PORTALE DI RODONI.CH

 


TOSCA

CONFRONTO TRA IL LIBRETTO
E IL DRAMMA DI VICTORIEN SARDOU

Libretto integrale con traduzione in spagnolo

 




 

ATTO 1

ATTO 2

ATTO 3

 


Roma, nel primo pomeriggio del 17 giugno 1800, Cesare Angelotti, console della caduta Repubblica Romana soppressa dalle truppe napoleoniche, è appena evaso dalla fortezza di Castel Sant'Angelo, imprigionato dal capo della polizia Vitellio Scarpia, e si rifugia nella chiesa di Sant'Andrea della Valle, dove la sorella, la marchesa Attavanti, gli ha lasciato degli abiti femminili nascosti nella cappella di famiglia, affinché possa travestirsi e fuggire non riconosciuto.

ANGELOTTI (vestito da prigioniero, lacero, sfatto, tremante dalla paura, entra ansante, quasi correndo. Dà una rapida occhiata intorno.) Ah! Finalmente!
Nel terror mio stolto
Vedea ceffi di birro in ogni volto.
(Torna a guardare attentamente intorno a sé con più calma a riconoscere il luogo. Dà un sospiro di sollievo vedendo la colonna con la pila dell'acqua santa e la Madonna.)  



(Vi si avvicina, cerca ai piedi della Madonna e ne ritira, con un soffocato grido di gioia, una chiave.)
La pila... la colonna...
"A piè della Madonna"
mi scrisse mia sorella...
Ecco la chiave!... ed ecco la Cappella!
(Addita la Cappella Attavanti, febbrilmente introduce la chiave nella serratura, apre la cancellata, penetra nella Cappella, richiude... e scompare.)
 



Nella chiesa il pittore Mario Cavaradossi, è intento a dipingere un'immagine di Maria Maddalena. Il sagrestano nota la somiglianza tra questa immagine e una misteriosa donna che frequenta assiduamente la chiesa: in seguito si verrà a sapere che si tratta proprio della marchesa Attavanti, sorella di Angelotti. Cavaradossi dipinge con rapidità e si sofferma spesso a riguardare il proprio lavoro. Ad un tratto lo interrompe; leva di tasca un medaglione contenente una miniatura e gli occhi suoi vanno dal medaglione al quadro: a questo punto egli canta la celeberrima aria, «Recondita armonia», contrappuntata dai borbottii del Sagrestano:

CAVARADOSSI Recondita armonia
di bellezze diverse!...
È bruna Floria,
l'ardente amante mia...
SAGRESTANO
(a mezza voce, come brontolando)
Scherza coi fanti e lascia stare i santi!
(S'allontana per prendere l'acqua onde pulire i pennelli.)  
CAVARADOSSI  E te, beltade ignota,
cinta di chiome bionde!
Tu azzurro hai l'occhio,
Tosca ha l'occhio nero!
SAGRESTANO
(ritornando dal fondo e sempre scandalizzato:)
Scherza coi fanti e lascia stare i santi!
CAVARADOSSI
(Riprende a lavare i pennelli.)
L'arte nel suo mistero
le diverse bellezze insiem confonde;
ma nel ritrar costei
il mio solo pensiero, Tosca, sei tu!
(Continua a dipingere.)
 


Quando Cavaradossi resta solo, Angelotti esce dal suo nascondiglio e scorge il pittore in cui riconosce un suo vecchio amico, seguace dei suoi stessi ideali politici liberali.

ANGELOTTI Voi? Cavaradossi!
Vi manda Iddio!
(Cavaradossi non riconosce Angelotti e rimane attonito sull'impalcato. Angelotti si avvicina di più onde farsi riconoscere.) Non mi ravvisate?
(con tristezza)
Il carcere m'ha dunque assai mutato!
CAVARADOSSI
(riconoscendolo, depone rapido tavolozza e pennelli e scende dall'impalcato verso Angelotti, guardandosi cauto intorno)
Angelotti! Il Console
della spenta repubblica romana!

 

(Corre a chiudere la porta a destra.)  
ANGELOTTI (con mistero, andando incontro a Cavaradossi) Fuggii pur ora da Castel Sant'Angelo!...
CAVARADOSSI (generosamente)
Disponete di me!

Ma la voce imperiosa di Floria Tosca, celebre cantante e amante di Mario, interrompe il colloquio. Angelotti si nasconde nuovamente. Giunta in chiesa, Tosca, gelosa, si dimostra insospettita dai sussurri che ha udito entrando. Si convince che Cavaradossi non era solo; ma egli nega e placa la donna ripetendole il suo ardente amore e promettendole un convegno notturno nel loro abituale rifugio, una villa alla periferia della città.

Essa sta per avviarsi quando riconosce nel dipinto l'immagine della marchesa Attavanti e se ne mostra gelosa. Abilmente il pittore riesce ad allontanarla.

