ZEMLINSKY HOME PAGE
________________________________________________________________________________________________________________

FRANZ SCHREKER

IL MIO RITRATTO

Sono impressionista, espressionista, internazionalista, futurista, verista musicale; sono ebreo ed è il potere dell'ebraismo che mi ha fatto fare strada; sono cristiano e sono stato «creato» da una congrega cattolica sotto il patrocinio di una principessa viennese arcicattolica.
Sono un artista, visionario, stregone, esteta del suono, non ho idea della melodia (a prescindere dalle cosiddette banalità asmatiche, che da un po' di tempo vengono chiamate «melodiette»). Sono un melodico della più nobile stirpe, ma come armonico sono perverso, anemico, e tuttavia sono un musicista di razza. Sono un erotomane (purtroppo) e ho un effetto deleterio sul pubblico tedesco (evidentemente l'erotismo è una mia invenzione personalissima, nonostante Figaro, Don Giovanni, Carmen, Tannhäuser, Tristano, Valchiria, Salomé, Elettra, il Cavaliere della Rosa, ecc.).
Ma sono anche idealista (grazie al cielo!), simbolista, aderisco all'ala estrema dei moderni (Schönberg, Debussy), ma non sono del tutto di sinistra, compongo musica innocua, uso le triadi, e perfino il comunissimo accordo di settima diminuita, mi rifaccio a Verdi, Puccini, Halévy e Meyerbeer; sono del tutto particolare e speculo con gli istinti delle masse; sono un drammaturgo da cinematografo, un essere che si nutre di «Sehnsucht e morbidezza»; la mia musica è esclusivamente omofona, i miei spartiti sono allo stesso tempo capolavori di contrappunto, anche artefici, la mia musica è pura e autentica, cervellotica, costruita, ricercata, un mare di armonie, un ammasso orribile di cacofonie; a differenza di altri sono un eroe da réclame della peggior specie, sono «pieno di vin dolce», «uno spettacolare testimone dello sfacelo della nostra cultura», sono pazzo, una mente lucida e calcolatrice, un direttore d'orchestra da quattro soldi, ma anche da direttore ho una personalità e una tecnica brillante; non sono nemmeno capace di dirigere le mie stesse opere (e tuttavia le dirigo); in ogni caso sono un «caso» (secondo alcuni disperato, secondo altri deludente); inoltre sono un cattivo poeta, ma un buon musicista, anche se bisogna dire che le mie doti poetiche sono ben superiori a quelle musicali; la mia musica nasce dalla poesia, la mia poesia dalla musica; sono l'antitesi di Pfitzner, sono l'unico erede di Wagner, un concorrente di Strauss e Puccini, adulo il pubblico, scrivo soltanto per irritare la gente, e poco tempo fa consideravo seriamente l'eventualità di emigrare in Perù.
Ma perdìo, c'è forse qualcosa che non sono? Non ho (ancora) perso la ragione, non ho manie di grandezza, non sono amareggiato, non sono un asceta né un incompetente o un dilettante, e non ho mai scritto una critica.

Franz Schreker

Ricordo di Schreker

Arrivai a Vienna all'epoca in cui Schreker riportava il suo primo grande successo con l'opera Der ferne Klang. Egli mi venne descritto come una grande personalità didattica, ma come un uomo difficilmente avvicinabile e piuttosto chiuso nei confronti dei colleghi. Ben presto ebbi l'occasione di verificare l'esattezza della prima affermazione e per convincermi che della seconda era vero il contrario. Dopo il nostro primo incontro nacque fra noi un'amicizia destinata ad approfondirsi e che abbiamo mantenuto fino ad oggi. Ricordo con gratitudine i tempi in cui lavoravamo insieme e potevamo così avere un intenso scambio di idee. Ogni giorno percorrevamo insieme il tragitto verso casa, momento di vivaci discussioni su problemi artistici e pedagogici; i suggerimenti di Schreker venivano poi splendidamente approfonditi nelle serate di composizione che egli organizzava in casa sua per una cerchia ristretta di allievi ed amici.
Fin dal primo giorno dimostrai un vivo interesse per il metodo didattico di Schreker che egli mi illustrò con spirito collegiale. Ancor oggi ammiro la gran sicurezza con cui sapeva riconoscere le doti di ciascun allievo, favorendone e sviluppandone le peculiarità ed indicando ad ognuno la via verso il proprio stile personale. Non vi era nulla che egli condannasse con maggior decisione della pedissequità e dello scadere nella maniera. Il risultato fu la formazione di forti personalità creative che, pur possedendo una solida base di conoscenze tecniche, non erano condizionati da alcuno schema esterno, né da alcuna «corrente» o maniera.
Ma sono legato a Schreker anche per la sua produzione di compositore. Ho sempre nutrito il massimo interesse per le sue creazioni musicali; il significato imperituro di questa musica è da vedere nella compiutezza artistica di queste opere d'arte, nell'abbondanza fantastica e poetica della creazione sonora. Operando a Berlino gli si è offerta l'opportunità di sfruttare al meglio le sue idee e il suo dinamismo.
Nel mio augurio si inserisce un sentimento di malinconia perché Vienna ha perso questo grande maestro. La sua personalità artistica, didattica e umana è insostituibile.