FERRUCCIO BUSONI

LETTERE ALLA MOGLIE
1808 - 1912


1908

[Vienna], 14 gennaio 1908
Ti scrivo, a dir il vero, solo per stare un momentino con te: da dire non c’è nulla. - Nulla. -
Qui tutto gira in tondo, nel modo ben noto... Come se si fosse nel 1884, anno in cui ho già assaporato tutte queste gioie - solo allora c’era tutte le settimane il feuilleton di Hanslick - come nelle piccole città c’è il giorno di mercato - e suonava Rubinstein.
Ibsen mi ha dato grande gioia - “John Gabriel Borkman“ mi sembra semplicemente insuperabile e forse la sua cosa più grande.
Del “Piccolo Eyolf “ piace a me - ora - solo la conclusione: il resto mi ha tormentato.
Dico a me e ora. Perchè mi accorgo con chiarezza sempre maggiore che non esistono grandezze e valori assoluti: ogni cosa è come ci sembra in un dato momento.
I più grandi sono riconoscibili dal fatto che cambiano meno degli altri...

Vienna, 16 gennaio 1908
Il primo tentativo riuscito - non casuale di volo prettamente meccanico senza pallone: questa risposta tanto attesa alla domanda formulata prima da Leonardo, alle domande poi e alle aspettative di tutto il mondo: mi sembra sia più appropriato e più degno che io incominci la mia lettera oggi con questo tema, che non con quello del ”saggio di pianoforte”, [1] riuscito anche questo, che ho tenuto ieri sera nella grande Sala del Musikverein [2] della ”Città imperiale“.
Mi rammarico tutti i giorni che tu non sia con me; Bösendorfer era raggiante; Gollerich ha trovato la “Danza macabra“ perfetta. Dopo il concerto, all’ Ancora verde, una piacevole compagnia: Schalk, Botstiber, il dott. Schenker, Galston e gli scolari migliori, che mi adorano (lo dico solo per la contentezza)...
A dire il vero è stato di nuovo un d e b u t t o ! Nessuno si ricordava più come suono, e la Direzione del Conservatorio era nervosa aspettando l’impressione che avrebbe fatto il ”suo professore”. -
Questo concerto metterà di sicuro il puntino sulla i...
Sto bene - solo sono stanco e ho troppe cose per la testa. -
Ibsen mi ha portato in una sfera più alta. Nelle sue opere sono sempre le donne quelle che danno il tono, che hanno la parte più elevata. Gli uomini confermano lamentevolmente come un’eco. Hedda Gabler mi riesce ora perfettamente chiara e non può essere diversa da così.
Sono contento quando posso di nuovo perseguire liberamente i miei propri pensieri: penso che ne verrà ancora parecchio di buono...
Se fossimo solamente di nuovo a maggio! - ...
Il “Wiener Tagblatt“ ha pubblicato un magnifico feuilleton sull’ultimo lavoro di Gerhart Hauptmann. Mi sono permesso di inviarglielo aggiungendovi alcune parole.

[1] Gioco di parole intraducibile tra ”Flugeversuch” - tentativo di volo e ”Flügelversuch” - saggio di pianoforte a coda.
[2] Associazione musicale.

[Londra], 3 marzo 1908
Questa lettera è partita oggi per Vienna. [1]
Fanne fare due copie e mandane una a Bösendorfer e l’altra alla “Neue Freie Presse“. Conserva l’originale.
“ Molto onorevole Direzione,
Senza fare il menomo tentativo di addivenire a una spiegazione mi avete scaraventato addosso, senza preavviso, un licenziamento.
Senza considerare la possibilità di una risposta da parte mia, avete resa pubblica una questione non ancora risolta e l’avete fatto in forma unilaterale, a me sfavorevole e quasi lesiva della mia onorabilità!
E siete andati ancora più in là, nominando - sempre pubblicamente - un successore.
Il sig. Direttore Bopp - invece di rivolgersi a me - ha esaminato e scelto i miei scolari per un saggio pubblico, scavalcando in pieno le mie proposte e le mie opinioni, le sole valide in questo caso.
A tutto ciò mi permetto di osservare:
Credo che il Vostro interesse per il corso di perfezionamento, ammesso che questa sia stata l’origine del Vostro malumore, si sarebbe manifestato nel modo più efficace se, prima di procedere a una decisione di forza, aveste tentato un accordo con me, significandomi il desiderio o anche la precisa richiesta di modificare il piano di lavoro da me comunicato.
Questo sarebbe stato il primo passo per promuovere le sorti di codesta istituzione. E mi avreste trovato pronto ad aderire a un accordo del genere, secondo le mie forze e le mie possibilità, e tanto più, in quanto lo sviluppo artistico dei miei scolari mi stava molto a cuore ed era ben lungi da me l’intenzione di mancare ai doveri assuntimi.
Sostengo tuttora fermamente che non è assolutamente possibile rompere il contratto prima della fine dell’anno scolastico - (sono sempre stato e sono fermamente deciso a portare a termine il numero d’ore convenuto e a rispondere del risultato artistico) - e una parola amichevole e accomodante da parte Vostra sarebbe stata in grado di limitare le irregolarità che si sono verificate contro il mio volere.
Per il buon esito di questo anno scolastico questo sarebbe stato - lo ripeto - il mezzo più opportuno, più umano, più corretto.
A questi attributi non ha corrisposto di certo la pubblicazione a mezzo della stampa della Vostra decisione assolutamente prematura; a prescindere dallo svisamento dei fatti, aggiuntovi dalle pubbliche dicerie e contro cui non ho potuto difendermi qui, in paese lontano.
Dopo tutto quanto ho ricordato fin qui, la nomina di un successore è stata una mancanza di tatto.
Pertanto proclamo che sono stato io a subire un torto contro il quale protesto fermamente.
Tuttavia - per il profondo interesse che porto ai miei scolari, cui mi sono molto affezionato, e per la difesa della mia dignità - faccio ancora il tentativo di proporVi un accomodamento in via amichevole, e cioè che da parte Vostra mi sia concesso di continuare e di portare a termine questo anno scolastico.
Sono convinto che questo è il solo modo di tutelare i Vostri stessi interessi, di promuovere il bene degli scolari e di riparare in parte al torto fattomi.
In questo caso verrei a Vienna il 14 marzo per una settimana e mi dedicherei al mio ufficio ininterrottamente dal 21 aprile in poi fino alla fine dell’anno scolastico.
Vi prego di volermi telegrafare qui il 6 o il 7 di questo mese.
Con osservanza.”

[1] Alla direzione del conservatorio.

[Vienna], 15 aprile 1908
Sono le tre passate e ancora non sono uscito, con tanto fervore ho scelto e combinato note: una settimana fortunata!...
C’è qui un giovane estremamente caro, che non ha ancora 20 anni, il figlio del grande fotografo d’arte Hanfstaengl di Monaco. Una natura così sincera, così pulita, semplice, spiritosa e intelligente e mirabilmente sviluppata, sopra tutto nel gusto artistico. Di questi Benni deve fare la conoscenza - può diventare un eccellente amico per lui.
Questi Hanfstaengl sono, del resto, strettamente legati con tutto il mondo della pittura (a cominciare da Lenbach)...

Vienna, Wallfischgasse 4, 27 aprile 1908
Questa mattina, avvicinandomi col treno a Vienna, avevo una sensazione di giovinezza e di essere all’inizio delle cose, ed era come una tarda reminiscenza di quel viaggio che mi portò ospite a Dobling, 25 anni fa. -
Il mio appartamento dà sulla Wallfischgasse ed è spazioso e piacevole ad abitarsi... Per darmi il benvenuto erano stati disposti magnifici fiori nei vasi. La mia padrona di casa è la signora Pollhammer, una buona donna e molto per bene, un po’ più fine della ”Baulline” di Liszt, ma pur tanto simile a lei e, nonostante la sua sincera cordialità, ha l’aria di sentirsi alquanto superiore...
Tutti a Vienna sanno che ci sono - quell’incidente, anche se volgare, non ha nessuna importanza. Cara Gerda, non prenderti tutto tanto a cuore, il mondo è così, ed è un grande onore (?) quando ci si occupa di qualcuno, anche se in senso cattivo.
La lettera di Egon mi ha fatto molto bene, è una specie di risposta-protesta.

Vienna, 30 aprile 1908
...I vecchi amici Thusman e Leonhard Turnhäuser si svegliano dal letargo invernale, si stirano, sbadigliano e si rigirano ancora una volta nel letto, prima di decidersi ad alzarsi. ”Le petit lever” lo si chiamava ai tempi di Luigi XV che, come ben si sa, era un gran re nel levarsi e nell’andare a letto...
Nel frattempo penso al mio figlio adottivo - l’edizione di Liszt e a una prefazione per la medesima.
Come trovi - tra l’altro - questa frase (su Liszt):
“ -- la sua metamorfosi da demonio ad angelo - dalla prima fantasia di bravura “sur la Clochette” (suggestione diabolica di Paganini) fino alla mistica infantile dell’ “Albero di Natale” nella quale quella finale innocenza che è il frutto di ogni esperienza, ci trasporta colla sua peculiare veste sonora in un “paese migliore”... “.
In Italia ho comperato per caso un libro, “Quanto mi pare” di un certo Giuseppe Brunati. Il significato del titolo potrebbe essere ”selon mon caprice”. E intende il ”dispotismo“. È un buon libro, scritto in modo eccellente, il pensiero ne è vivace e l’argomento originale. L’eroe è l’ultimo rampollo di una stirpe grandiosa e terribile di piccoli tiranni del Rinascimento.
Nel corpo degenerato fiorisce ancora lo spirito acuto, la crudeltà e l’arbitrio del tipo di quello dei Borgia e, nel 1906, forma un singolare contrasto con l’Italia moderna.
Sono riportati dei brani della sua cronaca di famiglia - che mettono in luce il carattere monumentale, se pur barbarico, degli antichi tiranni di contro alla società-gregge della democrazia odierna.
Vi è glorificato “il genio del dominio” - una specie estinta.
In questo momento un argomento del genere mi si confà. Il tipo del genio dominatore mi sembra però essersi trasferito sotto nuove spoglie nei re dell’industria americani. Il loro popolo sono i lavoratori oppressi, le loro conquiste le grandi speculazioni, che spesso possono salvare o distruggere un paese intero.
Sono venuto in un volontario ”esilio”, lo riconosco ora. - Purchè venga la ”buona disposizione”. L’insegnamento ha questo di buono, relativamente, che tengo viva la mia arte pianistica...

[Vienna], 4 maggio [1908]
...Il 7 si scoprirà qui un monumento a Brahms; sono invitato alla cerimonia. In questi giorni una compagnia italiana dà qui delle rappresentazioni, quattro sole serate, tra le quali Rigoletto e Don Giovanni. Credo che ci andrò - questo è proprio il nutrimento di cui ho bisogno e forse “La Sposa sorteggiata“ si metterà in moto. Non è del tutto arenata, ma devo trascinarla; invece il rapporto è giusto solo quando ci si sente trascinati...

5 maggio
...Thusman si lamenta già in musica come un gatto in amore. - Ieri (lunedì) ho avuto lezione. - Vedi, tento di far qualche cosa...

Vienna, 8 maggio 1908
...Non ho mai assistito a qualche cosa di così mancante di atmosfera come lo scoprimento [del monumento a Brahms]. Furono eseguiti dei cori a cappella, molto aridi del Maestro... Un bosco di ombrelli neri assorbiva un monotono discorso! Brahms siede buono e pensieroso - molto somigliante - su un basamento che sembra di cemento, ed è invece di marmo a buon prezzo. Sotto a sinistra giace (!!) una Musa con una faccia volgare da cabaret e pizzica una lira, la quale giace anch’essa sui gradini - una figura mal riuscita...
Freund mi scrive tra l’altro: “Quel che complica la cosa è che la Sua armonia è molto più ricca di quella di Debussy. Ella ha scoperto, per esempio, che quest’ultimo si basa sulla tonalità alterata e ciò è molto semplice, mentre nella Sua musica l’armonia nasce dalla melodia o, a meglio dire, dall’idea musicale”.

[Vienna], 9 maggio [1908]
...Ero immerso nel lavoro, ho composto tutto d’un fiato 7 pagine. Ho pensato tutto, ieri sera per la strada. Spero di poterti annunciare di più tra breve...

[Vienna], domenica [17 maggio 1908]
“Rigoletto”! Avevo sentito una sola volta finora quest’opera, nella mia più tenera infanzia, avevo forse nove anni. Mi posso ancora ricordare una sera, a Trieste, in via Geppa, mia madre che mi raccontava il soggetto (ridotto per l’infanzia). - Indimenticabili mi rimasero impressi fino all’età matura la musica della festa all’inizio, il coro bisbigliato del ratto e il vento della tempesta, che è realizzato con voci umane dietro la scena. Non sono molti anni (forse quattro) che ho visto per la prima volta lo spartito per pianoforte. La musica della festa e il coro bisbigliato li avevo ricordati perfettamente.

Martedi 19
...”La Sposa sorteggiata“ ha progredito ancora, mai ho lavorato tanto facilmente. Ho scritto e scritto, per fissare le idee; riguarderò il tutto più tardi.
Il “Rigoletto”, ieri, per me, mancava di atmosfera: era molto troppo “cantato” - per esempio il duetto con Sparafucile (Victor Hugo lo chiama Saltabadil) che è come un’acquaforte inserita in una fila di quadri a colori, non dava, come dovrebbe, ”la pelle d’oca”.
Le pesanti porte di legno di quercia si gonfiavano come vele al vento, i costumi erano di quel tipico genere operistico che Caran d’Ache e altri caricaturisti rappresentano volentieri. Aggiungi che mi ero fabbricato l’opera, nella sua esecuzione musicale e scenica, secondo un mio ideale personale: la rappresentazione di ieri non coincideva mai con la mia idea.
Ora sentirò ancora il “Don Giovanni“ poi vengo a casa...

[Vienna, 19 maggio 1908]
...Da due giorni sono perseguitato da un’idea più forte di tutte le precedenti, e precisamente che (dopo “La Sposa sorteggiata“) dovrei scrivere un’opera italiana, sarebbe il risultato più naturale di questi cinque anni di sviluppo!
Mi sembra ora la cosa più giusta e, in suo favore, scarterei volentieri tutti i Meyrinck, i Shaw, i Gobineau [1] ecc.
Sento che solo in questo campo il mio stile si spiegherà nella sua piena fioritura e che arriverò là dove è il mio posto. -
Il libretto è la questione difficile. Ho pensato a Boito, a spiritose novelle italiane, ma la strada più sicura è di prendere un personaggio già pronto (come nel “Falstaff “). Goldoni non va - Gozzi neppure, ma forse - ci si deve riflettere ancora molto.
Forse mi scrivi che ne pensi...

[1] Si riferisce a progetti di opere.

Vienna, 31 maggio 1908
Nello stato di nervi in cui mi trovavo ieri, 5 ore di viaggio e di attività pianistica sono state una cattiva cura. Infatti, sceso che fui alla cosiddetta Stazione Berlinese di Lipsia, andai direttamente alla Phonola...
Quando vi ebbi suonato il programma, per l’onorario stabilito, e un pezzo per soprammercato, ebbi steso un certificato, firmato due fotografie, ascoltato me stesso e Godovski alla macchina e posato ancora per una fotografia ”alla Phonola“, erano le quattro e mezzo, dunque giuste sei ore dacchè avevo lasciato la stazione di Anhalt. Con quel tempo pesante, risultato: mal di testa. L’attestato che mi pregarono di firmare era già bell’e pronto e diceva: “Affermo che la “DEA” è la corona della Creazione“. - Dissi che nessuno mi avrebbe creduto e naturalmente ne scrissi un altro per conto mio...
Volevo quasi restare a Lipsia e un manifesto prometteva persino una brillante ”Maggiolata al giardino delle palme”. Alle 8 ero così stanco che mi pareva un paradiso sedere in una prima classe di un treno, e mi rappresentavo invece come una cosa spiacevolissima il risveglio a Lipsia, la domenica mattina. Così, con rapida decisione, ho preso il treno per Vienna - e non me ne sono pentito...

16 giugno 1908, Vienna
...Sto sudando sul mio ”Piccolo duetto d’amore” - oggi incomincia ad albeggiare. Domenica e lunedì fu notte completa.
Mi consolo con Flaubert - quello sì che si è tormentato!
E dove va a finire la teoria di genio e facilità?
Questa edizione più vecchia del “Sant’Antonio“ è completamente diversa dall’ultima: e già questa è la rielaborazione di un’opera giovanile. Le tre versioni abbracciano gli anni che vanno dal 1849 al 1874: venticinque anni!
Quando lesse la prima ai suoi amici, disse loro prima di incominciare: Si vous ne poussez pas des hurlements d’enthousiasme, c’est que rien n’est capable de vous émouvoir. - La lettura durò quattro giorni, al termine dei quali, gli amici, stanchi, gli dissero: Nous pensons que tu dois jeter cela au feu!
Dopo di ciò il libro riposa per sette anni, viene modificato poi a sua soddisfazione - solo il processo scandalistico contro “Madame Bovary“ gli toglie il coraggio di pubblicare il secondo Antonio. Questo secondo è quello che sto leggendo. Il terzo,”édition définitive”, viene altri 18 anni più tardi, completamente diverso.
Quando si legge che Mozart scrisse il “Don Giovanni“ in sei mesi, ci si vergogna della propria lentezza: quando si viene a sapere delle fatiche durate da Flaubert per venticinque anni, ci vengono i rimorsi per la nostra leggerezza. Mai e poi mai si potranno fissare regole in questioni d’arte. Ogni segno di penna è legato a circostanze diverse...
Nei lavori nuovi si evitano i vecchi errori, ma se ne fanno altri, perchè il problema muta continuamente... A ogni inizio si è di nuovo timidi e impacciati...

[Vienna, 18 giugno 1908]
Dipendeva dal testo. - Ho dovuto levare la ”seduta di posa“, avrebbe interrotto il filo. Ora il duetto è finito! Tutto procede in ritmo serrato. La forma è di nuovo ben pulita. Proprio ora Thusman è entrato all’improvviso ed ha buttato fuori il suo esterrefatto ”Maah!” in falsetto. Ora mi restano tre pagine di testo per finire l’atto...
...L’ “Antonio“ è interessante - che bel scenario per un balletto sarebbe, oltre tutto, una tentazione di questo tipo, alla Breughel. Anche Flaubert ha avuto la prima spinta da un quadro del genere. - Credo che sia un argomento straordinario per un balletto!
Se avessi tempo! Avessi l0 anni di meno!...
Potresti scrivere ogni secondo giorno qualche riga? Ogni domanda avrebbe subito la risposta...
Oggi è ”Corpus Domini” il 18 giugno 1908.

[Vienna, 23 giugno 1908]
Cara moglie Gerda, questa lettera l’ho scritta solo per me e non l’ho mandata.
Il tuo Ferromann.
“Cara Signora P.
La tua osservazione che io sono un uomo troppo serio per scrivere una opera comica, mi ha fatto meditare.
Per me suona come un biasimo, e poichè so che in quel momento tu non avevi intenzione di biasimarmi, lo devo far risalire a una divergenza - sul concetto di serietà.
Io sento molta maggior serietà nell’umorismo che non nelle ”sparate” tragiche. Per me i “Maestri Cantori“ sono più seri della “Cavalleria“, “Figaro“ del “Profeta“, Leporello è la creazione di uno spirito più serio che Fides; “Don Chisciotte” è più profondo che “Una lotta per Roma “. [1] La mancanza di umorismo è indizio altrettanto grave quanto la prevalenza del patetico, come si trova in V. Hugo.
A Beethoven si confà solo il dramma psicologico, la situazione drammatica gli riesce meno. La situazione drammatica esige il conflitto tra almeno due persone, mentre la tragedia interiore si svolge nella psiche della persona singola. Beethoven avrebbe potuto darci un’elevatissima opera comica.
Aforisma: L’umorismo è il fiore dell’albero della serietà. Lo si vede in Shakespeare e in Ibsen.
Perciò mi sono posto un compito ben arduo, proponendomi di scrivere un’opera comica.

[1] Romanzo storico di Felix Dahn.

