Come detto, Christian Sinding vuole che Busoni sia l'esecutore della parte di pianoforte del suo nuovo Quintetto. Il concerto ha luogo nel corso del mese di gennaio. Oltre a Busoni, eseguono il pezzo el compositore scandinavo gliu amici Brodsky e Novacek; inoltre Hans Becker e Julius Klengel. Il pubblico è entusiasta, ma la critica ostile. Ad Amburgo nello stesso mese Busoni tiene un recital quasi tutto dedicato a trascrizioni bachiane. Fu Kathi Petri a dare l'idea a Busoni di trascrivere le musiche di Bach per organo: «Un giorno, insieme a Kathi Petri, entrò nella Chiesa di San Tommaso, a Lipsia. Un organista eseguiva il Preludio e Fuga in re maggiore di Bach. Kathi Petri gli suggerì allora di farne una trascrizione per pianoforte. Egli non aveva mai tentato qualcosa di simile; ma una settimana dopo fece sentire all'amica il lavoro già ultimato. Era questa la sua prima trascrizione dall'opera organistica di Bach; e fu da lui eseguita in un concerto pubblico ad Amburgo [cfr. supra] con enorme successo, rivelando una delle facoltà sue più mirabili, quella forse che aveva allargato più estesamente la sua notorietà e tien vivo tutt'ora e ovunque il suo nome. Questa virtù di trascrittore deve essere attribuita sopratutto alla eccezionale conoscenza degli stili e non solo di quello bachiano.» [Guerrini, pp. 57-58] Sostiene il Dent che «when he gave a recital at Hamburg in January 1889, playing among other things the first of his own transcriptions from Bach's organ works, it was acknowledged that he had acquired a greater variety of style and an altogether deeper insight into music. One critic spoke of his wonderful reproduction of full soft organ tone on the pianoforte.» [p. 82] Il 18 marzo, invitato ad uno spettacolo, viene presentato a Gerda Sjöstrand, figlia di uno scultore svedese (Carl Aeneas Sjöstrand) che si è stabilito a Helsinki. Simpatizza subito con lei e la invita al suo concerto del 21. Qualche giorno dopo il giovane si reca a visitare lo studio dello scultore e il 25 (una settimana dall'incontro) i due giovani si fidanzano. Ricorda Gerda: «La famosa festa ebbe luogo il 18 marzo 1889 [...]. Si avvicinò il mio buon amico Edvard Fazer - un giovane pianista mio compagno di studi a Berlino alla scuola di Xaver Scharwenka - e mi propose di scendere con lui nel salone dove si cenava. C'era anche Busoni e lui (Edi Fazer) voleva presentarmelo, avendogli già molto parlato di me. [...] Edi mi condusse da Busoni e mi presentò. Busoni, alzatosi, mi salutò goiamente e ordinò subito dello champagne. Lo guardavo stupita. I suoi bei capelli castani, dorati alle tempie, illuminavano il suo capo come un'aureola. Parlava con vivacità e in fretta, ridendo spesso di una risata chiara e talmente irresistibile che non si poteva fare a meno di imitarlo, si volesse o no. Il padre della ragazza, che parla correntemente l'italiano avendo studiato scultura in Italia, vedovo da cinque anni con due figlie adulte a carico, non fa alcuna opposizione. Busoni non informa subito i genitori, ma lascia passare alcuni mesi. Non incontra alcun ostacolo da parte del padre che dà la sua approvazione, appena saputa la notia. Ben più complesso fu il problema dalla parte della madre: «Morbosamente attaccata all'unico figlio e vittima di una geIosia patologica per colui che considerava ancora il "suo bambino", dapprima fece finta di non capire, poi recitò il ruolo patetico dell''offesa, infine passò all'assaIto assumendo nei confronti di Gerda atteggiamenti francamente sgradevoIi. Ferruccio capì che Io scontro sarebbe stato inevitabiIe; tanto vaIeva affrettarIo.» [SABLICH, p, 31] Dopo aver tenuto due recital chopiniani (Etudes e Préludes nel primo; 5 Polonaises, 2 Ballate, la Berceuse, la Tarantella, 