ATTO TERZO

 

 

SCENA I - La spianata della Ranocchiara

 

Don Ugo EVANS, in panni di gamba e farsetto, sta passeggiando, con la spada sguainata in una mano, con un libro aperto nellaltra: pi lontano, su una piccola altura, SIMPLICIO, come in vedetta.

 

EVANS -

Insomma, amico di nome Simplicio,

servitore del buon mastro Stanghetta,

da che parte hai cercato mastro Cajus,

sedicente dottore in medicina?

 

SIMPLICIO -

Dappertutto, signore, lho cercato:

per via della Piet,([1]) per via del Parco,

salvo che per le vie della citt.

 

EVANS -

Ebbene, va a cercarlo anche di l,

lo desidero assai ferventemente.

 

SIMPLICIO -

Bene, signore, vado.

 

(Esce)

 

EVANS -

Ges, perdonami, son tutto collera

e son tutto un tremore

Sarei felice mavesse ingannato.

Che tristezza, per! Dio mi perdoni,

ma glieli rompo in testa i suoi pitali,

se mi cpita a tiro quello l

(Canticchiando)

Presso le molli sponde

dei placidi ruscelli

e intorno ai lor canali

gorgheggiano gli uccelli

in dolci madrigali.

L giacigli di rose

e ghirlande odorose

faremo a mille a mille

Piet, Signore, mi viene da piangere

 

gorgheggiano gli uccelli

in dolci madrigali

al tempo che sedevo in Babilonia([2])

e ghirlande odorose,

presso le molli sponde a mille a mille

 

Rientra SIMPLICIO

 

SIMPLICIO -

Laggi, lui, viene da questa parte,

don Ugo.

 

EVANS -

Bene. E benvenuto sia.

(Canticchiando)

presso le molli sponde

dei placidi ruscelli

Iddio protegga il giusto. ComՏ armato?

 

SIMPLICIO -

Non ha armi, signore. Non ne vedo.

Viene anche il mio padrone, mastro Zucca

e un altro gentiluomo,

da quella parte, dalla Ranocchiara,

al di l della siepe.

 

EVANS -

La mia tonaca,

dammi qua, per favore, la mia tonaca

 

(Simplicio raccoglie da terra la tonaca)

 

O se no, tienila tu sulle braccia.

 

(Tira fuori di nuovo il libro e si mette a leggere)

 

Da una staccionata entrano PAGE e ZUCCA; poi

STANGHETTA

 

ZUCCA -

Oh, mastro parroco! Voi qui, don Ugo?

Buongiorno! Chi pu dir non sia miracolo

tener lontan dai dadi un giocatore

e lontano dai libri un erudito?

 

STANGHETTA -

(A parte, sospirando)

O mia dolce Anna Page!

 

PAGE -

Salve, don Ugo!

 

EVANS -

Dio vabbia tutti in sua misericordia!

 

ZUCCA -

Come! La spada unita al Sacro Verbo?

Li coltivate insieme, signor Parroco?

 

EVANS -

Ci son cause e ragioni a ci, signori.

 

PAGE -

Siam venuti a cercarvi tutti in gruppo

per unopera buona, mastro Parroco.

 

EVANS -

Bene. Di che si tratta?

 

PAGE -

Laggi cՏ un rispettabile signore

che deve aver subto da qualcuno

tale offesa da metterlo in conflitto

col buon contegno e con la sua pazienza

come non sera mai veduto in lui.

 

ZUCCA -

Io sono al mondo da pi di ottantanni

e mai vidi persona del suo rango,

della sua istruzione e compostezza

perder cos il rispetto di se stessa.

 

EVANS -

Chi costui?

 

PAGE -

Lo conoscete, credo:

mastro dottor Cajus,

il rinomato medico francese.

 

EVANS -

Dio mi pertoni la rappia del cuore,

ma mi fareste cosa pi cradita

se mi parlaste di un piatto di porridge!([3])

 

PAGE -

Perch, don Ugo?

 

EVANS -

Perch quello l

della scienza dIppocrate e Galeno

non ne sa pi dun piatto di brodaglia.

Eppoi una canaglia, la pi vile

che possiate augurarvi di conoscere.

 

PAGE -

(A Zucca)

Ci scommetto chՏ proprio quello luomo

col quale il prete si dovrebbe battere.

 

STANGHETTA -

(A parte)

Oh, mia dolce Anna Page!

 

Entrano dal fondo, scavalcando una staccionata, lOSTE, CAJUS e RUGBY.

Cajus ha la spada sguainata.

 

ZUCCA -

(Indicando Cajus che arriva)

Sembra proprio di s, da come armato.

Teniamoli a distanza lun dallaltro.

 

(Va verso il dottor Cajus e gli si para davanti per trattenerlo, mentre Page si para avanti a don Ugo)

 

ZUCCA -

Oh, ecco il dottor Cajus!

 

PAGE -

No, signor Parroco, la spada a posto!

 

ZUCCA -

(A Cajus)

E cos voi, dottore

 

OSTE -

Disarmateli!

E poi che se la sbrighino tra loro

a parole, fintanto che vorranno,

s che restino illese le lor membra

e massacrato solo il nostro inglese.

 

CAJUS -

(Che intanto si avvicinato a don Evans e gli parla in un orecchio)

Perch esitate a battervi con me?

 

EVANS -

(Sottovoce)

Pazientate. Ve lo dir a suo luogo.

 

CAJUS -

(c.s.)

Siete un vile, parbleu!, ed un furfante

un volgare cagnaccio, una bertuccia!

 

EVANS -

(c.s.)

Cerchiamo di non farci rider dietro

da costoro. Vi voglio essere amico,

e prima o poi ve ne dar ragione.

(Forte)

Io ti fracasso tutti i tuoi pitali

sopra quella tua zucca di furfante,

cos impari a tener gli appuntamenti!

 

CAJUS -

Diable! Ragazzo, Oste, dite voi

se non lho atteso l, per ammazzarlo,

puntuale al luogo dellappuntamento!

 

EVANS -

No, comՏ fero che sono un cristiano,

questo il posto chera stabilito.

Mappello al nostro Oste qui presente.

 

OSTE -

E lOste dice: pace, Gallia e Gaulia,([4])

Francese e Celto, curatore danime

e curator di corpi.

 

CAJUS -

Ah, questՏ buona!

Eccellente davvero!

 

OSTE -

Pace, ho detto,

ed ascoltate quello che vi dico.

Sono, s o no, un politico?

Sono, s o no, un volpone? Un Machiavelli?

E dovrei perdermi il mio dottore?

No, lui mi d pozioni ed espulsioni.([5])

E dovrei forse perdermi il mio parroco,

il mio pastore, il mio don Ugo Evans?

No, lui minsegna il buono ed il cattivo.([6])

(Al dottor Cajus)

Tu, dammi qua la tua mano terrena

(Gli prende la mano destra)

e tu la tua celeste ecco, cos.

(Prende anche la destra di don Ugo e la unisce a quella del dottor Cajus)

Emeriti rampolli della scienza,

son io che vho ingannati, tutti e due,

indirizzandovi a posti diversi.

I vostri cuori battono possenti,

la vostra pelle non ha avuto un graffio

Una bella bevuta di vin cotto,

e chiusa la partita.

(A Page e a Zucca che intanto hanno provveduto a togliere le spade dalle mani dei due contendenti)

Quelle spade

depositatele al monte dei pegni.

Seguitemi, pacifici ragazzi,

seguitemi, seguitemi, seguitemi.

 

ZUCCA -

Mattacchione dun Oste! Andiamo, gente.

 

STANGHETTA -

(A parte, sospirando)

Ah, la dolce Anna Page!

 

(Escono Zucca, Stanghetta, Page e lOste; Cajus e don Ugo restano indietro con Rugby)

 

CAJUS -

Allora lOste, se ho capito bene,

sՏ burlato di noi.

 

EVANS -

cos, infatti,

ci ha presi entrambi come suoi zimbelli.

Voglio perci che diventiamo amici

e uniamo insieme i nostri due cervelli

per vendicarci di questo rognoso,

verrucoso, tignoso, imbroglionissimo,

untuoso Oste della Giarrettiera.

 

CAJUS -

Massocio a voi, parbleu!, con tutto il cuore.

Lui mha condotto qui

dicendomi che cera Annetta Page.

Dunque, parbleu!, ha ingannato anche me.

 

EVANS -

Gli spaccher la zucca. Andiamo, prego.

 

(Escono)

 

 

 

 

SCENA II - Windsor, una strada presso la casa di Ford.

 

Entrano MEG PAGE e ROBIN: questi la precede di qualche

passo, incedendo sussiegosamente.

 

MEG -

No, no, va pure avanti, gallettino.

Tu sei abituato a far da seguito,

ma con me devi far da battistrada.

Che meglio, far da guida agli occhi miei,

o guardar le calcagna del padrone?

 

ROBIN -

Preferisco, in coscienza,

andare avanti a voi, da vero uomo,

che andar da nano dietro al mio padrone.

 

MEG -

Ehi, l, che adulatore di ragazzo!

Sarai, gi vedo, un vero cortigiano.

 

Entra FORD

 

FORD -

Signora Page! Che piacere incontrarvi!

Dove siete diretta, se mՏ lecito?

 

MEG -

In coscienza, a vedere vostra moglie.

in casa?

 

FORD -

S, e tanto affaccendata

quanto le basta per tenersi in piedi

in attesa di qualche compagnia.

Io penso che voi due,

se mai dovessero i vostri mariti

stirar le cuoia, vi risposereste.

 

MEG -

Ah, di questo potete star sicuro

Due mariti diversi e un po migliori([7])

 

FORD -

(Indicando Robin)

E da che parte viene

questo bel gallettino giravento?([8])

 

MEG -

Non vi so proprio dire

che accidenti di nome ha la persona

da cui lha ricevuto mio marito.

(A Robin)

Ragazzo, come hai detto che si chiama

il cavaliere tuo padrone?

 

ROBIN -

Falstaff.

 

FORD -

Sir John Falstaff?

 

MEG -

S quello, proprio quello.

Mai che riesca a ricordarne il nome!

Tra lui e mio marito,

sՏ creata una tale confidenza

Allora, vostra moglie in casa?

 

FORD -

S.

 

MEG -

(Inchinandosi per partire)

Con licenza, signore.

Non reggo pi alla voglia di vederla.

 

(Esce con Robin, entrando in casa Ford)

 

FORD -

Ma Page forse uscito di cervello?

Non ha pi occhi? Non ha pi giudizio?

O gli sono in letargo, o pi non li usa.

Ma come! CՏ tra i piedi quel ragazzo

che pare fatto apposta

per portare lontano venti miglia

una lettera, e mettertela a segno

come ti centra il bersaglio un cannone

sparando a cento passi di distanza,

e lui par quasi che ci prenda gusto

a propiziar le follie della moglie,

offrendo loccasione ai suoi capricci!

Ora quella si reca da mia moglie

portando seco il paggetto di Falstaff

Ma chi non fiuterebbe in questo vento

limminente scrosciare duna pioggia?

Col paggetto di Falstaff Bellimbroglio!

Si son scoperte, le mogli ribelli!

Se ne corrono insieme a perdizione!

Bene. Prima sorprendo lui sul fatto,

e poi metto mia moglie alla tortura,

e strappo dalla fronte di Meg Page

il velo duna falsa pudicizia;

e proclamo lo stesso mastro Page

un Atteone,([9]) cornuto e contento.

E tutto il vicinato, son sicuro,

non potr che plaudir concordemente

a tal deciso mio comportamento.

(Si odono battere le ore allorologio di Windsor)

Lorologio mi d quasi lavvio,([10])

e la certezza mi sprona ad agire.

Falstaff l, in casa mia. Ci vado!

 

Fa per partire, ma si trova a faccia a faccia con PAGE, ZUCCA, STANGHETTA, lOSTE, EVANS, CAJUS e RUGBY, che stanno entrando

 

TUTTI -

Felici dincontrarvi, mastro Ford!

 

FORD -

Eh, che bella brigata, in fede mia!

Ho in casa delle vere squisitezze.

Venite, favorite tutti, prego!

 

ZUCCA -

Non posso, mastro Ford, vi chiedo scusa.

 

STANGHETTA -

Anchio devo scusarmi, mastro Ford.

Siamo invitati a pranzo da miss Anna,

e, francamente, non vorrei guastarmela,

per quantoro si possa immaginare.

 

ZUCCA -

Sapete, abbiam proposto un matrimonio

tra Anna Page e questo mio nipote,

oggi dovremmo avere la risposta.

 

STANGHETTA -

(A Page)

Spero nel vostro assenso, pap Page

 

PAGE -

Il mio lavete gi, mastro Stanghetta.

(A Cajus)

Mia moglie sta per voi, mastro dottore.

 

CAJUS -

Eh, certo, me che ama la ragazza!

Cos mi dice sempre la mia Quickly.

 

OSTE -

E di quel giovanotto, s, quel Fenton,

che dite, mastro Page?

Quello sa volteggiare, sa ballare,

quello sprizza dagli occhi giovinezza,

compone versi e sa parlar pulito,

ed tutto un profumo aprile-maggio.

Lui la conquister, vincer lui!

Anzi, ce lha gi in pugno, lha gi vinta!

 

PAGE -

Non con il mio consenso, state certo.

Quel signorino l non ha un quattrino,

ha fatto parte della compagnia

di scapestrati col principe e Poins;([11])

e poi viene da troppo alta estrazione,

e la sa troppo lunga Niente, niente.

No, con le dita del mio patrimonio

quello non riannoder un sol nodo

delle sue sgangherate condizioni.

La vuole? Se la prenda. Ma lei sola:

per i soldi ci vuole il mio consenso,

e questo va in tuttaltra direzione.

 

FORD -

Con tutto il cuore, signori, vi supplico,

resti qualcuno a pranzare con me.

Oltre alla buona tavola,

vi prometto che vi divertirete:

vi mostrer qualcosa di speciale.

Mastro dottore, su, venite voi,

e voi, don Ugo e mastro Page, venite.

 

ZUCCA -

Allora vi saluto. Arrivederci.

(A parte a Stanghetta)

In casa di suo padre, lui assente,

potremo fare con pi libert

le nostre cose con Annetta Page.

 

(Esce con Stanghetta)

 

CAJUS -

Tu, Rugby, torna a casa. Vengo subito.

 

(Esce Rugby)

 

OSTE -

Arrivederci, cuoricini miei.

Io torno dal mio bravo cavaliere

a bere un buon canaria insieme a lui.

 

FORD -

(Tra s)

Penso che arrivo io prima di te

a ber con lui canaria in dolci calici;

e gliela fo ballare, la canaria.([12])

(Forte)

Venite allora, amici?

 

TUTTI -

Siam con voi

a veder questa cosa portentosa.

 

(Escono, entrando in casa Ford)

 

 

 

 

SCENA III - In casa di Ford. Sala con tre porte, una delle quali fiancheggiata da due finestre che danno sulla strada.
Un arazzo alla parete di destra, che scende fino a terra.
Una scala porta al piano superiore.

 

ALICE FORD e MEG PAGE sono in scena, affaccendate.

 

ALICE -

(Chiamando)

Ehi, oh!, Gianni, Roberto, sbrigatevi!

 

MEG -

Presto, presto, il cestone del bucato.

 

ALICE -

pronto Ohi, Roberto, siete sordi?

 

(Entrano dei servi col cestone della biancheria)

 

MEG -

Avanti, avanti.

 

ALICE -

Qui, posate qui.

 

MEG -

(Ad Alice)

Spiegate loro quel che debbon fare.

Alla svelta, per.

 

ALICE -

Uh, Santa Vergine!

Dunque, allora, voi due, Roberto e Gianni,

come ho detto, starete l, in dispensa,([13])

pronti a venire fuori al primo cenno;

e, senza alcun indugio o esitazione,

vi caricate il cesto sulle spalle

e difilato ai prati di Duchet,

dove si trovano le lavandaie,

ed una volta l, lo rovesciate

sulla riva melmosa del Tamigi.

 

MEG -

Avete inteso bene?

 

ALICE -

Glielho detto e ridetto mille volte:

non han bisogno daltro.

(Ai due servi)

Andate l,

e uscite appena sarete chiamati.

 

(Escono i servi)

 

Entra ROBIN

 

MEG -

Ecco il piccolo Robin.

