Antony Beaumont
La nuova versione del Finale
del «Doktor Faust»
di Ferruccio Busoni
Werner Herzog gewidmet
Busoni stesso dichiarò che il libretto del «Doktor Faust» fu scritto non come opera di filosofia ma con sole intenzioni poetiche. Ritengo che sia mio dovere oggi non discutere il fondo estetico o filosofico di questa nuova versione del «Doktor Faust» - benché ci sia molto da dire su questo argomento. Spero che ciò venga discusso dai presenti; penso piuttosto che sia opportuno spiegare il processo creativo di questa nuova versione. Creativo? Solo fino al punto di volermi immergere cosi profondamente nello stile degli ultimi anni di Busoni per poter "creare" una conclusione più giusta alla sua opera.
Nel 1969 quando ero studente all'Università di Cambridge ho cominciato le mie ricerche sulla musica di Busoni. Mi ricordo di come avevo ammucchiato le opere orchestrali e strumentali sul mio pianoforte e di aver letto faticosamente quasi tutte le sue opere della maturità in due o tre settimane! Naturalmente il «Doktor Faust» faceva parte di questo mucchio e mi è ancora vivo nella memoria il fremito col quale, anche nella mia esitante interpretazione a prima vista, feci conoscenza con questo spartito: ma anche allora fui violentemente colpito da un senso di squilibrio nella scena finale: in materia di ritmo e di armonia in particolare, si notava un'interruzione evidente di stile. Pertanto già d'allora divenne una mia idea fissa trovare una soluzione al problema di quest'opera, attingendo dove possibile esclusivamente alla musica di Busoni stesso.
Un altro motivo di questa ambizione fu la scoperta di un articolo di Edward Dent scritto nel 1920 per la rivista inglese «The Atheneum» intitolato «The Return of Busoni» . In questo articolo Dent cita 13 righe della scena finale del «Doktor Faust», insinuando che Busoni le considerava l'apice dell'opera. Immaginate il mio stupore quando scoprii che Philipp Jarnach, nel completamento dell'opera, non le aveva neanche musicate!
In tempo debito il mio interesse verso questi problemi mi ha portato a consultare a Berlino Est e Ovest i manoscritti originali. Ho passato una settimana nell'Aprile '75 sul manoscritto del «Doktor Faust» e sui vari abbozzi conservati a Berlino Est. Come aveva dichiarato Jarnach, non esistevano abbozzi che potessero essere utilizzati per la scena finale, né per la scena mancante di Elena del penultimo quadro. Trovai pero quattro ulteriori battute di partitura d'orchestra per la scena finale, incluse nell'ultima pagina del manoscritto ma cancellate - forse da Busoni, ma probabilmente da Jarnach stesso. Trovai anche le seguenti 7 battute su un foglio di carta che era stato utilizzato per avvolgere altri abbozzi. Questa pagina è strappata proprio nel punto dove doveva riprendere la musica della scena di Elena. Era così evidente che l'opera non fu lasciata incompiuta a causa della malattia o per mancanza di ispirazione ma semplicemente perché Busoni non aveva idea di come comporre la musica per il confronto tra Elena e Faust, nessuna idea di come scrivere una musica che potesse esprimere quello che per lui Elena simboleggiava: l'ideale di perfetta bellezza, l'idea irraggiungibile.
Pertanto alla fine di questo breve periodo di ricerca, sapevo che la scena di Elena sarebbe stata il nodo della questione, e avevo scoperto almeno 11 battute di musica orchestrata per la scena finale.
La mia reazione istintiva a questa visita a Berlino fu di scrivere una nuova versione "putativa" della scena di Elena. Ho cercato tra le opere della maturità di Busoni la musica adatta, e sono giunto alla conclusione che la «Sonatina seconda», composta nel 1912, era quasi l'ideale. Busoni stesso aveva dichiarato che quest'opera era stata scritta come studio per il «Doktor Faust» e che aveva utilizzato la musica della «Sonatina» nel suo Preludio I. Le idee principali ricorrono in tutta l'opera, spesso associate ai Tre Studenti di Cracovia.
