CENTRO STUDI LA RUNA
info@centrostudilaruna.it
HOME PAGE
* * * * *
NOVITA'
* * * * *
SHOP ONLINE
EHWAZ
* * * * *
C.S.L.R. ONLINE
ALGIZA
* * * * *
JULIUS EVOLA
ADRIANO ROMUALDI
ALFREDO CATTABIANI
ERNST JÜNGER
STUDI INDOEUROPEI
STORIA ANTICA
CELTI
MEDIOEVO
STORIA CONTEMPORANEA
TEIWAZ
RIVOLUZIONE CONSERVATRICE
FANTASTICO
SIMBOLI
TRADIZIONE SOLARE
* * * * *
LINKS
GUESTBOOK
* * * * *
* * * * *
HOME PAGE
* * * * *
* * * * *
|
Mito cristico e tendenza sovrumanista
È noto ai più il fatto che non pochi siano i mitemi adottati dalla
religione cristiana al fine di rendersi comprensibile ai popoli
d’Europa fondati su di una differente visione del mondo e una
differente religiosità (1). Tra i Miti giunti a noi della religiosità
primordiale, alcuni presentano un particolare interesse per ciò che
andremo a trattare nelle righe successive.
«La pace venne rotta nel 12500 aC, quando la fede dei Uiligoti, una
religione Irminista venerante il dio Germanico Krist, divenne la
religione ufficiale di tutti i Germani, in oltraggio alla opposta
religione del Wotanismo. Le guerre tra Irministi e Wotanisti
culminarono nella crocifissione del profeta Irminista, Baldur –
Chrestos, a Goslar nel 9600 aC. Baldur – Chrestos sopravvisse alla
crocifissione (o resuscitò), e fuggì in Asia, dove la sua fede
Irminista in Krist sarebbe più tardi stata pervertita nella religione
cristiana» (2).
Non è chiaro chi abbia scritto queste parole, ma l’idea è certamente
attribuibile a Karl Maria Wiligut, colui che fu l’ispiratore delle
ricerche di artefatti mitici e di studi attorno a culti e luoghi
esoterici nella Germania della rivoluzione nazionale (3). Baldr nella
mitologia nordica era il nome di uno dei figli di Odhinn, di lui si
dice che era sommamente buono, saggio e clemente e a tal punto bello e
luminoso che gli Dèi tutti lo preferivano al fratello Hödhr, cieco e
incapace di badare a sé. In Baldr vedevano il pacificatore degli
uomini, il portatore di giustizia e di bontà.
Baldr nei suoi sogni si vide minacciato di morte, sua madre Frigg
allora raccolse dei giuramenti che nessuna cosa avrebbe potuto nuocere
al figlio di Odhinn. Il malvagio e subdolo Loki fu dispiaciuto sapendo
che nulla poteva ferire il buon Baldr. Recatosi da Frigg sotto
sembianze di donna venne informato del giuramento, ma venne anche a
sapere che soltanto a un giovane germoglio di vischio, chiamato mistilteinn,
non era stato chiesto di giurare perché troppo giovane.
Andatasene Frigg, Loki raccolse il germoglio e convinse Hödhr a colpire
il fratello, lasciandosi guidare da lui. Baldr cadde a terra trafitto e
morì. La conseguenza diretta di questa uccisione è la mediocrità
dell’epoca attuale, privata com’è della bontà di Baldr (4).
Come vediamo la figura di Cristo poco si discosta da quella di Baldur –
Chrestos/ Baldr, e anche nel nome del primo riconosciamo senza dubbio
una forte somiglianza. «Balder può essere diventato molto probabilmente
l’archetipo del Cristo nordico. Egli avrebbe portato alla cultura
nordica lo stesso messaggio sulla forza dell’Amore e di unità
dell’umanità che Gesù portò alle tribù ebraiche» (5).
Non è qui necessario chiarire quale significato sia da attribuire al
concetto di Amore, che certo nella nostra visione di molto si discosta
da quello che nietzscheanamente definiremmo “sentimento del gregge”,
proprio della morale da schiavi (6). Parliamo di un Amore che dona
gioiosamente per sovrabbondanza, per ricchezza interiore, che dona
guidato da una volontà di render forte, di potenziare. Il Mito di Gesù
Cristo viene “depurato” dall’influenza del Sud, nella nostra visione, e
della sua figura ne abbiamo ora un'inedita rappresentazione. Il Cristo
diviene il Redentore della Storia, colui che si fa carico delle
malvagità degli uomini e redime i tempi. A partire da lui il tempo si
azzera perché, appunto, redime il tempo storico sgombrandolo dal
dolore, allo stesso modo del Parsifal di Wagner il quale si fa carico
della sofferenza del Re Amfortas e redime la Storia:
«se l’ Anello del Nibelungo si chiudeva con un olocausto purificatore
del mondo attraverso la forza dell’amore (il tema della redenzione
d’amore è l’unico a sopravvivere in orchestra alle battute conclusive
della Götterdämmerung), il Parsifal trasforma quella forza umana e pagana d’amore in evangelica charitas:
l’amore vero, l’unica salvezza del genere umano e l’unica autentica
forza redentrice è l’amore per il prossimo attraverso la compassione,
cioè l’assunzione delle colpe e delle sofferenze altrui su se stessi»
(7).
