BIOGRAFIA - LETTERE - SCRITTI 1853


Durante tutta la primavera e l'estate del 1853, Schumann è molto allegro. Vive in un mondo meno ristretto, pieno d'aria e di luce, dal quale il dolore, la malattia e l'incomprensione sembrano esser stati misteriosamente scacciati. L'avvenire si distende all'infinito, come una pianura fertile e senza ostacoli; in quella pianura fiorirà la musica, interminabile, divina, e lui, Schumann, non sarà mai più infelice.

Ha al fianco la sua Clara adorata, raggiante perché vede che è allegro e che sta bene. Poi stanno per arrivare gli amici, fra i quali Joachim che ha composto per Amleto una notevole ouverture. Infine, e prima di qualsiasi cosa, egli ha il suo piccolo tavolo... Lo ha scoperto nel mese d'aprile. L'atmosfera intorno ad esso sa di miracolo e Schumann gli è molto affezionato. Quando gli si avvicina e vi posa sopra le mani, esso si mette a girare con una forza meravigliosa e risponde alle domande più segrete, evoca gli spiriti dei geni scomparsi, procura sensazioni gradevoli e una certa eccitazione di mente assai utile. Né Clara né Wasilewski pensano o osano inquietarsi a causa del tavolino, perché Robert non si è mai mostrato così felice né in migliori condizioni di salute. Egli gode con delizia della buona stagione, fa escursioni (una a Bonn, fra le altre), e canta spesso, mentre legge o compone. Ha terminato il Concerto per pianoforte e orchestra, intraprende ora una Fantasia per violino e orchestra e mentre lavora continua a pensare a Joachim.

Con Clara, è come se celebrasse un secondo fidanzamento; più bello del primo perché più chiaro, più tranquillo: fidanzamento di un uomo e di una donna che sono sposati da tredici anni e che hanno messo in comune tutti i pensieri, i piaceri, le tristezze. Ii 13 settembre, giorno del suo compleanno, Clara, stupita che il marito non accenni alla ricorrenza, esce per le sue occupazioni e quando torna a casa, non lo trova. Scopre Robert seduto davanti ad un prezioso pianoforte Klemm; Robert in atto di cantare un Lied d'amore di cui ha scritto le parole ai tempi dei loro primo fidanzamento e la musica quel giorno stesso. Clara è commossa.
Ed ecco: come un tempo era comparso Mendelssohn «l'indimenticabile», ora compare l'amico degli ultimi giorni:
Johannes Brahms. Subito dopo il primo incontro, Schumann è rimasto inebriato ed entusiasmato:

Credo che se fossi più giovane, scriverei versi in onore dell'aquilotto che, calando improvvisamente dalle Alpi, ha puntato il suo volo su Düsseldorf. Questo giovane artista potrebbe essere paragonato anche a un torrente che, simile al Niagara, si mostri in tutto il suo splendore, nell'atto in cui le sue acque, cadendo a cascata, riflettono l'arcobaleno nelle onde, e accompagnano, sulle rive, il giuoco delle farfalle o il canto degli usignoli.

Nato ad Amburgo nel 1833, Brahms ha appena vent'anni; da Cossel ha appreso i primi rudimenti dell'arte, poi ha completato la sua formazione sotto la guida di Marxsen, un maestro di Altona. Ora è sul punto di uscire dal bozzolo e di mettere a nudo la sua vera personalità, il suo autentico genio. E attraverso Joachim, incontrato a Hannover, e attraverso Louise Japha, un'allieva di Schumann, che Brahms viene messo in contatto col Maestro. Immediatamente, egli dimostra a Schumann una fiducia e un ardire incantevoli, simile a un bambino ben sicuro dell'amore che vuole ispirare. Il Brahms di quell'epoca non assomiglia affatto ai ritratti che abbiamo di lui vecchio, massiccio, corrugato e chiuso in se stesso. E sottile, non alto ma agile, ed ha un profilo che ricorda quello di Schiller; visto di faccia, il suo volto aureolato di capelli biondi, rievoca invece l'immagine di un San Giovanni. Di San Giovanni ha l'innocenza e la purezza, oltre a un ardore che fa fremere deliziosamente la sua limpida voce.
Tuttavia, la povertà ha reso la sua infanzia e la sua prima adolescenza alquanto disordinate. Per notti intere è stato costretto a suonare il pianoforte nelle bettole, a comporre adattamenti e marce per banda, a dar lezioni a un marco l'una, e a comporre la propria musica nella luce dell'alba. Se un musicofilo di Amburgo - Adolf Giesmann - non lo avesse condotto in campagna per fargli ricuperare le forze dopo un inverno di miseria e di stenti, il ragazzo non conoscerebbe ancor niente della natura. Tutto ciò fa si che Schumann senta in lui un fratello. I loro gusti in fatto di letteratura vanno d'accordo; anche Brahms ama la Bibbia, Goethe, Schiller, Jean-Paul, Eichendorff, Chamisso, Young, Hoffmann... Non aveva forse firmato le sue prime opere con lo pseudonimo "Johannes Kreisleir junior"?
Brahms ogni giorno, di pomeriggio o di sera, si dirige alla Bilkerstrasse per eseguire la sua musica davanti a pochissimi intimi. Per Clara è pieno di rispettosa adorazione e Schumann ama tanto la moglie, che si sente anch'egli esaltato dagli inesperti tentativi di omaggio del ragazzo.
Per Schumann, Johannes è il suo continuatore, è il gigante che andrà fino al termine della via da lui iniziata. In un'esplosione d'amore, dove Mendelssohn e Brahms vengono evocati a fianco a fianco, Robert proclama quella ch'egli crede la verità. Con l'immaginazione vede già Brahms dare un impulso formidabile all'avvenire e nutrire della sua musica una lunga teoria di artisti. La sua fede nel progresso dell'arte gli raffigura, fra quelli ancor da venire, un genio il quale, a sua volta, farà retrocedere e farà allargare i limiti della poesia, in un processo eterno ed infinito. Brahms è dunque un semidio che comanda al futuro. Così fulgido omaggio sarà stampato nella Neue Zeitschrift für Musik, la rivista che gli ha appartenuto per dodici anni. Per un curioso scherzo del destino il giornale, nato a Lipsia, è finito a Weimar ed ha ora Brendel come direttore. Consacrato ormai alla difesa e alla illustrazione della scuola Wagner-Liszt, il giornale si vede dunque costretto, dal gioco delle circostanze, a pubblicare nelle sue colonne il testo di un uomo che fa profezie sull'avvenire e che scoppia di entusiasmo per uno sconosciuto, nonostante sappia che anche Liszt e Wagner hanno la pretesa di vincolare l'avvenire. Ma Schumann non se ne preoccupa minimamente, felice di aver ritrovato la serenità.
Nel dicembre del 1853 ha luogo il viaggio in Olanda. Schumann si sente a proprio in quel paese. La natura, forse, è piatta, grigia, priva di romantici laghi; ma, in riva allo Zuyderzee, la Seconda Sinfonia, il Pellegrinaggio della Rosa, il Concerto in la minore vengon eseguiti così bene...
Clara fa quello che vuole di quel pubblico raccolto, studioso e che, all'occorrenza, è capace di abbandonarsi al più sfrenato entusiasmo.
Schumann continua a esser sereno. Di tanto in tanto, nota nel suo taccuino: "Strani disturbi all'udito", ma non sembra annettervi grande importanza. [COLLING RIDOTTO E MODIFICATO]

Il musicista nel '53 passa larga parte del suo tempo ad interrogare le entità evocate durante le frequenti sedute nelle quali coinvolge anche i figli. Scrive:

Quale forza meravigliosa. Ho chiesto al tavolo qual è il ritmo delle prime due battute della sinfonia in do minore. Esso esitò più lungamente del solito prima di rispondere, poi fini per darmi il ritmo. Quando io gli dissi " Ma il movimento è più veloce, caro tavolo " esso subito si affrettò a battermi il reale movimento. Io lo pregai anche di volermi indicare il numero al quale pensavo. Noi siamo come avvolti da miracoli.