Ma c'è altra musica nella «Sonatina seconda» che Busoni non ha utilizzata per l'opera. Per la mia versione putativa della scena di Elena ho adattato e strumentato circa 70 misure di questa «Sonatina» .
La scena finale rimaneva, in questa fase, una questione aperta. Il mio unico indizio era un commento di Busoni riportato da Dent nel suo articolo «The Return of Busoni» : che la «Sarabanda per orchestra» op. 51 avrebbe dovuto precedere il momento della morte di Faust. Teoricamente sarebbe possibile adattare il testo della scena finale a questa Sarabanda. Bernard Shaw, che aveva ascoltato la Sarabanda a Londra nel 1919, disse perfino a Busoni che la trovava un pezzo di musica operistica in cui erano state omesse le parti vocali!
Ci fu poi altro materiale per i momenti finali dell'opera. Fin dal 1916, prima che iniziasse a comporre la musica, Busoni appunto che l'opera doveva iniziare e terminare con il suono delle campane, addirittura tutta l'opera doveva essere contornata da questi effetti, con campane di vario tipo. Il finale dell'opera doveva essere reso timbricamente con campane di Natale. Con il chiudersi del vecchio anno e l'arrivo del nuovo, Busoni intendeva esprimere l'elemento insieme religioso e pagano che spesso è presente nella sua musica. Per il Natale 1917 scrisse la «Sonatina in diem nativitatis Christi», in cui un passaggio e intitolato - negli abbozzi, non nella versione stampata - campane di Natale. Questa musica si trova nella mia nuova versione del «Doktor Faust» .
Fu nel '76 che continuai la mia ricerca su Busoni a Berlino. Durante una visita agli archivi di Berlino Ovest, la «Stiftung Preussischer Kulturbesitz» come era chiamato allora, il direttore del reparto musica, Dr. Rudolf Elvers, mi fece notare due pagine di abbozzi che di recente erano stati donati alla biblioteca da Philipp Jarnach. Niente di tutte le mie ricerche poteva essere paragonato allo stupore e al piacere che ho provato vedendo questi due fogli di carta per la prima volta. Il primo foglio contiene un elenco. È datato 1º aprile 1924 - il 58° ed ultimo compleanno di Busoni - ed e intitolato «Vorlaufger Plan» (piano preliminare). In questa lista Busoni enumera tutte le parti della scena finale e specifica esattamente quale parte di una sua recente composizione doveva essere usata per ognuna di esse. Ero così in grado di ricostruire interamente la scena finale usando solo la musica di Busoni, abbinando le parole alla musica, le idee alle emozioni così come egli intendeva. L'unica idea che mancava era quella per la scena di Elena. Infatti Busoni scrive nel piano preliminare le parole «Helena: neues Element?» (Elena: elemento nuovo?).
L'altro abbozzo che mi fece vedere il Dr. Elvers sembrava tuttavia fornirmi la risposta:

[esempio musicale]

Su questa musica Busoni scrisse le parole che Faust canta quando il volto di Cristo sulla croce viene trasformato in quello di Elena - in quel punto, in altre parole, dove la musica del secondo quadro doveva riprendere. Le parole sono: «Dannato! Non v'è dunque grazia? Sei tu inesorabile?». C'è uno studio per pianoforte (breve e molto difficile) composto nel gennaio 1924 per la seconda edizione della «Klavierübung» di Busoni, un pezzo poco conosciuto. Mi resi improvvisamente conto che l'abbozzo era stato costruito col materiale tematico di questo studio stesso. Potevo dunque dedurre che l'ultima idea di Busoni fosse quella di utilizzare la musica di questo Studio per il trillo per la stessa scena di Elena. Quando cominciai a considerare le possibilità di usare effettivamente la musica per questa scena, mi sono reso presto conto che mancava la varietà necessaria a questo punto del dramma. Decisi pertanto di abbinare la musica dello Studio per il trillo con quella della Sonatina seconda della mia prima "versione putativa". Il risultato è una scena con cinque parti alternativamente più lente e più veloci. Rispettai anche il desiderio di Busoni di incorporare un'armonica a cristalli nell'orchestrazione. Nel nostro spettacolo utilizzeremo un vibrafono per suggerire almeno qualcosa di quella musica celestiale che un'armonica a cristalli può evocare.
