HOME PAGE
______________________________________________________________________________________________________

ADRIANO LUALDI

LINGUA E MUSICA ITALIANE ESCLUSE A ROMA
LETTERA APERTA AL SIG. NICOLAS NABOKOV


Da Il giornale d'Italia,
Roma, 9 aprile 1954

_____________________________________________________________________________________________________
Firenze, 5 aprile

Caro sig. Nabokov,

avevo promesso, e avrei proprio voluto esser presente almeno qualche seduta del Convegno romano. Ma le recite de La granceola a Genova finite ieri, le prove - in questi giorni - di tre concerti con musiche di G. S. Bach, e la preparazione, già in atto, de Il diavolo nel campanile per il Maggio Musicale Fiorentino, mi tolgono la possibilità ed il piacere di trovarmi a Roma anche per i soli quattro giorni che avevo fissati.

D'altra parte, la mia adesione al Congresso e lo scopo della mia partecipazione erano soprattutto motivati dal desiderio di porre, a lei e alla onorevole Assemblea poche domande sui modi «democratici» con i quali si è venuti alla determinazione, alla organizzazione e alla tinteggiatura del Convegno La Musica nel XX secolo.
Non già, naturalmente, sul suo movente profondo: che è quello (lo capirebbe anche Massinelli) di riagganciare in qualche modo alla produzione musicale contemporanea di tendenza estremista - e di contenuto morale e sociale (oltre che artistico) disgregatore e nihilista: ateo e antisociale dunque nella sua intima essenza - l'interesse e la curiosità di quel grande pubblico che i Festival della S.I.M.C. all'estero, e il settario malgoverno dei Festival Internazionali di Musica di Venezia, di questi ultimi otto anni, sono riusciti così brillantemente a disperdere e, appunto, ad annichillire. A questo proposito, debbo rilevare che l'Amico e Collega Mario Labroca, nel suo articolo di presentazione di questo Convegno romano in Radiocorriere n. 14, cita a titolo di onore e di benemerenza, come manifestazioni dalla «atmosfera misteriosa e segreta» (è un modo diplomatico di dire «Massonica e settaria») i Festival della S.I.M.C.; ma dimentica completamente Il Festival Internazionale di Musicadi Venezia dei quale pure fu, con Alfredo Casella, mio prezioso collaboratore nell'organizzazione dei primi tre fortunatissimi: da quando io lo fondai, nel 1930, fino al 1934: perchè, se non erro, l'assalto alla diligenza si verificò - a stabilizzazione avvenuta e a finanziamento assicurato - nel 1936.
Col rilevare la strana omissione, io non intendo qui riconoscere all'eccellente Mario il profumo della violetta mammola; ma, bensì intendo, accusarlo di ingratitudine e di misconoscenza verso quel tale suo notissimo amico e collega della RAI-TV: al quale - in quanto nocchiero più o meno dichiarato e visibile, negli ultimi quattro o cinque anni, di questa caravella del Festival veneziano (ridotta oramai alle secche dell'impopolarità e del più totale disinteresse pubblico e privato) - doveva pur riconoscere - come ai nocchieri dei Festival S.I.M.C. - il titolo d'onore e la benemerenza di aver raggiunto un risultato così brillante e soprattutto così utile al credito della musica contemporanea, proprio abbassando il livello delle manifestazioni veneziane (che erano nate davvero indipendenti e al'di sopra delle tendenze) a quello delle altre della S.I.M.C.: «atmosfera misteriosa e segreta», massoneria, fanatismo ed esclusivismi: centro di propaganda, dunque, di arte e di morale antisociale, atea, disgregatrice.
Ma torniamo alle domande che desideravo rivolgerle, caro sig. Nicolas Nabokov, segretario generale del Convegno. Sono le seguenti:
1) Quale Assemblea italiana o internazionale democraticamente costituita e autorizzata ha deciso la realizzazione, il regolamento, il finanziamento, l'istituzione di premi, ecc. ecc., di questo Convegno romano?

2) Quale Assemblea italiana o internazionale democraticamente costituita e autorizzata ha proceduto alla nomina del Consiglio Musicale del Comitato Esecutivo di questo Convegno, e in base a quali criteri?

3) In base a quali criteri il Consiglio Musicale e il Comitato esecutivo hanno deciso che nei programmi dei sei concerti annunciati e negli spettacoli teatrali annessi figurino i nomi e le opere che si leggono, e non altri?

