Struttura dell’Elettra di Sofocle

secondo le partizioni canoncihe della tragedia greca

 

PROLOGO 1-120

 

 Parte I, vv. 1-85. Entrano il Precettore, Oreste e Pilade, che hanno raggiunto Micene dalla Focide; essi si trovano nella parte alta della città di fronte al palazzo di Agamennone. Da qui il Pedagogo descrive a Oreste i luoghi circostanti. Sta per spuntare l’alba e il Precettore invita i due a concertare l’azione. Oreste lo loda per la sua fedeltà e gli rivela il suo piano: il Precettore dovrà entrare nel palazzo fingendosi un focese (nessuno potrà riconoscerlo perché ormai vecchio) e darà la falsa notizia della morte di Oreste, perito in un fatale incidente durante la corsa dei cocchi ai giochi Pitici. La notizia sarà avvalorata dall’urna, per ora nascosta tra i cespugli, contenente le ceneri di Oreste. Il giovane nel frattempo si recherà ad onorare la tomba del padre. Oreste quindi rivolge una preghiera propiziatoria agli dèi della sua terra e sente un acuto lamento provenire dal palazzo. Pensa che sia sua sorella Elettra e quasi vorrebbe fermarsi, ma il Precettore lo dissuade, invitandolo a non agire prima di aver versato libagioni sulla tomba del padre.

Parte II, vv. 86-120. Escono il Precettore, Oreste e Pilade. Entra Elettra levando il suo lirico sfogo (thrènos apò skenès), in cui esprime il suo dolore senza fine per la morte del padre

 

 PARODOS 121-250

 Strofe 1a, vv. 121-136. Le donne del Coro chiedono ad Elettra perché soffra così tanto e pianga per la morte del padre; la giovane chiede loro che, nonostante lei comprenda che sono venute per consolarla, la lascino sfogare il suo folle dolore.

Antistrofe 1a, vv. 137-152. Le donne osservano che il pianto, anche se infinito, non potrà riportare i morti nel mondo dei vivi. Elettra risponde che lei non potrà mai dimenticare e piangerà per sempre come Iti e Niobe, impietrita nel suo dolore.

Strofe 2a, vv. 153-172. Il Coro dice che Elettra non è la sola ad essere colpita dalle disgrazie: lo sono anche Crisotemi, sua sorella, e Oreste, suo fratello che presto ritornerà. Elettra, quando sente il nome di Oreste, esprime con profonda amarezza la sua delusione per il ritorno sempre rimandato di Oreste.

Antistrofe 2a, vv. 173-192. Il Coro invita Elettra a confidare in Zeus e a moderare il suo odio: Oreste tornerà per vendicare la morte del padre. Elettra lamenta la sua solitudine e la misera condizione in cui è costretta a vivere nel palazzo di suo padre.

Strofe 3a, vv. 193-212. Il Coro rievoca con orrendi particolari l’assassinio di Agamennone. Elettra rivive quei momenti angosciosi e invoca il dio dell’Olimpo perché punisca i criminali con le stesse pene.

Antistrofe 3a, vv. 213-32. Il Coro invita Elettra alla prudenza e alla moderazione, ma lei ribadisce che il suo dolore e i suoi lamenti non avranno mai fine.

Epodo, vv. 233-250. Il Coro invita ancora Elettra a non cercarsi altre sventure ed Elettra afferma in modo sempre più deciso che suo dovere è non dimenticare il morto e vendicarlo, perché altrimenti al mondo non ci sarà più rispetto né pietà.

 
PRIMO EPISODIO 251-471

 Parte I, vv. 251-327. Elettra vuole giustificare il suo immenso dolore, mettendo in evidenza la sua solitudine e le sue misere condizioni di vita: è costretta a vivere con gli assassini di suo padre, a subire le prepotenze di sua madre e del suo amante; e non potrebbe nemmeno sfogarsi se Egisto non si trovasse ora fuori della città. La Corifea le domanda notizie di Oreste e Elettra risponde che egli non mantiene la sua promessa di tornare. La Corifea allora la esorta a sperare, perché l’animo di suo fratello è nobile. Poi, vedendo entrare Crisotemi, invita Elettra a tacere.

