I FATTI STORICI

Historical facts of King Henry VIII
 

Anne Boleyn, o Bullen, figlia di sir Thomas, che in seguito divenne conte di Wilthshire e Ormonde, nacque intorno al 1507 (ma alcuni storici ritengono che possa essere nata alcuni anni prima, intorno al 1502), e nel 1519 seguì suo padre in Francia, dove entrò al servizio reale come damigella. Tornata in Inghilterra nel 1522 frequentò la corte, e venne notata non tanto per la sua bellezza - era di media statura, di carnagione scura, naso lungo e bocca larga, caratteri che affiorano molto bene nel disegno di Holbein - quanto per la sua civetteria e i bellissimi occhi scuri.



Anne Boleyn
Fra i suoi corteggiatori ci fu il poeta sir Thomas Wyat, e Henry Percy, erede del conte di Northumberland, che avrebbe dovuto sposarla, mentre il cardinale Wolsey progettava un matrimonio con il conte di Ormonde. Non si sa con precisione quando iniziò la relazione con Enrico VIII, poiché le lettere che essi si scambiarono non sono datate; ma è probabile che iniziò intorno al 1525, poiché già nel 1527 il re dichiarò di voler divorziare da Caterina, giustificando la sua richiesta con il fatto che la moglie, ormai ammalata, non aveva avuto figli maschi e che il matrimonio non era valido, in quanto Caterina era vedova di suo fratello.
Da Roma venne inviato il cardinale Campeggio per esaminare la questione, e nello stesso tempo il papa Clemente VII riceveva pressioni da Carlo V, avverso al divorzio in quanto nipote di Caterina d'Aragona. Questi ostacoli decisero il re a compiere alcuni passi che avranno gravi conseguenze: il cardinale Thomas Wolsey venne imprigionato, il re si dichiarò capo della chiesa inglese, il pagamento delle decime a Roma venne sospeso, e l'arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer venne incaricato di svolgere le pratiche per il divorzio.
Intanto Enrico viveva pubblicamente con Anna, e nel 1532 andarono insieme a visitare Francesco I in Francia. Fin dal luglio 1531 Caterina era stata isolata nel castello di Kimbolton, e il 25 gennaio 1533 Enrico sposa segretamente Anna; il divorzio viene pronunciato il 28 maggio, e il primo giugno Anna viene incoronata regina. Il 7 settembre, sempre dello stesso 1533, nasce la figlia Elisabetta.



Enrico VIII
La delusione del re, che desiderava un figlio maschio, fu grande, e i rapporti con la moglie peggiorarono rapidamente; la regina aveva modi arroganti anche nei confronti di Caterina e di sua figlia Mary, e questo le procurò molti nemici. Il re, perso interesse per Anna, si diede ad altri amori; intanto nel 1534 Anna aveva avuto un aborto, e il 29 gennaio 1536, lo stesso giorno dei funerali di Caterina, diede alla luce un figlio maschio morto. Il 2 maggio dello stesso anno Anna venne rinchiusa nella Torre di Londra accusata di adulterio con vari uomini, fra cui il fratello lord Rochford.