Vienna, 27 giugno 1908
...Credo che la maggior parte delle persone siano naturali: anche la tendenza alla falsità è una cosa naturale. Dicendo ”persone naturali“, tu intendi indicare quelle che sono le più simili al tuo modo di essere. Che sono intelligenti senza malizia e non parlano letterariamente. E hanno una sensibilità generosa.
La signora B. è certo molto naturale; ma se tu dovessi pensare o scrivere come lei, dovresti fingere. In Ysaye la posa (che tu detesti) è la vera natura.
Uno scrittore deve passare attraverso una serie infinita e complicata di esercizi di finzione per raggiungere la naturalezza artistica. Come avrebbe potuto Balzac descrivere veridicamente 4000 persone - di cui forse solo l0 gli somigliano - senza fingere?
Un delinquente nato, che vive virtuosamente, non è naturale, è un gesuita.
La naturalezza è una grande forza, e perciò ammirevole; i più deboli (cioè la maggior parte) devono rinnegare se stessi in forza delle circostanze, dell’educazione, degli interessi. La mancanza di naturalezza è spesso desiderio di apparire secondo un dato ideale e mancanza di volto personale.
E infine credo: solo chi fosse assolutamente solitario, perfettamente libero, potrebbe essere completamente naturale, ma chi si trova in una posizione così favorevole?...

Ieri l’altro, giovedì, alla fine di una lezione faticosa è venuto Kapff e mi ha trattenuto altre due ore con i discorsi più pessimistici e più disastrosi. Non posso farci nulla, non ho nulla da spartire con gente che l’ha finita con la vita.
Mi ripugna il frugare nel passato. O si è fatto qualche cosa di cui non si è più capaci, o qualche cosa che ora facciamo meglio. Ambedue i ricordi sono irritanti.
Non ho sentito né simpatia, né compassione per Kapff. La cosa che avrei fatto più volentieri, sarebbe stato di regalargli una rivoltella. È stata la prima volta che mi sono sentito così duro. - È male ciò? ---

Ieri ho finito i primi tre atti della “Sposa sorteggiata“. Sono due anni esatti dal giorno in cui ho finito il testo.
A Vienna ho scritto 80 pagine dell’abbozzo per pianoforte. Ora manca solo la scena conclusiva. - ...

(Verona), 9 settembre 1908
Si potrebbe piangere sullo stato di questo paese. Il sole colpisce con i suoi raggi verticali e acceca e opprime senza rallegrare. La gente sfaccendata, spensierata, curiosa e malevola esamina e critica il forestiero che passa. Sui gradini dei bei palazzi il popolo dorme bestialmente. I negozi sono chiusi la maggior parte della giornata, sbarrati con imposte e catenacci. Le donne, senza coltura e senza gusto, non guardano nè a destra nè a sinistra e tradiscono solo malizia...
o Italia, Italia mia,
o fossi tu men bella
o almen più forte! [1]

[1] Busoni cita a memoria e incorre in qualche errore. Il testo esatto dei versi di Vincenzo da Filicaia (“All’Italia”) è il seguente:
Italia, Italia, o tu cui feo la sorte
dono infelice di bellezza, ond’hai
f unesta dote d’infiniti guai
che in fronte scritti per gran doglia porte;
deh fossi tu men bella, o almen più forte.


[Verona], 9 settembre 1908
...In serata sono andato a Parona, un agglomerato di case, bello e antichissimo, in una meravigliosa posizione sul fiume. Là ho ammirato il tramonto e il sorger della luna nel cielo cristallino e ho goduto di mangiare e bere all’aperto... Il caldo è ancora intenso. Mi sento bene, piacevolmente solitario. Penso sempre a voi con affetto.

Terza lettera
[Verona], 9 settembre 1908
Le città sono cadaveri, ma la campagna vive. Il miglior esempio: Siena. Mi domando anche se le città sono andate indietro o se si sono fermate al Rinascimento? Quasi quasi credo vera la seconda ipotesi. La vita cittadina ad ogni modo...
A guardarli bene questi vecchi edifici non sono migliori dei nostri d’oggi. Con poche eccezioni. La maggior parte è persino proprio modesta. O eresia! Ma in Italia le costruzioni moderne sono brutte.
Credo - e l’idea è buona, che, come nella musica il valore non è dato dal tema, ma da una armoniosa fusione di tutti gli elementi nello spirito del compositore, così lo ”charme” dell’Italia stia in un’infinità di circostanze concomitanti.
E questo ”charme” esiste. Se si esce di sera (come ho fatto io oggi} da un teatro e, dopo l’illuminazione fittizia della scena, si trova fuori il cielo ”eternamente” bello; le case sono illuminate in basso da lanterne rossastre, dalle cantonate sbucano improvvisamente ombre che si perdono subito in angoli incomprensibili, la luna sta in trionfo sopra i tetti dalle forme fantastiche, il canto sonoro di poco prima ci rende consci, ora, del silenzio - e nulla, eppure di più che altrove.
Cara signora Gerda, questa sera spunta in me una grande idea. Vorrei dare a questa Italia un’opera nazionale, come Wagner l’ha data alla Germania e come qui ancora non c’è. Sento che sono in grado di farlo e che deve diventare il compito della mia vita... Mozart avrebbe potuto essere il classico italiano, ma qui non lo conoscono quasi. Voglio rifletterci molto...

Quarta lettera
13 settembre 1908, [Milano]
...Ho meditato un poco sulle donne italiane e sono giunto alla conclusione che il loro modo di essere proviene dalla mancanza di rapporti con gli uomini.
Conoscono solo i loro fratelli e zii; lo zio inoffensivo, lo zio temuto e lo zio ridicolo. Se si incontrano occasionalmente con gli amici dei fratelli, certi argomenti e certe espressioni sono evitati. Da zii e fratelli sono trattate come bambine, dagli amici con un distacco formale, che conferisce sempre lo stesso tono.
La vita degli uomini, al di fuori di questi contatti, rimane una leggenda che produce concezioni false e arbitrarie nei loro sogni di fanciulle. Ma si resta sempre alle classificazioni. Esistono, per loro, uomini ”simpatici“ e ”belli”, ”stimabili” e ”pericolosi”, tutto per sentito dire.
Le donne discorrono tra di loro, e il cerchio gira come la lancetta sul quadrante dell’orologio.
Queste condizioni mi guastano molto il piacere di viaggiare in Italia, vi manca sempre l’ “elemento femminile”. -
Infatti, che vantaggio avrei ad andare a far visita qui alla Sig.na F. o alla sig.a G.? Men che nulla.
Ma queste sono riflessioni fatte nei ”ritagli di tempo”. Ho riflettuto anche ad altro; per esempio ho messo per iscritto le mie idee su Chopin. Inoltre ho letto una biografia di Leonardo, che - pur nella sua aridità - mi ha molto stimolato.
Devo leggere di nuovo (e fino alla fine) quel libro di Mereskovski. Ho pensato che egli (Leonardo) potrebbe offrire la figura desiderata per la mia opera italiana.
Lo sfondo storico con gli Sforza è grande e si potrebbe mettere Leonardo nel centro di un’azione, come Hans Sachs nei “Maestri Cantori“.
Gli episodi in cui organizza feste alla corte degli Sforza e inventa, allo scopo, vari artifici, ricordano esattamente la parte di Faust presso il Duca di Mantova (?) nella Rappresentazione delle marionette, di cui si servì anche Goethe per la Seconda parte della sua tragedia.
L’ambiente, specialmente a Milano, mi sembra favorevole e fertile. Lavorerò ancora in questa direzione.
Prima di tutto però “La Sposa sorteggiata“.
Questa sera parto per Basilea, dove aspetto posta, finalmente!...

[Londra, 5 novembre 1908]
...Il mare era liscio come uno specchio e la notte era mite. Siamo arrivati con anticipo. La prima impressione immediata di Londra non è stata molto piacevole questa volta; ho visto solo una giustapposizione di cose piccolissime - (come certe lunghe sinfonie che sono composte ”a due battute alla volta“).
...Il Saggio del Vasari su Leonardo mi ha fatto profonda impressione, bello di lingua e sensibilità, anche se molto manchevole dal punto di vista biografico. Anche il libro di Mereskovski ha delle cose buone (per esempio il diario di Giovanni Boltraffio) - come opera d’arte non è ardito né unitario, ma animato delle migliori intenzioni. La figura e l’epoca di Leonardo mi conquistano sempre di più - mi sembra che se ne possa ricavare un decorosissimo argomento di carattere nazionale. Credo proprio che mi fisserò su questo e tenterò di costruire su questo progetto una forma nuova e più completa di teatro musicale. Vorrei lavorarvi poi con la massima coscienziosità, fosse anche per cinque anni. Perchè sento che vien formandosi in me un uomo più maturo e più indipendente, come un dente nuovo cresce dietro a quello di latte ancora fermo e sano.
C’è una straordinaria ricchezza di motivi in questo soggetto. Come è degno d’amore! Ne devo apprendere ancora molto di più, prima di inconminciare. Com’è bello quanto dice lo stesso L[eonardo]:
“L’amore di qualunche cosa è figliol d’essa cognizione, e l’amore è tanto più fervente quanto la cognizione è più certa“... [1]

[1] “Quaderni d’anatomia“ 2, 14 retto.

[Londra], Domenica, 8. XI. 1908
Mi sono preso troppo a cuore il libro di quel barbaro civilizzato di nome Mereskovski. Verso la fine, soprattutto, mi era sempre più difficile sia leggerlo dal punto di vista letterario (nonostante i lodevoli sforzi dell’autore, ricorda spesso il Baedecker) - sia considerarlo come fonte per il mio personale progetto, del resto ancora molto vago; - un senso di sempre crescente partecipazione al destino di Leonardo ha preso il sopravvento in me. Forse mi sbaglio nel credere di trovare in questa figura qualche somiglianza con la mia, tanto più piccola; sono caduto, infine, in una tristezza quasi disperata. Ancora oggi sono sotto questa impressione e trovo grottesco dovermi mettere la marsina per andare a suonare tra poco due vecchi pezzi in quella Albert Hall pietosamente grande e rotonda. In genere questa tournée inglese promette una gran miseria morale e il pietoso bilancio finale di questa attività non è che: ricominciare sempre di nuovo con vecchi trucchi, e intanto invecchiare. - Sarei ancora abbastanza giovane per mettermi su una strada nuova, ma non ne vedo la fine e mi rompo la testa, già stanca, nella ricerca di una scappatoia. - Forse non è giusto che ti comunichi questo stato d’animo, ma a chi lo devo dire, se non a te? È difficile ingoiare tutto.
Vorrei tanto acchiappare un lembo della nuova arte musicale e possibilmente farci una cuciturina anch’io. Sento sempre più chiaramente che in futuro questo nostro pigolio sarà considerato un’epoca ”preistorica”. Si deve solo sperare che l’umanità si distolga in tempo da questa stupida inclinazione alla vita rapida, alla vita di massa e al possesso, perchè possano sorgere ancora grandi artisti. Un ibrido tra l’artista e l’industriale (anche nell’opera d’arte stessa), come R.S., è indizio di cattivi tempi a venire. Eppure sono portato a credere che nella grande musica nuova saranno necessarie e avranno la loro parte anche le macchine. Dunque forse anche l’industria dà il suo apporto al progresso artistico.
Il y aura des ailes!
Con questa profezia di Leonardo, che comincia ad avverarsi proprio ai giorni nostri, chiudo animato da maggiori speranze...

[Newcastle], 10 nov. 1908
...La vita qui è atroce, grigia e senza gioia...
Tutto dorme in me, eppure sogno inquieto cose irraggiungibili, grandi opere e bei paesi - e riposo!!!...

(In treno) da Londra a Leeds, 17 nov. 1908
...In questi giorni ho trovato spesso negli album la mia firma del l901 e mi sono rallegrato della strada che ho percorso da allora...
A Londra - come pure a Berlino - la maggior parte della vita musicale è fatta solo di riproduzioni...

(Manchester), 20 nov. 1908
Anche qui la tua letterina è arrivata nel camerino degli artisti con il suo buon influsso. Il concerto è andato a mia piena soddisfazione.
Richter ha fatto capire alla direzione che non è più così giovane come cinque anni or sono e non può far più tutto il lavoro. Ma ha promesso di procurar lui stesso un sostituto. Questi non è altri che un genero di Cosima, e ha diretto ieri. Frattanto lo ”stanco” Richter dirige prove di teatro a Londra! - La moglie del nuovo direttore d’orchestra è la figlia di Cosima, Isolde... Questa signora, che ha già tutti i capelli bianchi, è bella, buona e colta. È stata molto gentile con me: mi ha detto che la signora Cosima aveva sentito con grande gioia e riconoscenza tutto quello che ho fatto per le composizioni di Liszt e che mi mandava i suoi saluti. È stata una bella ricompensa...
La sera prima aveva suonato qui Kubelik, con Landon Ronald... Visto da lontano Kubelik somiglia a Beethoven, da vicino a Reinhardt, il direttore del Teatro Tedesco. È piccolo ed esile come Galston. Lo sentivo per la prima volta e sono rimasto sorpreso di quanto è poco sensazionale questo violinista: piuttosto è coscienzioso e monotono e senza un gran fascino. Chi può decifrare il pubblico?...
È difficile trovare lo stato d’animo necessario a finire “La sposa sorteggiata“ in mezzo a cento piccole stupide noie, ma non smetto mai di pensare all’opera...

[Londra], 23 nov. 1908
...Mi hai mandato certamente il ritaglio di giornale soprattutto per quella grottesca storia dell’Imperatore della Cina. Ma c’era qualche cosa d’altro di notevole sullo stesso foglio: le scoperte di Sardou su Dante. Non ci si può fidare completamente di Machiavelli - col genio in più, era tagliato un po’ sul tipo di mio padre.
Sto leggendo per l’appunto il nuovo libro di A. France “L’ile des Pinguins“, nel quale la storia è presa ben bene in giro.
Poiché non è possibile formarsi un’immagine precisa di una persona morta da gran tempo (nemmeno dai contemporanei si viene a sapere nulla di vero), la cosa migliore è che il pubblico se ne crei una figura ideale, edificante, e creda così a qualche cosa di bello. Mi sembra che la leggenda sia l’impulso nascosto verso la perfezione. Lasciamo dunque Dante così, come lo veneriamo!...

1909

Trieste, 12. 1. 1909
Ieri il mare e il cielo splendevano, blu e giallo; tutto si muoveva, sventolava, svolazzava al vento fresco. - Oggi è tranquillo e grigio. Per quanto, Trieste sia bella, pure c’è nell’atmosfera qualche cosa che involgarisce; qui non potrebbero sorgere mai grandi idee nuove e anche la persona di talento vi viene appiattita.
Avevo paura di venir qui - invece mamà ha superato il pericolo e papà si trascina...
Questi sono cattivi tempi - e in genere l’Austria! è raro che io possa essere contento qui. Ha troppe cose contro di sé, sotto ogni punto di vista, e in più ancora questi ricordi superati...
Ho avuto anche un’altra contrarietà. Due sconosciuti signori italiani hanno pubblicato un dramma “Leonardo da Vinci“ !!
È vero che si tratta di un miserevole pasticcio - ma la mia idea è sverginata, sconsacrata. Mi è dispiaciuto molto. - ...

[Vienna], 13 gennaio 1909
...Sono tornato indietro molto triste. Divento sempre più solitario e sono contento se nessuno bussa alla mia porta, all’albergo. Trovo sempre da occuparmi. Oggi ho già fatto di tutto, tra l’altro ho mandato a Parigi il pezzo per pianoforte [1] scritto in bella copia.

[1] “Nuit de Noêl”

[Vienna, 14.1.1909]
...Ho ricevuto a Trieste la tua cara lettera, mi ha fatto molto bene... L’immagine dei miei genitori, tutti e due a letto, divisi da un paravento diventa sempre più vivida nel ricordo. Papà è come un bimbo di tre anni, e, se non c’è nessuno vicino al suo letto per due minuti, comincia a strillare... È spaventosamente pallido, tiene la testa tutta ripiegata e non ha quasi più sguardo. - Il medico, una suora di carità e una serva indescrivibilmente brutta si danno il turno presso di loro. Le cugine si sono date una pena infinita, soprattutto Carolina (abita di nuovo a Trieste) è impagabile per garbo e pazienza...
Il tempo è tetro. Tuttavia c’è in me una specie di sensazione di primavera che non posso reprimere...

(Lione), 16 febbraio 1909
. . Lione è più bella di Milano e nessuno mi conosce qui. Purtroppo siamo di inverno, e rigido, gelo e neve.
Bordeaux non è una città senza interesse. Ma il livello culturale (venendo da Parigi) è molto primitivo, provinciale. L’arte del ”beau parleur” gode di alta considerazione. Naturalmente gli interessi dei viticultori stanno in primo piano.
Frasi, come le seguenti, dimostrano le due cose:
J’avais fait suivre le Lafitte au Mouton Rotschild par le respect dû à son ancienneté et ne voulais pas déranger l’ordre naturel, d’autant plus que le maître (sarei io) donnait une préférence légitime au Lafitte: mais -- entre nous, je trouve le Rotschild supérieur.
Questo discorso l’ha fatto il presidente della Società dei concerti in occasione di un déjeuner a casa sua...
Mi ha colpito, al concerto, il gran numero di donne belle e ben vestite. Naturalmente vi s’erano date convegno tutte quelle che Bordeaux possiede.
Un vecchio musicista, che avevo già incontrato da Erard, un uomo di cervello, di cuore e di grande bontà, mi pregò di passare una mezz’ora in casa sua, dopo quel déjeuner...
Abita in una piccola piazza rotonda, che data certo da oltre cent’anni e consta solo di case a un piano; pulita e così tranquilla che non vi passano nè persone, nè carrozze. La sua abitazione è molto bella e comoda. Oltre a sua moglie vi trovai una giovane signora di grande bellezza e nobiltà d’espressione, vestita in lutto stretto... Una allieva di canto. E il vecchio mi supplicò, ma con orgoglio, di farla cantare.
Cantò quattro o cinque liriche di Fauré con una voce calda e bassa, con grande sentimento e gusto e una mimica piena di espressione, tutto nei limiti della “noblesse”: un’immagine di Donna Anna del “Don Giovanni “.
Questo piccolo intermezzo mi ha lasciato un ricordo dolce e quasi fantastico: fantastico per il fatto che è assolutamente estraneo al carattere dei nostri tempi e mi ha riportato piuttosto all’epoca in cui fu costruita la piccola piazza....

[Milano], venerdì [19 febbraio 1909]
Sostenuto da una parte da Leonardo, dall’altra da V. Hugo (di cui ho trovato a Lione “Les rayons et les ombres“), come Mosè dai profeti, posso tenermi a galla in questa città... Di Leonardo si sentono cose sempre nuove e più sorprendenti; a dir il vero lo si sta appena scoprendo. -
Il volume delle poesie di V. Hugo è di una bellezza perfetta, di lingua di pensiero - di forma.
Versi come questi sono inimitabili:

quant au destin, n’y songez pas.
Le ciel est noir, la vie est sombre.
Hélas ! que fait l’homme ici-bas?
Un peu de bruit dans beaucoup d’ombre.

O quando dice dei bambini che chiedono l’elemosina:

Leurs mains rouges étaient roses quand Dieu les fit.

Oppure quando chiude la poesia a un grande scultore:

Ce que ces hommes-là font
dans l’ombre ou défont
ne vaut pas ton regard levé
vers le plafond.
. . . . . . . .
Eux, esclaves des nains, toi, père de colosses!

Di Leonardo si incominciano appena a leggere veramente i manoscritti e le annotazioni. Se ne ricava che aveva già intravisto l’idea dell’aeroplano, dell’elica e dell’apparecchio di immersione.
Voleva regolare l’Isonzo per i Veneziani, in maniera da poter produrre delle inondazioni artificiali per fermare o distruggere i nemici.
Non gli fu permesso di fare nulla.
E così ho pensato che l’idea drammatica si dovrebbe basare forse nel modo seguente: un progetto dopo l’altro fallisce, una persona dopo l’altra si scosta da lui, ma ”Egli“ sempre più solo e più isolato arriva a una concezione sempre più alta, sempre più libera, fino a che - alla morte - raggiunge la suprema saggezza che si manifesta in una profezia. - Perchè non vogliamo mica solo una biografia sceneggiata. Che te ne pare? [1]

[1] In italiano nel testo

Sabato.
...La serata di ieri è stata bella - un po’ troppo alta per il livello culturale del pubblico...