 

ALICE -

Allora, falchettino, che ci dici?

 

RUGBY -

Signora Ford, Sir John, il mio padrone

qui alla vostra porta di servizio,

e chiede di vedervi.

 

MEG -

Senti un po, pupazzetto da vetrina,([14])

non ci avrai mica scoperte con lui?

 

ROBIN -

Oh, no, posso giurarlo. Il mio padrone

non sa nemmeno che voi siete qui;

vi dico, anzi, che mha minacciato

di mettermi per sempre in libert

se ve navessi detto qualche cosa.

Ha giurato di mettermi sul lastrico.

 

MEG -

Bravo ragazzo! La tua discrezione

sar il tuo sarto: tavr guadagnato

un bel farsetto e due gambali nuovi.

Vado a nascondermi.

 

ALICE -

Andate, presto!

(A Robin)

Torna dal tuo padrone

e digli che mi trovo sola in casa.

 

(Esce Robin)

 

Signora Page, ricordatevi bene,

mi raccomando, quando tocca a voi,

dentrare in scena.([15])

 

MEG -

Contateci pure,

e se dovessi sbagliare, fischiatemi.([16])

 

(Esce)

 

ALICE -

Lo dobbiamo conciare per le feste

questo fetido untuoso viscidume,

questo popone riempito dacqua;

glinsegneremo una volta per sempre

a distinguer le tortore dai corvi!

 

Entra FALSTAFF dalla porta opposta a quella da dove uscita Meg

 

FALSTAFF -

Alfin ti tengo, o mio divin gioiello!([17])

Chio muoia ormai, ch assai avr vissuto!

Dogni mia ambizione questo il culmine!

Ora sublime di beatitudine!

 

ALICE -

O soave sir John!

(Si abbracciano)

 

FALSTAFF -

Signora Ford,

io non son uomo da lisciar le donne

o usar con loro dolci paroline.

Ti confesso un colposo desiderio:

vorrei che tuo marito fosse morto.

Proclamerei davanti al Re dei Re

che vorrei fare di te la mia lady.

 

ALICE -

Io, sir John, vostra lady? Ahim, sir John,

quale meschina lady sarei io!

 

FALSTAFF -

Che me ne mostri unaltra pi regale

lintera corte di Francia. Il tuo occhio

potrebbe gareggiare col diamante,

la tua fronte ha larcuata venust

che saddice alla foggia dei capelli,

a carena di nave, a vela al vento,

o ad altra superba acconciatura

ammessa dalla moda di Venezia.

 

ALICE -

Un fazzoletto, sir John, e nientaltro

saddice alla mia fronte, ed anche quello

nemmeno tanto bene.

 

FALSTAFF -

Avanti a Dio,

sei tiranna a te stessa a dir cos!

Tu saresti una gran dama di corte,

ed il fermo equilibrio del tuo piede

ti darebbe un incedere armonioso

nel semicerchio del tuo guardinfante.

So ben io quale donna tu saresti,

se Fortuna ti fosse stata amica

per quanto amica tՏ stata Natura.([18])

Suvvia, non fingere di non saperlo!

 

ALICE -

Oh, nulla cՏ di questo in me, credetemi.

 

FALSTAFF -

Che cosՏ allora che di te mattira?

Questo solo dovrebbe persuaderti

che cՏ qualcosa in te di straordinario.

Io non uso parole di lusinga,

non so dirti: Sei questo, sei questaltro,

come fan certi mammoletti in boccio

balbettando, che se ne vanno in giro

come femmine in abito maschile

e profumano laria come Blcklesbury

al tempo delle semplici.([19])

Questo non lo so fare. Ma io tamo!

Amo te sola, e tu ne sei ben degna!

 

ALICE -

Ah, per piet, sir John, non mingannate!

Ho paura che dentro il vostro cuore

ci sia piuttosto la signora Page.

 

FALSTAFF -

A sentirti dir questo,

come se tudissi rinfacciarmi

che mi piace dandare avanti e indietro

allingresso del carcere per debiti;

cosa che mi sarebbe pi indigesta

che respirare vapori di calce.

 

ALICE -

Sa il cielo quanto vamo

e verr il giorno che laccerterete.

 

FALSTAFF -

Serbatevi cos. Ne sar degno.

 

ALICE -

Degno lo siete gi;

non mavreste trovata, devo dirlo,

se no, con animo s ben disposto.

 

Rientra ROBIN

 

ROBIN -

Signora Ford, signora, cՏ alla porta

madama Page sudata, trafelata,

tutta sconvolta, vuol vedervi subito.

 

FALSTAFF -

Oh, Dio! Non voglio che mi trovi qui!

Mi nascondo l, dietro quellarazzo.

 

ALICE -

Oh, s, per carit, che non vi veda!

Quella una donna tanto linguacciuta!

 

(Falstaff va a nascondersi dietro larazzo)

 

Entra MEG PAGE

 

Ebbene, che cՏ dunque? Che succede?

 

MEG -

Ohim, signora Ford, che avete fatto?

Siete disonorata, svergognata,

rovinata per sempre!

 

ALICE -

Ma che dite!

Signora Page, mia cara, che vi prende?

 

MEG -

Ohim, signora Ford

con un tal galantuomo di marito,

dargli questi motivi di sospetto!

 

ALICE -

Motivi di sospetto! Che motivi?

 

MEG -

Che motivi E lo chiedete a me?

Ah, che mero sbagliata su di voi!

 

ALICE -

Insomma, via, che cՏ? Di che si tratta?

 

MEG -

Donna, vostro marito sta venendo

insieme a tutte le guardie di Windsor

in cerca di qualcuno: un gentiluomo,

egli dice, che qui, tra queste mura,

e per di pi con il vostro consenso,

per profittare della sua assenza

a sconci fini Siete rovinata!

 

ALICE -

Ah, spero che non sia come voi dite!

 

MEG -

Pregate il cielo che non sia cos,

che non labbiate in casa, quel signore

Quello che pi che certo

che vostro marito sta arrivando

con mezza Windsor alle sue calcagna,

risoluto a cercar questo qualcuno;

ed io son corsa ad avvertirvi in tempo.

Se vi sentite in tranquilla coscienza,

tanto meglio per voi, ne son felice;

ma se avete un amico dentro casa,

mandatelo, mandatelo via subito!

Non state l tutta trasecolata,

richiamatevi tutti i vostri spiriti,

difendetevi la reputazione

o vi toccher dir per sempre addio

alla vostra beata e bella vita!

 

ALICE -

Che devo fare? CՏ qui un gentiluomo,

un caro amico; e temo pi per lui

che per la stessa mia reputazione.

Come faccio? Darei mille sterline

pur di saperlo lontano da qui.

 

MEG -

Vergogna! Ma non state ad indugiare

adesso tra il darei e non darei.

Muovetevi! Vostro marito qui.

Escogitate qualche scappatoia:

in casa, qui, non potete nasconderlo

Ah, come son delusa su di voi!

Oh, qui cՏ un un grosso cesto

Se fosse di statura ragionevole

ci si potrebbe rannicchiare dentro,

e ci buttate sopra i panni sporchi

come dovessero andare al bucato;

anzi, siccome il giorno del bucato

proprio oggi, chiamate due uomini

che lo portino via, dentro quel cesto,

ai prati di Dachet.

 

ALICE -

troppo grosso

per entrare l dentro Che facciamo?

 

FALSTAFF -

(Uscendo da dietro larazzo)

Vediamo un po vediamo

Ci posso stare, s, ci posso stare

(Ad Alice)

Date retta alla vostra amica: centro.

 

MEG -

Che! Sir John Falstaff? Voi!

(A parte, a Falstaff)

questo che mi dite, cavaliere,

nella lettera?

 

FALSTAFF -

Io amo te sola,

e nessunaltra. Aiutami a scappare.

Se ce la faccio a infilarmi l dentro,

ti giuro che mai pi

 

(Entra nel cesto. La due donne lo ricoprono con

biancheria da mandare al bucato)

 

MEG -

(A Robin)

Su, su, ragazzo,

aiutami a coprire il tuo padrone.

(A parte, a Falstaff)

Ipocrita dun cavaliere!

 

ALICE -

(Chiamando)

Ehi, voi,

Roberto, Gianni, su, venite fuori!

 

Rientrano i due SERVI

 

Portate via questi panni, ma presto!

DovՏ la pertica?([20]) Su, pelandroni!

Alla lavanderia di Dachet Su, alla svelta!

 

Mentre i due servi, sollevato il cesto con la pertica e incollatolo stan per uscire, si spalanca la porta che d sulla strada ed entrano FORD, PAGE, il dottor CAJUS e don Ugo EVANS.

 

FORD -

(Ai tre che lo seguono)

Avanti, avanti, favorite, prego!

E se trovate che i sospetti miei

sono infondati, sghignazzate pure

alle mie spalle, fate pur di me

il vostro spasso. Lavr meritato.

(Ai servi che stanno uscendo col cesto)

E voi, con quella roba? Dove va?

 

UN SERVO -

Dove volete che vada? Al bucato.

 

ALICE -

Eh, che timpicci tu dove lo portano?

Tinteressi di panni sporchi adesso?

 

FORD -

Panni sporchi? Ce nՏ in questa casa,

da farci un bel bucato([21])

 

(Escono i servi col cestone)

 

Miei signori, stanotte ho fatto un sogno

che desidero proprio raccontarvi

 

(Distribuisce a ciascuno dei tre delle chiavi)

 

A voi a voi a voi

Sono tutte le chiavi della casa,

salite su alle camere, cercate,

rovistate, frugate dappertutto:

staneremo la volpe, garantito!

Prima per convien chiudere questa.

 

(Chiude a chiave la porta da cui sono entrati)

 

Ed ora, via alla caccia! Sguinzagliamoci!

 

PAGE -

Mio caro Ford, non vagitate troppo,

vi pu far male.

 

FORD -

vero, mastro Page.

Ma su, salite, vi divertirete!

Seguitemi, seguitemi, signori!

 

(Page, Cajus e don Evans salgono con Ford al piano superiore)

 

MEG -

Cos ci procuriamo un doppio spasso.

 

ALICE -

Non so che cosa sia pi divertente,

la delusione data a mio marito

o quella a sir John Falstaff.

 

MEG -

Poveretto!

Chi lo sa che paura,

quando ha sentito che vostro marito

ha chiesto ai servi quel che cՏ nel cesto!

 

ALICE -

Ho anche mezza idea

che avr pure bisogno di lavarsi,

tanto che ad essere buttato in acqua

gli avr recato un certo beneficio.

 

MEG -

Simpicchi, disonesto manigoldo!

Per me, vorrei che questo trattamento

toccasse a tutti quelli del suo stampo.

 

ALICE -

Mio marito per qualche ragione

di sospettar che Falstaff era qui,

doveva averla; perch prima doggi

non ricordo daverlo visto mai

cos accecato dalla gelosia.

 

MEG -

Questo studier il modo di appurarlo.

Pensiamo adesso a come architettare

qualche altra burla alle spalle di Falstaff;

perch non basta questo solo farmaco

a guarirlo del suo male lascivo.

 

ALICE -

Se gli mandassimo madama Quickly,

quella vecchia carcassa testamatta,

a recargli le nostre vive scuse

per quel bagno forzato,

e a suscitare in lui nuove speranze

per attirarlo in un altro castigo?

 

MEG -

Detto fatto: invitiamolo da noi

domattina alle otto, per scusarci

 

Rientrano, da sopra, FORD, PAGE, CAJUS e EVANS.

 

FORD -

Non sՏ trovato Forse quel cialtrone

ha soltanto voluto menar vanto

di cosa che non gli riusc ottenere.

 

MEG -

(A parte ad Alice)

Avete udito?

 

ALICE -

(Con aria risentita)

Mi trattate bene,

eh, mastro Ford!

 

FORD -

Infatti, molto bene.

 

ALICE -

Ti renda il ciel miglior dei tuoi pensieri.

 

FORD -

Amen.

 

MEG -

A comportarvi in questo modo,

fate torto a voi stesso, mastro Ford.

 

EVANS -

Dio mi pertoni tutti i miei peccati

il ciorno del Ciudizio unifersale,

se nella casa cՏ anima viva,

sia nelle camere, sia negli armadi,

e sia nei cassettoni

 

CAJUS -

E cos a me, parbleu;

nessuno.

 

PAGE -

Che figura, mastro Ford!

Si pu sapere quale Satanasso

vha messo in capo certe fantasie?

Non mi vorrei sentire, vassicuro,

cos scornato, per tutti i tesori

del castello di Windsor!

 

FORD -

 

Colpa mia, mastro Page, s, tutta mia,

e tutta mia ne sia la sofferenza.

 

EVANS -

Di fostra sofferenza solo origine

la vostra stessa cattiva coscienza:

vostra moglie una donna costumata.

Ce ne fosse pur una come lei

in mezzo a cinquemila,

che dico, pure in mezzo a cinquecento!

 

CAJUS -

Cos pare anche me che sia, parbleu.

 

FORD -

Bene, vi avevo promesso un pranzetto.([22])

Prima facciamo due passi nel parco.

Vi prego di volermi perdonare.

Dopo vi spiegher perch lho fatto.

Suvvia, moglie, suvvia, signora Page,

vi prego, perdonatemi

Con tutto il cuore prego: perdonatemi!

 

PAGE -

(A Cajus ed Evans)

Bene, andiamo, signori.

(A parte ai due)

Ma, intendiamoci:

non cesseremo di prenderlo in giro.

(Forte)

Domani, a casa mia per colazione;

poi si va tutti insieme ad uccellare.

Ho un falco prodigioso, un fruga-fratte.

Vi sta bene?

 

FORD -

Come volete voi.

 

EVANS -

Se cՏ gi il primo, io sar il secondo.

 

CAJUS -

E se ci saran gi primo e secondo,

io non mi tiro indietro a fare il terzo.

 

FORD -

Vi prego, mastro Page, accomodatevi.

 

EVANS -

(A parte, a Cajus)

Domani ricordiamoci, vi prego,

di quelloste, quel lurido furfante.

 

CAJUS -

E come no, parbleu!, con tutta lanima.

 

EVANS -

Pitocchioso furfante!

Permettersi con noi scherzi del genere!

 

(Escono tutti)

 

 

 

 

SCENA IV - Davanti alla casa di Giorgio Page

 

FENTON e ANNETTA sono seduti sotto un albero

 

FENTON -

A tuo padre non vado proprio a genio.

inutile, perci, mia dolce Annetta,

che mi chiedi di andare ancor da lui.

 

ANNA -

Allora?

 

FENTON -

Allora decidi tu stessa.

Dice che son troppo alto di natali

e che, siccome ho tutto sperperato

dei miei averi, spendendo e spandendo,

voglio rimpannucciarmi ora col suo.

Eppoi mi mette avanti altre barriere:

i miei trascorsi di sregolatezze,

le mie poco pulite compagnie

e dice che per lui non possibile

chio tami altro che pei tuoi quattrini.([23])

 

ANNA -

Forse nel vero

 

FENTON -

No, Anna, ti giuro,

cos potesse esaudire il cielo

i mie voti! Seppure, lo confesso,

allinizio gli averi di tuo padre

siano stati la molla che mha spinto

a corteggiarti, standoti vicino,

ho scoperto che in te, Annetta mia,

cՏ pi valore di tutto il suo oro

e di tutti i suoi sacchi di monete.

la ricchezza che tu porti in te

cui io aspiro.

 

ANNA -

Fenton mio cortese,

conquistatevi il cuore di mio padre,

riprovateci ancora, signor mio.

Se poi, malgrado tutte le occasioni,

malgrado le pi umili insistenze,

non sapproder a nulla, ebbene allora

 

Si alzano traendosi in disparte e continuando a parlare, quando improvvisamente sapre la porta di casa Page e ne escono ZUCCA, STANGHETTA e QUICKLY

 

ZUCCA -

(A Quickly, indicando Annetta e Fenton)

Interrompeteli, madama Quickly:

Ora deve parlarle mio nipote.

 

STANGHETTA -

Oh, giusto per scoccar uno-due strali,

cos, e vedere quello che succede

 

ZUCCA -

S, ma senza lasciarti intimidire.

 

STANGHETTA -

Oh, non lei che mi pu intimidire!

Non questo questione che ho paura.