La moglie, ormai abituata a vederlo impegnato in questo dialogo con l'aldilà, scrive:

Robert è incantato da questa forza miracolosa [...] è tutto felice ogni volta che si sente disposto a far muovere il tavolo. Dopo che ha iniziato, subito si sente bene e piacevolmente eccitato.

Con la solita gioia infantile e disponibilità totale Schumann si getta in questa nuova avventura, l'unica che sembra possa dargli nuove emozioni e un relativo sollievo rispetto ad una malattia che lo sta divorando e riducendo al silenzio. Sempre più frequentemente si fa sostituire dall'assistente Tausch nella direzione dei concerti, mentre compone ormai abbastanza poco. Il comitato, alla fine di un periodo penoso, decide di non rinnovargli l'incarico e di affidarlo invece a Tausch sebbene l'esecuzione della sua Quarta sinfonia riporti un notevole successo. Schumann viene invitato a dirigere solo le proprie composizioni. E un nuovo duro colpo per lui e per la sua famiglia, in cui si contano adesso ben sei figli.

Un ultimo periodo di serenità Schumann lo vive nel '53 quando conosce l'ottimo violinista
Joachim e il giovane Brahms, allora solo ventenne, nel quale intuisce il proprio continuatore e il futuro astro della musica tedesca. Preannuncia ciò in un
celebre articolo, " Vie nuove "' dove afferma che il compositore di Amburgo "susciterà il movimento più possente nel mondo musicale ". L'articolo è pubblicato dalla sua antica rivista che ora ha sede a Weimar e, per un curioso caso del destino, difende la tendenza musicale di Liszt e Wagner, abbastanza lontana, ed anzi per molti versi antitetica rispetto alla poetica schumanniana.

Per l'anniversario di matrimonio di quel felice anno Clara scrive:

Il mio cuore straripa d'amore e di venerazione per Robert e di gratitudine per il cielo, per l'infinita felicità di cui ci colma.

Schumann compone il Concerto per violino e orchestra dedicato a Joachim e i Canti dell'alba per pianoforte: su quest'ultima opera si chiude la sua parabola creativa, e si chiude proprio sul pianoforte da cui aveva preso l'avvio venticinque anni prima.

Durante tutta la primavera e l'estate di quell'anno 1853, Schumann è dunque molto allegro e ottimista. Il dolore, la malattia e l'incomprensione sembrano misteriosamente scomparsi e i progetti compositivi abbondano.
Clara è raggiante perché vede che è allegro e che sta bene. Arrivano poi alcuni amici, fra i quali è Joachim che ha composto un'ouverture per Amleto:

La ringrazio della Sua cara lettera, come pure della musica inclusa, e soprattutto della Sua ouverture [112], che destò il mio profondo interesse sin dalle prime battute. Fui molto sorpreso: supponevo, poichè Ella non mi aveva indicato il titolo della tragedia, di trovare un'allegra ouverture da concerto, e invece è una cosa del tutto differente. Durante la lettura mi parve quasi che la scena si rischiarasse di pagina in pagina, e Ofelia e Amleto apparissero in carne ed ossa. Vi sono dei passi che rapiscono, e il tutto è presentato in una forma chiara e grandiosa, in una forma cioè che si addice ad un soggetto così alto. Vorrei dirLe ancora molte cose in proposito, ma le parole esprimono soltanto in modo imperfetto ciò che si sente. La musica deve agire anzitutto in un modo simpatico, e se io dico che tale fu l'impressione ricevuta dalla Sua musica, lo può credere. Ella ha tenuto conto in larga misura di tutto ciò che può interessare, oltre la nostra anima poetica, anche la nostra anima specificamente musicale. L'intreccio artistico dei motivi, la maniera con cui Ella sa ripresentare in una nuova forma ciò che aveva già prima espresso, e soprattutto il trattamento dell'orchestra, adoperata in modo speciale, tale da ricavare rari effetti di luce e d'ombra, tutto ciò un pare molto pregevole. Nè mancano singole modulazioni ardite, come lo richiede la materia particolare...
Accolga quindi il mio augurio per il compimento di quest'opera. Non vi cambi nulla prima di averla sentita parecchie volte. Mi piacerebbe presentare l'Ouverture in uno dei primi nostri concerti. Vorrebbe Ella aiutarci a questo riguardo, affidandoci la partitura e le voci, se esse sono in Suo possesso? Sulla partitura del concerto di Beethoven trovai il mio nome scritto di Suo pugno. Suppongo che Ella ha pensato di offrirmela in dono, ed io l'accetto con gioia, tanto più che mi ricorda il mago e l'incantatore, il quale con mano esperta ci condusse attraverso le altezze e le profondità di questo magico edifizio, che i più inutilmente investigano. Così durante la lettura di questo concerto mi rammenterò spesso di quel giorno indimenticabile.

Düsseldorf, 8 ottobre 1853

Il nostro ultimo scambio di lettere non eguaglia per ampiezza quello avvenuto tra Goethe e Zelter, ma lo si potrebbe pian piano aumentare, anche se io non ho voglia di pronunciarmi più oltre su colui che esso riguardava. Poichè su certe cose e certi uomini si preferisce tacere, e questi vengono di rado nominati nelle enciclopedie.
Solamente a ciò credo: che se io fossi più giovane potrei fare forse alcuni polimetri su quell'aquilotto [113], che così repentinamente e improvvisamente è volato dalle Alpi verso Düsseldorf. Oppure lo si potrebbe paragonare ad un meraviglioso flume, che, come il Niagara, si dimostra quanto mai bello allorchè precipita dall'alto quale cascata rumoreggiante, portante sulle sue onde l'arcobaleno; e lungo le cui rive farfalle svolazzano allegramente mentre usignoli lo accompagnano col loro canto. Ora - io credo - Giovanni è il vero apostolo, il quale scriverà anche delle apocalissi, che molti farisei, come quelli d'allora, non sapranno decifrare neppur dopo secoli; soltanto gli altri apostoli lo comprendono, fors'anche Giuda Iscariota, il quale però consolato a... Tutto ciò è solo per l'apostolo Giuseppe... [113]
Accludo qui anche qualche cosa di nuovo, che forse Le darà l'impressione di una certa serietà, dietro la quale trapela però sovente uno stato di animo allegro. Ella era presente spesso alla mia fantasia mentre scrivevo e ciò contribuì certamente a quell'umore. Mi dica se c'è qualche cosa che Le sembra troppo pesante: Le ho già veramente altre volte offerto da gustare dei piatti, o per lo meno dei bocconi impossibili! Cancelli pure tutto ciò che sa di non eseguibile.
Avrei ancora molte cose da comunicarLe. Lo rimando alla prossima volta, il che vuol dire prima della fine della settimana.

Con molti saluti il Suo R. Sch.

L'aquilotto pare si trovi bene in pianura. Ha trovato un vecchio custode, abituato a trattare simili giovani volatili, che sa ammansare i selvaggi battiti di ali e non ostacola gli slanci ai volo. Si è associato anche un cane fedele, di razza prettamente germanica, il quale accompagna questa aquila nei suoi voli di svago e cerca di tenerla allegra a mezzo d'ogni sorta di salti in aria e di produzioni artistiche.