Genova, 27 febbraio 1909
...Tutto il viaggio - a partire da Bordeaux - è caratterizzato da freddo e neve. Persino a Nizza nevicava. I treni qui sono lenti, noiosi, sempre zeppi, sempre in ritardo, spesso il bagaglio non arriva in tempo...
Il viaggio per Nizza e ritorno mi ha mostrato per la prima volta la costa che chiamano ”la Riviera”. Nonostante il cattivo tempo mi è sembrato uno dei paesi più belli che io abbia mai visto. E mi propongo di godermelo una volta con te, in pace... Davanti il mare, dietro monti alti, pittoreschi, a mezza costa coltivazioni a terrazze con palme, limoni e vigne; dappertutto, in qua e in là, vecchie città a forma di piramide, di un grigio leggendario e ville soleggiate.
Nizza - che ho potuto vedere solo per un paio d’ore, di sera - sembra abbastanza divertente, vivace e dedita alle più inverosimili sfrenatezze. La posizione ad ogni modo è incantevole. Monte Carlo - venendo di qua - è posta prima, e così ho potuto gettare uno sguardo su questo luogo di civilizzazione mostruosa, che la natura ha anche ornato con generosità.
I Genovesi decantano maggiormente la costa che corre di qui alla Toscana e che... (sono stato interrotto in questo punto dall’impresario e ora non so più quel che volevo dire).
Durante il viaggio per Nizza ho fatto un sogno. Mi pareva di tornare da una passeggiata in campagna, di buon mattino e di arrivare tra le sei e le sette, in una piccola località che aveva l’aspetto di una strada (del genere di un viale di sobborgo). Alla finestra aperta di un pianterreno vedevo il dott. Leopold Schmidt con un mezzo violoncello in mano. Tagliato in due nel senso della larghezza e dall’alto in basso, il violoncello sembrava una pera che si divide con un commersale. Quando gli domandai cosa faceva, il dott. Leopold Schmidt disse: ”Studio l’origine delle note musicali“. Trovo che c’è dello spirito in questo sogno
Peccato che fa così freddo e grigio.
Credo che in Italia si possano dare del concerti in certo qual modo seri solo a Roma, Bologna e Milano, soprattutto concerti di pianoforte.
Queste saranno ora le prossime e ultime città. Treviso - Nizza - Genova sono state insoddisfacenti dal punto di vista artistico...
C’è un senso di vicendevole malinteso tra quanto si attende da me quel che dò e la ricettività, di rimando, del pubblico fatto perplesso.
Ho tanto bisogno delle tue lettere.
All’infuori degli Anzoletti non c’è nessuno che mi conosca in Italia - mi si considera come una bestia rara. Tra me e gli Italiani c’è una triste distanza, sono stato via troppo a lungo e troppo lontano per loro e rap presento una cultura straniera. -
Per l’edizione italiana dell’ “Estetica” scriverò una prefazione speciale...
Papà si è alzato di nuovo!!

Roma, 3 marzo 1909
...Ieri ho sentito il terzo atto dell’ “Aida“. Era commovente, comico, triste e anche bello.
Le signore, per così dire, esposte in vetrina e il pubblico maschile che unisce la sua voce a quella dei cantanti! Il cantante è la cosa principale. Una bella nota, una buona cadenza, bum, entusiasmo, interruzione, bis!...

[Roma, 6 marzo 1909]
...Ora, quando mi trovo in viaggio, sono molto nervoso e ho la sensazione permanente che il tempo mi sfugge (anche se lo sfrutto secondo le possibilità, persino in circostanze difficili).
Ciò mi rende amaro qualche volta (se pure non verso di te) e di conseguenza ingiusto.
Tenterò di non esserlo più e di essere contento quando lo sei tu. Eppure mi sforzo di agire bene in varie direzioni e, per questo rispetto, la mia vita è piuttosto complicata...
Già il conflitto tra quel che vorrei e potrei fare e quel che devo fare è molto spossante e mi tiene in uno stato di continua tensione.
Ma forse tutto ciò è per il meglio e chissà se l’energia non viene conservata proprio da questo e addirittura non se ne avvantaggia!...
Per quel che riguarda Benni, ho pensato ancora a lui...
Lenau non è lettura per lui, è veleno, come Schopenhauer e altri amabili disperati. Deve leggere solo quel che lo può incitare, non quel che lo deprime.
Deve continuare a leggere Shakespeare, agisce sul senso della forma e sulla fantasia e da un punto di vista strettamente letterario.
In genere tutto quel che non è pessimistico o erotico e soprattutto quel che (oltre a ciò) è artisticamente buono.
“Don Chisciotte“, le poesie di Goethe, Kleist, Gottfried Keller, “Le mille e una notte“ (certamente erotico, ma in un modo che passa in secondo piano di fronte al meraviglioso), la “Vita“ di Benvenuto [Cellini], Dickens ed Edgar Poe, il primo Ibsen, i romantici tedeschi; ma per carità non quei neri malinconici e istigatori al suicidio, non Lenau, Schopenhauer, Werther, Leopardi – “the suicide Club” della letteratura. -
Ho scritto in italiano un piccolo Schizzo autobiografico e l’ho mandato ad Anzoletti, sono quattro-cinque fogli e arriva sino al mio sesto anno di vita. È abbastanza divertente e scritto in parte in tono umoristico...
Ho voglia di tornar a casa!

(Bologna), domenica 7 marzo 1909
...Sono giornate difficili per me, anche se alleggerite da cordialissime accoglienze, dappertutto...
Sgambati è stato molto gentile con me e mi ha invitato a colazione. Dopo la “Sonata“ di Liszt mi ha baciato la mano e mi ha detto che gli ricordavo in tutto il Maestro, e molto più che non i suoi veri scolari...
Anche qui a Bologna ci sono Tagliapietra e Anzoletti.
È tempo di elezioni e tutta l’Italia è in agitazione. - È solo un’agitazione di partiti: e qualunque ne sia l’esito, il paese non cambierà...
Cara Gerda, non scrivo molto perchè sono molto stanco; non penso più ad altro che a treni, programmi e alla fine del viaggio. Sono fuori di tutto, solo il pianoforte va bene, non suono quasi più con le mani. Questo modo di suonare fa dappertutto una grande impressione, qualunque sia la musica che suono...

(Milano), 9 marzo 1909
...Rientro in questo momento da una visita a Boito. Si è ventilata l’idea di dare “La Sposa sorteggiata“ in italiano e sono andato da lui per consiglio. Boito non è più giovane e pensa soprattutto a ciò che a lui stesso resta da fare.
Inoltre sembra che ora, dopo quasi quarant’anni!, riesca realmente a finire il suo Nerone.
Nonostante tutto si è mostrato amichevolmente interessato a ciò che gli avevo da dire. Egli ha presentato la cosa come abbastanza facile.
Le mie opinioni coincidevano con le sue. Sulla musica teatrale, su Wagner. Ne presagiva buone cose per la mia opera.
La prima difficoltà è la traduzione, e forse la più grande. E possibile anche che vi si perda molto tempo. L’interessamento dell’editore e del teatro gli sembrano invece del tutto sicuri. -
È stata un’ora piacevole con una persona di valore, piena di ingegno e benevola.
Ieri ho avuto una giornata molto faticosa, quattro ore di viaggio e due ore di preparazione per un programma relativamente nuovo. Altre due ore è durato il concerto... Non si può ”prendere le cose alla leggera”, la gente si aspetta troppo e dappertutto ci sono persone autorevoli. Al contrario, mi sono dato la massima pena.
Roma, Bologna e Milano sono riuscite anche molto bene.
Oggi parto per Trieste - ancora quattro tappe fino a Berlino!!...

[Vienna], 14 marzo 1909
...Dal 4 marzo in poi sono stato in moto ogni giorno. Ammiro io stesso la mia elasticità.

Il 4, concerto a Roma.
5, in viaggio per Bologna.
6, arrivato presto e concerto.
7, secondo concerto.
8, viaggio per Milano e concerto.
9, viaggio per Trieste.
10, arrivato a mezzogiorno e concerto.
11, viaggio per Fiume (5 ore), concerto, dopo il concerto partenza per Pest.
12, arrivato a mezzogiorno, la sera concerto.
13, viaggio per Vienna.

Il successo di Pest è stato uguale a quello di tutti gli altri posti quest’anno...
Sono in condizioni così anormali, che non ho nemmeno la sensazione esatta di come sto. Credo di essere estenuato, me ne accorgo dal fatto che da un po’ di tempo a questa parte penso poco... ma credo che dopo tre giorni passati a casa sarò di nuovo me stesso.
Non ti volevo lasciare senza notizie, sentivo la necessità di scriverti...
Ti scrivo ancora una volta e ancora oggi. Rientro ora da Bösendorfer. a cui sono andato a far visita. Mi ha ricordato che aveva costruito un pianoforte a coda (pensando a me) e che io avevo trascurato di andarlo a vedere.
Un po’ per volta mi sono abituato a sfruttare in viaggio i momenti liberi e, nonostante il lavoro eccezionale che avevo fatto, volevo fare ancora un piacere al buon vecchio. Ne ebbi anch’io un grande piacere, perchè lo strumento è eccezionalmente buono, grande e bello.
Ho trovato Bösendorfer molto fresco e contento come un bambino, senza essere per nulla rimbambito. Potesse restare così ancora a lungo! E seppure le persone vecchie non mi piacciono molto, devo dire che è stata per me una grande consolazione trovare mia madre in piedi. Sebbene sia debole e visibilmente ancora più delicata, aveva la mente chiara e agile ed era tanto buona! Mi ha benedetto dicendo: “Ti benedico, te che porti tanta gioia e tanto aiuto a tua madre. Dio te ne rimeriterà e tutto ti riuscirà”. -
Anche da parte dei due Sgambati e di Boito non ho avuto che cose belle.
Si potrebbe dire: nella vecchiaia è la verità, perchè di tutta quanta la persona non si è conservato che il nocciolo, e non vi è rimasta abbastanza forza per coprirlo .. .
Ah, sono così stanco e così lontano dalla mia linea diritta!...

[A VARESE]
[Berlino], 20 luglio 1909

...Oggi il primo abbozzo di un saggio sulla ”Formazione della melodia”. Non mi basta il tempo per tutto! - Ho riguardato le ”Diabelli-Variationen”. Un compito attraente...

[A VARESE]
[Berlino], 21 luglio 1909

...Domani prenderò di petto quel vecchio farabutto di Manasse...
I giorni rotolano via come rulli di Phonola; se si è molto attenti e concentrati vi si può mettere qualche tratto interessante ed espressivo; quel che si è trascurato è passato e, se non si sta attenti, il rullo, quasi inavvertitamente, è alla fine. - Sto leggendo Platone...

[A GARGNANO SUL GARDA]
[Berlino], 28 luglio 1909

...Il “Lokalanzeiger“ di oggi porta la notizia della trasvolata della Manica di Blériot. Conosco ora già una mezza dozzina di nomi di questi “grandi uccelli” [1] e c’è speranza che la gioventù nuova venga distolta dal pianoforte per seguire questo nuovo corso. Ma gli ebrei rimarranno fedeli al pianoforte, perchè non è pericoloso e si limiteranno a suonarvi:
Si oiseau j’étais
à toi je volerais.
...Per ritornare al detto uccello, la trasvolata della Manica mi sembra un’impresa bella e importante - eppure non supera quella di Wright; è solo di maggiore effetto. - ...

[1] In italiano nel testo.

(Firenze), 7 agosto 1909
...Questa città non è così bella come la decanta la fama. È possibile che all’epoca della costruzione dei suoi edifici principali, questi sembrassero originali e incredibilmente splendidi; sopra tutto ai fiorentini, che non hanno mai sofferto di timidezza patriottica...
Quel che ancora rimane di grande e di singolarmente impressionante è solo la cupola del Duomo, se ci si pone in un punto favorevole per vedere lo scorcio dei sette emisferi di sostegno (cioè la metà di essi) e si dimentica la facciata. - Le sculture sono spesso brutte e quelle buone rimangono nascoste tra le scadenti... Alcune case pur non essendo famose, hanno proporzioni magnifiche e, studiando e sfruttando bene il loro stile, si potrebbe arrivare a una bella architettura urbanistica. Messel lo ha fatto in parte. Ma è legato al suo tempo nel suo modo di civettare col Bidermeyer e con lo stile Impero.
La fioritura spirituale in Toscana è stata fenomenale ed essa sola spiega l’esaurimento odierno.
Di poeti, da Dante a Boccaccio, sino a Carducci –
di artisti figurativi, Giotto, Michelangelo, Leonardo, Benvenuto [Cellini], Verrocchio, Donatello e ancora un’intera via lattea di stelle minori -
di scienziati, Leonardo, Galileo ed eccellenti medici e giuristi -
di musicisti, Guido Monaco, Monteverdi, Cherubini, fino a - Puccini (!)
capi di Stato, cardinali e papi, un Machiavelli - anche grandi capitani - si può contare tra i toscani persino Napoleone Buonaparte. -
Ma ora; un popolino di commercianti di provincia, prodigiosamente incolti, ridotti a formare una specie di isola nella cultura, da uno sbarramento di pregiudizi, di consuetudini e concezioni antiquate e di una ridicola moltitudine di modi di dire stereotipati. -
Ma la campagna è divina...
Un piccolo episodio che merita di essere raccontato.
Ieri sera c’era al Ristorante Bonciani un solo cliente. Era un sacerdote, il suo pince-nez d’oro e tutto il suo portamento denotavano molta cura, quasi eleganza. Non lontano dalla cinquantina, il viso piuttosto espressivo, calvo al sommo della testa, i capelli che gli restavano ancora dalle parti, raccolti in ciocche fantastiche, leggeva un giornale francese. - Mi rivolse la parola in un italiano stentato. Sulla strada suonava un’orchestrina ambulante, e i camerieri si erano affrettati alla porta. ”La puntualità del servizio è corrotta dall’entusiasmo per l’arte“, [1] disse, rivolgendosi a me.
Trovai l’inizio abbastanza promettente e, assecondando la sua intenzione, entrai in discorso con lui da un tavolo all’altro.
Era già stato in Italia trentadue anni prima e aveva conservato da allora “un dolce ricordo” [1] , come disse. Osservò che allora non era ancora sacerdote e così conclusi - senza ulteriori domande - che doveva trattarsi di una storia di donne. ”Trentadue anni fa! Allora Ella non era ancora nato!“. A questo punto il vecchio cameriere che mi serviva si intromise breve e asciutto: ”Lei ha quarantadue anni”. [1] E ciò mi commosse stranamente.
Indi il sacerdote passò alle lodi del vino e sviluppò una bella eloquenza retorica.
“Questo vino” - osservò - ”non vale il Lachrymae Christi, non vale il Falerno, non vale il vino di San Marino - ma è un vino pregevole”.
Pensai all’Abbé Coignard. Infine arrivò alla musica e pretese di essere un compositore anche lui. I fichi erano bell’e mangiati e io mi alzai. ”ArrivederLa un giorno o l’altro” [1] , dissi. “No“, replicò con gran decisione e battè col dito sul tavolo ”questa sera” [1] (Hem). ”Non lo so“, risposi, ”Addio”; mi alzai e gli feci un inchino...

[1] In italiano nel testo.

(Basilea). 12 agosto 1909
Sono all’Albergo dei Tre Re a Basilea, e mi sento oggi tanto bene, Dio sia lodato. Fuori fa fresco e c’è il sole, e così anche in me; sono come un convalescente che ricomincia a sorridere.
Il detto che bisogna essere molto grandi per poter sopportare grandi cose (anche sotto forma di godimento) si rivela vero in tutte le occasioni: e bisogna esser forti per avere una sensazione piacevole da cose forti. -
La temperatura e la ”severa fecondità” dell’Italia sono state troppo forti per me, nelle condizioni in
cui mi trovavo.
Si può lasciar agire su di sé l’Italia d’estate solo dopo un riposo - non come un riposo. - Allora – senz’altro! Ma io avevo bisogno di raccoglier forze e non di sprecarne e son stato quasi messo a terra. Ma oggi ne risento - come per reazione, forse - un buon effetto.
Per via ho trovato una ottima e deliziosa edizione del “Diavolo innamorato” di Cazotte.
L’aspetto esteriore di certi libri invita alla lettura più di quello di altri. Questo qui - edito tra il 1840 e il 1850 - ”adesca” addirittura i lettori. - Così mi sono lasciato trasportare facilmente nella lettura di Cazotte e avrò finito il libro prima di essere tornato a casa.
Il primo capitolo è ”captivant” (che è più forte che il tedesco ”fesselnd“) e ha fatto sorgere in me l’idea di un’opera singolare - o di una pantomina. Chi sa? - “Le Diable amoureux” è già di per sé un bel titolo. -
Cara Gerda, quando penso a te, a voi alla mia stanza nella torre, e all’ “Italia non pericolosa“, divento un buon uomo.
Mi trascino ancora per due tappe all’incirca, e poi vogliamo passarcela bene!

[Manchester], 3 novembre 1909
...Manchester ha il suo solito aspetto. In basso, suolo scivoloso, nero e luccicante, popolato da brutta gente e carri da trasporto che esistono, camminano, corrono e scricchiolano Dio sa perchè - il genio della serenità bandito a irraggiungibile distanza - i tetti e i campanili della città scompaiono come fantasmi tra grigie nebbie. Chissà a che scopo ci sono gli orologi sui campanili? Non si arriva mai a vederne il quadrante. -...
Mi sento così forte e fecondo e soffro di non poter realizzare tutto e subito.
Ora ho da fare una quantità di lavori di minor conto, pubblicare la “Polonais“ di Liszt e la nuova notazione musicale, e così via.
Nello “Stregone“ vorrei, se sarà possibile, rappresentare scenicamente la traversata del deserto: forse per cominciare, scena vuota con una decorazione efficace, poi Kassem esausto, che passa; voci interne degli spiriti dello Stregone e della Fanciulla che lo allettano e lo mettono in guardia. Il braciere della prima scena deve esserci sin dal principio; invece che farne estrarre olio dallo Stregone (cosa troppo poco evidente per lo spettatore), tutto il braciere si tramuta, in mezzo a una fitta nuvola di fumo, in una sontuosa statua d’oro che rappresenta Budda.
Devo ancora riflettere a queste e ad altre cose, devo raffinarle e ingrandirle: anche nel testo.
Che ne pensi? Ti prego, mandami una copia del libretto per il viaggio in Germania...
Non vedo l’ora di rimettere piede sul continente, a Flessinga...


(Colonia), 8 novembre 1909
Il viaggio da Bradford fino a Colonia è stato faticoso... La traversata come sull’olio, solo dapprincipio è stata ritardata dalla nebbia. Veramente siamo partiti col sereno e ho assistito allo spettacolo più straordinario di tutta la mia vita. C’era uno stellato meraviglioso, e mi sprofondai nella contemplazione. E - ascolta! - invece di vedere il cielo come al solito, cioè una mezza sfera concava con dei forellini luminosi nella volta - a un tratto vidi lo spazio infinito verso l’alto e i pianeti che vi si libravano, più alti, più bassi, più vicini e più lontani, a gruppi, a cascate, di luci, colori e dimensioni diverse. Questa visione mi ha molto scosso e, come se non fosse lecito all’uomo gettare uno sguardo simile nel mistero, si alzò all’improvviso da tutti i lati un muro di nebbia e - la mia ombra vi si proiettava! È stata una vera emozione.
E mi è stata concessa ancora tutta una serie di piccole gioie... A Londra ho visto un affascinante ritratto del grande Pitt - non avevo mai visto tanta chiarezza e intelligenza in uno sguardo. Penso quasi che l’economia della natura si comporti come quella terrena della ricchezza. A migliaia di persone deve venir tolto, affinchè uno solo sia così eccezionalmente dotato. E cioè (se non mi sono spiegato chiaramente) - è destinata agli uomini una quantità data di intelligenza ed è spartita in modo disuguale.
Finalmente oggi ho ricevuto il primo atto della “Sposa sorteggiata“ nella traduzione di Anzoletti. È straordinaria, la lingua è magnifica e la comprensione sorprendente. Una mente chiara! Con poche modificazioni si adatterà alla musica e questa suonerà forse ancora meglio in italiano... Questa “Sposa sorteggiata“ ha fortuna, a quanto sembra. Anche Egon si è offerto spontaneamente di fare la riduzione per pianoforte, cosa per me molto importante.
Peccato che non posso ora portar a termine tutte queste cose tranquillamente e assiduamente! Questo solo mi dispiace.
Sai che il “Sonetto di Petrarca“ ha avuto un grande successo al Gewandhaus? Senius lo ha cantato.
O, Colombo!!...

