WILLIAM SHAKESPEARE

 

 

 

 

 

 

 

 

ENRICO V

 

Dramma storico in 5 atti

 

 

 

 

 

 

Traduzione e note di Goffredo Raponi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TITOLO ORIGINALE: The Life of Henry the Fifth


NOTE PRELIMINARI

 

1)     Il testo inglese adottato per la traduzione quello delledizione dellopera completa di Shakespeare curata dal prof. Peter Alexander (William Shakespeare - The Complete Works, Collins, London & Glasgow, 1960, pp. XXXII, 1370, con qualche variante suggerita da altri testi, in particolare quello della pi recente edizione dellOxford Shakespeare curata da G. Welles & G. Taylor per la Oxford University Press, New York, 1994, pp. XLIX, 1274; questultima contiene anche I due cugini (The Two Kinsmen) che manca nellAlexander.

 

2)     Alcune didascalie e altre indicazioni sceniche (Stage instructions) sono state aggiunte dal traduttore per la migliore comprensione scenica alla lettura, cui questa traduzione essenzialmente ordinata ed intesa, il traduttore essendo convinto della irrapresentabilit del teatro shakespeariano - ed elisabettiano in genere - sulle scene moderne.

  1. Si lasciato comunque invariato, allinizio e alla fine di ciascuna scena, e al movimento dei personaggi nella stessa, il rituale Enter - Exit/Exeunt (Entra/Entrano - Esce/Escono), avvertendo peraltro che non sempre queste dizioni indicano un movimento di entrata o uscita, potendosi dare che i personaggi cui si riferiscono si trovino gi in scena allinizio o vi rimangano alla chiusura.

 

3)     Il metro lendecasillabo sciolto alternato da settenari. Altro metro si usato per rendere citazioni, canzoni, strofette, strambotti, proverbi e altri, ogni qualvolta, insomma, si sia inteso riprodurre lo scarto stilistico presente nel testo.

 

4)     I nomi dei personaggi sono dati nella forma italiana, se esiste, tranne quando sono preceduti dal titolo inglese (es. sir John Falstaff, lord Richard (Scroop)). Per Enrico, principe di Galles, si conservato il diminutivo di Hal e Harry, quando ricorre nel testo, cos come sՏ fatto nelle due parti dellEnrico IV. Nomi che in inglese sono sdruccioli o bisdruccioli, e perfino trisdruccioli (come Worcester, Lancaster, Westmoreland e altri) per ragioni di metrica sono a volte diversamente accentati.

 

5)     Il traduttore riconosce di essersi avvalso di traduzioni precedenti, dalla prima versione poetica di Giulio Carcano (Sansoni,1858) alle pi recenti di Cesare Vico Lodovici (Einaudi, 1960), Gabriele Baldini (Garzanti, 1980-88), Giorgio Melchiori (Mondadori, 1976-91) e altre, dalle quali ha preso in prestito, oltre allinterpretazione di passi non ben chiari o controversi, intere frasi e costrutti, di tutto dando opportuno credito in nota.


PERSONAGGI

 

IL CORO in funzione di prologo

 

RE ENRICO V

 

fratelli del re(I):

IL DUCA DI BEDFORD

IL DUCA DI GLOUCESTER

 

IL DUCA DI EXETER zio del re(II)

IL DUCA DI YORK zio del re(III)

 

IL CONTE DI SALISBURY

IL CONTE DI WESTMORELAND

IL CONTE DI WARWICK

 

LARCIVESCOVO DI CANTERBURY

IL VESCOVO DI ELY

 

cospiratori contro il re:

IL CONTE DI CAMBRIDGE

LORD SCROOP

SIR THOMAS GREY

 

ufficiali dellesercito del re:

SIR THOMAS ERPINGHAM

GOWER

FLUELLEN

MAC MORRIS

JAMI

 

soldati dellesercito del re:

BATTISTA

CURZIO

GUGLIELMO

NYM

BARDOLFO

PISTOLA

 

UN RAGAZZO paggio di Falstaff

 

UN ARALDO

 

CARLO VI re di Francia

LUIGI IL DELFINO suo figlio

 

IL DUCA DI BORGOGNA

IL DUCA DORLEANS

IL DUCA DI BORBONE

IL DUCA DI BRETAGNA

 

IL CONNESTABILE DI FRANCIA

 

nobili francesi:

RAMBOURES

GRANPR

 

IL GOVERNATORE DI HARFLEUR

 

MONTJOIE araldo francese

 

ISABELLA regina di Francia

 

CATERINA figlia di Carlo VI e di Isabella

 

ALICE dama di compagnia della principessa Caterina

 

LOSTESSA della taverna Alla testa di cinghiale a Eastcheap, gi Mistress Quickly, ora moglie di Pistola.

 

Ambasciatori del re dInghilterra

Nobili inglesi e francesi

Dame

Ufficiali e soldati inglesi e francesi

Messaggeri

Persone del seguito dei due re

 

SCENA: parte in Inghilterra, parte in Francia.


PROLOGO

 

Entra il CORO

 

CORO -                                  Oh, aver qui una Musa tutto fuoco,(1)

per poterci levar sempre pi in alto

nellimmaginazione,

verso pi intense e luminose sfere!!

E un regno per scenario,

principi per attori,

una platea di re per spettatori

di questa grande rappresentazione!

Vedremmo allora agir, come dal vero,

su questa scena, il bellicoso Enrico,

nel portamento simile ad un Marte,

recandosi al guinzaglio come cani

impazienti di agire al suo comando,

la fame, il ferro, il fuoco

Perdonate, cortesi spettatori,

le nostre disadorne e anguste menti

se abbiamo osato presentarvi qui,

su questo nostro indegno palcoscenico,

s grandioso argomento.

Come potrebbe mai questa platea

contenere nel suo ristretto spazio,

le sterminate campagne di Francia?

Come stipare in questa O di legno(2)

pur solo gli elmi che tanto terrore

sparsero per il cielo di Azincourt?

E perci, vi ripeto, perdonateci;

ma se pu un numero, in breve spazio,

con uno sgorbio attestare un milione,

che sia concesso a noi, semplici zeri

dun s grande totale, stimolare

col nostro recitar le vostre menti.

Immaginate dunque che racchiusi

nella cinta di queste nostre mura

si trovino due regni assai potenti,

e che le loro contrapposte fronti

alte erigentesi su opposte sponde

separi un braccio di rischioso mare.

Sopperite alle nostre deficienze

con le risorse della vostra mente:

moltiplicate per mille ogni uomo,

e con laiuto della fantasia

createvi un poderoso esercito.

Quando udrete parlare di cavalli

pensate di veder cavalli veri

stampar lorme dei lor superbi zoccoli

sopra il molle terreno che le accoglie.

Sar cos la vostra fantasia

a vestire di sfarzo i nostri re,

a menarli dalluno allaltro luogo,

saltellando sul tempo,

e riducendo a un volger di clessidra

gli eventi occorsi lungo diversi anni;(3)

e a questo fine vogliate permettere

a me, Coro, dentrare in questa storia,

e di pregarvi qui, in veste di Prologo,

di ascoltar con benevola pazienza

il dramma che vi andiamo a presentare,

e con molta indulgenza giudicarlo.


atto primo

 

SCENA I - Londra, il palazzo reale.

 

Entrano lARCIVESCOVO DI CANTERBURY E IL VESCOVO DI ELY

 

CANTERBURY -                  Vi dir, monsignore: il Parlamento

sta per riesaminare quel progetto

che gi stava sul punto di approvare

nellundicesimo anno di regno

dellaltro re; e lo avrebbe passato,

senza dubbio, con nostro grave danno,

se non lavessero rimesso indietro

i tumulti ed i torbidi del tempo.

 

ELY -                                     E adesso come fare, monsignore,

per impedir la sua approvazione?

 

CANTERBURY -                  Eh, converr pensarci seriamente:

se quel progetto dovesse passare,

noi ne verremmo a soffrire la perdita

duna buona met dei nostri beni:

ci verranno sottratte, in verit,

tutte le terre venute alla Chiesa

per lascito di pii benefattori,

per un valore calcolato eguale

a quanto servirebbe a mantenere,

per lonore del re, quindici conti

con equipaggiamento al pi completo,

pi millecinquecento cavalieri,

pi seimiladuecento palafreni;

a provvedere inoltre a un centinaio

fra lazzaretti e ospizi per vecchi,

ed a versare alle casse del re

mille sterline allanno.

Ecco quanto dispone quel progetto.

 

ELY -                                     Una bella bevuta, in fede mia.

 

CANTERBURY -                  Da tracannarci gi pure il bicchiere!

 

ELY -                                     Ma in che modo impedirlo allora attuale?

 

CANTERBURY -                  Il re si mostra pieno di riguardi

con noi, e daffettuosa umanit.

 

ELY -                                     Ed fedele amico della Chiesa.

 

CANTERBURY -                  I trascorsi della sua giovinezza

non ce lavrebbero fatto sperare;

eppure appena lultimo respiro

ebbe lasciato il corpo di suo padre,

fu come se la sua dissolutezza,

si partisse da lui, mortificata;

e discendesse in lui, in quell'istante

come dal cielo un angelo, uno spirito

dausterit, a sradicarne il seme

di Adamo peccatore, (4)

e fare del suo corpo un paradiso

capace dalbergar celesti sensi.

Mai scolaro fu tanto pronto e vivo

nellimparare; mai fu conversione

tanto improvvisa e tanto travolgente

da lavar, con il suo flusso violento,

i peccati; n fu mai cos presta

la pervicacia dalla testa dIdra(5)

a perdere il dominio su di un uomo.

 

ELY -                                     Un mutamento che per noi stato,

senza alcun dubbio, una benedizione.

 

CANTERBURY -                  E a sentirlo parlar di teologia,

vi suscita una tale ammirazione

da farvi nascere il desiderio

di veder questo re fatto prelato;

a sentirlo, per contro, disquisire

sugli affari civili dello Stato,

si direbbe che in tutta la sua vita

non si sia mai interessato daltro;

ascoltatelo poi parlar di guerra,

e sar come udire messo in musica

il tremendo fragor duna battaglia.

Portategli il discorso su argomenti

che richiedano acume e sottigliezza,

vi sapr sciogliere il nodo gordiano(6)

di tutto, come la sua giarrettiera;

basta che parli appena, e laria intorno,

come unimpenitente libertina,

si ferma, ed una muta meraviglia

sacquatta negli orecchi della gente,

quasi a volerne carpire le frasi

che gli sgorgano dolci come il miele;

talch sei pur costretto a riconoscere

chՏ stata lesperienza sua di vita

ad essergli di ci buona maestra;

e cՏ davvero da meravigliarsi

come sua grazia nabbia profittato

da ricavarne tanto,

se si pensa quanto sia stato incline

ad andar dietro a vane frivolezze

a preferire certe compagnie

di gente rozza e illetterata e vuota;

alle tante ore trascorse in bagordi

e vani passatempi dogni specie,

senza che mai potesse in lui notarsi

il minimo interesse per gli studi,

per il raccogliersi in solitudine

lontano dai rumori della piazza

e dalle compagnie rozze e volgari.

 

ELY -                                     La fragoletta germoglia e matura

sotto lortica, e bacche salutari

si sviluppano e crescono pi belle

vicino ad altre di specie inferiore;

cos il principe Enrico:

sotto il velo della selvatichezza

ha oscurato la sua indole seria,

che, senza dubbio, devesser cresciuta

di notte, come lerba nellestate

che si sviluppa meglio inavvertita,

di notte, per innata facolt.

 

CANTERBURY -                  Cos stato di lui, sicuramente;

perch passato il tempo dei miracoli,

e se succede quello che succede,

non si pu non ammetter la presenza

di forze che producon quegli effetti.

 

ELY -                                     Ma per tornare ora a quel progetto

in discussione davanti ai Comuni,

che fare per almeno mitigarlo?

Il re incline ad approvarlo, o no?

 

CANTERBURY -                  Per il momento sembra indifferente,

anzi, pi incline dalla nostra parte

che ben disposto a lusingar le attese

dei suoi presentatori, a noi contrari;

e ci perch io stesso,

nel nostro usato incontro spirituale,

parlando con sua grazia un po alla larga

degli affari che sono sottomano

e accennando alla spedizione in Francia,

ho offerto al re una somma di denaro

assai maggiore di quanto la Chiesa

abbia mai dato ai suoi predecessori.

 

ELY -                                     E come stata accolta questa offerta?

 

CANTERBURY -                  Con molta buona grazia, devo dire;

salvo che manc il tempo per parlare

- come parve che anchei desiderasse -

delle molteplici e chiare ragioni

che gli dan titolo ad avanzare,

in quanto discendente da Edoardo,

suo trisnonno,(7) legittime pretese

sopra alcuni ducati, ed in sostanza,

sulla corona e sul trono di Francia.

 

ELY -                                     E che cosa ha interrotto quel colloquio?

 

CANTERBURY -                  Proprio in quel punto giunta una richiesta

dudienza dallambasciator francese;

e mi pare sia proprio questa lora

fissatagli dal re. Non son le quattro?

 

ELY -                                     Esattamente.

 

CATERBURY -                                          Andiamo dentro, allora,

per conoscere questa ambasceria;

di cui, del resto, posso indovinare

facilmente il tenore, prima ancora

che il francese apra bocca.

 

ELY -                                                                                  Vaccompagno,

ch sono anchio ansioso di ascoltarlo.

 

(Escono)

 


SCENA II - Londra, la sala del trono del palazzo.

 

Entrano RE ENRICO, GLOUCESTER, BEDFORD, EXETER, WARWICK, WESTMORELAND e altri

 

ENRICO -                              DovՏ sua grazia il mio Lord di Canterbury?(8)

 

EXETER -                              Non qui, maest.

 

ENRICO -                              Mandatelo a chiamare, caro zio.

 

WESTMORELAND -           Mio sovrano, possiamo far entrare

lambasciatore?

 

ENRICO -                                                          Ancora no, cugino.

Prima di sentir lui,

vorremmo aver deciso qui, tra noi,

certe questioni di grande importanza

riguardo me e la Francia,

che occupano molto i miei pensieri.

 

Entrano lARCIVESCOVO di CANTERBURY e il VESCOVO di ELY

 

CANTERBURY -                  Dio Signore e i suoi angeli

proteggano il vostro sacro trono,

e facciano che loccupiate a lungo!

 

ENRICO -                              Vi ringraziamo, mio dotto signore,

e vi preghiamo ora di spiegarci,

se, secondo giustizia e religione,

la legge salica esistente in Francia(9)

potrebbe o no precluderci la via

a far valere le nostre pretese.

Dio ne guardi, per, vi dico subito,

che voi, mio caro e fedele signore,

aggiustiate e pieghiate e snaturiate,

per compiacenza, le vostre letture,

cos da caricarvi la coscienza

di bei sofismi a difesa di titoli

la cui pretesa legittimit

non sia daccordo con la verit:

perch Dio solo sa

quanti che oggi son vivi e in salute

dovran versare il sangue

per sostenere quelle decisioni

alle quali la reverenza vostra

potr spronarci con il suo responso.

Perci pensate bene

a quali impegni voi potrete esporre

questa nostra persona, e risvegliare

la spada della guerra, ora assopita.

Vi comandiamo nel nome di Dio,

di ponderare bene il vostro avviso:

perch questi due regni

mai vennero a conflitto tra di loro

senza che fosse sparso molto sangue;

ed ogni goccia innocente di esso

sarebbe come un grido di dolore,

una voce daccusa e di protesta

contro chi avesse, senza giusta causa,

affilato le spade

a cagionar tal massacro di vite

gi fatte da natura tanto brevi.

Con questo avvertimento, monsignore,

parlate pure, e noi vi ascolteremo

prendendo nota dei vostri consigli,

convinti come siamo, in fondo allanimo,

che tutto quanto vi uscir di bocca

ha gi trovato purificazione

nel lavacro della coscienza vostra,

come il primo peccato nel battesimo.

 

CANTERBURY -                  Bene, allora, grazioso mio sovrano,

ascoltatemi; e voi, nobili Pari,

che a questo trono avete consacrato

la vostra vita ed i vostri servigi.

Alle pretese della altezza vostra

sopra il trono di Francia

non ci son preclusioni, salvo questa

da loro attribuita a Ferramondo:

In terram salicam mulieres ne succedant(10)

Non succedano donne in terra salica.

I francesi sostengono, ma a torto,

che terra salica il regno di Francia,

ed esser Ferramondo il promotore

di questa legge che esclude le donne

dal diritto di successione al trono.

Senonch son gli stessi loro autori

a precisare in modo chiaro e netto

che il territorio detto terra salica

in Germania, tra i fiumi Sala ed Elba,

ossia nel luogo dove Carlomagno,

dopo aver vinto e sottomesso i Sassoni,

lasci che sinsediassero colonie

di genti franche; e queste, avendo a sdegno

le donne di quel popolo germanico

per certi mali lor comportamenti

e disonesto costume di vita,

stabilirono appunto quella legge:

e cio - dico - che nessuna donna

potesse ereditare in terra salica;

la quale terra salica, ripeto,

la terra che sta tra lElba e il Sala,

oggi chiamata dai tedeschi Meissen.

chiaro dunque che la legge salica

non fu sancita pel regno di Francia.

Del resto i Franchi vennero in possesso

della sunnominata terra salica

dopo ben quattrocentoventun anni

dalla morte di quel re Ferramondo,

di quella legge ritenuto a torto

il padre; e Ferramondo venne a morte

nellanno quattrocentoventisei

dellera della nostra redenzione,

e fu solo nellottocentocinque

che Carlomagno sottomise i Sassoni

e fece stabilir colonie franche

nelle terre di l dal fiume Sala.

Inoltre dicono i loro scrittori

che re Pipino il Breve, (11)

dopo avere deposto Childerico,

avanz la pretesa alla corona

di Francia, come erede universale

in quanto discendente da Bitilde,

figlia del re Clotario.

E del resto lo stesso Ugo Capeto,

usurp il titolo e la corona

chera di Carlo, duca di Lorena

- unico erede maschio in linea retta

da Carlomagno - e per dare al suo titolo,

impuro e nullo al cospetto del vero,

una parvenza di legalit,

si proclam erede di Lingarda,

figlia di Carlomanno, che, a sua volta,

era figlio a Luigi imperatore,

e Luigi era figlio a Carlomagno.

E re Luigi Decimo,(12) anche lui,

erede del Capeto imperatore,

non si sent con la coscienza a posto

nel rivestir la corona di Francia

finch non fu accertato che sua nonna,

laffascinante regina Isabella,

discendeva in diretta da Ermengarda,

figlia del detto Carlo di Lorena,

grazie al cui matrimonio col re franco(13)

si pot dire che la linea retta

di Carlomagno sera riallacciata

alla corona di Francia. E cos

chiaro a tutti come il sol destate

che tanto il titolo di re Pipino

quanto le aspirazione del Capeto,

quanto i fatti che fecero svanire

gli scrupoli di re Luigi Decimo,

trassero tutti il loro fondamento

da un diritto ed un titolo di donna;

e questo vero per i re di Francia,

oggi, per quanto vogliano essi addurre

la vigenza di quella legge salica

per rigettare le vostre pretese

derivate da linea femminile,

e preferiscano andarsi a nascondere

dietro tutta una rete di cavilli,(14)

per evitare di esporre alla luce

gli zoppi loro titoli, usurpati

da loro a voi ed ai vostri proavi.(15)

 

ENRICO -                              Possio dunque, in diritto ed in coscienza,

far valer oggi questa mia pretesa?

 

CANTERBURY -                  Se cՏ peccato, mio temuto sire,

ricada sul mio capo,

poich sta scritto nel libro dei Numeri:(16)

Se muore il figlio maschio,

passi leredit alla figlia femmina.

Riprendetevi dunque, senza scrupoli,

mio grazioso signore, ci che vostro;

date al vento i vessilli della guerra,

lo sguardo volto ai vostri avi possenti.

Recatevi, temuto mio signore,

alla tomba del vostro grande nonno

dal quale derivate il vostro titolo,

invocate il suo spirito guerriero

insieme a quello del Principe Nero

vostro prozio Edoardo di Galles

che fu per i francesi una tragedia,

quando distrusse tutto il loro esercito,

mentre il padre, dal sommo dunaltura,

contemplava, seduto e sorridente,

il suo leoncello che spargeva intrepido

lo sterminio tra i nobili di Francia.

Oh, quegli eroici figli dInghilterra

che con solo met delle lor forze

impegnarono vittoriosamente

tutto il superbo esercito francese,

mentre laltra met, fuor dalla mischia,

se la rideva come spettatrice!

 

ELY -                                     Di quei morti gloriosi

risvegliate, signore, la memoria

e rinnovate le lor gesta eroiche

col forte vostro braccio.

Voi siete il loro erede e successore,

e sedete sul loro stesso trono;

lo stesso sangue che di loro fama

scorre animoso nelle vostre vene,

e il mio tre volte possente sovrano

nel radioso mattino di maggio

della sua giovinezza, ormai maturo

per magnifiche imprese militari.

 

EXETER -                              I vostri confratelli re e monarchi

di tutto il mondo attendono da voi

che vi leviate in piedi,

come al lor tempo fecero i leoni

del vostro sangue antico.

 

WESTMORELAND -           Essi sanno che vostra maest

ha dalla parte sua la buona causa

e i mezzi e la potenza necessari

per perseguirla: mai re dInghilterra

ebbe con s pi facoltosi nobili

e pi leali e affezionati sudditi:

i loro cuori han gi lasciato il corpo

in Inghilterra, e sono acquartierati

sotto una tenda sui campi di Francia.

 

CANTERBURY -                  Fate perci, amato mio sovrano,

che appresso ai cuori vadano anche i corpi

a riscattar col sangue, il ferro e il fuoco,

in Francia, quei diritti che son vostri.

Mentre noi del potere spirituale,

come contribuzione a questa impresa

raccoglieremo per vostra maest

tale imponente somma di denaro

qual mai provvide il clero in una volta

a nessuno degli antenati vostri.

 

ENRICO -                              Noi non dobbiamo solamente armarci

per invader la Francia;

necessario che lasciamo qui

un tal presidio che sia sufficiente

a difenderci contro lo Scozzese,

che non mancher certo loccasione

davvantaggiarsi della situazione

e di saltarci addosso.

 

CANTERBURY -                  Le genti delle marche di confine

basteranno da sole, vostra grazia,

a difendere i nostri territori

da certi predatori di frontiera.

 

ENRICO -                              Non intendiamo solo i predatori

e le possibili lor scorribande;

che temiamo le brutte intenzioni

dello Scozzese, il quale sempre stato

per noi un malsicuro vicinante;

perch potete legger nelle cronache

che non ci fu una volta

che il mio avo passasse con lesercito

in Francia senza che questo Scozzese

dilagasse nel suo sguarnito regno

con limpeto di tutte le sue forze,

come fa il mare attraverso una breccia,

infierendo, con furibondi assalti,

sugli indifesi nostri territori,

e cingendo di doloroso assedio

citt e castelli; s che lInghilterra,

vuota di difensori, ne fu scossa,

tremante e sbigottita dal terrore

di quel pericoloso suo vicino.

 

CANTERBURY -                  Fu comunque per essa, mio sovrano,

pi paura che danno: udite infatti

qual mirabile esempio di se stessa

ha lasciato alla storia lInghilterra:

quando tutta la sua cavalleria

era in terra di Francia, e il paese,

privato dei suoi nobili,(17)

sembrava come una vedova in lutto,

non solo seppe difendersi bene,

ma cattur e ridusse prigioniero

come un cane randagio accalappiato

il re di Scozia,(18) che sped in Francia

a riempire di re prigionieri

la gloria di Edoardo ed arricchire

daltra lode la vostra dinastia,

cos come la melma in fondo al mare

sarricchisce dinnumeri relitti

e dingenti tesori inabissati. (19)

 

WESTMORELAND -           In Inghilterra cՏ un antico detto

dimostratosi sempre veritiero:

Se la Francia volete conquistare,

dalla Scozia dovete cominciare.

Perch ogni volta che laquila inglese

uscita dal suo nido per predare,

la faina scozzese, come un ladro,

sՏ accostata furtivamente al nido

per succhiarne le uova principesche;

e, come il topo quando non cՏ il gatto,

ha provocato pi danno e rovina

di quanto avesse potuto mangiare.

 

EXETER -                              Ne consegue che mai dovrebbe il gatto

lasciar la casa; ma rimedio estremo,

visto che non ci mancan serrature

per custodire quanto ci necessita,

n trappole per acchiappare i ladri.

Mentre la mano combatte con larmi

fuori casa, laccorta mente in casa

ben sa come difendersi;

e il buon governo, armonizzando insieme,

come in musica, lalte e basse parti,

tutte le accorda in natural cadenza.

 

CANTERBURY -                  Perci il cielo provvede a scompartire

in diverse funzioni luman genere,

e le mantiene sempre in movimento

assegnando a ciascuna,

come supremo fine e vocazione,

unobbediente subordinazione;

cos delle api, creature

che, seguendo una legge di natura,

insegnano ad agire con quellordine

che si conviene a un popoloso regno:

esse hanno infatti una loro regina,(20)

e funzionari dogni ordine e grado,

dei quali alcuni fanno i magistrati

e amministrano in casa la giustizia;

altri, chhanno lufficio di mercanti,

savventurano in traffici allesterno;

altri, come soldati di un esercito,

vanno in giro a predar, coi pungiglioni,

i vellutati calici destate,

per poi tornare, con allegro volo,

a riportare a casa il lor bottino,

nella tenda del loro imperatore;

il quale, nella alacre sua maest,

sorveglia tuttintorno nel suo regno

i fuchi muratori che, cantando,

innalzano dorate costruzioni;

i fuchi addetti ad impastare il miele;

quelli addetti ai trasporti

che fan ressa davanti al breve ingresso

per entrare coi loro gravi carichi;

il giudice che, con severo sguardo

e col tetro ronzio delle sue ali

affida i fuchi oziosi e sonnolenti

alle grinfie di pallidi carnefici.

Da tutto questo son tratto a concludere

che molte cose, quando siano volte

consensualmente ad uno stesso fine,

possono tutte, pur da opposte parti,

convergere in un punto, come frecce

che, scoccate da opposte direzioni,

convergono su un unico bersaglio;

cos come anche, dentro una citt,

vie provenienti da diverse parti,

o come molti corsi dacqua dolce

che confluiscono allo stesso mare;

come le linee della meridiana

che sincontrano al centro del quadrante.

Alla stessa maniera, molte azioni

possono confluire a un solo scopo,

e ciascuna attuarsi pienamente,

senza che luna sopraffaccia laltra.

E dunque, mio sovrano, in Francia, in Francia!

Spartite in quattro parti lInghilterra:

una in Francia con voi,

e farete tremar tutta la Gallia;

e noi, con le tre parti qua rimaste,

se non sarem capaci di difenderle

dai cani, questi che ci sbranino pure,

e perda pure la nostra nazione

la sua reputazione di arditezza

e di sagace accortezza politica.

 

ENRICO -                              Introducete i messi del Delfino.

 

(Escono alcuni del seguito)

 

Ora sappiamo bene quel che fare:

con laiuto di Dio e di voi tutti

che della nostra forza militare

siete la nobile muscolatura,

la Francia essendo nostra di diritto,

o la pieghiamo in nostra signoria,

o ne facciamo un mucchio di rovine.

O siederemo l

a governare con maest imperiale

la Francia e i suoi ducati,

vasti molti di loro come regni,

o faremo giacere le nostre ossa

dentro unurna ingloriosa, senza tomba,

o altro segno che ne dia memoria;

o di noi parler alto la storia

proclamando le nostre gesta al mondo,

o il luogo della nostra sepoltura,

simile a un turco muto,(21)

avr una bocca priva della lingua,

e nemmeno leffimera onoranza

dun epitaffio inciso sulla cera.

 

Entrano gli AMBASCIATORI DI FRANCIA

 

Eccoci preparati ad ascoltare

i desideri del nostro cugino,

il nobile Delfino: ch da lui,

siccome abbiamo udito, e non dal re,

suo padre, voi venite.

 

PRIMO AMBASC. -             Vorr vostra maest darci licenza

di espletare con piena libert

di parola la nostra ambasceria,

o ci dovremo invece limitare

a riferirne in termini generici,

risparmiandoci le parole grosse,

e il pensiero e il messaggio del Delfino?

 

ENRICO -                              Voi siete qui in faccia a un re cristiano,

non davanti a un tiranno;

un re cristiano in cui divina grazia

mantiene ben costrette le passioni,

cos come lo son nei loro ceppi

i condannati nelle nostre carceri.

Diteci dunque in modo franco e netto

quello che vuole da noi il Delfino.

 

PRIMO AMBASC. -             Allora, in breve, cos stan le cose:

vostra altezza ha mandato ultimamente

in Francia a reclamare dei ducati

in forza di diritti ereditari

che fanno capo al suo grande antenato

il re Edoardo Terzo dInghilterra;

in risposta alla qual vostra pretesa

il nostro principe vi manda a dire

che voi forse sentite ancora troppo

del sapor della vostra giovinezza,

e vinvita a riflettere che in Francia

non cՏ nulla che possa conquistarsi

a disinvolto passo di gagliarda,(22)

n vi si possono ottenere regni

a suon di gozzoviglia e di bisboccia.

Perci ha pensato di mandarvi in dono,

come pi congeniale alla vostra indole,

questo barile con dentro un tesoro;

in cambio vi domanda, dora innanzi,

di non discorrere pi di ducati,

su cui vantar pretese qual che siano.

 

ENRICO -                              Un tesoro Quale tesoro, zio?

 

EXETER -                              (Guardando nel barilotto)

Sono palle da tennis, mio sovrano.

 

ENRICO -                              Ci fa molto piacere che il Delfino

si compiaccia a giocar con noi darguzia.

Vi ringraziamo di questo suo dono

e del disturbo che vi siete preso.

Tosto che avremo le nostre racchette

adattate a giocar con queste palle,

verremo in Francia a fare una partita,

se Dio vorr, che metter in pericolo

la corona regale di suo padre.(23)

Egli sfida cos - dovete dirgli -

un avversario che con i suoi colpi

gli metter a soqquadro

tutti i campi di tennis della Francia;

ditegli anche che capiamo bene

comegli trovi gusto a farci carico

dei giorni della nostra giovent,

selvaggiamente spesi, perch ignora

quale uso di essi abbiamo fatto.

Abbiamo, s, sempre poco stimato

questo povero trono dInghilterra,

e, vivendone sempre distaccati,

ci siamo dati alla sregolatezza;

e gli uomini, si sa, fuori di casa

indulgon facilmente alla baldoria.

Dite per al Delfino che quel giorno

che sar riuscito a trarmi in alto

sul mio trono di Francia,

sar bene allaltezza del mio stato,

essere un vero re, e spiegare al vento

tutte le vele della mia grandezza:

e che per ci ho tenuta fino ad oggi

accantonata la mia maest,

e mi son sobbarcato a lavorare

come uomo qualunque ai d feriali;

ma merger da voi

s circonfuso e fulgido di gloria

da abbagliar tutti gli occhi dei Francesi

e da accecare quelli del Delfino,

sol chegli li rivolga verso noi.

Dite dunque al faceto vostro principe

che con questo burlesco suo giochetto

ha trasformato in palle da cannone

le sue palle da tennis;

e che per questo sar la sua anima

a portare da sola tutto il carico

della devastatrice punizione

che voler con esse su di voi.

Per migliaia di donne questa beffa

sar la morte dei loro mariti;

per molte madri la morte dei figli,

e per molti castelli la rovina.

E tanti e tanti, non ancora nati

e nemmen concepiti avranno un giorno

a maledire il Delfino di Francia

per questa burla a Enrico dInghilterra.

Ma tutto questo ancora in mano a Dio;

ed io a Lui m'appello; e nel suo nome

verr - dite al Delfino - a far vendetta

come potr, levando la mia spada

a far giustizia duna giusta causa.

Cos, andate in pace; ed al Delfino

dite che la sua arguzia avr il sapore

duna funerea spiritosaggine, (24)

quando coloro che dovranno piangere

per essa saran mille e mille in pi

di quanti possan pur averne riso.

Si faccia loro buona scorta. Addio.

 

(Escono gli ambasciatori di Francia, accompagnati da ufficiali del seguito)

 

EXETER -                              Allegra ambasceria, non cՏ che dire!

 

ENTICO -                              Speriamo di far s

che il suo mandante ne possa arrossire.

Perci, signori miei,

che non si perda pi un solo istante

a preparare questa spedizione;

perch ormai ogni nostro pensiero,

- salvo quelli che son rivolti a Dio,

che sono sempre in cima a tutti gli altri -,

rivolto alla Francia.

Procediamo pertanto senza indugio

a reclutar milizie per la guerra

e a procacciare quanto necessario

per aggiungere penne alle nostre ali:

perch noi, vero comՏ vero Dio,

andremo a castigar questo Delfino

fino alla soglia di casa del padre.

Ciascuno adoperi perci lingegno

affinch questa audace nostra impresa

sia messa in movimento quanto prima.

 

(Escono tutti. Tromba)


ATTO SECONDO

 

Entra il CORO

 

CORO -                                  Tutta la giovent in Inghilterra

ora arde dimpazienza.

Hanno tutti riposto negli armadi

le seriche vanezze.

Or sono gli armaioli a prosperare,

e nel petto di ognuno

regna solo il pensiero dellonore.