Düsseldorf, 13 ottobre 1853

Anch'io sono stato diligente negli ultimi tempi; ho composto quattro pezzi a uso favola per clarinetto, viola e pianoforte, che attendono con nostalgia il regio maestro concertatore della Corte e dello Stato di Hannover per essere uditi. Giovanni sembra molto diligente; cerca anche, da tre giorni, di accrescere le sue doti pianistiche, spronato, forse, da mia moglie. Rimanemmo stupiti, ieri, nell'ascoltarlo: era una cosa del tutto nuova. Egli è in grado di fare in pochi giorni il giro di circumnavigazione della terra.
Recentemente feci, nel bere un bicchier di vino, un brindisi in forma di sciarada. Tre sillabe: la prima fu amata da un Dio, le altre due sono amate da molti lettori; il totale è amato da noi tutti; evviva ii totale! (Jo-Achim).
Si abbia molti saluti e mi faccia sapere Sue nuove. Con devota amicizia

R. Sch.

Ho incominciato a raccogliere e ad esporre i miei pensieri sull'aquilotto. Vorrei assisterlo durante il suo primo volo nel mondo. Ma temo che vi sia ancora troppa simpatia personale per poter discernere completamente i colori oscuri e chiari delle sue penne. Quando avrò terminato, vorrei comunicare le mie impressioni al suo compagno di giuoco e di lotta, che lo conosce ancor meglio. E ciò avverrà forse già tra pochi giorni.

addì 14

Ho terminato l'articolo e glielo accludo. La prego di restituirmelo al più presto possibile, e così pure la partitura del concerto, di cui bisogna scrivere ancora le voci.

Infine, e prima di qualsiasi cosa, egli ha il suo piccolo tavolo...
Lo ha scoperto nel mese d'aprile. Schumann gli è molto affezionato. Né Clara né Wasilewski pensano o osano inquietarsi a causa del tavolino, perché Robert non si è mai mostrato così felice né in migliori condizioni di salute. Egli gode della buona stagione, fa escursioni (una a Bonn, fra le altre), e canta spesso, mentre legge o compone. Ha terminato il Concerto per pianoforte e orchestra, intraprende ora una Fantasia per violino e orchestra e mentre lavora continua a pensare a Joachim.
Con Clara, è come se celebrasse un secondo fidanzamento; più bello del primo perché più chiaro, più tranquillo: fidanzamento di un uomo e di una donna che sono sposati da tredici anni e che hanno messo in comune tutti i pensieri, i piaceri, le tristezze. Il 13 settembre, giorno del suo compleanno, Clara, stupita che il marito non accenni alla ricorrenza, esce per le sue occupazioni e quando torna a casa scopre Robert seduto davanti ad un prezioso pianoforte Klemm: Robert in atto di cantare un «Lied» d'amore di cui ha scritto le parole ai tempi dei loro primo fidanzamento e la musica quel giorno stesso. Le offre poi il pianoforte e le ultime composizioni che ha messo sul leggio: Faust, il Concerto, la Fantasia...

Ed ecco: come un tempo era comparso Mendelssohn «l'indimenticabile», ora compare l'amico degli ultimi giorni:
Johannes Brahms. Subito dopo il primo incontro, Schumann è rimasto inebriato ed entusiasmato:

Credo che se fossi più giovane, scriverei versi in onore dell'aquilotto che, calando improvvisamente dalle Alpi, ha puntato il suo volo su Düsseldorf. Questo giovane artista potrebbe essere paragonato anche a un torrente che, simile al Niagara, si mostri in tutto il suo splendore, nell'atto in cui le sue acque, cadendo a cascata, riflettono l'arcobaleno nelle onde, e accompagnano, sulle rive, il giuoco delle farfalle o il canto degli usignoli.

Nato ad Amburgo nel 1833, Brahms ha appena vent'anni; da Cossel ha appreso i primi rudimenti dell'arte, poi ha completato la sua formazione sotto la guida di Marxsen, un maestro di Altona. Ora è sul punto di mettere a nudo la sua vera personalità, il suo autentico genio. È attraverso Joachim, incontrato a Hannover, e attraverso Louise Japha, un'allieva di Schumann, che Brahms viene messo in contatto col Maestro. Immediatamente, egli dimostra a Schumann fiducia e devozione. Il Brahms di quell'epoca è sottile, non alto ma agile, ed ha un profilo che ricorda quello di Schiller.
La povertà ha reso la sua infanzia e la sua prima adolescenza alquanto disordinate. Per notti intere è stato costretto a suonare il pianoforte nelle bettole, a comporre adattamenti e marce per banda, a dar lezioni a un marco l'una, e a comporre la propria musica nella luce dell'alba. Se un musicomane di Amburgo - Adolf Giesmann - non lo avesse condotto in campagna per fargli recuperare le forze dopo un inverno di miseria e di stenti, il ragazzo non conoscerebbe ancor niente della natura. Tutto ciò fa sì che Schumann senta in lui un fratello. I loro gusti in fatto di letteratura vanno d'accordo; anche Brahms ama la Bibbia, Goethe, Schiller, Jean-Paul, Eichendorff, Chamisso, Young
[Edward Young (1683-1765), poeta inglese dalla vena sottile e malinconica, autore delle famose Notti, ossia Il lamento e pensieri notturni], Hoffmann...
Per Clara è pieno di rispettosa adorazione. Per Schumann, Brahms è il suo continuatore, è il gigante che andrà fino al termine della via da lui iniziata. In un'esplosione d'amore, dove Mendelssohn e Brahms vengono evocati a fianco a fianco, Robert proclama quella che egli crede la verità. Con l'immaginazione vede già Brahms dare un impulso formidabile all'avvenire e nutrire della sua musica una lunga teoria di artisti. La sua fede nel progresso dell'arte gli raffigura, fra quelli ancor da venire, un genio il quale, a sua volta, farà retrocedere e farà allargare i limiti della poesia, in un processo eterno ed infinito. Brahms è dunque un semidio che comanda al futuro. Così fulgido omaggio sarà stampato nella «Neue Zeitschrift für Musik», la rivista che gli ha appartenuto per dodici anni. Per un curioso scherzo del destino il giornale, nato a Lipsia, è finito a Weimar ed ha ora Brendel come direttore. Consacrato ormai alla difesa e alla illustrazione della scuola Wagner-Liszt, il giornale si vede dunque costretto, dal gioco delle circostanze, a pubblicare nelle sue colonne il testo di un uomo che fa profezie sull'avvenire e che scoppia di entusiasmo per uno sconosciuto. Anche Liszt e Wagner hanno la pretesa di vincolare l'avvenire, cosicché, nel fatto che Schumann non faccia neppure un'allusione ai loro sforzi, essi potrebbero scorgere una dichiarazione di guerra. Schumann ne è consapevole ma non se ne preoccupa.
Intanto gli amici che attendeva sono arrivati: nel salotto, in una bella serata di ottobre, stanno riuniti Robert, Clara, Joachim, Brahms, Bettina von Arnim
[Bettina von Arnim (1785-1859), nata Bettina Brentano, di lontana origine italiana, sorella del poeta e novelliere Clemens Maria Brentano e sposa di un altro importante scrittore tedesco, Ludwig Achim von Arnim. Bettina fu una specie di ninfa Egeria del romanticismo tedesco e, ancor giovanissima, divenne amica di Goethe, di Beethoven, di Tieck, di Jacobi e d'altri. Scrittrice a sua volta, fissò i suoi ricordi e le sue impressioni in due specie di romanzi in forma di carteggio: Epistolario di Goethe con una bambina, apparso nel 1835 e Corona primaverile, pubblicato nel 1844], Albert Dietrich.
Nel dicembre del 1853 ha luogo il viaggio in Olanda. In riva allo Zuyderzee, vengono eseguiti la Seconda Sinfonia, il Pellegrinaggio della Rosa, il Concerto in la minore.
Schumann continua a esser sereno. Di tanto in tanto, nota nel suo taccuino: «Strani disturbi all'udito», ma non sembra attribuir loro grande importanza. Al ritorno, Clara e Robert trovano un messaggio firmato Brahms e Joachim, dove vien detto che i due sposi sono attesi a Hannover per un concerto organizzato in loro onore. Sono in dubbio se andare oppure rifiutare. Clara, incinta, si è già sentita male a Rotterdam.

