Appartenne marginalmente all'espressionismo etico-umanitario anche l'alsaziano YVAN GOLL (pseudonimo di Isaac Lang, 1891-1950), che ebbe «tre cuori» e nessuna patria ed avrebbe potuto dire di sé ciò che disse del suo «Jean sans terre» (pubblicato negli anni trenta): «muore con un cuore francese, con spirito tedesco, sangue ebreo e passaporto americano». Uno dei piú compiuti europeisti della letteratura tedesca, Goll merita attenzione soprattutto come il forse piú dinamico promotore del surrealismo europeo. [1] Rifare la storia delle quattro redazioni del poemetto, impostato con grandiosità ancora ottocentesca, «Der Panamakanal» [2] (dal 1912 al 1924) significherebbe passare da un'enfatica esaltazione del lavoro che, come il taglio di Panama, trasforma ed unisce continenti e popoli, alla protesta amara per il lavoro che torna a confermarsi schiavitú. [3] Espressionistico può dirsi il ditirambo «Der neue Orpbeus» (1918), mentre la funambolesca e funebre rapsodia epica «Der Eiffelturm» (1924) è la prima poesia surrealistica in lingua tedesca. Il motivo dell'«umanità simultanea» dominante nella rapsodia è collegato con quello del «finis Europae» nel breve e tremendo romanzo «Der Eurokokke» [4] (1927). Il dramma satirico «Methusalem oder Der ewige Bürger» (1922) può essere considerato come anello di congiunzione fra il teatro del grottesco di Jarry ed il teatro dell'assurdo di Jonesco [5]; interesse forse anche maggiore presenta il canovaccio cinematografico «Chaplinade» (1920), il cui funambolismo spregiudicato nasconde una poesia delicata e sottilmente amara. [6] Al ciclo lirico «Dix Mille Aubes» (1925) collaborò la moglie Claire, che tradusse poesie francesi di Yvan e pubblicò una grande edizione postuma, in cui le poesie o i rifacimenti di lei non sono ben distinti dalle poesie del marito. [7] L'opera francese piú notevole di Goll è «Jean sans Terre» (1936-39; redazione inglese «Landless John», 1944), poema di un eroe che continua stanco, quasi cieco, ma con indomabile coraggio la vita di eterna peregrinazione a cui è condannato [8]; una figura ebraica parallela al re inglese è Giobbe in due poesie tedesche degli ultimi anni. Il sinistro «Atom Elegy» del 1942 fu redatto originariamente in inglese. Del 1948 è il manifesto del reismo, redatto originariamente in francese; in esso il realismo, il surrealismo ed il neorealismo, sono ricondotti alla «radice» del res, che è piú della realtà, essendo l'«oggetto vegetativo in moto», un «essere fiore collegato con la propria radice». Questo reismo è una specie di salto mortale, che rifiuta la realtà, salvo a lasciarsi poi abbacinare proprio dagli aspetti concreti, visivi di essa; lo sforzo di giungere alle radici intege in senso quasi organico - vegetativo ed anche minerale - è evidente nelle ultime poesie, «Traumkraut» (1941-49), dove il dialogo, dopo tanti e tanto diversi orizzonti, diventa monologo e Goll, Orfeo di se stesso, Adamo assorto a richiami secolari del sangue, scende agli abissi del proprio corpo.


[1] Passò gli anni della prima guerra a Ginevra con i pacifisti raggruppati intorno a Rornain Rolland; a Parigi fu amico di Joyce e nel 1924 diresse la rivista «Surréalisme», con cui cercò di rinnovare il cubismo letterario dei seguaci di Apollinaire. I principi teorici del surrealismo, cui egli si votò nel 1920, si trovano implicitamente già nell'introduzione, scritta nel 1918, aì due «Überdramen» (Transdrammi) pubblicati nel 1920, «Der Unsterbliche» (L'immortale) e Der Ungestorbene (Il non morto); egli anticipò quindi di parecchi anni il manifesto di Breton. Nel 1939 emigrò a New York; morí nel 1950 dì leucemia in un ospedale di Parigi. Per alcuni mesi era stato tenuto in vita col sangue donato da sedici poeti di diversi paesi. SU

[2] «Il canale di Panama», cfr. Dichtungen, a cura di Claire Goll, Darmstadt 1960, pp. 51 e 147-50. SU

[3] M. MARIANELLI nell'importante saggio «Preludio a Yvan Goll», in «Siculorum, Gymnasium», Catania 1964, p. 4. SU

[4] L'eurococco. È il bacillo che già divora la cultura europea e provocherà la morte del nostro continente. SU

[5] Nel proclama «Es gibt kein Drama mehr» (Non vi è piú alcun dramma, 1922) Goll sostiene che nell'età mercantilistica, in cui esistono soltanto le patate e i villini, non vi può essere un dramma dell'azione e dei conflitti, un dramma religioso o patriottico o passionale: «Che ci resta ancora? Rendere ridicola la nostra età. L'ironia salace, dura, malvagia. La frusta. L'ìnesorabilità. Il bisturi che penetra fino all'osso». Nei due 'Überdramen' e piú ancora in «Methusalem» è palese soprattutto l'automatismo surrealistico in funzione dì smascheramento dei luoghi comuni del linguaggio, quell'alogismo, in cui la frase si rivela soltanto copertura di un vuoto spirituale agghiacciante. SU

[6] «Chi per lunghi giorni attende follemente nella mettopolitana l'impossibile amata, conosce il mio dolore»; «L'unica, che non fu mai nel cinematografo, se mi vedesse singhiozzare, lei pure riderebbe». Da tale disperazione nasce il clownismo di Goll, già ammesso. con riserve, nel manifesto surrealistico redatto nel 1918. Nel progettato film Chaplin esce da uno dei moltissimi affissi cinematografici, assume la forma dei personaggi piú diversi, s'identifica con tutta l'umanità, diventa molto piú grande dei suoi persecutori ed è alla fine incollato su uno degli affissi che rappresentano la propria figura. Allo sfruttamento della tecnica cinematografica s'aggiunge l'impiego del megafono e del fonografo, «maschera della voce»: Goll passa dal dadà al surrealismo anticipando anche la «Neue Sachlichkeit». Nel grottesco «Der Unsterbliche» un giovane compositore muore fra le braccia di un «fotografo dell'anima», di un operatore cinematografico, che, dopo avergli sposata l'amata, ha fotografato la sua agonia ed ha registrato anche le sue parole. Tutto può essere riprodotto e «l'arte vive in eterno». SU

[7] Sugli arbitrii filologici della già citata edizione di Claire Goll cfr. P. CHIARINI, in « Studi Germanici », 1965, pp. 257-61. SU

[8] La copertina del primo volume reca un efficace disegno del congeniale pittore Chagall. SU