Hanno venduto i pascoli

per acquistarsi le cavalcature

e seguire cos, Mercuri inglesi,

con alati talloni questo re,

specchio di tutti quanti i re cristiani.

Nellaria siede sovrana lAttesa,

e nasconde, dallelsa fino in punta,

la sua spada al coperto dun gran fascio

di corone imperiali e nobiliari

promesse a Enrico e a tutti che lo seguono.

I Francesi, tremanti di paura,

avvertiti dai loro informatori

di questi minacciosi apprestamenti,

vanno studiando, con pallida astuzia,

il modo di sventar le mire inglesi.

O tu, Inghilterra, brutta copia esterna

dellinterna tua fulgida grandezza!(25)

Piccolo corpo con un grande cuore!

Che cosa non saresti tu capace

di compier per lonore,

se i tuoi figli sentissero il richiamo

del sangue! E invece, ecco: il re di Francia

ha scoperto codesta tua mancanza

in un gruppetto di petti cariati(26)

che da quel re si fanno riempire

delloro traditore,

onde tre tuoi uomini corrotti:

Riccardo conte di Cambridge, il primo,

Enrico Scroop di Masham, il secondo,

Tomaso di Northumberland, il terzo,

si sono uniti - oh, vergognosa colpa! -

per denaro francese al re di Francia

in un complotto contro il loro re;

s che per loro mano, a Southampton,

questa perla di re

deve perire prima di salpare

per la Francia, se inferno e tradimento

potranno mantener quanto promesso.

Concedeteci ancora pochi istanti

di pazienza, e provvederemo noi

a rimediare qui alle distanze

stringendo i tempi e il corso dellazione.

I traditori han ricevuto il prezzo,

e si sono accordati sul da fare;

il re ha lasciato Londra. La scena,

gentile pubblico, ora a Southampton

Immaginate l il nostro teatro,

e di star l seduti, e noi di l

vi porteremo sani e salvi in Francia,

donde poi vi riporteremo indietro,

esorcizzando londe dello Stretto

a favorirvi un passaggio tranquillo;

per evitare, se sar possibile,

che qualcuno di voi soffra di stomaco

con il nostro lavoro.

Avvertiamo comunque che la scena

sar portata a Southampton non subito,

ma dopo che vi sar apparso il re.

 

(Esce)

 


 

SCENA I - Londra, una strada del quartiere di Eastcheap, davanti alla taverna Alla Testa di Cinghiale(27).

 

Entrano il caporale NYM e il luogotenente BARDOLFO

 

BARDOLFO -                       Bene incontrato, caporale Nym.

 

NYM -                                   Buona giornata a voi, luogotenente.

 

BARDOLFO -                       Beh, siete tornati buoni amici

con lalfiere Pistola? ComՏ andata?

 

NYM -                                   Per parte mia, non me ne importa un fico.

Io son un tipo di poche parole,

e infine rider chi rider.

Che succeda comunque quel che vuole.

A battermi, io, non son tagliato;

ma se ci son costretto, giuraddio,

chiudo gli occhi e ti sfodero il mio ferro:

un catorcio di ferro, ma che fa?

Servir per abbrustolirci il cacio,

e regge al freddo quanto ogni altra spada:

e questo quanto.

 

BARDOLFO -                                                      Bah, vuol dire allora

che vinvito da me a colazione

per farvi ritornare buoni amici;

poi tutti e tre, da buoni camerati,

in Francia. E cos sia, caporal Nym.

 

NYM -                                   In coscienza, io cerco di campare

il pi a lungo che posso, questo certo;

e quando non potr viver pi a lungo,

far quel che potr.

Cos ho deciso, ed chiusa lantifona.(28)

 

BARDOLFO -                       Per una cosa certa, caporale:

che Nelly Quickly lha sposata lui,

e lei, in verit, tha fatto torto,

perch sera promessa a te, o no?

 

NYM -                                   Non so. Le cose vanno come vanno.

Uno pu addormentarsi, ed al risveglio

ritrovarsi la gola sana e salva:

eppure cՏ chi dice che i coltelli

hanno lame che tagliano.

Ve lho detto: la va come la va;

e la pazienza umana,

pur se talora una cavalla stanca,

deve sempre trottare. Prima o poi,

si dovr giungere a una conclusione

Beh, proprio non saprei che cosa dire

 

Entrano PISTOLA e lostessa QUICKLY

 

BARDOLFO -                       Ecco lalfiere Pistola e sua moglie.

Caporale, da bravo, statti calmo.

Caro oste Pistola, come va?

 

PISTOLA -                            E che! Mi di delloste, vil cagnaccio?

Giuro per questa mano,

questo termine io lho in gran dispregio,

n la mia Nelly avr pi pensionanti.

 

QUICKLY -                           Ah, no, non pi, non pi, parola mia!

Una non pu fornire vitto e alloggio

a una dozzina di brave signore

che campano la vita onestamente

a sferruzzare e lavorare dago,

senza che subito si pensi in giro

che noi in casa si tiene un bordello.

 

(Nym e Pistola sfoderano le spade)

 

Vergine santa, questi si sbudellano!(29)

Vedremo qui commessi tutto insieme

consenziente adulterio ed assassinio!(30)

 

BARDOLFO -                       Alfiere! Caporale!(31) Via, da bravi!

Niente scenate.

 

NYM -                                                             Pfu!(32)

 

PISTOLA -                                                                    Pfu a te,

cane dIslanda con le orecchie a pizzo!

 

QUICKLY -                           Sii buono, caporale Nym, da bravo,

fatti vedere uomo di coraggio,

rimetti quella tua spada nel fodero.

 

NYM -                                   (A Pistola)

Vieni da parte, solus io ti voglio.

 

PISTOLA -                            Emerito cagnaccio! Vile vipera!

Il tuo solus te lo ricaccio io

in quella tua meravigliosa faccia!

Il tuo solus te lo ricaccio io

tra i denti, in gola, nei polmoni fradici,

e anche nello stomaco, perdio!

E, peggio, nella tua bocca fetente,

e lo attorciglio con le tue budella,

il tuo solus; perch se prende fuoco,

il Pistola, e il suo pistolone carico,

al lampo seguir subito il colpo.

 

NYM -                                   Io non son Belzeb;

i tuoi scongiuri con me non funzionano.(33)

E sono proprio in vena di suonartele,

e brutto pure. Se mi fai il puzzone,

Pistola, posso, per parlar pulito,

darti una lisciatina con la spada.

Se vuoi venir da parte,

io ti pizzico un poco le budella,

come meglio sapr,

a dirla sempre con belle parole.

E con questo, per me, chiusa lantifona.

 

PISTOLA -                            Vile smargiasso, maledetta furia!

La tua tomba spalanca le sue fauci,

e la morte, di te innamorata,

propinqua. Perci esala il ferro!(34)

 

BARDOLFO -                       No, fermi, statemi bene a sentire:

per quanto vero che sono un soldato,

quello di voi che tira il primo colpo,

lo infilo con la spada, fino allelsa!

(Sfodera la spada)

 

PISTOLA -                            Di fronte a un giuramento

di s grande momento

non pu che rabbonirsi ogni dissento.

(A Nym)

Porgimi la tua mano!

Porgimi lanteriore tuo zampino.

Tu sei uomo di spirito extrafino.

 

NYM -                                   Io prima o poi ti taglier la gola,

a dirla bene. Ed chiusa lantifona.

 

PISTOLA -                            Couple a gorge!!(35) la parola giusta.

Cane di Creta, io ti sfido ancora.

Credi di prenderti la mia mogliera?

No, allospedale va,

e dallinfame botte affumicata(36)

tirati fuori quella gatta marcia,

erede della stirpe di Cressida(37)

che corrisponde al nome di battaglia

di Pupetta Strappalenzuola, (38) e sposala.

Io ho, e mi terr, la quondam Quickly

sola e sempre per moglie Pauca, e basta.(39)

 

Entra il PAGGIO di Falstaff

 

PAGGIO -                             Mio buon oste Pistola,

dovete correre dal mio padrone,

ed anche voi, ostessa: sta assai male,

e vuol mettersi a letto. Buon Bardolfo,

mettigli la tua faccia tra i lenzuoli,

gli farai da scaldino.(40)

Ch davvero, si sente molto male.

 

BARDOLFO -                       Vattene via, canaglia!

 

QUICKLY -                           In fede mia, quello, un giorno o laltro

sar un ottimo pudding per i corvi.

Il re gli ha ucciso il cuore.(41)

Marito caro, va subito a casa.

 

(Esce con il paggio)

 

BARDOLFO -                       Insomma, andiamo, via, proprio voi due,

non volete ridiventare amici?

Dobbiam partire insieme per la Francia,

e per che diavolo dovremmo avere

pronti in mano i coltelli:

per tagliarci la gola uno con laltro?

 

PISTOLA -                            Che straripino i fiumi,

e urlando vi galleggino

famelici demoni!

 

NYM -                                   E quegli otto scellini che tho vinto

nella scommessa, me li paghi o no?

 

PISTOLA -                            Carogna chi li paga.

 

NYM -                                   Li voglio, e subito. E chiusa lantifona.

 

PISTOLA -                            Secondo quello che decider

la mia virilit. Avanti, sguaina!

 

(Sguainano le spade)

 

BARDOLFO -                       (Interponendosi tra i due, e sguainando anche lui la spada)

Giuro su questa spada,

chi tira il primo colpo un uomo morto.

Giuro su questa spada che lo ammazzo.

 

PISTOLA -                            La spada giuramento,

ed ogni giuramento

deve avere il dovuto adempimento.

 

BARDOLFO -                       Caporal Nym, se vuoi tornargli amico,

bene; se no, sei anche a me nemico.

Rinfodera, ti prego.

 

NYM -                                   (A Pistola)

Otto scellini!

Li ho vinti alla scommessa?

Li avr o no?

 

PISTOLA -                                                    Avrai subito un nobile,

subito ed in contante,(42)ed altres

con esso toffrir un buon bicchiere,

e sia cos amicizia e fratellanza

fatta tra noi, ondio vivr per Nym,

e Nym vivr per me. (43) Va bene, no?

Perch sul campo far il vivandiere,

e far buoni affari. Qua la mano.

 

NYM -                                   Avr allora il mio nobile?

 

PISTOLA -                            Te lho detto: pagato a pronta cassa.

 

NYM -                                   Bene allora cos. Chiusa lantifona.

 

(Si stringono la mano)

 

Rientra QUICKLY

 

quickly -                           Se foste mai partoriti da donna,

presto, venite a casa da Sir John.

Ah, poveranima! talmente scosso

da unardente terzana giornaliera,(44)

che fa pena a guardarlo.

Oh, venite da lui, cari signori!

 

NYM -                                   Il re ha sfogato i suoi cattivi umori

sul cavaliere, questa la morale.

 

PISTOLA -                            Hai detto bene Nym:

franto e corroborato il cuore suo.(45)

Il re, per essere un buon re, buono.

Ma tantՏ, pure lui ha le sue lune

e i suoi momenti di cattivo umore.

 

PISTOLA -                            Col cavaliere a condolerci andiamo;

quanto a noi, agnellini miei, pensiamo

che seguitare a vivere dobbiamo.(46)

 

(Escono)

 


SCENA II - Southampton, la sala del Consiglio.

 

Entrano EXETER, BEDFORD e WESTMORELAND

 

BEDFORD -                          Davanti a Dio, vi dico

che sua grazia davvero temerario

a fidarsi di questi traditori.

 

EXETER -                              Stanno per essere tratti in arresto.

 

WESTMORELAND -           Gi, ma intanto guardate con che calma

e con che faccia tosta essi si mostrano;

quasi che nei lor petti abbia dimora,

sia di stanza la lealt in persona,

di fedelt e costanza incoronata.

 

BEDFORD -                          Il re per informato di tutto,

avendo intercettato i lor messaggi,

e sa, come nemmeno essi si sognano,

dogni loro segreto intendimento.

 

EXETER -                              Ah, pensare che il suo pi caro amico, (47)

da lui sempre cullato e ricolmato

di graziosi favori, si sia indotto,

per straniera mercede,

a vendere la vita del suo re

al vile tradimento ed alla morte!

 

Trombe. Entrano RE ENRICO, SCROOP, CAMBRIDGE, GREY e gente del seguito

 

ENRICO -                              Il vento favorevole. Salpiamo.

Miei cari Lord di Cambridge e di Masham,

ed anche voi, cortese cavaliere,

fatemi parte dei vostri pensieri:

queste truppe che ci portiamo dietro,

che pensate, sapranno aprirsi un varco

attraverso lesercito francese,

e portare a felice compimento

questimpresa per cui le abbiam raccolte?

 

SCROOP -                             Nessun dubbio su ci, vostra maest,

se ognun di loro far del suo meglio.

 

ENRICO -                              Di ci non dubito. Sono convinto

di non aver portato qua un solo cuore

che non pulsi allunisono col nostro,

come di non aver lasciato a casa

un sol cuore che non stia palpitando

con voti di successo e di vittoria.

 

CAMBRIDGE -                     Mai fu monarca pi temuto e amato

della maest vostra: e non cՏ suddito,

credo, che versi in pene e in ristrettezze

allombra grata del vostro governo.

 

GREY -                                  vero. Anche coloro

che furono nemici a vostro padre

han temprato nel miele il loro fiele

e vi servono tutti a cuore pieno

di zelo e di leale devozione.

 

ENRICO -                              Questo per noi motivo

di molta gratitudine per tutti;

e vorremmo dimenticar piuttosto

come usare le mani,

che omettere di compensare il merito

in proporzione allimportanza e al grado.

 

SCROOP -                             Otterrete cos che, per servirvi,

sadopreranno muscoli dacciaio,

e che sar sollievo alla fatica

sperare di servirvi sempre e meglio.

 

ENRICO -                              Non ci aspettiamo meno.

Zio Exeter, vogliate provvedere

che sia lasciato libero quelluomo

tratto in arresto ieri

per vilipendio alla nostra persona.

Fu senza dubbio il troppo aver bevuto

a spingerlo a quel gesto;

e pensando che sia ritornato in s,

gli perdoniamo.

 

SCROOP -                                                       Questa s clemenza,

ma eccessiva mancanza di cautela,

anche, da parte vostra, mio sovrano.

Fate invece, mio re, che sia punito,

perch, se tollerato, il suo esempio

non abbia a generare casi analoghi.

 

ENRICO -                              Oh, consentiteci desser clementi!

 

CAMBRIDGE -                     La clemenza pu usarla vostra grazia

anche dando a costui il suo castigo.

 

GREY -                                  E ne avrete mostrata gi abbastanza

se gli farete grazia della vita,

non senza avergli dato tuttavia

dassaporare una pena adeguata.

 

ENRICO -                              Ahim, questo eccessivo vostro amore

e questa cura della mia persona

vi fa troppo severi accusatori(48)

di questo povero malcapitato!

Se non chiudiamo un occhio a picciol fallo

commesso in preda allebbrezza del vino,

quanto non li dovremmo spalancare

in presenza di ben pi grossi crimini

masticati, inghiottiti e digeriti.

Quelluomo lo faremo andare libero,

nonostante che Cambridge, Scroop e Grey

in tanta tenera loro premura

di preservare la nostra persona

vorrebbero vederlo castigato.

Ma ora ai nostri affari di Francia:

chi sono i commissari

che abbiamo nominato ultimamente?

 

CAMBRIDGE -                     Uno son io, signore.

Vostra maest oggi stesso mha richiesto

di farne istanza.

 

SCROOP -                                                       E cos a me, signore.

 

GREY -                                  E cos a me, regale mio sovrano.

 

ENRICO -                              Ebbene, allora Riccardo di Cambridge,

ecco il vostro mandato, ed ecco il vostro

lord Scroop di Masham;

e il vostro, cavaliere di Northumberland.

Leggeteli, e saprete come a fondo

io conosca chi siete e che valete.

Signore di Westmoreland, zio Exeter,

noi salpiamo stanotte

(Ai tre, che si guardano sbalorditi)

Come? Che cՏ? Che cosa avete letto

in quei fogli, da scolorarvi il viso?

Toh, guardateli, han cambiato faccia!

Le lor guance sbiancate come carta.

Perch? Che avete letto in questi fogli

da render tanto vile il vostro sangue

da farlo scappar via dai vostri volti?

 

CAMBRIDGE -                     Confesso, mio signore, la mia colpa,

e mi rimetto alla vostra clemenza.

 

GREY e SCROOP -              E ad essa noi facciamo pure appello.

 

ENRICO -                              Quella clemenza chera viva in noi

ancor pocanzi, stata soffocata

e spenta proprio dai vostri consigli.

Ed ora, svergognati, proprio voi

ci venite a parlare di clemenza?

Ma si rivoltano contro di voi

i vostri stessi argomenti, azzannandovi

come cani in rivolta ai lor padroni.

Eccoli qua, guardateli, miei principi,

e miei nobili pari, questi mostri

figlioli dInghilterra! Questo Cambridge

il nostro affetto, lo sapete tutti,

stato sempre pronto a ricolmarlo e titolo

dogni onore addicentesi al suo rango;

ed eccolo che ora,

per un pugno di misere corone

ha vilmente tramato a nostro danno,

ed a giurato agli agenti francesi

di ucciderci qui ad Hampton;

e con lui anche questo cavaliere

(Indica Grey)

a noi legato, non meno di Cambridge,

dai molti benefici ricevuti.

Ma che cosa dir - ahim! - di te,

Lord Scroop di Masham, ingrata creatura,

selvatica, crudele ed inumana?

Tu, che dei miei pensieri pi segreti

possedevi la chiave,

e conoscevi s profondamente

la mia anima da poter coniare

a momenti nelloro la mia immagine(49)

se volevi sfruttarla a tuo vantaggio

Come ha potuto mai oro straniero

riuscire a tanto da trarre da te

una sola scintilla di malanimo

per me, da farmi male solo a un dito?

cos assurdo, che la sua realt

se pure appaia chiara ed evidente

come il nero sul bianco,

il mio occhio fatica ancora a scorgerla.

Il tradimento sempre sՏ accoppiato

allassassinio, come due demoni

aggiogati allo stesso giuramento

di reciproco aiuto a perseguire

s rozzamente e s naturalmente

la stessa causa da non mai stupire.

Ma tu, oltrepassando ogni misura,

hai riportato ora lo stupore

al seguito dei due; e quel demonio

che tha cos scaltramente plasmato

in una forma assurda come questa,

devessersi acquistata nellinferno

la fama dun artista raffinato.

Tutti gli altri demni

chhanno assegnato dellinferno il compito

di consigliare il tradimento agli uomini

devon preparare alla confusa,

con un pezzo di qua, uno di l,

la loro dannazione,

prendendo in prestito dalla virt

vivi colori e ingannevoli forme;

ma quello che sincaric di te,

per farti consumare il tradimento

non deve averti offerto altro movente

che quello di poterti tu gloriare

daggiungere al tuo nome: traditore.

Se il diavolo che tha cos truffato

percorresse con passo di leone

in lungo e in largo lo spazio del mondo,

tornato nello sconfinato Tartaro,

potrebbe dire allinfere legioni:

Mai pi potr conquistare allinferno

unanima cos a buon mercato,

come ho potuto far con questo Inglese.

Ah, come hai infettato con linvidia

la dolcezza della mia confidenza!

Se ci fu uomo al mondo

che si mostrasse ligio al suo dovere,

quello eri tu! Sapiente ed assennato?

Quello eri tu. Di nobile prosapia?

Quello eri tu. Timorato di Dio?

Quello eri tu. Temperante nel cibo,

alieno dagli eccessi grossolani

della gaiezza come della collera,

dun umore costante, misurato

e non soggetto agli impulsi del sangue,

modesto e dignitoso nel contegno,

sempre schivo dal giudicar con locchio

senza averne conferma dallorecchio

e dal far credito a Tizio e Sempronio

senza previa matura riflessione,

tale, e di tal finezza di natura,

sembravi tu. Talch la tua caduta

lascia dietro di s come sua orma

una specie di macchia originale

che marchia con unombra di sospetto

anche luomo pi puro ed illibato.

Per causa tua, io verser lacrime,

perch per me questo tuo voltafaccia

una seconda caduta di Adamo.(50)

(A Exeter)

Le loro colpe sono manifeste.

Che ne rispondano secondo legge.

Arrestateli, dunque, tutti e tre,

e Dio li assolva dei loro misfatti.

 

EXETER -                              Riccardo conte di Cambridge,

io tarresto per alto tradimento;

Enrico Scroop di Masham,

io tarresto per alto tradimento;

Tomaso Grey, signore di Northumberland,

io tarresto per alto tradimento.

 

SCROOP -                             Iddio Signore, nella sua giustizia,

ha voluto scoprire i nostri piani;

ed io della mia colpa

pi mi rammarico che di mia morte;

ed il perdono dellaltezza vostra

per essa imploro, pure se il mio corpo

dovr pagarne giustamente il prezzo.

 

CAMBRIDGE -                     Per me dichiaro che non mha sedotto

loro di Francia a fare quel che ho fatto;

anche se lho accettato come mezzo

per raggiungere pi rapidamente

e in modo pi diretto i miei intenti:

ma Dio ha fermato la mia mano,

e a Lui sian rese grazie; esulter

a dover espiare le mie colpe,

e imploro Dio e voi di perdonarmi.

 

GREY -                                  Mai suddito fedele, pi di me

si rallegr di vedere scoperto

il pi subdolo e turpe tradimento,

e di vedersi trattenuto in tempo

dal consumar questa dannata impresa.

Vogliate perdonare, mio sovrano,

alla mia colpa, ma non al mio corpo.

 

ENRICO -                              Iddio vassolva, nella sua merc!

Udite, ora, la vostra condanna:

voi siete rei davere cospirato

contro la nostra regale persona

associati a un nemico dichiarato

dalle cui casse avete ricevuto

larra dorata della nostra morte;

con che avreste voluto ignobilmente

vendere il vostro re allassassinio,

i suoi pari e i suoi principi al servaggio,

alloppressione e al disprezzo i suoi sudditi,

ed il suo regno alla desolazione.

Per ci che tocca la nostra persona

non cerchiamo vendetta;

ma noi dobbiamo ben tenere a cuore

la salvezza del regno,

la cui rovina avete voi cercato.

Perci vi consegniamo alle sue leggi.

Da qui uscirete, dunque, sciagurati!,

verso la morte; il cui sapore amaro

Dio, nellimmensa sua misericordia,

vi dia di sopportare rassegnati,

insieme ad un sincero pentimento

di tutte le pesanti vostre colpe.

Conduceteli via!

 

(Scroop, Cambridge e Grey sono condotti via sotto scorta)

 

Ed ora, in Francia,

signori! Vi sar gloria per tutti!

Non dubitiamo pi, a questo punto,

che la nostra campagna avr successo,

dal momento che Dio, nella sua grazia,

sՏ compiaciuto di portare in luce

questo pericoloso tradimento

chera in agguato sul nostro cammino,

pronto a fermarci fin dalla partenza.

Ora siamo sicuri che ogni ostacolo

ripianato sulla nostra via.

Avanti, dunque, miei compatrioti!

Nelle mani di Dio

affidiamo le nostre forze armate(51)

e passiamo a eseguire senza indugio

i nostri piani. Al mare! In allegria!

Al vento i nostri vessilli di guerra!

Non re dInghilterra

quello che non anche re di Francia!

 

(Trombe. Escono tutti)

 


SCENA III - Londra, davanti alla taverna Alla testa di cinghiale, a Eastcheap.

 

Entrano PISTOLA, lostessa QUICKLY, BARDOLFO e il PAGGIO di Falstaff

 

QUICLY -                              (A Pistola)

Marito mio dolcissimo, ti prego,

permettimi di accompagnarti a Staines.(52)

 

PISTOLA -                            No, che il viril mio cuore oggi dolora.

Bardolfo, stammi allegro!

Nym, risveglia la tua vena smargiassa!

Ragazzo, drizza il pelo al tuo coraggio!

Falstaff morto, e noi dobbiamo piangerlo.

 

BARDOLFO -                       Ah, vorrei tanto essere con lui,

dovunque sia, inferno o paradiso!

 

QUICKLY -                           Ah, no, allinferno lui non di certo.

nel seno di Art,(53)

se mortale vi sia mai salito

Per che bella fine! Se nՏ andato

come un bambino appena battezzato;

tra le dodici e luna trapassato,

giusto giusto al voltar della marea

Quando lho visto raspar con le dita

le lenzuola, giocherellar coi fiori,

sorridersi alla punta delle dita,

mi sono detta: Addio, questa la fine!

Il naso infatti sera gi affilato

da sembrare la punta duna penna,

ed egli seguitava a balbettare

un non so che di verdi praterie

Su, su, sir John - gli dico - su, coraggio!

Che uomo siete? Via, su, fate cuore!

Al che lui ha gridato: Dio! Dio! Dio!

tre-quattro volte, e io a confortarlo

dicendogli di non pensare a Dio,

perch pensavo che non fosse il caso

di sprofondarsi in certi pensamenti.

A questo punto lui mha domandato

di mettergli sui piedi altre coperte.

Ho infilato la mano sotto coltre

e li ho palpati: freddi come pietra.

Allora gli ho tastato anche i ginocchi,

e poi su, su, pi su, sempre pi su,

ed era tutto freddo come pietra.

 

NYM -                                   Dicono che sul punto di morire

abbia imprecato contro il vin di Spagna

 

QUICKLY -                           Oh, s.

 

BARDOLFO -                                   E con le donne.

 

QUICKLY -                                                                Ah, questo no!

 

PAGGIO -                             E invece s, vi dico che lha fatto.

Diceva cheran diavoli incarnati.

 

QUICKLY -                           Lincarnato non gli piaciuto mai:

non era un colorito di suo gusto.(54)

 

PAGGIO -                             Una volta mi disse che le donne

gli avevan fatto dar lanima al diavolo.

 

QUICKLY -                           Gli successo, difatti, qualche volta

con le donne di prendersela brutto;

ma fu un momento dumore reumatico;(55)

e parlava cos della puttana

di Babilonia.

 

PAGGIO -                                                   Ma vi ricordate

quando vide sul naso di Bardolfo

immobile una pulce

e disse chera unanima dannata

che bruciava nel fuoco dellinferno?(56)

 

BARDOLFO -                       Ahim, la legna che faceva arderlo,

quel fuoco, ora tutta consumata!

E questo naso tutta la ricchezza

che ho guadagnato stando al servizio!

 

NYM -                                   Allora, ci muoviamo?

Il re sar salpato gi da Southampton.

 

PISTOLA -                            S, andiamo.

(A Quickly)

Amore, dammi le tue labbra.

Fa buona guardia a tutte le mie cose,

le mobili e le immobili

Ti guidi il tuo buon senso femminile.

Parola dordine: pronti contanti.

Non fidar di nessuno; i giuramenti

sono di paglia e la fede degli uomini

solo pastafrolla, e Tieni duro

il migliore mastino, ochetta mia.

Perci caveto(57) sia tuo consigliere.

Su, tergi i tuoi cristalli.

E voi, compagni, aggiogati con me

in armi, andiamo in Francia,

a succhiare, succhiare sangue nobile,

fino allultima goccia, miei ragazzi.

 

PAGGIO -                             Come cibo, per, fa male, dicono.

 

PISTOLA -                            (A Bardolfo e Nym, indicando Quickly)

Sfiorate appena la sua bocca, e in marcia.

 

BARDOLFO -                       (Savvicina a Quickly e la bacia)

Addio, ostessa!

 

NYM -                                                             Io non so baciare,

ed chiusa lantifona. Ma addio.

 

PISTOLA -                            Mia cara, ora si paia

la tua perizia di buona massaia.

E tieni tutto chiuso col lucchetto.

il mio comando. Ho detto.(58)

 

QUICKLY -                           Sta tranquillo. Buon viaggio, mio diletto!

 

(Escono tutti)

 


SCENA IV - Francia, il palazzo reale.

 

Trombe. Entrano il RE DI FRANCIA, il DELFINO, i DUCHI di BERRY, di BRETAGNA e il CONNESTABILE, con seguito

 

RE -                                        Dunque lInglese marcia su di noi

con forte nerbo: converr perci

che noi ci adoperiamo a contrapporgli

una difesa a misura di re.

I duchi di Berry e di Bretagna,

dOrlans e Brabante escano in campo;

voi, principe Delfino, penserete

a rifornir le nostre piazzeforti

duomini di coraggio e buoni mezzi,

giacch lInglese irrompe con la furia

duna corrente succhiata dal vortice.

Giover quindi provvedere a tutto,

come ci deve dettar la paura,

dopo gli esempi ancor lasciati impressi

sui nostri campi da questi fatali

e troppo sottovalutati Inglesi.

 

DELFINO -                            Padre mio temutissimo,

certamente quanto mai sensato

star sempre armati in vista di un nemico;

poich la stessa pace,

quandanche non vi fossero in presenza

n guerre n palesi ostilit,

mai dovrebbe cullare in sogno un regno

fino al punto da fargli trascurare

difese, arruolamenti e apprestamenti,

che son da mantenere sempre in atto

come nellimminenza d'una guerra.

Perci ritengo che sia opportuno

che noi si vada attorno a ispezionare

le regioni pi deboli di Francia

e pi sguarnite; avendo per cura

di far da parte nostra tutto questo

senza dar mostra di maggior paura

che avremmo nel sapere che gli Inglesi

fosser tutti occupati a casa loro

a una moresca della Pentecoste.(59)

Giacch, mio buon sovrano, lInghilterra

retta da un cos svagato re,

il suo scettro tenuto nelle mani

dun tal bislacco, insulso, inconcludente,

vanesio e capriccioso giovinastro,

che proprio non ci deve far paura.

 

CONNESTABILE -               Eh, piano, principe Delfino, piano,

a giudicar cos questo sovrano!

Vi sbagliate di grosso. Vostra grazia

sinformi pur dai nostri ambasciatori

test da lui tornati: le diranno

con quale dignitosa maest

ha ascoltato le loro ambascerie,

da quali consiglieri era assistito,

quanto discreto si sia dimostrato

nel contestare, e quanto, nel contempo,

terribilmente fermo nel decidere.

Vaccorgerete con vostra sorpresa

come le sue trascorse frivolezze

non fossero che un abito esteriore,

simile a quello del romano Bruto,

che nascondeva la sua perspicacia

sotto un manto di folle stravaganza;(60)

esattamente come i giardinieri

coprono col letame le radici

che saranno le prime a metter fuori

i germogli pi belli e delicati.

 

DELFINO -                            Ebbene, caro mio Gran Connestabile,

non affatto cos come voi dite;

ma non importa quel che noi pensiamo.

Anzi, quando si tratta di difendersi,

meglio sempre supporre che il nemico

sia pi forte di quanto pu apparire;

uno si appresta meglio alla difesa,

in proporzione; a trascurar la quale,

preparandosi con pi leggerezza,

magari lesinando sulla spesa,

ci si comporta come quellavaro

che a voler risparmiare un po di stoffa

fin per perdere tutto il vestito.

 

RE -                                        S, dobbiamo pensare a questo Enrico

come ad un forte re;

sicch voi, principi, dovete armarvi,

al vostro meglio per tenergli fronte.

La sua casata sՏ rimessa in carne

sopra la nostra pelle; egli discende

appunto da quel ceppo sanguinario

che ci ha incalzato fin dentro i sentieri

di casa nostra: nՏ testimonianza

quella indimenticabile vergogna

della fatal giornata di Crecy,(61)

quando per mano di quel nero nome

Edoardo, Principe Nero di Galles,

tutti i principi nostri furono presi,

mentre quella montagna di suo padre,(62)

assiso su una gigantesca altura

stagliata in unaureola di sole,

riguardava dallalto sorridendo

leroica sua progenie devastare

lopra della natura e sfigurare

coi suoi colpi quelle fattezze umane

che Dio e padri e madri della Francia

ventanni prima avevano creato.(63)

Questo, di quella vittoriosa stirpe,

lultimo rampollo; e noi temerne

dobbiamo la potenza originaria

ed il destino che gli favorevole.

 

Entra un MESSO

 

MESSO -                               Ambasciatori del re dInghilterra

chiedono udienza a vostra maest.

 

RE -                                        Gliela accordiamo subito.

(A quelli del seguito)

Signori,

vada qualcuno a scortarli fin qui.

 

(Escono il messo e alcuni nobili)

 

Ecco, vedete amici, questa caccia

con quale accanimento vien condotta.

 

DELFINO -                            E voi, sire, volgete il capo indietro,

e fermate la muta inseguitrice;

perch i cani vigliacchi

abbaiano pi forte se la preda

che sembrava volessero assalire

fugge loro davanti. Mio buon sire,

tagliate corto con codesti Inglesi,

che si rendano facilmente conto

di quale monarchia voi siete a capo.

Lamore di se stessi,

non s vil peccato, mio sovrano,

come la disistima di se stessi.

 

Rientrano i nobili introducendo EXETER ed altri dellambasceria inglese

 

RE -                                        Dal nostro confratello dInghilterra?

 

EXETER -                              Da lui, coi suoi saluti a vostra altezza,

e, nel nome di Dio onnipotente,

con linvito a spogliarvi e a rinunciare

a tutte quelle glorie prese a prestito

che per dono del cielo,

per legge di natura e delle genti

appartengono a lui a ai suoi eredi:

intendo la corona

e i privilegi ad essa pertinenti

per uso e prescrizione secolari

E al fine che possiate aver contezza

che non questa sua una pretesa

di natura sbilenca o temeraria,

o spulciata da antiche tarlature,

e raccattata dopo aver frugato

nella polvere dun annoso oblio,

vi manda qui, per vostra informazione,

questa schematica genealogia

che mostra chiaramente, in ciascun ramo,

lesatta linea della discendenza.