TOSCA (entra con una specie di violenza, allontana bruscamente Mario che vuole abbracciarla e guarda sospettosa intorno a sé) Perché chiuso?
CAVARADOSSI (con simulata indifferenza) Lo vuole il Sagrestano...
TOSCA A chi parlavi?
CAVARADOSSI A te!
TOSCA Altre parole bisbigliavi. Ov'è?...
CAVARADOSSI Chi?
TOSCA Colei!... Quella donna!... Ho udito i lesti passi ed un fruscio di vesti...
CAVARADOSSI Sogni!
TOSCA Lo neghi?
CAVARADOSSI
(fa per baciarla)
Lo nego e t'amo!
TOSCA (con dolce rimprovero)

(Si avvicina lentamente alla Madonna, dispone con arte, intorno ad essa, i fiori che ha portato con sé, si inginocchia e prega con molta devozione, segnandosi, poi s'alza; a Cavaradossi, che intanto si è avviato per riprendere il lavoro.)
Oh! Innanzi alla Madonna...
No, Mario mio,
lascia pria che la preghi, che l'infiori...










Ora stammi a sentir - stasera canto,
ma è spettacolo breve. - Tu m'aspetti
sull'uscio della scena
e alla tua villa andiam soli, soletti.
CAVARADOSSI (che fu sempre soprapensieri) Stasera!
TOSCA


(si siede sulla gradinata presso a Cavaradossi)
È luna piena
e il notturno effluvio floreal
inebria il cor! - Non sei contento?
CAVARADOSSI (ancora un po' distratto e peritoso) Tanto!
TOSCA (colpita da quell'accento) Tornalo a dir!
CAVARADOSSI Tanto!
TOSCA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(stizzita)(reclinando la testa sulla spalla di Cavaradossi)

Lo dici male:
Non la sospiri la nostra casetta
che tutta ascosa nel verde ci aspetta?
Nido a noi sacro, ignoto al mondo inter,
pien d'amore e di mister?
Al tuo fianco sentire
per le silenziose
stellate ombre, salir
le voci delle cose!...
Dai boschi e dai roveti,
dall'arse erbe, dall'imo
dei franti sepolcreti
odorosi di timo,
la notte escon bisbigli
di minuscoli amori
e perfidi consigli
che ammolliscono i cuori.
Fiorite, o campi immensi, palpitate
aure marine nel lunare albor,
piovete voluttà, volte stellate!
Arde a Tosca folle amor!
CAVARADOSSI (vinto, ma vigilante)

(guarda verso la parte d'onde uscì Angelotti)
Mi avvinci nei tuoi lacci
mia sirena, mia sirena, verrò!

 

Or lasciami al lavoro.

Frattanto l'evasione di Angelotti è stata scoperta e vien dato l'allarme con un colpo di cannone. Senza altri indugi Cavaradossi decide di nascondere l'amico nella sua villa fuori città. I due si allontanano. Ritorna il sagrestano con la notizia della sconfitta di Napoleone: la chiesa si riempie per il solenne Te Deum di ringraziamento. Entra Scarpia, il capo della polizia.

La scoperta di un ventaglio della marchesa Attavanti e la sparizione di Cavaradossi, notata dal sagrestano, lo persuadono che il pittore, suo rivale nell'amore per Tosca, è in qualche modo implicato nella fuga del rivoluzionario. Intanto Tosca ritorna sui suoi passi: si è dimenticata di avvertire Cavaradossi che quella sera stessa dovrà eseguire a Palazzo Farnese una cantata per festeggiare la vittoria che l'esercito austriaco ha riportato a Marengo su Napoleone. Non trovando l'amante, è ripresa dalla gelosia, che Scarpia cerca di rinfocolare mostrandole il ventaglio dell'Attavanti.

TOSCA (Va dritta all'impalcato, ma non trovandovi Cavaradossi, sempre in grande agitazione va a cercarlo nella navata principale della chiesa) Mario?! Mario?!
SAGRESTANO (che si trova ai piedi dell'impalco, avvicinandosi a Tosca)

(se la svigna)
Il pittor Cavaradossi?
Chi sa dove sia?
Svanì, sgattaiolò
per sua stregoneria.
TOSCA

(quasi piangendo)
Ingannata? No!... no!... Tradirmi egli non può!
SCARPIA (ha girato la colonna e si presenta a Tosca, sorpresa del suo subito apparire. Intinge le dita nella pila e le offre l'acqua benedetta; fuori suonano le campane che invitano alla chiesa) Tosca gentile la mano mia
la vostra aspetta, piccola manina,
non per galanteria
ma per offrirvi l'acqua benedetta.
TOSCA (tocca le dita di Scarpia e si fa il segno della croce) Grazie, signor!
SCARPIA Un nobile
esempio è il vostro. Al cielo
piena di santo zelo
attingete dell'arte il magistero
che la fede ravviva!
TOSCA (distratta e pensosa)

(cominciano ad entrare in chiesa ed a recarsi verso il fondo alcuni popolani)

Bontà vostra...
SCARPIA

(con intenzione)
Le pie donne son rare...

