadorna ne parla come avrà letto, nel bollettino del... non rammento più il giorno... Sul mio reparto sono caduti 240 shrapnel ... accolti da risate ironiche. I caduti venivano trasportati carponi in un silenzio impressionante! La guerra è una cosa bella, meravigliosa, terribile! In montagna poi sembra una lotta con l'infinito. Grandiosità, immensità, vita e morte! Sono felice! Ci riposiamo qualche giorno e poi si riprende. La fatale tenaglia attorno a Riva si stringe. Sono felice e orgoglioso di essere soldato semplice e umile cooperatore all'opera grandiosa "W l'Italia" Boccioni

A Emilio Cecchi [Fronte di guerra, inizio novembre 1915] Caro Cecchi, come va? Come sta la sua signora e le bambine? Auguri! Lavora? Io sono a riposo col battaglione dopo dieci giorni di avanzata in alta montagna con vento pioggia fame freddo e sete. Granate e shrapnel per sei giorni. Perdite lievi. Con gli alpini abbiamo conquistato con fuga austriaca Dosso... e Dosso... Bottino importantissimo utile e subito adoperato. Anche 17 capre da latte... Entusiasmo ma fatiche inenarrabili. Sofferenze fisiche terribili. Io ho resistito nemmeno una scalfittura altri purtroppo no. Ma cose lievi. Mi scriva! Mi creda sempre suo aff .mo Boccioni


La strada entra nella casa (1911)

Alla signora L. F. Zona di guerra, 9 novembre 1915
Gentile Signora, sono da parecchi giorni a riposo col Battaglione dopo 14 giorni di lotte terribili contro tutto. Con gli alpini ci siamo impadroniti di Dosso... e di Dosso... Fuga austriaca ignominiosa! Bottino grande! Il Generale Cadorna lo enumera nel comunicato del... Anche 17 caprette terrorizzate... Siamo stati bombardati da un fuoco incrociato terribile per sei o sette giorni. Non so come ce la siamo cavata. Immagini che sul mio reparto in una mattina sono caduti 240 shrapnel e granate... Ma tutto questo è nulla in confronto alle orribili sofferenze causate dal freddo, dalla fame e dalle marce prolungate fino a venti ore. La trasformazione in alpini non era sufficientemente preparata essendo noi Battaglione Ciclisti Autonomo. Mancò tutto, dalle coperte al pane all'acqua. le racconterò a voce. Non credevo si potesse resistere a fatiche simili. Ho resistito benissimo, ma su 400 ci furono 100 malati e 50 feriti... Nell'avanzata invece, avemmo un morto, sette feriti e un disperso... Il freddo è un nemico terribile! Ora ci sciolgono e se nulla avviene di grave in questi venti giorni che restano, in dicembre sarò a casa. Saluti al Signor F. e alla sua gentile figliuola. A Lei un saluto affettuoso dal suo dev.mo Boccioni W L'Italia


Sintesi plastica - Persona seduta (1915)

A Emilio Cecchi [Fronte di guerra, fine novembre 1915]
Caro Cecchi, siamo congedati per il 1º dicembre! ... La sua cartolina mi ha raggiunto in alta montagna sotto la neve e la tenda. Nessun combattimento ma tiro quotidiano di granate e di shrapnel. Ogni movimento nostro era sottolineato... I sassi di rimbalzo hanno bucato qualche tenda... e qui è tutto. Cosa farò? A Milano, senza "zona di guerra" potrò vivere? Vedremo. Tra noi c'è Marinetti Sironi Sant'Elia, Piatti. La salutano. Omaggi alla sua signora. Auguri

A Vindizio Nodari Pesenti [Milano, 26 febbraio 1916]
Caro Vindizio (detto Pesenti) (nonché Nodari) Verrò a tenere questa conferenza domenica nel pomeriggio. Bresciani crede migliori le ore 3 pom. Durerà circa un'ora. Speriamo che il teatro non sia troppo grande (e vuoto...) per un oratore sulla pittura. 1° Appena riceverai questa sarà utile che tu faccia fare biglietti d'ingresso a lire una con la scritta che ti accludo. 2° Sarebbe bene fare affiches stradali. 3° Occorre che i giornali annuncino con gran rumore la conferenza per poter far venire gente malgrado il tempo ristrettissimo che ci separa dalla conferenza. La Conferenza sarà a beneficio PRO CROCE ROSSA se vuoi, se no a beneficio mutilati come la vostra mostra. Naturalmente dato il momento non posso fare a mie spese, quindi sull'incasso si preleverà quanto stabiliremo insieme. Arriverò domani sabato 5 pom. con Bresciani. Lavora subito e bene l'ambiente. Il biglietto che ti accludo serve a mostrarti le proporzioni dei caratteri. Per il testo ci pensi tu, quando avrai deciso a beneficio di chi si fa la conferenza. L'Affiche stradale è bene mantenga la stessa dicitura. Speriamo tutto vada bene e che s'interessino ad un'ora di chiacchiere sulla pittura. Ti abbraccio e saluta gli amici tuo Boccioni

Bresciani da Gazzoldo PRO... Teatro Andreani Domenica 25 ecc. ... il PITTORE FUTURISTA BOCCIONI terrà una conferenza sulla PITTURA FUTURISTA Ingresso. . . . .