Vogliate esaminarla attentamente:

e quando vi sarete persuaso

chegli discende per linea diretta

dal Terzo Edoardo, il pi insigne e famoso

dei suoi progenitori, in mano sua

rassegnerete, poi chegli ve lordina,

la corona ed il regno,

illegittimamente tolti a lui,

lor naturale e giusto pretendente.

 

RE -                                        Se no, che cosa ne potr seguire?

 

EXETER -                              Una cruenta azione di revindica.

Ch, se pur vi teneste la corona

chiusa e nascosta in fondo ai vostri cuori,

egli non si farebbe alcuno scrupolo

di venirvi a frugare anche l dentro

per portarvela via. Ed gi pronto

a venir qui in violenta tempesta,

con tuoni e terremoti, come un Giove,

per ottener di forza quel che chiede

se fallir la nostra ambasceria.

Perci vi chiede, per le Sacre Viscere,

di lasciargli senzaltro la corona,

per piet altres di tante anime

sulle quali questa vorace guerra

spalanca gi le sue enormi fauci;

se non volete che sul vostro capo

ricadano il pianto delle vedove,

i lamenti dei miseri orfanelli,

il sangue degli uccisi,

il gemere sommesso delle vergini

per i mariti, i padri, i fidanzati

che saranno inghiottiti dal conflitto.

Questa la sua richiesta e la sua sfida,

e questo il mio messaggio;

ammenoch non sia presente qui

il Delfino, cui sono incaricato

di recare un saluto personale.

 

RE -                                        Per quello che sta a noi,

vogliam riflettere ulteriormente;

vi faremo conoscere domani

le nostre decisioni da portare

al nostro confratello dInghilterra.

 

DELFINO -                            In quanto a me, il Delfino son io.

Che cՏ per me da parte dInghilterra?

 

EXETER -                              Sdegno e sfida; scarsissimo riguardo,

disprezzo ed ogni sorta di giudizio

che sia men disdicevole

alla grandezza di chi ve lo manda.

Questo vi manda a dire il mio sovrano;

e se la maest di vostro padre

non addolcisce, con laccoglimento

di tutte quante le nostre richieste,

lamaro della beffa da voi fattagli,

vi chiamer con tal foga a risponderne

che le caverne e le tortuose grotte

del sotterraneo grembo della Francia

vi tuoneranno addosso quellinsulto,

e vi rimanderan la vostra beffa

sul rombo delle sue artiglierie.

 

DELFINO -                            Ditegli che quandanche da mio padre

egli sabbia risposta favorevole,

ci sar contro la mia volont;

perch io non aspiro ad altra cosa

che a giocarmi la sorte in campo aperto

con il re dInghilterra.

Ed proprio con questo intendimento

che, per essere in tutto confacente

alla vanesia sua giovane et,

gli ho mandato in regalo da Parigi

quelle palle da tennis.

 

EXETER -                                                                 E per questo,

dar al vostro Louvre di Parigi,

fosse pur esso la signora corte

della possente Europa,

tale scrollata, che voi scoprirete,

state certi, la grande differenza

- che noi sudditi abbiamo con stupore

gi scoperto - tra quelle cheran state

le aspettative dei suoi anni verdi

e le doti che oggi padroneggia.

Egli soppesa scrupolosamente

il tempo fino allultimo granello;(64)

e, se rimane in Francia,

lo sperimenterete a vostre spese.

 

RE -                                        Domani avrete la nostra risposta.

 

EXETER -                              Congedateci ora in tutta fretta,

che il nostro re non venga di persona

a chieder conto del nostro ritardo;

ch ha messo piede gi sul vostro suolo.

 

RE -                                        Sarete congedati quanto prima,

e con proposte buone e ragionevoli.

Una notte fin troppo breve lasso

per poter maturare una risposta

a richieste di tanta gravit.

(Trombe. Escono tutti)


ATTO TERZO

 

Entra il CORO

 

CORO -                                  Cos sullali della fantasia

si libra rapida la nostra scena,

ora di qua ora di l spostandosi,

ratta come il pensiero.

Immaginate dunque daver visto

partire il nostro re ed imbarcarsi

dal molo di Southampton per la Francia,

di tutto punto armato; e la sua flotta

coi vessilli di seta far ventaglio

gagliardamente al giovinetto Febo.(65)

Giocate ancora con la fantasia

e cercate con essa

di contemplare i mozzi delle navi

che velosi sarrampicano su

per le sartie di canapa;

ascoltate lo stridulo fischietto

che d comandi tra confusi suoni;

guardate le vele di tela gonfiarsi

allinvisibile soffio del vento

e sospingere sul solcato mare

gli enormi petti dei ventruti legni

a fendere gli altissimi marosi.

Oh, immaginate di star sulla riva

e di veder danzar sullonda mobile

unintera citt: ch tale appare

alla vista la maestosa flotta

che dirige la rotta verso Harfleur.

Seguitela, non la perdete docchio!

Tenetevi aggrappati con la mente

al cassero di poppa delle navi;

abbandonate la vostra Inghilterra,

silenziosa come la morta ora

della notte, rimasta sol vegliata

dai vecchi, dai fanciulli e dalle nonne:

da tutti insomma che hanno gi passato

o non ancor toccato

let della pienezza del vigore;

perch chi , che abbia appena un pelo

sul mento, che non brami di seguire

in Francia questi eletti cavalieri?

Aguzzate, aguzzate ora il pensiero

e immaginate una citt assediata,

i cannoni piazzati sugli affusti,(66)

le lor bocche fatali spalancate

sullassediata Harfleur; e figuratevi

lambasciatore inglese che, al ritorno,

riferisce ad Enrico che il re Carlo

gli offre in sposa la figlia Caterina,

e con lei, per sua dote,

un certo numero di territori

di piccola estensione e poca rendita.

Lofferta non accolta;

e gi sul campo gli agili artiglieri

metton la miccia alle infernal bombarde

(Allarme. Sparo di cannoni)

ed ogni cosa crolla innanzi a loro.

Siate dunque cortesi,

ed ancora una volta, col pensiero

vogliate voi colmare le lacune

di questa nostra rappresentazione.

 

(Esce)

 


SCENA I - In Francia, il campo inglese davanti ad Harfleur.

 

Entrano RE ENRICO, EXETER, BEDFORD, GLOUCESTER e soldati con scale a pioli.

Trombe dallarme.

 

ENRICO -                              Alla breccia, miei prodi, un altro assalto!

Un altro assalto! O chiuderemo il varco

con i cadaveri dei nostri Inglesi.

In pace nulla si conviene alluomo

quanto la calma e la moderazione;

ma se risuona lo squillo di guerra,

sha da imitare quel che fa la tigre:

contrarre i muscoli, chiamare subito

tutto il sangue a raccolta,

nascondere ogni moto di piet,

sotto la bieca maschera

duna rabbia spietata; dare allocchio

uno sguardo dal piglio pauroso,

come bocca di bronzea bombarda

puntata tra le roste della fronte,

e la fronte la domini aggrottata

come paurosa roccia

sporgente sulla sua base corrosa

dal morso delloceano selvaggio.

Stringete i denti, dilatate al massimo

le vostre nari, trattenete il fiato,

tendete larco delle vostre forze

fino a spezzarlo! Avanti, avanti, avanti,

nobilissimi Inglesi! Il vostro sangue

vi discende da valorosi padri

assuefatti al mestiere della guerra;

quei padri che, come tanti Alessandri,(67)

guerreggiarono in questi stessi luoghi,

infaticabili, da mane a sera,

e non rinfoderarono le spade

se non quando non ebbero pi nulla

contro cui battersi. Sul loro esempio,

dimostrate che foste generati

da quelli che chiamate vostri padri;

non infangate lonor delle madri;

siate modello ad uomini

di sangue meno nobile, e maestri

a loro tutti di come combattere.

E voi, miei bravi fanti,

voi, corpi fabbricati in Inghilterra,

mostrate qui di qual pastura siete;

lasciateci giurare

che siete degni della nostra razza.

Io non ne dubito, perch tra voi

non cՏ nessuno che, pur dumil nascita,

non abbia nei suoi occhi una scintilla

di nobilt. Vi veggo tutti pronti,

impazienti come levrieri al laccio,

ad avventarsi via. La caccia aperta.

Seguite il vostro coraggioso istinto,

e gridate, lanciandovi alla carica:

Dio con Enrico! Inghilterra e San Giorgio!

 

(Escono tutti, Allarme e spari di bombarde)

 


SCENA II - La stessa

 

Entrano NYM, BARDOLFO, PISTOLA e PAGGIO

 

BARDOLFO -                       Alla breccia! Alla breccia! Su, su, su, su!

 

NYM -                                   Un momento, ti prego, caporale.

Qui piovon colpi caldi, e, quanto a me,

non ho una vita di ricambio, io.

Questo giochetto un po troppo bollente.

Questa la vera antifona.

 

PISTOLA -                            La vera antifona, hai detto giusto,

ch con questi giochetti qui si esagera.

I colpi vanno e vengono,

i vassalli di Dio cadono e muoiono;

sui campi insanguinati scudo e ferro

ti procacciano fama in sempiterno

 

PAGGIO -                             Ah, come mi vorrei trovare a Londra,

in una birreria! Sarei disposto

a barattare tutta la mia gloria

per un gotto di birra e la pellaccia.(68)

 

PISTOLA -                            Ed io, potessi dare prevalenza

ai desideri miei,

non mancherei al mio intendimento,

e ad esso darei subita osservanza.

 

PAGGIO -                             Cos presto, eppur non cos onesto

come canta luccello in cima al ramo.

 

Entra FLUELLEN

 

FLUELLEN -                         Figli di cani, afanti! Su, alla preccia!

Alla preccia, coglioni! Afanti, afanti!(69)

 

(Li caccia avanti a spintoni)

 

PISTOLA -                            Sii pietoso, gran duca,

con noi, miseri esseri di creta;

la tua collera acquieta,

abbatti la tua ira, o magno duca.

Da bravo, cocco bello,

abbatti lirruenza,

fa coraggiosa prova di clemenza,

mio dolce pollastrello!

 

NYM -                                   (A Pistola)

Finalmente si ride: vostro onore

ha vinto e conquistato il buon umore.

 

(Escono tutti meno il Paggio)

 

PAGGIO -                             Giovane come sono, questi tre

me li sono studiati: tre spacconi.

A tutti e tre io faccio da garzone,

ma se fossero loro a farlo a me,

non mi farebbero, tra tutti e tre,

il servizio dun solo: tre fantocci,

che tutti insieme non formano un uomo.

Bardolfo ha il fegato bianco-slavato

e la faccia di fuoco, ed la faccia

che fa fuoco per lui, lui non combatte.

Quanto a Pistola, ha la lingua che uccide,

ma non la spada; spezza le parole

senza intaccar minimamente larmi.

Nym, poi, uno che ha sentito dire

che gli uomini migliori sono quelli

che han poche parole sulla lingua,

perci sdegna perfino di pregare

per tema di passare da vigliacco;

e le poche cattive sue parole

saccordano con fatti poco buoni:

perch teste non mai riuscito a romperne,

fuorch la sua, la volta che, ubriaco,

la sbatt contro un palo.

Essi rubano tutto quel che capita

a portata di loro svelta mano,

e lo chiamano andare a fare acquisti.

Una volta Bardolfo ha sgraffignato

lastuccio di custodia di un liuto,

se lՏ portato per dodici leghe

e se lՏ rivenduto a un penny e mezzo.

Nym e Bardolfo nelle ruberie

si danno mano, amici per la pelle.

A Calais si rubarono una pala

per ammucchair carbone al caminetto;

e da questo ho capito che son due

che ingoierebbero qualsiasi rospo.(70)

 

Rientra FLUELLEN seguito da GOWER

 

GOWER -                              (A Fluellen)

Capitano, dovete andare subito

al posto dove scavano le mine:

vi richiede il signor Duca di Gloucester.(71)

FLUELLEN -                         Alle mine! Tofete tire al duca

che puttarsi alle mine non il caso,

perch, sentite pene, quelle mine

non sono fatte a recola di querra;

sՏ scafato in maniera insufficiente;

perch fedete, dico, laffersario,

potete pure riferirlo al Duca,

ha scafato per circa quattro yarde

per collocare le sue contromine.

Per Cristo Santo, qui saltiamo tutti,

se non si prentono proffedimenti!

 

GOWER -                              Eppure il Duca di Gloucester, signore,

al quale stato affidato il comando

di questo nostro assedio,

ha come consigliere un Irlandese,

un uomo di primordine, perbacco!

 

FLUELLEN -                         Il capitano MacMorris, voi dite?

 

gower -                              Credo di s.

 

FLUELLEN -                                              Cess, ma quello un asino,

se ce nՏ al mondo, e glielo dico in faccia!

Quello l della fera arte di guerra,

non ha, fi dico, nessuna esperienza,

e riguardo alla strategia romana

ne sa quanto un paggetto da salotto!

 

Entrano, dal fondo, MACMORRIS e JAMY

 

GOWER -                              Eccolo appunto, e viene insieme a lui

il capitano Jamy, lo scozzese.

 

FLUELLEN -                         Il capitano Jami, quello s,

un uomo di falore, questo certo.

Ed ha crande e spedita conoscenza

delle antiche battaglie; e, Cristo Santo,

sa sostenere pene le sue tesi,

come qualunque uomo darme al mondo,

sullargomento delle discipline

delle pi antiche guerre dei Romani.

 

JAMY -                                  Buond, capitan Fluellen.

 

FLUELLEN -                         Buonciorno a voi, buon capitano Jamy.

 

GOWER -                              Capitano MacMorris, come mai?

E le mine? Le avete abbandonate?

I minatori sono andati via?

 

MACMORRIS -                    Eh, s, per Crisste, malissimo fatto!

Piantare tutto quanto l, a mezzopera

perch la tromba d la ritirata!

Ciuro su questa mano

e sullanima santa di mio patre,

che fatto male, lavoro sprecato.

Ci avrei puttato allaria la citt

entro ti unora. Mal fatto, ah!, mal fatto!

 

FLUELLEN -                         Capitano MacMorris, con licenza,

concetetemi, preco, ecco, fedete,

di scampiar tue parrole in amicizia,

ciusto a titolo di arcomentazione,

in parte sulla scienza della cuerra,

le cuerre tei Romani, ecco fedete,

ed in parte per mia sottisfazione,

sui principii dellarte militare,

perch il punto questo.

 

JAMY -                                  Anchio sar assai lieto, in fete mia,

miei prafi capitani, con licenza,

al momento opportuno. Eh, s, perbacco!

 

MACMILLAN -                    Non mi sempra per questo il momento,

Dio ci salvi, di fare discussioni.

La giornata scottante, e tutto caldo,

il tempo, la battaglia, il re, i duchi;

non il momento questo di discutere.

La citt assetiata,

e le trompe ci chiamano alla breccia,

e noi tre, qui, a discutere, per Crisste,

senza far niente. proprio una fercogna,

che Dio massista, starsene qui fermi,

una fercogna, s, per questa mano!

E l ci sono gole da tagliare,

e lavori da fare, e niente fatto,

che Crisste ci perdoni a tutti quanti!

 

JAMY -                                  Eh per la santamessa,

prima che gli occhi mi si diano al sonno,

il mio servizio io lo voglio fare,

a costo di restar stecchito a terra,

s, dico, di morire

pi valorosamente che potr;

e questo, per mia parte, il quinci e il quinti.

Mi sarebbe piaciuto assai, per,

sentirvi questionare tra foi tue.

 

FUELLEN -                           Capitano MacMorris, beh, fetete,

io credo, e se mi spaglio correccetemi,

che nel paese vostro non son molti

 

MACMORRIS -                    Il mio paese? CosՏ il mio paese?

Tutti villani, tutti farabutti,

tutti bastardi, eh, al mio paese?

Che cՏ da dire sopra il mio paese?

 

FLUELLEN -                         Se prendete le cose alla rovescia,

ecco, fetete, mi farete cretere

che non mi usate la cortialit

che, sol per discrezione, mi tovreste,

essento io ferrato quanto voi

in quanto a discipline tella cuerra,

sia per derivazione talla nascita,

sia per mie altre peculiarit

 

MACMILLAN -                    Come son pravo io nella materia

non so se voi lo siete

E cos, Tio mi salvi, taglio corto.

 

GOWER -                              Signori miei, voi vi fraintendete.

 

JAMY -                                  Eh, s, cՏ un maledetto qui pro quo.

 

(Trombe allinterno)

 

GOWER -                              Dalla citt: chiamano a parlamento.

 

GOWER -                              Capitano MacMorris,

a miglior tempo mi tar lartire

ti tirvi, ecco, fedete,

che io le discipline della cuerra

le conosco. E per ora tanto basta.

 

(Escono)

 


SCENA III- In Francia, davanti alle mura di Harfleur.

Sulle mura della citt compare il GOVERNATORE con alcuni cittadini. Di sotto, lesercito inglese.

 

Entra RE ENRICO con seguito

 

ENRICO -                              Governatore della citt di Harfleur

quali sono le vostre decisioni?

Sappi che questa lultima occasione

che noi vi offriamo per scendere a patti.

Perci, o vi arrendete a discrezione,

o ci provocherete al vostro peggio,

agendo come uomini orgogliosi

soltanto della vostra distruzione;

ch, comՏ certo chio sono un soldato

- e questo titolo, nel mio pensiero,

quello che mi si conviene meglio -,

se riprendo di nuovo a bombardare

la vostra mezzo-conquistata Harfleur,

non la lascio finch non lavr vista

tutta sepolta sotto le sue ceneri.

Chiuse saranno allor della piet

per voi tutte le porte, ch il soldato,

una volta chabbia assaggiato il sangue,(72)

reso duro di cuore, la coscienza

larga come la porta dellinferno,

avr libero il braccio ad ogni strage,

falciando come tanti fili derba

le vostre fresche e belle verginelle

ed i vostri fiorenti giovinetti.

Che potr pi importare a me, a quel punto,

se lempia guerra, vestita di fiamme

come il re dellinferno,

e col volto coperto di fuliggine,

commetter nella vostra citt

tutte le odiose azioni che accompagnano

sempre la distruzione ed il saccheggio?

Che pu importarmi, allora,

quando voi stessi ne sarete causa,

se le vostre innocenti e caste vergini

cadranno nellabbraccio

focoso e costrittore dello stupro?

Che cosa pu frenare pi la foja

quando spietata corre a precipizio

per la sua china? Ordinare alla truppa,

quando si sia scatenata al saccheggio,

tanto vano quanto mandar ordini

al Leviatano daccostare a riva.(73)

Vi prenda, uomini dHarfleur, piet,

dunque, finch ne siete ancora in tempo,

della vostra citt, del vostro popolo,

mentrio posso tenere ancora in pugno

i miei soldati sotto il mio comando,

e il vento fresco e mite della grazia

tiene lontane ancor dal vostro cielo

le nubi sozze e infette del massacro,

del saccheggio e dogni altra atrocit.

Altrimenti, aspettatevi tra poco

di veder da soldati ebbri di sangue

insudiciate con luride mani

le chiome delle urlanti vostre figlie,

tirati per le lor barbe dargento

i vostri vecchi e sfracellate al muro

le lor canute venerande teste,

ed infilzati in cima alle lor picche

i corpi nudi dei vostri fanciulli,

e le lor madri, pazze di dolore,

squarciar con disperate grida il cielo,

come un tempo le madri di Giudea

correndo dietro ai sanguinari sgherri

di Erode. Ebbene, uomini di Harfleur,

al fine di evitare tutto questo,

che rispondete? Non volete arrendervi?

O, decisi a colpevole difesa,

volete farvi proprio sterminare?

 

GOVERNATORE -               Per noi ogni speranza di difesa

da oggi spenta. Il principe Delfino

dal quale attendevamo dei rinforzi,

ci risponde non esser le sue truppe

pronte per ora a rompere un assedio

s pesante. Perci, nobile re,

affidiamo alla tua buona indulgenza

questa citt e la vita di noi tutti.

Varca dunque coi tuoi le nostre porte;

di noi disponi e delle nostre cose.

non possiamo difenderci pi a lungo.

 

ENRICO -                              Apriteci le porte! Zio Exeter,

andate voi ed entrate in Harfleur;

insediatevi l e fortificatela

quanto pi solida contro i Francesi.

Noi, caro zio, con linverno alle porte

e con la maledetta epidemia

che va infierendo tra le nostre file,

ripiegheremo intanto su Calais.

Questa notte saremo ospite vostro

in Harfleur, per trovarci domattina

pronti a riprendere la nostra marcia.

 

(Trombe. Entrano tutti in citt)

 


SCENA IV - Rouen, una stanza nel palazzo reale

 

Entrano CATERINA e ALICE(74)

 

CATERINA -

Alice, tu a t en Angleterre et tu parles bien le language.

Alice, tu sei stata in Inghilterra, e parli bene la lingua.

 

ALICE -

Un peu, madame.

Un po, signora.

 

CATERINA -

Je te prie de menseigner; il faut que japprenne parler. Comment appelez-vous la main en anglais?

 

Ti prego dinsegnarmi; bisogna chio impari a parlare. Come chiamate in inglese la mano?

ALICE -

La main? Elle est appele the hand.

 

La mano? chiamata the hand.

 

CATERINA -

De hand. Et les doigts?

De hand. E le dita?

 

ALICE -

Ma foi, joublie les doigts! Mais je me souviendrai. Les doigts? Je pense quils sont appels de fingers.

 

Oh, Dio, ho dimenticato le dita! Ma me ne ricorder, Le dita? Penso siano chiamate de finghers.

 

CATERINA -

La main, de hand; les doigtde fingers. Je pense que je suis le bon colier. Jai gagn deux mots danglais vitement. Comment appellez-vous les ongles?

 

La mano, de hand; le dita de finghers. Penso di essere il buon scolaro. Ho guadagnato due parole dinglese presto.

Come chiamate voi le unghie?

ALICE -

Les ongles? Nous les appellons de nails.

 

Le unghie? La chiamiamo de nails.

CATERINA -

De nails. Ecoutez: dites-moi si je parle bien: de hand, de fingers,de nails.

 

De nails. Sentite: ditemi se parlo bene: de hand, de finghers, de nails.

ALICE -

Cest bien dit, madame; il est fort bon anglais.

 

ben detto, signora; un ottimo inglese.

CATERINA -

Dites-moi langlais pour le bras.

 

Ditemi linglese per il braccio.

ALICE -

De arm, madame.

 

De arm, signora.

CATERINA -

Et le coude?

 

E il gomito?

ALICE -

D'elbow.

 

Delbow.

CATERINA

Delbow. Je men fais la reptition de tous les mots que vous mavez appris ds prsent.

 

D'elbow. Adesso mi ripeto tutte le parole che mavete insegnato fino ad ora.

ALICE -

Il est trop difficile, madame, comme je pense.

troppo difficile, signora, come penso.

 

CATERINA -

Excusez-moi, Alice, coutez: de hand, de fingres, de nails, de arm, de helbow.

 

Scusatemi, Alice, ascoltate: de hand, de fingres, de nails, de arm, de helbow.

ALICE -

Delbow, madame.

 

Delbow, signora.

CATERINA -

O, Seigneur Dieu, je men oublie: delbow. Comment appellez-vous le col?

O, Dio Signore, io me ne dimentico: delbow. Come chiamate voi il collo?

 

ALICE -

De nick, madame.

 

De nick, signora.

CATERINA -

De nick. Et le menton?

 

De nick. E il mento?

ALICE -

De chin.

 

De chin.

CATERINA -

"De sin". De nick, le col, de sin, le menton.

 

De sin. De nick, il collo, de sin, il mento.

ALICE -

Oui, sauf votre honneur, en verit, vous prononcez les mots aussi droit que les natifs dAngleterre.

S. Salvo che vostro onore, in verit, pronunciate le parole cos bene come i nativi dInghilterra.

 

CATERINA -

Je ne doute point dapprendre par la grace di Dieu, et en peu de temps.

 

Non dubito che imparer, Diograzia, e in poco tempo.

 

ALICE -

Navez-vous pas dj oubli ce que je vous ai enseign?

Non avete mica gi dimenticato quello che vho insegnato?

 

CATERINA -

Non, je reciterai vous promptement:de hand,de fingres,de mails

 

No, ve li reciter subito: de hand, de fingres, de mails

 

ALICE -

De nails, madame.

De nails, signora.

 

CATERINA -

De nails, de arm, de ilbow

De nails, de arm, de ilbow

 

ALICE -

Sauf votre honneur, delbow.

Delbow, vostro onore.

 

CATERINA

Ainsi dis-je: delbow, de nick,de sin. Comment appellez -vous le pied et la robe?

 

Cos, dunque: delbow, de nick, de sin. Come chiamate voi il piede e la gonna?

ALICE -

Le foot, madame, et le count.

 

Il foot, signora, e il count.

CATERINA -

Le fouteet le cant? O Seigneur Dieu! Ils sont des mots de son mauvais, corruptible, gros et impudique, et non pour les dames dhonneur duser. Je ne voudrais prononcer ces mots devant les seigneurs de France, pour tout le monde(75). Foh! Le foute et le cant! Nanmoins, je reciterai une autre fois ma leon ensemble: d'hand ,de fingres,de nails, de arm,de nick, de sin , delbow, de foute, de cant.

 

Il foute e il cant! Dio Signore! Sono parole di suono cattivo, corruttibile, grossolano e impudico, e non da usare dalle dame onorate. Io non vorrei pronunciare queste parole davanti ai signori di Francia, per tutto il mondo! Puah! Il foute e il cant! Nondimeno reciter da capo, la mia lezione: dhand, de fingres, de nails, de arm, delbow, de foute, de cant.

ALICE -

Eccelent, madame.

 

Perfetto, signora.

CATERINA -

Cest assez, pour une fois. Allons-nous diner.

Basta, ora, come prima volta. Andiamo a pranzo.

 

(Escono)


SCENA V - La stessa

 

Entrano il RE DI FRANCIA, il DELFINO, il DUCA DI BORBONE, il CONNESTABILE e altri

 

RE -                                        accertato: ha passato gi la Somme.

 

CONNESTABILE -               E se non lo fermiamo combattendo,

rassegniamoci pure, mio signore,

a non vivere pi in terra di Francia.

Abbandoniamo tutto,

e regaliamo i nostri bei vigneti

a un popolo di barbari invasori.

 

DELFINO -                            O Dieu vivant!(76) Dovranno pochi arbusti

di noi, qui nati dal soverchio seme

della libidine dei nostri padri,

nostri virgulti su selvaggio tronco

innestati, cos allimprovviso,

crescere fino a toccare le nuvole,

e dallalto guardare in basso noi,

che siamo il loro ceppo originario?

 

BORBONE -                          Gi, normanni anche loro, ma bastardi,

mort de ma vie!(77) Bastardi di Normanni!

Se lasciamo che avanzino cos,

senza attaccarli, vendo il mio ducato

e mi vado a comprare dritto dritto

una sporca e fangosa fattoria

sulle coste dellisola di Albione.

 

CONNESTABILE -               Dieu des batailles!(78) Dove avranno preso

costoro tanto ardore? Il loro clima

non forse nebbioso, aspro, pesante,

e non li guarda forse un sole pallido,

come disprezzo, con quel suo cipiglio

isterilendo sopra il loro suolo,

i loro frutti? Pu forse un po dacqua

fermentata - quel lor decotto dorzo(79)

buono ad abbeverar sfiancate rozze -,

rinsaldare a tal punto dardimento

il rigido lor sangue? E dovr il nostro,

invece, cos vispo, esuberante

e tale fatto ancora pi dal vino,

mostrarsi intirizzito? Ah, no, perdio!

Per lonore di questa nostra terra,

non stiamo ancora ancora a pencolare                                   

tra il s e il no come tanti ghiaccioli

alle grondaie delle nostre case,

mentre gente pi gelida di noi

trasuda di gagliarda giovinezza

attraversando i nostri ricchi campi,

che ben potremo dichiarare poveri

per la fiacchezza dei loro padroni!

 

DELFINO -                            Sulla parola mia, le nostre donne,

credetemi, si fan beffa di noi,

e dicon chiaro e tondo

che siam ridotti tanti smidollati;

e che offriranno tutte i loro corpi

allardore della giovent inglese,

per riapprovvigionare almen la Francia

di guerrieri, sian essi pur bastardi.

 

BORBONE -                          E ci invitano a fare da maestri

nelle scuole di ballo in Inghilterra,

a insegnargli le audaci piroette

della lavolta, e lagile corrente;(80)

perch la nostra sola maestria

quella che si trova nei calcagni,

e perch tutta la nostra eleganza

sta nellalzare i tacchi per fuggire.

 

RE -                                        DovՏ Montjoie,(81) laraldo?

Lo si spedisca subito

a recare a Inghilterra il mio saluto

con la mia secca sfida. In piedi, principi!

E, con il vostro senso dellonore

affilato pi delle vostre spade,

affrettatevi a scender tutti in campo!

Voi, Carlo Delabreth, Gran Connestabile,

e voi, Duchi dOrlans, Berry, Borbone,

Brabante, Bar, Borgogna ed Alenon;

Giacomo Chatillon, Ramboures, Vaudemont,

Beaumont, Granpr, Roussi et Faulconbridge,

Foix, Lastrale, Bouciqualt e Charolois,

granduchi e grandi principi,

e voi tutti, baroni e cavalieri,

in nome delle vostre grandi origini

questa lora per voi

di riscattar le passate vergogne

fermando questo Enrico dInghilterra

che scorrazza altezzoso in lungo e in largo

sul nostro suolo, coi vessilli al vento

tinti del sangue della nostra Harfleur.

Rovesciatevi sopra le sue truppe

come valanga per rocciosa china,

quando lalpe scaracchia il suo catarro

sul fondovalle, quale suo vassallo,

prono ai suoi piedi. Piombate su lui,

e portatelo, nostro prigioniero,

a Rouen, sulla carretta degli ostaggi.

 

CONNESTABILE -               Questo parlar da grandi! Mio rammarico

soltanto che sian cos ridotte

sparute le sue schiere, e sol composte

di uomini fiaccati dalla fame,

dalle fatiche e dalle malattie;

poich son certo che gli baster

avvistar da lontano il nostro esercito

per sentirsi affondare il cuore in petto

per la paura, e non sapr far altro

che venirci ad offrire il suo riscatto.

 

RE -                                        Perci spedite subito Montjoie,

Connestabile, e dica ad Inghilterra

desser da noi mandato al solo scopo

di sapere da lui quanto denaro

disposto ad offrirci in suo riscatto.

Nellattesa, voi, principe Delfino,

resterete a Rouen al nostro fianco.

 

DELFINO -                            No, sire, vi scongiuro!

 

RE -                                        necessario che restiate qui.

Dovete rassegnarvi. Ed ora a voi,

Connestabile, a voi principi tutti;

partite e riportateci al pi presto

la resa a discrezione dInghilterra!

 

(Escono)


SCENA VI - Il campo inglese in Picardia

 

Entrano i due capitani, GOWER, inglese, e FLUELLEN, gallese, incontrandosi.

 

GOWER -                              Oh, capitano! Tornate dal ponte?

 

FLUELLEN -                         Dal ponte, s, lattofe, vassicuro,

si commettono cesta strepitose.

 

GOWER -                              Che nՏ del Duca dExeter, salvo?

 

FLUELLEN -                         Il Duca dExeter un faloroso,

quanto Acamennone, un uomo in campa,

che io amo e d onoro

con tutta lanima, con tutto il cuore,

e con il mio tovere e la mia vita,

con tutto quello di cui son capace.

Non ha subto unombra di ferita

- che sia lotato e penetetto Ittio -

e tiene il ponte con molto falore

e con crande perizia militare.

E cՏ pure un tenente alfiere, al ponte,

che, in coscienza, mi sempra un Marcantonio

per quanto si dimostra coraggioso;

s, dico, uno cui nessuno al monto

tareppe manco una spanna di cretito,

ma lho visto far cose strabilianti.

 

GOWER -                              Come si chiama?

 

FLUELLEN -                                                     lalfiere Pistola.

 

GOWER -                              Non lo conosco.

 

Entra PISTOLA

 

FLUELLEN -                                                     Eccolo qua il nostro.

 

PISTOLA -                            (A Fluellen)

Capitano, ti chiedo un gran favore.

Il Duca di Exeter ti vuole bene

 

FLUELLEN -                         S, rincraziato Ittio, ma un po di pene

lho pure meritato, al suo servizio.

 

PISTOLA -                            CՏ un soldato, Bardolfo,

cuor saldo e generoso, un fegataccio,

che, per crudel destino

e capriccioso voler della ruota

della Fortuna - la bendata dea,

volubile, che sta diritta in piedi

su una pietra che ruota

 

FLUELLEN -                                                                   La Fortuna,

con tua pazienza, alfiere Pistola,

fiene tipinta cieca,

con una penta afanti agli occhi suoi,

a inticare che la fortuna cieca;

ed pure tipinta con la ruota

per inticare - questa la morale -

che la Fortuna cira, cira sempre

ed incostante, mopile, variapile;

e il suo piete, lo veti, sta pocciato

su un sasso sferico, che cira, cira

In ferit ti dico che il poeta

fa ti lei una pella tescrizione;

eccellente morale, la Fortuna.