Voi calcate la scena...
E in chiesa ci venite per pregar...
TOSCA (sorpresa) Che intendete?...
SCARPIA

(indica il ritratto)

(con intenzione marcata)
E non fate come certe sfrontate
che han di Maddalena

viso e costumi...

e vi trescan d'amore!

TOSCA (scatta pronta) Che? D'amore? Le prove!
SCARPIA (mostrandole il ventaglio) È arnese da pittore questo?
TOSCA (lo afferra)
(entrano alcuni contadini)
Un ventaglio? Dove stava?
SCARPIA Là su quel palco. Qualcun venne
certo a sturbar gli amanti
ed essa nel fuggir perdé le penne!...
TOSCA (esaminando il ventaglio) La corona! Lo stemma! È l'Attavanti! Presago sospetto!...
SCARPIA (Ho sortito l'effetto!)
TOSCA (con grande sentimento, trattenendo a stento le lagrime, dimentica del luogo e di Scarpia)

(entra un gruppo di pastori e ciociare)
Ed io venivo a lui tutta dogliosa
per dirgli: invan stassera,
il ciel s'infosca...
l'innamorata Tosca
è prigioniera... dei regali tripudi.

 

SCARPIA

(mellifluo a Tosca)
(Già il veleno l'ha rosa!)

O che v'offende,
dolce signora?...
Una ribelle
lagrima scende
sovra le belle
guancie e le irrora;
dolce signora,
che mai v'accora?

TOSCA

(Vari Nobili Signori accompagnano alcune donne.)
Nulla!

 

SCARPIA (con marcata intenzione) Darei la vita
per asciugar quel pianto.
TOSCA (non ascoltandolo) Io qui mi struggo e intanto
d'altra in braccio le mie smanie deride!
SCARPIA

(entrano alcuni borghesi alla spicciolata)
(Morde il veleno!)
TOSCA (con grande amarezza)

(sempre più crucciosa)


(con immenso dolore)

(con pronta risoluzione)

(rivolta al quadro, minacciosa)

Dove son? Potessi
coglierli, i traditori!
Oh qual sospetto!
Ai doppi amori
è la villa ricetto!

Traditor!
Oh mio bel nido insozzato di fango!

Vi piomberò inattesa!
Tu non l'avrai stasera. Giuro!
SCARPIA (scandalizzato, quasi rimproverandola) In chiesa!
TOSCA Dio mi perdona...
(Piange dirottamente; Scarpia la sorregge accompagnandola all'uscita, fingendo di rassicurarla) (appena uscita Tosca, la chiesa poco a poco va sempre più popolandosi. La folla si raggruppa nel fondo, in attesa del Cardinale; alcuni inginocchiati pregano.)
Egli vede ch'io piango!

Tosca impetuosamente si precipita verso la villa dell'amante, dove pensa di sorprenderlo con la presunta rivale, e non si accorge di essere pedinata da un agente di Scarpia, Spoletta. Nella chiesa viene intonato il Te Deum. Inginocchiandosi, Scarpia medita un piano diabolico: mandare Cavaradossi al patibolo e fare sua Tosca.

SCARPIA

 

 

 

Esce il corteggio che accompagna il Cardinale all'altare maggiore: i soldati svizzeri fanno far largo alla folla, che si dispone su due ali. Scarpia s'inchina e prega al passaggio del Cardinale.
Egli benedice la folla che reverente s'inchina.

Va, Tosca! Nel tuo cuor s'annida Scarpia!...
È Scarpia che scioglie a volo
il falco della tua gelosia.
Quanta promessa nel tuo pronto sospetto!
CAPITOLO Adjutorum nostrum in nomine Domini
FOLLA Qui fecit coelum et terram
CAPITOLO Sit nomen Domini benedictum
FOLLA Et hoc nunc et usquem in saeculum.
SCARPIA (con ferocia)

 

(con passione erotica)

(ferocemente)

(resta immobile guardando nel vuoto)

(Tutta la folla è rivolta verso l'altare maggiore; alcuni s'inginocchiano.)

A doppia mira
tendo il voler, né il capo del ribelle
è la più preziosa. Ah di quegli occhi vittoriosi veder la fiamma
illanguidir con spasimo d'amor,
fra le mie braccia...

L'uno al capestro,
l'altra fra le mie braccia...

 

FOLLA Te Deum laudamus:
Te Dominum confitemur!
SCARPIA
(riavendosi come da un sogno)

(S'inginocchia e prega con entusiasmo religioso.)


Tosca, mi fai dimenticare Iddio!

 

TUTTI Te aeternum Patrem
omnis terra veneratur!