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3 maggio 1923
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I Quatro Rusteghi sono ricomparsi ieri sera alla Scala, e il pubblico se ne è compiaciuto assai. Ha seguito con serena letizia una commedia che si svolge semplicemente senza dover superare lo spasimo o saltare l'oistacolo di tragedie orchestrali; ha riveduto dei personaggi che, vestiti alla goldoniana, vivono, si muovono, cantano in un'atmosfera musicale perfettamente consona al loro tempo, ai loro caratteri e al dialetto che parlano; ha ascoltato recitativi ed arie, pezzi d'insieme, canzoni e postludii nei quali l'anima di Venezia settecentesca è - guardata con affetto, con nostalgia (e talvolta cori un po' di ironia) da un'anima moderna - tutta intera: superficiale e sensuale, indolente e spiritosa, conservatrice ed ingenua; ha ammirato ed applaudito il mestro, che, musicando il dialogo goldoniano come nessun altro seppe fare, donando ad un capolavoro del nostro teatro di prosa una veste sonora aderente e fedele, ha scritto un'opera comica che diverte, cosa rara; che non cede a nessun pregiudizio, cosa più rara; che è insomma un'opera d'arte equilibrata ed armonica, cosa assolutamente rarissima.
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Il pubblico ha applaudito assai, ieri sera. Si sentiva diffuso, nella sala del teatro, il piacere di ascoltare un linguaggio semplice ed interessante, spiritoso e sostanzioso; si sentiva diffusa la contentezza di poter capire tutto e di tutto poter gustare: di godere senza affaticarsi.
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Molti gli applausi; ma nessuno, o ben pochi, avranno pensato che quest'opera che appare così fresca e che può essere accolta come un ristoro dagli assetati di semplicità, ha quasi vent'anni. |
Quando Le donne curiose comparvero, quando I Quatro Rusteghi le seguirono, gran da fare si dettero moltissimi, per mettere Ermanno Wolf-Ferrari in rapporto col momento artistico di allora. |
Vi fu chi parlò di lui come di un retrogrado volontario; vi fu chi lo trattò a dirittura come un «fenomeno». Il fenomeno si riduce forse a questo: nel non aver mai seguito il Wolf-Ferrari, la moda del giorno. Quanto all'esser «retrogrado», il maestro non ha forse torto di non aver voluto dare in escandescenze musicali per paura di restare indietro. |
È un fatto che, dopo vent'anni, queste sue opere comiche non recano neppure il minimo segno dell'età che hanno; è un fatto che, ad ascoltarle, si prova un così squisito ed aristocratico piacere, si rivede un mondo lontano sotto un così seducente aspetto, ed è così arguto e sereno il sorriso che le infiora tutte, da renderle veramente incantevoli: oasi di frescura in un paese torrido, momenti di pace in un ambiente temporalesco. |
L'aver sdegnato di seguire la moda corrente ha fatto sì che queste commedie musicali veneziane siano senza età per quel che riguarda le battaglie artistiche di questi ultimi trent'anni: e non abbiano che il colore modernamente inteso ed espresso, inconfondibile dunque coi modelli ispiratori - dell'epoca nella quale sì svolgono. Il non avere voluto che l'arte sua si fregiasse di una vistosa etichetta progressista, ha permesso al Wolf-Ferrari di dettare le sue musiche in piena serenità di spirito, e di cercare sempre i mezzi più semplici per esprimersi. La nessuna preoccupazione di essere quel che adesso si dice «originale» lo ha messo sulla via della assoluta spontaneità; ed oggi dopo aver sentito tante musiche e tanti autori si può anche dire che lo ha condotto ad essere diverso da tutti i moderni, per quella gustosa patina arcaica che copre leggermente le sue musiche; diverso dagli antichi, per lo spirito moderno che inevitabilmente si mostra e si fa sentire anche là dove i modelli classici son seguiti più da vicino.
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Certo, l'arte di Ermanno Wolf-Ferrari ha suscitato sempre e susciterà ancora discussioni molte; certo quello che egli fa, di starsene isolato e fermo in un mondo che si agita furiosamente e che ha le sue basi nelle società di mutua assistenza o nelle corporazioni, come si dirà domani, è audace; può sembrare quasi una sfida. Ma sfida non è, perchè Wolf-Ferrari è l'uomo più pacifico del mondo. Egli è - per quel che riguarda i movimenti artìstici - un assente; vive, presso Monaco di Baviera, in un bosco; molti, in Germania, lo credono morto. E lui se la gode, perchè dice che i successi «da morto» sono i soli veramente interessanti per un compositore.
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Ma intanto, intorno alle sue commedie musicali crescono la simpatia ed il favore del pubblico, ed anche ieri sera lo si è visto; e fra tanto suddividere in scuole, sottoscuole tendenze e tendenzuccie, pochi si sono accorti che questo musicista è il solo, fino ad oggi, che dimostri - con queste sue commedie veneziane - di essersi accostato con cuore umile all'immensa eredità spirituale lasciata agli italiani da Giuseppe Verdi, con Falstaff. |
Interpreti scenici: G. Tess, G. Fabbri, A. Sassone Soster, M. Labia, G. Azzolini, M. Govoni, D. Carnevali, L. Cilla. Direttore d'orchestra E. Panizza. Scene di A. Rovescalli e G. B. Santoni. Costumi di Caramba.
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