4 Notturni e la Sonata in si minore nel secondo), terminato l'anno scolastico, Busoni lascia Helsinki all'inizio di giugno alla volta della Germania. Nonostante le sue insistenze, Gerda non lo segue, non volendo interrompere per troppo tempo il suo lavoro di insegnante di pianoforte, appena iniziato. Busoni parte quindi solo e lascia Lesko, come pegno d'amore, a Gerda. Parte con un cugino di Gerda, Edi Frazer. La prima lettera a Gerda fu scritta dal piroscafo "Capella" il 4 giugno 1889 (le lettere a Gerda, fino al 1895, sono tratte da BI): «E ora, piccola mia, ti voglio ringraziare con tutto il cuore e caldissimamente per tutto quello che ho ricevuto presso di te e con te di bello, di stupendo, di purissimo, di profondamente sentito; ti ringrazio per il tuo amore che ha fatto sì che tutta la tua vita e i tuoi sentimenti siano stati dedicati a me e soltanto a me; sappi che anch'io ti amo a tal punto che il mio amore non sfigura accanto al tuo: se, come uomo, come persona di talento e di pensiero, sono superiore a te, tu, per il tuo sentire, per la tua intatta purezza (sia fisica che morale), per il tuo sorridente spirito di sacrificio stai altrettanto in alto, se non più in alto di me. Hai tu il coraggio e la forza di amarmi sempre allo stesso modo, di seguirmi dappertutto, di condividere con me gioie e dolori, di combattere con me più di una battaglia, di precipitarti con me nell'insicurezza e nell'inquietudine, di confidare sempre in me, di credere nel mio talento e nelle mie decisioni, di rinfrancarmi quando fossi scoraggiato, di spronarmi quando fossi assalito dal dubbio, di considerarmi sempre un grande, e di pungolarmi e spingermi verso mete ancora lontane, se dovessi perdere le forze per via? È esigere molto, il massimo che si possa pretendere dalla propria donna! E tu sei stata sempre giovane e senza preoccupazioni, hai conosciuto la parola "ambizione" solo di lontano, e il genio è stato finora per te qualcuno di cui si ammirano le opere, di cui si legge il nome nei libri di storia e nelle enciclopedie. Nell'ultimo spezzone della lettera, Busoni non riesce a mascherare il suo disagio per il fatto che Gerda, come buona parte delle donne nordiche, ha sempre goduto di una libertà certo superiore a quella delle donne latine (era per esempio consentito far vita comune con gli uomini): «Ferruccio had on his first arrival in Finland been horrified at the general freedom of manners, and his Italian mind could not altogether understand that outward liberty might be compatible with complete inward self-possession. He discovered that Gerda had spent some time in Germany; she had frequented theatrical society in Berlin, and at Bayreuth she had lodged with one of the 'flower-maidens'. Ferruccio put the worst construction on these escapades; he was convinced that the 'flower-maidens' were notoriously as dangerous in their private lives as they were supposed to appear when on the stage. On one occasion his jealousy drove him to such a pitch of excitement that without realizing what he was doing he destroyed a whole boxful of Sjostrand's cigars, taking them up one by one and crushing them in his fingers until no more were left.» [DENT, p. 85] Si reca dapprima a Berlino dove si ferma qualche giorno. Il 12 giugno parte per Weimar, attratto dalla città che era allora un centro artistico dove musicisti, poeti e pittori si riunivano e lavoravano nella pace e nella tranquillità. Non bisogna inoltre dimenticare che Wegelius lo aveva convertito a un serio interesse per Liszt compositore. Nella città di Liszt si sente ancora una volta solo, poiché e occupa il tempo libero scrivendo lettere, soprattutto a Gerda. Poiché le sue conoscenze dello svedese sono limitate e Gerda ha una scarsa