(Budapest). 3 dicembre 1909
Durante il viaggio da Berlino a Vienna, la notte dal 30 novembre al 1. dicembre, ho incontrato il sig. Hertzka. Avevo visto già da un pezzo correre avanti e indietro l’inconfondibile protettore degli artisti austriaco. Tutto si muoveva svolazzando sulla mobilissima persona, capelli e barba, cravatta e mantello. Finalmente non resistette più e si presentò: Hertzka, direttore dell’Universal Edition, Società per azioni, Vienna. - E allora si attaccò discorso e si continuò fin tardi nella notte e scoprimmo di avere varie opinioni in comune. Parlammo della seconda parte del “Clavicembalo ben temperato“, della “Sposa sorteggiata“ e finalmente anche di Schönberg. Vuole far tutto.
La mattina presto, a Vienna, ho avuto la visita di Bösendorfer. Era fresco e intelligente, cordiale e aperto: la sua venuta mi ha fatto molto bene...
La sera, poi al concerto, la triste impressione di Kapff vecchio e malato a cui ho regalato l00 fiorini. Non ho potuto sopportare di vedere la sua miseria e ho avuto la sensazione di pagare un debito... Il successo è stato enorme. Ho avuto sei chiamate.
Il giorno dopo, di buon’ora, partenza per Pest. Qui ho suonato eccezionalmente bene...
E ora - a Leopoli - e tra breve di nuovo a Berlino; è stato un po’ molto per questi due giorni, sono molto scosso e sbatacchiato e non mi sono certo risparmiato nel suonare (soprattutto qui). Come tutto si accumula nella vita, quanto più si procede!
Quanto hanno offerto questi due giorni! Ho la sensazione che sieno state due settimane. Una grande ricchezza, ma pesante. Gli uomini ci prendono molto, credendo di dare. Presto - credo - sarò maturo per la solitudine...
Ti bacio teneramente, col pensiero, perchè tu sola resti salda in tutta questa confusione...

1910

[A NEW YORK]
[Chicago], 15 gennaio 1910

Le mie finestre guardano sul lago e vedo un’infinita distesa scintillante di ghiaccio e di neve. Un deserto bianco! Senza limiti e senza speranza. E altrettanto nera, dietro a me, è la città.
Sto rinchiuso tutto il giorno in albergo; la mia occupazione più seria è: regolare il termosifone.
Il risultato delle mie arti è che ondeggio tra il mal di testa e il congelamento. Il momento in cui il mal di testa smette e incomincia il congelamento è certo “molto beelo”, direbbe Caufall.
Tento anche dell’altro lavoro, ma solo di secondo ordine.
Middelschulte mi porterà oggi un saggio di Bernhard Ziehn sulla “Fuga incompiuta“ di Bach. Viene à propos.
Questi due sono persone notevoli e - per passare il tempo - ho scritto un bell’articolo su di loro per “Signale“ e l’ho intitolato “I gotici di Chicago, Ill.“.
Domani parto per St. Paul...
Da Minneapolis a New York c’è la medesima distanza che da Berlino a Pietroburgo! Pazienza...

[A NEW YORK]
[Minneapolis], 20 gennaio 1910

...St. Paul è una città simpatica, con una bella atmosfera invernale. Qui si va di nuovo male. Minneapolis è stata fondata giusti cinquant’anni fa e ha 320.000 abitanti. Questi sono i miracoli del Nuovo Mondo...
Studio di nuovo il contrappunto, ne ho avuto la spinta a Chicago. È una bella arma che si deve saper maneggiare.
Ma è difficile potersi concentrare in stanze e ambienti sempre nuovi...

[A NEW YORK]
19 febbraio 1910, Cincinnati

...Ho cambiato il piano della “Fantasia contrappuntistica“ (sull’ultima e più grande opera di Bach). Non la farò precedere da una fantasia, ma darò il carattere di fantasia a tutta la fuga. Sarà qualche cosa tra C. Franck e la “Hammerclavier-Sonate“, con una sfumatura personale.
Mi manchi e non so se sia un bene o no il saperti in America ancora per una settimana senza poterti raggiungere. Sei stata così buona e mi hai reso tutto più facile e più bello...
Ti auguro ogni bene. Sii allegra - credo che d’ora in poi tutto andrà bene...

[A NEW YORK – PIROSCAFO ”GEORGE WASHINGTON “]
(Louisville), 22 febbraio 1910

...Il viaggio per Kansas City dura dunque, a partire da questa sera, 24 ore! Se Louisville è il principio del Sud, promette male. Sudiciume, cattivo albergo, sala indecente e negri della specie più bassa.
È superfluo (ma te lo devo dire lo stesso) augurarti tutto, tutto quanto v’è di buono e di piacevole per il tuo viaggio. Tu lasci qui un vuoto e il più dorato ricordo...
Non darti pensiero per me. Il mio lavoro mi tiene in piedi. La fuga riesce monumentale. Poi mi metto subito all’opera teatrale...

(New Orleans), 27 febbraio 1910
Quando ho ricevuto il telegramma di Hanson: ”Signora partita con tempo splendido, doloroso congedo da straordinaria persona”, ero a Kansas City e ho provato una stretta al cuore che è durata per tutti questi giorni...
Nel frattempo ho ricevuto le tue due lettere tanto care e interessanti; ho preso buona nota delle indicazioni pratiche e scrivo subito una piccola guida alla “Turandot“ per Mahler. Credo che potrò sentire la prova e questo pensiero mi dà sollievo; quando leggerai queste righe, la prova avrà appena avuto luogo...
Ieri sera dopo altre ventisette ore di viaggio siamo arrivati qui.
Il Sud!
È un incanto sempre nuovo, sorprendente e indescrivibile. Ho già fatto l’abitudine al cambiamento di scenario, ma qui mi prende di nuovo, e all’idea di essere sul Golfo del Messico, il sangue mi prude in corpo, come a un novellino.
Subito si stabilisce uno stato d’animo di giustificatissimo ”far niente“, come in Italia. Abbiamo passeggiato fino a mezzanotte, senza soprabito; l’andar a letto è una decisione difficile e la notte era viva e protestava contro il sonno. Tutto si svolge per la strada, tutto è aperto, la popolazione negra è molto numerosa, ma del resto si sentono tutte le lingue, si vedono tipi di tutti i paesi, e il volto del business-man americano è qui fuori stile come l’unico grattacielo, che è il mio albergo...

New Orleans, 1. marzo 1910
La tua lettera dal piroscafo mi ha intenerito.
Oggi è il primo marzo. Mi ero proposto di finire in febbraio questa fuga-monstre e mi è riuscito, ma non lo farò mai più!
Ti scrivo per annunciarti questa azione notevole...

(Atlanta), 3 marzo 1910
New Orleans non ha realizzato del tutto le mie aspettative, perchè, in primo luogo, il mare è lontano altri l00 km, in secondo luogo, il clima è perfido. È come una sorella più esotica di Trieste...
A che scopo la gente si affanna quaggiù! Non c’è vino, non c’è teatro, non ci sono collegamenti col mondo (persino New York è, per così dire, all’estero per questa gente) - eppure! Non è solo il denaro che li trattiene, ma, come tutti affermano unanimemente: il Sud!
L’atmosfera morbida, calda, le sere avvolte di vapori, l’eterna estate, le casette di proprietà che constano quasi solo di verande aperte, la numerosa servitù negra, che ognuno può permettersi e che mantiene ancora il carattere della schiavitù. - Le donne sono belle, e credo formino il centro degli interessi - oltre agli affari...
Questa è stata un’altra delle città peggiori e sono contento di esserne fuori...
La “Fuga“ è il mio lavoro più importante per pianoforte (a parte il “Concerto“) - mi ci vorranno ancora due giorni per finire di metterla in bella copia. Si compone di:

Prima fuga
Seconda fuga
Terza fuga … e sviluppo delle tre
Intermezzo
Prima variazione
Seconda variazione
Terza variazione
Cadenza
Quarta fuga
Coda.

Vedi da te la disposizione insolita. Ogni nota è “al suo posto”.
Rileggo le tue care lettere finchè non ne ricevo delle nuove...
Oggi vedi terra!
La tua permanenza qui è stata indicibilmente bella; forse potrai essere contenta anche a casa. - ...
Ieri ho ricevuto la comunicazione definitiva da Basilea. Le cose sono a posto. Si farà anche il “Concerto“. -
We have many a good thing to look forward [1]...

[1] Abbiamo parecchie cose buone in vista per il futuro.

(Dayton), 3 marzo 1910

IL REGNO DELLA MUSICA
UN POSCRITTO ALLA NUOVA ESTETICA


Venite, seguitemi nel Regno della musica. Qui sta il cancello che divide quanto è terreno da quanto è eterno.
Avete sciolto le catene, ve ne siete liberati? Ora venite. - Non avviene come quando, dianzi, ci recavamo in un paese straniero; in breve vi imparavamo a conoscere ogni cosa e nulla ci sorprendeva più. Qui le meraviglie non hanno fine, eppure ci sentiamo di casa, sin dall’inizio.
Ancora non udite nulla, perchè tutto risuona. Ora cominciate già a distinguere. Ascoltate, ogni stella ha il suo ritmo e ogni mondo la sua pulsazione. E su ogni stella e in ogni mondo, il cuore di ogni singolo essere vivente batte in modo diverso, e secondo una legge propria. E tutti i battiti si accordano e sono un Unico e un Tutto.
Il vostro orecchio interiore diventa più sottile. Sentite i bassi e gli acuti? Sono incommensurabili come lo spazio e infiniti come il numero. Come nastri si stendono da un mondo all’altro scale inimmaginate, ferme eppur continuamente in moto. Ogni suono è il centro di circoli incommensurabili.
E ora vi si rivela il timbro! Le sue voci sono innumerevoli, paragonato ad esse il mormorio dell’arpa è un rumore assordante, lo squillo di mille tromboni un pigolio.
Tutte, tutte le melodie, quelle già sentite e quelle mai udite, risuonano tutte contemporaneamente, vi portano, vi avvolgono, vi sfiorano - le melodie dell’amore e della passione, della primavera e dell’inverno, della malinconia e del brio - esse sono gli animi di milioni di esseri in milioni di epoche. - Se ne seguite una più da vicino, vi accorgete come è connessa con tutte le altre, come si accorda a tutti i ritmi, come è colorata di tutti i timbri, accompagnata da tutte le armonie, fino nel fondo di tutti i fondi e fino alla vôlta di tutte le vôlte nelle altezze.
Ora capite che pianeti e cuori sono un tutto unico e che in nessun luogo ci può essere una fine, in nessun luogo un ostacolo; che l’infinito vive intero e indiviso nello spirito degli esseri; che ogni cosa è infinitamente grande e infinitamente piccola allo stesso tempo; che quanto v’è di più esteso equivale a un punto; e che luce, suono, moto, forza sono identici e ognuno per sé, e tutti insieme sono la vita.

Toledo, 5 marzo 1910
Se pensi che il 1. ero ancora a New Orleans, che nel frattempo ho suonato in altre due città e che oggi ho un concerto di nuovo qui nel Nord, puoi calcolare da te la quantità dei viaggi!
Non ci può essere qualche cosa di così ingiustificato come il nome di questa città. Toledo!! Ma la primavera abbellisce anche l’impossibile e le giornate sono stupende.
Sono ancora nell’ebbrezza per aver finito la mia ”grande fuga” - presto sarò di nuovo sobrio - ma al suo posto ci sarà di nuovo qualche cosa d’altro.
Ora, tra il 9 e il 13 farò il pendolo tra New York e Boston, o - quando leggerai queste righe - l’avrò fatto; perchè si scrive di cose future e si legge di cose passate. E allora qual è la realtà? Il cervello dà di volta. (Del resto: un telegramma per l’occidente arriva prima di esser stato spedito). È stato così che ho potuto apprendere a Dayton già la mattina presto che la tua nave era arrivata a Cherbourg alle 4 della mattina, a mia gran gioia e conforto. - A giudicare dalla puntualità, il viaggio dovrebbe essere stato sopportabile.
Ora hai passato la Manica, la mia amica di lunghi anni e di lunghe ore!…

6 marzo
Le due (quasi tre) settimane da quando ti ho lasciato a New York sono state dure. E il grande cambiamento di clima è stato faticoso...
Questo Sud è qualche cosa! È un mondo a sè. Per esempio, di Berlino non si viene a sapere nulla; non sussiste più alcun collegamento, nè alcuna interdipendenza - come tra noi e Pechino, e il paragone non è esagerato.
Si sente parlare di New York come di qualche cosa di tanto, tanto lontano, di una città grande, grande, che offre molti piaceri e una vita folle. - Ma il Sud resta assolutamente indipendente anche da ciò.
Dopo essersi (facilmente) procurati quanto è necessario per vivere, - molto sole, un po’ di pigrizia e di vita erotica e un ingenuo piacere nella eleganza esteriore. Ed è così potente, il Sud, che lo si capisce subito, e gli si dà ragione e se ne rimane avvinti. -
Hochmann è rimasto freddo, non lo ha capito e sembrava che ci fosse in lui un senso - inconscio! - di invidia nel constatare che ci sono delle persone che vivono bene anche senza il rumore e la fretta e i mille tormenti di un cittadino medio di New York. Un senso di invidia che sia concesso a qualcuno di star tranquillo senza che nessuno gli porti via il posto; un senso di invidia al vedere tanto spazio per tutti e anche un pezzetto di terra lasciato libero per il ”ritardatario” e persino ancora dell’aria tra l’uno e l’altro!
Ho tentato di spiegare a Hochmann come, nella vecchia civiltà, le invenzioni industriali sorsero di necessità come risultato di bisogni crescenti. Mentre in America, prima vien fatta l’invenzione e poi se ne cerca l’impiego, affinchè il pubblico ne senta il bisogno.
In Europa, per esempio, le ferrovie sorsero col desiderio di contatto tra città e tra nazioni, e qui si costruiscono prima le linee ferroviarie e poi si edificano le città.
Ho tentato di spiegare a Hochmann che l’industria in genere - per quanto sia economicamente importante - pure è solo un mezzo per raggiungere scopi pratici: che qui essa è, invece, lo scopo e che la fabbricazione di milioni di calzatoi automatici è quasi inutile, mentre l’impiego di migliaia di operai per farli è la vera ragione di questa attività. -
Ho tentato inoltre di illuminare il buon Hochmann, che mi stava a sentire con attenzione e scuotendo ingenuamente la testa, sul fatto che l’americano non riflette su nulla da sé e non lavora a costruirsi una opinione e concezione propria di qualche cosa che non riguardi i suoi affari.
Per questa ragione egli accetta semplicemente le leggi della religione, dell’arte e della morale, come la tradizione oppure persone abili e astute gliele presentano e si fà testardo come un contadino e limitato. La politica lo interessa solo in quanto forza che agisce sulla borsa e quel che gli rimane ancora personalmente (personalmente! cioè a lui come a milioni di altri a cui si adegua) è la famiglia, l’ ”onore” e il patriottismo. -
Si capisce così che l’americano ”entra in contatto” volentieri con ogni sconosciuto e gli rivolge la parola; negli alberghi, in treno, per la strada; perchè è sicuro di intendersi con lui, di trovare nell’altro lo stesso livello, le stesse opinioni. - Credo con ciò di aver colpito abbastanza bene la psicologia dell’americano.
Questa volta quel che mi colpisce in lui e che non avevo osservato prima è il bisogno di cordialità e di calore; e questo è un tratto bello e riconciliante. -
Sono così stanco che chiacchiero come viene, spero di non averti annoiata...

Boston, 12 marzo 1910
Ancora non ho potuto avere tue notizie e - sebbene sappia che non può essere altrimenti - ciò mi mette in uno stato di tensione che supera quasi quel che i miei nervi logorati possono ancora sopportare.
“Dear old Boston” [1] è allo stesso punto di sempre e anche il mio stato d’animo somiglia molto a quello del l892-93. I miei due anni fiorenti!!
“Via, via” abbaia il cane nell’ “Uomo di neve“ di Andersen.
La Christian Science ha qui una grande chiesa fastosa nel centro del quartiere più elegante! Un milione e mezzo!...
La chiesa, ancora una volta, è copiata dai modelli italiani, anche se non proprio con buon gusto.
Il Duomo di Berlino assumerebbe qui una posizione importante, in quanto architettura.
Bisogna richiamare alla memoria cose del genere, per ritrovare il metro giusto...
E le strade senza attrattiva; o tutte vuote o piene di una plebaglia, di fronte alla quale l’operaio berlinese è un aristocratico!
Qui il mondo è veramente senza gioia, e, a quanto sembra, non c’è speranza che cambi mai.
Non il paese delle ”possibilità illimitate”, ma della ”limitazione impossibile“.
Peccato, peccato che non hai sentito la “Turandot“ diretta da Mahler. Mi sono deciso da ultimo di trattenermi per la serata; mi sembrava ingiusto verso Mahler volgergli le spalle. Con quanto amore e con che giustezza d’intuito l’ha concertata! Ne ho avuto gioia e calore come artista e come uomo.
L’esecuzione è stata perfetta, migliore di tutte le precedenti. Il successo grande.
A dir il vero, i giornali non la vogliono prendere proprio sul serio, ma ci sono tanti equivoci e tanti malintesi! Anche la maggior parte della musica del “Flauto magico“ è solo un’illustrazione a tenui tinte. Non si potrà certo mettere molto più in alto di così un’aria come:
Der Vogelfänger bin ich ja [2]
Anche il posto preminente che si riserva, in questo programma, al “Concerto per violino“ di Brahms è esagerato. In primo luogo il pezzo è talmente rubato da Beethoven (quel che io chiamo rubato) e, in secondo luogo, nonostante le arie che si dà, è tutto fatto di piccole toppe messe insieme.
Ascoltando Brahms mi sono venuti in mente due paragoni. Primo: uno di quei piccoli laghi di montagna in cui un fiume entra da una parte ed esce dall’altra, senza che la tranquillità del lago ne venga turbata.
L’altro paragone mi è venuto in mente ripensando alla posizione analoga, occupata, a suo tempo, nel mondo musicale da Ludwig Spohr e dall’analogo talento dei due compositori. - ...

[1] La cara vecchia Boston.
[2] Gente è qui l’uccellatore - chi lo vuole, eccolo qua.

(New York), 14 marzo 1910
Finalmente le due lettere scritte dal piroscafo! E così care e buone e con le notizie della bella traversata...
Domani vado a Boston per il recital. Le date seguenti non sono ancora fissate del tutto!...

15 [marzo]
...Nel programma del Boston Symphony-orchestra c’è tutta la mia biografia ”locale”, per esteso. Questi fascicoli-programma sono fatti molto bene. - La “Turandot“ è stata un grande successo. - La signora Mahler venne a prendermi di persona nel palco dove stavo mezzo nascosto: “Vada, dia questa gioia a Gusterl!” E andai sul podio così intimidito e “non abituato”, come se non mi fossi mai presentato a un pubblico...