Caterina d'Aragona
Il 12 maggio vennero riconosciuti colpevoli sir Francis Weston, Henry Norris, William Brereton e Mark Smeaton. I1 15 maggio una giuria composta di 26 pari del regno, fra cui il padre stesso di Anna, e presieduta da suo zio, il duca di Norfolk, condannò a morte all'unanimità sia Anna che il fratello; il 17 maggio vennero giustiziati i presunti amanti, e il 19 Anna venne decapitata. La regina non ammise mai le proprie colpe, che per noi restano non documentate; tuttavia non è facilmente credibile che un regolare tribunale abbia potuto emettere una sentenza di tale gravità senza possedere qualche prova evidente di colpevolezza, tanto più che nel tribunale erano presenti sia il padre che lo zio dell'accusata.
Un riflesso delle vicende storiche, mediato attraverso la storia già ricordata di Paolo Giovio, lo possiamo cogliere in una novella di Matteo Bandello, la LXII della terza parte, la cui prima edizione risale al 1554, cioè soli diciotto anni dopo i fatti narrati. Ne cito i passi più interessanti, indicando fra parentesi quadra i nomi storici dei personaggi citati.
«S'innamorò esso Enrico d'Anna, de la famiglia di Bologna, figliuola d'un cavaliero de l'isola, giovane di corpo molto bella ma di basso animo e plebeo, che era de la reina Caterina donzella e tanto innanzi andò con questo suo amore, e si il re vi s'abbagliò, che entrò in pensiero di repudiar la reina e prender questa sua donzella per moglie. Si dice che il cardinale Eboracense [Thomas Wolsey, cardinale di York], che allora amministrava tutti gli affari del reame, lo consegliò che la repudiasse, con dargli ad intendere che seco il sommo pontefice averia dispensato, pretendendo al divorzio questa ragione, che Caterina era prima stata moglie del fratello maggiore d'esso re, e che perciò non poteva esser sua consorte. Ma alcuni altri dicevano al re che avvertisse bene ché il papa non separerebbe mai questo matrimonio, perché quando egli la sposò fu dal papa, che alora era, dispensato di poterla sposare anche ch'ella fosse stata moglie del fratello, col quale non aveva consumato matrimonio. Ora il re, ebro de l'amore de la donzella e sazio de la reina quella di propria autorità e senza altra dispensa repudiò [...].
Sposò adunque la sovradetta Anna, vivendo ancora con la reina Caterina che già s'era ritirata in un luogo che il re l'aveva deputato. Ma grandissima difficultà è che le cose cominciate con tristo e cattivo principio buon fine sortiscano già mai. Era Anna molto bella e piacevole sovra modo, ma poco del corpo pudica, perciò che prima che il re la sposasse, ella, per quanto confessò al tempo de la sua morte, aveva più volte provato con che corno gli uomini cacciano il diavolo in inferno. Ascesa poi a tanta grandezza che, di picciola donzella, tenuta era per reina ed onorata, non considerando l'alto grado al quale immeritatamente si vedeva sublimata, si diede a disonesti e vietati amori. Ella disonestamente amò il proprio fratello [lord Rochford], che il re aveva fatto gran barone, e più volte carnalmente seco si giacque. Né di tale sceleratezza contenta, s'innamorò d'un favorito del re, che si chiamava il signor Uestone [sir Francis Weston], e a quello, tutte le volte che ella puoté, fece del corpo suo amorosamente copia.
Ma la cosa non finì qui, sì era ella disonesta e insaziabile. Onde gittati gli occhi adosso ad un barone che tutto il di era in corte, nomato Briotone [William Brereton], ed uomo di molta stima, quello anco indusse a giacersi con lei. E per averne sempre qualcuno a lato, a ciò che non perdesse tempo, si domesticò di modo con il signor Nioris [Henry Norris], che la domestichezza non si finì che insiememente presero in letto quel piacere che tanto gli uomini da le donne ricercano. Io veggio molti di voi, signori miei, pieni d'ammirazione di quanto adesso vi narro, e vi deve forse parere ch'io vi narri fole di romanzi [...].
Ma io vi dico una vera istoria, perciò che, quando ella fu dentro il castello di Londra decapitata, io mi vi trovai e sentii leggersi il processo, essendo già ella condutta su la baltresca, e vidi anco mozzar il capo a cinquc suoi adulteri, dei quali quattro ne avete da me uditi.
Resta che vi annoveri anco il quinto, del quale molto più vi meraviglierete, e sarà ben ragione. Era in corte un Marco [Mark Smeaton], di bassa condizione, che fu figliuolo d'un legnaiuolo ed aveva imparato a cantare e sonava di varii stromenti di musica e per questo era amato dal rc, e assai sovente, quando era in letto con la reina, lo faceva entrar in camera e, se ben non v'era, lasciava che Marco, essendo la reina in camera, innanzi a lei cantasse e sonasse. Sapeva Marco tutti gli amori disonesti de la reina [...].
Ora accostumava la reina, quando il re era levato, di farsi venir Marco e udirlo sonare; ma o che ella lo facesse a ciò che fosse secreto e non rivelasse ciò che ella con i baroni già detti faceva, o pur che volesse provare se egli così ben sonava con la piva come faceva con gli stromenti, più e più volte se lo recò in braccio, compiacendoli di quello che, dal re in fuori, deveva a tutto il mondo essere scarsissima. E così la disonesta reina ora con uno ed ora con un altro, sempre che n'aveva l'agio, si trastullava e sempre più stracca che sazia rimaneva».
Smeton, paggio e musieo della regina nell'opera, deriva dunque da Mark Smeaton, personaggio storico, cui Paolo Giovio, e soprattutto Bandello, hanno voluto far svolgere il ruolo di musicista.
Dal commento di Edoardo Rescigno al libretto di «Anna Bolena», Programma di Sala del Teatro alla Scala, Stagione lirica 1981 - 1982, pp. 20-21.