 

PISTOLA -                            A Bardolfo per essa nemica

e lo guarda con piglio corrucciato;

perch Bardolfo ha rubato una pisside,

e per questo devessere impiccato.

Dannata Morte! Stringa il suo capestro

la forca a strangolare solo cani;

vada libero luomo,

e mai capestro gli soffochi il fiato!

Ma Exeter lha condannato a morte

per una pisside da quattro soldi.

Parlagli tu, so che tascolter;

che il filo della vita di Bardolfo

non abbia ad essere falciato via

ignominiosamente

dal laccio duna corda dozzinale.

Parla tu in favor della vita,

ne avrai da me adeguata ricompensa.

 

FLUELLEN -                         Alfiere, concepisco solo in parte

il tuo discorso.

 

PISTOLA -                                                      SՏ soltanto in parte,

rallegratene allora con te stesso.

 

FLUELLEN -                         Eh, no, alfiere, questa non cosa

proprio da rallecrarsene, per me;

perch, fedi, fossanche mio fratello,

io non potrei che tomantare al Duca

ti teciter la cosa a suo talento,

e giustiziarlo, ch la tisciplina

tevessere comunque rispettata.

 

PISTOLA -                            Muori dannato, allora!

Dellamicizia tua mi faccio fiche!

 

FLUELLEN -                         Pene cos.

 

PISTOLA -                                             Fiche spagnole!

 

FLUELLEN -                                                                   Meglio!

 

(Esce Pistola)

 

GOWER -                              Eh, ma costui un celebre gaglioffo

che si d laria di gran galantuomo.

Lo conosco: un ruffiano, un tagliaborse

che si d larie di gran galantuomo.

 

FLUELLEN -                         Per quandera al ponte, vassicuro,

emetteva parole cos serie

come a federe in un ciorno testate.

Ma sta bene cos; quello che ha tetto

sta penissimo, fe lo carantisco,

quando se ne presenter il momento.

 

GOWER -                              Ma che dite! un cialtrone, un impostore,

un lestofante, che, di tanto in tanto,

si fa arruolare per andare in guerra

per poi potere, quando torna a Londra,

pavoneggiarsi nei panni del reduce.

Questi cialtroni sono formidabili

nel ricordarsi a pappagallo i nomi

di tutti gli ufficiali comandanti,

nel sapere a memoria tutti i luoghi

in cui si sono svolti fatti darme,

tale e tale ridotta, tale breccia,

tale convoglio, chi rimasto ucciso,

chi con infamia ha salvato la pelle;

le condizioni poste dal nemico

E tutto questo imparato a memoria,

ed in perfetto gergo militare,

confortato e condito da bestemmie

coniate l per l. E straordinario

vedere leffetto che producono,

innanzi a dei boccali spumeggianti

e fra cervelli saturi di birra,

una barba tagliata a perfezione

e una divisa tutta sbrindellata.

Ah, imparate a conoscerli anche voi,

questi cialtroni, vergogna del secolo,

o rischierete grosse fregature!

 

FLUELLEN -                         Fi tir, capitano, ecco fetete,

io capisco penissimo, fetete,

che lui non quel che vuole apparire,

e se una volta lo pizzico in fallo, (82)

gli tico il fatto suo.

(Tamburi)

Ma ecco il re.

Gli tevo tire comՏ antata al ponte.

 

Entra RE ENRICO con GLOUCESTER e soldati con tamburi e bandiere

 

Tio penedica la Fostra Maest!

 

ENRICO -                              Salute, Fluellen! Venite dal ponte?

 

FLUELLE -                            S, cos piaccia a Fostra Maest.

Il ponte lha tenuto il Duca dExeter

valorosissimamente: i Francesi

sono stati respinti, ecco, fetete,

con azioni prillanti e coracciose.

Cspita, lavversario a un certo punto

stava l l per prenderne possesso,

e il Duca lha costretto a retrocedere;

e il ponte saldamente in mano al Duca,

atesso, posso pen testimoniarlo,

altezza: il Duca un crande comandante.

 

ENRICO -                              Quante perdite abbiamo avuto, Fluellen?

 

FLUELLEN -                         Dalla parte nimica

la pertizione stata molto crande.

Per parte nostra, reputo che il Duca,

non abbia perso nessuno dei suoi,

allinfuori di un uomo

che sempra tover essere impiccato

per un furto che ha fatto in una chiesa:

si tratta di un alfiere, un tal Bardolfo,

non so se Fostra Crazia lo conosce:

ha la faccia fiorita di pitorsoli,

di pustole, bubboni ed eruzioni,

e le lappra gli soffiano nel naso,

che somiglia a un tizzone sempre acceso,

ora rosso, ora blu Per a questora

quel naso sar stato ciustiziato,

e quel foco sar spento per sempre.

 

ENRICO -                              E cos sia di tutti i manigoldi

della sua stessa risma;

ed ordine sia dato nellesercito

che nelle marce attraverso il paese

nulla sia preso a forza dai villaggi,

nulla che non sia preso a pagamento,

e che inoltre nessuno dei Francesi

abbia ad esser ripreso ed oltraggiato

con accento superbo e burbanzoso;

perch quando mitezza e crudelt

si ritrovano a disputarsi un regno,

vince per primo il giocator pi mite.

 

Tromba. Entra MONTJOIE

 

MONTJOIE -                         La mia tenuta vi dir chi sono.

 

ENRICO -                              Ti riconosco, infatti. Ma da te

che cosa ho da aspettarmi di sapere?

 

MONTJOIE -                         Il pensiero del mio signore.

 

ENRICO -                                                                           Esponilo.

 

MONTJOIE -                         Ecco quel che mha detto il mio sovrano:

Va e fa sapere a Enrico dInghilterra

che se pur sembravamo tutti morti,

eravamo soltanto addormentati.

Sempre lattesa fu miglior soldato

della cieca e precipite irruenza.

Digli che gi ad Harfleur

noi avremmo potuto sbaragliarlo,

se non ci fosse apparso intempestivo

spiaccicare un ascesso non maturo.

Adesso la battuta tocca a noi,(83)

e lo diciamo con voce imperiale:

Enrico dInghilterra avr a pentirsi

amaramente della sua follia;

misurer la propria debolezza

e ammirer la nostra tolleranza.

Digli, perci, che pensi al suo riscatto

il cui prezzo sar commisurato

alle perdite gi da noi subite,

al numero dei sudditi perduti

ed alle umiliazioni digerite:

se tutto ci dovesse ei ripagare

con ugual peso, la sua piccolezza

ne sarebbe schiacciata: le sue casse

son troppo povere per tali perdite,

tutti gli arruolamenti del suo regno

non basterebbero a ricompensarmi

delleffusione di sangue dei nostri;

ed in quanto alle nostre umiliazioni

la sua stessa persona

che stesse inginocchiata ai nostri pedi

sarebbe ancora una riparazione

misera e insufficiente, in proporzione.

Aggiungi a tutto questo la mia sfida,

e digli infine che ha tradito i suoi,

la cui condanna a morte pronunciata.

Cos il mio re, signore, e il mio messaggio.

 

ENRICO -                              La tua funzione la conosco gi.

Il tuo nome?

 

MONTJOIE -                                              Montjoie.

 

ENRICO -                                                                    Egregiamente

hai compiuto, Montjoie la tua missione.

Torna ora dal re, fagli sapere

chio pel momento non cerco uno scontro,

ma che vorrei seguitare la marcia

fino a Calais, senza incontrare ostacoli;

ch, in verit - se pur non da senno

confessar tanto ad un nemico scaltro

e pronto a trarne subito vantaggio -,

ho un esercito molto indebolito

dalla mora, che me lha decimato;

e quei pochi che son rimasti in piedi

non si pu dire valgano di pi

di soldati francesi in pari numero,

laddove quando tutti erano sani,

ti posso dire francamente, araldo,

che su ogni paio di gambali inglesi

potevano marciare tre Francesi.

Dio mi perdoni se mi lascio andare

a certe vanterie; ma tutta colpa

di quest'aria di Francia, il cui soffiare

ha rigonfiato in me un tal difetto

del quale sono deciso ad emendarmi.

Va, dunque, e riferisci al tuo signore

chio sono qua: e quanto al mio riscatto

non ho che questo mio fragile corpo

che non val niente, mentre la mia truppa

ridotta a una misera accozzaglia

di uomini ammalati ed infiacchiti.

Ma digli pure, nel nome di Dio,

che siamo ben decisi ad avanzare,

fossanche il re di Francia, lui in persona,

o chiunque del suoi potenti amici

a sbarrarci il cammino Toh, Montjoie,

prendilo, questo per il tuo disturbo.

(Gli d una borsa di denaro, che quello accetta)

E di al tuo re di rifletterci bene:

se mi fate passare, passeremo;

ma se saremo comunque impediti,

tingeremo la vostra bruna terra

del vostro rosso sangue Addio, Montjoie,

tauguro buon ritorno.

In breve, la risposta mia questa:

noi, ora, nelle nostre condizioni,

non cerchiamo lo scontro in campo aperto,

ma neppure diciamo di evitarlo.

Di questo al tuo padrone.

 

MONTJOIE -                                                                   Lo far,

con tante grazie a vostra maest.

 

(Esce)

 

GOWER -                              Spero che non ci salteranno addosso

proprio in questo momento.

 

ENRICO -                              Nelle mani di Dio siamo, fratello,

non nelle loro. Avanti per il ponte.

Sta calando la notte.

Passiamo il fiume e ci accampiamo l,

per riprender la marcia domattina.

 

(Escono tutti)


SCENA VII - Il campo francese presso Azincourt. Notte.

 

Entrano il CONNESTABILE DI FRANCIA, ramboures, il DUCA DORLEANS, il DELFINO e altri

 

CONNESTABILE -               Armatura pi bella della mia

non credo proprio ce ne siano al mondo.

Non vedo lora che si faccia giorno.

 

ORLEANS -                          S, la vostra armatura molto bella;

ma diamo pur la lode che si merita

al mio bravo corsiero

 

CONNESTABILE -               Il migliore dEuropa, senza dubbio.

 

ORLEANS -                          Ma non verr mai giorno?

 

DELFINO -                            Signore dOrlans e Connestabile,

parlate di cavalli e darmature?

 

ORLEANS -                          Voi siete sia degli uni che dellaltre,

tra i principi del mondo, lo sappiamo,

il meglio provveduto.

 

DELFINO -                            Che diavolo di notte lunga questa!

Il mio cavallo? Non lo cambierei

con nessunaltra bestia a quattro zampe.

Za, hop!, e ti rimbalza sul terreno

come se fosse imbottito di crine.(84)

Pare davvero le cheval volant,

il Pgaso, chez les narines de feu.(85)

Quando gli sono in sella,

come se volassi: sono un falco

che galoppa per laria insieme a lui.

La terra canta, quando lui la tocca.

Il pi banale corno del suo zoccolo

pi armonioso della piva dErmes.(86)

 

ORLEANS -                          Ha il mantello color noce moscata.

 

DELFINO -                            E il calor dello zenzero.(87)

Una bestia che andrebbe a perfezione

ad un Perso, tutto aria e fuoco;

gli elementi pi torpidi,

terra ed acqua, traspaion solo in lui

nella paziente sua docilit

quando gli monta in sella il cavaliere.

Lui solo quel che pu dirsi un cavallo;

gli altri sono tutti miseri ronzini,

da dirsi tuttal pi degli animali.

 

CONNESTABILE -               Oh, s, davvero, un cavallo eccellente,

monsignore, il migliore in assoluto.

 

DELFINO -                            il vero principe dei palafreni;

il suo nitrito lordine imperioso

dun monarca, laspetto impone ossequio.

 

ORLEANS -                          Questo, cugino, mi sembra eccessivo

 

DELFINO -                            Niente affatto, cugino. Scarso danima(88)

chi dal primo levarsi dellallodola

al rientro allovile dellagnello(89)

non sa variare meritate lodi

al mio cavallo. Esso offre allaltrui lode

un motivo fluente come il mare:

se tramutate i granelli di sabbia

in eloquenti lingue, il mio cavallo

sapr offrire a ciascuna un argomento.

argomento da re solo il parlarne;

il cavalcarlo, poi, da re dei re.

Degna cosa sarebbe in tutto il mondo,

quello a noi noto e quello sconosciuto,

se gli uomini, per contemplare lui,

accantonassero ogni lor faccenda.

Una volta ho composto in lode sua

un sonetto il cui primo verso era:

Meraviglia della natura

 

ORLEANS -                                                                       Anchio

so di un sonetto in lode di un'amante

che comincia cos: per unamante.

 

DELFINO -                            Han voluto copiare certamente

quello scritto da me pel mio cavallo,

perch per me il cavallo la mia amante.

 

ORLEANS -                          Unamante che regge bene in groppa.

 

DELFINO -                            S, ma me solo: chՏ la prima lode

e il primo segno della perfezione

dunamante fedele e costumata.

 

CONNESTABILE -               Ci non toglie che questa vostra amante

pare che ieri vabbia scavalcato

piuttosto bruscamente.

 

DELFINO -                                                                 Vi sbagliate.

Avr fatto cos con voi la vostra.

 

CONNESTABILE -               Quella mia non aveva alcuna briglia.

 

DELFINO -                            Vuol dire allora chera mansueta

per vecchiaia, e che voi la montavate

alla maniera dun kern irlandese,(90)

coi calzoni attillati pelle-pelle,

senza le larghe braghe alla francese.

 

CONNESTABILE -               Dequitazione vintendete, vedo.

 

DELFINO -                            Difatti. E quindi statemi a sentire:

coloro che cavalcano in quel modo

e non son pi che accorti nella marcia,

cadono in qualche fetido pantano.

Preferisco a unamante il mio cavallo.

 

CONNESTABILE -               Ed io la mia donna a una giumenta.

 

DELFINO -                            Ti posso garantire, Connestabile,

che la mia amante non ha una solo pelo

che non sia quello suo.(91)

 

CONNESTABILE -               Lo stesso vanto menerei anchio

se tenessi una scrofa per amante.(92)

 

DELFINO -                            Le chien est retourn

son propre vomissement,

et la truie lave son bourbier.(93)

Per te tutto accettabile.

 

CONNESTABILE -               Salvo avere il cavallo come amante

e pronunciar proverbi fuori luogo.

 

RAMBOURES -                    Mio signor Connestabile,

le luci che brillavano stanotte

sulla vostra armatura,

come ho visto, sotto la vostra tenda,

erano stelle o soli?

 

CONNESTABILE -                                             Stelle, stelle.

 

DELFINO -                            Domani ne cadranno alcune, spero.

 

CONNESTABILE -               Nel mio cielo ne resteranno sempre.

 

DELFINO -                            Questo possibile, perch pi duna

voi ne portate addosso di superfluo,

e se qualcuna ne venisse tolta

non potrebbe che ritornarvi a onore.

 

CONNESTABILE -               Come ad onore del vostro cavallo

tornerebbe se certe vanterie

delle quali lavete caricato

potessero smontargli gi di sella.

Trotterebbe sicuramente meglio.

 

DELFINO -                            Potessi caricarlo quanto merita!

Ma, insomma, qui non si fa giorno mai?

Domani vo trottare per un miglio

su un lastricato di facce dInglesi.(94)

 

CONNESTABILE -               Se fossi in voi, non parlerei cos,

per tema di doverlo ripercorrere

a ritroso quel miglio; pur se anchio

non vedo lora che si faccia giorno;

muoio letteralmente dalla voglia

di dare una strigliata a questi Inglesi.

 

RAMBOURES -                    Chi accetta di scommettere con me

che ne catturo almeno una ventina?

 

CONNESTABILE -               Vi conviene scommetter con voi stesso,

prima di catturarli.

 

DELFINO -                                                          mezzanotte.

Io vado a indossare larmatura

 

(Esce)

 

ORLEANS -                          Il Delfino impaziente di aspettare

che faccia giorno.

 

RAMBOURES -                                                  E di mangiarsi Inglesi.

 

CONNESTABILE -               Ho idea davvero che li manger

tutti quelli che ammazzer domani.

 

ORLEANS -                          Sulla mano della mia dama, candida,

giuro chՏ un valoroso cavaliere.

 

CONNESTABILE -               Meglio giurarlo sul piede di lei,

cos pu calpestarlo

il vostro giuramento.

 

ORLEANS -                                                              Certamente

il gentiluomo pi attivo di Francia.

 

CONNESTABILE -               Attivit vuol dire far qualcosa;

ed egli sempre in procinto di fare.

 

ORLEANS -                          Non ha mai fatto male ad una mosca,

per quanto so.

 

CONNESTABILE -                                      N ne far domani:

si manterr questa sua buona fama.

 

ORLEANS -                          Lo conosco per uomo di coraggio.

 

CONNESTABILE -               Cos mՏ stato detto anche da altri,

che lo conosce certo pi di voi.

 

ORLEANS -                          E da chi?

 

CONNESTABILE -                               Beh, lui stesso me lha detto,

aggiungendo che non gli importa niente

che si risappia.

 

ORLEANS -                                                    Non ce nՏ bisogno;

la sua non una virt nascosta.

 

CONNESTABILE -               Eppure s, signore, in fede mia;

quella virt nessuna lha mai vista,

tranne che il suo staffiere. una virt,

ecco, possiamo dire, incappucciata,(95)

come un falcone: gli togli il cappuccio,

e quello svolazzando si dilegua.

 

ORLEANS -                          Malvolenza fu sempre maldicenza.

 

CONNESTABILE -               Proverbio per proverbio, vi rispondo:

Non cՏ amicizia senza piaggeria.

 

ORLEANS -                          Replico: Al diavolo ci chՏ del diavolo!.

 

CONNESTABILE -               Perfettamente: il diavolo

sarebbe in questo caso il vostro amico,

e il proverbio che calza Peste al diavolo!

 

ORLEANS -                          A proverbi mi soverchiate sempre,

solo perch la freccia dello sciocco

scocca dallarco sempre troppo presto.

 

CONNESTABILE -               Colpo sbagliato, il vostro. Mira alta.

 

ORLEANS -                          Non sarebbe per la prima volta

che qualcuno vi passa sulla testa.

 

Entra un MESSO

 

MESSO -                               Signor Gran Connestabile,

gli Inglesi sono a cinquecento passi

dai vostri attendamenti.

 

CONNESTABILE -               Chi che ha misurato la distanza?

 

MESSO -                               Il signor di Granpr.

 

CONNESTABILE -                                                Gran galantuomo,

il signor di Granpr, brava persona

e gentiluomo pieno desperienza

Ah, fosse giorno fatto!

Ahim, povero Enrico dInghilterra!

Lui lalba non la sta certo aspettando

con l'impazienza che qui abbiamo noi.

 

ORLEANS -                          Ma che razza di scemo sprovveduto

mai questo sovrano dInghilterra,

che se ne viene cos allo sbaraglio

in luoghi s lontani e sconosciuti!

 

CONNESTABILE -               Avessero una stilla di criterio,

gli Inglesi, se nandrebbero di corsa.

 

ORLEANS -                          Il fatto proprio questo: che non lhanno;

perch se avessero le teste armate

dintelligenza, sarebbe impossibile

portarle chiuse in elmi s pesanti.

 

RAMBOURES -                    E tuttavia quellisola

genera creature assai pregevoli:

i lor cani mastini, per esempio,

che per coraggio sono impareggiabili.

 

ORLEANS -                          Coraggio Sono stupidi cagnacci,

capaci di gettarsi ad occhi chiusi

nelle fauci dun orso siberiano

e farsi maciullare il muso a morsi

come una mela fradicia Coraggio!

Tanto varrebbe chiamar coraggiosa

la pulce che osa fare colazione

sul labbro del leone.

 

CONNESTABILE -                                                Giusto, giusto!

Sono davvero come dei mastini,

attaccano con pari virulenza,

lasciando per a casa

lintelligenza con le loro mogli.

Date loro a mangiare

carne di manzo a iosa, ferro e acciaio:

li vedrete mangiare come lupi

e combattere come tanti diavoli.

 

ORLEANS -                          Carne di manzo, per, qui da noi

ne trovano ben poca.

 

CONNESTABILE -                                                Tanto meglio.

Vuol dire che domani avranno stomaco

soltanto per mangiare, non per battersi.

tempo che anche noi ci decidiamo

a indossar larmatura. Ci muoviamo?

 

ORLEANS -                          Vediamo un po: sono le due di notte.

Non saranno le dieci domattina,

e ciascuno di noi avr gi fatto

i suoi bei cento prigionieri inglesi.(96)

 

(Escono)


ATTO QUARTO

 

Entra il CORO

 

CORO -                                  Ora sforzatevi con il pensiero

di figurarvi quellora del giorno

che un brulichio confuso e lalta tenebra

si fondono a riempir limmenso vaso

delluniverso. Dallun campo allaltro,

per il grembo sinistro della notte

si pu ascoltare il sordo mormorio

che vien per laria dagli opposti eserciti,

s che le scolte, immobili ai lor posti,

quasi avvertono, dagli opposti campi,

il reciproco tenue bisbigliare.

Dai gran fal, fuoco risponde a fuoco,

e attraverso le lor pallide vampe

lun esercito scorge, come unombra,

di quellaltro la faccia. Da lontano

i cavalli si lanciano la sfida

cogli acuti e spavaldi lor nitriti

che foran della notte il sordo orecchio;

e gli alacri armaioli, dalle tende,

dan gli ultimi ritocchi alle armature,

ribatton stringhe, serrano chiavarde

coi lor martelli e spandon tuttintorno

lorrenda nota dei preparativi.

Cantano i galli gi per la campagna,

battono gli orologi delle torri

e annunciano al mattino sonnolento

lora terza. Superbi del lor numero,

fiduciosi, in cuor loro, di se stessi,

i troppo allegri e sicuri Francesi,

giocando ai dadi,(97) danno gi spacciati

i troppo sottovalutati Inglesi,

e non cessan di rimbrottar la notte

che, con passo di piombo, zoppicante,

simile ad unimmonda, brutta strega,

sattarda ancora, fastidiosamente.

I poveri malaugurati Inglesi,

come gente votata al sacrificio,

siedon pazienti ai lor vigili fuochi,

ruminando ciascuno nel suo animo

le incognite dellimminente giorno;

ed in ciascuno i gesti di tristezza,

le guance smunte, le divise lacere

li fan sembrare, al chiaror della luna,

che li contempla dallalto del cielo,

come altrettanti paurosi spettri.

Oh, ma ora chi sa con la sua mente

figurarsi il regale condottiero

di questa banda duomini disfatti

mentre trascorre da una scolta allaltra,

dalluna allaltra tenda, esclami pure:

Gloria e onore sul capo dun tal re!

Se ne va a piedi, solo,

a visitare tutti i suoi soldati,

dando a tutti il buongiorno, ad uno ad uno;

ed umile e tranquillo, sorridendo,

li chiama amici, fratelli, paesani.

Sul suo volto regale nessun segno

fa trasparir la consapevolezza

di trovarsi serrato e circondato

da un pauroso esercito,

n lascia trapelar dal colorito

nemmeno la pi lieve sfumatura

della notturna spossante vigilia;

fresco daspetto, domina il disagio

della trepidazione dellattesa

facendo mostra di giovial sembiante

e dun tono damabile maest;

sicch anche i pi miseri dei suoi,

stati finora pallidi e languenti,

si riconfortano solo al vederlo,

e riprendono animo. Il suo occhio,

prodigo e liberale come il sole,

distribuisce a tutti il proprio ardore,

dissolvendo le gelide paure,

e cos, nella notte, ogni soldato,

dallumil fantaccino al cavaliere

                                               - per quanto possa darvene unidea

lincapacit nostra a riprodurlo -

ha con Enrico un piccolo contatto.

Ora deve cos la nostra scena

volar dritta sul campo di battaglia,

dove saremo noi - ah, che miseria! -

con quattro o cinque spadacce di latta

tutte intaccate e male maneggiate,

in grotteschi e ridicoli duelli

a diffamare il nome di Azincourt.

Ma voi, seduti e attenti dove siete,

costruitevi la realt dei fatti,

dalla nostra chՏ sol lor parodia

.

(Esce)
SCENA I - Il campo inglese davanti ad Azincourt. Notte.

 

Entrano RE ENRICO e GLOUCESTER

 

ENRICO -                              vero, Gloucester, siamo in gran pericolo;

perci tanto pi grande

dovr essere in tutti noi il coraggio.

 

Entra BEDFORD

 

Oh, buongiorno Bedford, fratello mio.

O Dio Onnipotente,

cՏ unanima di bene in tutti i mali,

se luomo si sforzasse a distillarla!

Vedete, i nostri scomodi vicini

ci costringono ad esser mattinieri,

il che non solo giova alla salute,

ma buona regola di economia;

essi sono anche per ciascuno di noi

la sua coscienza esterna che gli predica

e l'ammonisce di tenersi pronto

a morir nella grazia del Signore.

Cos cacciamo miele dallerbaccia

e precetto morale dal demonio.

 

Entra ERPINGHAM

 

Buongiorno, vecchio sir Tomaso Erpingham!

Un soffice origliere questa notte

meglio si converrebbe certamente

a quella vostra bella testa bianca

che non la ruvida zolla di Francia.

 

ERPINGHAM -                     No, mio sovrano; un simile giaciglio

mi d assai pi piacere; grazie ad esso

posso dire: Ora dormo come un re.

 

ENRICO -                              Oh, s, accettar di buon grado i disagi

sullesempio di quel che fanno gli altri

fa bene alluomo, gli solleva lanimo;

e quando questo sveglio, anche le membra

cherano prima spente e quasi estinte,

rompono il lor sepolcrale letargo

e riprendono nuovamente vita

con nuovo slancio e fresca leggerezza.

Prestatemi il mantello, voi, sir Thomas,(98)

(A Bedford e Gloucester)

Voi due, fratelli, andrete di conserta

a dare il mio buongiorno a tutti i principi

del nostro accampamento,

con linvito a trovarsi quanto prima

alla mia tenda.

 

GLOUCESTER -                                           Ai vostri ordini, sire.

 

ERPINGHAM -                     Vostra grazia desidera chio resti

a fargli compagnia?

 

ENRICO -                                                               No, vi ringrazio,

buon cavaliere; andate pure voi

coi miei fratelli dai nobili inglesi.

La mia coscienza ed io, per un momento,

dobbiamo conversare un po da soli.

 

ERPINGHAM -                     Nobile Enrico! Dio ti benedica!

 

(Escono tutti, tranne il Re)

 

ENRICO -                              Dio te ne ricompensi, vecchio cuore!

Le tue parole mi ridan la carica!

 

Entra PISTOLA

PISTOLA -                            Qui va l?

 

ENRICO -                                                 Un amico.

 

PISTOLA -                                                                  Di chi sei:

ufficiale di grado o bassa forza?

 

ENRICO -                              Gentiluomo, reparto fanteria.

 

PISTOLA -                            Trascini allora la picca possente?(99)

 

ENRICO -                              Appunto. E tu chi sei?

 

PISTOLA -                                                                  Un gentiluomo

che non val meno dun imperatore.

 

ENRICO -                              Allora tu sei superiore al re.

 

PISTOLA -                            Il re un bel galletto, un cuore-doro,

un ragazzo che fa la bella vita,

un germoglio di gloria,

buona progenie e pugno vigoroso.

Io gli bacio la scarpa inzaccherata

e lamo dalle fibre del mio cuore,

quel caro zerbinotto. Ed il tuo nome?

 

ENRICO -                              Harry Le Roy.

 

PISTOLA -                                                    Le Roy

cognome tipico di Cornovaglia

Sei dei reparti della Cornovaglia?

 

ENRICO -                              No, no, sono gallese.

 

PISTOLA -                            Conosci allora Fluellen?

 

ENRICO -                                                                      Lo conosco.

 

PISTOLA -                            Digli allora che il giorno di San Davide

gli schiaccer quel porro sulla zucca.(100)

 

ENRICO -                              Farai bene, quel giorno,

a non portare tu sul tuo cappello

la tua daga, altrimenti sar lui

a darla in testa a te.

 

PISTOLA -                                                             Gli sei amico?

 

ENRICO -                              E parente.

 

PISTOLA -                                               Eh, fico, allora, a te!

 

ENRICO -                              Grazie, e che Dio tassista.

 

PISTOLA -                            Il mio nome Pistola.

 

(Esce)

 

ENRICO -                                                                 Bene adatto

questo nome alle tue rodomontate!

 

Entrano FLUELLEN e GOWER, incontrandosi.

Re Enrico si ritrae appartandosi in fondo non visto

 

GOWER -                              (A voce alta)

Oh, il capitano Fluellen!

 

FLUELLEN -                         Eh, Crisste Sante, parlate pi piano!

Si fa crande stupore in tutto il monto

quanto si vetono non osservate

le fere e antiche leggi

ed antiche ordinanze tella cuerra.

Se vi tate la pena, capitano,

ti esaminar le storie delle cuerre

del Cran Pompeo, fi potrete trovare,

fi carantisco, che nessun bla-bla

si faceva nel campo di Pompeo;

che per le cerimonie e le lor forme

e per la sopriet e la motestia,

era tutto diverso che ta noi.

 

GOWER -                              Per, quale nemico fracassone!

Sono stati a far chiasso tutta notte.

 

FLUELLEN -                         Se il nemico somaro ed impecille,

buffone, chiacchierone, fracassone,

cretete forse voi che anche noi

doppiamo essere somari e sciocchi

e buffoni, cratassi, fracassoni?

Eh? Che ne dite spassionatamente?

 

GOWER -                              Ve lo dir abbassando la voce.

 

FLUELLEN -                         Bravo, s, ve ne preco e vi sconciuro.

 

(Escono)

 

ENRICO -                              (Venendo avanti)

Questo gallese forse pu apparire

un po fuori registro, ma cՏ in lui

valore e disciplina, in abbondanza.

 

Entrano tre soldati: JOHN BATES, ALEXANDER COURT e MICHAEL WILLIAMS

 

COURT -                               John Bates, confratello, non lalba

la luce che balugina laggi?

 

BATES -                                Penso proprio di s,

ma noi davvero non abbiam motivo

di salutare allegri questo giorno.

 

WILLIAMS -                         Laggi vediamo il cominciar del giorno,

ma non penso vedremo pi la fine.

(Vedendo Re Enrico)

Chi l?

 

ENRICO -                                            Un amico.

 

WILLIAMS -                                                          Di quale reparto?

 

ENRICO -                              Quello agli ordini di sir Thomas dErpingham.

 

WILLIAMS -                         Un anziano ed esperto condottiero,

oltre che gentiluomo cortesissimo.

Che pensa della nostra situazione?

 

ENRICO -                              ChՏ come quella di chi, naufragato,

si trova fermo su un banco di sabbia

e aspetta dessere spazzato via

dal prossimo riflusso di marea.

 

BATES -                                Ha detto questo suo pensiero al re?

 

ENRICO -                              No, n sarebbe bene che lo faccia;

perch, detto fra noi, penso che il re

anche lui un uomo, come me;

la viola emana in aria il suo profumo

per lui come per me; lo stesso cielo

si mostra a lui come si mostra a me,

tutti i suoi sensi sono suscettibili

delle stesse impressioni che gli altri uomini;

se gli togli di dosso le sue pompe,

nudo un uomo come tutti gli altri;

e se pure le sue aspirazioni

si librino pi alte delle nostre,

quando scendono in basso,

scendon con ala simile alla nostra.

Perci segli ha ragione di temere,

non cՏ alcun dubbio che le sue paure

sono del tutto simili alle nostre;

e sarebbe per tutti buona regola

perci non suscitare in lui paure,

per evitare che, manifestandole,

egli scoraggi poi tutto lesercito.

 

BATES -                                Lui pu mostrare pure, agli occhi altrui,

tutto il coraggio; ma io son convinto

che in una notte fredda come questa

preferirebbe ben trovarsi immerso

nellacqua del Tamigi, fino al collo.

E magari ci fosse, ed io con lui

vorrei trovarmi in qualunque sbaraglio,

pur di trovarmi lontano da qui.

 

ENRICO -                              Per dirti francamente ed in coscienza

quel che penso del re,

son convinto che non vorrebbe stare

ora in luogo diverso

che quello in cui si trova questa notte.

 

BATES -                                QuandՏ cos, che ci stesse da solo;

perch del suo riscatto lui certo,(101)

e sarebbero salve anche le vite

di molti poveracci come noi.

 

ENRICO -                              Dimostri di volergli molto male

ad augurargli di restar qui solo;

ma tu parli cos per scandagliare

ci che pensano gli altri. Per mio conto,

non cՏ altro luogo al mondo

in cui potrei morire pi contento

che l ove fossi in compagnia del re;

perch ritengo la sua causa giusta

ed onorevole la sua querela.

 

WILLIAMS -                         Di questo noi ben poco ne sappiamo.

 

BATES -                                N spetta a noi di saperne di pi.

gi abbastanza quel che ne sappiamo

sapendo desser sudditi del re.

Se la sua causa ingiusta,

lobbedienza che noi dobbiamo al re

ci lava da ogni crimine

che possiamo commettere per essa.

 

WILLIAMS -                         Se la sua causa ingiusta, sar il re

a dover rendere un pesante conto

quando le gambe e le braccia e le teste

che la sua guerra avr tagliato a pezzi

si riuniranno tutte ai loro corpi

il giorno del Giudizio universale,

e grideranno: Siamo morti l!,

chi bestemmiando, chi invocando un medico,

chi piangendo la sorte della sposa

lasciata a casa a vivere in miseria,

chi per i debiti non soddisfatti,

chi per i figli lasciati sul lastrico.