[New York, 17 marzo 1910]
Ieri, il recital di Boston è stata una piccola conclusione, qualche cosa come un ”punto e virgola” nella tournée...
Tutto era a Boston come prima, le stesse persone con le stesse parole - persino nella carrozza letto lo stesso vecchio negro grasso, che ora porta gli occhiali...
Ho dato il meglio di me, il successo è stato grande. -
A dire il vero, oggi ho una sensazione di ”conclusione definitiva”, sarebbe giusto che finisse a questo punto. Come ti ho detto, le date sono ancora tutte incerte, ma Hanson non rinuncia al suo recital a Brooklyn, il 28 aprile. Fino allora ci sono sei settimane intere, che sarebbe, a vero dire, il periodo di tempo occorrente per un grande giro. -...
E per oggi chiudo di nuovo perchè sono ultra-stanco e tutto svuotato...
Ho aperto di nuovo la busta già chiusa, perchè è arrivata or ora la tua lettera da Berlino straordinariamente affettuosa e che ho ricevuto con altrettanto affetto... Le tue care parole e i tuoi sentimenti mi danno di nuovo la forza, che minacciava di venirmi meno...

[Columbus, Ohio], 21 marzo 1910
Columbus - questo nome - è una delle poche cose che ricordano qui il grande equivoco del coraggioso italiano.
Ho una stanza con sette finestre, c’è “due volte tanta” aria che a Montreux.
Il termine si avvicina ogni giorno di più.
Il vantaggio che si ha in America è la rapidità dell’azione. “Vorrei che questo venisse stampato; vorrei che questo apparisse sul giornale“, ed è già avvenuto...
Sono contento che a Berlino sia bello; in nessun posto così bello come a casa. -
Quando tornerò tra due anni, e avrò conoscenti in tutte le città, da New York fino a “Frisco“, tutto mi sarà più sopportabile...

[Columbus, 22 marzo 1910]

INTORNO AGLI INDIANI

Ho parlato con un’Indiana - mi ha raccontato che suo fratello (molto dotato per il violino) era andato a New York per farsi una strada. ”But he could not associate his ideas with the question of daily bread”. [1] Come fa bene sentire una frase così negli Stati Uniti!
Poi mi raccontò che la sua tribù possedeva uno strumento del tipo seguente: si scava un buco in terra e ai suoi orli vengono tese delle corde. Le dissi (secondo la mentalità degli Indiani): bisognerehbe chiamare questo strumento ”la voce della terra“, cosa che la entusiasmò.
La signorina Curtis è stata in passato mia allieva per l’armonia. Te la ricordi, dai tempi di New York?
Ha dedicato tutti questi anni allo studio dei canti indiani e ha pubblicato un bel libro.
Me lo ha dato “in ricordo della prima esecuzione di “Turandot“ a New York”.
E una ragazza fine, colta, ricca...
Gli Indiani sono il solo popolo civilizzato che non conosce il denaro e che riveste di parole ornate le cose le più usuali.
Com’è differente invece un business-man di Chicago! Per costui Roosevelt si chiama ”Teddy“, per gli Indiani: ”Our great white father“. [2]

[1] Ma non poteva accordare le sue idee col problema del pane quotidiano.
[2] Il nostro gran padre bianco.

[New York, 24 marzo 1910]
...Le tue lettere non sono per me una ”piccola distrazione”, ma, come sai molto bene, una grandissima necessità. Ogni nuova lettera mi tranquillizza, ogni intervallo mi fa star in pena.
Ti ho scritto abbastanza - ma non sempre mi è possibile; con un calendario del genere si è finiti e ieri non ho potuto fare assolutamente niente.

20 marzo, ore 6, partenza da New York.
21 ” ore 9, arrivo a Columbus.
21 ” ore 20, concerto.
22 ” ore 12, partenza da Columbus.
22 ” ore 19, arrivo a Pittsburgh.
22 ” ore 20,30 concerto.
22 ” ore 23, partenza per New York.
23 ” ore 9,3O arrivo a New York.

Ti prego di osservare attentamente il 22 marzo. Che ne vale la pena? Si attraversa l’America portandosi dietro un sacco pieno, ma bucato; se ne perde per via la metà del contenuto.
Se Pittsburgh non fosse così incomparabilmente fumosa, sarebbe un città notevole. Dal centro, che sta in basso, una larga strada a serpentina, lunga 4 miglia, sale la ripida collina e porta ai quartieri alti, aristocratici; dal lato sinistro si apre il panorama, di modo che si vede la città sempre più in basso e sempre più estesa. Abbiamo percorso questa strada in un eccellente automobile, al crepuscolo, veramente fantastico. - È la città di Carnegie, che le ha costruito la sala dei concerti (la più bella d’America) per 2 milioni. Grande ricchezza spira da ogni dove. Le l0 o 12 colonne gigantesche, che sostengono il soffitto dell’atrio, sono dei monoliti di marmo nero del valore di 4 o 5000 dollari!
- La sala era tutta piena...
Ora ti devo raccontare del ”sistema” del signor C.F. È la trovata più stupefacente che io abbia sentita, il brevetto dei brevetti; la ”macchina” dello Zio Beniamino è primitiva, al confronto.
Dunque F. ha una Scuola per la formazione di insegnanti di pianoforte. (Pensa, questa ruota infinita, che gira continuamente, senza metter nulla in movimento!).
F. in persona istruisce gratuitamente i dodici allievi principali, più capaci; in cambio questi dodici devono istruire gratuitamente i rimanenti 3 o 400. Ma il denaro dei 3 o 400 lo incassa F.
Magnifico! Ammirevole! Un unicum. -...

[New York], 25 marzo [1910]
Una calda giornata di sole, con tiepido vento impollinato e profumi estivi. - Tutte le orchestre hanno dato il loro ultimo concerto! - e io devo resistere per più di un mese ancora, e inoltre studiare, perchè la gente si persuada che sono capace di suonare il pianoforte! Oggi sono furioso e mi sembra di essere un reietto. -
Quelli di Amburgo hanno fretta [1] e mi scrivono cinque lettere in una settimana, dopo aver taciuto per tre mesi.
Ma la fretta non è cosa per il mio lavoro... o molto bene, o niente! Io voglio tentare di fare così. Tutti gli uomini lavorano per l’istante immediatamente seguente e come se avessero a disposizione l’eternità. Mi sembrerebbe più giusto fare il contrario. -
Scusa, cara, buona Gerda, questa esplosione, sarà meglio che continui a scrivere domani, quando sarò più calmo. -
Piuttosto dico subito che non intendo nulla di male. -
Stemma: [disegno di una testa d’asino incoronata d’alloro].

[1] Per l’esecuzione della “Sposa sorteggiata“.

26 marzo
Continuazione della lettera e non del malumore, sebbene parta nel pomeriggio per Chicago e poi mi scarrozzi per altre 40 ore circa, fino a Colorado Springs. Peccato, proprio peccato - tutto questo tempo non potrò ricevere lettere, e ne sono senza già da parecchi giorni. Domani è la domenica di Pasqua e la posta non vien fatta proseguire per Colorado Springs, data la distanza. Sono in aspettativa per la famosa bellezza delle sorgenti colorate (quasi già fontaine lumineuse - chissà se ricordano la piazza Victoria Luise?) [1] ...Ci sarò il l. aprile, certo il posto più fantastico per il mio compleanno - finora.
Ancora una volta peccato, certamente qualcuno si ricorderà di quel giorno e io non ne saprò nulla.
Non devo intrecciare altri contrappunti su questo soggetto, altrimenti ne verrebbe fuori una elegia, vera e propria “Berceuse élégiaque“.
Diciamo piuttosto: anno nuovo, meta nuova.
E tu, aiutami ancora, come mi hai aiutato tanto bene fino ad ora...

[1] Residenza di Busoni a Chicago.

(Des Moines), 28 marzo 1910
Ieri è stata una giornata gravosa, o, per dir la verità, le due ultime notti e i due ultimi giorni sono stati molto faticosi.
La temperatura a Chicago era altissima, tanto che suonare diventava un’impresa e il dare e ascoltar concerti non era cosa punto adatta alla stagione (e a quella giornata!). - Era la domenica di Pasqua. La mattina ero triste e riandavo con la mente ad altre domeniche di Pasqua. Ero solo come un cane, nervoso per le 19 ore di treno e, dapprincipio nulla mi andava bene. - Ma quando sentii che ci sarebbero stati molti musicisti tra il pubblico, che la coppia Rothwell (direttore d’orchestra a St. Paul) era rimasta apposta per sentirmi, mi ripresi - e fu finita con il ”prendila alla leggera”.
Il programma era il seguente:
“Waldstein-Sonate“
Brahms-Paganini
(bis: Liszt, “Variazioni su Paganini”)
Chopin, “Sonata in si minore“
(bis: Studio “Butterfly”
2. bis: “Studio sulle terze“)
“Erlkönig“
“Au bord d’une source“
“6a Rapsodia“
(bis: “Campanella“).
Il pubblico rimase in sala ad applaudire finchè il pianoforte non venne chiuso e non si spensero le luci.
Vedi, è stato un buon lavoro e ho mostrato - a prescindere dalla fuga – all’incirca tutto quel che so fare sul pianoforte.
L’”Erlkönig” e la “6a Rapsodia“ sono ”rimessi a nuovo” e ora li tornerò a suonare. Sopra tutto della “6a” credo di averne fatto qualche cosa.
Poi mi sono rallegrato per il pranzo in compagnia di Middelschulte, di Stock, dei due Rothwell, simpatici e intelligenti...
Middelschulte era entusiasta della “Fuga“ finita e del suo piano architettonico. Disse che l’idea delle variazioni intercalate fra la 3a e la 4a fuga era assolutamente nuova e la disposizione fuor del comune.
La sera alle dieci e mezzo si riprese il viaggio per questo Des Moines, che è un’orribile città in un paese paradisiaco. La primavera vi è in piena fioritura. - Domani si va a Colorado Springs, che dovrebb’essere bello e dove passerò il 1. d’aprile.
Veramente questa storia dovrebbe finir qui. -
Denver è a 11 miglia da Colorado Springs, ma devo tornare indietro fino al punto di partenza (a Boston) e poi di nuovo a Denver, il che mi fa circa 5000 km in più! -
Purtroppo posso lavorar poco, quasi niente: i viaggi consumano troppo. Penso a te e a voi ancora più del solito...

(Des Moines), 29 marzo 1910
Considerato dal punto di vista del pretto virtuoso-viaggiante, il concerto di ieri è stato molto soddisfacente. - Il caldo aveva raggiunto la punta massima di quest’anno. Ero stanco morto. Ma un bel pianoforte, una buona acustica e la grande aspettativa mi ipnotizzarono per le due ore passate sul podio.
Dal punto di vista di un artista pensante, non più giovane, è stato un imperdonabile e irreparabile sperpero di forza, di tempo e di pensiero per ottenere un effetto di nessuna importanza durante un breve momento su un insignificante mucchietto di gente.
Tutto sommato, Chicago mi è sembrata ancora una volta la città migliore - Boston ha, decisamente, qualche cosa di Lipsia e New York si disperde completamente nel supergodimento. Un avvenimento si riduce colà a quel gioco che i ragazzi fanno con i fiori secchi, su cui soffiano. ”Che bel fiore” dicono i bambini, - uuff! - e rimane loro in mano lo stelo che buttano via.
Transitorietà! Ma senza questa non sarebbe possibile la nuova fioritura.
Purchè non sia una transitorietà troppo affrettata, che ci fa vergogna.
Come per esempio “L’après-midi d’un faune“di Debussy - secondo l’impressione che mi ha fatto sotto la direzione di Mahler, giorni fa.
Ho detto a qualcuno: ”Un bel tramonto è l’immagine di questa musica, impallidisce nel mentre lo si contempla . -
Devo aspettare qui il treno delle 6 per Colorado Springs e tenterò di impiegare queste ore.
Ma, sia la primavera, sia la stanchezza o l’atmosfera del West - da qualche settimana non concludo nulla!
Certo è spiegabile, ma non per questo meno deplorevole... Ho da ”assolvere” ancora nove concerti e un mese esatto.
Ma non ho più bisogno di studiare nulla, solo di tenere un po’ le mani in esercizio. Il mio modo di suonare è tornato un po’all’antico. Le esigenze americane di una tecnica brillante vi ci portano involontariamente.
Be’, me, questo non mi può danneggiare seriamente.
Ho imparato anche finalmente il modo di affrontare il 1. tempo della “Waldstein-Sonate“, che non mi riusciva di far vivere come si deve. E lo suono già da quasi trent’anni!! -
Bisognerebbe affiggere nei Conservatori queste due ultime frasi. - …

(Colorado Springs), 31 marzo 1910
Siamo arrivati ieri sera - invece che a mezzogiorno - con cinque ore di ritardo. M’ero ripromesso qualche cosa da questo posto, ma non è che una stazione termale, a quanto ho visto sinora.
Un albergo grande e caro, giardini artificiali, piacevoli scenari nello sfondo - questo è quanto si offre; e la gente faccia quel che crede per impiegare il tempo che non passa mai. - Giorni caldissimi e serate fresche da far rabbrividire con la sfumatura triste dei tramonti intercettati dalle alte montagne.
Invece di stelle alpine, di barbe di camoscio e corna di cervo - in qualità di medaglioni, di fermacarte e di portaorologi - qui si vendono lavori indiani fatti a mano (forse di fabbricazione tedesca). - E come a Baden-Baden, o in un altro posto qualsiasi - solo ci si chiede: perchè spostarsi di ben due fusi orari a occidente di New York, per questo risultato! Perchè tanta è la distanza a cui siamo arrivati qui, più vicino all’Oceano Pacifico che all’Atlantico e ci sono più di otto ore di differenza con Berlino. Non sono ancora mai stato tanto lontano da te, e per giunta alla vigilia del lo aprile! - Ma il viaggio! Il viaggio mi ha aperto gli occhi e ha portato una luce straordinaria nelle mie concezioni sempre ancora poco chiare sull’America, mi ha dato la chiave di diversi problemi ancora senza risposta. Ora ne so molto di più, vedo un mondo del tutto diverso.
Per dodici ore abbiamo viaggiato ieri attraverso un altipiano, come attraverso un mare. La vista illimitata in tutte le direzioni, infinitamente estesa e - per 12 ore intere - nè una casa, nè un albero, nè acqua!!! Ora mi accorgo della ragione grande, profonda: l’America non è ancora dissodata, quasi tutto è ancora da cominciare; quelle poche fastose quinte lungo le coste, sono solo un guscio, al quale manca ancora la polpa. Chicago è il limite interno di questo guscio e poi viene: il vuoto. - Già sulla strada da Memphis a New Orleans mi era balenata una idea del genere, ma credevo che le condizioni di quel paese fossero dovute al clima. - Ora devo ammettere che l’America è giovane, non è ancora nata. Ma è stata una rivelazione. Ora sono tranquillizzato sul futuro dell’America, ha del lavoro da compiere ancora per secoli. - ...
Devo davvero venire di nuovo da New York a Denver, il 19?
Sono così triste, senza lettere, così stanco - !!
Hai ricevuto le lettere che ho mandato quasi ogni giorno?
Ho nostalgia di te, di casa, di tranquillità, del mio lavoro - ma sono troppo indebolito per rallegrarmi all’idea che li ritroverò.
Tutto cambierà e la mia prossima lettera sarà allegra, cara Gerda...

(Colorado Springs), 1. aprile 1910
Ho incominciato bene l’anno [di vita], alzandomi alle 7. A quell’ora il paesaggio era di carattere perfettamente “segantiniano“. -
Devo rinunciare alla mia intenzione di riposarmi qui 3 o 4 giorni; non si possono sopportare facilmente, senza transizione, i 6000 piedi di altezza. Tolgono il respiro (letteralmente) e le notti sono terribili.
Sono circa le 8 qui, dunque non ancora le quattro del pomeriggio a Berlino. Forse alcuni amici intimi sono venuti a prendere il tè e a parlare di me. Ne ho l’immagine proprio davanti agli occhi...
Ora è passata e vedo di nuovo chiaramente i profili netti dei monti chiari e scuri davanti al cielo blu-grigio di Segantini e mi rendo conto di dove sono - ma se fisso lo sguardo a lungo, me ne dimentico di nuovo, mi sento corporalmente in Engadina e penso: dietro le montagne, là è l’Italia.
E busso ai monti, come a una parete e dall’altra parte (come da dietro un uscio) sento la voce di Anzoletti: Che c’è!? O, Ferruccio! [1]...
Sono qui completamente solo, ed è meglio che essere con mezzi-amici e mezzi estranei.
Otto ore di differenza, è esattamente una terza parte della Terra, che ho attraversato - di città in città!
Non c’è stato un altr’anno della mia vita così colmo come quello testè trascorso; il più ricco di lavoro, di avvenimenti, di conquiste! - E sento che salgo ancora. - Il bene è con noi, Gerda mia.
Non posso elencare a memoria tutto quel che ho fatto in quest’anno.
Di lavori personali:
I “Pezzi per la gioventù“
“Berceuse“
“Bach.Fantasie“
“Berceuse élégiaque“ per orchestra
La “Grande Fuga“
Nuova notazione musicale
Primo volume dell’edizione di Liszt
180 pagine di partitura della “Sposa sorteggiata“
“Signora Putifarre“
Parecchi articoli per giornali
Lettere a non contare
Concorso di “Signale“
Di concerti:
Tournée in Inghilterra
” in Isvizzera
” in Austria
” in America (35 concerti)
Poi c’è stata: l’esecuzione del “Concerto“ a Newcastle, della “Turandot“ a New York, del “Quartetto“ da parte di Petri, e altre cose minori.
Di avvenimenti a sufficienza...
Inoltre ti prego di aggiungere le migliaia di kilometri percorsi.
(oggi ho lavorato bene all’opera).
La speranza di ricevere posta è passata. Non si respinge più nulla da New York.
Torno indietro domani e, possibilmente, vorrei fare il viaggio senza interruzioni, tre giorni e due notti. - Poi troverò le lettere.
(Sembra che questa giornata non vada mai avanti).
Ogni cosa bella, buona, cara; so che stai pensando a me...

[1] In italiano nel testo.


[New York, 6 aprile 1910]
Finalmente ieri - il 5 - dopo un intervallo di dieci giorni!, le tue lettere mi hanno potuto raggiungere e mi hanno dato tanta ricchezza... L’aspettar la posta è stato il mio unico pensiero in questa settimana di completo esaurimento; - non avevo più nulla nel cervello e sconto con rassegnazione queste poche prossime settimane...
Le tue care parole - scritte perchè mi arrivassero il lo aprile - mi hanno fatto un gran bene. Questo ritorno a New York e il leggere le tue sensazioni è stato quasi un mezzo ”essere a casa“...
Quando, nel West, vedevo un contadino dietro un aratro, pensavo: Ecco! La forma più primitiva del benessere; aggiungi sonno, appetito, amore - e un po’ di bellezza! - questo resta immutabile e tutto quanto è meccanico non vi aggiunge un’oncia. - Perchè un grattacielo appare falso? Perchè non è in rapporto con le dimensioni dell’uomo; e perchè manca la grandezza del pensiero in rapporto all’altezza...
Il libro di H. H. Ewers è naturalmente quello stesso che ho comperato una volta alla stazione di Anhalt... La critica tedesca ci casca in pieno e ha subito in bocca E. A. Poe, questo martire del malinteso. ”Un nuovo Poe” grida la critica, e proprio questo non esiste. O qualche cose di diverso, o qualche cosa di peggiore. Non esiste altra alternativa nella storia dell’arte. Quanti ”nuovi Chopin” ci sono già stati!...
Molto ho gradito i volumi di Strindberg. È un poeta, ha pensiero e sviluppo e personalità. - Mi sembra però che dappertutto manchi qualche cosa (d’importante), ma non trovo ancora che cosa e dove. Mille grazie per i libri...
La nuova notazione musicale ha già trovato un oppositore, a cui ho dovuto rispondere. Sono orgoglioso di scrivere così bene l’inglese: ho scritta tutta da me questa lettera (cioè quella stampata che ti accludo).
Ti manderò ancora ritagli di stampa di Boston e Pittsburgh, le “Figlie” di Busoni e la stupenda maschera di Scialiapin nelle vesti di Don Chisciotte nell’opera di Massenet. (Che è l’ultima persona per questo soggetto).
E per oggi prendo congedo con tanto affetto...