Gli addii - Stati d'animo I (1911)

A Francesco Balilla Pratella [Pallanza, 16 giugno 1916]
Caro Balilla, sono ospite in questa Villa. Lavoro molto e in parecchi sensi. Scrivevo a Marinetti che è terribile il peso di dovere elaborare in sé un secolo di pittura. Tanto più quando si vedono i nuovi arrivati al futurismo afferrare le idee inforcarle e correre a rotta di collo stroppiandole... Ti pare? Scrivimi. Boccioni Villa S. Remigio Pallanza. Lavori? Baci Auguri saluti alla tua famiglia. tuo Boccioni

A Vico Baer [15 luglio 1916] Caro Vico, sono stato fatto abile e sono stato assegnato all'Art. da Campagna!... Mia Madre mi crede territoriale e bisogna lasciarlo credere. La mia classe ha ottenuto la licenza fino al 24 corrente. Domattina 16 parto per Pallanza. Torno ospite della Principessa di Teano che mostra per me una gentilezza che mi commuove. È una creatura straordinariamente superiore. Sarò a Milano il 23, e il 24 mi presenterò. Non so se parto subito. Appartengo al distretto di Padova. Ho scritto a Busoni raccomandandomi. Mi deve ancora le 500 del quadro e il compenso intero del ritratto. Forse vendo una delle impressioni fatte con la Signora Busoni. Dopo partito il Maestro ho fatto alcune cose sempre più sintetiche e serrate. C'è un paesaggio che credo ti piacerà e una testa di bambina e altro. È stata la Signora Sarfatti. Sironi e Russolo: sono sbalorditi dalla massa di lavoro... Questo richiamo sotto le armi è una specie di danno... pazienza! Appena vieni ti prego di ritirare il disegno (pastello) di mia Madre che ti appartiene. Fallo montare, temo si guasti. Ti raccomando. Sono stato da Accardi per il mio orologio da polso che mi occorre. Non vi avevano fatto nulla e me lo daranno, in ordine, in questi giorni. Parto come sempre in condizioni finanziarie un po' disastrose... È il mio destino! Spero che Busoni non si faccia attendere ma è troppo umano e intelligente per non comprendere la situazione. Avrei da dirti tante cose. Una che ti interesserebbe e ti darebbe un'idea della mia linea ascensionale! Purché tutto non finisca con questa guerra... Speriamo e Viva l'Italia. Scrivimi qui a Milano se vieni se ci sarai per il 23. Ti vorrei parlare di quelle 250 lire. Tira tira, sono sparite. Ho rimorso e questo mi pesa in questo mare di guai nel quale sono costretto a lottare per non essere sommerso! Ciao. Omaggi alla gentile Sig.a Lota auguri alla piccola ti abbraccio tuo Boccioni


Testa femminile (1909-1910)

A Vico Baer [Pallanza, Isola San Giovanni, circa 20 luglio 1916]
Caro Vico, grazie della tua premura! Grazie come sempre! mio caro e impareggiabile amico! Le impressioni, salvo quelle di Busoni, sono a tua disposizione. Ho ricevuto la tua cartolina qui presso la Principessa di Teano, alla quale l'ho letta e mi dice di dirti che sarebbe felice, se passi di qui, di averti a colazione. Le ho detto quanto tu conti nella mia vita e ormai ti conosce. Io però vorrei restare qui fino al 23 sera. Se tu passi prima avvertimi e vieni qui all'Isolino. D'altra parte io con le valige e il resto non so come starci nell'automobile. Preferisco rimanere qui fino all'ultimo momento e poi prendere il treno. Grazie in ogni modo caro Vico. Sarei felice di vederti! Qui tutto è magnifico. Ogni giorno faccio gite in automobile che mi mostrano cose mai viste. La Marchesa di Casanova vuol venire a Milano per visitare la tua casa e vedere i miei quadri. Ho portato il mio album e le Tre donne hanno fatto furore! Addio. Come sta la tua Signora? Auguri!!! Ti abbraccio affettuosamente tuo Boccioni Mi presento per la "vestizione"... il 24 mattina. Arrivo a Milano il 23 ma credo che mi lasceranno a Milano un giorno o due. Spero. Grazie di nuovo scrivimi subito ciao. A Vico Baer Sorte, 29 luglio 1916 Caro Vico! Avanti! Qui la vita è terribile e l'istruzione rapida. Oggi istruzione al pezzo domani arrivano i cavalli. L'ultima volta che ci siamo visti mi hai fatto molta pena! Non ti turbare così caro amico mio, sii forte attendi tutto passerà! Col tuo carattere di lottatore, il tuo ingegno e la tua giovinezza, non puoi che superare tutto e trionfare. Attendi con pazienza non c'è altro da fare. Riposati intanto. Non puoi immaginare cosa voglia dire rifare il soldato a 34 anni e nelle mie condizioni e con quello che la vita mi stava per dare. Coraggio, ma è terribile. Dei momenti mi sento soffocare. Scrivimi. È una grande consolazione ricevere dagli amici una parola. Ieri mi hanno chiamato al Comando per mettermi per "deferenza" come mi han detto negli uffici. Ho cortesemente rifiutato dichiarando di voler fare il mio dovere in batteria. Anzi ho detto che per il prossimo sorteggio per bombardieri (qui tutti hanno il terrore di questo sorteggio...), tengano nota di me. Mi dissero con gentile premura di... non forzare il mio destino. La mia dichiarazione suscitò meraviglia e ammirazione. Ho fatto bene! Se vogliono utilizzarmi come disegnatore bene, ma come scrivano... non mi va. Scrivimi e sta allegro. Se vai a casa mia non dire queste cose, naturalmente. Saluti affettuosi alla tua gentile Signora e da me un abbraccio dal tuo Boccioni 29° Artiglieria da Campagna 5a Sezione 5a Squadra Verona Non sono proprio a Verona. Sono a Sorte a cinque chilometri dalla città che non vedo mai...


Ritratto del Maestro Busoni (1916)

UMBERTO BOCCIONI E FERRUCCIO BUSONI