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GUIDA ALL'OPERA

 

 

Libretto completo in tedesco

 

 

ATTO I

 

 

[ANALISI DELL'OUVERTURE]

 

Il primo atto si svolge in paesaggio roccioso, con alberi sparsi qua e là e un tempio sullo sfondo. Il giovane principe Tamino, in splendido abito da caccia con arco in mano, ma senza frecce, entra affannato perché inseguito da un serpente e chiede protezione agli dei:

Aiuto! Aiuto! O io sarò perduto, vittima destinata dello scaltro serpente. Dei misericordiosi! Già si avvicina! Ah salvatemi, proteggetemi!

A queste parole cade svenuto per la spossatezza.

Improvvisamente si apre il portale del tempio, da cui escono tre donne velate, le Damigelle della Regina della Notte, le quali, con le loro lance d'argento, uccidono il serpente. Esse sono colpite dalla bellezza di Tamino e cominciano a litigare su chi debba restare a vegliare il giovane, mentre le altre andranno a riferire ciò che è successo alla loro Regina. Risolvono la questione andando via tutte insieme.
Nel frattempo Tamino riprende i sensi e si stupisce nel vedere morto il serpente. Ode da lontano un suono di zufolo e, vedendo in lontananza una figura maschile che si avvicina, si nasconde dietro un albero. Entra Papageno, una buffa creatura che indossa un vestito di piume e porta sulle spalle una capiente uccelliera. Si presenta con una divertente aria:
Io sono l'uccellatore, sempre allegro, olà, oplà! [...] So come attirare gli uccelli e me ne intendo di zufoli! Perciò posso essere felice e contento, poiché tutti gli uccelli, ah sì, sono miei. [...] Vorrei una rete per ragazze:ne acchiapperei a dozzine per me. Poi me le chiuderei in gabbia, e tutte sarebbero mie. Se tutte le ragazze fossero mie, mi farei pagare in zucchero, e a quella che fosse la mia preferita, darei volentieri lo zuccherino. Lei allora mi bacerebbe affettuosa, Sarebbe mia moglie ed io suo marito. Si addormenterebbe al mio fianco, e io la cullerei come un bambino.
Egli spiega poi a Tamino che si guadagna da vivere catturando uccelli per la Regina Astrifiammante, e che, in cambio, le tre Damigelle lo riforniscono di cibo e di vino. Papageno è una figura buffa, semplice, primitiva, materialista e ignorante: egli non sa nemmeno che oltre le montagne che si ergono dinanzi a lui ci sono altre terre e altri uomini. È l'unico che si preoccupa di mangiare e di bere, l'unico che prova il sentimento della paura, che racconta bugie... Infatti, quando Tamino gli chiede se è stato lui ad uccidere il serpente, Papageno resta per un attimo sbalordito, perché non ha notato l'animale. Ma quando è sicuro che è morto, comincia a vantarsi di averlo ucciso con le sue stesse mani.
Immediatamente le tre Damigelle ricompaiono e, in cambio dei soliti uccelli, non gli danno vino, fichi e ciambelle ma acqua, pietre e un lucchetto per tappargli la bocca, come punizione per le sue affermazioni menzognere. Raccontano poi a Tamino come si sono svolti realmente i fatti. Dopo avergli dato un ritratto di Pamina, figlia della loro Regina, gli chiedono di salvarla poiché è finita nelle grinfie di un terribile rapitore. Tamino guarda il ritratto, estasiato, e s'innamora immediatamente della giovane.
Questo ritratto è talmente bello, che nessuno ne ha visto un altro simile. Sento come tale immagine divina riempia il mio cuore di un nuovo sentimento. Questo qualcosa non so invero come chiamarlo, eppure lo sento qui bruciare come fuoco. Potrebbe essere amore tale sensazione? Sì, sì, non è che amore. Oh, potessi trovarla! Oh, se ella fosse già dinanzi a me! Io farei - farei -- ardente e puro - Cosa farei? - Tutto estasiato la stringerei a questo petto infuocato, e così sarebbe eternamente mia. [ANALISI MUSICALE]
Fa per partire ma le Damigelle ritornano ad annunciare l'arrivo della Regina della Notte: dopo tre tuoni impressionanti, le rocce improvvisamente si spaccano e lasciano intravedere una splendida sala dove la Regina sta assisa in trono. Spiega che la figlia è stata rapita da un nemico malvagio e che se Tamino la salverà, la potrà avere come sposa.
Non tremare, mio caro figliolo, tu sei puro, saggio, devoto. Un giovane come te saprà confortare al meglio questo cuore materno profondamente afflitto. Da quando la mia figliola mi è lontana, sono stata destinata al dolore. Con lei se n'è andata ogni mia felicità: un malvagio fuggì portandola via. Ancora vedo il suo tremare in preda al terrore, fremente d'angoscia, i suoi timidi sforzi... Dovevo vedermela rapire... Ah aiutatemi! - è tutto ciò che disse - Ma fu inutile il suo supplicare, poiché il mio aiuto era troppo debole. Tu andrai a liberarla. Tu sarai il salvatore di mia figlia! - E se ti rivedrò trionfatore, allora lei sarà tua per sempre. [ANALISI MUSICALE]
