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GARZANTI EUROPEA

BEDRICH SMETANA

Bedrich Smetana (Litomysl, Boemia, 1824 - Praga 1884) compositore boemo. Suo padre, birraio, era dilettante di violino, e di sera suonava con gli amici qartetti di Haydn e di Mozart. Bedrich, a quattro anni, cominciò lo studio del violino, a sei anni quello del pianoforte, e assai presto cominciò pure a comporre. Continuò lo studio del violino e del pianoforte durante gli anni del ginnasio a Praga (dove ebbe come compagno E. Hanslick) e a Pilsen. Nel 1840 fece il suo primo incontro importante: quello con F. Liszt, che era venuto a Praga per alcuni concerti. A Praga Smetana studiò pianoforte e composizione con J. Proksch, che gli procurò il posto d'insegnante di musica presso il conte Thun.

Cartolina di inizio secolo con raffigurato un palazzo Thun a Praga

Nel 1846 ebbe un'altra decisiva impressione dalla conoscenza di H. Berlioz, a Praga per un concerto. Nel 1847 compì un giro di concerti, ma era ormai tutto preso dall'idea di creare una propria scuola di musica; nel 1848 scrisse per quetto una commovente lettera a Listz che, generosamente, gli inviò 400 fiorini. In Boemia, frattanto, serpeggiavano, come in tutta Europa, spiriti di ribellione. Il 2 giugno 1848 si tenne a Praga il congresso panslavo; il 12 scoppiò la rivolta popolare. Smetana, entrato a far parte della guardia nazionale, compose una marcia per la ieione degli studenti insorti e il suo primo lavoro orchestrale, l'Ouverture trionfale. In pochi giorni la ribellione fu domata con arresti e persecuzioni. Smetana, che doveva preoccuparsi dei problemi pratici della sua scuola, accettò nel 1850, sempre per interessamento di Proksch, il posto di maestro di pianoforte dell'imperatore Ferdinando I, trasferitosi a Praga dopo l'abdicazione.

Gli anni dai 1848 al 1856 furono opachi. L'insegnamento costringeva Smetana a composizioni eminentemente didattiche; ma la tragica morte della figlioletta (1855) lo scosse così profondamente da ispirargli il Trio in sol minore per pianoforte, violino e violoncello. Nell'ottobre 1856 accettò il posto di direttore d'orchestra della Società Filarmonica di Göteborg, in Svezia, e in quasi cinque anni di attività riuscì a trasformare e qualificare la vita musicale della cittadina. Nel 1857, su invito di Liszt, partecipò alle manifestazioni commemorative di Goethe e Schiller a Weimar.

FRANZ LISZT

La sua creatività riprese nuovo slancio: nacquero i suoi primi poemi sinfonici - Riccardo III, Il campo di Wallenstein, Haakon Jarl (1858-61) - e i Souvenirs de Bohème per pianoforte in cui, specialmente nelle danze, emerge la tendenza a esaltare gli elementi nazionali.
Nel 1860 Vienna dovette concedere la costituzione anche al popolo ceco; i capi della rivoluzione del 1848 furono liberati e fu permesso l'insegnamento della lingua nazionale. Smetana lasciò la Svezia (1861) e si ristabilì definitivamente a Praga. Entrato nella cerchia dei radicali cechi, divenne presidente della sezione musicale della Associazione di artisti progressisti e nel 1862 elaborò un manifesto programmatico mirante alla creazione di un'opera nazionale. Nel 1863 completò la sua prima opera, I brandeburghesi in Boemia (rappresentata con enorme successo nel 1866), che è già una chiara espressione del suo ideale nazionalistico. Seguì, qualche mese dopo, il capolavoro teatrale di Smetana, l'opera comica La sposa venduta, entrata nel repertorio dei teatri di tutto il mondo. Nel 1868 e nel 1881 rappresentò due opere su soggetto romantico: Dalibor e Libuse. Nelle successive, e ultime, quattro opere (Le due vedove, 1874; Il bacio, 1876; Il segreto, 1878; Il muro del diavolo, 1882) Smetana ritornò al genere comico-brillante, con qualche irruzione nel fantastico di derivazione romantica (C.M. von Weber, H. Marschner).
Fra il 1874 e il 1879 scrisse composizioni che hanno raggiunto notorietà mondiale: i poemi sinfonici del ciclo La mia patria (Vysehrad, Vltava - in italiano La Moldava, il più eseguito e famoso-, Sarka, Dai prati e dai boschi della Boemia, Tabor, Blanik), ispirati a leggende, vicende storiche, paesaggi naturali; inoltre, il quartetto Dalla mia vita (1879). Afflitto dalia sordità e da disturbi mentali sempre più ossessivi, Smetana non smise tuttavia di comporre. Ma nell'aprile del 1884 fu ricoverato in un ospedale per malati di mente, dove cessò di vivere dopo poche settimane.