Sono pochi, ho paura,

quelli che in guerra muoion nella grazia;

perch come si pu disporre lanima

a sentimenti damore del prossimo

se la mente non ha altro pensiero

che il sangue, gi versato o da versare?

Ora, se a tutti questi disgraziati

tolto di morire nel perdono,

peser ci come un nero peccato

sul re che li condusse a un tal sbaraglio;

perch se avessero disobbedito

sarebbe stato contro il lor dovere

di fedel sudditanza al re medesimo.

 

ENRICO -                              Sicch, secondo questo vostro dire,

se un figlio chՏ mandato da suo padre

in giro per commercio, muore in mare

senza poter mondarsi dei peccati,

questi dovrebbero poi ricadere

sul padre suo che lha mandato in viaggio?

O se un servo, mandato dal padrone

a portare una somma di denaro

assalito per strada dai ladroni

e muore senza aver riconciliato

le sue diverse iniquit con Dio,

sarebbero gli affari del padrone,

secondo voi, la causa responsabile

delleterna condanna di quel servo?

Non cos. Il re non tenuto

a risponder di come pu avvenire

la fine di ciascuno dei suoi uomini,

cos come quel padre di suo figlio,

e come quel padrone del suo servo;

e ci perch nessuno dei mandanti

nel richiedere loro quel servizio

si proponeva di mandarli a morte.

E non cՏ re al mondo,

che, buona e santa che sia la sua causa,

se costretto a difenderla con larmi,

si muova a sostenerla con soldati

anchessi mondi da ogni peccato.

Ci sar tra di loro anche qualcuno

che avr sulla coscienza un omicidio

premeditato e fatto a sangue freddo;

qualcun altro porter in se la colpa

daver sedotto una fanciulla vergine

con la falsa promessa di sposarla;

altri vorr profittar della guerra

per farne personale paravento

dopo avere, con frodi e ladrocinii,

ferito il dolce seno della pace.

A questi potr forse riuscire,

facendo tanto da sfuggire agli uomini,

di sfuggire al rigore della legge

e ad un giusto castigo sulla terra;

ma non avranno ali per volare

lontan da Dio: la guerra il Suo castigo

e lo strumento della Sua vendetta.

cos che qui uomini

chhanno violato le leggi del re

nella guerra del re trovan la pena

che li punisce dei loro delitti;

talch quando temevano la morte

son riusciti a scampare la vita,

e quando si credettero al sicuro

venne per loro lora della morte;

e se muoiono allora impreparati,

non si pu imputare certo al re

la colpa della loro dannazione

pi di quanto fossegli responsabile

delle empiet di cui ciascun di loro

si trova ora a render conto a Dio.

Lobbedienza del suddito del re;

ma lanima del suddito del suddito.

Perci il soldato che si trova in guerra

dovrebbe fare quel che fa di regola

linfermo nel suo letto:

lavarsi la coscienza dogni macchia;

perch cos se muore,

la morte gli sar di beneficio;

se non muore, avr bene impiegato

il tempo consumato a prepararsi:

e non sarebbe peccato pensare

che in chi riesca a scampare la vita

Dio stesso abbia voluto, come premio

di quella sua spontanea contrizione,

chegli sopravvivesse alla battaglia

a testimone della Sua grandezza

e ad esempio di come prepararsi

allora della morte.

 

WILLIAMS -                         certo che chi muore nel peccato

il peccato ricade su di lui.

Perch dovrebbe risponderne il re?

 

BATES -                                Ah, io, per me, non lo vorrei davvero;

anche se son fermamente deciso

a battermi per lui fino alla morte.

 

ENRICO -                              Lho sentito io stesso il re affermare

che mai vorrebbe esser riscattato.

 

WILLIAMS -                         Gi, lui dice cos

per far che combattiamo di buon cuore;

ma quando avremo la gola tagliata,

sia egli riscattato, o non lo sia,

a noi non ne verr nessun vantaggio.

 

ENRICO -                              Sio viva tanto da vedere questo,

non avr fede pi alla sua parola.

 

WILLIAMS -                         Che grande dispiacere gli avrai dato!

Per un monarca la sdegnata collera

dun poveraccio come lo scoppietto

dun fucile di legno di sambuco.

come se tu avessi la pretesa

di trasformare il sole in un ghiacciaio

sventolando una penna di pavone.

Non avr fede pi alla sua parola

Non diciamo scemenze!

 

ENRICO -                              Il tuo sarcasmo un po troppo pesante,

mi pare, e se il momento fosse adatto

ti farei ben sentire la mia collera.

 

WILLIAMS -                         Rimandiamola a dopo, tra di noi,

allora, se riesci a sopravvivere.

 

ENRICO -                              Intesi.

 

WILLIAMS -                                     Come faccio a riconoscerti?

 

ENRICO -                              Dammi un tuo qualsivoglia contrassegno,

ed io lo porter sul mio cappello:

se vedendolo tu avrai il coraggio

di riconoscerlo e rivendicarlo

per tuo, sar motivo alla mia lite.

 

WILLIAMS -                         Toh, il mio guanto. Dammi il tuo.

 

ENRICO -                                                                                    Eccolo.

 

(Si scambiano i guanti)

 

WILLIAMS -                         Anchio lo porter sul mio cappello.

Se tu dopodomani vieni e dici:

Quel guanto mio, io su questa mano

ti giuro che ti mollo un ceffone sullorecchio.

 

ENRICO -                              Ed io, se vivo e te lo vedo in testa,

verr a richiederlo a brutto muso.

 

WILLIAMS -                         come se ti andassi ad impiccare.

 

ENRICO -                              Bene, io lo far, ti garantisco,

stessi tu pure in compagnia del re.

 

WILLIAMS -                         Bada a tenere la parola. Addio.

 

BATES -                                Evvia, non leticate, sciocchi Inglesi,

siate amici, perbacco!

Ne abbiamo gi abbastanza coi Francesi,

fra poco qui, se sapete contare.(102)

 

ENRICO -                              Proprio cos. I Francesi

posson puntare venti contro una

le lor corone, che ci batteranno,

tanto loro le portan sulle spalle

le corone;(103) ma non cՏ fellonia

da parte inglese a dare una tosata,(104)

alle loro corone, e domattina

il tosatore sar il re in persona.

 

(Escono i tre soldati)

 

Sulle spalle del re! Le loro vite,

le loro anime, i loro debiti,

lansia delle lor mogli, i loro figli,

i lor peccati, tutto addosso al re

lenorme peso. A noi reggere il tutto!

O dura condizione,

partorita gemella alla grandezza,

esposta al fiato di qualunque sciocco

ansioso solo delle sue miserie!

Di quale immensa variet di gioie

deve privarsi il cuore dun sovrano,

e che invece il comune cittadino

pu godere a completo suo talento!

E che coshanno di pi i re, alla fine,

che non abbia anche luomo della strada,

salvo la pompa, la pompa regale?

E che cosa sei tu, pompa regale,

idolo vano? Che specie di dio

sei tu, se soffri pi pene mortali

dei tuoi adoratori? Quali rendite

provengono da te, quali profitti?

Mostrami dunque quanto vali, o pompa!

Che spirito si cela nel tuo culto?

Sei tu forse qualcosa di diverso

da un grado, un rango, una forma esteriore

da incutere timore e soggezione,

se, pur tanto temuta e riverita,

ti senti di gran lunga men felice

di quanti vivono nel tuo timore?

Di che cosa tabbeveri, assai spesso,

se non di velenosa adulazione,

in luogo dun omaggio dolce e schietto?

O tu, grandezza, prova ad ammalarti,

e poi chiedi alla pompa di guarirti.

Credi davvero che possa sparire

dal tuo corpo lardore della febbre

coi titoli che soffia su di te

la bassa piaggeria? O che il tuo male

possa cedere il passo ai grandi inchini

ed alle ipocrite genuflessioni?

Tu puoi ben comandare, a tuo talento,

al ginocchio piegato dun mendico,

ma puoi disporre della sua salute?

No, tu, orgoglioso sogno,

che cos sottilmente sai giocare

con la pace dun re, tu non lo puoi:

son io quel re che ha scoperto i tuoi trucchi,

e sa benissimo che unzione e scettro,

e globo, e mazza e corona imperiale,

e manto doro e perle arabescato,

e titoli infarciti, e tutto il resto

che fa da battistrada ad un sovrano,

e il trono stesso su cui egli assiso,

e londa dello sfarzo, il cui riflusso

percuote gli alti liti della terra,

niente di tutto ci, pompa sfarzosa,

niente di tutto ci, posto a giacere

sotto ricco e maestoso baldacchino,

potr mai propiziare al re quel sonno

chՏ ristoro al pi umile dei servi

che con la mente sgombra e a pancia piena

solo imbottita di stentato pane

si stenda a riposarsi su un giaciglio;

lorrida notte, figlia dellinferno,

egli cos non vede;

come un lacch ha sudato tutto il giorno,

sotto locchio di Febo(105); ma la notte

la trascorre dormendo nellEliso;(106)

e lindomani, appena dopo lalba,

si leva e d una mano ad Iperione

per aiutarlo a montare sul carro;(107)

e segue cos il volgere dellanno

in proficuo lavoro fino a morte;

e se non fosse che gli manca il fasto,

questo povero diavolo

che trascina nella fatica i giorni

e nel sonno benefico le notti

pu dire dessere, rispetto al re,

un essere privilegiato. Il servo,

membro di una tranquilla societ,

si gode questa in pace

e la rozza sua mente afferra a stento

quali veglie possa costare al re

conservar quella pace le cui ore

il contadino mette a gran profitto.

 

Entra ERPINGHAM

 

ERPINGHAM -                     Signore, i vostri nobili,

sono allarmati per la vostra assenza,

e vi cercan pel campo dappertutto.

 

ENRICO -                              Mio caro e venerando cavaliere,

radunateli tutti alla mia tenda.

Mi troveranno l.

 

ERPINGHAM -                                                 Va bene, sire.

 

(Esce Erpingham)

 

ENRICO -                              O Dio delle battaglie,

tempra dacciaio il cuore del miei uomini,

che di loro non simpossessi il pnico;

togli a ciascuno il senso di contare,

se sia il numero degli avversari

a scoraggiarli. Non oggi, o Signore,

non pensare, Signore, proprio oggi

alla colpa commessa da mio padre

nel conquistar di forza la corona!(108)

Al corpo di Riccardo

ho dato nuova e degna sepoltura

e vi ho versato pi contrite lacrime

chegli gocce di sangue dal suo corpo.

Mantengo ogni anno cinquecento poveri

che innalzan tutti insieme verso il cielo

due volte al giorno le lor braccia scarne

ad impetrar perdono per quel sangue.

Ho fatto edificare due cappelle

dove i gravi e solenni sacerdoti

intonano preghiere di continuo

per la sua anima; e mi propongo

di fare per Riccardo ancor di pi,

anche se tutto quel che posso fare

a nulla valga, se la mia coscienza

insoddisfatta implora ancora e sempre

il tuo perdono

 

Entra GLOUCESTER

 

GLOUCESTER -                                               Sire!

 

ENRICO -                              la voce di Gloucester, mio fratello.

(Forte)

S, fratello, so gi che vieni a dirmi:

il giorno, i miei amici e tutto il resto

attendon solo me. Vengo con te.

 

(Escono)

 


SCENA II - Il campo francese. Giorno.

 

Entrano il DELFINO, ORLEANS, RAMBOURES e altri

 

ORLEANS -                          Il sole indora le nostre armature.

Signori in marcia!

 

DELFINO -                                                          Montez cheval!(109)

Il mio cavallo! Valletto! Lacch!

 

ORLEANS -                          O coraggioso spirito!

 

DELFINO -                            Avanti, dunque! Les eaux et la terre!(110)

 

ORLEANS -                          Rien puis? Lair et le feu!(111)

 

DELFINO -                            Le Ciel, cugino Orlans!(112)

 

Entra il CONNESTABILE

 

Oh, signor Connestabile!

 

CONNESTABILE -               Sentite come ansiosi della mischia

alto nitriscono i nostri destrieri!

 

DELFINO -                            Montate loro in sella,

e speronate a sangue i loro fianchi,

che il loro sangue caldo

vada a schizzar negli occhi degli Inglesi

e ne smorzi linutile baldanza.

 

RAMBOURES -                    Che! Li volete far piangere lacrime

di sangue di cavallo?

Come faremo poi a riconoscere

le vere lacrime dai loro occhi?

 

Entra un MESSO

 

MESSO -                               Cavalieri di Francia,

gli Inglesi sono schierati in battaglia!

 

CONNESTABILE -               Presto, presto, a cavallo! Baldi principi,

mostratevi soltanto da lontano

a quella banda di morti di fame,

e la vostra smagliante apparizione

risucchier dai loro corpi lanima

riducendoli a valve e gusci duomini!

Qui ci sono pi braccia che lavoro

per tutti noi,(113) e troppo scarso sangue

quello delle lor vene malate

per macchiare le spade

di tutti i nostri gagliardi Francesi,

che dovranno perci rinfoderarle

asciutte per mancanza di bersaglio.

Baster il vento del nostro coraggio

per mandarli per aria tutti quanti.

sicuro, signori, garantito

al di l dogni avversa congettura,

che basterebbe a ripulire il campo

da un nemico cos insignificante,

limpiego del superfluo dei servi

e quello sciame di contadinume

che viene solo a metter confusione

attorno ai nostri schierati in battaglia,

e noi, ai piedi di quella montagna,

immobili a goderci lo spettacolo;

ma il nostro onore non ce lo consente.

Che ho da dire di pi? Un leggero sforzo,

leggerissimo ancora, e tutto fatto.

Diano le trombe il segnale dattacco

e il buttasella, e al sol nostro apparire

sar s sbigottito il campo inglese

che gi li vedo inginocchiati a terra

terrorizzati e consegnarsi a noi.

 

Entra GRANDPR

 

GRANDPR -                       Che aspettate, miei nobili di Francia?

Laggi quelle carogne disolani

che non sperano pi salvare lossa,

fanno sul campo un misero spettacolo

alla luce dellalba: i lor stendardi

laceri e flosci pendono dalle aste

timidamente, e il nostro venticello

li scuote come per farsene beffa.

Sembra come se nelle loro

sbrindellate e straccione fila il grande Marte

abbia fatto davvero bancarotta,

e che vada sbirciando, tremebondo,

dalle occhiaie dun elmo arrugginito;

fissi ed immobili, i lor cavalieri

stanno l come tanti candelabri,

brandendo le lor picche come ceri;

i lor cavalli, smunti, a testa bassa,

han la pelle ed i fianchi a penzoloni,

sgocciola il muco dai loro occhi spenti

e il morso, nelle loro froge esangui,

insudiciato derba ruminata

se ne sta fermo, immobile.

Nel cielo i corvi, loschi giustizieri,(114)

volteggiano impazienti in larghe ruote,

aspettando che giunga il lor momento.

In conclusione, non ci son parole

a descriver la vita inanimata

che sembra trasparir da questo esercito.

 

CONNESTABILE -               Avran gi detto le loro preghiere,

ed aspettano solo di morire.

 

DELFINO -                            Dobbiamo forse, prima di attaccarli,

mandar loro del cibo,

e della biada pei i lor cavalli,

e rivestirli con freschi vestiti?

 

CONNESTABILE -               Io sto solo aspettando il mio vessillo.

Ma non importa. Avanti, avanti in campo!

Me lo far prestar da un trombettiere

per tagliare ogni indugio. Su, muoviamoci!

Il sole alto, e qui si perde tempo.

 

(Escono)
SCENA III - Il campo inglese

 

Entrano GLOUCESTER, BEDFORD, EXETER, ERPINGHAM,

SALISBURY, WESTMORELAND con soldati

 

GLOUCESTER -                   Il re dovՏ?

 

BEDFORD -                                               uscito cavalcando

a scrutar di persona il loro numero.

 

WESTMORELAND -           Saran sessantamila.

 

EXETER -                                                               Cinque a uno

con noi e inoltre tutte truppe fresche.

 

SALISBURY -                      Per noi colpisca Iddio, con il suo braccio:

la sproporzione veramente enorme.

E dunque, principi, sia Dio con voi!

Io raggiungo il mio posto di comando.

Se non dovessimo pi rivederci,

prima di rincontrarci in cielo, Bedford,

mio nobilissimo signore, e voi,

carissimo lord Gloucester, e voi, Exeter,

mio buon signore e nobile congiunto,

e voi tutti, miei combattenti, addio!

 

BEDFORD -                          Addio, nobile Salisbury, addio!

E taccompagni la buona fortuna.

 

EXETER -                              Addio, nobile Salisbury!

E combatti da prode ma che dico,

ti faccio torto ad esortarti a tanto,

giacch so bene come sei impastato

della pi dura tempra del valore.

 

BEDFORD -                          Del valore e della cavalleria,

principe in ambedue queste virt!

 

Entra RE ENRICO

 

WESTMORELAND -           Oh, aver oggi qui, non dico tanto,

un diecimila in pi, tra tutti quelli

che son rimasti in ozio in Inghilterra!

 

ENRICO -                              Chi che formula un tal desiderio?

Sei tu, cugino Westmoreland?(115)

No, mio caro cugino, niente affatto!

Se noi siamo segnati per la morte,

qui siamo gi abbastanza

perch si possa dir che siamo stati

una perdita grave per la patria;

se poi siamo segnati per la vita,

quanti meno saremo,

tanta maggiore gloria per ciascuno.

Perci ti prego, per lamor di Dio,

non augurarti un sol uomo di pi.

Io, per Giove, non son bramoso doro,

n mi son mai curato di sapere

quanti sono che campano a mie spese,

n mha giammai procurato fastidio

saltri si sia vestito dei miei panni:

queste esteriorit non hanno posto

tra la cose che il cuore mio desidera.

Ma se peccato aver sete di gloria,

io sono lanima pi peccatrice

di quante vivono su questa terra.

No, cugino, che non ti venga in animo

il desiderio dun sol uomo in pi

dallInghilterra. Ma, pace di Dio!,

neanche a costo di dannarmi lanima(116)

mi sentirei disposto a rinunciare

sia pure ad un millesimo di gloria

chio ritenessi di dover spartire

con un sol uomo in pi di quanti siamo!

Per favore, non lo desiderare.

Anzi, sai che ti dico, caro Westmoreland?

Va a proclamare per tutti i reparti

che se ci sia qualcuno in mezzo a loro

che non si senta di prendere parte

a questo scontro, se ne vada a casa:

ricever il suo bel lasciapassare

e gli saranno messe nella borsa

le corone pel viaggio di ritorno.

Non vogliamo morire con nessuno

chabbia paura di morir con noi.

Da noi in Inghilterra questo giorno

la festa di Santo Crispiniano;(117)chi a questo giorno sopravviver

ed avr la fortuna dinvecchiare,

ogni anno, alla vigilia della festa,

raduner i vicini intorno a s:

Domani San Crispino e Crispiniano,

dir e, rimboccandosi le maniche

ed esibendo le sue cicatrici,

Queste son le ferite

che ho toccate nel d di San Crispino.

I vecchi sono facili alloblio,

ma lui avr obliato tutto il resto,

non per la memoria di quel giorno,

anzi infiorando un poco quel ricordo

per quel che ha fatto lui personalmente.

E allora i nostri nomi, alle sue labbra

gi stati famigliari - Enrico Re,

e Bedford, Warwick, Talbot, Gloucester, Exeter,

e Salisbury - gli ritorneranno

vivi alla mente tra i boccali colmi,

e il bravuomo tramander a suo figlio

questa nostra vicenda;

ed i Santi Crispino e Crispiniano,

da questo giorno alla fine del mondo

non passeranno pi la loro festa

senza che insieme a loro

non sabbia a ricordarsi anche di noi;

di questi noi felicemente pochi,

di questa nostra banda di fratelli:

perch chi oggi verser il suo sangue

sar per me per sempre mio fratello

e, per quanto sia umile di nascita,

questo giorno lo nobiliter;

e quei nobili che in Inghilterra

ora dormon ancor nei loro letti,

si dovran reputare sfortunati

per non essere stati qui questoggi,

e si dovran sentire sminuiti

perfino nella essenza duomini

quando si troveranno ad ascoltare

alcuno chabbia con noi combattuto

il d di San Crispino.

 

Rientra SALISBURY di corsa

 

SALISBURY -                                                       Mio sovrano,

sbrigatevi; i Francesi sono in campo

perfettamente schierati in battaglia

e fanno mossa di attaccarci subito.

 

ENRICO -                              Qui tutto pronto, se son pronti i cuori.

 

WESTMORELAND -           E morte colga a chi si tira indietro!

 

ENRICO -                              Allora non desideri, cugino,

nessun aiuto pi dallInghilterra?

 

WESTMORELAND -           Oh, sire, giuraddio,

vorrei che questa regale battaglia

potessimo combatterla noi due,

da soli voi ed io, senzaltri aiuti.

 

ENRICO -                              Eh, ma allora, cos, cugino Westmoreland,

tu non desideri nemmeno pi

i nostri cinquemila che son qui;

il quale desiderio, in verit,

mi piace ancor di pi del tuo di prima

daverne anche sol uno in sovrappi

Ai vostri posti! E che Dio sia con voi!

 

Tromba. Entra MONTJOIE

 

MONTJOIE -                         Enrico Re, io son di nuovo qui

per sapere se sei meglio disposto

ora a trattare per il tuo riscatto,

prima della sicura tua disfatta;

perch tu sei cos vicino al gorgo

che non potrai non esserne inghiottito.

Inoltre il Connestabile di Francia

in segno di cristiana compassione

ti chiede desortare i tuoi seguaci

a fare contrizione avanti a Dio

dei lor peccati, s che le loro anime

se ne volino in pace e dolcemente

da questi campi dove i loro corpi,

sventurati!, dovran presto soccombere

e rimanere a putrefarsi allaria.

 

ENRICO -                              Da parte di chi vieni questa volta?

 

MONTJOIE -                         Mi manda il Connestabile di Francia.

 

ENRICO -                              Bene, ripeti a lui la mia risposta:

mi finiscano prima,

e si vendano dopo le mie ossa.

Bont di Dio! Perch vogliono l

prendersi gioco fino a questo punto

di noi poveri diavoli?

Dovrebbero sapere che quel tale

che vendette la pelle del leone

avanti che la bestia fosse morta

fu lui stesso a rimetterci la pelle

nel cacciarla.(118)Di tutti nostri corpi

molti avran senza dubbio sepoltura

in patria, e sulle loro tombe l

vivr per sempre in lettere di bronzo

la memoria della lor gesta odierna;

ed anche quelli che dovran lasciare

in Francia le lor valorose ossa,

poich saranno caduti da uomini,

se pur sepolti in vostri letamai

diverranno famosi, perch il sole

anche in quei luoghi li saluter

e lever come un incenso al cielo

il dolce effluvio della loro gloria,

le lor terrene spoglie

lasciando ad ammorbar la vostra aria,

e con il loro fetore

a generare pestilenze in Francia.

Pensa dunque alla grande esuberanza

del valore di questi nostri inglesi

i quali, pur da morti,

come un proiettile in contraccolpo,

saranno stati ancor per voi Francesi

una seconda causa di sciagure,

facendo strage, pur decomponendosi.

E lascia chio ti parli con orgoglio

per una volta: di al tuo Connestabile

che qui dal primo allultimo noi siamo tutti

combattenti da giorno di lavoro:

addosso a noi le belle dorature,

i bei colori son tutti insozzati

dalle spossanti massacranti marce

sotto la pioggia per i vostri campi.

Non cՏ una piuma in tutto il nostro esercito:

- buon segno, per voi, spero,

che non siamo apprestati a volar via -

e il tempo ci ha costretti a trascurare

tutto quel chՏ esteriore; ma allinterno,

ma i nostri cuori, per la Santa Messa,

son in bellordine, pronti a salpare,(119)

e questi sbrindellati miei soldati

mi fan sapere che prima di notte

o saranno in pi freschi e nuovi abiti,

o avranno sfilato dalla testa

dei soldati francesi

le loro fresche e vistose monture,

lasciandoli cos fuori servizio.(120)

Se questo essi faranno,

e ci riusciranno, a Dio piacendo,

il mio riscatto sar ben pagato.

Dunque, araldo, risparmiati il disturbo

di ritornare a chiedermi il riscatto,

cortese araldo: non ne avranno alcuno,

se non queste mie ossa, te lo giuro.

E puoi anche informare il Connestabile

che le mie ossa, se pure le avranno,

nello stato in cui io le lascer

ne ritrarranno ben scarso guadagno.

 

MONTJOIE -                         Riferir, Re Enrico.

E cos addio, non sentirai pi araldi.

 

ENRICO -                              Ho idea per che tornerai da me

ancora per parlarmi di riscatto.

 

Entra il DUCA DI YORK

 

YORK -                                 Sire, molto umilmente ed in ginocchio

chiedo il comando della prima schiera.

 

ENRICO -                              Prendilo, valoroso York, tuo!

Ed ora tutti in marcia, miei soldati.

E Tu, Signore Iddio disponi Tu,

secondo il tuo altissimo volere,

delle fortune di questa giornata!

 

(Escono)

 


SCENA IV - Il campo di battaglia

 

Allarmi ripetuti. Passaggi di soldati. Entrano PISTOLA,

un SOLDATO FRANCESE e il PAGGIO di Falstaff

 

PISTOLA -                            (Al soldato francese)

Figlio dun cane, arrenditi!

 

SOLDATO FR. -                   Je pense que vous tes le gentilhomme de bonne qualit.(121)

 

PISTOLA -                            Cali te, cali me Sei gentiluomo?

Come ti chiami? Di.

 

SOLDATO FR. -                                                    O Seigneur Dieu!(122)

 

PISTOLA -                            Ti chiami O Signordi?

Nome da gentiluomo, questo, certo.

Ascolta, O Signordi, e prendi nota:

tu morirai infilzato, O Signordi,

sulla punta di questo mio schidione,

ammenoch, mio caro OSignordi,

non mi disborsi un cospicuo riscatto.

 

SOLDATO FR. -                   Oh, prenez misricorde! Ayez piti de moi!(123)

 

PISTOLA -                            Un mu non basta, ne voglio quaranta,(124)

o ti sradico per il gargarozzo

le interiora stillanti sangue cremisi.

 

SOLDATO FR. -                   Est-il impossible dՎchapper la force de ton bras?(125)

 

PISTOLA -                            Forse, cagnaccio? Lascivo caprone!

Lo metti pure in forse?(126)

 

SOLDATO FR. -                   Oh, pardonnez-moi!

 

PISTOLA -                                                             Cos mi dici?

CosՏ, una tonnellata di mu?(127)

(Al paggio)

Vieni, ragazzo, tu che sai il francese:

chiedi qual il suo nome a questo schiavo.

 

PAGGIO -                             (Al soldato francese)

Comment tes-vous appl?

 

SOLDATO FR.-                                                                   Monsieur Le Fer.

 

PAGGIO -                             Mi dice di chiamarsi Mastro Fer.

 

PISTOLA -                            Mastro Fer! Bene, allora io lo ferro,

poi lo frusto e dopo lo sbudello.

Diglielo tu in francese tutto questo.

 

PAGGIO -                             In francese non so come si dice

ferrare, fustigare, sbudellare.

 

PISTOLA -                            Digli che si prepari,

perch fra poco gli taglio la gola.

 

SOLDATO FR. -                   (Al paggio)

Que dit-il, monsieur?(128)

 

PAGGIO -                             Il me commande vour dire

que vous faites-vous pret,

car ce soldat est-il dispos

tout cette heure de couper votre gorge.(129)

 

PISTOLA -                            Oui, mi cupper gorge, permafu!,

se non mi di corone, zoticone,

e corone sonanti, e di buon conio;

o ti maciuller con questa spada.

 

SOLDATO FR. -                   Oh, pour lamour de Dieu, je vous supplie

me pardonner! Je suis le gentilhomme

de bonne maison, monsieur: gardez ma vie,

et je vous donnerais deux cent cus.(130)

 

PISTOLA -                            (Al paggio)

Quali parole proffer costui?

 

PAGGIO -                             Che gli salviate la vita, vi prega,

chՏ gentiluomo di nobile nascita

e che pronto a pagar pel suo riscatto

duecento scudi.

 

PISTOLA -                                                         Bene, digli allora

che la mia collera si placher

e che acconsento ai suoi duecento scudi.

 

SOLDATO FR. -                   (Al paggio)

Petit monsieur, que dit-il?(131)

 

PAGGIO -                             Encore quil est contre son jurement

de pardonner aucun prisonnier, nanmoins

pour les cus que vous lui avez promis, il est content

de vous donner la libert, le franchissement.(132)

 

SOLDATO FR. -                   Sur mes gnoux, je vous donne mille remerciements;

et jestime heureux que je suis tomb

entre le mains dun chevalier, je pense,

le plus brave, vaillant et distingu seigneur dAngleterre.(133)

 

PISTOLA -                            (Al paggio)

Esponimi, ragazzo.

 

PAGGIO -                             In ginocchio vi rende mille grazie

e si reputa un uomo fortunato

desser caduto, pensa, nelle mani

di uno dei pi valenti e coraggiosi

e pi degni signori dInghilterra.

 

PISTOLA -                            Poich gli succhio sangue,

avr di lui misericordia.

(Al soldato francese)

Seguimi.

 

PAGGIO -                             (c.s.)

Suivez-vous le grand capitaine.(134)

 

(Escono Pistola e il soldato francese)

 

PAGGIO -                             Mai ho sentito voce s tonante

uscir fuori dal un petto s vacante.

O verit dellantico proverbio:

Vaso vacante pi forte rimbomba!

Quei poveracci di Bardolfo e Nym

avevan dieci volte pi coraggio

di questo roboante satanasso

da palcoscenico dei vecchi tempi,

cui chiunque poteva tagliar lunghie

con una semplice daga di legno;

e tutti e due sono stati impiccati.(135)

E poteva toccare anche a costui,

se almeno avesse avuto, come loro,

il coraggio di qualche furtarello.

Ora devo tornare tra i valletti

a custodir le salmerie del campo

Quale opimo bottino pei Francesi,

se soltanto venissero a sapere

che a guardia son rimasti dei ragazzi!

 

(Esce)

 


SCENA V - Altra parte del campo di battaglia

 

Allarmi. Entrano, in affanno, il CONNESTABILE di Francia, ORLEANS, BORBONE, il DELFINO, RAMBOURES

 

CONNESTABILE -               Oh, diable!(136)

 

ORLEANS -                          Oh, Seigneur, tout est perdu!

Ah, le jour est perdu!(137)

 

BORBONE -                                                               Mort de ma vie!(138)

Tutto, tutto in rovina!

Il disonore e la vergogna eterna

sono assisi ridendosi di noi

sopra le piume dei nostri cimieri.

O mchante fortune! (139) Non fuggite!

 

CONNESTABILE -               Tutte le nostre schiere sono in rotta!

 

DELFINO -                            Vergogna incancellabile! Uccidiamoci!

E sarebbero questi gli straccioni

la cui fine ci siam giocati ai dadi?

 

ORLEANS -                          questo il re cui mandammo un araldo

a chiedergli in anticipo il riscatto?

 

BORBONE -                          Vergogna, eterna vergogna, e nientaltro!

Moriamo almeno con le armi in pugno.

Torniamo ancora una volta allattacco,

e chi non vuol seguire ora Borbone,

che se ne torni a casa,

e si prepari, col cappello in mano,

a stare a guardia, lurido ruffiano,

alluscio della camera da letto

in cui uno di questi miserabili

di non pi nobil razza del mio cane

star stuprando con sozza lascivia

la pi vezzosa delle sue figliole.

 

CONNESTABILE -               Il disordine che ci ha provocato

tanta rovina, ci sia ora amico:

andiamo tutti in massa, un solo mucchio,

a offrir le nostre vite!

 

ORLEANS -                          Siamo ancora abbastanza i vivi in campo

per stringere lInglese in una morsa,

sՏ ancor pensabile di avere un ordine.

 

BORBONE -                          Al diavolo ormai lordine!

Io torno a battermi. Una vita corta

vale assai pi dun disonore lungo.

 

(Escono tutti)

 


SCENA VI - Altra parte del campo di battaglia

 

Allarmi. Entra RE ENRICO con soldati

 

ENRICO -                              Finora, valorosi compatrioti,

ci siamo comportati egregiamente.

Ma la partita non ancora chiusa.

I Francesi tengono ancora il campo.

 

Entra EXETER con altri

 

EXETER -                              Porto a Vostra maest

il saluto del duca Edoardo York.

 

ENRICO -                              Il mio buon zio! vivo?

Tre volte nel trascorrer di questora

lho visto a terra, tre volte rialzarsi,

e combattere, tutto insanguinato

dalla cima dellelmo agli speroni.

 

EXETER -                              E in quellaspetto quel bravo soldato

giace ora al suolo, ad ingrassar la terra;

ed accanto al suo corpo insanguinato,

compagno a lui donore e di ferite,

giace anche il nobile conte di Suffolk.

Questi cadde per primo,

e York, il corpo pieno di ferite,

si porta accanto a lui, che giace a terra

immerso gi nei grumi del suo sangue,

lo prende caramente per la barba,

gli bacia le ferite

che ancor gli versano sangue sul volto,

e grida: Aspettami, cugino Suffolk!