4) In base a quali criteri il Consiglio Nazionale e il Comitato Esecutivo hanno deciso di «invitare al concorso» i dodici compositori elencati, e non altri?
) E' proprio certo, certissimo, che in questa scelta non siano riconoscibili criteri di parte e spirito settario, e il recondito scopo (ammantato della ipocrisia che oggi dà il la al conformismo di turno) di favorire e di tenere ancora in vetrina, in onta a tutto e a tutti, l'Arte antisociale, atea, disgregatrice, negatrice dei valori umani e civili?

6) È proprio certo, certissimo, che fra i Componenti del Consiglio Musicale e del Comitato Esecutivo non figurino alcuni dei più cospicui e autorevoli esponenti di quel «provincialismo nel tempo». di quel «provincialismo Professionale» e di quel «provincialismo estetico» che, a parole, il Convegno si propone di combattere?
Caro signor Nabokov: sono precisamente quarantaquattro anni che noi, artisti militanti anziani davvero indipendenti e solleciti, anzi ansiosi del bene dell'arte, sentiamo di questi discorsi e di queste prediche. I risultati pratici ce li vediamo intorno: dico meglio: ahimè, li sentiamo.
Visto dunque il fallimento totale (nei riguardi del grande pubblico, unico giudice autorizzato) di questa quarantennale campagna, non crede Lei che sarebbe l'ora di lasciare che le cose dell'Arte andassero per il loro verso, come usava una volta; e lasciare gli stupefacenti e le inversioni, Lei mi capisce, oppure - al polo opposto - la camomilla e la gialappa a chi gli piacciono; senza pretendere di sbandierarli (a spese di Pantalone) e senza volerli imporre, come «modelli del buon costume»?
La morale (come l'Arte) è una; ma, anche qui, le sue specie sono mille. Il pubblico il grande pubblico, e il popolo che ha bisogno in mezzo a tante brutture, di sollievo e di conforto e di speranza, sono già abbastanza disorientati.
Abbiamone, abbiatene, un po' di pietà.

LA POLEMICA SULLA MUSICA DEL XX SECOLO
L'ARTE «DISGREGATRICE » E IL PUBBLICO PAGANTE


Dal sig. Nicolas Nabokov riceviamo le seguenti risposte
alle domande contenute nella lettera aperta
di Adriano Lualdi sulla musica del XX secolo.

Da il giornale L'Italia Roma, 20 aprile 1954.

Alle domande:

1) «Quale Assemblea italiana o internazionale democraticamente costituita e autorizzata ha deciso la realizzazione, il regolamento, il finanziamento, l'istituzione di premi, ecc. ecc., di questo Convegno romano? »
2) «Quale Assemblea italiana o internazionale democraticamente costituita e autorizzata ha proceduto alla nomina del consiglio Musicale e del Comitato Esecutivo di questo Convegno, e in base a quali criteri?

rispondo:

«Il Convegno di Roma «La Musica nel XX Secolo» è stato organizzato dal Centro Europeo della Cultura con la collaborazione del Congresso per la Libertà della Cultura per i «Premi dell'Opera del XX Secolo» e della Radiotelevisione Italiana per i concerti. Queste indicazioni si trovano nella prima pagina del programma che è stato inviato al maestro Lualdi; unitamente all'invito a partecipare al Convegno.
Il Consiglio Musicale è stato scelto in base al criterio della sua propria competenza consultiva. Il Comitato Esecutivo è stato nominato in base al criterio della sua competenza a realizzare l'impresa.»
Alla domanda:

3) «In base a quali criteri il Consiglio Musicale e il Comitato Esecutivo hanno deciso che nei programmi dei sei concerti annunciati e negli spettacoli teatrali annessi figurino i nome e le opere che si leggono, e non altri?»

«Il criterio per la scelta dei programmi è stato quello dell'interesse che le musiche ivi figuranti presentano per il «grande pubblico, unico giudice autorizzato», come tanto giudiziosamente dice e sottolinea il maestro Lualdi;
«non altri»: evidentemente perchè è impossibile presentare tutte le opere interessanti di questo secolo in tredici concerti e in una serata di opera lirica
Alla domanda:

4) «In base a quali criteri il Consiglio Nazionale e il Comitato Esecutivo hanno deciso di «invitare al concorso» i dodici compositori elencati, e non altri?»

rispondo, mutatis mutando, (sic), come alla domanda 3.