 

QUICKLY -

(Avvicinandosi ad Annetta)

Ecco, sentite, cՏ mastro Stanghetta

che vuol dirvi qualcosa.

 

ANNA -

Vengo subito.

(A parte a Fenton)

quello il candidato di mio padre.

Ohib, guardate come un universo

di schifosa bruttezza e di difetti

pu riuscire attraente

grazie a trecento sterline di rendita.

 

QUICKLY -

E come va il mio bravo mastro Fenton?

(Traendolo in disparte)

Di grazia, vorrei dirvi una parola.

 

(Si apparta con Fenton. Annetta va verso Zucca)

 

ZUCCA -

Eccola, viene. Va da lei, nipote.

Oh, ragazzo, tu hai avuto un padre.

 

STANGHETTA -

Un padre, s, madamigella Anna,

lho avuto, e qui mio zio pu anche dirvi

un sacco di facezie su di lui

Vi prego, zio, raccontate a miss Anna

di quella volta che il babbo rub

due oche dal pollaio Avanti, zio!

 

ZUCCA -

(Senza curarsi di Stanghetta)

Miss Anna, mio nipote vi vuol bene.

 

STANGHETTA -

Ah, s, certo, che bene gliene voglio,

come lo voglio a qualunque altra donna

della Contea di Gloucester

 

ZUCCA -

(c.s.)

Vassicuro,

vi far fare vita da signora

 

STANGHETTA -

E s, perdio, a corto e lungo termine,

come si spetta ad uno chՏ inferiore

dun sol gradino a quello di scudiero.([24])

 

ZUCCA -

E vi garantir un vitalizio

annuo di centocinquanta sterline.

 

ANNA -

Mastro Zucca, lasciate parlar lui,

vi prego.

 

STANGHETTA -

Giusto, s, ve ne ringrazio!

Vi ringrazio dellincoraggiamento.

 

ZUCCA -

(A Stanghetta)

Nipote, vuole che le parli tu.

Io vi lascio.

(Si allontana)

ANNA -

Sicch, mastro Stanghetta

 

STANGHETTA -

Sicch, mia buona signorina Annetta

 

ANNA -

Qual dunque la vostra volont?

 

STANGHETTA -

La volont la mia Cuore di Dio,

questa davvero bella!

Io non ho fatto ancora testamento,

deograzia, non son proprio una creatura

cos male in salute, lode al cielo!([25])

 

ANNA -

Volevo intendere, mastro Stanghetta,

che cosՏ che volete voi da me.

 

STANGHETTA -

Per parte mia, a dir la verit,

da voi non voglio nulla o quasi nulla.

Sono stati mio zio e vostro padre

a prendersi la briga per mio conto;

e, se la cosa si pu fare, bene;

se no, fortuna arriva al preferito.

Essi vi possono spiegare meglio

come stanno le cose.

Domandatelo pure a vostro padre,

vedo che sta venendo.

 

Entrano, uscendo di casa, Giorgio PAGE e la moglie MEG

 

PAGE -

Salute, mastro Adamo.

Anna, figliola mia, vogligli bene.

(Scorgendo Fenton)

Ebbene, che ci fa qui mastro Fenton?

(A Fenton)

Questo trovarvi sempre in casa mia,

signore, non mi torna affatto a genio.

Vho gi detto, mi pare, e ripetuto

che questa mia figliola gi impegnata.

 

FENTON -

Evvia, buon mastro Page, non arrabbiatevi.

 

MEG -

Mastro Fenton, davvero: per favore,

non venite pi dietro alla mia bimba.

 

PAGE -

Non roba per voi!

 

FENTON -

Signore mio,

posso parlarvi almeno un sol momento?

 

PAGE -

inutile. Venite, mastro Zucca,

entrate.

(A Stanghetta)

Su, figliolo, favorite.

(A Fenton)

Poich sapete gi come la penso,

minfastidite solo, mastro Fenton!

 

(Escono Page, Zucca e Stanghetta, entrando in casa Page).

 

QUICKLY -

(A Fenton)

Ecco, parlate alla signora Page.

 

FENTON -

(A Meg)

Buona signora, io amo vostra figlia

dun sentimento s serio ed onesto,

che son costretto a issare il suo vessillo

sopra ogni ostacolo, sgarbo, ripulsa,

senza dover indietreggiare un pollice.

Chio abbia almeno il vostro benestare.

 

ANNA -

Madre mia santa, per lamor di Dio,

non mandatemi sposa a quel babbeo!

 

MEG -

Non ci penso nemmeno, figlia mia.

Per te tua madre ha in mente dassai meglio.

 

QUICKLY -

Il dottor Cajus, eh?, il mio padrone

 

ANNA -

Ah, no! Magari sotterrata viva,

e lapidata a morte con i cavoli!

 

MEG -

Beh, mastro Fenton, non vi date pena:

non vi sar n amica n nemica;

voglio solo sentire da mia figlia

fino a che punto ella sente di amarvi,

e poi decider in conseguenza.

Fino allora, signore, arrivederci.

Anna deve rientrare in casa subito,

se non vuol che suo padre vada in bestia.

 

FENTON -

Signora, arrivederci. Addio, Annetta.

 

(Escono, rientrando in casa, Meg e Annetta)

 

QUICKLY -

(A Fenton)

Tutto merito mio. Eh, no - le ho detto,

non getterete ai cani vostra figlia

dandola ad un babbeo o ad un cerusico!

Ma guardatelo bene, il signor Fenton!

Tutto merito mio.

 

FENTON -

Te ne ringrazio,

e ti prego portare, appena notte,

questo anello alla mia dolce Nannina.

(Le consegna un anello)

Questo pel tuo disturbo. Arrivederci.

 

(Le d del denaro ed esce)

 

QUICKLY -

(Seguendolo con lo sguardo)

Ti mandi il cielo la buona fortuna.

Che cuore generoso! Non cՏ donna

che per un cuore cos generoso

non passerebbe sul fuoco e sullacqua

Eppure non mi spiacerebbe affatto

che lAnnetta lavesse il mio padrone

o anche, perch no? mastro Stanghetta

oppure, s, questo giovane Fenton.

Far quanto potr per tutti e tre,

perch cos ho promesso,

anche se un po di pi per mastro Fenton

Ma che bestia son io, a stare qui

a ciondolarmi cos fino ad ora!

 

(Esce)

 

 

 

 

SCENA V - La locanda della Giarrettiera. Mattina.

 

FALSTAFF sta scendendo dalla sua camera.

 

FALSTAFF -

(Chiamando)

Bardolfo!

 

BARDOLFO -

(Comparendo da una porta)

Son qua, signore. Agli ordini!

 

FALSTAFF -

Vammi a prendere un quarto di vin cotto

ed inzuppaci un buon crostino caldo.

 

(Esce Bardolfo. Falstaff scende e si siede)

 

Sar dunque vissuto fino ad oggi

per esser trasportato in un cestone

e gettato nellacqua del Tamigi

come i rifiuti duna beccheria?

Ah, mi dovesse ancora capitare

di cader dentro a una simile trappola,

meglio farmi strappare le cervella

e friggerle nel burro a fuoco lento,

per poi buttarle da mangiare ai cani

in regalo per cena a Capodanno!

Mhan buttato nel fiume, quei furfanti,

con la stessa svagata noncuranza

che se dovessero affogare in acqua

una covata di catelli ciechi:

e potete capir,([26]) dalla mia mole,

sio abbia una speciale propensione

ad affogare con facilit;

fosse pur stato il letto di quel fiume

pi profondo del fondo dellinferno,

si pu star certi che lavrei toccato;

non fosse stato il livello dellacqua

cos basso, sarei certo affogato

Una morte che aborro, perch lacqua

ti gonfia piano piano tutto il corpo,

e figurarsi allora che spettacolo

sarei stato, pi gonfio che gi sono!

Una montagna di carne, perdio!

 

Rientra BARDOLFO con il vino

 

BARDOLFO -

Monsignore, cՏ qui madama Quickly

che vorrebbe parlarvi.

 

FALSTAFF -

Vieni, vieni,

fammi prima versare un po di vino

sullacqua del Tamigi. Ho freddo in pancia

manco avessi inghiottito, come pillole,

palle di neve a rinfrescar le reni.

Falla venire.

 

BARDOLFO -

Avanti, buona donna.

 

Entra QUICKLY

 

QUICKLY -

Con permesso Vi prego di scusarmi

Buongiorno a vostra signoria illustrissima.

 

FALSTAFF -

(A Bardolfo, dopo aver bevuto tutto)

Porta via questa roba,

e preparami un beverone caldo.

 

BARDOLFO -

Con le uova, signore?

 

FALSTAFF -

No, senza. Niente sperma di pollame

dentro i miei beveraggi.

 

(Esce Bardolfo)

 

(A Quickly)

Che cՏ dunque?

 

QUICKLY -

Ecco, vengo da vostra signoria

dalla parte della signora Ford.

 

FALSTAFF -

Signora Ford? Di fiordi nho abbastanza

dopo il bagno che ho fatto nel suo fiordo!([27])

Ho piene le budella di quellacqua!

 

QUICKLY -

Ahim, che in tutto questo, monsignore,

la poveretta non ha proprio colpa!

furibonda coi suoi servitori

che han male inteso le sue erezioni.([28])

 

FALSTAFF -

E cos io le mie,

a illudermi di poter costruire

sulle promesse duna scervellata!([29])

 

QUICKLY -

Ah, la vedeste, comՏ desolata,

signore, vi si strapperebbe il cuore!

Stamane suo marito va a cacciare;

ella vi prega di tornar da lei,

fra le otto e le nove.

Debbo portarle la risposta subito.

Vi far piena ammenda, vassicuro.

 

FALSTAFF -

Va bene. Torner a vederla. Diglielo.

E digli pure che rifletta bene

che cosՏ un uomo e lumana fralezza;

e giudichi, pertanto, del mio merito.

 

QUICKLY -

Glielo dir.

 

FALSTAFF -

Fra le nove e le dieci,

hai detto?

 

QUICKLY -

No, fra le otto e le nove.

 

FALSTAFF -

Bene, va pure. Non le mancher.

 

QUICKLY -

La pace sia con vostra signoria.

 

(Esce)

 

FALSTAFF -

Strano che ancora quel mastro Ruscello

non si sia visto; mha mandato a dire

che lavessi aspettato Eh, quel denaro

mi farebbe assai comodo Ma eccolo!

 

Entra FORD come mastro RUSCELLO

 

FORD -

Dio vi protegga, illustre cavaliere!

 

FALSTAFF -

Caro signor Ruscello!

Venite per sapere comՏ andata

con la moglie di Ford?

 

FORD -

Per questo, appunto.

 

FALSTAFF -

Non vi dir bugia, signor Ruscello.

Sono stato da lei, a casa sua,

allora chella aveva stabilito.

 

FORD -

Andato tutto bene?

 

FALSTAFF -

Tutto male,

anzi malissimo, signor Ruscello.

 

RUSCELLO -

Come mai? Ha mutato forse idea?

 

FALSTAFF -

Macch, signor Ruscello, non questo;

che quel gran cornuto del marito

che, geloso comՏ,

vive continuamente nel sospetto,

sՏ presentato l

che ceravamo appena sbaciucchiati

scambiando qualche dolce parolina

Sera appena, diciamo, recitato

il breve prologo della commedia,

e arriva lui, portandosi alle spalle

una masnada di suoi compagnacci,

l richiamati ed istigati apposta

dalla sua furibonda gelosia;

e tutti a rovistare per la casa

in cerca dellamante della moglie.

 

FORD -

E voi stavate l?

 

FALSTAFF -

Io stavo l.

 

FORD -

E lui ha rovistato tutta casa,

senza trovarvi?

 

FALSTAFF -

Fatemi finire.

A un certo punto, per buona fortuna,

arriva l una tal madama Page

ad avvertire che Ford sta arrivando;

ed a costei salta in testa lidea

(con la moglie di Ford che, poveretta,

non connetteva pi dallo sgomento)

dinfilarmi nel cesto del bucato.

 

FORD -

Nel cesto del bucato?

 

FALSTAFF -

Eh, s, perdio!

Era proprio il cestone del bucato.

E mi ci hanno cacciato dentro a forza

insieme con camicie, sottovesti,

calzini, calze, tovaglioli sporchi,

mutande, tutta roba unta e bisunta

chera, credetemi, mastro Ruscello,

laccozzaglia pi fetida e schifosa

dei pi maligni e nauseabondi lezzi

chabbian colpito mai narice duomo.

 

FORD -

E quanto tempo ci siete rimasto?

 

FALSTAFF -

Eh, perbacco, ma state ora a sentire

tutto quel che ho dovuto sopportare

per cercar di portare quella donna

al malo passo e compiacere a voi.

Cos inzeppato dentro quel cestone,

dalla padrona furono chiamati

un paio di screanzati villanzoni,

servi di Ford, per trasportarmi via

come fossero panni da lavare

a Dachet, presso i banchi del Tamigi.

Quelli mi si issaron sulle spalle

e, uscendo, si trovarono di faccia

quel tanghero geloso del padrone,

che chiese, l per l, una-due volte,

che cosa mai portassero nel cesto.

Non vi sto a dir se tremai di paura

al pensiero che a quel pazzo babbeo

venisse in mente di frugar l dentro;

senonch il Fato, avendo decretato

chegli debba restar comunque becco,

gli trattenne la mano. A farla breve,

lui seguita a cercar per tutta casa,

io sguscio fuori con i panni sporchi.

Ma sentite ora il seguito, sentite:

ho sofferto gli spasimi e langoscia

di tre diverse morti:

prima, per lo spavento intollerabile

di venire scoperto l per l

da un caprone col campanaccio al collo

geloso marcio come quello l;

seconda, per il rischio di restare

piegato l, come dentro a una botte,

che con la testa mi toccavo i piedi

curvo come una lama di Bilbao

quando si prova, punta contro manico;

terza ed ultima, per il gran terrore

di rimaner l dentro soffocato,

come impregnato da una forte essenza

in mezzo a tutti quei luridi panni

emananti un fetore irresistibile

e gi in fermento per il lor grassume

Figuratevi, un uomo come me,

della mia complessione corporale

che si squaglia al calore come burro,

un uomo chՏ un continuo liquefarsi,

un trasudare liquido dai pori

Insomma, stato proprio per miracolo

se non son morto per soffocamento!

E, al culmine di questo bagno turco,

quandero gi stracotto in quel grassume

come dello stufato alla fiamminga,

non mi buttano in acqua nel Tamigi?

E, bollente comero,

di colpo raffreddato in acqua gelida,

mi metto a friggere ed a sibilare

come - pensate un po mastro Ruscello -

un ferro di cavallo arroventato!

 

FORD -

Son proprio dispiaciuto, cavaliere,

sinceramente che, per causa mia,

voi abbiate sofferto tutto questo.

Debbo pensare allora, cavaliere,

che il mio disegno non ha pi speranze?

Non vorrete tentare pi con lei?

 

FALSTAFF -

Ah, piuttosto che arrendermi cos,

signor Ruscello, mi fo buttar vivo

nel cratere dellEtna,

come lo sono stato nel Tamigi!

Stamane suo marito andato a caccia

ed ho avuto da lei un altro invito:

dincontraci di nuovo a casa sua,

tra le otto e le nove.

 

FORD -

Poffarbacco!

Son gi passate le otto, sir John!

 

FALSTAFF -

Ah, s? Bisogna allora che maffretti.

Passate poi da me con vostro comodo

e potrete sapere comՏ andata;

cos coroneremo la conquista

col godervela voi. Per ora addio.

Ve la godrete, s, mastro Ruscello!

E lo farete cornuto, quel Ford!

 

(Esce)

 

FORD -

Uhm visione, sogno tutto questo?

Sogno o son desto? Sveglia, mastro Ford!

Ecco quel che succede ad ammogliarsi.

Ecco quel che vuol dire avere in casa

panni sporchi e cestoni pel bucato!

Eh, ma dovr sapere chi son io!

Stavolta lo sorprendo, il libertino!

in casa mia, non pu scapparmi pi,

non possibile; non pu sgusciare

dentro ad un borsellino da due soldi,

oppur dentro al barattolo del pepe!

Stavolta, se il demonio che lo guida

non laiuta, lo cerco dappertutto,

nei posti pi nascosti, pi incredibili!