Lanima mia vuol esserti compagna

nel volo verso il cielo. Anima cara,

aspetta che sia pronta anche la mia,

e voleremo insieme a fianco a fianco

gloriosamente, come in questo campo

gloriosamente abbiamo combattuto

insieme, con cavalleresco spirito!

Udito chebbi queste sue parole,

gli andai da presso e presi a confortarlo:

mi sorride, prendendomi la mano,

e, con debole stretta della mia,

cos mi parla: Caro mio signore,

fate sapere voi al mio sovrano

come io labbia servito.

Quindi reclina sul corpo di Suffolk,

gli cinge il collo col braccio ferito,

lo bacia sulle labbra,

e in quella, quasi sposo della morte,

suggella con il sangue un nobilissimo

testamento daffetto. Quella scena

con la toccante sua umanit

fu tale da strapparmi quelle lacrime

che avrei voluto tanto trattenere;

ma non mi ritrovai forza bastante,

e mi sentii salire su per gli occhi

tutta mia madre,(140) e marresi alle lacrime.

 

ENRICO -                              Non te ne biasimo; perch ad udirti

mi sento anchio costretto a patteggiare

coi miei occhi, che sento annuvolarsi,

per impedir che si sciolgano in pioggia.

 

(Allarme)

 

Ascoltate: che nuovo allarme questo?

Devessere il segnale che i Francesi

han rinforzato le disperse file.

Ogni nostro soldato

uccida i prigionieri in suo possesso!

Passate lordine per tutto il campo!

 

(Escono)

 


SCENA VII - Altra parte del campo di battaglia

 

Entrano FLUELLEN e GOWER

 

FLUELLEN -                         Uccitere i racazzi tella cuardia

al teposito del fettofagliamento

contrario alle recole dellarmi!

Il peccior atto di ripalteria,

ecco, fetete, che si possa fare!

Non cos, in coscienza, anche per foi?

 

GOWER -                              Oh, s, certo, e non uno dei ragazzi

scampato alla strage. Questo scempio

devesser opera di quei vigliacchi

chhan disertato il campo di battaglia;

e per di pi hanno appiccato il fuoco

alla tenda del re,

portando via tutto quello che cera.

E bene ha fatto allora il nostro re

ad ordinare che ciascun soldato

tagli la gola al proprio prigioniero.

Ah, davvero gagliardo il nostro re!

 

FLUELLEN -                         Eh, capitano Gower, non per niente

egli nato a Monmouth.(141)

Come chiamate foi quella citt

tove nato Alessantro tetto il Crosso?(142)

 

GOWER -                              Volete dire il Grande.

 

FLUELLEN -                         Perch non lo stesso crosso e crante?

Il crosso, il crante, il possente, limmenso,

il magnanimo, son sempre lo stesso;

sol che la frase ha qualche variazione.

 

GOWER -                              Credo, signore, che Alessandro il Grande

sia nato in Macedonia; il padre suo,

Filippo, lo chiamavano il Macedone,

se ben ricordo.

 

FLUELLEN -                                                 S, la Macedonia

tofe nacque Alessandro, creto proprio;

Ed io fi dico, signor capitano,

che se quardate alle mappe del monto,

scoprirete - lo posso carantire -

confrontando Monmouth e Macedonia,

che la conformazione tale quale:

cՏ un fiume in Macedonia, ed uno a Monmouth;

il fiume di Monmouth si chiama Wye,

il nome di quellaltro lho scortato,

ma fa lo stesso: sono tale quale

come le tita di questa mia mano,

e si pesca il salmone in tutti e due.

Se osserfate la fita di Alessantro,

fi accorcerete che quella di Enrico

la seque proprio pene ta vicino:

ci sono paralleli in ogni cosa.

Alessantro, Tio sa, e foi sapete,

nelle sue collere, nelle sue rappie,

nelle sue furie, sdegni, malumori

e furori, e capricci e intignazioni,

ed anche intossicato un po di mente,

per via, diciamo, della troppa pirra

e telle sue sfuriate, ecco fetete,

uccise Clico, il suo migliore amico.

 

GOWER -                              In questo il nostro re non gli assomiglia,

lui non ha ucciso mai nessun amico.

 

FLUELLEN -                         Capitano, fetete, non sta bene

di togliermi il tiscorso talla bocca

prima che sia compiuto e rifinito.

Io parlo solo in fia di paracone

per tire insomma che come Alessantro

nei fumi tella pirra e telle coppe

uccise Clito, il suo migliore amico,

cos similemente Enrico Monmouth

pene in senno e nel ciusto suo ciudizio,

sՏ liperato di quel cavaliere,

quel pancione cos confio di lazzi,

di puffonate, peffe e canagliate:

ora mi sfugge il nome

 

GOWER -                                                                      Sir John Falstaff?

 

FLUELLEN -                         Appunto. Vassicuro che a Monmouth

nascono uomini in camba.

 

(Squilli di tromba)

 

GOWER -                                                                         Ecco il re.

 

Entrano RE ENRICO, WARWICK, GOUCESTER, EXETER, e altri, con prigionieri francesi

 

ENRICO -                              Dal momento che ho messo piede in Francia

non mai mera successo, fino ad ora,

che alcuno mi facesse andare in collera.

Araldo, prendi con te un trombettiere

e al galoppo raggiungi i cavalieri

che si trovan lass, su quella altura;

se vogliono combattere con noi,

scendano gi, se no, sgombrino il campo.

Ci offendono la vista. E se non vogliono

decidersi a far luna o laltra cosa,

di che ci recheremo noi da loro,

e li faremo schizzar via di l

come sassi da antiche fionde assire.

Che inoltre noi taglieremo la gola

a tutti quelli loro

che teniamo gi nostri prigionieri;

e gli altri che potremo catturare

che non silludano dassaporare

da noi clemenza. Va e di loro questo.

 

Entra MONTJOIE

 

EXETER -                              Ecco laraldo dei Francesi, sire.

 

GLOUCESTER -                   Il suo occhio mi pare pi dimesso

dellaltre volte.

 

ENRICO -                                                        Araldo, che cՏ pi?

Vieni ancora a parlare di riscatto?

Non ti ricordi che pel mio riscatto

ho offerto le mie ossa?

 

MONTJOIE -                                                              No, gran re:

vengo a chiederti un atto di piet:

di darci il tuo permesso

dandar per questo campo insanguinato

a riconoscere i nostri morti

al fine di poterli sotterrare

tenendo accortamente separati

i nobili dagli uomini di truppa:

molti dei nostri principi - oh, sventura! -

giacciono a terra immersi ed affogati

in sangue mercenario; e parimenti

molti dei nostri uomini di plebe

inzuppano le lor rustiche membra

in principesco sangue; e i lor cavalli

feriti vanno sguazzando nel sangue

profondamente, fino ai pasturali,

e van pestando coi ferrati zoccoli

rabbiosamente i lor padroni morti,

che cos sono doppiamente uccisi.

Oh, vogliate, gran re, darci licenza

di perlustrare senza rischio il campo,

e di poter disporre dei lor corpi.

 

ENRICO -                              Araldo, ti confesso, in verit,

chio non so ancora se questa giornata

si possa dire o no vinta da noi,

perch molti dei vostri cavalieri

sono test comparsi, a quanto vedo,

a scorrazzare ancora per il campo.

 

MONTJOIE -                         No, la giornata vostra.

 

ENRICO -                                                                      Lode a Dio,

non alle nostre forze, se cos.

Dimmi, come si chiama quel castello

qui vicino?

 

MONTJOIE -                                           Lo chiamano Azincourt.

 

ENRICO -                              E noi questa battaglia di Azincourt,

chiameremo, battaglia combattuta

nel d di San Crispino e Crispiniano.

 

FLUELLEN -                         Se cos piace a Fostra maest,

il fostro nonno, dillustre memoria,

et il vostro prozio, il crande Etoardo,

chiamato Il Principe Nero di Calles,

seconto quanto ho letto nelle cronache,

compatterrono qui con cran falore,

qui, sul suolo di Francia.

 

ENRICO -                                                                      Infatti, Fluellen.

 

FLUELLEN -                         Fostra maest lha detto molto pene,

se la Fostra maest se ne rammenta:

i Gallesi riuscirono vincenti

in un frutteto coltivato a porri,

e perci sappiccarono quei porri

in cima ai lor cappelli di Monmouth;

talch da allora il porro, pei Gallesi,

come Fostra maest sa molto pene,

divenne un onorato distintivo

del servizio prestato da soldato;

e son sicuro che Fostra maest

non si fa scorno di portare il porro

il ciorno della festa di San Tavite.

 

ENRICO -                              Lo porto infatti anchio,

a ricordo di quel glorioso evento,

ch sono anchio gallese,

come sapete, caro compaesano.

 

FLUELLEN -                         Eh se lo so! Tutta lacqua del Wye,

vi posso assicurare,

non saprebbe lavare il vostro corpo

del suo sangue gallese, Dio lassista

e lo preservi fino a quando piaccia

alla Sua Grazia ed alla Maest vostra.

 

ENRICO -                              Ti ringrazio, mio buon compatriota.

 

FLUELLEN -                         Eh, s, per Crisste, se lo son daffero

compatriota di Fostra maest!

E non mimporta che si sappia in ciro,

e anzi lo dir al monto intero

io stesso che non ho ta vercognarmi

tella Maest fostra, crazie a Dio,

almeno fino a quando Fostra Crazia

si manterr specchiato calantuomo.

 

ENRICO -                              Tale Dio mi conservi, caro Fluellen.

(Indicando Montjoie)

I nostri araldi vadano con lui,

e mi riportino notizia esatta

sul numero del morti, nostri e loro.

 

(Esce Montjoie con gli araldi)

 

Sul fondo appare il soldato WILLIAMS

 

Chiamatemi ora quel tipo laggi.

 

EXETER -                              (Avvicinandosi a Williams)

Soldato, devi presentarti al re.

 

ENRICO -                              (A Williams che si avvicinato)

Perch porti quel guanto sul cappello?

 

WILLIAMS -                         Col permesso di Vostra maest,

questo il pegno di sfida

di uno con il quale dovrei battermi,

se ancora in vita.

 

ENRICO -                                                             Un Inglese?

 

WILLIAMS -                                                                             Un cialtrone,

col permesso di Vostra maest,

che stanotte si dava, in faccia a me,

tante arie da spaccone;

e se porta il mio guanto sul cappello,

come da buon soldato mha giurato

di metter ben in mostra, se viveva,

ho giurato di farglielo saltare

a suon di sganassoni.

 

ENRICO -                              Che ne pensate, capitano Fluellen?

Questo soldato agisce rettamente

a tener fede al proprio giuramento?

 

FLUELLEN -                         Eh, in coscienza, se lui non lo facesse,

me lo consenta Fostra maest,

sarebbe un cran figliacco faraputto.

 

ENRICO -                              Pu darsi tuttavia che il suo avversario

sia persona di troppo alto lignaggio

per mettersi a competere con lui.

 

FLUELLEN -                         Fosse pure un eletto centiluomo

nopile quanto il tiafolo Lucifero,

o perfino lo stesso Pelzeb,

necessario, tico a Fostra crazia,

che mantenca promessa e ciuramento:

se tovesse mancare di parola,

la sua reputazione, ecco, fetete,

sarebbe del pi vile e scellerato

furfante chabbia calpestato mai

con la sua nera scarpa questa terra,

questo suolo di Dio, ecco, in coscienza.

 

ENRICO -                              (A Williams)

Allora, amico, se incontri quel tale,

mantieni la parola.

 

WILLIAMS -                                                        E lo far,

sire, per quanto vero che son vivo.

 

ENRICO -                              Chi il tuo comandante?

 

WILLIAMS -                         Il capitano Gower, mio sovrano.

 

FLUELLEN -                         Gower un eccellente comantante,

ed persona di molto istruita,

litteratissima in fatto di cuerra.

 

ENRICO -                              Va, digli di venir da me, soldato.

 

WILLIAMS -                         S, mio sovrano.

 

(Esce)

 

ENRICO -                                                          Ascolta, adesso, Fluellen:

porta tu questo segno in vece mia,

bene in mostra, appuntato sul cappello.

Quando Alenon ed io

ci siam trovati a combattere a terra,

gli ho strappato dallelmo questo guanto.

Se qualcuno te lo reclamer

vorr dire chՏ amico di Alenon,

perci nemico nostro personale;

se mai ti capitasse dincontrarlo,

arrestalo, se mi vuoi bene, Fluellen.

 

(Gli consegna il guanto, che quello si fissa sul cappello)

 

FLUELLEN -                         Fostra crazia mi fa il pi crande onore

che pu tesiterare il cuor dun suddito;

forrei feterlo un uomo su tue campe

che cuarda questo cuanto, non tico altro.

Forrei proprio veterlo; e foglia Iddio,

nella sua crazia, che possa incontrarlo.

 

ENRICO -                              Conosci Gower?

 

FLUELLEN -                                                     un mio caro amico,

se non dispiace a Fostra maest.

 

ENRICO -                              Vallo a cercare, e portalo, ti prego,

alla mia tenda.

 

FLUELLEN -                                                 Subito, signore.

 

(Esce)

 

ENRICO -                              Warwick, signore, e voi, fratello Gloucester,

andate, state dietro a questo Fluellen,

perch quel guanto che test gli ho dato

pu procurargli un ceffone allorecchio.

Esso appartiene a quel soldato Williams

e, secondo limpegno da me preso,

dovrei portarlo io stesso sul cappello.

Seguitelo, mio buon cugino Warwick:

se quel soldato dovesse percuoterlo

- e, a giudicare dai suoi modi spicci,

manterr certamente la promessa -,

ne potrebbe scoppiar qualche fattaccio:

conosco Fluellen, un uomo di fegato,

e, se simbestialisce, prende fuoco

pi presto della polvere da sparo,

e ritorce di subito loffesa.

Stategli dietro, dunque, e state attenti

che non si faccian male loro due.

Voi, zio Exeter, venite con me.

 

(Escono)

 


SCENA VIII - Davanti alla tenda di re Enrico

 

Entrano GOWER e WILLIAMS, poi FLUELLEN

 

WILLIAMS -                         Vi garantisco, signor capitano,

vi convoca per farvi cavaliere.

 

Entra FLUELLEN

 

FLUELLEN -                         Capitano, per folont ti Tio,

e con Suo peneplacito, vi preco

fenite subito con me dal re;

cՏ qualcosa di puono forse l

per voi, pi che possiate mai sognare.

 

WILLIAMS -                         (A Fluellen, vedendogli il guanto sul cappello

e mostrandogli il suo)

Signore, conoscete questo guanto?

 

FLUELLEN -                         Se conosco quel guanto Che tomanta!

Io so che un guanto un guanto, e basta l.

 

WILLIAMS -                         Io quello vostro invece lo conosco.

mio, e lo reclamo. Ecco, cos.

 

(Gli allenta un ceffone sullorecchio)

 

FLUELLEN -                         Sanquetiddio! Figliacco tratitore

come non se ne trova in tutto il mondo

universale, o in Francia o in Inghilterra!

 

GOWER -                              Che succede, signore?

(A Williams)

Ehi, tu, furfante!

 

WILLIAMS -                         Credete chio mi voglia far spergiuro?

 

FLUELLEN -                         State da parte, capitano Gower:

ci penso io a tar quel che gli spetta

al tratimento, a base di schiaffoni.

 

WILLIAMS -                         Traditore non sono.

 

FLUELLEN -                         E buciardo! Tu menti per la cola.

(A Gower)

In nome di Sua maest, arrestatelo:

un amico del duca di Alenon.

 

Entrano WARWICK e GLOUCESTER

 

WARWICK -                         Ehi, che succede qui? Di che si litiga?

 

FLUELLEN -                         Mio signore di Warwick, lote a Tio,

ecco scoperto qua, fenuto in luce

il pi pestilenziale tradimento,

in tanta luce, dico, ecco, fetete,

quanta possiate mai tesiterare

in piena estate Ma ecco Sua Crazia.

 

Entra RE ENRICO con EXETER

 

ENRICO -                              Ehi, che succede qui?

 

FLUELLEN -                         Sire, questo un furfante tratitore

che ha colpito, fetete, maest,

il guanto che ha strappato Fostra crazia

dallelmo di Alenon.

 

WILLIAMS -                                                            Quel guanto mio,

mio sovrano, e questo il suo compagno.

E quello con il quale lho scambiato

promise di portarlo sul cappello,

ed io a promisi a lui, a giuramento,

di schiaffeggiarlo se lavesse fatto.

Ora ho visto costui

che portava il mio guanto sul cappello

e ho tenuto fede alla parola.

 

FLUELLEN -                         Ecco, afete sentito, Fostra crazia,

col tofuto rispetto a Fostra crazia,

che razza di furfante canagliesco

pezzente e pitocchioso questo qui?

Creto che Fostra crazia

mi far fete e buona attestazione,

e insomma che vorr certificare

che questo proprio il guanto di Alenon

datomi poco fa ta Fostra crazia:

fero o no, sulla fostra coscienza?

 

ENRICO -                              Soldato Williams, dammi qua il tuo guanto;

ecco, lo vedo, il suo compagno questo.

Ed io sono quel tale

cui promessa facesti di suonargliele,

con laggiunta delle pi basse ingiurie.

 

FLUELLEN -                         Piaccia a Fostra maest

che ne tebba risponter col suo collo,

se fero che nel monto esiste ancora

una legge marziale.

 

ENRICO -                              (A Williams)

Come vuoi riparare ora con me?

 

WILLIAMS -                         Le offese, sire, vengono dal cuore,

e nessuna dal mio nՏ mai venuta

che potesse toccare Vostra grazia.

 

ENRICO -                              Ma loffesa da te lho ricevuta.

 

WILLIAMS -                         Vostra maest non mi si offr alla vista

come mio re; mi siete apparso innanzi

come un comune soldato di truppa,

il vostro arnese, il vostro portamento,

testimone la notte, erano tali;

e tutto ci che, sotto quellaspetto,

vostra maest ha potuto subire,

non a mia colpa prego dimputarlo,

ma alla vostra; giacch se foste stato

la persona chio ho creduto foste,

offesa al re non cera.

Vi supplico perci di perdonarmi.

 

ENRICO -                              Venite qua, Zio Exeter,

riempite di corone questo guanto

e passatelo a questo giovanotto.

Tienlo, amico, ed appuntalo al cappello

come un segno donore,

finch non sia io stesso a reclamarlo.

Dategli le corone, zio Exeter,

e voi, capitan Fluellen,

dovete nuovamente essergli amico.

 

FLUELLEN -                         Per la luce del ciorno, il ciofanotto

ha fecato appastanza. Tieni, amico,

ci acciunco uno scellino da mia parte:

ti raccomando di serfire Iddio,

di tenerti alla larca da paruffe,

querele, tiscussioni, pattipecchi,

chiacchiericci, bisticci e fia dicendo;

sar meglio per te, lo carantisco.

 

WILLIAMS -                         Dei soldi vostri non ne vo sapere.

 

FLUELLEN -                         Ma te li to con tutta convinzione!

Ti potranno servire, posso dirtelo,

per farti risuolare quelle scarpe.

Antiamo, perch fare il fergognoso?

Le tue scarpe non sono tanto puone,

e il mio scellino puono, carantito;

se per te non puono, te lo cambio.

 

Entra un ARALDO INGLESE

 

ENRICO -                              Ebbene, araldo, i morti son contati?

 

ARALDO -                            (Inginocchiandosi e consegnandogli un foglio)

Questo lelenco dei Francesi uccisi.

 

ENRICO -                              (A Exeter)

Che prigionieri di nobile rango

abbiamo fatto, zio?

 

EXETER -                              Il nipote del re, Carlo dOrlans,

Giovanni di Borbone, Bouciqualt,

e pi di altri millecinquecento

fra nobili, baroni e cavalieri

e scudieri, oltre agli uomini di truppa.

 

ENRICO -                              Questo foglio mi dice che sul campo

diecimila Francesi sono uccisi,

e fra essi son centoventisei

i principi ed i nobili dinsegna;(143)

ai quali vanno aggiunti cavalieri,

scudieri ed altri prodi gentiluomini,

in totale ottomilaquattrocento,

cinquecento dei quali solo ieri

erano stato fatti cavalieri:

sicch dei diecimila che han perduti,

i mercenari son milleseicento,

il resto sono principi, baroni,

cavalieri, scudieri e nobiluomini.

Ecco i nomi di alcuni dei lor nobili

caduti in campo: Carlo Delabret,

Supremo Connestabile di Francia;

Giacomo Chatillon, grande ammiraglio;

Ramboures, il comandante degli arcieri;

il valoroso Guicciardo Dauphin,

gran maestro di Francia;

ed ancora Giovanni dAlenon;

Antonio di Brabante,

il fratello del duca di Borgogna,

il duca Edoardo di Bar; e fra i conti,

Granpr, Roussi, Foy e Faulconbridge,

Beaumont, Varle, Lestrale, Vaudemont:

che regale brigata della morte!

DovՏ lelenco dei caduti inglesi?

(Laraldo gli porge un altro foglio)

(Leggendo)

Edoardo York, il conte di Suffolk,

sir Richard Ketly, David Gam scudiero

Nessun altro di nobile casato:

in tutto venticinque O grande Iddio,

il tuo braccio davvero era con noi!

E soltanto al tuo braccio, non a noi,

dobbiamo attribuire tutto questo.

Quando mai nella storia sՏ saputo

che in un unico scontro, combattuto

in leale conflitto e senza astuzie,

vi sia stata s grande sproporzione

nelle perdite fra gli opposti eserciti?

O Dio, prendine tu tutto lonore,

perch soltanto tua la vittoria!

 

EXETER -                              Prodigioso!

 

ENRICO -                                                   Su, avanti, ora, in corteo

tutti al villaggio! E si proclami ai nostri

che chiunque sia colto a menar vanto

di questo giorno, sottraendo a Dio

il merito che a Lui solo appartiene,

sar punito a pena capitale.

 

FLUELLEN -                         Con licenza, maest, sar legittimo

almeno tire quanti sono uccisi?

 

ENRICO -                              S, certo, capitano,

sempre per col riconoscimento

che Dio ha combattuto al nostro fianco.

 

FLUELLEN -                         S, in coscienza, ci ha dato crante mano.

 

ENRICO -                              Andiamo a celebrare i sacri riti.

Sintonino il Non nobis e il Te Deum;(144)

si dia pietosa sepoltura ai morti;

dopo di che, a Calais per lInghilterra,

dove non approdaron mai da Francia

uomini pi contenti.

 

(Escono tutti)

 


ATTO QUINTO

 

Entra il CORO

 

CORO -                                  Quelli che mai studiarono la storia

concedano ora a me di suggerirgliela;

quelli che la conoscono

son pregati daccogliere umilmente

ogni scusa se noi, riguardo al tempo,

al numero ed al corso degli eventi

non possiamo rappresentarli qui

nella precisa e grande lor realt.

Ora accompagneremo il re a Calais;

anzi, facciam che gi vi sia giunto,

e, dopo averlo visto,

seguitelo, sullali del pensiero,

sul mare: ecco, gi una palizzata

fitta duomini, donne e di fanciulli,

cinge la costa inglese; le lor grida

e il fragore dei loro battimani

coprono il cupo fragore dellonda

sospinta che, possente battistrada,

sembra spianar la via dinanzi al re.

Lasciatelo sbarcare, ed in gran pompa

diriger verso Londra.

Il pensiero ha s rapido il suo passo,

che gi potete immaginarlo a Blackheath

dove viene richiesto dai suoi nobili

di far che sia recato, innanzi a lui,

per la citt, alla vista di tutti

il suo cimiero con le ammaccature,

e la contorta sua spada; ma lui,

schivo comՏ da ogni vanit

e da inutile personale orgoglio,

lo vieta, perch vuol chogni trofeo

ogni segno desterna distinzione

sia riferito alla gloria di Dio.

Ed ora nellalacre vostra forgia

del pensiero e nel suo laboratorio

guardate come Londra da ogni dove

riversa per le strade la sua gente:

il sindaco con tutti gli assessori

in tenuta di gala, somiglianti

ai senatori dellantica Roma,

che, con sciami di plebe alle calcagna,

procedono con gran solennit

incontro al loro vittorioso Cesare.

Cos, se pure in pi dimessa pompa,

ma con pari esultanza, quanta gente

non lascerebbe lozio cittadino

per accorrere in massa a salutare,

il giorno che tornasse dallIrlanda

- e torner probabilmente un giorno! -

il generale inviato col

dalla nostra graziosa imperatrice

recandosi infilzata sulla spada,

la vinta ribellione!(145)

Tanto pi ora, e per ben miglior causa,

essi corrono a salutare Enrico.

Immaginatelo di nuovo a Londra,

ch ormai le condizioni miserevoli

alle quali la Francia ormai ridotta

ben autorizzano il re dInghilterra

a restarsene tranquillamente in patria,

ed attendere l limperatore(146)

che viene ad interceder per la Francia,

e restaurar la pace fra i due regni.

Saltate dunque ogni altro accadimento,

ogni altro caso, quale che esso sia,

fino al ritorno di Re Enrico in Francia,

perch l che dobbiamo riportarlo.

Io vho riassunto quello che successo

nellintervallo fino a quel momento;

consentiteci dunque questo salto

e, seguendo il pensiero, il vostro sguardo

si volga dritto unaltra volta in Francia.

 

(Esce)

 


SCENA I - Il campo inglese in Francia

 

Entrano FLUELLEN e GOWER

 

GOWER -                              S, questo vero; ma perch quel porro

ve lo portate ancora sul cappello?

La festa di San Davide passata.

 

FLUELLEN -                         CՏ occasione e motivo in ogni cosa,

e cՏ perch, e per come, e per quando.

Vi tir, capitano, in amicizia,

come quando quel pezzo di canaglia,

accattone, pezzente, pitocchioso,

cradasso vigliaccone dun Pistola

che foi, foi in persona e tutto mondo

conosce come uno puono a niente,

ieri mi fiene afanti

e mi porta - fetete - pane e sale,

da manciare, mi disce, col mio porro.

Questo stato in un luoco

tove io non potevo intafolare

una lite con lui; ma afr il coraccio

di portarmi quel porro sul cappello

fino a quanto lo incontro unaltra folta;

e allora s, gli dico, ecco, fetete,

una certa cosetta che so io.

 

Entra PISTOLA

 

GOWER -                              Toh, eccolo che viene a questa volta,

gonfio come un tacchino.

 

FLUELLEN -                         Tel suo confiarsi e tel suo tacchinare

non me ne importa un fico.

Ittio vassista, alfiere Pistola,

rognoso, pitocchioso faraputto,

Ittio vassista!

 

PISTOLA -                                                    Ol! Sei mentecatto?(147)

O forse, ignobile troiano(148), hai sete

di vederti da me reciso il filo

della fatale tela della Parca?(149)

Statti alla larga, non venirmi accanto:

lodor di porro mi d il voltastomaco.

 

FLUELLEN -                         E invece io ti preco cordialmente,

rognoso, pitocchioso farabutto,

che dietro mia richiesta e petizione,

tu manci questo porro;

e proprio, feti, perch non ti piace

e tue pretilezioni e dicestioni

non lo appetiscono, ti trancuciarlo.

 

PISTOLA -                            No, per il re Cadwlleder(150)

e tutte le sue capre! Niente affatto!

 

FLUELLEN -                         Capre? Toh, questa una per te.

(Lo batte)

Fuoi esser cos prafo ti manciarlo,

cran furfante?

 

PISTOLA -                                                      Morrai, vile troiano!

 

FLUELLEN -                         Questo pi che sicuro, ti morire,

rognoso e pitocchioso manicoldo,

quanto sar la folont di Tio!

Nel frattempo tesitero che tu

vivi e ti manci le tue fettovaglie,

e con questa salsetta per contorno.

(Lo batte ancora)

Tu mha chiamato ieri

scutiero ti montagna, e io oggi

ti chiamer scutiero di pianura.

Mancia, insomma, ti preco:

se sei capace di schernire un porro,

sarai anche capace di manciarlo.

 

GOWER -                              E basta adesso, capitano Fluellen!

Lavrete frastornato a sufficienza.

 

FLUELLEN -                         Ho tetto che gli voglio far manciare

un pezzo del mio porro,

o gli stampurer quella sua zucca

per quattro ciorni Mordi, su, ta prafo!

uno specifico miracoloso

per meticar le tue fresche ferite

e la tua zucca tutta insanguinata.

 

PISTOLA -                            Devo mordere?

 

FLUELLEN -                                                   S, fuor togni tubbio,

togni questione e togni ampiquit!

 

PISTOLA -                            Per questo porro far, giuraddio,

orribile vendetta, giuraddio

Mangio, mangio, ma giuro

 

FLUELLEN -                                                                        Prafo, mancialo

(Gli mostra il randello)

Non cratiresti ancora un po di salsa

per il tuo porro? NՏ rimasto poco

ormai da reccere il tuo ciuramento.

 

PISTOLA -                            Pace a quel tuo randello Mangio, mangio.

 

FLUELLEN -                         Tanto meglio per te. Con tutto il cuore,

rognoso e pitocchioso faraputto

Eh, no, ti preco, non puttarlo via.

La scorza un ottimo medicamento

per cotesta tua zucca fracassata.

E tora innanzi, quando ti succete

ti trovarti alla vista qualche porro,

fattene pure beffa. E questo tutto.

 

PISTOLA -                            Buono.

 

FLUELLEN -                                       S, il porro buono. Ecco per te:

un soldo, ti ci fai curar la zucca.

 

PISTOLA -                            Un soldo a me?

 

FLUELLEN -                                                   S, s, lo tevi prentere,

in ferit e coscienza, con le puone,

altrimenti ho in tasca un altro porro

e tu tovrai manciare pure quello.

 

PISTOLA -                            Prendo il tuo soldo a pegno di vendetta.

 

FLUELLEN -                         Pegno? Ti tevo forse qualche cosa?

Dillo, che te lo pago a randellate.

Cos farai il mercante di legnami,

coi randelli che buscherai da me.

Addio, Dio ti protegga,

e ti restauri quella zucca rotta.

 

(Esce)

 

PISTOLA -                            Per questo fremer tutto linferno!

 

GOWER -                              Va, va, che sei soltanto un vil codardo

che si d laria di gran coraggioso.

Come ti viene in mente

di farti beffa duna antica usanza

sorta da un onorevole episodio

e tramandata poi come trofeo

a ricordo di gesta coraggiose?

E poi non hai il coraggio

di sostener coi fatti le tue burle?

Tho visto beffeggiare ed ingiuriare

due, tre volte quel bravo capitano:

credevi forse che perch incapace

di pronunciare ben la lingua inglese,

fosse altres incapace

di maneggiare un manganello inglese?

Hai ben appreso che cos non era;

da oggi in l fa in modo

che la lezione di questo gallese

tinsegni a vivere da buon inglese.

 

(Esce)

 

PISTOLA -                            Eh, madama Fortuna,

ora con me fa proprio la puttana!

Ho saputo che la mia Dolly morta

allospedale di male francese;

cos mia ultima speranza addio.

Sto diventando vecchio,

e da queste mie stanche e antiche membra

si caccia via lonore a randellate

Bene: vuol dire che far il ruffiano,

scivolando talvolta a tagliaborse,

mano lesta. Ritorno in Inghilterra,

furtivamente e vivr l di furto.

Alle ferite delle randellate

metter bene in vista dei cerotti,

e giurer di averle ricevute

nelle guerre di Gallia, da soldato.

 

(Esce)

 

.

 


SCENA II - In Francia, il palazzo reale.

 

Entrano, da una parte, RE ENRICO, EXETER, BEDFORD, GLOUCESTER, WARWICK, WESTMORELAND e altri lords; dallaltra, il RE DI FRANCIA, la REGINA ISABELLA, la principessa CATERINA, ALICE e altre dame; il DUCA DI BORGOGNA col seguito.

 

ENRICO -                              Sia pace a questo nobile consesso,

ch per la pace qui siamo riuniti.(151)

Al nostro confratello Re di Francia,

alla nostra sorella sua regina

auguriamo salute e giorni lieti;

alla bellissima nostra cugina,

principessa di Francia, Caterina,

letizia e voti di felicit,

ed a voi infine, Duca di Borgogna,

che di codesto principesco tronco

siete ramo di stretta appartenenza,

e dal quale questa solenne accolta

stata preparata, il mio saluto;

e salute a voi tutti,

principi e gentiluomini di Francia.

 

RE DI FRANCIA -                Degnissimo fratello dInghilterra,

felici di vedervi faccia a faccia.

Benvenuto voi siete, e benvenuto

ciascuno di voi, principi inglesi.

 

REGINA ISABELLA -         E felice, fratello dInghilterra,

sia lesito di questo fausto giorno

e di questa leggiadra riunione;

come felici siamo tutti qui

di vedere i vostri occhi che pur dianzi

han tenute dirette sui Francesi

le fatali pupille

del basilisco, che dnno la morte;(152)

il loro sguardo, spero ardentemente

abbia perduto il suo funesto influsso,

e possa questo giorno tramutare

in amore ogni lite ed ogni affanno.

 

ENRICO -                              Noi siamo appunto qui

per rispondere amen! a questo voto.

 

RE DI FRANCIA -                Principi inglesi, a tutti il mio saluto.

 

BORGOGNA -                      Il mio devoto omaggio

con pari affetto a entrambi, o grandi re

di Francia e dInghilterra!

