Dunque ieri sera ho preso congedo da Mosca (il programma tutto composto di musica di Liszt è molto più faticoso di quanto non appaia sulla carta); dopo il concerto sono andato direttamente alla stazione; la signora Kusseviski aveva provveduto al «cestino delle cibarie» - è una donna eccellente. Il signor e la signora Diederichs mi hanno accompagnato. QUI mi portano in giro come un «Serenissimo», come una scimmia ammaestrata al guinzaglio, sono «tenuto in custodia».
Prima ancora c'era stata una serata incollettata dai Kusseviski, c'erano Nikisch e Bloch...
I Beklemischev sono diventati miei intimi amici, mi piacciono tutti e due.
Ho visitato accuratamente il Cremlino e mi ha colpito, come tu avevi osservato giustamente, che le mura e le torri esterne sono costruite nel vecchio stile dell'Italia settentrionale. In realtà sono state edificate da architetti italiani, come tutti gli altri più grandi e più importanti casamenti di stile Impero!
Sono giunto alla conclusione che esiste bensì uno stile campagnolo russo, ma non uno stile d'arte. Per esempio, la canzone veneziana (che è usata in Venezia e Napoli) è diventata una canzone popolare russa; l'hanno introdotta i muratori italiani. È stato molto interessante per me apprendere tutto ciò.
Una famosa chiesa, la più vecchia del Cremlino (di cui purtroppo mi è sfuggito il nome) è costruita all'interno esattamente secondo il disegno e il carattere della Basilica di S. Marco. (Mio padre ne avrebbe esultato). Anche il teatro e le due Sale della Nobiltà a Mosca e a Pietroburgo sono opera di architetti italiani. [...] L'ultimo giorno che ero a Mosca, ho avuto la visita di Josef Hofmann e di Rachmaninov, questi due beniamini musicali della Russia.
Posso intendermi bene con Hofmann; è fresco, sveglio e spassionato e ha comprensione per molte cose...
Scriabin è stato molto carino, la sera del concerto. (Anche Chopin aveva delle aspirazioni eroiche, ma in generale rimase, a ragione, nelle sue acque. Scriabin forza questa seconda natura e scrive delle grandi partiture. Non le ritengo vive, ma rispetto le alte aspirazioni di Scriabin). [A GERDA, (Pietroburgo), 19.11.1912]
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