Se non posso evitare

desser quello che sono, mai sar

chio massoggetti tanto docilmente

ad esser quello che vorrei non essere.

Se ho corna da venir pazzo furioso,

che si dimostri vero in me quel detto:

Tanto furioso da incornare tutti!

 

(Esce)

 

 

ATTO QUARTO

 

 

SCENA I - Windsor, una strada davanti alla casa di Page.

 

MEG PAGE esce di casa con QUICKLY e GUGLIELMINO

 

MEG -

(A Quickly)

Pensi tu chegli sia gi a casa Ford?

 

QUICKLY -

Se non cՏ gi, star per arrivarci.

Ma, credetemi, proprio fuor dai cncheri,([30])

per via di quella bagnatura fredda

Madama Ford vi vuol vedere subito.

 

MEG -

Sar l fra un momento. Solo il tempo

daccompagnare a scuola il mio ragazzo.

Oh, guarda, il suo maestro!

giorno di vacanza, a quanto pare.

 

Entra don Ugo EVANS

 

ComՏ, don Ugo, niente scuola, oggi?

 

EVANS -

No. Per licenza di mastro Stanghetta,

oggi fanno vacanza.([31])

 

QUICKLY -

Benedetto!

 

MEG -

Don Ugo, mio marito

non fa che dirmi che questo ragazzo

non fa nessun progresso nello studio.

Non vorreste di grazia interrogarlo

con qualche domandina di grammatica?

 

EVANS -

Vieni qua, Guglielmino su la testa!

 

MEG -

Su, su, figliolo, tieni su la testa

e rispondi al maestro, non temere.

 

EVANS -

Quanti numeri ha il nome, Guglielmino?

 

GUGLIELMINO -

Due.

 

QUICKLY -

Ma guarda! Davvero?

Pensavo ce ne fosse uno in pi,

perch si dice: Dio uno e trino.([32])

 

EVANS -

Silenzio, voi, con queste vostre ciarle!

Guglielmino, come si dice bello?

 

GUGLIELMINO -

Pulcher.

 

QUICKLY -

Bella, la pulce?([33])

Ci son cose pi belle, al mondo, eh!

 

EVANS -

Siete una tonna molto sempliciotta.

Silenzio. Guglielmino, cosՏ lapis?

 

GUGLIELMINO -

Una pietra.

 

EVANS -

E cosՏ una pietra?

 

GUGLIELMINO -

Un sasso.

 

EVANS -

No, lapis, lapis, ficcatelo in testa.

 

GUGLIELMINO -

Lapis.

 

EVANS -

Cos va bene. E dimmi un po,

da chi son dati in prestito gli articoli?

 

GUGLIELMINO -

In prestito gli articoli son dati

dai pronomi, e si posson declinare,

cos: nominativo singolare;

hic, haec, hoc.

 

EVANS -

Hig, heg, hog, s, bene, bravo.

Attento adesso: genitivo huius,

accusativo

 

GUGLIELMINO -

Accusativo hinc.

 

EVANS -

No, ragazzo, ricrdatelo bene:

accusativo, hung, hang e hog.

 

QUICKLY -

Hang-hog la pancetta di maiale,([34])

in latino, ve lassicuro io.

 

EVANS -

Donna, smettetela dinterloquire!

E qual il vocativo, Guglielmino?

 

GUGLIELMINO -

O comincia con O

 

EVANS -

No, Guglielmino,

ricorda bene: il vocativo caret.

 

QUICKLY -

Carota, s, una buona radice.

 

EVANS -

E basta, insomma, buona donna!

 

MEG -

Zitta!

 

EVANS -

Genitivo plurale, Guglielmino?

 

GUGLIELMINO -

Il genitivo

 

EVANS -

Avanti.

 

GUGLIELMINO -

Il genitivo

il genitivo horum, harum, horum.

 

QUICKLY -

Che parolacce, da insegnare ai bimbi!

 

EVANS -

Tacete, donna, almeno per pudore!

 

QUICKLY -

Fate male a insegnare ad un bimbetto

certe male parole e chicche e cacche,

gi se limparano da loro stessi

fin troppo presto. CՏ da vergognarsi!([35])

 

EVANS -

Donna, sei matta? Che ne vuoi capire

tu, di casi, di numeri e di generi?

Davvero sei la cristiana creatura

pi sciocca che si possa immaginare!

 

MEG -

Ti prego, sta tranquilla.

 

EVANS -

Dammi ora, Guglielmino, qualche esempio

della declinazione dei pronomi.

 

GUGLIELMINO -

Oh, quelli proprio non me li ricordo.

 

EVANS -

Son qui, quae, quod, ma se non li ricordi,

i tuoi qui, i tuoi quae ed i tuoi quod,

ti piglierai parecchie sculacciate.

E adesso vattene pure a giocare.

 

MEG -

Ne sa di pi di quanto mi pensassi.

 

EVANS -

di buona memoria, bene sveglia.

Signora Page, adesso vi saluto.

 

MEG -

Arrivederci, caro reverendo.

 

(Esce don Ugo Evans)

 

Ragazzo, a casa, su. SՏ fatto tardi.

 

(Escono tutti)

 

 

 

 

SCENA II - In casa di Ford. In un angolo la cesta del bucato.

 

Entrano FALSTAFF e ALICE FORD

 

FALSTAFF -

Signora Ford, il vostro dispiacere

per quello che successo

ha divorato ogni mia sofferenza.([36])

Maccorgo quanto siete rispettosa

nel vostro amore, ed io ve lo ricambio,

voglio che lo sappiate, tale e quale,

non solo quanto a intensit di sensi,

ma in tutte laltre forme e rituali

ondesso si riveste.

Una cosa, per: siete sicura

quanto a vostro marito?

 

ALICE -

Oh, s, a caccia,

dolce sir John.

 

LA VOCE DI MEG -

(Da dentro)

Ehi, oh, signora Ford!

 

ALICE -

Presto, sir John, passate in quella stanza!

 

(Falstaff sguscia nella stanza attigua, lasciando tuttavia la porta aperta)

 

Entra MEG PAGE

 

MEG -

Anima mia, chi cՏ con voi in casa?

 

ALICE -

Nessuno tranne i servi.

 

MEG -

Veramente?

 

ALICE -

Ma s, certo!

 

MEG -

(Sottovoce)

Parlate un po pi forte.

 

ALICE -

Ah, son proprio contenta

che non ci abbiate nessuno.

 

MEG -

Perch?

 

ALICE -

Ma perch, cuore mio, vostro marito

nuovamente in preda ai suoi furori;

ed laggi che se la prende calda

con mio marito; e dice peste e corna

di tutti gli uomini che han preso moglie;

maledice le discendenti dEva

dogni colore, e si batte la fronte

gridando forte Spuntate! Spuntate!.

Francamente, qualunque scena pazza

abbia potuto io veder finora,

diviene agli occhi miei

uno spettacolo di tenerezza,

di civilt e di sopportazione

al confronto di questa sua sfuriata.

Fortuna che il panciuto cavaliere

non qui.

 

ALICE -

Ma perch? parla di lui?

 

MEG -

Anzi, di lui soltanto; e va giurando

che laltra volta, quando lhan cercato

per tutta casa, glielhanno sottratto

sotto gli occhi nascosto dentro un cesto;

e adesso insiste a dire a mio marito

che quello qui di nuovo;

ed ha costretto lui e tutti gli altri

a interromper la caccia, e venir via

per dimostrar fondati i suoi sospetti.

Ma son proprio contenta, se Dio vuole,

che il vostro cavaliere non sia qui:

vedr cos la propria insensatezza.

 

ALICE -

Quanto vicino gi, signora Page?

 

MEG -

Star in capo alla strada

Ho idea che sar qui tra pochi istanti.

 

ALICE -

Oh, poveretta me! Son rovinata!

Il cavaliere in casa, qui, davvero!

 

MEG -

Allora siete davvero nei guai

e lui un uomo morto! Ma che fate?

Che donna siete? Mandatelo fuori!

Meglio uno scandalo che un omicidio!

 

ALICE -

Fuori Ma da che parte pu scappare?

Nasconderlo, piuttosto S, ma dove?

Ficcarlo unaltra volta nella cesta?

 

FALSTAFF -

(Uscendo precipitosamente dallaltra stanza)

Ah, no, eh! Nella cesta non ci torno!

Non posso uscir di qui prima che arrivi?

 

MEG -

Ahim, no, sulla porta stan di guardia,

armati di pistola, tre fratelli

di mastro Ford, a che nessuno esca

se no per voi sarebbe stato facile

scappare Ma comՏ che siete qui?

 

FALSTAFF -

Che devo fare, insomma? Arrampicarmi

su per la cappa del camino?

 

MEG -

Ohib!

L scaricano sempre i lor fucili.

Magari introducetevi nel forno.

 

FALSTAFF -

DovՏ?

 

ALICE -

inutile, ci andr a guardare,

sicuramente: non cՏ ripostiglio,

cassone, armadio, pozzo, sotterraneo

che non si sia annotato per memoria

e che non vada certo a ispezionare

ad uno ad uno, inventario alla mano.

Non cՏ dove nascondersi qui in casa.

 

FALSTAFF -

Allora vado fuori.

 

MEG -

Non sia mai!

Se andate fuori cos come state,

sir John, potete dirvi un uomo morto

salvo che non usciate travestito

 

ALICE -

Travestirlo Ma come?

 

MEG -

Non lo so,

non cՏ gonna s larga che gli vada;

altrimenti con una cuffia in testa,

una sciarpa sul viso ed un fisci

poteva andare

 

FALSTAFF -

Cuoricini miei,

inventate qualcosa; ogni arditezza

piuttosto che lasciarmi in questo guaio.

 

ALICE -

Di sopra ci sarebbe quella veste

lasciata dalla zia della mia donna,

quella grassona venuta da Brainford

 

MEG -

Dovrebbe stargli, grassa come lui

e cՏ quella sua scuffia con le gale,

e la sciarpa Sir John, correte sopra!

 

ALICE -

Su, su, dolce sir John Noi due frattanto

si cerca un panno per coprirvi il viso.

 

MEG -

Ma presto, presto! Verremo su subito

a travestirvi come si conviene.

Voi cominciate a infilarvi la veste.

 

(Falstaff esce per la scala che porta alle camere)

 

ALICE -

Come vorrei che adesso mio marito

se lo trovasse in faccia in quellarnese!

Lui, quella vecchia grassona di Brainford

non lha potuta mai mandare gi,

giura che quella soltanto una strega,

le ha vietato lingresso in casa mia

minacciando perfino di picchiarla.

 

MEG -

Lo guidi il cielo allora in faccia a lui,

e guidi il diavolo le bastonate!

 

ALICE -

Ma sta venendo sul serio?

 

MEG -

Ahim, s,

e non fa che parlare della cesta

Chi sa da chi pu averlo risaputo

 

ALICE -

Lo scopriremo: ordiner ai servi

di portar via la cesta, come ieri,

sul punto da incontrare mio marito

sulla porta di casa.

 

MEG -

Gi, ma quello a momenti sar qui.

Andiamo, andiamo sopra

a travestirlo da strega di Brainford.

 

ALICE -

Prima per voglio dire ai miei servi

quel che debbono fare con la cesta.

Salite voi: porter io il panno

con cui si dovr avvolgere la testa.

 

(Esce)

 

MEG -

Alla forca questempio trappolone!

Non lavremo beffato mai abbastanza.

E mostreremo alluomo che allegria

doneste femmine onest comporta.

Tra le femmine quella la pi ria

che fa la gattamorta.([37])

 

(Esce salendo le scale)

 

Rientra ALICE con i due SERVI

 

ALICE -

Forza, ragazzi, prendete il cestone

a spalla nuovamente; attenti bene:

ora il padrone alla porta di casa:

se volesse veder quel che cՏ dentro,

obbeditegli subito. Alla svelta!

 

PRIMO SERVO -

(Infilando la pertica nei due manici del cestone)

Su, issa, oh!

 

SECONDO SERVO -

CՏ da pregare il cielo

che non sia carico di cavaliere

 

PRIMO SERVO -

Speriamo proprio: piuttosto di piombo!

 

Mentre sollevano il cesto si spalanca la porta ed entrano FORD, PAGE, ZUCCA, CAJUS e don Ugo EVANS

 

FORD -

Se poi la cosa risultasse vera,

mastro Page, a che santo vappigliate

per ripagarmi di tanta irrisione?([38])

(Ai servi che portano il cesto)

Gi quel cesto, furfanti!

Vada qualcuno a chiamare mia moglie!

Il cesto dellamante fortunato!([39])

Ruffiani! tutta una cospirazione,

una ganga, un complotto alle mie spalle!

Ma adesso ti svergogno pure il diavolo!

(Chiamando)

Ehi, moglie, dico, vieni avanti, vieni!

Vieni a veder che onesta biancheria

mandi fuori a lavare!

 

PAGE -

Ah, mastro Ford, questo davvero troppo!

Voi non potete restare pi a lungo

in questo umor di furia scatenata!

Altrimenti bisogner legarvi.

 

EVANS -

follia capricciosa, questa, diamine!

matto da sembrare un cane idrofobo.

 

ZUCCA -

Davvero, mastro Ford, cos non va.

 

Rientra ALICE FORD

 

FORD -

Ebbene, vieni qua, signora Ford.

Lei, la signora Ford, la donna onesta,

la moglie vereconda, la virtuosa

con quel geloso pazzo per marito!

Erano immotivati i miei sospetti,

non vero?

 

ALICE -

SՏ della mia virt

che tu sospetti, il ciel mՏ testimone,

i tuoi sospetti son senza motivo.

 

FORD -

Ah, s? Faccia di bronzo, insisti pure?

(Butta fuori dal cesto alcuni panni)

Esci fuori, canaglia!

 

PAGE -

Ah, questo troppo!

 

ALICE -

Vergogna! Lascia stare quella roba!

 

FORD -

(Seguitando a buttar fuori panni)

Ora ti scovo io. Vogliamo ridere!

 

EVANS -

insensato: folete perquisire

la biancheria di fostra moglie? Evvia!

 

FORD -

(Ai servi)

Vuotate il cesto, ho detto!

 

ALICE -

Perch? Si pu sapere che tha preso?

 

FORD -

Vi giuro, mastro Page,

quantՏ vero che sono un galantuomo,

non pi tardi di ieri, in questo cesto

qualcuno stato fatto uscir di casa.

Perch non potrebbesserci di nuovo?

Son certo che sia qui, in questa casa.

Le mie informazioni son precise,

e i miei sospetti non sono infondati.

(Ai servi)

Vuotate il cesto, tutto, fino al fondo!

 

ALICE -

(Mentre i servi svuotano il cesto)

E se davvero l dentro cՏ un uomo,

spiaccicatelo l, come una pulce!

 

PAGE -

(Rovesciando la cesta vuotata)

Ecco, non cՏ nessuno.

 

ZUCCA -

Mastro Ford,

tutto ci non bello, e vi fa torto.

 

EVANS -

Pregare voi dofete, mastro Ford,

infece dinseguir le fantasie

del vostro cuore. Questa celosia.

 

FORD -

Bene, quello che cerco non sta qui.

 

PAGE -

Non sta n qui n altrove, mastro Ford:

quello sta solo nel vostro cervello.

 

(I servi portano via il cesto)

 

FORD -

Datemi mano ancora un altro po

a frugar per la casa;

e se non cՏ, non abbiate per me

nessun riguardo: chio divenga pure

lo zimbello di tutti, e tra la gente

si dica pur: Geloso come il Ford,

che cercava lamante della moglie

in un guscio di noce Ma, vi prego,

per unultima volta assecondatemi:

rovistate di nuovo per la casa.

 

ALICE -

(Chiamando)

Signora Page, ol, venite gi

e portate con voi anche la vecchia.

 

FORD -

La vecchia? Quale vecchia?

 

ALICE -

Eh, diamine, la zia della mia donna,

quella vecchia di Brainford.

 

FORD -

Una strega!

Una baldracca! Una vile imbrogliona!

Non avevo interdetto a quella donna

di rimettere piede in casa mia?

qui per qualche commissione, eh?

Noi uomini siam proprio degli ingenui,

che non vediamo quello che sintriga

sotto la professione di veggente:

quella l traffica con incantesimi,

fatture, sortilegi, cifre magiche

ed altre nefandezze della specie,

al di l delle nostre conoscenze.