***

Nel 1853 iniziò inoltre un altro lavoro più o meno "meccanico". Un'esecuzione della Ciaccona per violino di Bach, con l'accompagnamento per pianoforte di Mendelssohn, suggerì a Schumann che altre composizioni bachiane per violino solo avrebbero potuto raggiungere un pubblico più vasto se fornite di accompagnamento. Il 4 gennaio ne parlò con il dottor Härtel e il 5 febbraio completò gli accompagnamenti per le Sonate. Durante un intervallo, in cui musicò un adattamento di Das Glück von Edenhall di Uhland per soli, coro maschile e orchestra (27 febbraio - 12 marzo), compose analoghi accompagnamenti per le Sonate per violoncello solo di Bach (19 marzo - 10 aprile) e, tra il 15 e il 19 aprile, per il Festival musicale della Bassa Renania del mese successivo, un'Ouverture festiva con coro finale sul Rheinweinlied, che aveva iniziato già nell'estate precedente. Il primo giorno del Festival (15 maggio), Schumann ottenne un buon successo con la Sinfonia in Re minore; due giorni dopo il Festival si concluse con la nuova ouverture. Gli amici venuti a Düsseldorf per l'occasione si preoccuparono però nel trovarlo ossessionato da «esperimenti di magnetismo»: far muovere, per esempio, un tavolino (il primo esperimento fu tentato il 24 aprile; il 27 scrisse un articolo, purtroppo perduto, su questi fenomeni). Più avanti nel corso dell'estate si manifestarono ulteriori preoccupanti sintomi fisici tra cui, il 30 luglio, un evidente colpo apoplettico durante una visita a Bonn.
Durante l'estate 1853 Schumann completò un gran numero di lavori: la trascrizione per pianoforte dell'Ouverture, Scherzo e Finale (20-24 aprile), il «riordino» della riduzione pianistica del Faust (entro il 24 maggio), la composizione delle sette fughette per pianoforte op. 126 (28 maggio-9 giugno), le Drei Clavier-Sonaten für die Jugend op. 118 (11-24 giugno), versioni per pianoforte dei quartetti per archi nn. i e 2 dell'op. 41 (4-11 agosto), un'ouverture per il Faust (13-17 agosto), un Allegro con Introduzione per pianoforte e orchestra op. 134 (24-30 agosto), una Fantasia per violino e orchestra op. 131 (2-7 settembre), un accompagnamento di pianoforte per la declamazione della Ballade vom Heideknaben di Hebbel, op. 122 n. 1 (15 settembre), cinque pezzi per pianoforte a quattro mani che, con un precedente Menuett, completarono il Kinderball op. 130 (18-20 settembre) e un Concerto per violino e orchestra (21 settembre - 3 ottobre).
La Fantasia e il Concerto per violino e orchestra furono composti entrambi per il ventiduenne Joachim,

la cui interpretazione del concerto beethoveniano aveva colpito Schumann profondamente in occasione del Festival della Bassa Renania in maggio. Tra il 28 e il 31 agosto Joachim era stato di nuovo a Düsseldorf, impressionandolo ancora con il suo «meraviglioso» suono violinistico (l'eccitazione gli provocò, il 30 agosto, un improvviso «disturbo della parola»). Il 30 settembre gli Schumann ricevettero la visita di un nuovo amico di Joachim, il ventenne Brahms,

che li colpì subito profondamente, sia come pianista sia come compositore. Schumann espresse il suo entusiasmo in un articolo (scritto tra il 9 e il 13 ottobre) intitolato Neue Bahnen, pubblicato nella «Neue Zeitschrift für Musik»

il 28 ottobre. Brahms si fermò a Düsseldorf fino al 3 novembre e il suo soggiorno coincise quasi esattamente con l'ultimo periodo dell'attività creativa di Schumann: le Märchenerzählungen op. 132 per clarinetto, viola e pianoforte furono composte tra il 9 e l'11 ottobre e, tra il 15 e il 18, i Gesänge der Frühe per pianoforte (conosciuti anche come An Diotima, dal nome del personaggio di Hölderlin), che Schumann presentò all'editore Arnold come «pezzi caratteristici che descrivono le emozioni nell'approssimarsi e nell'inoltrarsi del mattino, ma come espressione di sentimenti più che come immagini descrittive». Il 21 tornò all'armonizzazione di composizioni per un solo strumento ad arco, componendo in quest'occasione un accompagnamento per il Capriccio n. 24 di Paganini (su questo tema Brahms compose poi le sue variazioni). Joachim doveva venire a Düsseldorf per interpretare la prima esecuzione della Fantasia per violino e orchestra il 27 ottobre, in occasione del primo concerto in abbonamento della stagione, e anche per ascoltare la propria ouverture per Amleto. Schumann, Brahms e Albert Dietrich, allievo di Schumann, stabilirono di collaborare nella composizione di una Sonata per violino e pianoforte in La minore su F-A-E (Fa-La-Mi), le iniziali del motto di Joachim, «Frei aber einsam». Schumann contribuì con il secondo e il quarto movimento, un intermezzo in Fa e il finale in La maggiore e minore (scritti tra il 22 e il 23 ottobre). La sonata, composta collettivamente, fu debitamente presentata il giorno dopo il concerto a Joachim, che la eseguì a prima vista insieme a Clara.

La mattina successiva, il 29, Schumann pensò di sostituire il primo movimento di Dietrich e lo scherzo di Brahms con due movimenti di propria composizione, completando così, il 31 ottobre, la terza Sonata per violino e pianoforte. Tra il 2 e il 4 novembre compose cinque Romanze per violoncello e pianoforte.
Il concerto del 27 ottobre fu l'ultimo che Schumann diresse a Düsseldorf. In seguito a una disastrosa esecuzione di una Messa di Hauptmann nella chiesa di S. Massimiliano il 16 ottobre, il coro si rifiutò, il 27, di cantare nella Erste Walpurgisnacht di Mendelssohn sotto la direzione di Schumann, che dovette così cedere l'incarico a Tausch. La prova dell'Amleto di Joachim, il pomeriggio dello stesso giorno, fu addirittura caotica. La commissione del Musikverein fu costretta a prendere provvedimenti. II 7 novembre il presidente e un altro membro del Musikverein si recarono da Schumann per informarlo dell'unanime invito della commissione a che egli dirigesse, in futuro, solo le sue composizioni, lasciando a Tausch di sostituirlo in tutte le altre occasioni. Furono ricevuti da Clara che, non essendo assolutamente in grado dl valutare le condizioni del marito, vide nel suggerimento solo un «infame intrigo» da parte di Tausch e un «insulto verso Robert». Il 9 Schumann replicò affermando che un simile invito - anche se si trattava solo di un suggerimento - costituiva una violazione del contratto. In realtà fu proprio lui, il giorno successivo, a non rispettare il contratto, non presentandosi né alla prova né al concerto. Pensava di lasciare Düsseldorf per Vienna o Berlino. Il 14 la commissione replicò cortesemente a Schumann, rendendo però operativo il precedente suggerimento con una vera e propria
decisione in quel senso. Il 6 dicembre il borgomastro scrisse a Schumann proponendogli un arbitrato, o almeno un'indagine, da parte di una sottocommissione del consiglio municipale (fino alla metà del 1855 si continuò a pagargli lo stipendio di responsabile delle istituzioni musicali cittadine).
Schumann, a quanto sembra, non rispose mai al borgomastro. Lui e Clara erano partiti fin dal 24 novembre per una tournée in Olanda, in cui Clara eseguì per la prima volta (a Utrecht, il 26) la nuova Introduzione e Allegro op. 134. A Utrecht, come a L'Aja, a Rotterdam (dove in loro onore si tenne una serenata al lume delle fiaccole) e ad Amsterdam (dove Schumann diresse le addestratissime orchestre olandesi nella sua seconda e terza sinfonia) furono accolti entusiasticamente. Il 22 dicembre tornarono a Düsseldorf.
[ABRAHAM]