Chio mi sia adoperato alacremente

con tutte le risorse del mio ingegno

e con travaglio e sforzi sovrumani

a condurre le vostre maest

a un tal confronto e regale convegno,

le vostre altezze possono elle esse

fornire la miglior testimonianza.

Ed ora, visto che i miei buoni uffici

son riusciti a questo faccia a faccia,

questo incontro regale occhio-con-occhio,

non mi sia sconvenevole richiedere

innanzi alla regal vostra presenza,

quale ostacolo, quale impedimento

sia da rimuovere perch la pace,

questa povera, nuda e bistrattata

nutrice darti, di bont di vita,

di chiara e limpida fecondit,

si dispieghi nel suo sereno aspetto

su questa fertile terra di Francia,

il giardino pi splendido del mondo.

Troppo a lungo bandita

essa stata, ahim, da questa terra

i cui frutti ora giacciono a marcire

dentro la stessa lor fertilit:

le sue viti, che rallegravan gli animi,

non pi potate, intristiscono e muoiono;

le siepi, un tempo s ben pareggiate,

sono tanti virgulti scompigliati

simili a zazzere di prigionieri

cresciute con selvaggia scompostezza;

sulle maggesi mettono radici

il loglio, la cicuta, la gramigna,

e coperto di ruggine laratro

che dovrebbe estirpare col suo vomere

tanta selvaggia fioritura; il prato,

un tempo cos bene livellato

e fiorito di primule screziate

e di verde trifoglio e pimpinella,

ora incolto e privato della falce,

inerte, brutto, tutto scarmigliato,

concepisce soltanto per pigrizia

e non produce che odiose bardane,

ruvidi cardi, lappole, cicute,

scaduto di bellezza e nobilt.

E come quei vigneti, quei maggesi,

quei prati, quelle siepi

abbandonati alla loro natura

crescono e si sviluppano in selvatico,

cos le nostre case, i nostri figli

e noi abbiam perduto conoscenza

(o ignorato, per non averne il tempo)

di quelle scienze che son congeniali

al nostro suolo, e cresciamo selvatici

come soldati che non sanno altro

che pensar sangue, e vomitar bestemmie,

ed atteggiare il volto alla ferocia,

e comportarsi, insomma, in ogni modo

che sembri contrastar col naturale.

Ecco perch voi siete qui riuniti:

per ricondurre alfine tutto questo

al primitivo suo stato di grazia;

e il mio discorso vuol solo scrutare

le ragioni che vietano alla pace

di espellere da s queste jatture,

e doffrirci serena, nuovamente,

la benedetta qualit dun tempo.

 

ENRICO -                              Se vostra aspirazione,

o Duca di Borgogna, aver la pace,

la cui assenza la vera cagione

di tutti i mali da voi deplorati,

voi potete soltanto conquistarla

con la vostra totale accettazione

delle nostre legittime richieste,

il cui tenore e i cui particolari

si trovano in succinto dichiarati

nello scritto chՏ nelle vostre mani.

 

BORGOGNA -                      Il re gi le conosce,

ma non vi ha dato a tuttoggi risposta.

 

ENRICO -                              Ebbene, proprio nella sua risposta

sta quella pace che voi invocate.

 

RE DI FRANCIA -                Ho dato solo una rapida scorsa

agli articoli: piaccia a vostra grazia

di nominare qui, seduta stante,

qualche membro del suo regal consiglio

che voglia dedicarsi, insieme a noi,

ad un pi diligente esame dessi;

e allora noi vi renderemo nota,

con la nostra risposta conclusiva,

se le accettiamo o no.

 

ENRICO -                                                                 Bene, fratello.

Andate voi, zio Exeter, col re,

e tu, fratello Clarence, e anche tu,

fratello Gloucester, e Warwick e Huntington,

e abbiatevi da noi pieni poteri

dapprovare, daggiungere, emendare,

secondo che nella coscienza vostra

lo riteniate di maggior vantaggio

alla nostra regale dignit,

tutto quanto si trova, o non si trova,

nelle nostre richieste; e noi fin dora

ve lo diamo per rato e sanzionato.

(Alla regina Isabella)

E voi, amabilissima sorella,

desiderate unirvi a questi principi,

o preferite rimaner con noi?

 

REGINA -                              Andr con loro, grazioso fratello:

la voce duna donna,

potr riuscire dalcun giovamento

quando sorgesse sopra qualche clausola

un qualsivoglia puntiglioso intoppo.

 

ENRICO -                              Lascerete comunque qui con noi

nostra cugina Caterina: lei

loggetto principale degli articoli

preliminari del nostro trattato.

 

REGINA -                              Gliene diamo licenza volentieri.

 

(Escono tutti, eccetto Enrico, Caterina e Alice)

 

ENRICO -                              Bella, anzi bellissima Katina,

non vorreste insegnare ad un soldato

tali parole chabbiano leffetto,

entrando nellorecchio duna dama,

di perorar la causa del suo amore

dinnanzi al nobile cuore di lei?

 

CATERINA -                         Vostra maest si fa gioco di me:

io non lo so parlare il vostro inglese.(153)

 

ENRICO -                              O bella Caterina!

Se mi vorrete amare fortemente

col vostro cuor francese,

sar felice sanche me lo dite

nel vostro zoppo inglese.

Vi piaccio Kate?

 

CATERINA -                                                     Oh, pardonnez-moi,

ma non so proprio che vuol dire piaccio.

 

ENRICO -                              Piace un angelo Kate,

come sei tu, che rassomigli a un angelo.(154)

 

CATERINA -                         (Ad Alice)

Que dit-il, que je suis semblable un ange?(155)

 

ALICE -                                 Oui, vraiment, votre grace, ainsi dit-il.(156)

 

ENRICO -                              S, cos ho detto, dolce Caterina,

e non provo davvero alcun rossore

nel somigliarti a un angelo.

 

CATERINA -                                                                     Bon Dieu!

Les langues des hommes sont pleines de tromperies!(157)

 

ENRICO -                              (Ad Alice)

Che dice ella, bellezza? Che noi uomini

abbiam la lingua imbevuta dinganni?

 

ALICE -                                 Oui, che lingue duomini

piene dinganni, dice principessa.

 

ENRICO -                              La principessa ad uno come me

sta tanto meglio cos, come inglese.(158)

Se devo dirtelo sinceramente, Kate,

la mia maniera di parlar damore

sadatta meglio alla tua comprensione:

che tu non sia capace

di esprimerti in un migliore inglese,

mi sta bene, perch tu se lo fossi,

potresti essere indotta anche a pensare

chio sia un tal bifolco sempliciotto

di sovrano, da vendere il podere

per comprar la corona: perch, vedi,

io non conosco smancerie damore,

Ketty, so dir soltanto, chiaro e netto:

Io tamo; e sanche tu mincoraggiassi

a dir di pi col chiedermi: Ah, sul serio?,

la mia corte sarebbe gi finita.(159)

Dimmi perci, qual la tua risposta,

Ketty, sinceramente e senza ambagi,

stringiamoci la mano e affare fatto.

Che rispondi, signora?

 

CATERINA -                         Sauf votre honneur,(160) io capire tutto.

 

ENRICO -                              Per la Vergine, Kate,

se pretendessi chio per amor tuo

cominciassi a ballare e a poetare,

mi metteresti veramente a terra!

Per mettermi a far versi

non ho n le parole n la metrica;

per mettermi a danzare,

non ho la forza di tenere il ritmo,

pur se ritmo di forza ne ho parecchio.

Potessi conquistare a me una dama

col salto del ranocchio,(161)

o col balzare in sella ad un cavallo

con tutta larmatura sulle spalle,(162)

sarebbe facile per me saltare

in braccio a quella che vorrei per moglie;

o se, per guadagnarmi il suo favore,

dovessi fare una partita a pugni

o andar caracollando sul cavallo,

allora s, saprei menar le mani

come un beccaio, e star come una scimmia

saldo in sella, ben fermo sulle staffe.

Ma son negato, giuro, Caterina,

a far locchio di triglia ad una dama

o a sfoggiare eloquenza sospirando,

come sono sprovvisto della tecnica

del protestare amore sviscerato.

So fare solo schietti giuramenti

quando siano davvero necessari,

e tali che, una volta pronunciati,

niente potrebbe farmi rinnegare.

Se ti senti di amare, Caterina,

uno di dura scorza come me,

cui non serva abbronzar la faccia al sole,

e che non cerca mai nel proprio specchio

un volto con il quale compiacersi,

fa che il tuo occhio sia il tuo buon cuoco.(163)

Io ti parlo da semplice soldato;

e se tu senti di amarmi per questo

prendimi per marito;

dirti che morir se non mi vuoi,

sarebbe dirti il vero; ma, perdio,

non morir per te di mal damore.

Eppure tamo, ed anche questo vero.

Ma tu per la tua vita, cara Kate,

prenditi per compagno un uomo semplice

e di costanza non sofisticata,

che ti sar fedele in ogni caso,

perch sprovvisto della qualit

dandare sfarfallando in altri luoghi.

I bellimbusti dalla lingua sciolta

cos bravi a imbastir rime alle dame

per penetrare nei loro favori

son anche bravi a trovar le ragioni

per piantarle e rifare il gioco altrove.

La lingua facile del ciarlatano;

una rima soltanto una ballata.(164)

Ed ogni bella gamba poi si fiacca,

ogni diritta schiena si rincurva,

ogni testa ricciuta si fa calva,

ogni bel viso si raggrinzer,

ogni occhio vivido sappanner,

solo un cuore fedele sole e luna,

o meglio, Kate, sole e niente luna,

perch splende radioso ed immutabile

fedele a mantener sempre il suo corso.

Se ti va a genio uno cos fatto,

prendimi, e prenderai con te un soldato,

e prendendo un soldato, prendi un re.

Ma tu come rispondi allamor mio?

Parla, bellezza, e chiaro, te ne prego.

 

CATERINA -                         possibile io poter amare

lennemi de la France?(165)

 

ENRICO -                                                                        No, Katina,

non possibile tu poter amare

il nemico di Francia; ma se mami,

tu amerai lamico della Francia;

perch io lamo tanto la tua Francia,

che non sono disposto a rinunciare

nemmeno al suo piccolo villaggio.

La voglio tutta, e quando sar mia

la Francia, ed io tuo, Caterina,

tu sarai mia, e tua la sar la Francia.

 

CATERINA -                         Io non capire questo.

 

ENRICO -                                                                 No, Katina?

Allora te lo dico in un francese

che son sicuro mi si appender

forte alla lingua come una sposina

al collo del marito,

che sar poi difficile staccarlo.

Ecco: Je quand pour la possession de France

et vous avez la possession de moi(166)

dunque, vediamo, poi che altro dirti

che San Dionigi mi venga in aiuto(167)

donc votre est France et vous tes mienne(168)

Caterina, pi facile per me

conquistarla la Francia,

che dire una parola pi in francese!

Non sapr mai commuoverti in francese,

se non per farti ridere di me.

 

CATERINA -                         Sauf votre honneur, le fanais que vous parlez

il est meilleur que langlais lequel je parle.(169)

 

ENRICO -                              No, no, in coscienza, Kate;

ma un fatto certo, cara: che il tuo inglese

e il mio francese sono s perfetti

nella loro imperfetta perfezione,

che verit e bugia sono tuttuno.

Ma, Kate, sai almeno tanto inglese

da capir questo: Senti tu di amarmi?

 

CATERINA -                         Questo non saprei dire.

 

ENRICO -                              Lo saprebbe per te forse qualcuna

delle tue dame? Chieder a loro

Ma io lo so che mami, e che stasera

rientrando nei tuoi appartamenti,

domanderai a quella gentildonna

chi lo sa quante cose su di me;

e posso dire anche, Caterina,

che fingerai con lei di disprezzare

quelle cose di me che pi col cuore

invece apprezzi ed ami; ma Katina,

se dovessi sorridere di me,

fallo pietosamente; perchio tamo

senza piet, mia dolce principessa,

e se tu sarai mia,

come una voce interna massicura,

io tavr conquistata a viva forza,

e tu dovrai per forza dimostrarti

una buona fattrice di soldati.

E non dovremmo, tu ed io accoppiati,

pronubi San Dionigi con San Giorgio,

esser capaci di forgiare insieme

mezzo francese e mezzo inglese un figlio

che andr a Costantinopoli

a tirare la barba il Gran Sultano?

Che ne dici, mio dolce fiordaliso?(170)

 

CATERINA -                         Non so.

 

ENRICO -                              Gi, questo da sapere in seguito.

Ora mi basta che tu lo prometta:

promettimi soltanto ora, Katina,

che farai tutto quanto in tuo potere

per la parte francese dun tal figlio;

in quanto alla mia mezza parte inglese,

ti basti la parola mia di re

e di scapolo in gamba.

Che risponde la plue belle Kate du monde,

mon trs chre et divine desse?(171)

 

CATERINA -                         Vostra Majest conosce francese

fausse abbastanza per trarre inganno

la plus sage demoiselle dat is in France.(172)

 

ENRICO -                              Abbasso allora il mio falso francese!

Nel mio pi schietto inglese, e sul mio onore,

io ti dico che tamo, Caterina,

se pur non me la sento di giurare,

su quello stesso onore, che tu mami;

ma sento il sangue che comincia a illudermi

che malgrado lo scoraggiante aspetto

della mia faccia, tu mi puoi amare.

Oh, dannata ambizione di mio padre!

Egli pensava alle guerre civili

quando mi gener, e cos son nato

con questo grifo cos grossolano,

con questo duro e s ferrigno aspetto

col quale se corteggio una signora

riesco solo a incuterle paura.

Ma, Katina, migliorer cogli anni,

e mi consolo a pensar che let,

questo spietato corrosivo tarlo

della bellezza, non potr riuscire

ad imbruttir vieppi le mie fattezze.

Se tu mi vuoi, mi prendi nel mio peggio,

perci, e se mi serberai con te,

mi scoprirai ogni giorno migliore.

Dimmi dunque, bellissima: mi vuoi?

Metti da parte il virginal rossore,

confessami i pensieri del tuo cuore,

e, con far da regina,

dichiarami, prendendomi per mano:

Enrico dInghilterra, io sono tua!;

e questa frase non avr finito

di risuonar felice nel mio orecchio

che udrai risponderti forte da me:

E tua lInghilterra, tua lIrlanda,

tua la Francia, e tuo questo Enrico

Plantageneto!, il quale, se non

- e glielo dico in faccia -

compagno al miglior re, potrai scoprire

chՏ il miglior re dei buoni compagnoni.(173)

Su, dunque, in quella tua storpiata musica,

la tua risposta; che se pure storpio

il tuo inglese, la tua voce musica;

perci, regina delle regine, dimmi

nel tuo storpiato inglese: vuoi avermi?

 

CATERINA -                         Sar al piacere du roi mon pre.(174)

 

ENRICO -                              Oh, per piacergli, s, gli piacer,

e molto.

 

CATERINA -                                       Allora piacer anche a me.

 

ENRICO -                              QuandՏ cos, io ti bacio la mano,

ecco, cos, e ti chiamo mia regina.

 

(Le prende la mano ma quella la ritrae)

 

CATERINA -                         Laissez, monsieur, laissez, laissez, ma foi!

Je ne veux que vous baissiez votre grandeur

en baisan la main dune de votre seigner

indigne serviteur. Excusez-moi,

je vous supplie, mon trs puissant seigneur!(175)

 

ENRICO -                              Allora, Kate, bacio le tue labbra.

 

(Fa per abbracciarla, ma ella gli sfugge)

 

CATERINA -                         Les dames e les demoiselles

pour etre baises devant leur noces

il nest pas la coutume de la France!(176)

 

ENRICO -                              (Ad Alice)

Madama interprete, che cosa ha detto?

 

ALICE -                                 Che non usanza in Francia pour les ladies

di baiser ma non so questo in inglese

come si dice

 

ENRICO -                                                      Si dice baciare.

 

ALICE -                                 Vostra altezza capisce mieux que moi.(177)

 

ENRICO -                              Non costume delle donne in Francia

farsi baciare prima delle nozze.

questo che vuol dire?

 

ALICE -                                                                         Oui, vraiment.(178)

 

ENRICO -                              Oh, Katina, dinanzi ai grandi re

sinchinano le usanze pi bislacche.

Noi non possiamo, cara, io e te,

lasciarci confinare dentro i limiti

angusti delle usanze dun paese.

Le usanze, cara, le facciamo noi,

e il privilegio di libera scelta

che saccompagna con il nostro rango

chiude la bocca a tutti quei censori

che trovan da ridire in ogni cosa;

cos comio vo chiudere la tua

che vuol negarmi un bacio,

per esser rispettosa dellusanza

del tuo paese, per quanto grottesca.

E dunque, Kate, arrenditi.

(La bacia sulle labbra)

Tu hai sulle tue labbra una magia;

cՏ, nel loro soavissimo contatto

pi eloquenza che in tutte le concioni

del Consiglio di Francia messe insieme:

esse sarebbero mezzo pi rapido

a convincere Enrico dInghilterra

duna richiesta in massa di monarchi.

Ma ecco il re tuo padre e tutti gli altri.

 

Entrano tutti i Grandi di Francia e i Lords inglesi

 

BORGOGNA -                      Iddio protegga la vostra maest!

Mio regale cugino,

insegnate linglese, a quanto vedo,

alla nostra charmante principessa?

 

ENRICO -                              Vorrei solo chella imparasse bene

quanto io lamo, amabile cugino:

questo sarebbe gi un buon inglese,

per lei.

 

BORGOGNA -                                 ComՏ, non ci ha disposizione?

 

ENRICO -                              La nostra lingua ruvida, cugino,

e il mio carattere, sicuramente,

non si pu dire che sia tanto morbido;

sicch non possedendo n la voce

n lo spirito adatti alla lusinga,

non so evocare in lei spirto damore

che si mostri nei suoi tratti veraci.

 

BORGOGNA -                      Se mi perdonerete la franchezza,

io vi fornisco, a gioco, la risposta.

Se davvero volete esorcizzarla,

dovete disegnarle un cerchio intorno;(179)

e se riuscite ad evocare in lei

lamore nella sua vera sembianza,

esso le apparir nudo e bendato.

Come potete allora biasimarla

se, essendo una fanciulla ancora incline

ad arrossir di verginal pudore

ella, nel nudo dellanima sua

rifiuti di vedere innanzi a s

apparirle un ragazzo nudo e cieco?(180)

Sarebbe troppo grave turbamento

imposto a una fanciulla, mio signore.

 

ENRICO -                              Eppure, proprio perch Amore cieco,

quando le assale, esse chiudono gli occhi,

e sabbandonano a lui.

 

BORGOGNA -                                                           E per questo

motivo son scusate e perdonate,

perch non vedono quello che fanno.

 

ENRICO -                              Ecco, appunto. Perci, mio buon signore,

istruitela voi vostra cugina

su come consentir chiudendo gli occhi.

 

BORGOGNA -                      Io posso farle tanto docchiolino

per farla consentire, mio signore,

a condizione che voi le insegniate

ad intendere il senso del mio gesto.

Perch vedete, sire, le fanciulle,

tenute in caldo per tutta lestate,

non son molto diverse dalle mosche

alla stagion di San Bartolomeo,(181)

che si fan cieche pur avendo gli occhi,

e si lascian toccare facilmente,

mentre prima sfuggivano volando

sol che le si guardasse.

 

ENRICO -                              Questo apologo mi consiglia allora

di dare tempo al tempo

e di lasciar passar la calda estate

cos chio possa prendere, alla fine

la mia mosca - vostra cugina, intendo -,

quando anchella si sar fatta cieca.

 

BORGOGNA -                      Cos lamore prima dellamore.

 

ENRICO -                              Infatti; e voi, o alcuni fra di voi,

ringraziano lamore

che mi fa cieco s

da non esser pi in grado di vedere

tante belle citt di questa Francia

perch una bella vergine francese

si para innanzi lungo il mio cammino.

 

RE DI FRANCIA -                S, mio signore, infatti le vedete,

come nel gioco duna prospettiva,

come mutate tutte in una vergine,

perch son cinte di vergini mura

non mai state violate da una guerra.

 

ENRICO -                              Sar Kate mia moglie?

 

RE DI FRANCIA -                                                     Se vi piaccia.

 

ENRICO -                              Lo voglio, s, purch le citt vergini

di cui parlate le facciano seguito;

cos la vergine che sera posta

tra me e loggetto dei miei desideri

minsegner la via per soddisfarli.

 

RE DI FRANCIA -                Bene, cos abbiamo acconsentito

ad ogni ragionevole richiesta.

 

ENRICO -                              cos, miei signori dInghilterra?

 

WESTMORELAND -           cos, sire. Il Re sՏ detto pronto

ad accettare ogni nostra richiesta,

prima di tutte quella di sua figlia,

e poi, ad una ad una, tutte laltre,

cos come son state formulate.

 

EXETER -                              Una non ha tuttavia sottoscritto:

quella secondo cui vostra maest

chiede che il re di Francia

in tutti gli atti che hanno per oggetto

sue concessioni, nomini in francese

in questa formula e con queste aggiunte

vostra altezza: Notre cher fils Henri,

roi dAngltererre, Heritier de France,

ed in latino: Praeclarissimus, filius noster

Henricus, rex Angliae et Haeres Franciae.(182)

 

RE DI FRANCIA -                Per il mio no, fratello, su tal punto

non vuol significare che in prosieguo,

io non possa aderirvi, se richiesto.

 

ENRICO -                              Bene, quandՏ cos, vi prego, sire,

come pegno di affetto e fratellanza,

di aggiunger questa clausola alle altre,

e di darmi in isposa vostra figlia.

 

RE DI FRANCIA -                Prendila, caro figlio;

e fa che dal suo sangue scaturisca

una bella e gagliarda genitura;

s che i regni di Francia e dInghilterra

fino ad oggi rivali, e le cui sponde

si guardan sempre pallide dinvidia,

per la posterit luna dellaltra,

depongano il lor odio,

e questa unione installi nei lor cuori

ammansiti fraternit e concordia,

s che mai pi nei secoli la guerra

interponga tra Francia ed Inghilterra.

la sua spada di sangue.

 

TUTTI -                                                                       E cos sia!

 

ENRICO -                              E allora, Kate, sii la benvenuta!

E voi siatemi tutti testimoni,

chio qui la bacio come mia regina.

 

(Labbraccia e la bacia)

(Squilli di tromba)

 

REGINA ISABELLA -         Iddio, signore e artefice supremo

di tutti i matrimoni,

unisca in un sol nodo i vostri cuori

ed in un solo regno i vostri regni!

Cos come in amore

marito e moglie sono due in uno,

si stringa oggi tra i vostri due regni

tal connubio, che mai perverse pratiche

o crudel gelosia, che tanto spesso

turbano il letto di unioni felici,

si frappongano al patto damicizia

fra i nostri regni e spingano al divorzio

la loro indissolubile alleanza:

s che lInglese sia francese in Francia,

ed inglese il Francese in Inghilterra.

Voglia Dio pronunciare il suo Amen

a questo mio auspicio.

 

TUTTI -                                                                     E cos sia!

 

ENRICO -                              Ed ora apparecchiamoci alle nozze.

Quel giorno, mio signore di Borgogna,

riceveremo il vostro giuramento

e quello della nobilt di Francia,

a garanzia della vostra alleanza.

Io giurer a quel punto la mia fede

a Caterina, e voi la vostra a me.

E possan tutti questi giuramenti

essere lealmente mantenuti

e recar frutti di prosperit!

 

(Trombe - Escono tutti)


epilogo

 

Entra il CORO

 

CORO -                                  Fin qui, con rozza e inadeguata penna,

il nostro autore - che vi riverisce -

ha proseguito a narrar la sua storia,

contenendo in cos angusto spazio

possenti personaggi,

e riducendo a brevi accadimenti

lintero corso della loro gloria.

Breve il tempo, ma in quella brevit

fulgido risplend nella sua luce

questo astro dInghilterra: la Fortuna

tempr la spada che gli conquist

il giardino pi splendido del mondo,

di cui lasci signore

limperiale suo figlio Enrico Sesto.

Coronato costui, ancora in fasce,

re dInghilterra e Francia,

divenne erede del suo grande padre;

ma durante il suo regno

tanti furono a reggere le redini

e tenere il governo dello Stato,

che ottennero di perdere la Francia

e di far sanguinare l'Inghilterra:

vicenda che fu gi rappresentata

con successo su questo palcoscenico;(183)

e in grazia della quale,

possa dal vostro amabile giudizio

essere bene accolta pure questa.

 

FINE

 



(I) Sono gli altri due figli maschi di Enrico IV. Quello che viene indicato qui come Duca di Bedford il secondogenito Giovanni di Lancaster, (1389-1435) che ha una parte cospicua nellEnrico IV - prima e seconda parte; laltro, qui chiamato Duca di Gloucester, il pi giovane, Humphrey (1391-1447), che avr una parte importante nellEnrico VI come Lord Protettore del regno durante la minore et del re.

(II) Questo personaggio, indicato in tutti testi come zio del re Giovanni di Baufort, fratello minore di Enrico IV (1370-1410) che, per, allepoca del dramma non ancora duca di Exeter, ma semplicemente conte di Somerset; duca di Exeter sar fatto da Enrico V nel 1416 il figlio di lui, Tomaso: se questo il personaggio che Shakespeare mette sulla scena, dunque il cugino, non gi lo zio del re.

(III) Costui Edoardo, figlio di Edmondo di Langley, duca di York e fratello di Giovanni di Gaunt, padre di Enrico V. perci erroneamente indicato da tutti i testi nel cast come cugino del re: egli lo zio del re, e con tale appellativo lo chiama Enrico allinizio della sesta scena dellatto IV (Lives, he, good uncle?). Suo fratello, Riccardo conte di Cambridge, milita nel dramma tra i cospiratori contro il re. Edoardo morir nella battaglia di Azincourt, contro i francesi; Riccardo sar giustiziato come congiurato, nel corso del dramma.

(1) O, for a Muse of fire!: il fuoco, nella cosmologia tolemaica, alla quale spesso Shakespeare si rif, , dei quattro elementi di cui si compone la materia - acqua, terra, aria, fuoco - il pi leggero, quello che tende ad ascendere sempre pi in alto. Il poeta chiede alla sua Musa di adeguargli il canto alla nobilt del tema, il suo ingegno ritenendo insufficiente a tanta impresa.

(2) Il teatro elisabettiano aveva la forma ellittica di una O; il Globe, dove si rappresent la prima volta questo dramma, ne era un classico modello.

(3) Lazione scenica di questo dramma coprir un periodo di 6 anni, dal 1414 al 1420.

(4) The offendig Adam, cio la colpa originale dellumana fragilit di fronte alle tentazioni terrene, chՏ costata ad Adamo la cacciata dal paradiso terrestre.

(5) hydra-headed wilfulness, la protervia umana ha tante teste difficili da abbattere, come lIdra di Lerna, il mitologico mostro-serpente dalle mille teste (una se ne tagliava, e due ne spuntavano) ucciso da Ercole.

(6) The Gordian knot of it he will unloose familiar as his garter: il nodo di Gordio, che Alessandro Magno si dice sciolse con un colpo di spada, tanto era intricato, simbolo di problema di massima difficolt.

(7) Il trisnonno di Enrico V Edoardo II (1284-1327), padre di Edoardo III, padre di Giovanni di Gaunt, padre di Enrico IV, padre di Enrico V. Edoardo II aveva sposato Isabella, figlia di Filippo IV, re di Francia, donde la pretesa dinastica di Enrico sul trono di Francia.

(8) Larcivescovo di Canterbury e quello di York erano - e sono tuttora - gli unici due prelati ad aver diritto al titolo di Lord e alle relative dignit.

(9) the Salic law that they have in France: la legge salica, in Francia, escludeva dalla successione al trono le femmine. Enrico, come sՏ visto, rivendica i territori in Francia in virt di discendenza femminile (v. sopra la nota (7)).

(10) In terra salica sia negato alle donne di succedere: salica sinonimo di franca (dal nome di salii dato dai romani ad alcune genti della Gallia. Ferramondo nome leggendario. In realt di questo codice scritto dei Franchi Salici del V sec. esistono vari testi di origine piuttosto oscura.

(11) Il Breve non nel testo, che ha semplicemente King Pepin, ma noto che i re col nome di Pipino furono quattro: dopo quello detto Il Breve di cui qui trattasi, figlio di Carlo Martello e fratello perci di Carlomagno (714-768), son venuti Pipino, figlio di Carlomagno e re dItalia dal 781 all818; Pipino I, figlio di Luigi I Il Pio e re dAquitania dall814 all838; e il figlio di questi, Pipino II, pure re dAquitania (838-869). Childerico III lultimo re merovingio (652-670)

(12) Errore storico: in realt non di Luigi X si tratta, ma di Luigi IX, detto Il Santo. Shakespeare deve averlo derivato acriticamente dalle Cronache dellHolinshed, che furono la maggior fonte di questa e delle altre sue tragedie storiche dInghilterra.

(13) Cio Carlomagno.

(14) and rather chose to bide them in a net: nascondersi in una rete lironica immagine di chi vuol nascondere qualcosa invano, perch una rete non nasconde nulla.

(15) palese in questo sproloquio dellArcivescovo di Canterbury lintento di Shakespeare di spiegare a modo suo al pubblico inglese lorigine storica della guerra dei cento anni tra Francia e Inghilterra, che fu appunto il rifiuto di Edoardo III, il nonno di Enrico V, di riconoscere ed accettare la legge salica esistente in Francia. Allepoca, nellassenza di altri mezzi dinformazione di massa, il teatro e la chiesa erano gli unici luoghi di aggregazione e di diffusione del pensiero: qui Shakespeare, facendo parlare un prelato dal palcoscenico, li riunisce entrambi.

(16) Il Libro dei Numeri (The Book of Numbers) uno dei libri della Bibbia, quello che contiene un censimento dei membri delle trib dIsraele.

(17) Solo i nobili - titolari di un titolo nobiliare e cavalieri - andavano in guerra a cavallo, potendosi solo loro mantenere il relativo costoso equipaggiamento.

(18) Davide II, che gli inglesi sconfissero e fecero prigioniero nella battaglia di Nevills Cross, il 17 settembre 1346, mentre Edoardo III era impegnato in Francia.

(19) I re prigionieri di cui sarricchisce la dinastia sono, oltre a questo scozzese, il re di Francia, Giovanni Il Buono, che il figlio di Edoardo, Edoardo prncipe di Galles, detto il Principe Nero, far prigioniero a Poitiers dieci anni dopo (1356).

(20) Il testo ha they have a king, esse hanno un re: cos chiama anche Virgilio, nelle Bucoliche lape regina, e, prima di lui, Aristotile nella sua Storia degli animali.

(21) like Turkish mute: i turchi avevano in uso di impiegare agenti muti in missioni segrete, e di farsi assistere, in casa, da schiavi privati della lingua, per paura che potessero riferire quanto vedessero.

(22) La gagliarda era una danza di ritmo vivace assai in voga nelle corti del sec. XVI.

(23) shall strike his fathers crown into the hazard: continua la metafore del tennis; to strike the hazard locuzione di quel gioco, per intendere il colpo vincente quando, nel tennis di allora, il giocatore riusciva ad infilare la palla nella buca.

(24) His jest will savoue but a shallow wit: shallow, vuoto ha figurativamente il senso di tombale, sepolcrale, per connessione col vuoto della tomba.

(25) O England, model to thy inward grearness!: model ha qui il senso di imperfect manifestation of. Per model con lo stesso valore in Shakespeare cfr. Amleto, V, 2, 50: Which was the model of the Danish seal.

(26) Il testo ha in un nido, in una nidiata (a nest) di petti vuoti.

(27) la stessa taverna dellostessa Quickly, scenario delle furfantesche imprese della compagnia di Sir John Falstaff, rappresentate nelle due parti dellEnrico IV e della quale ha fatto parte il giovane principe di Galles, qui ora re Enrico V. Di quei personaggi ritroviamo qui Bardolfo, divenuto luogotenente dellesercito regio; Pistola, che ha sposato lostessa Quickly, e Pet; ad essi si aggiunge qui Nym, come caporale dello stesso esercito, che nellEnrico IV non cera, ma figura anche nelle Gaie mogli di Windsor.

Questa scena, con la sua gente comune, dal linguaggio tra comico e volgare, punteggiato di allusive lubricit, ha teatralmente la funzione di interludio allapparizione, prima e dopo, del re e di nobili, che parlano del tutto diversamente: un espediente di tecnica teatrale di cui Shakespeare fa spesso buon uso.

(28) That is my rest, that is the rendevous of it: che cosa esattamente sintendesse al tempo di Shakespeare con lespressione that is the rendevous non ben chiaro; essa resa dai vari traduttori nei modi pi diversi. Il senso pi probabile Questo il succo: rendez-vous era preso in prestito dal francese per lequivalente di last resort, ultima ratio (Oxford Universal Dictionary).

(29) Il testo ha tuttaltro: O, well-a-day, Lady, if he not here now!: Oh, poveri noi, Madonna mia, non lavessimo mai incontrato!

(30) Adulterio consenziente ed assassinio (wilful adultery and murder) la tipica trama della ballata o del dramma popolare, che Quickly pensa di vivere in prima persona.

(31) Il testo ha, in realt Good Lieutenant! Good Corporal!, ma Luogotenente unevidente svista del copione, perch luogotenente lui, Bardolfo, che parla.