Vieni gi, strega! Scendi, fattucchiera!

Avanti, scendi, dico!

(Impugna un bastone)

 

ALICE -

Ma no, marito mio, non far cos!

E voi, bravi signori,

cercate dimpedirgli con le buone

di bastonare una povera vecchia.

 

(Sul ballatoio compare MEG PAGE con FALSTAFF travestito da donna)

 

MEG -

Venite, madre Pratt,([40])

venite, madre, datemi la mano.

 

(Scendono le scale)

 

FORD -

Ora la pratto io!([41]) Fuori di qui!

 

(Percuote Falstaff col bastone)

 

Fuori di casa mia, strega, megera!

Mucchio di stracci, pattumiera, puzzola,

vecchia rognosa! Tesorcizzo io,

ti leggo io la mano Toh! Toh! Toh!

 

(Falstaff, difendendosi come pu, esce scappando)

 

MEG -

Povera donna! Non vi vergognate?

Lavete mezzo ammazzata di botte!

 

ALICE -

Oh, finir davvero per ucciderla.

Bella prodezza!

 

FORD -

(Accingendosi a salire la scala)

Simpicchi, la strega!

 

EVANS -

Eppure credo anchio, tra il s e il no,

che quella donna sia proprio una strega.

Le donne con la barba non mi piacciono,

e in viso a quella, di sotto alla sciarpa,

mՏ parso di vedere una gran barba.

 

FORD -

(Dal ballatoio)

Non volete seguirmi, miei signori?

Salite, ve lo chiedo per piacere:

solo perch possiate constatare

se sia fondata la mia gelosia.

Se avr gettato pure questa stavolta

un inutile allarme, non credetemi

quando dovessi abbaiare di nuovo.([42])

 

PAGE -

Ben, secondiamo ancora il suo capriccio

per un momento. Venite, signori.

 

(Salgono di nuovo tutti)

 

MEG -

Lha bastonato assai pietosamente!

 

ALICE -

Pietosamente? Gliele ha date, diamine,

molto spietosamente, a mio giudizio!

 

MEG -

Pietosamente, in senso religioso:

quel bastone vorrei vederlo appeso

sopra un altare e beatificato,

perch ha reso un servizio sacrosanto.

 

ALICE -

Che ne dite di stargli ancora addosso

e castigarlo in qualche altra maniera,

sotto la nostra franchigia di donne

e della nostra tranquilla coscienza?

 

MEG -

Ormai con lo spavento che sՏ preso

la foja gli devessere passata;

e, se il diavolo non gli ha messo sopra

ipoteca con patto di riscatto,([43])

credo gli sia passata dalla mente

la pretesa di far su noi invasione

come fossimo terra di nessuno.

 

ALICE -

Che ne dite, dobbiamo far sapere

ai mariti come labbiam giocato?

 

MEG -

S, non fossaltro che per dissipare

le fantasie dal cervello del vostro.

E poi se anchessi troveranno giusto

che il nostro libertino cavaliere

meriti dessere ancora scornato,

prenderemo noi due sopra di noi

desser ministre dei loro propositi.

 

ALICE -

Scommetto che la loro reazione

sar quella di svergognarlo in pubblico;

e anchio son dellidea che il nostro gioco

debba trovare la sua conclusione

in una pubblica, solenne beffa.

 

MEG -

Bene, allora pensiamo a combinarla;

battiamo il ferro fin chՏ ancora caldo.

 

(Escono)

 

 

 

 

SCENA III - La locanda della Giarrettiera

 

LOSTE in faccende, mentre entra BARDOLFO

 

BARDOLFO -

Padrone, quei Tedeschi

chiedon davere tre vostri cavalli.

Dicon che il loro duca

deve trovarsi domattina a corte

ed essi devono muovergli incontro.

 

OSTE -

Duca Che duca pu mai esser questo

che arriva a corte in tanta segretezza?

A corte, io, non ne ho sentito nulla.

Vorrei parlare con questi signori.

Parlano inglese?

 

BARDOLFO -

S. Vado a chiamarli.

 

(Esce)

 

OSTE -

I miei cavalli, quelli, se li vogliono,

me li dovran pagare, e come bene!

Hanno avuto per una settimana

tutta per loro questa mia locanda;

sono stato costretto, a causa loro,

a dirottar diversi altri clienti.

Mi devono pagare, e come bene

Ci penso io a salassarli. Andiamo.

 

(Esce)

 

 

 

 

SCENA IV - In casa di Ford

 

Entrano FORD, PAGE, MEG, ALICE e don EVANS

 

EVANS -

(Indicando Alice Ford)

Questa tonna taffero, tevo tirlo,

la pi piena di puon discernimento

sulla quale abbia mai posato gli occhi.

 

PAGE -

(Alle due donne)

E cos vi mand queste due lettere

a tutte e due contemporaneamente?

 

MEG -

A un quarto dora solo dintervallo.

 

FORD -

(Inginocchiandosi alla moglie)

Perdono, moglie mia!

Dora innanzi fa tutto quel che vuoi:

sospetter che il sole sia gelato,

ma non pi della tua virt di moglie.

Dora innanzi leretico chio ero

avr la tua onorabilit

come suo fermo articolo di fede.

 

PAGE -

Bene, bene; ma adesso, mastro Ford,

basta: voi non dovete esagerare

nellumiliarvi a lei, come dianzi

nellaccusarla. Pensiamo piuttosto

a come combinar la nostra burla;

e sian le nostre mogli

a prepararci questa volta in pubblico

loccasione con cui spassarci tutti:

diano convegno a quel vecchio grassone

in luogo ove si possa noi sorprenderlo

e castigarlo come si conviene.

 

FORD -

Credo che non ci sia miglior partito

di quello chesse stesse hanno proposto.

 

PAGE -

Ossia mandargli a dir da loro due

dincontrarlo nel parco a mezzanotte?

Bah, si guarder bene dal venirci.

 

EVANS -

In verit, se stato, come dite,

scaricato nel fiume e bastonato

ben bene come una vecchia megera,

ho idea che questa volta non verr.

Penso che la sua carne castigata,

e le sue voglie spente.

 

PAGE -

Anchio lo credo.

 

MEG -

Voi dovete occuparvi solamente

del trattamento da fargli nel parco;

a farcelo venire affare nostro.

 

ALICE -

CՏ unantica leggenda popolare

che narra come Herne il Cacciatore

custode un tempo qui

della Foresta di Windsor, le notti

di pieno inverno, a mezzanotte in punto,

saggira intorno ad una grande quercia

con grandi corna in testa

ramificate, e l d fuoco allalbero,

e cattura il bestiame,

e munge latte/sangue dalle mucche

e scuote una catena

nel modo pi terribile e sinistro.

Dun tale spirito avrete udito

anche voi e saprete come i vecchi,

nella superstiziosa lor follia,

abbiano tramandato come vera

questa storia di Herne il Cacciatore

fino alla nostra et.

 

PAGE -

Gi, non son pochi infatti oggi coloro

chhanno paura a trovarsi a passare

a notte fonda presso quella quercia

Ma costui?

 

ALICE -

Questo sar nostro compito

di far che Falstaff venga ad incontrarci

vicino a quella quercia,

mascherato da Herne il Cacciatore.

 

PAGE -

Bene, ammettiamo pure chegli venga

e accetti di venire in quellarnese:

quando labbiate trascinato l,

che ne farete? Qual il vostro piano?

 

MEG -

Ci abbiam pensato bene, ed cos:

mia figlia Annetta con laltro mio figlio

e tre-quattro ragazzi come loro

si vestiranno, chi bianco, chi verde,

da folletti, da elfi e da fatine

con candeline accese intorno al capo

come corone, e in mano dei sonagli.

Al momento che Falstaff e noi due

cincontreremo, sbucheranno fuori

dimprovviso da un di quei fossati

fatti per luso degli spaccalegna,([44])

cantando a tutto fiato. A quella vista,

noi fuggiremo come impaurite,

ed essi si daranno a circondare

e punzecchiar limmondo cavaliere,

come si dice facciano le fate;

e insisteranno a chiedergli il perch

dellaver egli osato calpestare,

in s profano arnese travestito,

quei sacri lor sentieri

nellora del notturno loro sabba.

 

ALICE -

E finch non avr detto il perch,

le finte fate lo punzecchieranno

e lo bruciacchieranno con le fiaccole.

 

MEG -

E quando alfine avr detto il perch,

ci mostreremo allimprovviso noi,

gli toglieremo dal capo le corna

e tra sberleffi e frizzi a non finire

lo scorteremo fino a casa, a Windsor.

 

FORD -

Bisogner per che quei ragazzi

imparino la parte a perfezione,

altrimenti la burla non riesce.

 

EVANS -

A istruire i ragazzi

sul modo come devon comportarsi

penso io; mi vestir io stesso

da diavolo,([45]) per bruciacchiare anchio

con la mia torcia il nostro cavaliere.

 

FORD -

Ma tutto ci magnifico, eccellente!

Vado a comprare subito le maschere.

 

MEG -

La mia Annetta vestir di bianco

e far la regina delle fate.

 

PAGE -

Vado a comprare per questo la seta.

(A parte)

Sar quello il momento, per Stanghetta,

di fuggirsene via con lei a Eton,

ed andare a sposarla in quella chiesa.

(Forte, alle donne)

Mandate subito linvito a Falstaff.

 

FORD -

Non cՏ bisogno. Vado io da lui

sotto le spoglie di mastro Ruscello.

A me confider ogni suo intento.

Ma verr, son sicuro che verr.

 

MEG -

Ah, quanto a questo non cՏ nessun dubbio.

Andate, procuratevi i costumi

e gli altri trucchi per la mascherata.

 

EVANS -

Allopra! Ci sar di che spassarsi,

con quella che sar, tutto sommato,

nientaltro che unonesta birbonata.

 

(Escono Page, Ford e don Evans)

 

MEG -

Andate voi, signora Ford, da Quickly

e speditela dritto da sir John

per accertarsi delle sue intenzioni.

 

(Esce Alice Ford)

 

Io, nel frattempo vado dal dottore:

a lui, e nessun altro

va il mio consenso per sposare Annetta.

Quello Stanghetta star bene a terre,

ma di persona proprio un gran babbeo.

E mio marito che lo preferisce!

Anche il dottore sta bene a finanze,

del resto, ed ha potenti amici a corte.

lui, soltanto lui, che deve averla,

si facessero avanti in ventimila

di lui pi meritevoli a richiederla!

 

(Esce)

 

 

 

 

SCENA V - La locanda della Giarrettiera

 

SIMPLICIO seduto in un canto, come in attesa; entra lOSTE e lo vede

 

OSTE -

Che vuoi, cafone? Che cerchi, pellaccia?

Parla, fiata, ragiona, sbrigativo,

breve, conciso, spiccio, avanti, parla!

 

SIMPLICIO -

Eh, scusate, signore, sono qui

per dire una parola a sir John Falstaff

da parte del padrone mio Stanghetta.

 

OSTE -

Ecco, quella lass la sua camera,

l la sua magione, il suo castello,

con letto fisso e lettuccio da campo,

e la parabola del Figliol Prodigo

dipinta alle pareti, ancora fresca.

Sali su, bussa, chiama:

lui ti risponder con la favella

dun antropofago. Bussa, ti dico!

 

SIMPLICIO -

Ho appena visto salire da lui

una vecchia, una donna un po grassoccia

Con licenza di vostra signoria

aspetter quaggi che quella scenda,

perch, se devo proprio esser sincero,

per parlar con lei chio sono qui.

 

OSTE -

Eh? Una donna grassoccia? Santo Dio!

Quella l mi svaligia il cavaliere!

Meglio avvertirlo.

(Chiamando)

Cavaliere bello!

Sir John onoratissimo, rispondi!

D fiato ai tuoi polmoni di soldato!

Sei lass? il tuo Oste che tappella,

il tuo Efesio!([46])

 

FALSTAFF -

(Da sopra, apparendo sul ballatoio)

Che cՏ, Oste mio?

 

OSTE -

Quaggi cՏ questo Tartaro-Boemo

che sta aspettando di veder discendere

quella donna grassoccia chՏ con te.

Falla scendere, cocco, falla scendere!

Le mie camere son tutte illibate.

Niente tresche da me! Non ti vergogni?

 

FALSTAFF -

Cera, s, Oste mio, quass con me

una vecchia grassoccia, ma partita.

 

SIMPLICIO -

Con licenza di vostra signoria,

non era quella la strega di Brainford?

 

FALSTAFF -

S, proprio lei, perbacco; e tu con lei

che ci avevi a che fare, guscio dostrica?

 

SIMPLICIO -

Ecco, il padrone mio, mastro Stanghetta

lha vista che passava per la strada

e mha ordinato di correrle dietro

per sapere da lei se un certo Nym,

che gli ha rubato una catena doro,

lha ancora addosso o no, quella catena.

 

FALSTAFF -

Di questo con la vecchia abbiam parlato.

 

SIMPLICIO -

E che ha detto, di grazia, signoria?

 

FALSTAFF -

Che a rubar la catena al tuo padrone

stato quello che glielha rubata,

e nessun altro.

 

SIMPLICIO -

Peccato, signore!

Mi sarebbe piaciuto di parlarci

con quella l, per chiederle altre cose,

sempre da parte di mastro Stanghetta.

 

FALSTAFF -

Ah, s? Che cosa, di.

 

OSTE -

Sputalo fuori!

 

SIMPLICIO -

Non posso sottacerlo([47]), signoria.

 

OSTE -

Sottacilo, o sei un uomo morto.

 

SIMPLICIO -

Ebbene, si trattava di nientaltro

che di madamigella Annetta Page:

di sapere, cio, se la Fortuna

vuole che il mio padrone labbia, o no.

 

FALSTAFF -

la fortuna sua.

 

SIMPLICIO -

Quale, signore?

 

FALSTAFF -

Quella daverla o no. Va digli questo,

e che cos mha detto quella donna.

 

SIMPLICIO -

Posso osare di dir questo, signore?

 

FALSTAFF -

Ma certo! Osare, osare!

 

SIMPLICIO -

Vi ringrazio di cuore, signoria.

Sar molto contento il mio padrone

di una tale notizia, certamente.

 

(Esce)

 

OSTE -

(A Falstaff)

Sei un gran sapientone, cocco mio!

Un vero sapientone!

Ma cera veramente nella camera

su con te quella vecchia fattucchiera?

 

FALSTAFF -

S, certo, Oste mio, s che cՏ stata.

E mha insegnato anche assai pi cose

di quante non ne avessi mai apprese

in vita mia. E senza pagar nulla;

anzi, ho buscato io per la lezione.([48])

 

Entra BARDOLFO, inzaccherato e affannato

 

BARDOLFO -

Misericordia, padrone! Una truffa!

Un vero latroneccio!

 

OSTE -

I miei cavalli!

Ebbene, dove sono i miei cavalli?

Parla, avanti, vassallo: dove sono?

 

BARDOLFO -

Scomparsi, dileguati! Ladri, ladri!

Avevo appena oltrepassato Eton

in groppa, dietro ad uno di quei tre,

che mi scavallan gi dentro un pantano,

e loro via di sprone a gran carriera,

proprio come tre diavoli tedeschi,

tre dottor Faust!

 

OSTE -

O pezzo dimbecille!

Son solo andati incontro al loro duca,

quelli; che dici che sono scappati?

Son gente onesta i Tedeschi, canaglia!

 

(Entra don Ugo EVANS)

 

EVANS -

DovՏ il mio Oste?

 

OSTE -

Che cՏ, signor mio?

 

EVANS -

Tenete docchio i vostri pensionanti:

cՏ un amico, arrivato di citt,

che mha informato che da queste parti

saggirano tre noti truffatori

che si fanno passare per tedeschi

ed han truffato cavalli e denaro

a tutti i locandieri della zona,

a Colebrook, a Maisenhead, a Reading.

Ve lo dico pel vostro bene: attento!

Voi siete un uomo pieno di ciutizio

e di frizzi e darguzie, e non sta bene

che restiate truffato. Vi saluto.

 

(Esce)

 

Entra il dottor CAJUS

 

CAJUS -

DovՏ il mio Oste de la Jarretire?

 

OSTE -

qui, mastro dottore,

in confusione e dubbioso dilemma.

 

CAJUS -

Non so bene che , ma mhanno detto

che fate qui grande preparazione

per larrivo dun duca di Jermania.