SCHUMANN ET BRAHMS - 1
PAR CLAUDE ROSTAND
BRAHMS - FAYARD

A la page du 30 septembre 1853, dans cet agenda qui servait aussi, à Robert et à Clara, de journal intime, Schumann avait noté, comme un simple rendez-vous à ne pas oublier : «Herr Brahms, de Hambourg».
Le lendemain, 1er octobre, à la première ligne en haut de la page : «Visite de Brahms. Un génie!». Schumann avait reçu Johannes l'après-midi. On n'avait pas tenu de longues conversations. A peine la présentation faite, Brahms s'était aussitôt, à la demande de Schumann, mis au piano. Le premier mouvement de la sonate en ut majeur se terminait à peine que Robert s'était levé en proie à une vive agitation. Il était soudain sorti de la pièce en s'écriant: «Clara doit entendre cela». Clara était accourue: «Chère Clara, avait dit Schumann, tu vas entendre une musique comme tu n'en as jamais entendu auparavant. Jeune homme, recommencez!» Et il avait fallu recommencer le premier mouvement. Et puis de même du deuxième, et du troisième, et de tous, parmi les cris de joie et d'émerveillement des Schumann transportés. Dans ces minutes émouvantes, comme d'un coup de foudre, venait de naître cette amitié qui allait unir maintenant les trois artistes. Dans les jours qui vont suivre, Johannes deviendra un familier de la maison. Sachant qu'il vit dans une modeste auberge, avec ses pauvres petits moyens de musicien ambulant, Schumann lui demande chaque jour de venir prendre ses repas chez lui. Johannes, timide, hésite, n'ose accepter. Et c'est alors Clara qui vient le chercher. La révélation du génie de Brahms bouleversa Schumann; dès cette première rencontre, son intelligence et son coeur vont se mettre au service du jeune homme. Dans son journal des jours suivants figure constamment le nom de Brahms. Celui-ci revient le lendemain après-midi, puis presque chaque jour jusqu'à la fin de la semaine, si bien qu'à ce moment les oeuvres complètes de Johannes y étaient passées : la sonate en fa dièse mineur, le Scherzo opus 4, la sonate pour piano et violon, un quatuor à cordes, des arrangements de mélodies hongroises, les trois premiers opus de lieder, ainsi qu'une fantaisie pour trio piano et cordes. Dans le journal intime, à la date du 4 octobre, Clara note: «Brahms nous a joué une fantaisie pour piano, violon et violoncelle, et son joli Scherzo en mi bémol mineur. Ce Scherzo est une pièce remarquable, un peu jeune peut-être, mais pleine d'imagination et d'idées splendides. Çà et là le son des instruments n'est pas toujours parfaitement adapté au caractère des idées, mais cela est un bien petit détail quand on pense à cette richesse d'imagination et de pensée.»
Et bientôt, l'on invite tous les amis, les élèves, à venir entendre le prodigieux poète musical qui vient de se révéler; les soeurs Japha, et surtout Albert Dietrich, un des principaux élèves de Schumann qui notera dans ses souvenirs les impressions produites par l'apparition de Johannes.
«Peu après l'arrivée de Brahms, en septembre,» écrit Dietrich, «Schumann monta vers moi avant le commencement d'une répétition de la société chorale. Il avait un air mystérieux et un sourire rayonnant de bonheur. ‘Quelqu'un est arrivé, dit-il, dont nous entendrons un jour toutes sortes de choses merveilleuses; son nom est Johannes Brahms’. Et il me présenta cet intéressant et étrange jeune musicien, qui, paraissant encore un enfant, dans sa légère et courte jaquette grise, avec sa voix perchée, et ses beaux cheveux longs, me fit la plus charmante impression. Sa bouche était joliment dessinée et avait une expression énergique très caractéristique; son regard profond et sérieux reflétait avec évidence une nature douée.»
En quelques jours, Johannes et Albert vont devenir d'inséparables amis. «Tout le monde était rempli d'étonnement, écrit encore ce dernier, et les jeunes surtout, par son jeu si particulier, puissant, et quand cela était nécessaire, d'une extraordinaire douceur. Il accueillait les louanges enthousiastes décernées à ses exécutions avec une modestie presque excessive.
«Sa constitution était extrêmement vigoureuse; les efforts d'esprit les plus durs le fatiguaient à peine, mais il pouvait s'endormir profondément lorsqu'il le désirait à n'importe quelle heure du jour. Avec ses camarades, il était plein d'entrain, parfois un peu arrogant, sec et plein d'idées pour jouer des tours. Quand il venait me voir, il avait l'habitude de gravir les escaliers tel un ouragan, d'ébranler la porte de ses deux poings, et de faire irruption dans la pièce sans attendre la réponse...
Brahms ne parlait jamais des oeuvres auxquelles il travaillait, non plus que de ses projets, mais un jour il me confia que souvent, lorsqu'il était à l'ouvrage, des chansons populaires lui revenaient à l'esprit, et qu'ainsi ses propres idées mélodiques se constituaient d'elles-mêmes.» Chaque jour, Schumann apprend à mieux connaître
Johannes. Chaque jour, c'est un nouveau sujet d'émerveillement qui vient confirmer et fortifier son impression première. Et Wasielewsky rapporte que le compositeur donnait l'impression d'être littéralement «possédé par un sortilège»... le sortilège de «ce délicat jeune homme à l'expression rêveuse et qui, sans la moindre affectation, parlait tout naturellement un langage poétique, signait ses manuscrits Joh. Kreisler jun., et répondait exactement à la définition qu'en avait donné Joachim: pur comme le diamant, doux comme la neige.»
Le nom de Brahms revient tout le temps sous la plume de Schumann; dans son journal d'abord («aujourd'hui, Brahms », « hier Brahms », « souvent avec Brahms », etc.) et, à une liste dressée vers cette époque des jeunes musiciens dans lesquels il y a le plus d'espoir, il ajoute le nom de Brahms qu'il fait accompagner de la mention « princeps».
Dans ses lettres ensuite, lettres amicales ou lettres d'affaires : «C'est celui-là qui devait venir». Puis: «Je pense que si j'étais plus jeune, écrit-il à Joachim à la date du 8 octobre, j'écrirais des odes pour célébrer ce jeune aigle qui est descendu des Alpes à Düsseldorf d'une façon si souveraine et inattendue. On pourrait aussi le comparer à un torrent impétueux qui, comme un Niagara, se montre dans toute sa splendeur quand il se précipite des hauteurs, ainsi qu'une chute d'eau rugissante, et sur les rives duquel volettent les papillons et chantent les rossignols... Le jeune aigle semble être heureux dans les Basses Terres; il a trouvé un vieux gardien qui a l'habitude de ce genre d'envolées, et qui sait comment modérer ces sauvages coups d'ailes sans que leur puissant élan en soit brisé.»
Et toujours à Joachim, le 27 octobre «J'ai commencé de rassembler mes pensées en ce qui concerne le jeune aigle. Je voudrais l'aider pour son premier vol à travers le monde, mais j'ai peur d'être trop épris de lui pour être capable de distinguer très exactement les couleurs sombres ou éclatantes de ses ailes. Quant j'aurais terminé mon article [pour la NEUE ZEITSCHRIFT FÜR MUSIK], je coudrais le montrer à son camarade [Joachim] qui le connaît beaucoup mieux que moi.
P.S. - J'ai fini le travail et je vous l'envoie ci-joint. Voulez-vous me le retourner dès que possible.»
Le 8 octobre, il écrit au Dr. Härtel, le grand éditeur de Leipzig : «Un jeune homme vient de se présenter ici, et nous a fait à tous une très profonde impression avec sa merveilleuse musique. Je suis convaincu qu'il fera la plus grande sensation dans le monde musical. À la première occasion je vous donnerai à son sujet des détails supplémentaires». Et quelques jours plus tard: «Vous lirez sous peu dans la 'Neue Zeitschrift für Musik', un article signé de moi sur le jeune Johannes Brahms de Hambourg qui vous donnera de plus amples renseignements à son égard. Je vous écrirai alors plus longuement au sujet des compositions qu'il a l'intention de faire publier. Il y a des pièces pour piano ainsi que des sonates, une sonate pour violon et piano, un trio, un quatuor, et nombre de lieder - tout cela plein de génie. Il est également un pianiste exceptionnel.»
A Strackerjan: «Il y a ici un jeune homme de Hambourg qui est doué d'un tel talent et d'un tel génie, qu'à mon sens il éclipse, et de loin, tous les autres jeunes compositeurs.»
Et à Joachim à nouveau : «Johannes est un véritable Apôtre. Nous lui devons, à lui aussi, des Révélations Révélations dont bien des Pharisiens, même dans des siècles, ne seront pas encore capables de pénétrer le secret.»
Enfin, on n'oublie pas les parents, la chère maman Johanna (qui a tenu sa promesse d'écrire toutes les semaines, ce dont elle s'est acquittée ponctuellement avec une gaucherie touchante), et le contrebassiste paternel, le brave Johann Jakob qui, pendant que son fils est en train de révolutionner le gratin du monde musical, continue de charmer les consommateurs de l'Alster Pavillon. Schumann en effet écrit aussi à Johann Jakob.
Celui-ci en a les larmes aux yeux voilà enfin bien récompensé l'entêtement de sa jeunesse à lui, petit paysan du Holstein; sa vocation ne l'avait pas trompé, il a donné au monde un vrai, un grand musicien. «Alors Fritz! s'écrie-t-il dans son patois bas-allemand, faisant irruption dans la maison de son vieux camarade Becker en brandissant la lettre de Schumann. Qu'est-ce que tu dis de cela? Schumann a dit que mon Hannes est un grand, un incomparable artiste, et qu'il sera un second Beethoven!» Et Fritz, que la comparaison choque, et qui ne se souvient du petit Hannes que comme d'un galopin, proteste « As-tu perdu la tête? Comment peux-tu penser de pareilles folies? » Mais Johann Jakob lui rive son clou: «Schumann l'a dit!»
On pourrait multiplier à l'infini les citations de ce genre de lettres enthousiastes mais dont le ton paraît encore bien faible à côté du fameux article que Schumann préparait pour la Newe Zeitschrift für Musik, qui devait paraître dans le numéro du 28 octobre, et dont on trouvera ici le texte intégral. Cet article était intitulé Neue Bahnen:

