Nell'«Otello» allestito a Zurigo trionfa
Ruggero Raimondi nei panni di Jago

«Credo in un Dio crudel che m'ha creato...»

«... simile a sé | e che nell'ira io nomo. [...] Son scellerato | perché son uomo | e sento il fango originario in me [...] E credo l'uom gioco d'iniqua sorte | dal germe della culla | al verme dell'avel.» L'agghiacciante Weltanschauung di Jago, espressa in questi e in altri versi concepiti da Arrigo Boito ma non presenti nel dramma di Shakespeare (se non in questo spunto: «Divinità d'inferno!... Quando i demoni vogliono compiere le loro imprese più tenebrose, essi le presentano da principio con forme celesti, come ora faccio io»), si conclude con il sussurro «La Morte è il Nulla» che poi si muta sarcasticamente nell'urlo «È vecchia fola il Ciel», sostenuto da un'orchestra che sembra impazzita. Sulle parole blasfeme dell'Alfiere di Otello, Verdi compose una musica tra le più terrificanti di tutto il repertorio lirico. Invenzione di Boito è pure la sublime «Ave Maria» recitata da Desdemona nel 4º atto, preghiera che si oppone in modo violentissimo al Credo satanico di Jago: una delle tante antitesi che contribuiscono a conferire granitica coesione drammaturgica e musicale a un capolavoro, alla cui prima assoluta nel 1887 non furono pochi i musicisti incredubli dinanzi a alla prorompente potenza espressiva del settantaquattrenne compositore bussetano.
Ruggero Raimondi, ammalatosi a poche ore dalla prima, è tornato sulla scena sabato 6 ottobre, con quell'imponenza vocale e teatrale che presuppone anche profonda conoscenza delle fonti: «A Jago la natura ha dato un'intelligenza superiore. Però il mondo lo ha reso una specie di diverso» - sostiene acutamente il grande cantante bolognese. - «Non è un nobile come Cassio, non è fortunato e potente come Otello. Forse ama Desdemona. Lo anima una forma di frustrazione, di invidia e di gelosia, un magma di sentimenti diversi che lo portano a creare questo intrigo diabolico approfittando dell'indole degli altri personaggi. E tutto questo per arrivare ad avere il potere.»
Rispettando scrupolosamente le indicazioni di Verdi («Si deve fare sempre e soltanto riferimento alla partitura quando si canta»), e di Boito («Ogni parola di Jago è da uomo, da uomo scellerato, ma da uomo»), Raimondi è, di volta in volta, uno Jago spigliato, gioviale, schietto, bonario, riguardoso, devotamente sottomesso e così lo credono tutti, tranne sua moglie, che ne conosce la perfidia e che è da lui sempre brutalmente maltrattata. In un miscuglio di invidia, avidità di potere, odio e ipocrisia, egli muta aspetto a seconda delle persone con cui ha a che fare per meglio ingannarle e dominarle.
Un vero e proprio evento musicale l'interpretazione di Raimondi.
Prescindendo da ìmpari confronti (con Kleiber, Levine e Sinopoli per esempio), il direttore russo Vladimir Fedoseyev ha offerto un'interpretazione vibrante e curata nei minimi dettagli della densa partitura, dimostrandosi un buon conoscitore del tardo stile verdiano. Un maggiore controllo del suono nei momenti massima concitazione avrebbe senza dubbio giovato alla coesione sonora dell'insieme.
Il tenore José Cura nel rôle en titre padroneggia con disinvoltura la difficilissima parte. Peccato che il timbro della sua voce, nel registro centrale, sia divenuto un po' opaco in questi ultimi tempi. Ciò non toglie che la sua prestazione sia stata notevole, anche sul piano teatrale.
Pur lievemente indisposta, Daniela Dessì ha incantato il pubblico, in particolare nell'ultimo atto. La sua interpretazione della «Canzone del salice» e dell'«Ave Maria» è stata magnifica sul piano tecnico-vocale e timbrico, e di straordinaria intensità emotiva.
Nel complesso buoni il resto del cast e il coro.
Il regista Sven-Eric Bechtolf immagina che la vicenda si svolga su un'astronave e che la battaglia dei Veneziani contro i Turchi sia una guerra stellare suscitata con gesto inequivocabile da Jago all'inizio dello spettacolo che, pur contenendo spunti interpretativi interessanti, è però nel complesso, sul piano visivo, piuttosto deludente. Tuttavia la sola presenza di Raimondi val bene... una puntata verso Zurigo! Repliche il 4, 7, 11, 13 luglio, nell'ambito degli Zürcherfestpiele. Possibile la prenotazione scritta da ora fino a 8 settimane prima della rappresentazione scelta. Per telefono (01 268 66 66) un mese prima della rappresentazione, dalle 11.30.