Parte II, vv. 328-471. Sono a confronto le due sorelle, Crisotemi e Elettra, e si delineano i loro diversi temperamenti: Crisotemi esorta la sorella a sottostare a chi ora comanda nel palazzo, Elettra l’accusa di viltà. Crisotemi non si mostra offesa, anzi comprende la sorella e le mostra il suo affetto rivelandole le intenzioni di Egisto e Clitemestra: vogliono rinchiuderla viva in una grotta. Il dialogo si fa più intenso (sticomitia 385-414). Crisotemi vede vanificarsi i suoi sforzi per salvare Elettra e decide di eseguire l’ordine di sua madre: portare libagioni sulla tomba di Agamennone. Clitemestra, infatti, ha visto in sogno il marito prendere lo scettro regale dalle mani di Egisto e germogliare da esso una pianta rigogliosa. Elettra la dissuade dal compiere questo ufficio che offenderebbe la memoria del morto perché impartito dalla sua assassina e invita Crisotemi ad offrire piuttosto una sua cintura e le ciocche di capelli di entrambe, per invocare la vendetta del morto e il ritorno di Oreste. Crisotemi promette, ma raccomandandosi al Coro di tacere per timore di essere punita da sua madre.

PRIMO STASIMO 472-515

Strofe (472-487) – Antistrofe (488-503) – Epodo (504-515). Il Coro, incoraggiato dal sogno di Clitemestra, predice la giusta punizione degli assassini. Verrà la Giustizia; Agamennone non ha dimenticato e le Erinni compiranno la vendetta. Infine si rievoca la colpa di Pelope che è all’origine delle disgrazie della famiglia.

SECONDO EPISODIO 516-822

 I Parte, vv. 516-659. Clitemestra esce con un’ancella dalla porta del palazzo e aggredisce la figlia rimproverandola di essere uscita di casa, approfittando della lontananza di Egisto per sparlare in pubblico contro di lei. Poi affronta l’argomento dell’uccisione di Agamennone e adduce come scusa per il suo gesto criminale il fatto che lei vuole vendicare Ifigenia, sacrificata proprio da suo padre. Elettra confuta le sue argomentazioni e rinfaccia alla madre la sua vergognosa convivenza con Egisto, lo stato penoso in cui la costringono a vivere e la colpa dell’esilio di Oreste. La madre replica con minacce e poi ordina ad un’ancella di portare offerte ad Apollo, al quale lei rivolge una preghiera.

II Parte, vv. 660-803. Entra il Precettore, si presenta come inviato da Fanoteo di Focide e narra ad Elettra la morte di Oreste con un preciso resoconto delle circostanze in cui è avvenuta. Conclude il suo racconto della gara dei cocchi a Delfi, dicendo che tra poco arriveranno le sue ceneri. Clitemestra prima appare scossa dalla morte del figlio, poi mostra una sfacciata gioia sentendosi così liberata dall’angoscia da rispondere in modo sarcastico al dolore di Elettra. Quindi rientra nel palazzo col Precettore.

III Parte, vv. 804-822. Elettra dà sfogo al suo dolore ormai senza speranza, offesa anche dalla perfida gioia della madre; poi invoca Oreste, vede profilarsi per lei una vita da schiava e grida tutta la sua disperazione augurandosi la morte.

 

COMMO LIRICO 823-870

 Elettra prolunga il suo pianto desolato che acquista risonanze più profonde nel lamento alterno del Coro, che cerca di consolarla. La giovane, tuttavia, è in preda alla disperazione più totale: il suo dolore è troppo grande, lei ormai ha perduto Oreste e non ha potuto nemmeno ricomporre i resti del suo misero corpo.

TERZO EPISODIO 871-1057 

Arriva Crisotemi piena di gioia, perché è certa che Oreste è vivo; racconta infatti di avere visto sulla tomba del padre una ciocca di capelli che non può essere d’altri se non del loro fratello. Elettra le risponde tristemente che sta delirando e la informa del racconto del messaggero e della disgrazia capitata ad Oreste. Poi le rivela il suo piano: uccidere Egisto per compiere vendetta e rifarsi una vita. Crisotemi, in tutta la sua prudenza, cerca di dissuaderla e le nega la sua complicità. Elettra reagisce piena di sdegno. Si apre un animato contrasto tra le due sorelle: Elettra parla di giustizia, di pietà, di gloria; Crisotemi si oppone in nome della prudenza e della rassegnazione, poi esce. Elettra rimane ancora una volta sola.

SECONDO STASIMO 1058-1097

Strofe 1a, vv. 1058-1069. Il Coro, profondamente scosso dalle parole di Crisotemi, manifesta la sua disapprovazione: si chiede perché gli uomini non imitino gli uccelli del cielo i quali mostrano affetto per chi li ha fatti nascere e li ha nutriti. Gli uomini pagheranno la loro ingratitudine. Poi il Coro invoca la Fama perché porti agli Atridi sotto terra il dissenso tra le due sorelle.