Come sappiamo l’opera di Richard Wagner aveva lo scopo di dar vita ad
un “mito nuovo”, cosa che effettivamente avvenne, dando origine alla
tendenza sovrumanista di cui Giorgio Locchi ha molto chiaramente
evidenziato i caratteri principali ed il “discorso”. Opera esemplare
per quanto riguarda l’eroismo tragico che redime è appunto il citato Anello del Nibelungo,
che nella finale grandiosità di un mondo in fiamme ci presenta la
figura di Sigfrido quale redentore, senza passato né futuro, della
storia e del mondo.
«La sua natura “primordiale” fa di lui, nell’era di Wotan, una sorta di
eroe nichilista, che non esita a distruggere il mondo putrido di cui
non riconosce i valori, ma che non possiede alcun fine. La “redenzione”
che assicurerà involontariamente con la sua morte non è pertanto legata
che ad una distruzione. Essa è la condizione necessaria, ma non
sufficiente, della “rigenerazione del mondo” di cui Wotan ha concepito
il disegno» (8).
In tempi recenti il Crepuscolo degli Dei,
l’atto maestoso che conclude l’opera wagneriana, risuonò a significare
la sconfitta bellica tedesca: «Altissime, poi vibranti e spezzate, poi
ancora alte, cupe, solenni, erano risuonate le note della marcia
funebre di Sigfrido dal Crepuscolo degli Dei» (9). Si volle allora
attribuire un significato mitico alla fine di un mondo, si volle forse
vedere nel rogo che segnò la caduta (der Untergang) una
redenzione? Soltanto l’avvenire ci mostrerà se quell’atto potrà essere
visto come la fondazione di un mito nuovo, come il preludio ad un uomo
che verrà.
Nel Mito troviamo quindi, quale che sia il nome dell’eroe, il tema
della redenzione del mondo e della storia. Quello che ciò significa
sarà motivo di futura ed accurata trattazione. Basti qui dire che per
comprendere a fondo quel che davvero il Mito significa è necessario
leggerlo in un’ottica sovrumanista, in cui il tempo non è più
semplicemente inteso come circolare, ma più precisamente sferico e
tridimensionale, così come concepito da Nietzsche e Heidegger.
Solamente in questa prospettiva si rende possibile l’azione che redime
poiché non solo il presente ed il futuro vengono redenti, ma anche e
soprattutto il passato. Nietzsche a questo proposito ha scritto: «
Redimere i passati e trasformare tutto il “fu” in un “così l’ho voluto”
– questa sola per me si chiamerebbe redenzione!» e poco oltre «Tutto il
“fu” è un frammento, un enigma, un atroce caso – finché la volontà
creante non dice: “Ma così volevo” – Finché la volontà creante dice:
“Ma così voglio! Così vorrò!”» (10).
Solamente in quest’ottica è possibile comprendere capitoli densi e complessi come Della visione e dell’enigma, Di tavole antiche e nuove e soprattutto il conclusivo Il segno.
Nietzsche costruisce arbitrariamente un Mito e se ne fa profeta, egli
tramonta e risorge con l’aurora. Anche qui ritroviamo il tema della
morte e della risurrezione, anche qui ritorna il tema della redenzione
della storia, della volontà che redime la storia ed il mondo. Scrive
Locchi in merito alle espressioni non-politiche del sovrumanismo: «E
poi l’artista può essere nel mito, partecipare al mito e del mito,
senza saperlo, e senza che la sua opera tradisca a prima vista la sua
partecipazione» (11).
Othmar Winkler è un artista trentino che non appartiene consapevolmente
e volontariamente alla tendenza sovrumanista, tuttavia alcune sue
sculture risultano di un certo interesse in merito al tema cristico che
stiamo affrontando in queste righe. Le due opere intitolate “Crocifissione”
ci presentano un Cristo martirizzato non su di una croce come
solitamente la intendiamo e conosciamo, ma il Cristo è invece
crocifisso nell’una su di una runa man, runa che significa forza, saggezza, successo ma anche maternità, prosperità, Vita; nell’altra sulla runa Tyr, Tiu,
che simboleggia il rinato Wotan ridisceso dall’albero cosmico dopo il
suo auto-sacrificio. Il significato è quindi quello del morire e del
rinascere sotto nuove sembianze, significa generare, vivere e morire,
simboleggia il sole rinato (12). Ritorniamo quindi da dove eravamo
partiti, il Mito di Cristo ben si collega ai miti germanici e nordici
di Dèi pre-cristiani, così come la sua figura è associabile a
significati e simbolismi pre-cristiani senza contraddizione alcuna.