La Regina parte tra rumori di tuoni e i monti si ricompongono. Le sue tre Damigelle liberano Papageno dal lucchetto e lo convincono ad accompagnare Tamino nella sua pericolosa missione dandogli come protezione un carillon magico. A Tamino danno invece un flauto con poteri magici. Essi devono dirigersi al castello del malvagio Sarastro, dove Pamina è tenuta prigioniera. [ANALISI MUSICALE] La strada per arrivare al castello verrà loro rivelata da tre geni con l'aspetto di fanciulli giovani, belli, gentili e saggi. «Seguite solo il loro consiglio», raccomandano le Damigelle prima di partire.
La scena cambia, siamo adesso in una stanza del castello di Sarastro. Tre schiavi portano dei sofà e chiacchierano. Da loro veniamo a sapere che Pamina è fuggita e che per questo il suo sorvegliante moro Monostatos sarà presto punito con la morte. Tuttavia Monostatos riesce a catturarla di nuovo e ordina agli schiavi di legarla più saldamente. Quindi, rimasto solo con lei, lascia intendere chiaramente la sua intenzione di prenderla con la forza. L'arrivo di Papageno glielo impedisce: convinti tutti e due che l'altro sia il diavolo («Questo è il diavolo sicuramente! Abbi pietà, risparmiami!») essi fuggono in opposte direzioni. Papageno però ritorna subito, informa Pamina di essere un inviato della Regina sua madre e che tra poco arriverà a salvarla un principe che la ama. Dopo aver cantato un duetto in cui Pamina consola Papageno che si è lamentato di non avere né moglie né innamorata, partono in cerca di Tamino.
La scena si trasforma in un bosco. Sul fondo estremo si trova un bel tempio, sul quale stanno scritte queste parole: «Tempio della Saggezza»; questo tempio conduce tramite un colonnato a due altri templi; su quello di destra sta scritto: «Tempio della Ragione»; su quello di sinistra: «Tempio della Natura». Tamino entra, guidato dai tre fanciulli che, prima di partire, gli raccomandano costanza, fede e silenzio. Tamino si avvicina alla prima porta, ma voci dall'interno gli ordinano di andarsene. Viene respinto allo stesso modo anche alla seconda porta. Quando si accosta alla terza, questa si apre e ne esce un Sacerdote (l'Oratore), il quale interroga Tamino e gli spiega che è stato tratto in inganno dalle vane parole di una donna.
Sarastro, il sovrano di questo dominio, non è affatto malvagio. Tutto verrà rivelato a Tamino non appena la mano dell'amicizia lo porterà a diventare un iniziato del tempio. Il Sacerdote quindi si congeda, lasciando Tamino confuso e disperato. Si domanda quando finirà questa notte che sembra eterna e delle voci gli rispondono: «Fra poco o mai più». Quando egli chiede alle voci se Pamina è ancora viva, esse rispondono «Sì». Pieno di gioia, Tamino suona il suo flauto ed animali selvatici di ogni sorta gli si riuniscono intorno, incantati dalla musica. All'improvviso sente lo zufolo di Papageno e si precipita a cercarlo.
Pamina e Papageno entrano dalla direzione opposta. Egli suona di nuovo il suo zufolo e gli risponde il flauto di Tamino. Stanno per correre in direzione del suono, quando vengono sorpresi da Monostatos che si avvicina con alcuni schiavi. Tutto sembra perduto, ma Papageno si ricorda tutto a un tratto del carillon magico datogli dalle tre dame. Al suono del magico strumento Monostatos e gli schiavi cominciano a ballare e, ballando, si ritirano. Papageno e Pamina osservano che, se tutti gli uomini onesti possedessero tali campanellini, potrebbero vivere insieme in armonia e felicità.
All'improvviso si sente un coro dietro le quinte che inneggia a Sarastro: il suo arrivo è quindi imminente. Terrorizzato, Papageno chiede a Pamina che cosa adesso gli dovranno dire. «La verità», risponde lei, «anche se dirla fosse un delitto». Entra il corteo inneggiante: Sarastro lo segue su un carro tirato da sei leoni. Solennemente, il Grande Sacerdote scende dal carro. Pamina si prostra ai suoi piedi e confessa di aver voluto fuggire, ma solo per le molestie del perfido Monostatos. Sarastro la solleva e la consola. Egli comprende il grande amore che ella ha per Tamino, tuttavia non può lasciarla libera, perché la sventura si abbatterebbe su di lei, se dovesse tornare da sua madre, una donna superba, indegna di regnare.
Monostatos entra con Tamino prigioniero. Tamino e Pamina si abbracciano subito, ma vengono separati dal perfido Moro. Sarastro ordina che Monostatos venga frustato ben bene e dispone che Tamino e Papageno, con la testa coperta da un velo, vengano condotti nel tempio per cominciare la loro iniziazione alla Confraternita. Con un coro che esalta la virtù e la giustizia si chiude l'Atto I:
Quando virtù e giustizia cospargono di gioia il cammino dei grandi, allora la terra è un regno celeste, e i mortali eguagliano gli dèi. [ANALISI MUSICALE]
 

ATTO II

 

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