Chemins nouveaux

Des années ont passé - en presque aussi grand nombre que celui consacré jadis par moi à la première direction de ce journal, dix très exactement [Schumann avait fondé la Neue Zeitschrift für Musik en 1834 et en était resté le directeur-rédacteur en chef jusqu'en 1844. La revue avait alors été reprise par Fr. Brendel qui en avait fait l'organe officiel du groupe néo-allemand, ce qui explique en partie que Schumann n'y ait plus collaboré] - depuis que je n'ai plus paru sur cette scène pour moi si riche de souvenirs. Souvent, en dépit d'une activité productrice acharnée, j'avais été tenté de le faire; nombre de talents nouveaux et remarquables s'étaient révélés, un vigoureux renouveau musical avait semblé s'annoncer grâce à plusieurs des artistes les plus sérieux de l'époque, encore que leurs oeuvres n'aient été, pour la plupart, connues que d'un cercle très restreint - et je pense ici à Josef Joachim, Ernest Naumann, Ludwig Norman, Waldemar Bargiel, Theodor Kirchner, Julius Schäffer, Albert Dietrich, sans oublier le grave E.F. Wilsing. Comme hérauts fidèles et braves de la bonne cause, il faut aussi mentionner ici Nids W. Gade, C.F. Mangold, Robert Franz, et St. Heller. Observant avec une vive sympathie le chemin parcouru par ces artistes exceptionnels, je pensais qu'après une telle préparation apparaîtrait, et devait apparaître, soudain quelqu'un qui serait appelé à traduire d'une façon idéale la plus haute expression de l'époque, qui nous apporterait sa maîtrise, non par un développement progressif de ses facultés, mais par un bond soudain, comme Minerve surgissant toute armée de la tête de Jupiter. Et il est arrivé, cet homme au sang jeune, autour du berceau de qui les Grâces et les Héros ont veillé. Il a nom Johannes Brahms. Il vient de Hambourg où il travaillait en silence et où un professeur excellent et enthousiaste l'instruisait des règles les plus difficiles de son art; il m'a été présenté récemment par un maître estimé et bien connu. Il portait tous les signes extérieurs qui proclament : «Celui-là est un élu». À peine assis au piano, il commença de nous découvrir de merveilleux pays. Il nous entraîna dans des régions de plus en plus enchantées. Son jeu, en outre, est absolument génial; il transforme le piano en un orchestre aux voix tour à tour exultantes et gémissantes. Ce furent des sonates, ou plutôt des symphonies déguisées; des chants dont on saisissait la poésie sans même connaître les paroles, tout imprégnés d'un profond sens mélodique; de simples pièces pour piano tantôt démoniaques, tantôt de l'aspect le plus gracieux; puis des sonates pour piano et violon, des quatuors à cordes, chaque oeuvre si différente des autres que chacune paraissait couler d'une autre source. Et alors il semblait qu'il eut, tel un torrent tumultueux, tout réuni en une même cataracte, un pacifique arc-en-ciel brillant au-dessus de ses flots écumants, tandis que des papillons folâtrent sur ses berges et que l'on entend le chant des rossignols.
Si, outre cela, il plonge sa baguette magique dans le gouffre où la masse des choeurs et de l'orchestre lui prête sa puissance, nous pouvons nous attendre à des aperçus plus merveilleux encore sur les mystères du monde des esprits. Puisse le plus noble génie le fortifier, du moins en ce qu'il est déjà permis de prévoir; car un autre génie habite aussi en lui, celui de la modestie. Ses confrères le saluent à son premier voyage à travers le monde où, peut-être, l'attendent des blessures, mais aussi les lauriers et des palmes. Nous le proclamons bienvenu en vaillant combattant qu'il est.
Il y a, de tout temps, une secrète alliance des esprits frères. Vous qui appartenez à ce cercle, constatez que la vérité de l'art brille de façon de plus en plus éclatante, répandant partout joie et bénédiction.

R.S.

[Brahms lut cet article pour la première fois le 2 novembre suivant, à Hanovre, où il se trouvait ce jour-là en compagnie de Joachim.]

[...] La fin du séjour à Düsseldorf devait être marquée par une fête, spécifiquement musicale elle, un concert au cours duquel Joachim devait venir créer la Fantaisie pour violon en orchestre op. 131 de Schumann, sous la direction de l'auteur. C'était en effet l'époque du Festival du Bas-Rhin. Le concert eut lieu le 27 octobre. Mais les amis avaient ménagé à Joachim une assez jolie surprise pour le lendemain. Voulant faire revivre une vieille coutume, Schumann avait, dans le plus grand secret, préparé une sonate collective pour piano et violon dont il avait lui-même composé l'Intermezzo et le Finale et dont il avait confié le premier mouvement et le Scherzo à Dietrich et à Johannes. L'oeuvre avait été écrite en dix jours. Robert avait lui-même rédigé la page de titre