Siamo giunti al punto: « Secondo Locchi, d’altronde, la catastrofe del
fascismo è “miticamente” leggibile anche secondo una chiave di
necessità tragica, se si vuole di una “metafora cristologia”, che vede
il nuovo “principio” nascere disarmato, attorno ad un pugno di uomini,
compiere “miracoli” incendiando immediatamente il mondo intorno a sé
sino ad un apogeo esemplare ed irripetibile (la “Domenica delle
Palme”), per precipitare subito nel caos di
una Passione che è destinata a restare nell’anima e nei ricordi come
patrimonio di coloro che allo stesso principio si riferiscono per tutto
il tempo in cui questi ne resteranno consegnati alle catacombe, e che
sola può consentirne la “reale” affermazione» (13).
Locchi ci dice che la tendenza sovrumanista è oggi destinata alle
catacombe, è però vero, ricorda Vaj, che il negativo può essere
rovesciato nel suo positivo, la tendenza che oggi declina iniziò
proprio dalle catacombe la sua esistenza. La storia essendo aperta alla
possibilità, non essendo quindi una linea (un segmento) conchiusa in
cui non vi sono alternative (la storia infatti può terminare con la
“fine della storia”, ma questa non è che una possibilità) e non essendo
determinata da una necessità, è allora fatta dall’uomo, l’uomo che è
azione ed in quanto tale è chiamato a costruire, a edificare il suo
mondo (14).
L’uomo che agisce storicamente e a cui tutte le possibilità sono aperte
è l’essere-nel-mondo heideggeriano, inteso come cura e come esistenza
autentica. Solo un atto di forza permette alla tendenza in fase mitica
di emergere e di esprimersi storicamente plasmando un nuovo logos ed
una nuova comunità. Il Mito può emergere dalle catacombe e vincere
l’avversa tendenza egalitaria, oggi in fase teorica e sintetica, solo
se recide il legame con i valori dell’occidente che è democrazia, che è
egualitarismo, che è capitalismo.
«L’Europa nasce soltanto, e soltanto come possibilità, allorquando essa cessa di essere l’occidente del mondo» (15).
È la volontà, ricorda Nietzsche, che redime il mondo e la storia; non è
“restando in ascolto” di qualcosa, non è attendendo passivamente, che
si costruisce l’avvenire.
Francesco Boco
Note
1. Per un’agile introduzione alla religiosità indoeuropea si veda H.F.K. Günther, Religiosità indoeuropea, Edizioni di Ar.
2. La citazione è tratta dal sito http://users.frii.com/asacat/the.htm
3. Maggiori informazioni sulla figura di Wiligut alla pagina http://forum.stirpes.net/archive/index.php/t-3610.html
4. cfr. Georges Dumézil, Gli Dèi dei Germani, Adelphi, pagg. 108-112.
5. Ragnar, Understanding Northern Spiritual Mysteries, The Denali Institute of Northern Traditions, 1993 in http://users.frii.com/asacat/the.htm
6. cfr. F.W. Nietzsche, Al di là del bene e del male, Adelphi. Con particolare attenzione al capitolo Che cos’è aristocratico?
7. Dal sito http://www.delteatro.it/hdoc/result_opera.asp?idopera=2272
8. Giorgio Locchi, L’Anello del Nibelungo, in L’Uomo Libero n°49, pag. 40.
9. Adriano Romualdi, Le ultime ore dell’Europa, Settimo Sigillo.
10. F.W. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Newton. Pagg. 112 e 114. Il passo s’intitola significativamente Della redenzione. Ringrazio per l’importante segnalazione Adriano Scianca.
11. Giorgio Locchi, L’Essenza del Fascismo, Edizioni del Tridente, pag. 69.
12. Cfr. Guido von List, Il segreto delle rune, SEB. Pagg. 35 e 37.
13. Stefano Vaj, nota 39 al testo di Giorgio Locchi, Espressione politica e repressione del principio sovrumanista, in http://www.uomo-libero.com/
14. Cfr. Arnold Gehlen, L’Uomo, Feltrinelli.
15. Giorgio Locchi, L’Europa: non è eredità ma missione futura, in “Margini” n° 43.
PAGINA PRINCIPALE - HOME PAGE
TEIWAZ
LIBRI SU FILOSOFIA E POLITICA
|