(Washington), 8 aprile 1910
Una bella città, una bella e “spumeggiante” mattina di primavera... Se solo non avessi da dare un concerto! La tortura climatica di Colorado Springs mi ha molto ”abbattuto” - il viaggio di tre giorni per rientrare da laggiù non mi ha esattamente curato - e anche senza queste due cose superflue, ne avrei abbastanza ora di tutto. -...
Non mi meraviglia che Klimt riveli una certa somiglianza con un bassorilievo di Donatello. L’arte è come un giuoco di scacchi, le stesse mosse con gli stessi pezzi e il campo dato della scacchiera - eppure non c’è una partita uguale all’altra. La somiglianza ”Klimt-Donatello” ha probabilmente la sua origine nel ”carattere bizantino“, in genere nell’Oriente, come tutto ciò che è arte: - esclusa la musica, perchè essa non ritrae delle forme, ma è espressione dello stato d’animo.
Come ho già notato più di una volta - il Verrocchio portava già in sé tutti gli stili posteriori (fino al rococò). E Rodin se l’è certo ben studiato. - Che bella cosa che l’ordinamento del Museo ti abbia soddisfatto! L’“artigianato” è come la coltivazione della terra per la messe dell’arte.
Sono molto orgoglioso dei miei nuovi studi di contrappunto e me ne sento molto rinvigorito (anche coll’armonia mi sono ”dato da fare“) - e ho acquistato maggior abilità. - ...
In musica non si può inseguire la composizione, ma la si può esercitare! “L’esercizio crea il maestro“ - c’è sempre un po’ di verità nei proverbi. Artista si nasce, maestro si diventa con lo studio. Ciò è stato detto già molte volte; ma se non si sente da quest’orecchio, allora buon viaggio verso l’aurea mediocrità! - ...

[Boston], 12 aprile 1910
Qualche volta mi prende lo sconforto nello scrivere; i pensieri, balenati in un dato momento, tornano in mente in ritardo, quando non sono più al loro posto, o non tornano affatto...
Rientro or ora da una gita in automobile a Cambridge, dove io e Mr. Byrn abbiamo fatto visita a Dolmetsch. Ha l’aspetto di un piccolo fauno con una bella testa e vive nel passato; e nel passato solo nella costruzione di strumenti musicali. Fabbrica pianoforti, clavicembali, clavicordi. Il clavicembalo (l’inglese ”harpsychord“) è stupendo. Ne ho subito tratto profitto e in primo luogo: ho introdotto lo strumento nella Sposa sorteggiata (là dove Albertina si accompagna) e in secondo luogo: ho pregato di mandarmene uno a Berlino. Sono belli anche esteriormente...
Oggi ho scritto una specie di lettera sull’America a Hanson, per la pubblicazione. - Ieri c’è stato il recital, ed è andato molto bene... Poi ho avuto ospiti al lunch, poi Dolmetsch. Si mette a profitto il tempo... .

(Terre Haute), 14 aprile 1910
...La tua lettera mi ha consolato assai, perchè questa Terre Haute dovrebbe chiamarsi Terre basse, tanto è basso il livello di ogni cosa, qui. -
Non appena si è in procinto di riconciliarsi con la vita di qui, succede qualche cosa che ci risospinge sul terreno dell’opposizione. -...
Ho visto anche il fascicolo con i pezzi premiati al concorso di “Signale“; preso nel suo insieme, è quanto io chiamo un cumulo di miseria. Non ne esce mai nulla di buono da questo genere di cose. Vi si trovano quattro o cinque fughe (quattro sicuramente); che senso ha rigirare 12 volte un temino stentato? E addirittura conferire un premio a un componimento del genere?
Nella mia “Fuga“ il tema dovrebbe apparire dalle 50 alle l00 volte, ma questa è un’altra faccenda - e non ha avuto l’onore di un premio...
Washington è una città veramente bella, costruita su un piano artistico disegnato cent’anni or sono da un francese...
La campagna splende nella sua bellezza primaverile. Ora conosco quasi tutto il paese. Mi mancano solo le poche città sulla Costa del Pacifico.
Oggi Hanson mi risponde che la mia piccola lettera sull’America è ”magnificent“... O Dio, è naturale che questo paese mi stia un po’ a cuore. Gli ho dedicato tre anni della mia vita e gliene dovrò dedicare altrettanti, e Benni vi è nato e, in fondo, vi sono stato accolto molto cordialmente e, se tutto va secondo i miei piani, gli sarò debitore del mio piccolo benessere. Non posso più ”trascurarlo”! -
E con questo accordo in maggiore chiudo la lettera, perchè ti dia più gioia delle ultime, tutte così abbattute...
Postscriptum.
Quello Strindberg è un uomo spaventoso! Ho letto i drammi da camera (che egli intitola “Drammi del sessantenne, intorno al 1900“) e devo dire che mi hanno tolto il respiro. Ma se la saggezza dell’età deve renderci così cattivi e amari e ci fa vedere in ogni goccia d’acqua solo batteri, di modo che ogni gioia attinta alla fluida sorgente della vita ne vien distrutta! - allora che ci sia dato rimanere stolti o morir giovani.
Strindberg vede terribilmente giusto, ma è arrivato alla sua verità per vie secondarie. Questa rimane sempre la frattura in quel grande talento. Il suo dilettantismo musicale è ridicolo. La sicurezza tecnica è imponente. Il suo gusto gli gioca dei tiri birboni. - È molto cattivo e gli manca l’umorismo che fa apprezzare la malignità.
Chissà se si possono rappresentare?... “La festa di famiglia“ [“Prima dell’alba”] di Hauptmann è uno zuccherino, in confronto a questi drammi.

(St. Louis), 16 aprile 1910
Un’altra volta 26 ore verso ovest e poi - verso est e gradatamente a casa!...
Il ”Musical Courier” mette in evidenza che io ho portato un nuovo livello nella vita concertistica. Dopo la seconda tournée credo di godere di sufficiente autorità per fare degli esperimenti anche qui.
Ecco un pensiero che mi è venuto in testa ieri, parlando con Hochmann:
Dev’essere possibile realizzare la più ardita fantasia umana (anche se la realizzazione ne sembri impossibile): perchè la forza dell’immaginazione consta di elementi già esistenti e il fatto stesso di immaginare una cosa dimostra che esiste già una ragione qualsiasi per immaginarla.
La cosa andò così: io dissi a Hochmann che un giorno qualcuno troverà un apparecchio per mezzo del quale i pianoforti si accorderanno da sé. – “Impossibile“, rispose subito Hochmann. E io: ”Nulla è impossibile, prima che non sia dimostrato il contrario, e la realizzazione della mia idea deve essere possibile, perchè mi viene in testa. Perché è una combinazione di cose che ho già visto e delle quali ho sentito parlare. Per esempio si può costruire uno strumento che segni esattamente e automaticamente il rilassamento delle corde. Questo è il primo passo”. -
È impossibile parlare con Hochmann per simboli, prende tutto alla lettera. ”Faccia questo per me (gli dico), oggi non perde nulla”. (È una giornata libera). Subito Hochmann si fruga nelle tasche per vedere se perde qualche cosa.
Oppure gli dico ”Lei non conosce il fascino del paese del vino. Il vino rende ricco il povero“. Hochmann dice ”L’industria vinicola?”.
“Edificare” significa per lui: costruire case; ”sentirsi ricco” - posseder quattrini; “esser soli” - non aver commensali o non disporre di finanziatori; ”un buon concerto” - sala piena e molti bis.
È strano: gli americani e gli indiani non possono apprendere nulla gli uni dagli altri. -
Del resto: ogni invenzione distrugge la precedente. Qui dà nell’occhio la decadenza della scala di fronte agli ”elevators” [1]. Oppure: lo scomparire di piazze e giardini nelle città per la crescente abitudine di abitare nei sobborghi. Oppure: la cessazione dell’impulso di applaudire, per l’abitudine di ascoltare il grammofono. Oppure: l’arte di costruire fortificazioni scompare di fronte ai cannoni moderni. E qui in special modo: il fallimento della letteratura di fronte ai giornali e ai periodici. E così avanti, se ne potrebbe fare una enciclopedia.
E così si chiacchiera quando si è stanchi. - ...

[1] Ascensori.

(Denver), 18 aprile 1910
...Denver è davvero molto carina ed è un piccolo centro, ma per arrivarci si attraversano le steppe, dove si vedono accampamenti e giovanotti a cavallo, che incominciano una nuova vita dal nulla. Con cavalli, pistole e tende e qualche macchina agricola si aprono una strada nuova in un paese difficile e faticosissimo da fertilizzare, e mal nutriti; e solo i piaceri più bassi della vita rallegrano questi coraggiosi e primitivi strumenti, non ancora risvegliati, della civiltà. C’è qualche cosa di grandioso in tutto ciò! Fa impressione! Ragazzi magnifici, nonostante la rozzezza che portano dipinta in viso. Alti, forti e agili, e non cattivi e non senza onore...
Ieri, in treno, mi è venuta una buona idea: di trascrivere per orchestra la “Grande fuga“ e di rielaborare, sempre per orchestra, il Preludio al Corale (“Meine Seele bangt und hofft zu Dir - “) [1] a guisa di Introduzione, e di richiamarlo alla memoria prima della Stretta della fuga. Un grande lavoro! Chi mi dà ancora una vita? ...
L’opera ha bisogno di una elaborazione accuratissima, e al contempo di eventuali miglioramenti, perfezionamenti e arricchimenti. Non voglio fare un lavoro affrettato...
Qui siamo di nuovo a 5000 piedi di altezza; ho passato una cattiva notte, quest’aria mi toglie il respiro. Di qui incomincia lentamente la via di casa; nell’ultima settimana mi restano da regolare ancora l00 cose. Si viene incontro ai miei desideri sotto ogni punto di vista. Basta che esprima il mio desiderio. Eppure questo paese ha molti lati buoni. È piccolo e questo facilita molte cose. Con me e con Wüllner è stata nutrita qui tutta la stagione di concerti. Come sarebbe concepibile una cosa simile in Europa (presa come un tutto)? ...
Ti interessano forse i pizzi messicani? Io non ne capisco nulla. Davvero non so che cosa si può portare a casa da qui; grattacieli e ponti sospesi non entrano nelle valigie. Sono sicuro che sarà molto, molto bello, quando ci rivedremo... Ma che ne sarà del riposo estivo? Inghilterra! Svizzera! Mah...

[1] La mia anima ti desidera con ansia e spera in te.

(Denver), 18 aprile 1910
Se Chicago è il cuore dell’America, Denver ne è l’intestino cieco. Che vicolo cieco! Che se ne sa di geografia, se non si viaggia!...
In una storia indiana leggo il discorso seguente, che tento di tradurre, perchè è così diverso dal linguaggio di questo paese:
“...E ti potrei raccontare storie - e condurti in un paese che non puoi nemmeno sognare. Dove gli alberi sono sempre fioriti e sonori per il ronzio di api inebriate. Dove i soli non bruciano di giorno e le pietre lunari, di notte, sono umide di nettare nei raggi della luna saziata di canfora. Dove laghi azzurri sono popolati di file di cigni argentei e i pavoni danzano agitati su gradini di lapislazzuli al mormorio del tuono sulle colline. Dove i lampi balenano senza pericolo, per indicare la strada alle donne che si recano di nascosto, nell’oscurità, a convegni d’amore e l’arcobaleno pende eternamente, come un opale, sul sipario nero-azzurro delle nuvole. Dove, sui tetti di palazzi di cristallo illuminati dalla luna, le coppie di amanti scambiano sorrisi vedendo il proprio volto malato d’amore che si rispecchia nelle tazze colme di rosso vino e respirano, bevendo, l’aria pregna del profumo di sandalo, portato dalle brezze di montagne notturne; giocano e si ornano l’un l’altro con smeraldi e rubini, che sono nati dalla spuma dell’oceano, dal profondo del mare; dove acque correnti, la cui rena riluce d’oro, scorrono lentamente davanti a infiniti filari di gru silenziose che danno la caccia a pesci d’argento; dove gli uomini sono veri, le fanciulle amano per sempre e il fiore di loto non appassisce mai“. -
Che ne dici? Io ne ho le lagrime agli occhi.
“Ma tutto ciò non esiste“, direbbe Hochmann.
O assennatezza! O poesia! Questi sono poli opposti, altro che ricchezza e povertà. ---
Ecco di nuovo un cowboy passa galoppando davanti alla mia finestra. Mi piacciono le scrivanie davanti alle finestre, si è soli eppur collegati col mondo di fuori. Purtroppo passa anche ”the dear yellow car”, che dappertutto in America ci risveglia dai sogni.
Qui la primavera è in ritardo, gli alberi non hanno ancora messo le foglie. Ma da St. Louis in poi, il Mississippi ci ha accompagnato per un paio d’ore, lungo la strada; che spettacolo! Grande e bello ad un tempo. Indimenticabile la visione, la stagione, l’ora verso il tramonto, la verginità di questa bellezza da gigante! Si trema all’idea che gli uomini vi mettano mano. -…

(Chicago), 25 aprile 1910
Ho passato alcune ore di vero piacere qui con Stock... È un musicista molto aggiornato e sa molto; è provvisto anche di un certo serio idealismo e di una bella coscienziosità. E con ciò una cara persona e evidentemente leale.
Che fabbrica di celebrità, qui, gran Dio! Il cuore va a finire sotto i tacchi e lo si calpesta! Può essere che un personaggio così piccolo e comune come la F. sia davvero una grande artista? Anche misurata dal ”punto di vista della cantante d’opera”? Non lo posso pensare, e non ho mai neanche sentito che una qualunque delle sue interpretazioni abbia fatto scalpore. Ma ha un nome tale, che ogni negro la conosce.
E Debussy, con i suoi tre violini con sordina, un mezzo corno ”bouché” e una melodia di due toni interi - ne son tutti rapiti!
Certo in tutti i tempi ci sono stati di questi equivoci ed essere popolare significa: “être à la portée de tous”.
Mascagni - Grieg, vissuti e - sopravvissuti...
Ieri l’altro ho sentito all’ultimo concerto sinfonico il seguente programma:
ouverture del “Vascello fantasma“
“Sinfonia (III)“ di Brahms
“Till Eulenspiegel“, Strauss
“Invito alla danza“, Weber-Weingartner
“Ouverture 1812“, Ciaikovski.
L’opera giovanile di Wagner si mantiene meglio di tutto, ed è ancora il lavoro più forte tra tutti questi. La Sinfonia di Brahms mi ha fatto un’impressione infelice: un fantasma della Scuola di Lipsia. (E non è passato tanto tempo dacchè ho sentito la prima assoluta di questa sinfonia, a Vienna. La gente non ci capiva nulla, come se si fosse trovata davanti alla Sfinge).
L’ ”Eulenspiegel“ di Strauss sembrava un papà Haydn dei nostri tempi, che, in un momento del suo più ingenuo buon umore, fa ridere i vecchi nobiluomini viennesi che prendono parte all’esecuzione.
Lasciai perdere Weingartner e Ciaikovski e andai a spasso sotto la tempesta di neve; dove potevo riflettere a mio agio.
Quando leggerai questa lettera sarò, credo, sul piroscafo e saprai anche - dal telegramma che spedirò e che tu avrai già ricevuto (tutto ciò mi fa una gran confusione!) - che parto già il 3 - che sarò partito - enfin. Kant ha ragione quando afferma che il tempo è solo un concetto.
Ho ancora molto da fare fino allora e alla mia povera testa sembra anche di più di quanto non sia.
La mia vita è di nuovo a un svolta, questa volta si tratta di cosa che vien dall’esterno e la sua importanza non mi è ancora chiara e non so come si adatterà all’atteggiamento interiore. Avevo la sensazione di averla fatta finita con le brillanti esteriorità e di dover cercare a casa mia quello che non si può trovare al di fuori - e ora sembra che si debba ricominciar dal principio.
Ad ogni modo non ci si può lamentare di soffrir di noia...

(New York), 29 aprile 1910
Ora è passata, ieri sera c’è stato il concerto d’addio a Brooklyn, una bella conclusione, sala esaurita, atmosfera di festa. Ma ha dato il colpo finale al mio sistema nervoso - guarda il programma. [1] E guarda un momento, ti prego, questo orario e cerca di seguirlo col pensiero:
25 aprile, ore 22.00, partenza da Chicago
26 aprile, ore 09.00, arrivo a Cleveland
26 aprile, ore 16.00-18.00, viaggio per Oberlin
26 aprile, ore 19.00-21.00, concerto ivi
26 aprile, ore 21.30-23.30, ritorno da Oberlin
26 aprile, ore 02.00 del mattino, partenza da Cleveland
27 aprile, ore 18.00, arrivo a New York...
Dopo il concerto di ieri, mi addormentai appena alle tre, e mi son dovuto alzare già alle otto - per l’irrequietudine. E ora viene il cosiddetto riposo! Dio mi aiuti.
Dopo essere stato effettivamente un “predicatore nel deserto”, nell’incolto ovest, il pubblico colto di Brooklyn è stato, a suo modo, un ristoro...
Ora l’America è stata scoperta per la terza volta (e di nuovo da un italiano). Mi manca solo di esplorare un pezzetto della Costa del Pacifico. - Questi giorni ho enormemente da fare, e la nave parte due giorni prima del previsto...
Un felice e gioioso arrivederci, moglie amata, e ogni cosa buona e cara per te fino allora e per sempre!...

[1] Comprendeva la “Waldstein - Sonate“ di Beethoven; le “Variazioni su Paganini“ di Brahms; lo “Scherzo” in si bemolle minore, 2 “Notturni” in fa maggiore e si minore e la “Polonaise” in la bemolle maggiore di Chopin; le “Variazioni su Abegg“ di Schumann; di Liszt: l’“Erlkonig“, la “Campanella“ e la “6a Rapsodia ungherese“.

1911

(Montreal), 13 febbraio 1911
Ieri abbiamo lasciato New York con la primavera e oggi troviamo un freddo crudissimo e masse di neve a perdita d’occhio...
Ieri l’altro sera ero seduto al Ristorante Italiano, vicino al Principe Trubetzkoi, una grande personalità: un viso da cardinale!
Il “Boston Herald“ ha pubblicato ieri, domenica, la riproduzione di un numero del 1863. Tra le notizie musicali si poteva leggere: ”Adeline Patti is still singing” (!) [1] - Inoltre un annuncio che i Sigg. Steinway avevano comperato un fondo nella 14ma! strada per costruire un proprio stabilimento. Ancora nemmeno una parola della Boston Symphony. - Teresa Carreño suona “The mocking bird“ alla ”Casa Bianca” (da bambina). - Gli allievi e amici di Mercadante si preparano a festeggiarlo a Napoli. Ciò succedeva 48 anni fa. Adelina Patti is still singing, i Carreno still playing, [2] gli Steinway hanno raggiunto il loro punto culminante, ma dov’è Mercadante? -
Io dico: Non guardarsi indietro!...

[1] Adelina Patti continua ancora a cantare.
[2] Continua a suonare.

(Northampton), 15 febbraio 1911
...A Montreal è stato proprio bello, una stagione invernale, come piace a te (ma troppo rigida), ottimo concerto e le persone che tu conosci e che ti mandano cordialissimi saluti.
Oggi siamo unmistakably [1] nel New England: all’albergo si è serviti da cameriere di mezz’età con occhiali - ci si crederebbe in un ospedale. Che Dio punisca i bacchettoni, sono i Suoi servitori peggiori!
Sono quasi alla fine della mia pazienza, ma chiamo a raccolta tutte le mie forze per non rimbambire.
Mi manchi dappertutto, ma sono contento per te che tu sia a casa e non debba seguirmi ancora in questo girovagare da saltimbanco...
Spero che avrò meritato qualche ricompensa e di poterla gustare, quando ti rivedrò...

[1] Senza possibilità di errore.

