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PREFAZIONE

A tanti anni di distanza, ne son ben passati quarantasei, non è facile rievocare l'interesse che mi spinse a dare alle stampe un libro intitolato I profeti di Babilonia (Milano, Bottega di Poesia, 1925).
Mi accorsi che molti scrittori italiani del XVIII secolo si preoccupavano dell'evoluzione che il melodramma andava prendendo. Il titolo del mio libro è più enigmatico che sibillino: si tratta di una raccolta di scritti di venti letterati i quali, sensibili alla musica pur non essendo del mestiere, criticano il teatro musicale, profetizzando una pericolosa confusione. Inclusi nel volume anche cinque satire tutte della stessa epoca, tutte contro le ridicole abitudini del mondo dell'opera in musica. Più fedele è il quadro e meno esagera chi lo dipinge. Le cinque satire che scelsi sono di Pietro Chiari, Gasparo Gozzi, Pietro Metastasio, Ranieri de' Calzabigi e Giambattista Casti.
Mi stupisce che il nome di Antonio Simone Sografi, commediografo padovano, non sia della partita: gli incontri si fanno molto spesso per caso, nello stesso modo che due individui possono percorrere la stessa strada senza ineontrarsi.Dunque il caso volle che soltanto oggi io abbia dinanzi a me le due farse Le convenienze teatrali e Le inconvenienze teatrali; la prima del 1794 e pubblicata lo stesso anno, la seconda del 1800 e pubblicata nel 1816, totalmente imperniate sulla satira del melodramma. Antonio Sografi esordì come librettista, ma con scarso successo sebbene alcuni suoi libretti siano stati musicati da compositori di grido. L'attività di commediografo ebbe invece inizio nel 1793 con le commedie L'amor platonico e L'Anglomania italiana tutte due rappresentate a San Giovanni Crisostomo felicemente.
Nasce questa sua attività con l'agonia della Serenissima Repubblica, contro il governo della quale il Sografi più tardi inveirà. Dichiarandosi sostenitore delle nuove idee e dando vita a un teatro giacobino, egli volle mettere sulla scena esempi di libertà, di orrore per la tirannia, sperando di fare del proselitismo. Inneggerà ai francesi, ma non esiterà più tardi ad inneggiare per gli austriaci. Certo Sografi è un autore di transizione come lo furono quelli stessi fra i quali egli venne accolto: Albergati, Pepoli, Pindemonte. Ad ogni modo il Nostro rimarrà famoso, non per il suo teatro giacobino, nè per il romantico, ma per la felice farsa Le convenienze teatrali ch'è opera spontanea, divertente, ben proporzionata; più volute sono Le inconvenienze teatrali.
L'ammirazione che Sografi professa per Carlo Goldoni - lo considera quasi suo maestro - giustifica il sospetto che Le convenienze teatrali tradissero l'influenza dell'Impresario delle Smirne per quanto a Smirne non sia mai esistito teatro d'opera. Invece è Il teatro alla moda (1720) di Benedetto Marcello la vera fonte della farsa sografiana. Possiamo dire che Le convenienze teatrali sono il teatro alla moda ridotto a dialogo. Anche il nome di Procolo che il Marcello consiglia, secondo la tradizione, come personaggio indispensabile alla prima donna, è ripreso dal Sografi. Sono imitate le caratteristiche dialettali dei personaggi, e dove si parla genericamente nella satira marcelliana di sarti, falegnami, fabbri ecc. nel Sografi vi è una scena appositamente dedicata a loro.
In definitiva che cosa sono questo Convenienze e Inconvenienze teatrali? Lo sappiamo dalla bocca della seconda donna della farsa: «Le convenienze teatrali sono i diritti presunti o veri, che ciaschedun personaggio pretende di sostenere rigorosamente in teatro, per i quali ben spesso non piacciono le opere, o i balli, s'irrita il pubblico, vanno in rovina gl'impresari, e si rendono ridicoli i virtuosi».
Di queste pretese il Sografi nelle Convenienze ha voluto combattere il malcostume e nelle Inconvenienze ha preso lo stesso pretesto, ma esagerando nel comico e nelle situazioni ridicolose.
Nella prefazione alle Inconvenienze (Padova 1816) il Sografi scrive: «Nella semplicissima e ovvia imagine d'un bello e grand'albero, che fiori vaghi e vari e fragranti saporite frutta ed espanse multiformi foglie produce, l'arte mia figurai sempre». Con questa dichiarazione egli vorrebbe raffigurare l'opera propria: perciò si potrebbe eventualmente indagare per scoprire quanto egli siasi illuso, ma il teatro non è fiore fragile e per vivere deve esporsi a tutte le bufere a tutti i venti e rimanere intatto. Al principio del XIX secolo nel Veneto la forza degli eventi impose un teatro occasionale e Antonio Simone Sografi come abbiamo visto vi aderì, ma Le convenienze teatrali appunto perché opera nata al di fuori di falsi patriottismi, è da considerare il suo capolavoro. I personaggi sono vivi, e spogliandoli di tutto ciò che appare esagerato ci danno l'immagine vera di un'epoca.
Deploro di non aver prima conosciuto queste due farse per includerle fra i miei Profeti di Babilonia.