Alla domanda:

5) «È proprio certo, certissimo, che in questa scelta non siano riconoscibili criteri di parte e spirito settario, e il recondito scopo (ammantato della ipocrosia che oggi dà il la al conformismo di turno) di favorire e di tenere ancora in vetrina, in onta a tutto e a tutti, l'Arte antisociale, atea, disgregatrice, negatrice dei valori umani e civili?»

non posso rispondere perchè io non so che cosa sia «l'Arte antisociale, atea, disgregatrice, negatrice dei valori umani e civili». So solamente che qualifiche di tal genere erano in voga in un recente passato e sotto regimi niente affatto democratici, presso quelle persone di teoria e di pratica che, sebbene abbastanza poco competenti in materia, vi avevano la responsabilità delle cose culturali.
Alla domanda:

6) «È proprio certo, certissimo, che fra i Componenti del Consiglio Musicale e del Comitato Esecutivo non figurino alcuni dei più cospicui e autorevoli esponenti di quel «provincialismo nel tempo», di quel «provincialismo professionale» e di quel «provincialismo estetico» che, a parole, il Convegno si propone di combattere?»

rispondo che i membri del nostro Consiglio Musicale si chiamano. Samuel Barber, Boris Blacher, Beniamin Britten, Carlos Chavez, Luigi Dallapiccola, Arthur Honegger, G. Francesco Malipiero, Frank Martin, Darius Milhaud, Igor Strawnsky, Virgil Thomson, Heitor Villa Lobos; e che il Comitato Esecutivo comprende: Boris Blacher, Luigi Dallapiccola, Guido M. Gatti, Frederick Goldbeck, Mario Labroca, Igor Markevitch, Denis de Rougemont, Henri Sauguet, Virgil Thomson, Gian Franco Zaffrani ed il firmatario di questa risposta.

L'attività e gli scritti di tutte queste personalità sono noti in tutto il mondo; ovunque ci si occupi di musica. Anche qui sta al «solo giudice autorizzato» giudicare di quali tendenze queste personalità siano i «cospicui e autorevoli esponenti».