(Boston), 18 febbraio 1911
Ieri mi son messo a sedere in orchestra e ho ascoltato il “Don Chisciotte“ di Richard Strauss. È un lavoro di grandi qualità; comune nei passi lirici, pieno di vita nelle parti grottesche, di una ingenuità da contadino e allo stesso tempo ultra-civilizzato; la forma malamente tenuta insieme, di qualità superiore nell’impasto dei timbri. In complesso, tuttavia, una delle cose più interessanti e piene di invenzione del nostro tempo e forse il lavoro migliore di questo compositore. L’ho ascoltato con la massima attenzione e a tratti con sommo piacere. Ma lo vorrei sentire diretto da Strauss stesso: ho potuto constatare in “Turandot“ che F. sciupa molte cose. - Nessuna illustrazione del “Don Chisciotte“ mi ha mai accontentato del tutto, nemmeno quella di Strauss; ma è tra le migliori e tra le più spiritose e meno ”letterali“.
Ammetto volentieri che la “Turandot“ - è mutilata! - sembrava meno brillante accanto a questo lavoro e, fortunatamente, mi sento ormai sufficientemente progredito e in grado di riconoscerlo. Vedo in Strauss sempre una specie di ”Tiepolo” e sento chiaramente che è vicina la reazione della scuola di Cornelius; seppure senza la rigidità e la goffaggine dei ”Nazareni“. Piuttosto la comparsa di Palestrina in opposizione ai Fiamminghi che lo precedettero potrebbe offrire un parallelo al mutamento che ci si deve aspettare.
Sono felice al pensiero della mia attività per l’estate e per l’autunno. Il senso d’impazienza e di costrizione contro cui devo combattere sempre, ha esaurito la mia concentrazione. Sono come uno che deve stare a letto con una gamba rotta; che però sta benissimo per il resto e aspetta il momento di poter muoversi e camminare di nuovo. Ripeto ancora: non devo buttar via i miei anni buoni.
Il mio sviluppo come compositore sarebbe a ben altro punto, se non ci fossero queste lunghe interruzioni e le faticose riprese. Ho solo quattro mesi all’anno per portarmi in alto, e poi si torna di un altro passo indietro.
Non mi lamento, voglio solo veder chiaro e - continuare a veder chiaro. -
Oggi sei probabilmente in Inghilterra, a cuor leggero e sana... Febbraio ha per me ancora l0 giorni molto busy [1] e che passano presto, poi ogni giorno è un giorno di marzo di meno. La peau de chagrin! ossia la pelle d’asino...

[1] Affaccendati.

(New York), 19 febbraio 1911
...Ho fatto oggi una passeggiata di tre ore al ponte di Brooklyn, passando per Bovary: molto interessante, ma nient’affatto eccitante, e non certo così pittoresco come, per esempio, Amsterdam.
Witek ha colpito nel segno, parlando delle sue impressioni; ”mi meraviglio”, ha detto, “di quanta roba antiquata, anzi medioevale si trova qui”.
Mr. Pickett è diventato un po’ sentimentale a Boston e ha sospirato ”old Boylston - street!” col tono col quale un viennese potrebbe esclamare: “la Chiesa di Santo Stefano“.
Gli americani sono sempre disposti a vedere nel loro paese (prendendo un tono di voce caldo) qualche cosa di vecchio a cui sono affezionati. The dear old place, you know... [1]
Ieri, a Boston, ho fatto la conoseenza del giovane Bock (di Bote & Bock), che ha espresso il desiderio di una nostra collaborazione.
Già, e che devo dargli? Programmi di concerti americani! Con diteggiatura.
S. nel ”Sonntags Staats” fa una “chiacchierata” semi-umoristica, semi-benevola su Reger. - Invece tempesta quasi indecorosamente contro “Il Cavaliere della Rosa“ di Strauss. Quando si tratta di critici, bisogna sempre domandare: ”Perchè?”.
La “Turandot“ “è piaciuta” a Boston ed è stata lodata sui giornali. - Sarebbe mio grande desiderio che arrivasse sulla scena, perchè solo là è il suo vero posto.
Questo pensiero rende già migliore il mio stato d’animo.
Aspetto tue notizie con grande impazienza, ma ce ne vorrà ancora!...

[1] Sa, quel posto vecchio e simpatico...

(New York), 22 febbraio 1911
...Ieri l’altro sera da Schirmer c’era, per caso, oltre al dott. von Hase, anche un figlio di Zimmermann. È buffo, sono i miei tre editori.
A Mahler scappò detta, a tavola, una frase deliziosa. ”Ho constatato“, disse, ”che gli uomini sono in generale migliori (più buoni) di quel che si crede” -
- ”Lei è un ottimista” lo interruppe una grassa signora americana -
- ”e più stupidi” chiuse rapidamente Mahler, volgendosi alla signora.
Ieri sera c’è stata la prima esecuzione della “Berceuse“. Toscanini era venuto. Dopo due riverenze di Mahler, mi son dovuto inchinare ancora due volte al pubblico (dal mio palco). ”It doesn’t like the piece, but it likes me“, [1] osservai.
Il genere della “Berceuse“ non si confà a Mahler tanto bene come i ritmi e i tamburi di “Turandot“. Ma il pezzo ha presa e quasi continuo a credere che arriverà a una specie di popolarità.
“Come una fine e variopinta silografia giapponese” ha detto Schindler.
Non c’era la celesta, al suo posto un pianoforte verticale; - non suonava così male come avevo creduto.
Le ”date” si ammucchiano paurosamente.

Febbraio 23 Boston Simphony New York
Febbraio 24 Boston Simphony Brooklyn
Febbraio 25 Boston Simphony New York
Febbraio 27 Boston Simphony New York
Febbraio 28 Recital a Boston
Marzo 2 pomeriggio, serata in casa della signora Untermyer
(ospite Grof Appony)
- la sera, recital a Brooklyn 5 recital a Chicago
Marzo 6 Des Moines
Marzo 7 Omaha
Marzo 9 Kansas City
Marzo 10 Sedalia
Marzo 14 primo concerto in California...

Ora devo studiare, ho da suonare quattro differenti programmi e tre differenti “Concerti“.
Fare qualche cosa d’altro - d’ora in poi, faut faire une croix là-dessus -
Pensa un po’ al mio arrabattamento e voglimi bene...

[1] Il pubblico non ama il mio pezzo, ma ama me.

(New York), 24 febbraio 1911
...Al Ristorante Italiano ho incontrato Consolo - il pianista: egli conosce il Principe Trubetzkoi e così ne ho fatto la conoscenza anch’io.
A vederlo da vicino, il suo viso sembra ”rasato“; si pensa (per quanto lo si veda per la prima volta) di averlo già conosciuto con una gran barba e che se la sia tolta improvvisamente.
È semplice, interessante, originale, ma ha la mentalità ingenuamente filosofeggiante - tranquillamente caparbia di tutti i russi che pensano (o che vorrebbero pensare).
Del resto è nato in Italia (e parla più l’italiano del russo) e ha una moglie svedese; vive in Italia, a Parigi, a Stoccolma e (meno di tutto) in Russia. Non legge, in genere, nessun libro, per qualche oscura ragione russo-filosofica: è (in teoria) per tutto quanto è naturale e libero - ma fuma ed espone a New York.
Consolo è molto simpatico, pieno di tatto e colto; - è stata una delle più belle serate passate in America...
Oggi Mahler non può dirigere di persona la ripetizione del concerto di musica italiana...
Quando leggerai queste righe, sarò probabilmente tra Omaha e Kansas City. Se ne vede di mondo!...

(New York), 25 febbraio 1911
Mi sembra di aver oggi di nuovo la testa chiara (cosa di cui già da tempo sentivo la mancanza, il che mi rendeva molto infelice) e pertanto ti scrivo con rinascente gioia di vivere. - Che bella cosa che la terra gira. -
Ieri ho avuto molto da fare, eppure troppo poco. Lo capirai subito.
Alle 2 mi pregarono di dirigermi da me la “Berceuse“, Mahler è malato e assente.
Il concerto aveva inizio alle 2 e 1/2, ma erano quasi le 4 prima che io arrivassi a salire sul podio per quei dieci minuti.
Per la “Danza macabra“ che si esegue oggi, era stabilita una prova ieri a Brooklyn alle 6 e 1/2... Durò 15 minuti.
Dovetti aspettare fino alle 9 l/4 il mio turno per suonare il “Concerto“ di Liszt (a Brooklyn)...
Verso le 10 ero di ritorno, alle 10 e 1/2 ero all’Astor.
In questo modo ho dovuto buttare 8 ore per un’attività che è durata in tutto tre quarti d’ora. Il lavoro in sé, poi, è stato quasi inutile e di un genere che non mi ha giovato per nulla. È come se uno continuasse ad appuntare una matita che è già appuntita.
Questa sera mi troverò probabilmente con Toscanini, che pare sia rimasto entusiasta della “Berceuse“. Ciò può essere utile all’opera - quando sarà finita, una buona volta.
E quando sarà finita una buona volta, allora incomincerà il mio lavoro vero e proprio!...

[New York], 28 febbraio 1911
...All’arte occorre raccoglimento, al viaggiare libertà. Se colleghiamo arte e viaggi, tutti e due falliscono.

[New York, 28 febbraio 1911]
Domenica passata (il 26) sono stato da Toscanini. Occupa un appartamento privato in un grande albergo e ha un cuoco italiano, personale. È stata la serata più bella da quando sei partita. S’è mangiato benissimo, la conversazione è continuata, animata e interessante, fino a mezzanotte. Consolo era presente, ho suonato per loro la “Sonatina“, il “MephistoWalzer“, il “San Francesco“. Uno Steinway che tuonava e teneva il suono (da quant’è che non ho provato questa soddisfazione!) ha ancora aumentato la mia buona disposizione. Toscanini è il musicista più intelligente che abbia incontrato sinora (a prescindere, forse, da Strauss). Straordinariamente vivace, rapido, di vasti orizzonti e artista. Ha recitato delle pagine intere della mia “Estetica”, voglio dire: egli esprimeva i miei stessi pensieri e non ha detto una parola che non fosse secondo il mio cuore.
Sembrava che avesse una speciale simpatia per me, poichè - come mi disse Consolo - pare che sia di rado tanto comunicativo. Non gli si darebbero 30 anni, e ne ha 44. La sua cecità è una favola. Non adopera nemmeno gli occhiali. La sua memoria è un fenomeno negli annali fisiologici, ma non intralcia le sue altre facoltà, come succede, in genere, per anomalie simili. Aveva studiato allora la complicatissima partitura di “Arianne et Barbebleu“ di Dukas e doveva fare la prima prova la mattina seguente - a memoria! - Ma è una cosa che lo deve consumare; è anche solo un fascio di nervi... Spero di cuore che la vita ci avvicini di più...

[New York], I. marzo [1911]
Anche questo giorno è venuto, e anche questo mese finirà, a suo tempo! Ma ora la sua fine mi sembra a una distanza irraggiungibile...
Devo preparare per Brooklyn un nuovo programma, così non ho un momento di respiro. Ho persino freddo, dalla gran stanchezza. Il 3 poi, devo fare i grandi preparativi per il West, perchè torno a New York appena tra un mese. Non si parla di pensare - e simili articoli di lusso. La passeggiata serale è abolita. Forse in California. Ma anche lì le date sono così fitte e - a voler essere precisi - si tratta di nuovo di un ”debutto“.
“Quanto la durerà così? “...

(Chicago), 4 marzo 1911
Ho letto con grande gioia le tue righe sulle belle impressioni e le piacevoli ore passate in Inghilterra e sulla tua disposizione d’animo serena e ricettiva; è forse la prima volta che tu riesci a trovar piacere anche da sola, e io insisto nel dire che ogni diletto sta solamente in noi stessi e non altrove...
E tanto più sono felice che ti ci sei trovata bene, in quanto qui non hai perso nulla: è solo un affannoso ripetersi delle stesse cose.
Ora, d’altronde, viene la California annunciata come una Fata Morgana, come la Terra promessa (e smisuratamente ”lodata“) [1], ma non c’è né tempo, né voglia, né libertà per gioirne e io mi preparo ad averne una delusione.
Eccoti le date:
5 Chicago
6 Des Moines
7 Omaha
9 Kansas City
10 Sedalia
14 Los Angeles
15 Pasadena (sobborgo)
17 Los Angeles
19 e 21 S. Francisco
22 Oakland (sobborgo)
25 Seattle
26 Portland
31 e 1 Cincinnati.
Sto leggendo un grande romanzo, questa volta un romanzo serio, di Wells; è meravigliosa la trasformazione di quest’uomo, che entra, con questo libro, nel novero dei romanzieri di prim’ordine e porta con sé una sensibilità approfondita, un fiume di idee, eppur conserva il suo senso di umorismo (purificato da ogni comicità comune) e fa sentire che ha digerito una vita intera. Che piacere osservare un tale sviluppo; che felicità esperimentarlo in noi stessi!...
Cara Gerda, scrivo ogni giorno, ma devi calcolare che le lettere partono ogni giorno da un posto più lontano da te. Ma poi! - più vicino, sempre più vicino, fino a che l’ultima lettera arriverà contemporaneamente col tuo Ferromann che ti ama profondamente e ti è tanto grato.

[1] Gioco di parole tra ”das Gelobte Land” - la Terra promessa - e “gelobt”, lodata.

(Des Moines), 6 marzo 1911
A Brooklyn, Boston, Chicago, sale esaurite. Nelle due ultime città ho suonato molto bene. Specialmente ieri, a Chicago. Sei chiamate dopo la “Sonata“ di Liszt!
Ora non studio più, non ne posso più e non ho più nulla di nuovo da suonare.
Sono state due settimane assai pesanti e mi sento esausto.
Il mio cervello è consumato...
Ora si prosegue così, viaggiare e dar concerti, fino al 1. aprile. Hanson parla già della prossima tournée...

(Kansas City), 9 marzo 1911
...Oggi sono convalescente di una violenta influenza (o di qualche cosa di simile); gli agenti di Hanson sono stati spietati e, nonostante febbre e dolori, ho dovuto viaggiare e suonare; e a partire dal 4 marzo, appena questa notte ho potuto godere di un prolungato riposo a letto.
Ora sto un po’ meglio, il tempo è così bello che si sta con le finestre aperte e se ne gode. - ...
Le mie idee sonnecchiano, moralmente sono ottuso, fisicamente stanco e in generale depresso e vedo tutto nero.
Ho scritto alla sig.na Curtis una lettera ancora passabilmente sveglia sull’impiego di motivi indiani. M’è venuta l’idea (credo) giusta, che bisogna cominciare dapprima un po’ per volta (come con i tentativi di volo) con piccoli esperimenti.
È ridicolo fare una sinfonia secondo lo schema di Lipsia con melodie indiane (come Dvorák), oppure un’opera tipo Meyerbeer (come ultimamente Herbert). Bisogna studiare lo stile profondamente e esser penetrati dal personaggio.
Pensavo di rappresentare, in un atto, una o due scene ricalcate su cerimonie e azioni viste di persona (molto semplici) e di collegarle con uno degli argomenti ”eterni“; madre, figlio, sposa, guerra, pace - e senza raffinatezze. È già la massima delle raffinatezze saper cogliere esattamente con l’orecchio cose del genere e saperle riprodurre.
Ero debitore verso Miss Curtis di un piccolo ”saggio” sull’argomento, poichè si è data tanta pena per trascrivermi le melodie. -
Alla fine, forse, non resterà solo un saggio - è da tanto che cerco qualche cosa di singolare e di breve per un prossimo lavoro. -
Per il momento il libro di Wells mantiene quanto aveva promesso. ”I feel we might do so many things and everything that calls one, calls one away from something else” [1] - vi si trova tra l’altro. Ha 500 pagine di fitta stampa, e non sono ancora arrivato a leggerne 150, perchè sono anche dense di pensiero, come te lo dimostra la proposizione riportata. Fino al punto a cui sono arrivato, il libro dà l’impressione di una autobiografia, proprio come le “Confessions“ di Rousseau o la “Vita“ di Alfieri (scritta da esso stesso) [2] - e, considerato da questo punto di vista, ne risulta la forma più autentica di romanzo. È scritto anche in prima persona. Ma il titolo “The new Machiavelli“[3] fa pensare a un geniale uomo di Stato che, ritiratosi a vita privata, annota le sue idee...

[1] Sento che potremmo fare tante mai cose e ogni cosa che ci attira, ci sottrae a qualche cosa d’altro.
[2] In italiano nel testo, sic.
[3] Il nuovo Machiavelli.

(Sedalia), 10 marzo 1911
Quando ho ricevuto qui, oggi, la tua prima lettera scritta da casa (dopo un mese intero), ho pianto. L’accoglienza dei ragazzi ti deve aver resa felice. - Sto meglio, le cose assumono un aspetto più gaio - ieri, a Kansas City, ho fatto un bel sogno di un posto in Toscana che porta il nome alto e luminoso di Montesole. Più che un sogno è stata una conversazione avuta col mio “amico” Walter. Te ne parlerò più a lungo. Oggi devo tradurre rapidamente in parole la mia gioia per la tua lettera e mostrare la mia faccia gaia, dopo le brutte settimane grigie. Vi abbraccio tutti e vi dico arrivederci. -
Il vostro Ferromann e Pappaferro e Mannpappa (il che ha una sonorità indiana). -

(Los Angeles), 13 marzo 1911
Abbiamo lasciato Sedalia il 10 a mezzanotte e siamo stati in viaggio fino a oggi - 13 - alle 14 e l/2. La strada porta dal Missouri in California, passando per il Kansas, il Colorado, il New-Mexico e l’Arizona.
Per la maggior parte della strada (quasi due giorni interi) abbiamo viaggiato attraverso il deserto - appena animato da un fondale di catene montagnose (tra parentesi, di forme fantastiche) e di pietrame rosso.
Io ero passivo (e ancora convalescente) e le tre giornate sono passate - a dir il vero buttate via bestialmente - ma tranquille!
Finalmente oggi, verso mezzogiorno, si mostrò della vegetazione; dapprincipio mozziconi selvatici di palme e cactus su terreno sabbioso, poi, improvvisamente, una ricchissima vegetazione di aranceti. La città è una città di provincia americana (almeno al primo sguardo) con grattacieli e il solito aspetto delle strade. È un miracolo sempre nuovo, con quale assenza di interesse e di attrattiva può essere costruita una tale città in un tale paese! Che proprio questo infinito dono della natura abbia dovuto venir insudiciato! La gente meno simpatica, giapponesi o gesuiti, sarebbero riusciti a fare qualche cosa di più bello. Che orgoglio è mai questo, essere ”pratici” ?...
Ti scrivo oggi, giorno del mio arrivo, e quando leggerai questa lettera sarò di nuovo nell’Est, il senso di queste lamentele avrà allora già perso il suo valore o ne avrà uno astratto - non te ne dar dunque troppo pensiero. - Ma il momento è spiacevole, ed è forse una consolazione, più tardi, che sia trascorso lamentevolmente?
E poi, tu senti ora all’unisono con me (anche se non ci è dato avere un contatto diretto); qualche volta penso che hai ragione nel dire che il Nord è più gaio.