Antistrofe 1a, vv. 1070-1081. Elettra ora è sola e continua il suo infinito lamento, pronta a morire pur di compiere vendetta: non c’è donna più generosa di lei.

Strofe 2a, vv. 1082-1089. Chi è nobile non accetta una vita infame: ecco perché Elettra ha accettato la solitudine e il dolore.

Antistrofe 2a, vv. 1090-1097. Il Coro conclude con un augurio a Elettra: possa ella trionfare sui suoi nemici, per la pietà che ha sempre mostrato per i suoi cari.

 

QUARTO EPISODIO 1098-1383

 I Parte, vv. 1098-1231. Giungono Oreste e Pilade, in veste di messi Focesi, con l’urna funeraria. Oreste chiede al Coro chi possa annunciarlo a palazzo. La Corifea indica Elettra. Segue un dialogo tra Oreste e la sorella che ancora si ignorano e giungono a poco a poco al loro riconoscimento.

II Parte, vv. 1232-1287 (Duetto lirico o mèlos apò skenès tra Elettra e Oreste). Elettra, vinta dalla commozione per aver ritrovato il fratello creduto morto, si lascia vincere da una gioia entusiastica e commossa. Oreste la invita alla moderazione e a continuare la sua finzione per non tradirsi con la madre

III Parte, vv. 1288-1325. Oreste mantiene la calma e chiede informazione alla sorella sulla situazione all’interno del palazzo; rivela a Elettra il suo piano e le dà istruzioni precise, che la sorella si dichiara pronta ad eseguire con assoluta dedizione. Dall’interno del palazzo si odono dei passi, Elettra riacquista tutto il dominio di sé e assume un’aria indifferente.

IV Parte, vv. 1326-1383. Esce dal Palazzo il Precettore e rimprovera ai giovani la loro imprudenza; poi incita all’azione, approfittando del momento propizio. Elettra, quando apprende la vera identità del vecchio, le manifesta tutto il suo affetto e la sua riconoscenza. Il Precettore raffredda però i suoi entusiasmi ricordando che occorre agire al più presto. Oreste si avvia verso il palazzo, ma prima di entrare vuole levare una preghiera ad Apollo per avere la sua protezione. Elettra formula l’invocazione al dio e poi accompagna il fratello all’interno.

 

TERZO STASIMO 1384-1397

Strofe. Il Coro, in preda ad una specie di eccitato delirio, ha la visione di ciò che sta per accadere: Ares avanza portando strage, le Erinni si avventano come cagne persecutrici, si avvera il profetico sogno.

Antistrofe. Il vendicatore dei morti avanza con le armi in pugno; lo guida Hermes diritto allo scopo.

 

ESODO 1398-1510

 I Parte, vv. 1398-1441. Elettra esce in fretta, annuncia al Coro che la vendetta sta per essere compiuta e poi si mette di fronte alla porta per impedire che Egisto giunga di sorpresa. Si odono dall’interno le grida di Clitemestra che implora dal figlio pietà e invoca aiuto. Elettra e il Coro commentano l’evento, poi escono Oreste e Pilade. Clitemestra è morta. Si vede in lontananza Egisto di ritorno dai campi e i due rientrano nel palazzo

II Parte, vv. 1442-1510. Arriva Egisto e con imperioso sarcasmo interroga Elettra circa gli stranieri della Focide di cui ha sentito parlare: tra i due c’è un dialogo serrato, giocato sull’equivoco per i doppi sensi delle parole di Elettra. Egisto alla fine ordina di aprire la porta del palazzo, perché tutti possano vedere Oreste morto e comprendere chi ora è l’indiscusso signore della città. Dalla porta aperta si vede un corpo velato con Oreste e Pilade al fianco. Egisto scopre il cadavere, vede il corpo di Clitemestra e riconosce Oreste. Fredda e spietata Elettra invita il fratello a colpire senza indugio. Egisto tenta di aggrapparsi ancora alla vita prendendo tempo, ma Oreste rompe gli indugi: lo spinge davanti a sé dentro il palazzo per ucciderlo nello stesso luogo dove fu ucciso suo padre. Il Coro chiude il dramma con un commento che inneggia alla libertà degli Atridi riconquistata a prezzo di tanti dolori.

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