Per la mia gola, non cՏ nessun duca

di cui si sappia a corte dellarrivo.

Ve lo dico pel vostro bene. Adieu.

 

OSTE -

Al ladro! Al ladro!

(A Bardolfo)

Corri, va, furfante!

(A Falstaff)

Soccorso, cavaliere, son finito!

Son rovinato! Corri, corri, al ladro!

Ah, son proprio finito, rovinato!

 

(Esce, seguto da Bardolfo)

 

FALSTAFF -

Truffato, eh?! Vorrei che tutto il mondo

fosse truffato, dopo che io stesso

sono stato truffato e bastonato.

Se alla corte venissero a sapere

comio son stato metamorfosato,

e come, nelle varie metamorfosi,

sono stato inzuppato e bastonato,

mi farebbero strugger nel mio grasso

a goccia a goccia, fino a farne sego

da unger gli stivali ai pescatori;

mi frusterebbero coi loro lazzi

fino a ridurmi, per la gran vergogna,

come una pera secca.

Decisamente non mi va pi bene

dal giorno che barai alla primera.([49])

Avessi ancora fiato per pregare,

reciterei il mea culpa

 

Entra QUICKLY

 

Ancora tu!

Da parte di chi vieni questa volta?

 

QUICKLY -

Da tutte e due le parti, in verit.

 

FALSTAFF -

Una parte, che se la porti il diavolo,

laltra, la sua versiera!

Cos saranno sistemate entrambe.

Ho passato pi guai a causa loro

di quanti ne riesca a sopportare

la miserevole fralezza umana!

 

QUICKLY -

E non han forse sofferto anche loro

per tutto quello che vՏ capitato?

Ah, questo ve lo posso garantire!

E specialmente una, Alice Ford,

povero cuore! Ne ha buscate tante,

chՏ tutta un lividume nero e blu

per il corpo, da non vedersi pi

la minima chiazzetta di biancore.

 

FALSTAFF -

E a me vieni a parlar di nero e blu?

A me, che sono stato bastonato

fino a vedermi apparir per il corpo

tutti i colori dellarcobaleno?

E cՏ mancato poco, per fortuna,

che non fossi scambiato l per l,

per la strega di Brainfort e arrestato!

Se non fossi riuscito, come ho fatto

con la mia grande presenza di spirito,

a contraffare i modi e landatura

duna vecchia, quel becero di sbirro

mavrebbe certamente messo in ceppi

come una volgarissima megera.

 

QUICKLY -

Signore, permettete chio vi parli

da solo a solo nella vostra camera,

e allora udrete per filo e per segno

come stanno le cose in realt;

e son sicura, ve lo garantisco,

che ne sarete lieto e soddisfatto.

Gi questo scritto vi dir qualcosa.

(Gli consegna un foglio)

Poveri cuori! Ce ne vuol fatica

a combinar di farvi stare insieme!

Per esser contrastati a questo modo,

cՏ da pensar che uno di voi due

non serva il Cielo come Dio comanda.

 

FALSTAFF -

Va bene, vieni su nella mia camera.

 

(Escono)

 

 

 

 

SCENA VI - La stessa

 

Entrano lOSTE e FENTON

 

OSTE -

Ah, non ditemi niente, mastro Fenton!

Nho gi tante pel capo,

che ho voglia di mandar tutto in malora!

 

FENTON -

Eppure mi dovere dare ascolto.

Se mi date una mano in questo affare,

io, parola donor di galantuomo,

vi regalo cento sterline doro:

pi di quanto possiate aver perduto

col furto dei cavalli.

 

OSTE -

QuandՏ cos, vascolto. Dite pure.

Se non altro, sapete chio son uno

che mantengo il segreto. Dite pure.

 

FENTON -

Vho dato gi sentore, qualche volta,

del mio tenero amore per Annetta,

la figliola di mastro Giorgio Page,

amore che pur ella mi ricambia

per quel tanto che a lei consentito

di dimostrare e a me di vagheggiare.

Ho test ricevuto una sua lettera

che certamente vi sbalordir,

perch la burla di cui vi si parla

cos strettamente collegata

con quanto avevo in mente di proporvi,

che non si pu parlare della prima,

senza svelare laltra. State attento.

Al centro cՏ quel grassone di Falstaff.

Vi descrivo perci, per grandi linee,

lintero meccanismo della burla.

Questa notte, tra mezzanotte e luna,

alla quercia di Herne il Cacciatore,

la mia Nannetta dovr recitare

la parte di regina delle fate

(la ragione spiegata in questa lettera)

e, cos travestita, mentre intorno

impazzer gran tramestio di burle,

il padre lha istruita di fuggire

con quel mastro Stanghetta fino a Eton,

e di sposarlo l immediatamente.

Ed ella ha acconsentito.

Ma sua madre caparbiamente avversa

a queste nozze e ben determinata,

a maritar sua figlia al dottor Cajus;

pertanto ha tutto fatto e predisposto

perch sia questi a fuggire con lei,

e, mentre lattenzione dei presenti

sar distratta dalle molte burle,

a condurla diritto alla parrocchia

dove ad attenderli sar un buon prete

per celebrar l stesso il matrimonio.

A questo sotterfugio della madre

ella, fingendo desser consenziente,

ne ha dato anche promessa al dottore.

Sicch le cose stanno ora cos:

il padre vuol chella vesta di bianco

e, s vestita, quando lo Stanghetta

penser che sia giunto il buon momento,

le andr vicino, e presala per mano,

le dir di fuggire insieme a lui.

La madre ha stabilito, dal suo canto,

per farla riconoscer dal dottore,

(dato che tutti saran travestiti,

e porteranno maschere sul volto),

che la sua Anna indossi unampia veste

verde, con gale al vento intorno al capo,

e che al momento giusto il dottor Cajus

le dia un pizzicotto sulla mano,

ed a questo segnale convenuto

la giovane ha promesso di seguirlo.

 

OSTE -

Ma la ragazza chi vuole ingannare,

dico, la madre o il padre?

 

FENTON -

Luna e laltro,

e fuggire con me, caro il mio Oste!

A questo punto, quello che mi manca

che voi, Oste, facciate in maniera

che il vicario si trovi pronto in chiesa,

tra mezzanotte e luna,

per unir saldamente i nostri cuori

con un legittimo rito nuziale.

 

OSTE -

Bene, mettete a punto il vostro piano.

Io vado dal vicario, ad impegnarlo.

Voi pensate a condurre la ragazza;

il celebrante non vi mancher.

 

FENTON -

Ve ne sar eternamente grato.

Ma voglio che di questa gratitudine

fin dora abbiate un segno. Ecco, tenete.

 

(Gli d una borsa di denaro)

 

(Escono)

 

 

ATTO QUINTO

 

 

SCENA I - La locanda delle Giarrettiera

 

Entrano FALSTAFF e QUICKLY

 

FALSTAFF -

Ti prego, basta adesso con le chiacchiere.

Va pure. Manterr la mia parola.

Questa la terza volta,

spero che il dispari mi porti bene.

Ma svelta! Pare che i numeri dispari

abbian qualcosa di virt divina

su nascita, fortuna e morte. Via!

 

QUICKLY -

Vedr di procurarvi la catena,

e far anche tutto il mio possibile

per procuravi quel paio di corna.

 

FALSTAFF -

Via via, che il tempo corre!

Procedi, testa alta e cuor leggero!

 

(Esce Quickly)

 

Entra FORD travestito da Ruscello

 

Pensavo giusto a voi, mastro Ruscello.

Mastro Ruscello, la nostra faccenda

questa notte, o mai pi!

Trovatevi, intorno a mezzanotte,

nel parco, presso la quercia di Herne,

e assisterete a delle meraviglie.

 

FORD -

Non siete andato pi da lei, signore,

ieri, per quel convegno che diceste?

 

FALSTAFF -

Ci sono andato, s, mastro Ruscello,

come vedete, da povero vecchio,

per dipartirmene, mastro Ruscello,

ahim, come una povera vecchietta.

Perch ancora una volta suo marito,

quel furfante di Ford, aveva in corpo

il peggior diavolo di gelosia

chabbia mai posseduto un energumeno.

Vi dir che mha pure bastonato,

e sodo, in quelle mie donnesche spoglie;

perch a me, come uomo, signor mio,

non fa paura nemmeno un Golia

che mi venisse avanti a mano armata

dun subbio di telaio tessitore;

perch per me la vita

non che una spoletta di telaio.

Ho fretta, adesso; venite con me;

vi racconter tutto per la strada.

Dallet che strappavo penne alle oche

e mi spassavo a marinar la scuola

e a far girare a frustate la trottola,

non ricordavo che volesse dire

una strigliata simile. Seguitemi.

Vi racconter cose stravaganti

di questo Ford; del quale questa notte

vorr pigliarmi unallegra vendetta

consegnando la moglie in vostre mani.

Seguitemi, perci, signor Ruscello.

Si preparano strani eventi. Andiamo.

 

(Escono)

 

 

 

 

SCENA II - Il parco di Windsor. Notte.

 

Entrano PAGE, ZUCCA e STANGHETTA

 

PAGE -

Avanti, avanti! al fosso del castello;

resteremo acquattati tutti l,

fin quando non appariran le luci

delle fiaccole delle nostre fate.

Stanghetta, ricordatevi, figliolo,

di riconoscere bene mia figlia.

 

STANGHETTA -

Non dubitate, ci siamo gi intesi.

Ci siamo dati una parola dordine

per riconoscerci luno con laltra.

Io vo da quella vestita di bianco

e dico: Zitti; lei risponde: Baci.

Ci riconosceremo in questo modo.

 

ZUCCA -

Questo va bene; ma a che cosa serve

che vi diciate questo zitti e baci?

Non basta il bianco a fartela distinguere?

Son suonate le dieci.

 

PAGE -

Notte fonda.

Luci e folletti ci staranno bene.

Propizi il cielo questo nostro spasso.

Nessuno qui male intenzionato,

allinfuori del diavolo; ma quello

lo riconosceremo dalle corna.

Su, venite con me.

 

(Escono)

 

 

 

 

SCENA III - Altra parte del parco di Windsor

 

Entrano ALICE, MEG e il dottor CAJUS

 

MEG -

Mastro dottore, allora siamo intesi:

mia figlia quella in verde;

voi, quando sia giunto il buon momento,

la prenderete per mano, e alla svelta

con lei vi recherete alla parrocchia.

Vogliate ora precederci nel parco;

noi due dobbiamo venirci da sole.

 

CAJUS -

So bene quel che devo fare. Adieu.

 

MEG -

Dio vassista, signore.

 

(Esce Falstaff)

 

Non sallegrer tanto mio marito

a vedere scornato sir John Falstaff,

quanto divamper tutto di rabbia

ad apprendere che mia figlia Annetta

ha sposato il dottore Ma che importa!

meglio una sfuriata passeggera

che un crepacuore per tutta la vita!

 

ALICE -

Ma dove sono Annetta e le fatine?

E il diavolo gallese di don Ugo?

 

MEG -

Sono tutti acquattati in un fossato

poco distante dalla quercia dHerne,

con le luci protette da uno schermo,

pronti a balzar di fuori nella notte

appena Falstaff ci si far incontro.

 

ALICE -

Morir di paura.

 

MEG -

E se non di paura, di vergogna,

con o senza paura scorbacciato.

 

ALICE -

Certo che questa nostra slealt

verso di lui, per quanto raffinata.

 

MEG -

Nessun rimorso: contro certi tipi

dimmondi libertini come lui,

linganno non vuol dire slealt.

 

ALICE -

quasi lora. Alla quercia, alla quercia!

 

(Escono)

 

 

 

 

SCENA IV - La stessa

 

Passano, traversando la scena, le fate con le torce accese protette da uno schermo; don Ugo EVANS travestito da diavolo, PISTOLA travestito da Puck; QUICKLY in bianco da regina delle fate; ANNETTA e GUGLIELMINO Page con altri giovinetti con vestiti rossi, verdi, neri, grigi e bianchi.

 

EVANS -

Svelte, svelte, fatine! Su, folletti!

Che ciascuno ricordi la sua parte,

e soprattutto nessuna paura.

Venite, nascondiamoci nel fosso,

e al mio segnale fate come ho detto.

Su, trottare, trottare!

 

(Escono, entrando nel bosco)

 

 

 

 

SCENA V - Il parco presso la quercia di Herne

 

Entra FALSTAFF travestito da Herne il Cacciatore,

con catena in mano e testa di cervo sul capo

 

FALSTAFF -

La campana di Windsor

ha battuto le dodici. lora.

Ora tutti gli di dal caldo sangue

mi sian propizi. Tu sugli altri, Giove,

che per amore della bella Europa

ti tramutasti in bue, e fu lamore

a farti mettere le corna in testa([50])

Non lo scordare Oh, potenza damore,

che fai talvolta duna bestia un uomo,

e talaltra tramuti un uomo in bestia!

Perfino cigno, Giove, ti sei fatto,

per Leda([51]) O, Amore onnipotente!

E cՏ mancato poco che, per esso,

tu non ti tramutassi in una papera.

Doppio peccato il tuo: la prima volta

assumendo la forma dun quadrupede

- quadrupedal peccato, Giove mio! -

e la seconda quella dun volatile

(pensaci, Giove, un peccato volatile!).([52])

Shanno gli di cos focosi lombi,

che posson fare i poveri mortali?

Eccomi qui, in questo parco di Windsor,

trasmutato in un cervo e, manco a dirlo,

il pi grasso di tutta la foresta.

Stiepiscimi, Giove, questa foja,([53])

o chi potr altrimenti biasimarmi

se mi si strugge addosso tutto il grasso?

Ma chi viene? Oh, ecco la mia damma.([54])

 

Entrano, dal fondo, ALICE FORD e MEG PAGE

 

ALICE -

Caro sir John! Sei qui, mio bel cervone?

 

FALSTAFF -

La mia cerbiatta dalla coda nera?([55])

Piova il cielo cantaridi,([56])

tuoni sullaria di Maniche verdi,([57])

e grandini confetti profumati,

nevichi eringi,([58]) e venga una tempesta

di dolci tentazioni!

Io mi rifugio qui!

 

(Labbraccia)

 

ALICE -

(Respingendolo dolcemente)

Anima mia!

CՏ la signora Page insieme a me!

 

FALSTAFF -

E spartitemi allora fra voi due,

come un capretto cacciato di frodo,

una coscia a ciascuna.

Io mi tengo per me lavantorace,

do il deretano al guardiano del parco,

e lascio eredi di queste mie corna

i vostri due mariti. Vi sta bene?

Non sono un uom di bosco?

Non parlo come Herne il Cacciatore?

Eh, stavolta Cupido

sՏ condotto da bimbo coscienzioso:

finalmente mi d soddisfazione!

ComՏ vero che son cuore leale,

siate le benvenute!

 

(Forti rumori allinterno)

 

Oh, Dio, che cՏ?

Misericordia! Che fracasso questo?

 

ALICE -

Ah, mi perdoni il cielo i miei peccati!

 

FALSTAFF -

Che vi succede?

 

ALICE/MEG -

Fuggiamo, fuggiamo!

 

(Fuggono via)

 

FALSTAFF -

Credo proprio che il diavolo

abbia deciso di tenermi immune

dal peccato, per tema che, dannandomi,

il grasso mio possa mandargli a fuoco

come un grande fal tutto linferno;

se no, quale motivo avrebbe avuto

dostacolarmi sempre in questo modo?

 

Entrano don Ugo EVANS, travestito come prima, PISTOLA travestito da Puck;([59]) QUICKLY, ANNETTA PAGE e gli altri travestiti da fate e da folletti, con ceri e torce accese.

 

QUICKLY -

Fatine nere, grigie, verdi e bianche,

ombre notturne al lume della luna

in coro tripudianti, orfane eredi

dimmutevole sorte, ora ciascuna

al proprio ufficio. Araldo spiritello,

adesso a te di fare il loro appello.

 

PISTOLA/PUCK -

Elfi, lappello vostro ora ascoltate.

Voi gingilli dellaria, ora tacete.

Tu, Grillo, te ne andrai saltabeccando

di Windsor sui camini, e se, spiando,

troverai fuochi non inceneriti

e focolai non sgombri n puliti,

pizzica le massaie con gli spilli

finch sian livide come mirtilli.