Rispetto ad altri compositori dell'Ottocento che si trovarono di fronte al problema di creare una musica nazionale avendo alle spalle un desolante vuoto di istituzioni musicali, di complessi esecutivi addestrati, di pubblici preparati, Smetana fu avvantaggiato dalla plurisecolare familiarità della nazione ceca con la musica: all'università di Praga già nel Cinquecento s'insegnava teoria musicale, nell'istruzione pubblica la musica aveva una parte notevole, i musicisti boemi già dal Settecento erano di casa nei principali centri europei. Per quanto riguarda, in particolare, l'opera nazionale, Smetana dovette tuttavia superare l'ostacolo tutt'altro che lieve della lingua. Da secoli presso le classi colte di quel paese s'era affermato il tedesco come lingua d'uso; inoltre, gli sforzi del governo viennese per snazionalizzare quelle terre erano giunti a imporre il tedesco nelle scuole e nell'amministrazione pubblica; pertanto Smetana, educato in una scuola e in una società germanizzate, agli inizi, per sua stessa ammissione, non sapeva scrivere né esprimersi correntemente nella lingua ceca. Da qui l'impegno tenace e appassionato del musicista per padroneggiare le più sottili e riposte vibrazioni e cadenze melodiche della lingua ceca, fino a fare di esse l'alimento della sua esuberante creatività. Ditale impegno rimangono come testimonianza drammatica i molti quaderni di appunti, che ci rivelano una vera e propria lotta tra l'istintivo, prorompente flusso dell'ispirazione musicale e la lingua, la parola del testo, in ispecie quando questo si flette nel declamato. Mentre, in tali abbozzi, non c'è quasi traccia d'intelaiatura armonica, la delineazione dei vari personaggi, i «motivi conduttori», la precisa scansione dei «nodi» drammatici, sono già concretizzati secondo un piano; questo è, fino a un certo punto, predeterminato dall'ouverture, che il musicista compone prima di mettere in partitura l'opera (per cui l'ouverture, con la sua impostazione melodico-tematica, diviene una specie di armatura su cui le idee musicali verranno ad articolarsi negli sviluppi drammatici). Un procedimento del genere potrebbe persino far pensare a tiepidezza inventiva; le opere di Smetana al contrario, con la plastica vivacità e la suggestiva potenza delle loro componenti drammatico-musicali, danno l'impressione di essere state scritte di getto. Va ricordato infine che Smetana non si avvale di elementi ricavati direttamente dal ricco patrimonio folclorico ceco, come pure rifiuta qualsiasi formula di routine compositiva, propria o di altri; ogni sua opera rappresenta una soluzione a sé stante, raggiunta con un costante adattamento e un affinamento dei mezzi stilistico-espressivi.

All'interno dell'Impero austriaco i movimenti nazionali si intensificarono fra il 1830 e il 1848, soprattutto nei paesi non tedeschi. Gli Ungheresi per primi, nel 1840, ottennero l'adozione del magiaro come lingua ufficiale; il movimento nazionale cèco, limitato inizialmente a pochi circoli universitari, si diffuse presto fra il popolo, mentre venivano riaffermate le tradizioni nazionali; l'illirismo rese popolare fra Croati e Serbi l'idea di un comune destino degli ?Slavi del sud?; in Galizia rimaneva viva la coscienza nazionale polacca, al punto che Vienna ritenne opportuno sopprimere (1846) anche la piccola repubblica di Cracovia, giudicata elemento di perturbazione. Infine in Italia le agitazioni fomentate da Mazzini e dalla ?Giovine Italia? crearono gravi preoccupazioni al Metternich, benché non sfociassero in vere insurrezioni. D'altronde negli stessi anni il liberalismo fece notevoli progressi nel territorio dell'Austria vera e propria, a dispetto della polizia e della severità della censura.

