Angelo Foletto

CON MAHLER IL VERTICE
DELL'ARTE DI SINOPOLI


Un ricordo del musicista,
a due mesi dalla scomparsa
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Ieri sera alla Scala, dove avrebbe dovuto dirigere 'Turandot', molti hanno ricordato in silenzio Giuseppe Sinopoli e il suo tragico destino di musicista e uomo bruciato sul podio berlinese di 'Aida' il 20 aprile scorso. Difficile dimenticarne la lezione di interprete, la figura severa e necessaria alla nostra cultura. Inevitabile difenderne il ricordo con le esecuzioni: «Non vorrei essere ricordato come uno che dirigeva, ma per 'come' ho diretto». Compendio di tutte le passioni culturali di Sinopoli, l'attività di interprete. Una scelta diventata esclusiva e quasi obbligata: professionista accanito e inattaccabile in molte discipline Sinopoli scelse quella considerata intellettualmente imperfetta per esprimerle tutte insieme. Lo sporcarsi le mani con la direzione d'orchestra significò cercare di comunicare pensieri filosofici e poetici complessi. [...]
«Mahler è l' autore più equivocato del nostro tempo e uno dei più difficili», diceva Sinopoli, «va pensato più di quanto vada eseguito: il problema non sta nell'eseguirlo ma nell'interrogarsi sul contenuto semantico dei materiali eterogenei usati. In base al significato che se ne ricava si deve agire musicalmente. Mahler è il compositore del negativo, in lui l'uomo è solo: allora c'è l'immobilizzazione dei meccanismi della memoria, che diventa regressiva. Tutte le bande, marce militari, fanfare, campane che affiorano nella sua musica non sono momenti di semplice vagheggiamento ma esprimono la fuga da una situazione di disagio verso il ritrovamento di un tempo in cui le tragedie dell'oggi non esistevano». E così si delinea la posizione di Mahler nel quadro complessivo della musica moderna: «Equivale alla figura di Plutarco nella stagione declinante dell'ellenismo: uno stadio in cui c'è un mondo che si sfascia e insieme la riflessione su quel mondo.Mahler riflette sul passato: è un punto di chiusura non di arrivo, un pessimismo esistenziale se non materico. In lui c' è violenza e forza assoluta».

[La Repubblica 15-06-2001]