(32) Il testo ha Pish! che un suono della bocca che accompagna un gesto, pi che unesclamazione.

(33) I am not Barbazon; you cannot canjure me, letteralm.: Io non sono Belzeb (Barbazon il nome dun diavolo), e tu non puoi evocarmi.

(34) therefore exhale: Pistola si picca di usare un linguaggio eufuistico, e Shakespeare con lui fa il verso a quelli che allepoca seguivano la moda del parlare retorico e artificioso. Exhale non ha perci qui - come intendono molti - il senso di esala lultimo respiro; to exhale nel linguaggio eufuistico, aveva il senso di to drag out, to draw forth, estrarre, riferito alla spada. Linvito a estrarre la spada lascia intendere che Nym la sua labbia rinfoderata prima, quando glielo ha richiesto Quickly.

(35) Pistola cita scorrettamente, come far pi sotto (IV, 4, 35), lespressione francese couper la gorge. Il suo parlare tutto uno sfoggio di frasi francesi e latine scorrette o deformate.

(36) and from the powdering-tub of infamy: la sifilide, o mal francese, malattia professionale delle prostitute, si curava negli ospedali con suffumigi bollenti dentro apposite tinozze (powdering-tubs).

(37) Cressida, leroina della commedia shakespeariana Troilo e Cressida, il simbolo dellastuta e corrotta civetteria femminile.

(38) Questo personaggio lo stesso che ha una parte minore nellEnrico IV, seconda parte: la prostituta che frequenta la locanda dellostessa Quickly, dove ha un esilarante battibecco con Falstaff. Il suo cognome Tearsheet.

di quelli che Shakespeare sinventa per accordarli con le spiccate qualit del personaggio.

(39) Quondam pauca: Pistola seguita a sproloquiare in latino. La quondam Quickly, colei che era per me un tempo lostessa Quickly (e ora Nelly, mia moglie); pauca la contrazione della stizzosa frase latina intelligenti pauca, a buon intenditor poche parole.

(40) Bardolfo ha la faccia rosso-fuoco e il naso paonazzo dellubriacone, sui quali ha spesso motteggiato Falstaff nellEnrico IV.

(41) Questa frase dellostessa Quickly il secco epilogo della storia di Sir John Falstaff, il personaggio pi brillante e pi grottescamente vero uscito dalla fantasia di Shakespeare, e che tanto piacque alla regina Elisabetta. Abilmente, Shakespeare non fa morire Falstaff sulla scena: ne fa annunciare la morte dallostessa, la quale descriver pi sotto la pietosa scena. Il re gli ha ucciso il cuore quando Enrico, diventato re, ha chiuso definitivamente con il suo passato scapestrato e con i suoi compagni di dissolutezze. Alla fine dellultimo atto dellEnrico IV, seconda parte, la scena di questo distacco, che provoca a Falstaff il trauma mortale: questi, mentre si trova nella contea di Gloucester, appresa la notizie della morte di Enrico IV e dellelevazione al trono del figlio Enrico, corre a Londra per mettersi sul passaggio trionfale di questi, gli si avvicina esultante (Mio re, mio Giove, parlo a te, cuor mio!), per sentirsi rispondere un secco: Non ti conosco, vecchio. Falstaff da ci ferito a morte; e non pu che morirne. Nella tenda di Re Enrico V, alla vigilia di Azincourt, non pu pi trovar posto Falstaff e tutto ci che egli rappresenta (I. H. Walter).

(42) A noble shall thou have, and present pay: Il nobile (noble) era moneta di poco valore, poco pi di uno scellino. In contante (present pay) detto di una tale moneta palesemente provocatorio.

(43) Bisticcio intraducibile: Pistola gioca qui sul nome di Nym, che suona come nim, rubare, ed come se, dicendo Io vivr di Nym, dicesse: Io vivr rubando, E dicendo e Nym vivr per me, dicesse: e il rubare vivr per me, come del resto annuncia subito dopo.

(44) Come al solito, Shakespeare, nei momenti pi tragici, conosce il segreto di far ridere il pubblico, mettendo in bocca ai suoi personaggi qualche strafalcione linguistico. Qui Quickly che fa uno dei suoi soliti svarioni, con lossimoro terzana giornaliera: la terzana, se terzana, non pu esser giornaliera.

(45) His heart is fracted and corroborate: Pistola usa spesso parole di senso contrario: corroborate forma arcaica del participio passato di corroborate, dar forza, dare energia: uno svarione che fa il paio col precedente di Quickly.

(46) for, lambkins, we will leave: frase diversamente intesa dalla traduzione. Altri intende infatti we will live, vogliamo vivere nel senso di spassiamocela: che pare piuttosto stridente col carattere, canagliesco quanto si voglia, ma non disumano del personaggio Pistola.

(47) the man that was his bedfellow, letteralm.: luomo che gli era stato compagno di letto.

(48) Alas, your too much love and care of me / Are heavy orisons gainst this poor wrench!: letteralm.: Ahim, il vostro eccessivo amore e cura di me sono pesanti orazioni a carico di questo poveraccio!. Per orison nello stesso senso di preghiera, orazione, v. anche in Amleto, III, 1, 88: Nymph, in thy orisons

(49) Cio battere moneta con la mia immagine, tanto bene la conoscevi.

(50) is like another fall of man: come una seconda caduta delluomo; con riferimento alla prima, quella di Adamo, che ha macchiato lintero genere umano. Si tradotto a senso.

(51) Our puissance: nello stesso senso in Shakespeare, cfr. in Re Giovanni, III, 1, 339: Go, draw your puissance together.

(52) Localit del Middlesex, a circa 20 km. da Londra, sulla via di Southampton, dove, verosimilmente, Pistola, Bardolfo e Nym vanno a raggiungere lesercito di Enrico V che simbarca per la Francia.

(53) Lostessa Quickly, come al solito, sproposita: chi muore si dice che torni nel seno di Adamo.

(54) Bisticcio tra incarnate e carnation: and said they were devils incarnate - ha detto il paggio, intendendo diavoli in carne ed ossa; Quickly intende invece incarnate per incarnato, il colorito roseo del viso, e risponde che Falstaff non lo trovava di suo gusto nelle donne.

(55) but then he was rheumatic: Quickly vuol dire lunatic, lunatico; una delle sue papere. Ma lallusione di Shakespeare pi sottile: fa dire rheumatic alla Quickly, che lo pronuncer romatic, corruzione dialettale di romish, pertinente alla Chiesa di Roma, per preparare il successivo accenno alla puttana di Babilonia, come chiamata la Chiesa di Roma dellApocalisse, XV, 4-5, e come la chiamavano i protestanti della Chiesa dInghilterra, con riferimento alla corrotta regina di Babilonia, Semiramide che libito fe licito in sua legge (Dante, Inf., V, 56).

(56) Sul naso di Bardolfo v. sopra la nota (40).

(57) Latino per fate attenzione (imperativo plurale di caveo).

(58) Lintera battuta presa di peso dalla traduzione del Lodovici (cit.).

(59) were busied with a Whitsun morris-dance: la moresca (morris-dance) era una danza grottesca assai popolare in Inghilterra; in essa i danzatori, bizzarramente vestiti, rappresentavano personaggi fantasiosi, solitamente legati alla leggenda di Robin Hood. La festa della Pentecoste era una delle occasioni per questa danza, che si svolgeva nelle piazze.

(60) Questo aspetto di Bruto posto magistralmente in risalto da Shakespeare del suo Giulio Cesare. Altri ritiene invece che il riferimento sia al Bruto Lucio Giulio, che fu primo console di Roma dopo la cacciata dei re Tarquini; si dice che simulasse di esser pazzo per sfuggire alla tirannia di quelli.

 (61) A Crecy, presso Abbeville, nel Ponthieu, nel nord della Francia, nel 1346 Edoardo III aveva sconfitto i francesi, dando inizio alla guerra dei cento anni tra Francia e Inghilterra.

(62) Edoardo III era di corporatura gigantesca.

(63) Re Edoardo aveva di proposito lasciato al figlio, il giovane Edoardo Principe di Galles, detto Il Principe Nero dal colore della sua armatura, il comando delle truppe inglesi alla battaglia di Crecy, standosene egli appartato a vederne lo svolgimento su di unaltura. Una cronaca del tempo racconta che ad un certo punto, trovandosi il giovane a mal partito, per lintervento massiccio della gendarmeria francese agli ordini del conte dAlenon, un ufficiale corse dal re ad avvertirlo del pericolo in cui il figlio era venuto a trovarsi, domandadogli di inviargli soccorsi. morto mio figlio o ferito? - gli chiese freddamente il re - No, signore, ma ha da fare fortemente, ed avrebbe granduopo della vostra assistenza, Tornate - ripigli Edoardo - e non mi mandate a cercare finch mio figlio vivo. Gli riservo lonore della giornata; bisogna bene che il garzoncello guadagni i suoi speroni Dopo la vittoria, Edoardo corse ad abbracciare il principe di Galles, gridando: Sei mio figlio; hai ben adempiuto al tuo dovere: caro figlio, or ti mostrasti degno della corona (L. Galibert & C. Pell, Storia dInghilterra, vol. I, pag. 367-368, Antonelli edit., Venezia, 1845).

Dieci anni pi tardi, il Principe Nero sconfigger a Poitiers e far prigioniero lo stesso re di Francia.

(64) Limmagine tratta dalla clessidra, che segna il trascorrere del tempo con la caduta di granelli di sabbia da un emisfero di vetro superiore ad un altro inferiore.

(65) and his brave fleet / With sillen streamers the young Phoebus fanning: Febo uno degli attributi del sole; giovane, perch appena apparso allorizzonte, e le bandierine di seta delle navi gli fanno ventaglio.

(66) Lesercito inglese port in Francia, in appoggio ai balestrieri, sei bombarde, le prime che si fossero ancora vedute , le quali vomitavano nelle file serrate della cavalleria francese una grandine di palle che atterrivano ed uccidevano uomini e cavalli. (L. Galibert & C. Pell, Storia dInghilterra, cit., I, pag. 367).

(67) stato osservato dalla critica che questa seconda reminiscenza di Alessandro in questo dramma (la prima quella messa in bocca allArcivescovo di Canterbury nella prima scena del I atto, quando dice che Enrico scioglier il nodo gordiano dogni pi difficile questione sottopostagli) un velato segno dellintento di Shakespeare di stabilire un parallelismo tra Enrico V e il grande macedone.

(68) Il paggio di Falstaff ha evidentemente imparato dal suo padrone quella tal filosofia della vita che distingueva il povero Sir John. come se Shakespeare voglia, dun tratto, far rivivere un guizzo del suo spirito.

(69) Preccia afanti: Fluellen scozzese, e il suo parlare ha pronuncia e modi dialettali che sarebbe impossibile rendere in italiano; sar lo stesso pi sotto per gli altri ufficiali Jamy e MacMorris. Il Baldini, per rendere in qualche modo lo stacco dialettale, li fa tedescheggiare, mettendo la p al posto della b, la f al posto della v, la c al posto della g. Ho seguito qua e l la stessa traccia; anche se lespediente, se pu aver qualche efficacia nella dizione recitante, alla lettura inefficace e perfino fastidioso. Ma il dialetto gallese sulla scena doveva divertire lo spettatore inglese, se Shakespeare ne fa un uso cospicuo anche nella seconda parte dellEnrico IV nel personaggio di Lady Mortimer.

(70) I know by that piece of service the men would carry coals: letteralm. Riconosco da questo servizio che gli uomini carreggerebbero carbone; espressione che in italiano non significa niente. To carry coal, carreggiar carbone espressione idiomatica che sta a significare ingoiare ogni offesa senza reagire o anche essere disponibili ad ogni pi bassa attivit. (V. anche Romeo e Giulietta , I, 1,1).

(71) Si pronunci, per la metrica, Glo - ster.

(72) and the fleshed sodlier: il soldato accarnato (Lodovici). Metafora dalla caccia. Il verbo to flesh, termine del linguaggio venatorio, non ha equivalente in italiano (accarnato suggestivo conio personale del toscano Lodovici): esso esprime lazione di dare in pasto ai segugi della muta la carne (flesh) della preda catturata, per incitarli alla battuta. Il sapore del sangue rende lanimale pi avido di predare.

(73) as send precepts to the Leviathan / To come ashore: Leviathan il nome dato nella Bibbia (Giobbe, XL) ad un immaginario mostro marino divoratore di uomini. Figurativamente si chiam cos ogni vascello di grandi dimensioni, costretto perci a rimanere allancora al largo, perch impossibilitato ad accostarsi alla riva. Il termine poi passato ad indicare qualcosa di colossale, mostruoso: Tomaso Hobbes chiama cos lo Stato.

(74) Sullesempio della maggior parte dei traduttori, sia italiani che stranieri, si ritenuto di riprodurre il testo francese dellintera scena, nellimpossibilit di renderlo, con un minimo di fedelt, nella nostra lingua, con le amenit, i giochi di parole, le lepidezze e i doppi sensi di cui punteggiato, alcuni di smaccata lubricit, che al tempo di Shakespeare potevano divertire, ma per noi sono di dubbio gusto, quando non goffamente melensi.

Si ritenuto, comunque, per la comodit del lettore che non conosce il francese, di dare, a lato, la traduzione letterale, battuta per battuta, non senza avvertire che il francese di Shakespeare - che egli mette in bocca a Caterina - chiaramente rozzo e spesso sgrammaticato, a volte morfologicamente scorretto; come doveva essere, verosimilmente, quello dello stesso poeta, come ne altro esempio il francese di un altro suo personaggio, il dottor Cajus delle Gaie mogli di Windsor.

(75) Alice ha pronunciato le due parole foute e cant: foute in francese voce del verbo foutre, termine del gergo lascivo, come litaliano fottere (latto del coito); cant, termine derivato dallinglese, laffettazione ipocrita ed esagerata di pudore da chi di natura impudico.

(76) O Dio vivente!: da questa battuta in poi le frasi in francese sono tradotte in nota, anzich nel testo.

(77) Morte della mia vita!

(78) Dio delle battaglie!

(79) their barley broth: cio la birra, per contrapposto al vino.

(80) and teach lavoltas high and swift curantos: la lavolta e la corrente erano due balli di ritmo vivace, assai in voga nella corti del sec. XVI.

(81) Si pronunci, per la metrica Mont-ju: la francesizzazione dellinglese Montjoy.

(82) if I find a hole in his coat, frase idiomatica per if I find a groung for blame, se trovo un motivo per biasimare.

(83) Now we speak upon our cue: espressione del linguaggio teatrale, cue lentrata a parlare dellattore dopo lultima parola dellaltro interlocutore. (Cfr. anche in Re Lear I, 3, 128, My cue is).

(84) Le palle da tennis simbottivano di crine di cavallo, per farle rimbalzare.

(85) Il cavallo volante il Pegaso dalle narici di fuoco: ma la seconda frase scorretta, dovrebbe essere aux narines de feu. Altri testi (Hugo) hanno pi correttamente: qui a les narines de feu; ma del cattivo francese di Shakespeare sՏ gi detto.

Pegaso il cavallo alato della mitologia greca, al quale - dice Ovidio - fu terra il cielo e furon piedi lali. Sulla sua groppa Perseo vol in Mauritania e poi in Etiopia per liberare Andromeda dal mostro marino al quale la fanciulla era stata esposta in sacrificio, e sposarla.

(86) is more musical than the pipe of Hermes: in verit, lo strumento di Ermes (il Mercurio dei Romani) non era la piva, o zampogna, o zufolo (pipe), ma la lira; nella iconografia del dio non cՏ traccia di quello strumento. Lo zufolo di canne lo strumento dei satiri.

(87) And the heat of the ginger: lo zenzero una spezia dal gusto assai spiritoso.

(88) the man hath no wit that cannot, letteralm.: non ha spirito luomo che. Scarso danima tolto di peso dalla traduzione del Lodovici (cit.).

(89) Perifrasi per indicare lo spazio dallalba al tramonto. Lallodola detta anche luccello dellalba (cfr. Romeo e Giulietta, III, 5, 2); le pecore sono ricondotte allovile al calar del sole.

(90) like a kern of Ireland: kern era chiamato il soldato di fanteria dellesercito irlandese (cfr. in Macbeth, I, 2, 13: of kernes and gallowglasses); questi soldati non erano pratici del cavalcare, perch sempre appiedati, e provvisti di armamento e vestito leggeri, mentre i cavalieri vestivano ampie braghe, adatte a meglio permettere i movimenti in sella. chiaro il sottinteso lubrico della metafora.

(91) my mistress wears his own hair. Letteralm.: ha addosso il suo proprio capello (his, maschile, perch riferito idealmente a cavallo). Allusione al vezzo delle dame inglesi dellepoca di darsi un crine posticcio, con luso della parrucca.

(92) Il porco un animale dalla cotenna senza peli.

(93) Il cane tornato al suo (solito) vomitare, e la scrofa a lavarsi nel suo pantano.

(94) Nel testo cՏ un gioco di parole tra faces, facce, (And my way shall be paved with Egnlish faces, dice qui il Delfino), e il successivo faced out della risposta del Connestabile ( for fear you should be faced out of my way) dove faced out sta per cancellato (il cammino gi fatto, e quindi costretto a retrocedere).

(95) tis a hooded valour: ҏ un valore incappucciato; lespressione tolta dal gergo della falconeria: lanimale veniva portato dal falconiere sul suolo della battuta con la testa coperta da un cappuccio, tolto il quale, lanimale cominciava a batter lali e scomparire nellaria in cerca della preda.

(96) Sar lui, invece, il ventiquattrenne duca Carlo dOrlans, nipote di Carlo VI, ad esser fatto prigioniero dagli Inglesi nella battaglia di Azincourt. Sar tenuto in cattivit a Windsor per 25 anni, durante i quali scriver finissime liriche francesi. Tutta la scena, del resto, dallannuncio del messo che gli Inglesi sono da presso, rivela, nello stesso linguaggio volutamente gradasso dei personaggi, il presentimento della sconfitta.

(97) do the low-priced English play at dice: si giocano ai dadi i sottovalutati Inglesi. To play at dice espressione idiomatica che, in senso transitivo, vale to throw away by dicing, gettar via, far fuori giocando ai dadi.

(98) In mancanza di qualsiasi didascalia, da intendere qui che Enrico si metta sulle spalle il mantello di Erpingham. Ma il gesto di Enrico non avr poi nessun seguito nello svolgimento della scena, e rimane incomprensibile.

(99) I fanti erano armati di picche. Ma qui Pistola, al suo solito, gigioneggia.

(100) Il giorno di San Davide (1 marzo) i Gallesi festeggiavano la ricorrenza della loro vittoria sui Sassoni nel 540 d.C., portando sul cappello un porro, come segno del servizio militare prestato. Sul valore simbolico di questo porro dir pi sotto lo stesso Fluellen (scena 8a, vv. 101 e segg.).

(101) Il soldato Bates sicuro che il re sar fatto prigioniero.

(102) if you could tell how to reckon: se sapeste dire come contare, cio come calcolare la sproporzione numerica tra noi e loro.

(103) the French may lay twenty French crowns to one for they bear them on their shoulders: quibble sul doppio significato di crown, che vale corona (moneta) e testa, zucca; analogo bisticcio tra il doppio senso di corona di re e guscio duovo in Re Lear, I, 4, 154: Give me an egg and Ill give thee two crowns; ed anche in Misura per misura, I, 2, 50: A French crown more

(104) but there is no English treason to cut French crowns: altro quibble su cut, tosare, ma anche tagliare, intagliare e quindi, riferito a monete, coniare.

(105) Il sole.

(106) sleeps in Elysium: lEliso, la mitica regione dellAde dove le anime di coloro che son vissuti in rettitudine sono destinate a soggiornare in una serena primavera.

(107) Iperione il nome del Titano padre del sole e della luna; ma divenuto poi uno degli appellativi di Elios, il sole, come qui.

(108) Il padre, Enrico IV, aveva usurpato il trono al cugino Riccardo II, imprigionato e fatto uccidere da lui. La scena delluccisione di Riccardo II nel castello di Pomfret rappresentata da Shakespeare nel dramma storico Riccardo II.

(109) In sella! (letteralm.: Montate a cavallo!).

(110) Le acque e la terra!

(111) Niente altro? Laria e il fuoco!: ma anche Orlans/ Shakespeare ha un francese scorretto: puis per dire pi, altro, non lo dice nessun Francese.

(112) Che cosa abbia voluto far dire qui Shakespeare al Delfino di Francia e a suo cugino il Duca di Orlans non chiaro. Il Delfino ha nominato le acque e la terra, Orlans ha aggiunto laria e il fuoco: sono i quattro elementi della materia secondo la cosmogonia antica. Forse il Delfino vuol dire che il cielo le comprende figurativamente tutte e quattro?

(113) There is not work enough for all our hands, letteralm.: Non cՏ lavoro abbastanza per tutte le nostre mani.

(114) Il testo ha executors che vedo diversamente inteso: esecutori testamentari (Baldini), eredi (Lodovici), esecutori (Pisanti); ma qui il vocabolo ha il senso specifico di executioners, carnefici, giustizieri, come pi sopra, I, 2, 203: Delivering oer to executors pale.

(115) Si legga, per la metrica, Wst-mor-land: il verso un settenario; la parola trisdrucciola.

(116) for the best hope I have, letteralm.: nemmeno in cambio di ci che pi spero. Ho rivoltato la frase, intendendo ci che pi spero la salvezza eterna (la pace di Dio della precedente invocazione).

(117) il 25 ottobre, festa dei santi Crispino e Crispiniano, i due fratelli che, fuggiti da Roma nella Gallia nel 287 d.C., vi subirono il martirio.

(118) la favola della pelle dellorso di Esopo: allorso Shakespeare ha sostituito il leone, per preservare - nota J. H. Walter - il simbolo della regalit: Enrico parla da re.

(119) our hearts are in the trim: to be in the trim espressione del linguaggio marinaresco, che vale essere nella condizione migliore per affrontare il mare.

(120) Senso: Se perdiamo, saremo tutti morti, e avremo indosso gli abiti leggeri della morte per volare nellaldil; se vinciamo, ci provvederemo di abiti nuovi, togliendoli ai corpi dei soldati francesi che avremo ucciso e lasciato sul campo. Ma il passo incerto e variamente inteso.

(121) Francese maccheronico; letteralm.: Penso che siate il gentiluomo di buona qualit. Sulla parola qualit del soldato francese Pistola, facendogli il verso, ricama una frase sibillina: Quality calmie custure me!, assolutamente senza senso.

(122) O Signore Iddio!

(123) Oh, prendete misericordia! Abbiate piet di me!

(124) Pistola crede che mu, pronuncia francese di moi, me, voglia dire moneta, e che il soldato francese gliene offra una sola per il suo riscatto.

(125) impossibile sfuggire alla forza del tuo braccio?

(126) Il testo tuttaltro. Pistola ha preso il bras del francese per brass, ottone, e nella sua goffa pretesa di capire il francese, ha inteso che quello gli voglia offrire per riscatto monete di ottone (o di rame), comunque di infimo valore. Infatti gli chiede: Offerst me brass?. Come abbia fatto per a capire brass dal br del soldato francese - perch questa la pronuncia francese di bras - un altro segno della ignoranza del francese di Shakespeare: lattore era verosimilmente obbligato a pronunciare, erroneamente, brass. Per dare un senso in italiano al melenso bisticcio questo traduttore ha giocato sulla parola force del francese che suona come forse. Non cera di meglio, per dare un minimo di scorrevolezza al dialogo.

(127) Sayst thou me so? Is that a ton of moys: ancora una volta Pistola prende il moi del francese per una moneta che si chiama mu, e il pardonnez per per ton.

(128) Che dice, signore?

(129) Mincarica di dirvi che diciate le vostre orazioni perch questo soldato ben disposto a tagliarvi subito la gola. Il francese del paggio non migliore di quello del soldato, sgrammaticato anchesso, come doveva essere quello di Shakespeare; ma il pubblico inglese era in grado di capirlo, come afferma con molta sicurezza S. Wells nella General Introduction alla sua edizione dellOxford Shakespeare (cit.).

(130) Oh, vi supplico, per lamore di Dio, perdonatemi! Sono un gentiluomo di buona casata: salvatemi la vita e vi dar duecento scudi.

(131) Signorino, che dice?

(132) Sebbene sia contro il suo giuramento di perdonare alcun prigioniero, nondimeno per gli scudi che gli avete promesso, daccordo nel darvi la libert e la franchigia.

(133) In ginocchio, vi rendo mille ringraziamenti; e mi reputo felice desser caduto nelle mani dun cavaliere, io penso, il pi coraggioso, il pi valoroso e il pi distinto signore dInghilterra.

(134) Seguite il grande capitano.

(135) Bardolfo e Nym, come Falstaff, spariscono dalla scena per il racconto di una terza persona. Questi due personaggi dellantica compagnia di scapestrati cui era associato il giovane principe di Galles, sono anche loro, come Falstaff, vittime della metamorfosi di Enrico, dal momento che divenuto re. Falstaff morto di crepacuore per vedersi da lui rinnegato e messo da parte; Bardolfo e Nym pagano, col capestro, il fio delle loro furfanterie, in molte delle quali hanno avuto consorte lo stesso Enrico. Si sente che dietro la loro fine cՏ lombra di questi, ma Enrico ora il grande re vincitore di Azincourt, e un intervento di lui, di persona, per Shakespeare, non sarebbe stato regale. Questa battuta del Paggio, per, non sembra sia di mano di Shakespeare, molti testi la omettono.

(136) Oh, diavolo!

(137) Oh, Signore, tutto perduto! Ah, la giornata perduta!

(138) Morte della mia vita!

(139) O malvagia fortuna!

(140) All my mother came into my eyes: tutto quello che avevo di mia madre, tutto quello che di femminile avevo ereditato da mia madre: le donne sono proverbialmente pi facili alle lacrime.

(141) Monmouth nel Galles; Fluellen gallese.

(142) Fluellen in realt dice Alexander the Pig, per dire Big; ma Big pronunciato alla gallese Pig, e Pig porco: risata del pubblico.

(143) and nobles bearing banners: e nobili che hanno diritto ad una propria insegna.

(144) Sono le prime parole di due inni sacri: Non nobis, Domine, non nobis sed nomini tuo da gloriam, Non a noi, Signore, non a noi ma al tuo nome d gloria, sono i primi versetti del cantico In exitu Israel de Aegipto; Te Deum, laudamus, Te, Domine, confitemur, Te, Signore, lodiamo, Te, Signore, riconosciamo il salmo di ringraziamento al Dio degli eserciti per le vittorie riportate in guerra.

(145) Allusione alla spedizione del 1599 contro i ribelli irlandesi, guidati da un certo Ugo, figlio del barone di Ducannon, che Elisabetta aveva fatto conte di Tyrone. Il generale mandato dalla regina (qui detta stranamente imperatrice) Elisabetta a domarla, il conte di Essex, Robert Devreux, che, peraltro, fallir limpresa. questo lunico accenno di Shakespeare, in tutto il suo teatro, ad una vicenda politica del suo tempo; che ha permesso, tra laltro, alla critica, di datare la stesura del dramma. Shakespeare ha assistito verosimilmente alla clamorosa partenza da Londra per lIrlanda del giovane Essex, favorito della quarantunenne regina Elisabetta, nel marzo 1599: Circondato dal fiore della nobilt inglese, una moltitudine numerosa saccalcava sui suoi passi gridando: Dio benedica vossignoria! Dio la conservi!. (L. Galibert & C. Pell, Storia dInghilterra, cit., II, 197).

(146) Limperatore Sigismondo dAustria, che venne appunto a Londra nel 1416 come intermediario della Francia per trattare la pace.

(147) Ha! Art thou bedlam?: Bedlam era chiamato colloquialmente lospedale di Santa Maria di Betlemme a Londra, adibito a ricovero dei malati di mente. Il termine fin per significare esso stesso pazzo, mentecatto (cfr. in Re Lear il personaggio di Tom of Bedlam in cui si traveste Edgardo).

(148) base Troian: Troian termine colloquiale per persona vile, tipo poco raccomandabile.

(149) Pistola gigioneggia: vuol dire hai desiderio di farti sbudellare da me?. Le Parche, nella mitologia greca, erano le tre divinit che tessevano la tela della vita degli uomini; a un certo punto tagliavano il filo, ed era la morte.

(150) Probabilmente Pistola evoca, sbagliando, il re Cadwallon, lultimo re pastore dellantica Britannia vinto in guerra da Osvaldo re di Northumbria nel 633 d. C.

(151) Gli eventi rappresentati in questa scena ebbero luogo, per la verit storica, cinque anni dopo la battaglia di Azincourt, nel 1420.

(152) Il basilisco il mostro della mitologia greca che uccideva chiunque guardasse.

(153) Testo: I cannot speak your England: Io non so parlare il vostro Inghilterra.

(154) An angel is like you, Kate, and you are like an angel: gioco di parole intraducibile. Alla domanda di Enrico: Do you like me, Kate?, Vi piaccio, Kate?, Caterina non capisce like me, ma Enrico glielo spiega come se like non fosse il verbo piacersi di qualcosa ma la preposizione come.

(155) Che dice, che assomiglio a un angelo?

(156) S, certo, vostra grazia, cos dice.

(157) Buon Dio! Le lingue degli uomini son piene dinganni!

(158) The princess is the better Englishwoman: passo diversamente inteso. Letteralmente : La principessa la migliore donna inglese; ma frase che non si lega con quel che viene dopo. CՏ chi legge (Lodovici): Allora la principessa la pi autentica inglese come se fosse assiomatico che tutte le donne inglesi, in misura maggiore o minore, sono convinte che gli uomini hanno linganno sulla lingua. Altri intende: La principessa (tra le due) quella che parla meglio linglese; Alice lha parlato male, ma non peggio della principessa. Altri legge ancora come se Enrico volesse dire ad Alice, che la principessa migliore di lei, Alice, in senso assoluto: il che non regale per la povera Alice. Questo traduttore intende, the better Engliswoman come primo termine di paragone di un sottinteso as if she were not che si lega a quello che Enrico dice dopo: e cio che gli sta meglio che Caterina sia inglese e non saspetti da lui smancerie amorose, delle quali non capace.

(159) I wear out my suit: quibble sul termine suit che vale corteggiamento e vestito: mi toglierei di dosso il mio abito di corteggiatore.

(160) Con licenza di vostro onore.

(161) At leap-frog: leap-frog il giuoco dei ragazzi in cui uno sappoggia colle mani sulla schiena di un altro che sta curvato, e lo salta a gambe larghe.

(162) Larmatura era cos pesante che il cavaliere che la indossava, per montare in sella, aveva bisogno dellaiuto del palafreniere; e chi ci riusciva senza questo aiuto era bravo.

(163) let thine eye be thy cook: cio: fa che il tuo occhio, simile ad un buon cuoco che aggiunga quel che manca ad una brutta pietanza per renderla pi digeribile, mi presti lui quei sapori e quelle attrattive che la natura non mi ha dato.

(164) What! A speaker is but a prater; a rhyme is but a ballad.: letteralm.: Che! Un (buon) parlatore non che un chiacchierone; una rima non che una ballata. Le ballate erano molto popolari, ma gli intellettuali le sdegnavano, come roba da cantastorie.

(165) Il nemico della Francia?

(166) Io, quando per il possesso della Francia, e voi avete il possesso di me

(167) San Dionigi il patrono della Francia.

(168) dunque vostra la Francia e voi siete mia.

(169) Con licenza di vostro onore, il vostro francese migliore del mio inglese.

(170) Il fiordaliso era lo stemma stampato sulle armature degli antichi re di Francia.

(171) la pi bella Caterina del mondo, la mia cara e divina dea?: ma tutto terribilmente maccheronico.

(172) Caterina fa qui un maledetto sgangherato miscuglio di francese ed inglese: fausse in luogo del corretto maschile faux sta per falso nel senso di cattivo; la plus sage demoiselle la pi saggia damigella; dat is in France, scorretto inglese per that is in France.

(173) if he be not fellow with the best king, thou shall find the best king of good fellows: passo di senso ambiguo. Forse una allusione di Enrico alla sua scapigliata e malfamata giovinezza; in tal caso il best king dovrebbe intendersi riferito a suo padre Enrico IV, e good fellows a Falstaff e compagni. Ma perch in questa sede e per farsene un merito con la donna che vuol conquistare? Forse Shakespeare gli ha voluto far dire solamente: Se non sono il migliore dei re Plantageneti, sar per te il migliore compagno.

(174) Di mio padre il re.

(175) Lasciatemi, monsignore, lasciatemi, lasciatemi, per carit! Non voglio che abbassiate la vostra grandezza fino a baciare la mano duna indegna serva di vostra signoria! Scusatemi, ve ne supplico, mio possente signore!

(176) Non costume della Francia che le dame e le damigelle siano baciate prima del matrimonio.

(177) Meglio di me.

(178) Precisamente.

(179) Tracciare un cerchio intorno a una persona era un comune rituale di magia; ma qui, come nel seguito, evidente lallusione sessuale.

(180) Il fanciullo nudo e bendato la tipica iconografia di Cupido, il dio dellamore.

(181) Cio al calar dellestate: San Bartolomeo il 24 agosto.

(182) Il nostro carissimo figlio Enrico, re dInghilterra, erede di Francia: nella formula latina carissimo sostituito da illustrissimo.

(183) Allusione alle tre parti dellEnrico VI, precedentemente composte da Skakespeare e rappresentate dalla sua compagnia di attori.