conoscenza dell'italiano (mentre conosce perfettamente il francese avendo studiato a Parigi), la corrispondenza è tenuta in tedesco, nonostante Gerda non padroneggiasse questa lingua come il francese e lo svedese. Tuttavia se la cava, avendo trascorso, come detto, un lungo periodo a Berlino per un corso di perfezionamento di pianoforte. Le lettere a Gerda scritte dalla Germania sono numerose e intrise di ardente passione amorosa. Eccone un florilegio: «Non passa giorno, non passa ora senza che io pensi a te, mia Gerda meravigliosa. Ogni avvenimento, ogni conversazione evocano la tua immagine. Tutto ti rammenta, se sono allegro vorrei condividere l'allegria con te, se sono triste desidererei averti qui per consolarmi, se vedo un'opera d'arte vorrei sentire il tuo giudizio, se sono in viaggio mi opprime saperti inchiodata a Helsingiors. – A Berlino sono stato particolarmente male. Edi [Frazer, il cugino di Gerda] non trovava nulla di meglio da fare che indicare questo o quell'altro posto: "Qui siamo stati con Gerda; qui abitava, qui abbiamo fatto colazione, qui abbiamo cenato con lei; in questo teatro siamo stati insieme, in questo posto ha detto questo, in questa o quella occasione questi o quegli ha detto quest'altro". Era insopportabile! E tu, Gerda, come lo sopporti? Pensi a me? O ti sei già abituata alla mia assenza? Perché non scrivi subito? Avresti ben potuto arrischiare una lettera a Edi o a Stavenhagen [cfr. infra]. «Sto leggendo Brand, il capolavoro di Ibsen che certo conosci - altrimenti devi farne la conoscenza. Vivere, amico, è un'arte. Chi si affatica negli obblighi feriali, «Dacché sono partito [...] c'è di nuovo quell'andirivieni in casa vostra? [...]Si è ripresentato il vecchio studioso della Bibbia dal cuore giovane? Alexander vi frequenta di nuovo con la massima disinvoltura? E gli altri amici a cui dai del tu? Perdonami, cara, buona, meravigliosa bambina; ora non misuro abbastanza le parole e non rifletto che non ti sono vicino per rimediare se ti affliggo. No, non ti voglio affliggere; non prenderti a cuore questo breve scatto d'ira: non è indirizzato a te, ma ad altre persone senza alcuna importanza. Tu sei un angelo che mi è sacro e che bacio con venerazione. Dunque in pace: buona notte!» [18.6] «Dalla mia scrittura puoi vedere come sono agitato. Ti amo sopra ogni cosa. Per te rinuncerei persino alla mia arte. Sei una meraviglia di ragazza, che non merito, che non posso risarcire e ricompensare a sufficienza. Mi stupisco che tu sia la mia sposa, che tu abbia detto di sì quando ti ho chiesta. Gerda, adorata, esigi qualcosa, chiedimi qualcosa, sì che possa provarti il mio amore!» [21.6] Il 16 luglio arriva la madre. Ferruccio va ad incontrarla a Lipsia e vi trova anche il padre. Anna si mostra ostile alla futura nuora prima ancora di conoscerla. Tuttavia il consenso al fidanzamento è strappato: «Oggi è arrivata mia madre e con lei, di sorpresa, anche mio padre [...] I miei genitori non hanno un buon aspetto, nessuno dei due; sono invecchiati fisicamente e purtroppo, per quanto ho potuto osservare, anche spiritualmente. Sono diventati tutti e due meschini, timorosi, superstiziosi, bigotti; quella che ho riportato non è stata un'impressione allegra, solare: mi sento oppresso, allontanato da te, soprattutto per il fatto che essi (le persone a me più care) non ti conoscono, mia adorata. La tua freschezza, la tua giovinezza mi mancano ora doppiamente. Verso la fine di luglio, la situazione finanziaria sempre critica, lo obbliga a chieder consiglio a Henri Petri. Gli servono 5000 marchi a tempo indeterminato per poter far fronte ai suoi impegni: il mantenimento della madre e del padre, soprattutto.Ferdinando non si ferma molto tempo a Weimar, ma