Alla nostra regina delle fate

non piacciono le genti trasandate.

 

FALSTAFF -

Sono fate. Chi parla ad esse, muore.

Chiuder gli occhi e star qui accucciato;

occhio duomo non deve mai spiare

quel chesse fanno.

 

(Si stende a terra bocconi e si copre la faccia con le mani)

 

EVANS -

Grano di Rosario,

dovՏ? Va per il mondo,

e percorrilo tutto a girotondo,

e l dove tu scorga una fanciulla

addormentata come un bimbo in culla,

dolcemente, perch tre volte pia

le sue preghiere a Dio ha recitato,

reca conforto alla sua fantasia

con un sogno incantato.

Ma quelle che si fossero addormite

dei commessi peccati non contrite,

pinzale tutte, gambe, spalle, bracci,

schiena, fianchi, polpacci.

 

QUICKLY -

Allopra, allopra, figli delle fate!

Di Windsor il castello, elfi, frugate,

allinterno, allesterno, e seminate

buona ventura in ogni penetrale,

s che fino al Giudizio universale

esso rimanga in questo suo splendore

degno del suo signore,

e questi desso. Da voi irrorati

di balsami e di fiori profumati

rimangano negli anni

dellOrdine([60]) gli illustri ed alti scanni,

ogni scanno, ogni stemma, ogni elmo eletto

da lealt sia sempre benedetto.

E voi, mie care fate prataiole,

cantate in coro le vostre carole,

intrecciando la vostra gaia schiera

con i legacci della Giarrettiera;

e sotto il vostro andar danzato cresca([61])

pi che in ogni altro prato erbetta fresca.

Scrivete: Honny soit qui mal y pense([62])

con ciuffi di smeraldi e fiorellini

bianchi, rossi e turchini,

come i zaffri, le perle, i broccati

che spiccan riccamente arabescati

sui ginocchi ricurvi e gli schinieri

di baldi cavalieri,

ch i fiori son linchiostro delle fate.

Ed ora disperdetevi, sciamate!

Ma ricordi ciascuna

non pi tardi dello scoccar delluna

la danza da intrecciare con fervore

sotto la quercia dHerne il Cacciatore.

 

EVANS -

Su, per mano, in pellordine ed alterne,

e siano mille lucciole/lanterne

a cuidar sotto lalbero il concento

della danza festosa

 

(Vede Falstaff accoccolato in terra)

Ma, un momento!

qui puzza duomo io sento.

 

FALSTAFF -

(Tra s)

Mi guardi il cielo dallelfo gallese,

che non mi venga addosso

e mi muti in un pezzo di formaggio!([63])

 

PISTOLA/PUCK -

(Avvicinandosi a Falstaff)

Verme maligno, fin dalla tua nascita

dal malocchio colpito!

 

QUICKLY -

Spiritelli,

sottoponetegli i polpastrelli

alla prova del fuoco: segli casto,

la fiamma si ritrae e non lo tocca;

se trasale, vuol dir che la sua carne

lalbergo dunanima corrotta.

 

PISTOLA/PUCK -

Alla prova! Alla prova!

 

EVANS -

Su, vediamo se questo vecchio legno

prende fuoco

 

(Lo scottano con le torce)

 

FALSTAFF -

Ohi, ohi, ohi!

 

EVANS -

corrotto!

Sozzo e corrotto da cattive brame!

Addosso, miei folletti, circondatelo,

intonategli un canto di dileggio

e, danzandogli intorno a piede alterno,

punzecchiatelo a tempo di balletto.

 

(Le fate e i folletti si dispongono intorno a Falstaff, disteso a terra, e cantando lo punzecchiano)

 

 

CANZONE

 

Vergogna ai turpi ardori

vergogna alla lussuria:

solo sanguigna furia

attizzata nei cuori

da desideri impuri.

Se vi soffia il pensiero

le sue fiamme son vampe

che salgon fino al cielo.

Elfi, folletti, fate,

a turno il pizzicate,

pinzatelo, scottatelo,

voltolatelo, fin che le fiammelle

sestinguan con la luna e con le stelle.

 

(Durante il canto entrato, da una parte, il dottor Cajus, che ha rapito una fatina vestita di verde; da unaltra parte Stanghetta, che ha rapito a sua volta una fatina vestita di bianco; poi Fenton, che ha rapito Annetta Page)

 

Al termine del canto si sentono echeggiare nelle vicinanze corni da caccia; a quel suono le fate e gli altri fuggono. FALSTAFF si alza, si toglie dal capo la testa di cervo e sta per andarsene, quando entrano PAGE, MEG PAGE e ALICE

FORD che lo afferrano e lo trattengono.

 

PAGE -

Eh, no, stavolta non ci scapperete!

Vabbiam colto sul fatto, cavaliere!

Non avevate proprio altro sistema

per correre la vostra cavallina

che vestirvi da Herne il Cacciatore?

 

MEG -

(Al marito)

Ti prego, via, non spingere la burla

pi oltre di cos Caro sir John,

vi piaccion sempre le mogli di Windsor?

(Indicando le corna della testa di cervo che Falstaff ha in mano)

Vedi queste, marito?

Non ti sembra che queste belle corna([64])

meglio saddicano alla foresta

che non alla citt?

 

FORD -

Beh, cavaliere, il cornuto chi ?

Mastro Ruscello, il cavalier Falstff

un furfante, un furfante con le corna,

e le sue corna eccole, sono qua;

ed ei di Ford non sՏ goduto altro

che il cestone dei panni ed il bastone,

oltre ad una ventina di sterline

che dovr rendere debitamente

a mastro Ford; a garanzia di che

i suoi cavalli son sotto sequestro.

 

ALICE -

La Fortuna, sir John, non ci fu amica.

Non siamo riusciti ad incontrarci

da soli a soli Devo rinunciare

per sempre a prendervi per mio amante,

ma vavr sempre per un caro cervo.([65])

 

FALSTAFF -

Mi comincio ad accorgere

che ho fatto la figura del somaro.

 

FORD -

Del somaro e del bue. Prove alla mano!

 

FALSTAFF -

Non sono dunque fate, tutte queste?

Tre - quattro volte mՏ venuto in mente

che non dovevan esser vere fate;

ma il mio senso di colpa e la sorpresa

mhanno bloccato i sensi e la ragione

e mhan fatto apparire realt

quel chera sol grossolana finzione,

sicch a dispetto dogni senso logico

ho creduto che fosser fate vere.

Guardate un po come lumano ingegno

si pu smarrire quando volto al male!

 

Rientra don Ugo EVANS non pi mascherato

 

EVANS -

Sir John, badate a servire il Signore!

Allontanate le voglie perverse,

e le fate non pi vi pungeranno.

 

FORD -

Ben detto, buon don Ugo delle Fate!

 

EVANS -

(A Ford)

Per anche foi dofete allontanare,

per favore, le vostre celosie.

 

FORD -

Ah, non sospetter pi di mia moglie

almeno fino al giorno in cui, don Ugo,

voi stesso riuscirete a corteggiarla

senza storpiare il nostro bellinglese!

 

FALSTAFF -

Ho dunque esposto il mio cervello al sole

da farlo rinseccare

fino a non farci restare pi niente,

per non aver saputo prevenire

una tal grossolana ciurmeria?

Mi son fatto menare per il naso

da un caprone gallese!

Dovr dunque incalcarmi sulla testa

uno zucchetto di feltro a sonagli?([66])

Ci manca solo chio resti strozzato

da un pezzo di formaggio abbrustolito!([67])

 

EVANS -

Formaccio non puono a fare purro!

E la fostra ventraia tutto purro.

 

FALSTAFF -

(Rifacendogli il verso)

Formaccio e purro, e s, eh!

Sicch sarei vissuto fino ad oggi

per esser preso a gabbo da qualcuno

che fa frittelle della nostra lingua!([68])

Ce nՏ abbastanza per lumiliazione

di tutti i libertini ed i nottambuli

che vanno in giro per il nostro regno.

 

MEG -

Ma davvero, sir John,

voi avete pensato che noi due,

quando ci fossimo ancora decise

in un momento di spensieratezza,([69])

a cacciar via dal cuore lonest

e, gettato dallanimo ogni scrupolo,

ad aprirci le porte dellinferno,

che proprio voi avesse destinato

il diavolo a sopir le nostre voglie??

 

FORD -

Che! Un polpettone simile?

Una saccoccia ripiena di stoppa?

 

MEG -

Uno che par gonfiato con il mantice?

 

PAGE -

Barbogio, infreddolito, raggrinzito

con tanto di schifoso budellame?

 

FORD -

E che bestemmia pi dun satanasso?

 

PAGE -

Pi squattrinato e povero di Giobbe?

 

FORD -

E pi perverso della sua versiera?([70])

 

EVANS -

E dedito al peccato della carne,

alla taverna, al vino, allidromele

e ad ogni sorta daltri beveraggi,

al turpiloquio ed alle smargiassate,

a schiamazzi, litigi e chiacchiericci?

 

FALSTAFF -

Tutti contro di me, come un bersaglio!

Siete in vantaggio, sono sopraffatto,

tanto da non saper pi che rispondere

a codesta flanella di Gallese Lignoranza

mi fa da contrappeso e mi disarma;

fate pure di me quel che vi pare.

 

FORD -

Perbacco, signor mio, se lo faremo!

Vi condurremo a Windsor,

al cospetto di un tal mastro Ruscello,

al quale avete scroccato denaro

come compenso del fargli da pandaro;

e son convinto che di tutti i guai

che vi son capitati fino qui,

dover restituire quei quattrini

sar per voi una pena mordente.

 

PAGE -

Tuttavia, cavaliere, stammi allegro!

Questa sera verrai a casa mia

a bere insieme qualcosa di caldo;

e potrai anche farti due risate

sul conto di mia moglie,

comella se ne fa ora sul tuo,

annunciandole che mastro Stanghetta

ha sposato sua figlia.

 

MEG -

(Tra s)

Qualcuno ne potrebbe dubitare

Se Anna figlia mia,

a questora gi sposa al dottor Cajus.

 

Entra STANGHETTA

 

STANGHETTA -

Uhi, uhi, uhi, pap Page!

 

PAGE -

Che cՏ, figliolo? Avete fatto tutto?

 

STANGHETTA -

Altro che fatto! Questo un tale imbroglio,

che il pi gran genio di questa contea,

mimpiccassero, non ci capirebbe!

 

PAGE -

Capirebbe, figliolo? Ma che cosa!

 

STANGHETTA -

Arrivo a Eton per sposare Annetta,

e mi trovo per mano, in vece sua,

un salamone grasso e grosso tanto

che non fossimo stati in una chiesa

lavrei gonfiato, giuro, di cazzotti

o lui avrebbe cazzottato me.

Dio non mi faccia muovere pi un passo,

se non credetti che quello era Annetta;

e invece era un volgare postiglione!

 

PAGE -

Oh, santo Dio! ComՏ? Ti sei sbagliato?

 

STANGHETTA -

Che domanda! Lo credo bene, s,

se ho preso un uomo per una ragazza!

E se, mettiamo, lavessi sposato,

malgrado fosse vestito da donna,

di certo non me lo sarei tenuto

 

PAGE -

Tutta colpa della tua sbadataggine!

Te lavevo spiegato tanto bene,

che mia figlia potevi riconoscerla

dal color della veste.

 

STANGHETTA -

Quella bianca!

E verso quella bianca sono andato:

ho detto: Zitti, e quello ha detto: Baci,

come eravamo intesi Annetta ed io.

E invece quella non era lAnnetta,

ma un uomo, un ragazzotto, un postiglione.

 

MEG -

Giorgio caro, non tarrabbiare adesso:

io conoscevo il tuo intendimento,

e invece che di bianco, nostra figlia

lho vestita di verde, ed a questora

si trova certamente alla parrocchia

col dottor Cajus, e lavr sposato.

 

Entra il dottor CAJUS

 

CAJUS -

Madama Page! DovՏ madama Page?

Parbleu, stavolta me lavete fatta!

Ho sposato un garon, un giovinetto!

Un paysan, parbleu! un contadino!

Dico un ragazzo, invece di Anna Page!

Eh, s, parbleu, sono stato truffato!

 

MEG -

Che! Non prendeste con voi quella verde?

 

CAJUS -

La presi, s, solo chera un ragazzo!

Giuro che butto allaria tutta Windsor!

 

(Esce precipitosamente)

 

FORD -

Strabiliante! Ma allora Annetta Page,

quella vera, chi lha portata via?

 

PAGE -

Il cuor mi dice male mastro Fenton

Eccolo, infatti.

 

Entrano FENTON e ANNETTA, abbracciati

 

Ebbene, mastro Fenton!

 

ANNETTA -

Perdono, padre mio! Perdono, madre!

 

PAGE -

Madamigella, ebbene, come mai

non sei andata con mastro Stanghetta?

 

MEG -

Rispondi a me: come mai, ragazzina,

non sei andata con il dottor Cajus?

 

FENTON -

Non state a tormentarla.

Vi dir tutto io per filo e segno.

Voi avreste voluto maritarla

in un modo quantaltri mai perverso,

dove lamore non aveva parte.

Vero che noi da tempo

ci eravamo promessi luno allaltra,

ed ora siamo stretti da un legame

per cui pi nulla potr separarci.

Benedetta la sua disobbedienza

di figlia; questo inganno non frode,

non rivolta, non irriverenza,

dal momento che sol per questa via

ella avrebbe potuto risparmiarsi

le mille e mille ore empie e dannate

che un matrimonio fatto con la forza

le avrebbe rovesciato sulle spalle.

 

FORD -

(A Meg e Page)

Non state l di sasso, sbigottiti!

Non cՏ rimedio: gli affari damore

li governa direttamente il cielo.

Coi danari si comprano i terreni,

ma le mogli le vende solo il Fato.

Convien perci accettare con amore

quello che non pu esser evitato.

 

FALSTAFF -

Quel che dite mi allegra.

Eravate appostato espressamente

per colpirmi; la vostra freccia, vedo,

ha deviato altrove.

 

PAGE -

Del resto, come riparare, Fenton?

Voglia il cielo concederti, oramai,

gioia e salute. Accettiam con amore

quello che non pu essere evitato.

 

FALSTAFF -

(A parte)

Gi, quando i cani cacciano la notte

ogni specie di selvaggina buona!

 

MEG -

Bah, neppur io convien che pi mi lagni.

Fenton, ti mandi il cielo

molti giorni felici! Ora, marito,

torniamo a casa, noi, sir John e tutti,

a ridere di questi nostri scherzi

davanti ad un bel fuoco di campagna.

 

FORD -

E sia. Sir John, sapete che vi dico,

che finir che voi, malgrado tutto,

avrete mantenuto la parola:

mastro Ruscello passer la notte

con la moglie di Ford, madama Alice!

 

 

FINE

 

 



 

([1]) Si segue la lezione del Dover-Wilson Pity-Ward, in luogo di pittie-ward dellAlexander e di petty-ward di altri, che non vogliono dir nulla; Pity-Ward la Via della Piet, a Windsor, dove sorgeva la chiesa della Beata Vergine della Piet.

 

([2]) Don Evans alterna al suo strambotto - versetti che Shakespeare abilmente modella sullo stile di Christopher Marlowe, assai in voga a quel tempo - un riferimento biblico, parafrasando il Salmo CXXXVI: Sulle rive dei fiumi di Babilonia ci sedemmo a piangere nel ricordo di Sion.

 

([3]) la minestra di cereali mangiata in Inghilterra e in Scozia al mattino per prima colazione; i Gallesi la aborriscono.

 

([4]) Peace, I say, Gallia and Gaul: Gaul il nome antico delle popolazioni celtiche che abitavano il Galles, detto perci Gaulia.

 

([5]) No, he gives me the potions and the motions: motions sono qui, in termine medico, i movimenti degli intestini che precedono lespulsione delle feci dopo lassunzione di pozioni.

 

([6]) No, he gives me the proverbes and the no-verbs: proverbs sono la saggezza popolare; no-verbs son tutte le cose che non si possono fare senza peccare (verb in senso figurato tutto ci chՏ importante, soprattutto sul piano spirituale).

 

([7]) e un po migliori non nel testo che ha semplicemente two other husbands, ma migliori implicito nellinglese other, che distingue nel senso positivo di finer, nicer. Meg rimprovera implicitamente a Ford di esser troppo e ingiustamente geloso.

