«La prima metà della composizione è stata scritta ancor prima delle Elegie [1907], e tutto il resto prima della Berceuse élégiaque [1909; cfr. no. 7]. Da allora ho imparato molto e ho subìto una trasformazione» (lettera a R. Freund, 22 aprile 1912, n. 133). Benché avesse ottenuto soltanto un succès d’estime alle prime rappresentazioni amburghesi, Busoni la considerava un tassello importante della sua attività di compositore: «Non credo che dopo Wagner e Verdi - scrisse nella lettera appena citata - sia mai stata raggiunta una così perfetta interazione di carattere, timbro, forma e canto, senza che manchi una relativa originalità: confesso tuttavia che ne ho tratto io stesso una lezione, di cui, spero, un prossimo lavoro mostrerà i frutti — e ammetto che non esiste nulla di perfetto.» Al giornalista del Piccolo che lo intervistava, disse: «Vi ho lavorato sei estati. Purtroppo non posso comporre che l’estate: l’inverno lavoro al piano per il pubblico.» Su questo aspetto della biografia busoniana, cfr. SABLICH, Busoni, EDT, Torino, 1982, p. 44.
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