FERRUCCIO BUSONI

A PROPOSITO DEI
«CONCERTI SINFONICI» I

Zu den Orchesterabenden - I.
B.68, 11217. Lettera al direttore dell'«Allgemeine Musik-Zeitung», Berlino, pubblicata ivi, novembre 1902. 1 Concerti sinfonici erano un'istituzione fondata da Rusoni e intitolata alle musiche nuove o raramente eseguite, che durò dal 1902 al 1909 per dodici concerti in tutto (cfr. l'elenco completo dei programmi in E. Dent, Ferruccio Busoni, Londra 1933, rist. nel 1966). Vedi anche A proposito dei «Concerti sinfonici, II.



Berlino, novembre 1902

Stimatissima redazione,

m'importa chiarire e precisare le idee che mi hanno guidato nell'allestire i due recenti concerti sinfonici («Opere nuove o raramente eseguite»). Opinioni espresse in pubblico e in privato, che mi sono giunte all'orecchio, mi hanno fatto capire che le mie intenzioni sono state male interpretate in più di un senso. Mi consenta di indirizzare le mie spiegazioni a Lei.
Innanzi tutto sono stato mosso dall'idea di offrire a chi lo meritasse - giovane, sconosciuto, sprovvisto di meni - una possibilità di farsi conoscere. Inoltre era mio desiderio far dirigere personalmente ai compositori viventi le loro opere in programma (l'immediatezza dell'effetto corrispondente si è dimostrata con Sibelius), e con ciò doveva esprimersi fin da principio anche la mia rinuncia a qualsiasi ambizione direttoriale. Ma anche nei casi in cui ho dovuto sostituire il compositore io intendevo apparire soltanto quale mediatore dell'opera di cui avevo assunto la direzione.
Che stavolta non mi sia riuscito di far intervenire tutti i compositori viventi che figuravano nel programma, e che quelli presenti si siano rifiutati di salire al podio, è un caso che il mio progetto non aveva previsto. Mi sembra allora per lo meno ingiusto rimproverarmi (come in parte è avvenuto) d'essermi cosi trovato nella necessità di concertare, io che non sono direttore di professione, lavori nuovi, sconosciuti e difficili, per portarli a una resa - stando ai compositori presenti - soddisfacente.
Allo stesso modo è stato un caso, che nei miei programmi non fosse alcun nome tedesco - del resto nemmeno uno italiano - nuovo: in due serate non avevo a disposizione molto spazio, e inoltre potevo supporre che a Berlino dei compositori tedeschi avessero del mio appoggio un bisogno meno urgente.
Trovo anche che aspettarsi un avvenimento artistico assoluto da ogni numero in programma in due singole serate orchestrali dedicate soltanto a lavori nuovi sia un giudicare alla leggera. Se in un anno il risultato di dieci serate del genere fosse soltanto un nuovo grande compositore, sarebbe un successo splendido e inaspettato!
La scelta delle «novità», come viene fatta nei concerti sinfonici normali, è un gioco facile. Ci si attiene a nomi provati o a un grosso successo ottenuto altrove. In realtà un pezzo si esegue soltanto quando a farlo se ne sente l'obbligo morale e nei confronti degli abbonati, per il rumore che ha già sollevato nel mondo. Le prime esecuzioni di persone molto famose si assicurano addirittura per contratto, mentre quelle meno famose devono anzitutto sopportare la loro scarsa notorietà, e lottare duramente contro i principi artistici e pratici dei direttori d'orchestra e gli scrupoli di chi dirige le istituzioni. Il peno facile è troppo facile, quello difficile è troppo difficile. Se poi è cosi difficile da richiedere qualche prova più del solito, questo è un motivo validissimo contro l'esecuzione, un motivo che stando ai praticoni salterà agli occhi di tutti. E la lunghezza dei pezzi, la loro durata! I programmi, com'è noto, si mettono insieme con l'orologio alla mano. E anche dove c'è buona volontà, e lealtà, si troveranno sempre unite con capacità di giudicare, istinto, generosità, disinteresse?
Spogliarsi del proprio modo di sentire, immedesimarsi in quello delle personalità più diverse e giudicare le loro creazioni dal loro punto di vista, cioè capirle, è compito quasi sovrumano. Quanto più fortemente individuale è la personalità, tanto più ripida è l'ascesa fino alla sua altezza, tanto più vertiginoso è calare lo sguardo nelle sue profondità, tanto più lunga la strada che porta alla sua solitudine.
Una forte individualità respinge la massa, ma respinge anche un'altra forte personalità, perché è per natura dissimile da tutt'e due. Una forte individualità che non sia famosa viene dichiarata mostruosa e goffa. E se a un certo momento tutto quel che di notevole essa può celare viene intravisto, al ridestarsi della coscienza si oppone il temuto effetto sul pubblico.
Ma chi può presumere di riconoscere il genio sconosciuto sempre e nella sua giusta luce? Si lasci perciò che ognuno prenda la parola almeno una volta, che parli la sua lingua; ci si risparmino i buoni consigli, e se qualcosa di inconsulto è riuscito a mezzo rallegriamocene più che della riuscita normalità, perché solo in quello c'è da sperare, questa invece è senza speranza.
Ogni bambino che viene al mondo ha pur diritto alla sua porzione di pane, e ogni opera prodotta non per brama di guadagno o di effetto da un musicista di talento ha diritto al tentativo di un'esecuzione. Questa esecuzione può portare al compositore dei frutti, che indirettamente torneranno a profitto del resto del mondo; mentre l'audizione del pezzo, l'incontro con il pubblico e con la critica aiuteranno lui a riconoscere se stesso e a trovare la via di perfezionarsi.
Nella fiducia in queste convinzioni voglio continuare sulla strada iniziata. E a tutti coloro che in questa occasione mi hanno approvato amichevolmente e mi hanno biasimato con benevolenza, vada il mio grazie.
Con ogni stima e devozione

Ferruccio Busoni