F. A. E.

«Dans l'attente de l'arrivée de leur ami très estimé et très aimé, Joseph Joachim. Cette sonate a été écrite par Robert Schumann, Johannes Brahms et Albert Dietrich.»
Les trois lettres placées en tête étaient les initiales des mots constituant la devise - nous l'avons vu déjà - de Joachim Frei, aber einsam (Libre, mais seul). Et c'était sur ces trois lettres que Dietrich avait bâti le thème initial de son premier mouvement, un Allegro en la mineur; l'Intermezzo et le Finale de Schumann étaient respectivement en fa majeur et en la majeur; le Scherzo de Brahms en ut mineur, et bâti sur un motif tiré de l'Allegro de Dietrich. La surprise fut complète, devant quelques amis parmi lesquels se trouvaient Bettina Brentano et sa fille Gisela. C'est cette dernière qui, vêtue d'une charmante robe de paysanne, offrit à Joachim une grande corbeille de fleurs dans laquelle se trouvait le manuscrit de la sonate, la page de titre en moins, Joachim et Clara devant deviner le nom de l'auteur de chacun des mouvements, ce qui, paraît-il, ne les embarrassa nullement, et fut bientôt fait.
Le lendemain, Schumann dirigeait le dernier concert du Festival du Bas-Rhin 1853. Ce devait être, pour lui aussi, le dernier concert. L'ultime tragédie allait commencer. Ces quatre inoubliables semaines d'octobre 1853 se terminaient. Tout le monde devait se séparer, chacun ayant à reprendre ses occupations d'hiver. Johannes quitta Düsseldorf le 2 novembre et alla s'installer à Hanovre, auprès de Joachim. Cependant, le vigilant Schumann n'était pas resté inactif. Ce n'est pas seulement sur le plan théorique qu'il s'occupait de la gloire de Brahms. Il avait également souci du côté matériel de la carrière du jeune musicien. A cet effet, dès le 3 novembre, il avait écrit au grand éditeur Härtel de Leipzig. Il lui conseillait de publier le quatuor à cordes, un cycle de six lieder, le Scherzo pour piano, un second cycle de six lieder et la sonate en ut majeur (respectivement sous les numéros d'opus 1,2,3,4,5). Il précisait les conditions du marché, les droits à percevoir dans l'avenir au cas où la vente aurait été bonne, et surtout le versement immédiat de certaines sommes à Johannes : en particulier dix louis d'or pour le quatuor, autant pour la sonate, huit pour le Scherzo et six pour chacun des cycles de lieder.
Härtel semble avoir répondu aussitôt, et avoir été intéressé par la chose, car le 9 novembre Schumann lui écrit pour le remercier d'avoir favorablement accueilli ses suggestions et il ajoute : «J'écris aujourd'hui à Brahms, et lui demande de se rendre dès que possible à Leipzig pour vous présenter ses compositions lui-même. Son jeu est intimement lié à sa musique. Je ne me rappelle pas avoir entendu auparavant des effets sonores aussi originaux». Et le 9 novembre toujours, ilécrit à Joachim: «Donne la lettre ci-jointe (la réponse de Härtel) à Johannes. Il faut qu'il aille à Leipzig; persuade-le de le faire, ou ils auront une idée fausse de sa musique; il doit jouer ses oeuvres lui-même. » Il résume ce qu'il a fait vis-à-vis de Härtel et il ajoute : «Encore une fois, décide-le à aller de toute urgence passer une semaine à Leipzig. Et maintenant, au revoir, cher ami. Ecris-moi encore avant notre voyage en Hollande, et dis à Johannes, ce flemmard, d'en faire autant.»
Depuis son retour à Hanovre, Johannes s'était en effet montré assez «flemmard». Il n'avait pas écrit une seule fois à son bienfaiteur, pas même après la lecture de l'article de la Neue Zeitschrift für Musik! Ce n'est qu'à la date du 16 novembre qu'il se décide enfin

Honoré maître,
Vous m'avez donné un si immense bonheur que je ne peux essayer de vous remercier avec des mots. Dieu veuille que par mes oeuvres je puisse bientôt vous prouver combien votre affection et votre bonté m'ont encouragé et stimulé. La louange publique que vous m'avez décernée aura annoncé mes oeuvres comme des choses si exceptionnelles que je me demande comment je serai capable de m'en montrer digne. Elle m'oblige avant tout à prendre le plus grand soin dans le choix des oeuvres à publier. Je ne pense pas devoir y faire figurer aucun de mes trios, et me propose de choisir comme opus 1 et 2 les sonates en ut et en fa dièse mineur, comme opus 3 des lieder, et comme opus 4 le Scherzo en mi bémol mineur...
Si j'ai été si long à vous écrire, c'est que j'avais envoyé ces quatre choses à Breitkopf et Härtel
[Timide et modeste, Brahms, dans sa lettre d'envoie à l'éditeur, écrivait: «Ce n'est pas ma seule hardiesse, mais plutôt l'instance de quelques amis musiciens à qui j'avais communiqué les manuscrits, qui m'a amené à en rechercher la publication. Ainsi, Monsieur, vous voudrez bien excuser ces lignes au cas où il ne serait pas dans vos intentions d'y donner une suite favorable»], et voulais attendre la réponse afin de vous faire connaître le résultat de votre intervention en ma faveur. Votre dernière lettre à Joachim, cependant, nous l'apprend, et il ne me reste plus qu'à vous écrire que je vais, suivant votre conseil, me rendre à Leipzig dans les jours immédiats (probablement demain).
En outre, je voulais vous dire que j'avais remis au net ma sonate en fa mineur, et que j'y avais apporté des modifications considérables dans le finale. J'ai aussi arrangé la sonate de violon
[Cette sonate est celle que Brahms et Remenyi avaient joué à Göttingen. Elle n'a jamais été publiée]. Je voudrais aussi vous remercier mille fois pour le cher portrait de vous que vous m'avez envoyé, ainsi que de la lettre que vous avez écrite à mon père. Par elle, vous avez rendu heureux un couple de braves gens. Fidèlement, votre

Brahms.

Hanovre, 16 nov. 1853.