riparte per Empoli dove vive con suo fratello. Scrive il Dent: «Anna did her best to reconcile herself to the idea of Ferruccio's marriage, but conversation on the subject [...] often became pianful.» [p. 89] All'inizio di agosto, Ferruccio si reca qualche giorno (meno di una settimana) a Helsinki: «[...] i cinque giorni trascorsi ultimamante a Helsingtors mi hanno procurato una serenità e una calma così pure e armoniche come mai avevo provato nella mia vita; devo confessare che in nessun'altra occasione ho goduto di una pace tanto perfetta come durante quel periodo, breve ma felicissimo.» [9.8.1889] L'11 è ancora Berlino, la città che ben presto diventerà il suo locus amoenus, viene così giudicata nel 1889: «[...] questa città giudaica, che detesto, noiosissima, oziosa, boriosa, parvenu. Affari che non si possono portare a termine in un sol giorno mi hanno trattenuto qui contro la mia volontà.» Nella capitale prussiana gli si propone un posto di insegnante di pianoforte nel Conservatorio di Cincinnati, con uno stipendio annuo di 10000 marchi: «Stavo quasi per fare la stupidaggine di accettare.» La «rilevanza minima» di questa istituzione musicale (una «palude spirituale») lo ha fatto recedere dai suoi propositi. La sera dell'11 scrive ancora da Berlino a Gerda: «Oggi ho dovuto pensare a lungo e intensamente allo straordinario Sinding e al destino degli artisti, che proprio nel caso del mio caro amico sembra singolarmente duro e triste. Per associazione di idee mi sono ricordato di una poesia del danese Holger Drachmann; che rappresenta la vita e le aspirazioni del poeta con grande forza e realismo e al tempo stesso lirismo e che è stata messa in musica dallo stesso Sinding. Si intitola "Il mio destino", è un ciclo di Lieder ("in forma d'una sonata"), 4 di cui il quinto ed ultimo intitolato "Rondò infinito" è un capolavoro che forse non ha pari nella liederistica mondiale. E che soggetto ha offerto al compositore questo "Rondò infinito" (chiamato così perché tratta di un destino che si ripete eternamente)! Voglio tentare di ricostruire qui per te questa poesla in una cattiva traduzione e come la ricordo a memoria, quindi inesatta. Ma tenta di trovare l'originale norvegese dei cinque pezzi e leggilo. Il 14 scrive a Gerda di aver fatto molti progetti con Hermann Wolff (1845 - 1902) che diventerà il suo primo agente. Di nuovo allude al modo con cui la madre ha accolto la notizia del fidanzamento: «Ho trovato la mamma di buon umore ben disposta: ha detto che oscillo tra due calamite (lei e tu), delle quali quella di Helsingfors dovrebbe vincere!» [14.8] Quattro giorni dopo informa Henri Petri che 1) il Quartetto n. 2 in re minore, op. 26 2) il Preludio e fuga in re maggiore BWV 532, trascrizione per pianoforte 3) l'opera "Sigune" «usciranno in settembre o ottobre. In questi giorni finisco tutte le revisioni.» [18.8] L'opera "Sigune" sarà pubblicata in edizione privata sotto gli auspici di Breitkopf & Härtel. In questo periodo ha contatti anche con Adolf Paul, pseudonimo di Georg Wiedersheim, suo allievo a Helsinki e che diventerà scrittore e amico intimo di Strinberg. All'inizio di settembre decide di far ritorno a Helsinki, accompagnato dalla madre, soprattutto per motivi finanziari connessi alla situazione dei genitori. Ferdinando, munito di una grossa somma per far fronte a nuovi debiti, fa invece ritorno in ItaIia. Madre e figlio arrivano a destinazione nella seconda settimana di settembre, via San Pietroburgo, poiché Anna voleva evitare la traversata del mar Baltico. Gerda li riceve alla stazione. La lingua di comunicazione tra la madre di Ferruccio e la futura nuora è nei primi tempi il francese, poiché essa non padroneggia ancora la lingua italiana. Ricorda Gerda: |