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BRUNO BARILLI

STRAUSS - CARICATURE

IL SORCIO NEL VIOLINO
pp. 94-95
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Egli nacque lassú dove la musica traversa a fiumi le città e ricolma i serbatoi delle capitali. Attratto e trasportato, come Mosè bambino, a fiore di corrente, di bacino in bacino, di canale in canale, il piccolo Strauss finí per entrare nel fossato sonoro del teatro reale di Monaco, e lí, fra lo sciacquio e le mareggiate spumeggianti, rigirato e sballottato come in un pieno e ribollente mulino, cominciò a vagire e a crescere rapidamente.
Sotto la pressione incessante, gli urti di catapulta, e gli assalti impetuosi dell'orchestra wagneriana la sua fronte cedevole di neonato, arrossata e contusa, andò via via gonfiandosi come un lucido sproposito.
Pieno di liquido sino agli occhi bluastri, che presi da un infantile e smisurato abbruttimento sembravano errare come due boe sul luogo di un naufragio, sul suo volto congestionato scomparve, cancellata per sempre dall'ondeggiare continuo, ogni traccia di disegno, di forma e di rassomiglianza. Il suo cranio emergente fece alla sommità una corona ossea, e nessun cappello piú fu abbastanza largo per la sua testa.
Pel tanto bere e trangugiare egli pigliava intanto l'aria d'un orco che andasse avanti galleggiando barcolloni, spinto dai fiutti, incontro all'immortalità.
Allo stesso modo dei fiumi che si confondono quando sboccano nel mare salato e perdono insieme il nome nativo e la loro dolcezza, cosí tutti gli autori piccoli e grandi, che precedono nel tempo Riccardo Strauss, facevano impeto promiscuamente entro di lui, ghermiti l'un dopo l'altro, sbattuti, sollevati nel rigurgito di quello stomaco capace, sviliti, franti, monchi e sfigurati venivano costoro tumultuando, ammucchiandosi, man mano, come banchi irti di maceri rottami sulla gonfia marea, e ululavano, moltitudine trasportata col vento, invasti e prolissi pot-pourris.
Tanta era la forza associativa, la pienezza resistente di questo musicista da farci sbalordire.
Ma venne l'ora trista dei sudori convulsi e delle indigestioni ferali, quando fra il trasalire e lo sbottonarsi d'urgenza non bastarono piú i vasi, né le pozioni calmanti a moderate l'enfasi di certi abbandoni improvvisi e privi d'ogni riguardo. In quella udimmo, con un fracasso immenso, travolte in cataclismi
contrappuntistici, scappar fuori a bocconi le ariette piú conosciute, piú arretrate e banali.