NICOLAS NABOKOV
Alla prima e seconda risposta replichiamo che, anche se non avessimo la odierna, esplicita e leale confessione del Segretario Generale sig. Nicolas Nabokov, che il Convegno romano non ha mai neanche preteso a metodi democratici, basterebbe l'incidentino della Prima seduta, 4 aprile, quando i Critici Musicali (per ordine alfabetico) Pannain, Rossellini e Zafred dichiararono pubblicamente di astenersi dalla votazione per la nomina della Giuria del Concorso, perchè il modo ne era antidemocratico, per illuminarci in proposito.
Ab uno disce omnes.
Sulla terza risposta rileviamo che, infatti - tutti i reduci dal Convegno oltre alle cronache dei quotidiani, lo confermano - «il grande pubblico, unico giudice autorizzato», cioè quello pagante e non affiliato a nessuna claque, da me (come scrive il sig. Nabokov) tanto giudiziosamente invocato e chiamato in causa a testimoniare, è stato accuratamente e rigorosamente escluso dalle manifestazioni del Festival: le quali sono state riservate tutte ad invitati addomesticati, e ai Membri dell'Onorata Società di Mutuo Incensamento (O.S.M.I.).
Tutte, meno una: quella svoltasi nel Teatro dell'Opera, nella quale il Dramma lirico Boulevard solitude, di Hans Werner Henze, suscitò nel grande pubblico (pagante), unico giudice autorizzato, tale un pandemonio di proteste, fischi e urla, da non poter arrivare alla fine. Allora, dato questo plebiscito negativo dell'unico giudice autorizzato, glielo diamo, molto democraticamente, un premio anche allo Henze, o gli commissioniamo (a spese di Pantalone) un'Opera per il Prossimo Festival di Venezia?
Rispondendo alla quarta e quinta domanda, Nabokov riconosce che i criteri con i quali il Consiglio Musicale e il Comitato Esecutivo hanno deciso gli inviti al Concorso sono gli stessi di cui sopra. Per quello almeno che riguarda due italiani, entrambi appartenenti alla stessa tendenza estremista, criteri dunque di parte, di setta, di clique: cioè unilaterali, illiberali, bugiardi (per quel che concerne la realtà del nostro paesaggio musicale): antidemocratici.
Controprova: nessuno dei nostri giovani non affliati a quella chiesuola e tendenza è stato invitato o figura nelle manifestazioni del Convegno.
Il sig. Nabohov scrive: «Non posso rispondere perchè non so...» ecc., gli ripeterò io, italiano, che lo so benissimo, che l'Arte antisociale, atea, disgregatrice, negatrice dei valori umani e civili, è proprio quella di tendenza estremista e nichilista che questo Convegno si è proposto (con effetto controproducente, come si è visto) di esaltare, magnificare, e ancora una volta imporre (molto democraticamente) al Pubblico recalcitrante; senza, per altro, che il Pubblico pagante abboccasse. Altra bella prodezza a onore e gloria della «libertà della cultura».
E per ribattere anche al suo accenno al recente passato e ai regimi niente affatto democratici (veh, da qual pulpito sentiamo la predica) gli dirò, al sig. Nabokov, che io sono sempre stato tanto rispettoso - oltre che geloso della mia - dell'altrui libertà e dell'altrui lavoro, e tanto obiettivo, da inserire nei Programmi dei Festival veneziani da me diretti, anche musica dodecafonica, e anche musica sovietica (nel 1934, un intero concerto). E di essere stato il primo - per molti anni l'unico - Direttore d'orchestra italiano che, in pieno regime fascista, abbia portato in Italia, nel 1933, la 1ª Sinfonia del più rappresentativo compositore bolscevico della giovane scuola, Schostakovic.
E sull'ultima risposta osserviamo che da tutto quello che è stato fatto nel Convegno romano, e dai suoi modi di attuazione, risulta evidente - come dovevasi dimostrare - che esso è stato ispirato proprio a quei criteri dei vari «provincialismi» che, a parole, si dichiarava di voler combattere. Non voler vedere nè prender atto di ciò che esiste e vive e prospera oltre la stretta, soffocante, desolata cerchia delle aride colline che cingono il vostro villaggio di nuovi Arcadi; oltre lo squallido cortile della vostra chiesuola di chierici (pardon) noiosi.
I nomi-specchietto per le allodole, che il sig. Nabohov ripete in bell'ordine alfabetico, e che conoscevamo, - molti dei quali rispettabilissimi -, contano poco o nulla. Contano i fatti. E i fatti dicono che il Convegno romano ha avuto un carattere tendenzioso, settario, e niente affatto, rispettoso della Libertà della Cultura e del Lavoro dei Compositori di Musica che non la pensano come i capintesta del Convegno stesso.
È, dunque, sopra tutto una questione di costume, di correttezza spirituale (non voglio dire di onestà), di Morale. O non vi sono tanti, oggi, che si dedicano con entusiasmo agli stupefacenti e agli amori omosessuali? E non se ne vergognano. In faccende come queste, di costume, coloro che non le sentono e non le respingono d'istinto, tanto peggio per essi. Ma non pretendano di far da Mentori a tutti gli altri.
Peccato, soltanto, che questi carnevaletti di famiglia vengan fatti a spese nostre, intendo dei contribuenti italiani. E Peccato che la RAI e altri grandi Enti Sinfonici e Lirici italiani, che vivono dei contributi di tutti i cittadini, abbiano speso tanti milioni per un Convegno Musicale di tendenza, e di una tendenza estremista del tutto estranea e ripugnante e intollerabile al gusto, alla sensibilità, allo spirito italiano e latino. I latini, buon'anime, lo avrebbero chiamato «barbarico».
Tanto remotamente lontano ed estraneo a noi Italiani, questo Con vegno, che - svoltosi in Roma, una volta Caput Mundi e oggi ancora (fin che ce la lasciano) Capitale d'Italia - mentre in sede di Concerti la lingua ufficiale era, il più delle volte, la ostrogota, in sede di discussioni accademiche, Relazioni, Comunicazioni, ecc., ecc., la lingua ufficiale non era l'italiana.
L'idioma di Pierluigi, di Monteverdi, di Durante, di Rossini, di Verdi, era ufficialmente escluso dal Convegno di quella musica del XX secolo.
Bellina, anche questa, no?
Sì, bellina; ma fino ad un certo Punto.

ADRIANO LUALDI