Vi vorrei fare vedere come la scena finale della mia nuova versione è stata costruita dalla musica di Busoni. Il primo materiale nuovo ad essere inserito proviene da un gruppo di «Cinque pezzi brevi per l'esercizio polifonico sul pianoforte» del 1923. Un breve estratto del secondo pezzo viene utilizzato dopo la visione di Elena. Il pezzo successivo, il «Zigeunerlied» (anche questo del 1923), è stato adattato per la maggior parte di quel passaggio importante del testo a cui ho accennato prima, e che Jarnach non aveva musicato. Poiché il «Zigeunerlied» fu orchestrato da Busoni ho potuto utilizzare la sua strumentazione originale, benché accorciata, alla quale ho spesso sovrapposto diverse proposte del tema di Elena in base alla scrittura di Busoni stesso.
Nella parte principale della scena finale che ora segue, Faust trasferisce la sua anima nel corpo inanimato del suo bambino che giace di fronte a lui nella neve. Egli disegna un cerchio, per il quale ho adattato la musica del "cerchio magico" del Preludio II, secondo quanto stabilito da Busoni. Segue la preghiera: «Sangue del mio sangue, carne della mia carne [...] a te consegno la mia vita». Per questa preghiera Busoni stabilisce il terzo dei Cinque pezzi brevi «in un'unica linea ininterrotta ma arricchita» , come scrisse. Io l'ho arricchita dal punto di vista armonico e polifonico. Il brano raggiunge l'apice per sottolineare le ultime parole di Faust, «Io, Faust, eterno volere». Le campane accompagnano la morte di Faust, mentre il materiale musicale a questo punto ha origine in un altro studio tardo per pianoforte, scritto nel novembre 1923, che sfrutta le possibilità di un pianoforte Steinway a tre pedali. La musica comprende un falso bordone prolungato, che io ho adattato per la campana di mezzanotte. Qui ho preso un'idea dall'opera di Busoni «La Sposa Sorteggiata», dove un effetto simile viene utilizzato per una visione.
Il guardiano notturno (Mefistofele) canta l'ora sul breve passaggio della «Sonatina in diem nativitatis Christi» a cui ho accennato prima. Per l'entrata di Mefistofele Busoni stabilisce l'uso della musica tratta dal suo Lied «Schlechter Trost», scritto nel febbraio 1924, «Che cosa e accaduto a quest'uomo?» domanda Mefistofele, «Una disgrazia?». Solleva il corpo e si allontana faticosamente. Ho utilizzato la parte iniziale e finale di questo Lied, con l'orchestrazione di Busoni stesso.
A questo punto nella versione di Jarnach l'opera è già terminata. È terminata in modo drammatico in mi bemolle minore con le ultime parole di Mefistofele. Ci vorrebbe troppo tempo per dimostrarlo, ma non vi è alcun dubbio sul fatto che l'opera debba finire in do maggiore, come ho fatto io. Inoltre l'opera deve chiudersi distesamente, non drammaticamente, nello spirito di un "mistero" quale essa è. Un coro invisibile ripete le ultime parole di Faust mentre le campane continuano a suonare. Questo comprende la parte finale dello studio per il terzo pedale, trasportato in do maggiore e leggermente abbreviato, mentre l'ultimo accordo si espande in una ripresa della Sarabanda. Questa musica chiude la mia nuova versione:

[esempio musicale]
Da A.V. «Il flusso del tempo. Scritti su Ferruccio Busoni», Milano, Unicopli, 1986, pp.345 ss.