 

([8]) This pretty weathercock: weathercock la banderuola di ferro girevole, fatta solitamente a foggia di gallo, che sta sulle guglie dei campanili ad indicare la direzione del vento.

 

([9]) V. sopra la nota 76.

 

([10]) The clock gives me the cue: to give the cue espressione del linguaggio teatrale: cue limbeccata, lultima parola del personaggio che ha parlato prima, che d lentrata al personaggio seguente.

 

([11]) Questa improvvisa chiamata in ballo di personaggi che non sono nel cast della commedia, lascia supporre che il pubblico abbia assistito prima alla rappresentazione della prima e seconda parte dellEnrico IV, che stata di poco precedente, come si detto nella Nota introduttiva. Gli scapestrati principe e Poins ( the wild Prince and Poins) sono infatti tra i protagonisti di quel lavoro. Il principe il giovane principe di Galles, Enrico, futuro Enrico V, le cui prodezze di scapestrata giovent, compiute in compagnia di Falstaff, Poins e altri soci della stessa risma, sono appunto argomento delle due parti dellEnrico IV, dove per non figura affatto un Fenton, come vuole qui Page.

 

([12]) Qui nel testo cՏ un sofisticato gioco di parole, cos ermetico e contorto, che difficile credere che il pubblico potesse coglierlo a volo dalla bocca dellattore. LOste ha detto, parlando di Falstaff, I will drink canary with him, dove canary il vino spagnolo delle Canarie, assai pregiato allepoca in Inghilterra; ma canary anche canario (o, per alcuni, canaria), il nome di una danza spagnola dal ritmo assai vivace. Ford commenta cos tra s la battuta dellOste: Arrivo io da lui prima di te e gli faccio ballare le canaria (danza), non senza prima aver bevuto con lui la canaria (vino) in pipe-wine, dove pipe-wine nientemeno il nome di una pianta (Aristochia Sypho) che produce calici a coppia.

 

([13]) in the brew-house. the brew-house era il locale della casa, normalmente attiguo alla cucina, in cui si conservava e spesso si fabbricava la birra.

 

([14]) You little Jack-a-Lent: Jack-a-Lent vocabolo creato da Shakespeare; equivale, secondo il glossario dellAlexander, a dummy set up at Lent as cockshy, pupazzetto esposto in vetrina.

 

([15]) Remember you cue: per cue v. sopra la nota 122.

 

([16]) Meg prosegue il traslato di cue: lattore che non entra a tempo e recita male fischiato.

 

([17]) Have I caught thee, my heavenly jewel!: il primo verso di un canzoniere dal titolo Astrophel and Stella di sir Philip Sydney, poeta e drammaturgo contemporaneo di Shakespeare. Nel metterlo in bocca a Falstaff, chiara lintenzione di Shakespeare di fare il verso alla maniera petrarchesca di quelle composizioni poetiche.

 

([18]) Il tema del contrasto Natura/Fortuna, frequente nella moralistica classica, ripreso sovente da Shakespeare.

 

([19]) and smell like Bucklesbury in simple time: Bucklesbury era la strada della Londra elisabettiana dove si teneva il mercato delle erbe medicinali, dette semplici.

 

([20]) the cowl-staff: il lungo bastone da infilare nei due manici del cesto per alzarlo e trasportarlo a spalla.

 

([21]) Il testo tuttaltro. Alice ha detto al marito: Ci manca adesso che tinteressi di bucato ed ha usato per bucato il termina buck-washing (You were best meddle with buck-washing); ma buck anche appellativo di animale cornuto (alce, renna, cervo, daino, bove) e Ford lo coglie per ripetere a se stesso: Cornuto! Magari potessi lavarmi io delle corna! (I would I could wash myself of the buck!) E insiste: Cornuto, cornuto, cornuto! s, cornuto! Vassicuro, cornuto! E di stagione, anche, vedrete. (Buck, buck, buck! ay, buck! I warrant you, buck; and of the season too, it shall appear.).

 

([22]) Well, I promised you a dinner: molti curatori traducono dinner per cena, ignorando inspiegabilmente: 1) che dinner nellinglese antico pranzo; 2) che, comunque, qui siamo a ora di mezzogiorno, lappuntamento di Alice Ford a Falstaff essendo dalle dieci alle undici (del mattino, si capisce).

 

([23]) and tells me tis a thing impossibile / I should love thee but as a property, letteralm.: e mi dice che impossibile che io possa amarti se non come una propriet.

 

([24]) Ay, by God, that I will, come cut and long-tail, under the degree of esquire: tail in linguaggio giuridico la concessione, da parte del re, ad una persona di un certo ceto sociale ed ai suoi eredi, dellusufrutto a tempo determinato di un possedimento o dominio agrario della corona. Stanghetta vuol dire che il suo status sociale gli d titolo ad ottenere questo tipo di concessione, essendo egli, di censo, un grado sotto a quello di scudiero (esquire).

 

([25]) Bisticcio piuttosto melenso, come il personaggio. Anna gli ha chiesto: What is you will? Will al singolare volont; ma si dicono will anche le ultima volont espresse in testamento; e cos lintende Stanghetta.

 

([26]) Falstaff, come spesso i personaggi di Shakespeare, parla al pubblico.

 

([27]) Gioco di parole sul doppio significato di ford, che ogni specchio dacqua da traversare a guado, comera appunto il luogo sulle rive del Tamigi dove le lavandaie andavano a fare il bucato. Si reso con fiordo per assonanza, ma non certo per simiglianza.

 

([28]) Il testo ha erections; Quickly, come al solito spropositando, voleva dire directions. Ma Falstaff, nella risposta, finge dintendere proprio erections.

 

([29]) So did I mine, to build up a foolish womans promise: Falstaff prosegue il traslato introdotto da erections: si erige una costruzione.

 

([30]) he is very-courageous-mad: altra papera di Quickly, che dice courageous, per outrageously. Il fuor dai cancheri (per assonanza con fuor dai gangheri) preso dalla traduzione di Emilio Cecchi e Susi Cecchi-DAmico (Newton, Roma, 1990).

 

([31]) Stanghetta, come lo zio Zucca, giudice di pace. A quel tempo la scuola era tenuta dal parroco per la parte didattica, ma sorvegliata e amministrata dal giudice di pace.

 

([32]) Il quibble del testo un bisticcio. Don Ugo ha chiesto a Guglielmino: How many numbers is in nouns?, Quanti numeri ha il nome comune?; poich ha usato il verbo al singolare, Quickly ha capito: How many numbers is Ods nouns? dove Ods starebbe per Gods e cio: Quanti sono i numeri di Dio.

 

([33]) Guglielmino ha pronunciato pulcher in modo che Quickly capisca pulecat, faina, e dice, meravigliata: Bella, la faina?. Per dare un qualche senso alla battuta, sՏ pensato di suggerire che lattore italiano pronunci pul-cer, e Quickly intenda pulce.

 

([34]) Hang-hog appendi maiale.

 

([35]) Il testo un bisticcio diabolico, intraducibile. Quickly ha preso horum per whorum, dialettale per whore, sgualdrina e genitive case (Evans aveva chiesto a Guglielmino: What is your genitive case?) per il caso di Jennie; Jennie verosimilmente il nome di una nota prostituta, e allora Quickly esclama: Vengeance of Jennies case, fie on her! Never name her, child, if she be a whore!, Accidenti al caso Jennie, svergognata! Non nominarla, bimbo, una donnaccia!.

 

([36]) your sorrow hat eaten up my sufferance: cio: il vostro grande dispiacere (per quanto mi capitato) ha cancellato in me ogni traccia del mio risentimento verso di voi.

 

([37]) Sullesempio del Baldini, traggo di peso - con qualche minimo ritocco - questa strofetta dal testo del libretto di Arrigo Boito per il Falstaff di Giuseppe Verdi, II, 164-167. Il testo inglese avrebbe, in una traduzione letterale: Proveremo con quello che faremo / che le mogli possono essere allegre / ed insieme oneste. Noi che spesso / ridiamo e scherziamo non facciamo il male. vero il vecchio proverbio: Scrofa cheta mangia tutto il pastone.

 

([38]) to unfool me again?: to unfool verbo inventato da Shakespeare con fool, impazzire e un privativo: letteralmente: per avermi dato del matto.

 

([39]) Youth in a basquet!: espressione colloquiale; letteralm.: Giovent in un cesto, che si diceva del giovane amante di donna matura, fortunato tanto da essere servito alla donna in un cesto.

 

([40]) Mother Pratt: mother e father erano gli appellativi che si davano comunemente ai vecchi.

 

([41]) Ill prat her: prat significa, in gergo, natica; Ford riprende il Mother Pratt di Meg, e dice: Ora la sculaccio io!

 

([42]) never trust me when I open again: to open in gergo venatorio si dice del cane che comincia ad abbaiare inseguendo la preda. Talvolta abbaia a vuoto.

 

([43]) in fee-simple, with fine and recovery: la formula giuridica con la quale la corona cedeva le sue terre ai baroni; i quali, in base ad essa, dopo un certo numero di anni di possesso, avendone corrisposto lusufrutto (fine), potevano riscattarle in propriet. Alice vuol dire che se il diavolo ha messo sullanima di Falstaff - come su quella di Faust - ipoteca con patto di riscatto, gli pu permettere di godersela ancora impunemente.

 

([44]) from forth a saw-pitch: saw-pit un piccolo scavo fatto per terra nei boschi dagli spaccalegna ai bordi del quale veniva eretta una struttura per segare il legname con una grande sega a due manici, uno tenuto dal legnaiolo che stava nello scavo, laltro da quello che stava in superficie.

 

([45]) like a Jack-an-apes: il termine jack-an-apes con cui sindicava scherzosamente una scimmia ammaestrata, era usato anche per indicare qualunque essere burlone e dispettoso. Sul travestimento di don Evans i critici hanno svolazzato tra diavolo, satiro, scimmia e altro. Diavolo sembra il pi probabile, anche perch cos lo dice pi sotto (v. 12) Alice Ford: Welsh devil Hug.

 

([46]) Thine Ephesian: Ephesian labitante di Efeso, lantica citt ionica; lOste, come abbiamo gi notato, ha il vezzo di chiamare le persone col nome di paesi, di personaggi storici, di razze (cfr. my Ethiopian al v. 25 della terza scena del II atto e, pi sotto, Bohemian-Tartar).

 

([47]) I may not conceal them, sir: evidentemente Simplicio vuol dire il contrario, non conceal ma reveal; ma lo strafalcione serve al drammaturgo per fargli fare il verso dallOste, come glielo far pi sotto Falstaff con averla a no: un espediente per far ridere il pubblico.

 

([48]) Si capisce che Falstaff parla di se stesso, e che la vecchia grassoccia che Simplicio ha visto salire alla sua camera non era altri che lui stesso, Falstaff, ancora nel travestimento da vecchia strega con il quale scappato dalla casa e dalle bastonate di Ford.

 

([49]) Gioco di carte di origine spagnola.

 

([50]) Secondo la mitologia classica, che Shakespeare riprende da Ovidio, Giove, in una delle sue amorose passioni, si trasform in bianco toro per rapire Europa, sorella delleroe tebano Cadmo (da Giove stesso mutato in serpente); dalla loro unione nacquero Minosse, che regn a Creta; Radamanto, che regn in Cilicia, e Sarpedonte, che combatt a Troia e fu ucciso da Patroclo.

 

([51]) Per possedere Leda, moglie di Tindaro re di Sparta e madre dei Dioscuri Castore e Polluce, Giove si trasform in cigno.

 

([52]) and then another in the semblance of a fowl think on it, Jove, a foul fault!: il testo inglese gioca, come si vede, sulla omofonia di faul, sozzo, immondo e fowl, volatile.

 

([53]) Send me a cool ruth-time, Jove: prosegue il traslato del cervo: ruth-time lannuale ricorso della stagione in cui lanimale va in calore.

 

([54]) Who comes here? My doe: doe la damma, la femmina del cervo. Prosegue il traslato.

 

([55]) Alice Ford bruna: avviso di Shakespeare a quei registi moderni che la fanno bionda o castana!

 

([56]) Let the sky rain potatoes: letteralm.: Piova il cielo patate!; ma in italiano grottesco. Laccostamento della afrodisiaca cantaridina alla patata anche in Troilo e Cressida, V, 2, 54 2: TERSITE: How the devil Luxury, / Whith his fat rump and potato finger/ Thickes these together:

Ah, come il demone della Lussuria

con il suo prosperoso deretano

e col suo dito di cantaridina

li frega bene, luno contro laltro!

 

([57]) Greensleaves: verosimilmente il titolo di una ballata licenziosa dellepoca.

 

([58]) snow erimgoes: il termine eringoes sconosciuto allOxford Universal Dioctionary; il glossario dellAlexander indica candied sweet meat, dolci canditi. Emilio Cecchi, nella sua traduzione della commedia shakespeariana, scrive che il Sannazzaro, nella sua Arcadia ha il termine eringe e lo descrive come una notissima erba dei nostri liti, la radice della quale si presenta alle volte simile al sesso virile o femmineo ma se per sorte ad alcuno quella del suo sesso venisse nelle mani, sarebbe senza dubbio fortunatissimo in amore. Se Shakespeare intendesse questo col suo eringoes lo si lascia allarbitrio del lettore; ma il termine eringi, nella definizione del Sannazzaro calza a pennello nellinvocazione di Falstaff.

 

([59]) La didascalia ha disguised as Hobgolin: Hobgolin il nome di uno dei diavoli inventati da Shakespeare; lo si ritrover nel Re Lear, IV, 1, 61, insieme a quelli d Obidicut, Obididence, Mahu, Modo, Flipperdigibett. Puck una variazione del nome di Hobgolin.

 

([60]) LOrdine cavalleresco per eccellenza era quello della Giarrettiera istituito intorno al 1344. Tutta questa tirata in versi , riconosciutamente, un occasionale rifacimento, loccasione essendo quella del conferimento dellordine ad alcuni alti personaggi da parte della regina Elisabetta (v. la Nota introduttiva).

 

([61]) Testo: The expressure that it bears, green let it be,/ More fertile-fresh than all field to see. La lettura di questi due versi, di fattura visibilmente non di mano di Shakespeare per la loro bruttezza, incerta. Alcuni intendono tutta la frase riferita allo stemma dellOrdine della Giarrettiera e leggono: La coloritura che esso (lo stemma) reca sia verde, di un verde pi fertile alla vista di quello di tutto il campo: che letteralmente corretto (intendendo per field, il campo, lo sfondo dello stemma), ma di senso piuttosto ermetico alla lettura.

 

([62]) il motto dellOrdine della Giarrettiera, quale figura sul suo emblema.

 

([63]) Falstaff non ha riconosciuto don Evans, ma ha capito che si tratta di un Gallese dalla pronuncia. Il Galles era terra di pastorizia ed il formaggio stato sempre cibo assai apprezzato dai Gallesi; la loro predilezione per tale alimento ancora oggetto di arguzie fra gli Inglesi.

 

([64]) these fair yokes: yoke, giogo, in senso figurato, come qui, ogni oggetto, sistema, situazione, simbolo di servit, sottomissione costrizione. La corna sono yokes al cervo perch con le loro ramificazioni gli impediscono di muoversi in piena libert nella foresta.

 

([65]) but I will always count you my deer: il solito gioco di parole, godibile, purtroppo, solo alla pronuncia inglese, tra deer, cervo, e dear, caro: per lo spettatore inglese Alice pu aver detto tanto: Vi avr come mio cervo, quanto: Vi avr come mio caro.

 

([66]) Shall I have a coxcomb of frieze?: lo zucchetto a sonagli (coxcomb) era portato dai giullari e dai buffoni di corte.

 

([67]) Falstaff continua a prendersela con don Evans, il bersaglio pi facile al suo risentimento: il Galles era paese di capre, di formaggi di capra e di stoffe di lana di capra; anche la flanella dorigine gallese.

 

([68]) Formaggio e burro sono gli ingredienti delle frittelle.

 

([69]) By the head and shoulders: espressione idiomatica per indicare senza pi testa sulle spalle.

 

([70]) And as wicked as hi wife?: his wife si riferisce al satanasso prima menzionato da Ford, non gi a Giobbe (che, tra laltro, non aveva moglie).