All'infuori della pura difensiva l'attività politica fu in quest'epoca quasi inesistente; furono solo attuate alcune riforme, che peraltro non soddisfecero la borghesia austriaca, la cui influenza andava gradatamente crescendo fino ad avere il predominio assoluto dell'alta amministrazione. Le finanze rovinate durante le guerre napoleoniche si risollevarono, ma non completamente (fondazione della Banca Rothschild e del Lloyd austriaco), mentre l'ordine tradizionale veniva mantenuto grazie al cattolicesimo, religione di Stato, e a un'amministrazione oculata ma in cui, ogni provincia facendo per sé, l'unità era mantenuta soltanto per mezzo del sovrano, a cui tutto metteva capo, sicché il disbrigo delle pratiche era talvolta lentissimo. Alla morte di Francesco I (1835), il suo successore Ferdinando I, incapace di governare perché semideficiente, lasciò la totale responsabilità delle decisioni alla ?Conferenza segreta di Stato?, paralizzata spesso dalle divergenze fra il Metternich e il più liberale ministro degli interni Kolowrat. La rivoluzione del 1848 colpì duramente le formule e i sistemi escogitati dal Metternich per mantenere l'Austria tranquilla all'interno e sicura ai confini. Sull'esempio dei Parigini, il 13 marzo 1848 i Viennesi si sollevarono, Metternich fu costretto a fuggire e l'imperatore promise una costituzione liberale, che fu proclamata il 25 aprile. La rivoluzione scoppiò quasi contemporaneamente in Lombardia (Cinque giornate di Milano, 18-22 marzo) e a Venezia, a Praga e in Ungheria, mentre Carlo Alberto, re di Sardegna, dichiarava guerra all'Austria, occupando rapidamente la Lombardia e arrestandosi soltanto davanti alle fortezze del Quadrilatero (aprile-maggio). Mentre il moto separatista ungherese, sotto l'impulso di Kossuth, rendeva l'Ungheria di fatto indipendente, un'assemblea nazionale tedesca si riunì a Francoforte, e il 15 maggio i Viennesi chiesero il suffragio universale per l'elezione del parlamento previsto dalla costituzione. L'imperatore, allora, lasciò la capitale e vi tornò solo il 2 agosto, dopo l'apertura del parlamento, avvenuta il 22 luglio. Nel frattempo, l'11 giugno, Praga insorse nuovamente, ma il moto fu presto represso dalle truppe austriache del generale Windischgrätz, che aveva assunto la dittatura militare: la Boemia, messa da parte ogni velleità secessionista, elesse i deputati per il parlamento austriaco. Si può dire che dalla sconfitta dell'insurrezione a Praga (12-17 giugno) cominci la controrivoluzione: nel Lombardo-Veneto la vittoria di Radetzky a Custoza (25 luglio) indusse Carlo Alberto alla ritirata e permise agli Austriaci di rientrare a Milano (agosto). In Ungheria venne proclamato lo stato d'assedio e il bano di Croazia Jelacic, nemico dei Magiari, fu incaricato di ridurre all'obbedienza il paese: il 31 ottobre il Windischgrätz entrò in Vienna e il 21 novembre fece nominare cancelliere il principe Felix von Schwarzenberg, giovane ed energico. Seguì una cruenta repressione e vennero giustiziati molti uomini politici democratici, fra cui Robert Blum, rappresentante del parlamento di Francoforte, e il patriota Messenhauser. Il 2 dicembre l'imperatore Ferdinando I, troppo compromesso, abdicò, e gli succedette il nipote diciottenne Francesco Giuseppe, figlio di un suo fratello. Ormai l'Austria aveva superato la situazione critica e, grazie alla fedeltà e alla forza dell'esercito (che il 9 agosto aveva costretto Carlo Alberto all'armistizio Salasco) e all'abilità dello Schwarzenberg, poteva chiudere il difficile anno 1848 con un momento di respiro, reso indispensabile dalla necessità di far fronte all'insurrezione ungherese, ancora in atto, e ai possibili ritorni offensivi del Piemonte.