Nous retrouverons bientôt Brahms à Leipzig. Mais tandis qu'il fait ainsi une entrée spectaculaire dans le «grand monde» de la musique, ce monde s'agite. Les attitudes les plus contradictoires sont prises à son sujet. Et l'on pourrait presque dire que des partis s'organisent déjà. Brahms venait de défrayer la grande chronique avec l'article de Schumann. On peut bien constater que jamais artiste débutant n'a bénéficié d'une pareille publicité. Et c'est sans doute en raison de l'ampleur et de l'autorité d'une telle publicité que, par réaction, dans certains milieux musicaux, on manifesta une extrême réserve.
Même aujourd'hui, avec le recul, l'article de Schumann - qui nous apparaît comme son testament littéraire - conserve toute son importance. Mais à l'époque, ne possédant pas une signification aussi prestigieuse, il constituait tout de même un événement d'une portée exceptionnelle, et dont le retentissement se fit sentir en dehors même des limites du petit univers musical. Le ton solennel et prophétique de Schumann, le fait que celui-ci n'écrivait plus dans la revue depuis dix ans, la revue elle-même - alors la plus avancée en Allemagne, et possédant une autorité que la presse musicale ne connaît plus de notre temps - tout cela donnait un poids et un éclat singuliers à la proclamation de Schumann, aussi bien aux yeux de ceux qui défendaient les mêmes idées que celui-ci, que ceux qui étaient plus habituellement dans l'opposition. Même dans son propre camp, Schumann rencontrait parfois une certaine tiédeur, conséquence normale d'un enthousiasme qui le portait souvent à d'excessives exagérations. On n'oubliait pas que s'il avait crié au génie àpropos de Chopin, il l'avait clamé aussi pour des musiciens tels que Ries, Hummel, Sterndale Bennett ou Henselt, prédictions qui, hélas!, ne devaient pas se vérifier dans la même mesure. Sans doute n'avait-il jamais commis d'erreur caractérisée, son instinct artistique était universellement reconnu comme sain, son sens critique très aiguisé, et son jugement - basé sur une culture musicale, littéraire et philosophique très vaste - parfaitement sûr. Mais on pouvait dire qu'il avait parfois pêché par manque de nuance. Enfin, les premiers symptômes de la maladie qui devait l'emporter, s'étaient déjà manifestés depuis plusieurs années; ils étaient connus; et cela n'était pas, il faut le croire, sans inspirer une certaine méfiance, notamment à ceux qui, fanatiques supporters de la jeune école néo-allemande, pouvaient déjà suspecter l'ensemble de ses opinions. C'est ainsi que devant le coup de tonnerre de l'article Neue Bahnen, l'un des principaux défenseurs de l'ordre nouveau, Bülow, se déclarait sceptique. A Liszt qui lui avait écrit : «Avez-vous lu l'article de Schumann dans le dernier numéro de Brendel?», Bülow répond en date du 5 novembre, ironisant sur la grandeur que l'on donnait à Johannes: «Mozart-Brahms ou Schumann-Brahms ne trouble point du tout la tranquillité de mon sommeil. Il y a une quinzaine d'années que Schumann à parlé en des termes tout à fait analogues du génie de W. Sterndale «Benêt» (Bennett). Joachim, du reste, connaît Brahms, de même l'ingermanique Remenyi».
D'autre part, l'aventure fâcheuse avec Liszt avait bientôt été connue de tous ces «Nouveaux-Allemands». Pour eux, Brahms était le jeune prétentieux qui n'avait manifesté à leur pape que du mépris. Or l'article de Schumann classait Johannes - assez artificiellement d'ailleurs, on s'en rend compte avec le recul - dans le camp des réactionnaires classiques. Comme l'observe Niemann, il en faisait l'antipape, et comme, aux yeux de ces Nouveaux Allemands rien ne pouvait paraître nouveau hors eux-mêmes, cet Allemand qu'on leur annonçait comme nouveau représentait un danger menaçant. Et puis la jalousie de ce petit monde musical jouait à plein. Seul Liszt observait une certaine réserve, et lui, le Sultan ainsi qu'on l'appelait - de tous ces Anti-Philistins se gardait de toute déclaration imprudente. Il avait une vue plus claire et raisonnable des choses, et ne se laissait aller à aucune réaction dictée par la passion, sachant bien pourtant que Brahms l'admirait comme pianiste, mais n'avait pour le compositeur que des sentiments très mélangés.
Par ailleurs, il est un autre cercle où l'article de Schumann avait fait l'effet d'un pavé dans une mare: celui des mendelssohniens leipzigois. C'était l'insulte à leur maître mort peu avant. Schumann constituait déjà à lui seul une insulte permanente au classicisme mendeissohnien. Mais en poussant Brahms de cette façon, il précisait encore sa position. Et nous verrons par la suite quelles difficultés ces milieux leipzigois sauront créer à Johannes. D'un côté comme de l'autre, on peut bien dire que la proclamation de Schumann fit à Brahms plus de mal que de bien. Elle contenait déjà en germe tous les différends qui allaient plus tard opposer le compositeur à Wagner, à Bruckner ou à Hugo Wolf.
L'article pèsera toujours sur Brahms, et le musicien conservera longtemps la hantise de la responsabilité que cette prophétie de Schumann fait peser sur lui. Theodor Kirchner, avec qui il séjournera souvent en Suisse, en témoignera à plusieurs reprises et dira les crises de découragement que Brahms traversait. De même Rudolf von der Leyen qui, en 1884, fera un séjour sur le lac de come en compagnie de Johannes, écrira: «Il a eu un mauvais moment à passer. Le pauvre homme songe à son oeuvre et à son génie avec tant de sérieux, qu'il ne sait plus ce que c'est que la joie de vivre. Il me l'a dit lui-même on croit que je suis heureux, s'est-il écrié un jour, quand j'ai l'air de participer à la gaieté générale, mais je n'ai pas besoin de vous dire à vous qu'intérieurement je ne ris pas.»
En tout cas, cette gloire subite n'aura-t-elle fait naître chez lui nul orgueil. Sa modestie est remarquée de tous, et ses lettres en témoignent : «Puissiez-vous» écrit-il à Schumann «ne jamais regretter ce que vous avez fait pour moi; puisse-je en devenir tout à fait digne!» Et à Joachim, le jeune aiglon dira : «Fasse Dieu que mes ailes poussent vigoureusement!»
Le «jeune aiglon», justement, n'attendra pas longtemps pour montrer qu'il est vite devenu un aigle et de belle envergure. Pendant le mois d'octobre et les premières semaines de novembre 1853, avant de partir pour Leipzig, il termina en effet ce qui restera comme l'une des pages les plus gigantesques de la littérature romantique de piano, la grande sonate opus 5.


VIE NUOVE (1853)

Sono passati degli anni - quasi tanti quanti ho consacrato alla redazione di questi fogli, cioè circa dieci - da che io non mi son più fatto vivo su questo terreno così ricco di ricordi. Spesso, benché fossi assorbito da un’attività intensa e produttrice, mi sentivo eccitato a scrivere ancora su molti nuovi ed importanti ingegni che annunziavano una nuova forza ed una nuova era musicale; infatti l’attestano molti artisti d’alte aspirazioni dell’ultimo tempo, anche se le loro opere son conosciute soltanto da un circolo ristretto. Io pensavo, seguendo col più vivo interesse le vie percorse da questi eletti, io pensavo che un giorno apparirebbe, e dovrebbe apparire improvvisamente, qualcuno che sarebbe chiamato a render palese in modo ideale la più alta espressione del tempo, qualcuno che ci apporterebbe la perfezione magistrale non attraverso uno sviluppo graduale del suo ingegno, ma di colpo, come Minerva, quando uscì interamente armata dal capo del Cronide.
Ed è venuto questo giovine sangue, alla culla del quale hanno vegliato Grazie ed Eroi. Si chiama JOHANNES BRAHMS; raccomandatomi poco prima da un Maestro conosciuto ed amato [Eduard Marxen, di Amburgo (Sch.)], è arrivato da Amburgo, dove componeva in un silenzio oscuro, ma cui hanno vegliato Grazie ed Eroi. Si chiama alle forme più difficili dell’arte. Trasparivano dalla sua persona tutti quei segni che ci annunciano: ecco un eletto! Quando si mise al pianoforte cominciò a scoprirci regioni meravigliose: noi venimmo attirati in un circolo sempre più magico. Aggiungete a questo un modo di suonare quanto mai geniale, che fa del pianoforte un’orchestra dalle voci ora lamentose ora esultanti di gioia. Erano sonate, o piuttosto delle sinfonie velate - canzoni, la cui poesia si potrebbe comprendere senza saper le parole, benché una profonda melodia di canto le attraversi tutte - singoli pezzi per pianoforte, in parte d’una natura demoniaca ma dalla forma più leggiadra, poi sonate per violino e pianoforte - quartetti per archi - e tutto così diverso che ogni cosa pareva sgorgare da altre sorgenti. Poi sembrava ch’egli, passando come un fiume scrosciante, riunisse tutte queste sorgenti in una cascata che, coronata da un calmo arcobaleno, veniva accompagnata nel precipitare del suo corso da svolazzanti farfalle e da canti di usignuoli.
S’egli abbasserà la sua bacchetta magica là dove le potenze delle masse corali e orchestrali gli prestano le loro forze, noi potremo attenderci di scoprire, nei segreti del mondo degli spiriti, paesaggi ancor più meravigliosi. Possa fortificarlo in ciò il genio più alto, e tutto fa supporre che così sarà, poiché in lui abita un altro genio, quello della modestia. I suoi compagni lo salutano al suo primo passo nel mondo, dove forse l’aspettano delle ferite, ma anche dei lauri e delle palme; noi gli diamo il benvenuto, come a un forte combattente.
In ogni tempo, domina una segreta unione di spiriti affini. Voi che vi appartenete chiudete il cerchio sempre più stretto, perché la Verità dell’arte emani la sua chiara luce, spandendo ovunque gioia e benedizione!

R. S.