[Los Angeles, 15 marzo 1911

L’ AVVENIRE È DELLA MELODIA

Si può dire - e mi contraddica pure chi vuole - che Wagner fu il primo a riconoscere non soltanto teoricamente la melodia quale legge suprema. Nei periodi precedenti la melodia veniva trascurata, e in genere l’arte musicale di quei periodi ne soffre. Inconsciamente sentiamo nei lavori classici un altro livello, e ci serviamo di misure più modeste per giudicare. La melodia di largo respiro dei sinfonisti moderni manca alla musica del periodo prewagneriano. Domina assoluta la frase di otto battute che, per la nostra atmosfera, è di breve respiro e anche la qualità che compenetra queste otto battute è più primitiva.
In Beethoven ciò è più chiaro che altrove nel secondo periodo che è il più debole e i cui frutti principali sono la “Quinta Sinfonia”, la “Waldstein-Sonate“, l’”Appassionata“ e i tre “Quartetti op. 59“. Vorrei dire anche - e mi si contraddica pure di nuovo - che nel primo periodo della produzione beethoveniana, il sentimento è tanto profondo che arriva alla piena espressione nonostante l’insufficienza dei mezzi tecnici, che, nel terzo, il sentimento è più forte anche dell’acquistata maestria. Nel secondo invece il sentimento passa in seconda linea di fronte alla ricchezza dello sviluppo e allo splendore sinfonico.
Beethoven nel secondo periodo sfrutta le potenti ispirazioni del primo. L’eroica e appassionata protervia della “Patetica“ restò la base di tutte le opere di stato d’animo simile (solo di proporzioni maggiori) del periodo seguente; prima di tutte la “Quinta Sinfonia“. Ma nell’estensione maggiore l’elemento melodico non segue di pari passo e si perde in certi - come potrei dire? - altipiani di oratoria basata sulle modulazioni e sulle figurazioni. Penso, per esempio, allo sviluppo del primo tempo della ”Appassionata”, dove i grandi slanci e le soste del temperamento sostituiscono il contenuto. Qui agiscono più l’eloquio commovente dell’oratore e la sua penetrante forza di persuasione che non il suo tema o la sua ricchezza di idee. E perciò agiscono su più grandi masse di pubblico e con travolgente immediatezza. Ma il temperamento non maschera solo il contenuto, maschera anche il sentimento, sebbene sembri il contrario. Al sentimento più profondo bastano pochissime parole e pochissimi gesti.
È un luogo comune della storia, che ritorna a intervalli come le immagini di una eterna rappresentazione cinematografica, il rimprovero di mancanza di melodia fatto a ogni nuova apparizione musicale. Ho letto questo rimprovero espresso in occasione della prima rappresentazione del “Don Giovanni“ di Mozart, della prima esecuzione del “Concerto per violino“ di Beethoven e all’apparire dei drammi musicali di Wagner. E si è contrapposta sempre l’aumentata complicazione tecnica alla diminuita invenzione melodica. Sembra quasi che la maestria tecnica venga avvertita soltanto nell’insolito, mentre la melodia viene sentita come tale solo in forme più usate, che già ci sono familiari. In realtà però, la melodia di Mozart era più ricca di quella dei suoi predecessori, quella di Beethoven più vasta e varia di quella di Mozart, e quella di Wagner più rigogliosa (seppure non così nobile e originale). Beethoven stesso, nel suo terzo periodo - soprattutto nei Quartetti - scioglie i rigidi meccanismi sinfonici in melodia e ”psicologia”. - Wagner diventò di nuovo più materiale, ed è contro questa materialità che cominciano a reagire alcuni compositori viventi. L’immaterialità è la vera essenza della musica, e noi la stiamo cercando; noi erriamo per antri stretti e sotterranei, al cui termine una strana luce lontana, fosforescente, ci fa indovinare lo sbocco in una grotta meravigliosa. Quando finalmente saremo penetrati nella sala a volta del misterioso palazzo naturale, allora potremo imparare a dare le ali al linguaggio della nostra anima; esso risuonerà in una melodica sempre più fiorita e più elevata...

È una di quelle giornate in cui si aspetta passivamente che il sole sia tramontato, per mettere la testa fuori di casa. La quale testa è pesante e pigra. I vestiti si appiccicano indosso, si sta male a sedere, male in piedi e peggio sdraiati. È un grosso equivoco il presumere che io - perchè sono un buon artista (e anche di effetto) - debba - o possa venir messo a contatto del pubblico (preso in blocco)!
Gli artisti hanno a che fare con il pubblico, quanto la religione con la Chiesa. Voglio dire, la religione è qualche cosa di intimo, di personale (come il talento); la Chiesa è un’istituzione, a quel che si dice per la massa della gente comune, in realtà per il bene dei sacerdoti. - Verità di questo genere le racconta (finalmente!) G. H. Wells ai suoi compatrioti nel suo eccellente libro. Mi ha dato tanta gioia dal giorno che l’ho comperato, il 27 febbraio. Ascolta come Wells s’è fatto bello:

“ Questo qualcosa che è in noi più grande di noi stessi, che non tanto esiste, quanto si sforza di esistere, che trema tra essere e non essere, come è meraviglioso! Ha assunto la figura e i tratti di migliaia di divinità diverse, ha cercato una sua forma nella pietra, nell’avorio, nella musica e nelle parole più scelte, ha parlato sempre di più e sempre più chiaramente del mistero dell’amore, di un mistero dell’unità, e dovrebbe intanto - ponendosi al di fuori degli impulsi umani - grufolare nel sangue e nella crudeltà? E’ qualche cosa che va e viene, come la luce di un faro che splende e si spegne, che qualche volta si estingue tanto completamente, che si dubita sia mai esistita...”.

Mentre ti sto scrivendo queste frasi, ricevo un telegramma da Hanson. ”Mi congratulo per il successo a Los Angeles, ha grande importanza per il futuro”. Mio Dio!! -... Forse sono io uno che cerca il suo futuro in California? O forse intende parlare del futuro della California (a cui auguro di cuore ogni possibile prosperità).
E proprio ”à propos” leggo ancora in Wells:

“ La maggior parte degli uomini di valore non dà, a guardar bene, il meglio di sé, quasi tutti si adattano un poco, e la maggior parte si adatta in modo che fa paura, a fare un lavoro secondario”. (Most are shockingly adapted to some second-best use!).

Non si può esprimere questo concetto meglio di così e non si può tradurre. -
In questi giorni ho avuto l’idea (molto vaga e allo stato di visione) di una “Rapsodia Indiana“ per pianoforte e orchestra. -
Monte-Sole è un piccolo podere a Settignano, dove abitavano i miei amici Walter di Kansas City, e che era in vendita. Me ne hanno fatto venir l’acquolina in bocca, e voglio informarmi meglio della cosa. Trovo che già il solo nome è un piacere. Inoltre Settignano è un posto ottimo per il vino (dietro a Fiesole, mi sembra).
Enfin. Vedi, la mia testa comincia a risvegliarsi. Oggi è stato il primo giorno libero, da tre settimane a questa parte, senza ferrovia e senza concerto. (Ho smesso di studiare da Chicago in poi)... Se solo non facesse tanto caldo! È come una malattia, e io non sono ancora del tutto rimesso dalla settimana infernale tra Chicago e il viaggio fino a qui...
Allego ancora un foglio bianco, per ornamento. È come la biografia del direttore d’orchestra Kreisler “oltre a casuali fogli di scarto”. [1]
E ciò mi ricorda di nuovo “La Sposa sorteggiata “!!! Uff!
Bacio te e voi, mi siete molto vicini...

[1] Per mancanza di carta, Busoni aveva usato per questa lettera il verso bianco dei fogli su cui aveva annotato i pensieri sulla melodia.

(Los Angeles), 17 marzo 1911
Si respira. Si è fatto fresco. - Ieri ho ricevuto i “Ratti“. L’ho letto, ma l’impressione è ancora troppo fresca per poterla dominare.
Per usare un’espressione grottesca: vedevo continuamente i disegni di Zille.
C’è molto là dentro e qualche cosa - di importante - manca. Non so ancora che cosa. È molto vivo. - Nell’elenco delle opere di Hauptmann “La Campana sommersa“ ha il maggior numero di edizioni. O, o!...
Le palme, in mezzo a questa città americana, hanno qualche cosa di irreale. Industria anglo-americana e vegetazione tropicale! Come un volume di Byron in mezzo a libri mastri...
Ancora qualche passo e siamo nel mondo delle storie di pirati e delle avventure marinaresche.
Presto volterò le spalle a tutto ciò. - Oggi i miei nervi si sono calmati; erano tesi fin quasi a spezzarsi. - ...

San Francisco, 20 marzo 1911
L’unica volta che sono stato a Nizza c’era la neve. Qui fa fresco ed è nuvoloso. Non mi si è dato nè il tempo, nè l’occasione di rimettermi dall’influenza; e così me ne trascino sempre dietro uno strascico. Sono troppo stanco per andare in cerca di nuove impressioni, o per goderne; ma per quel che ho potuto vedere finora, qui non c’è nulla che non si possa trovare in Italia e molto di quanto offre l’Italia, qui lo si cercherebbe invano.
Ho suonato ieri, quattro ore dopo l’arrivo; il viaggio era durato 20 ore. Ho suonato bene e ho avuto successo. Da qui a Seattle ci sono altre 32 ore! Da Pordand a Cincinnati sono tre giorni, o forse di più!...
Questi Chickering mi manderebbero, senza rimorsi di coscienza, fino a Honolulu. E questa non è una iperbole, perchè il rappresentante di qui vi ha fatto realmente un accenno!! ”It is a very interesting trip” [1] ha detto. -...
È triste il non ricevere lettere; oh, è opprimente. - Spero ogni giorno, ogni giorno. - È proprio come un brutto sogno. Spedito come un baule...

[1] E’ un viaggio molto interessante.

San Francisco, 21 marzo 1911
È - anzi sarebbe! - commovente veder questa città che - a metà rovine, a metà nuova e non ancora finita - sfida gli elementi; se il concetto “commovente” potesse essere in qualche modo ispirato da imprese americane... Non il terremoto, ma l’incendio - che scoppiò allora in trenta posti contemporaneamente - è stato il vero disastro. Per isolare il fuoco hanno fatto saltare con la dinamite le case che si trovavano tra un focolare d’incendio e l’altro. È durato 5 giorni...
La stagione è primaverile durante tutto l’anno e a gente mediocre, senza profondi interessi e senza ambizioni, non rimane nulla da desiderare. Per desiderare ci vuole infatti fantasia! - Se io fossi ricco, diceva il vagabondo, guarderei tutto il giorno dalla finestra e sputerei in istrada...
C’è un gruppo di musicisti stabiliti qui (tedeschi e italiani)... I tedeschi mi si sono precipitati addosso. Tengono alte le ”tradizioni” sulla Costa del Pacifico, questi uomini coscienziosi! Quanti malanni può covare una topaia come Lipsia! - Gli italiani invece hanno tirato fuori il rovescio patriottico della loro giacca e hanno fatto molto strepito nazionalistico...

San Francisco, 22 marzo 1911
Ieri è arrivata la tua grossa lettera... Nulla mi avrebbe potuto fare altrettanto piacere!
Ieri è finita la battaglia di San Francisco. ”Busoni won battle” [1] dice un giornale... E oggi uno dice che - ”quando sarò un po’ più vecchio” - potrò probabilmente risultare un artista serio...
Ora che sto meglio, ti posso dire che ieri l’altro sono stato proprio male. - Be’, ancora qualche bel viaggio e poi - Gloria in excelsis Deo. E pace sulla terra al tuo Ferro-Mann, certamente di buona volontà e che ti vuol bene.

[1] Busoni ha vinto la battaglia.

(Seattle), 25 marzo 1911
Siamo arrivati di nuovo bell’e bene a Nord. Ieri abbiamo attraversato un vero e proprio paesaggio tirolese o stiriano, con boschi d’abeti fradici e arcobaleni contro cumuli di nuvole.
Anche oggi il cielo è quello delle montagne austriache, temporalesco con il sole che fa capolino ogni tanto...
In questo momento ricevo la tua lettera dell’8...
Quel giorno ero a Kansas City, a letto con un’influenza fulminante... A Los Angeles ero abbattuto dal caldo. Di là fino a qui ci sono due giorni interi e due notti di viaggio.
Dalla California in poi, i negri sono quasi scomparsi, in cambio compaiono i cinesi, in massa. Servono anche negli alberghi, qualche volta anche dei giapponesi.
La breve traversata dalla Baia di San Francisco a Oakland era molto bella, ma a me non ha detto nulla, perchè non ero più capace di ricevere impressioni. In generale non ho riportato, per questo motivo, quasi nessuna impressione dalla California!...
Posso dire che questa volta ho sofferto molto, - e mi diventa sempre più difficile. È una tortura imprigionare e paralizzare in questo modo i miei anni di maggior forza spirituale; inoltre non vedo nulla della vita, non ne ho nessun piacere. (Un albergo decente è già un dono del destino -- )...
Presto farò a pezzi il mio stemma con la testa d’asino incoronata. -
Da Chicago in poi (5 marzo) mi sono tenuto parola, e non ho più studiato.
Sono in corrispondenza con Miss Curtis sulle possibilità della melodia indiana e le ho indicato l’errore fondamentale di tutti i tentativi fatti finora. Oggi mi scrive: ”Your letter is like your book - a few words disclosing a view from the mountain-top“.[1]
Purtroppo non si può far tutto, e ho sempre presenti le parole di Wells sugli uomini di valore che trovano la loro occupazione solo in attività di secondo ordine...

[1] La vostra lettera è come il vostro libro - poche parole che fanno vedere il panorama dalla cima del monte.

(Chicago), 30 marzo 1911
...Questa notte si parte per Cincinnati (per festeggiare il mio compleanno). Com’è che potrò suonare lì il “Concerto in mi bemolle maggiore“ di Beethoven senza dita, senza testa, senza prove - God knows. [1] Ne sono andate tante, andrà anche questa.
Dal 21 febbraio Mahler non ha più diretto. Il 24 lo sostituì Spiering -- ed è restato e resterà fino alla fine della stagione, e sarà restato. Bisogna riconoscergli che, violinista non fuori del comune, ha mostrato molta présence d’ésprit, ed è stato in grado di venir a capo dei programmi con decoro. Ma -- ! Il modo come si sono comportati i Newyorchesi (pubblico e critica) è e sarà una delle mie esperienze più dolorose.
La sensazione prodotta dal fatto che un violino di spalla sia stato in grado di dirigere, senza preparazione, ha destato un’impressione maggiore di quanta ne avesse mai potuto fare l’intera personalità di Mahler! Si è innalzato Spiering a grande direttore e si è parlato seriamente di una nomina stabile. Non si è detta una sola parola di rammarico per la assenza di Mahler!
È vero che si legge di casi simili nella storia, ma quando se ne fa l’esperienza di persona, ci si mette le mani nei capelli...
In treno ho avuto molto tempo per meditare e ho anche meditato molto.
Penso di aver fatto qualche passo avanti.
In special modo sono riuscito quasi a spiegarmi l’onnipresenza del tempo ma non ho trovato perchè noi uomini concepiamo il tempo come una linea che parte da un punto dietro a noi e procede in avanti, mentre esso deve espandersi in tutte le direzioni, come tutto nel sistema cosmico...
Ho meditato anche su altre cose.
E mi avvicino sempre più alla verità che la nostra musica è solo un pigolio; - non si tratta più di idealismo, si può dimostrarlo logicamente. No, per principio non scrivo ”Magazine-articles” [2] ma i problemi si affollano sempre più e il tempo diminuisce ---
Non devo buttare al vento mesi interi, come questa volta - ...
È con una gioia seria che penso al ritorno a casa. Ho la sensazione che incomincia l’epoca più importante della mia vita e che essa sarà - (diciamo) - la definitiva. La gioia non è minore, per il fatto che è seria, al contrario, è più profonda. È profonda e bella, - ma ha perso tutta la giovanilità, come i più tardi autoritratti di Rembrandt. È possibile che a casa io cambi di nuovo e somigli di più a quello di prima. Ma sia quel che sia, sono felice di rivedervi e di ritrovarmi. Più felice ancora del solito...

[1] Lo sa Iddio.
[2] Articoli di riviste.

Cincinnati, 31 marzo – 1. aprile 1911
(Di notte)
...È la mezza dopo mezzanotte, a Berlino sono le sette e mezzo del mattino, forse qualcuno si muove già in casa, ed è il primo aprile. Ho passato, poco fa, una simpatica serata con Miss Burston, la prima serata umana da un’eternità...
Petri ha dato un enorme Busoni-recital a Manchester; ne ho ricevuto solo il programma. - ...

1. aprile, mattina
...Ora ho un piccolo lunch con gli italiani di qui... Continuerò a scrivere nel pomeriggio - penso tanto a casa. Costì sono le sette di sera.

Pomeriggio
Ho avuto l’avvedutezza di andar a domandare se c’era posta nell’altro albergo, e fortunatamente ve n’era un fascio di giacente! “La Sposa sorteggiata“ mi ha dato una grande gioia, più di tutto il resto. Di tutte le lettere quella di Lori era la più affettuosa e la più semplice, perciò la più profonda di sentimento...
È ancora sempre il primo aprile - presto sarà passato - via, via, diceva il cane di Corte.
Molti mi hanno scritto care parole, e anche qui la gente è stata molto cordiale...

[New York], 7 aprile [1911]
...Domani dunque devo salire a bordo - là rifletterò su diverse cose indisturbato. -... Vorrei tanto aver pace; ma - I give it up [1]...

[1] Vi rinuncio.

[A GÖHREN SULL ISOLA DI RÜGEN]
[Berlino], 10 luglio 1911

...La mattinata d’oggi è stata bella e fruttuosa: ho rimandato sempre la parte più difficile della partitura; ma ora la devo affrontare e portar a termine...
C’è tanta tranquillità quassù e c’è anche il sole, come se fosse ancora domenica. Qualche volta anche la vita sembra così bella, come se avesse solo giorni di festa.
Ieri notte, alle 11, mi sono fermato nella strada completamente deserta, davanti alla mistica porta del tribunale, illuminata dalla luna piena. C’era un’atmosfera da “Flauto magico“...

[A GÖHREN]
[Berlino], 15 luglio 1911

Ho finito oggi una delle parti più difficili e così sono pronte per l’incisione 70 pagine di manoscritto...
Ieri mattina ho avuto la visita del vecchio Consigliere segreto Hase. Ci siamo intesi magnificamente: la vita ha reso anche lui più malleabile. Ora i suoi figli cominciano a criticarlo; e mi ha scongiurato di mandar avanti l’edizione di Liszt, perchè non abbiano a pensare ancora una volta, che ha intrapreso l’impossibile. - Gli Ungheresi sono entrati in dissenso tra di loro. Ora dell’edizione di Liszt si occupa Bartók...

[A GÖHREN]
[Berlino], 17 luglio 1911

...Ho letto le lettere di Balzac e la “Speranza nel Buddismo“.
Io, per me, sono arrivato al punto di considerare dottrine, filosofie e religioni come opere d’arte, e mi metto dalla parte del predicatore più abile. Non posso credere che il singolo, preso nella massa del popolo, ne diventi più felice e più saggio. Trovo che il ciabattino della Bibbia, delle “Mille e una notte“ o di Roma antica, è sempre lo stesso ciabattino. E son sempre gli stessi gli artisti, i sacerdoti, i soldati, le cortigiane. Il lanzichenecco che mena colpi furiosi brandendo la Bibbia nella mano sinistra, equivale al Saraceno che taglia teste invocando Maometto.
E questa è di nuovo una lettera con ”Magazine-articles”; ma non c’è nulla di nuovo; a te non ho bisogno di parlare di me stesso; e sarebbe superfluo assicurarti del mio affetto, perchè sai che sono e rimarrò sempre il tuo... Ferromann

[A GÖHREN]
[Berlino], 18 luglio 1911

Ti prego di accogliere con pazienza questo piccolo saggio:
In complesso ho avuto una opinione molto alta del nostro tempo e l’ho considerato anche artisticamente interessante. (Ma le impressioni penetrano nella nostra anima così intrecciate con la disposizione personale del momento, che si possono distinguere solo più tardi, quando la disposizione momentanea ha perso la sua forza).
Ma ora vedo nel nostro tempo una vera strapotenza dei suoi ”tre granai”, cioè:
del danaro
dell’industria
dello sport.
Inoltre c’è la minaccia del lavorio giudaico: che vuole estrarre dalla massa singoli individui e schiacciare tutti gli individui nella massa.
Danaro e socialismo tenteranno di divorarsi a vicenda come ”Siegfried e Fafner, Fafner e Siegfried” - l’industria con i suoi nobili scopi di buon mercato, rapidità, produzione in serie, è una Donchisciottata...
Sentivo il bisogno di comunicarti queste piccole riflessioni, come ti comunico ogni cosa. Non la prender dunque per secchezza...

[A GÖHREN]
[Berlino], 20 luglio 1911

...Penso solo alla partitura.
Ho sudato su questa parte, ha cinque anni sulla groppa ed era mal costruita. Ora è tutta pulita. Dopo questa viene l’ultima parte, che è però molto importante e più complicata; ma composta meglio. - E poi un lungo e profondo sospiro (di sollievo)...

Varese, 4 settembre 1911
Ho deciso di restare a Varese, fino al momento di iniziare il viaggio di ritorno...
Il paesaggio è qui della più grande bellezza, l’aria è molto fresca. Tutto è bello e piacevole...
Grazie per i giornali. Nella “llgemeine Musik Zeitung“ un dott. Friedhof [1] ha cercato di seppellire la mia “Fantasia“. (Un tratto di spirito del genere, Kleist lo chiama ”di qualità shakespeariana”). Ha osservato che nel lavoro c’è un carattere moderno e non bachiano. ”Però lo sa che Lei è intelligente?” dice Mark Twain in un caso analogo. Oppure, come diceva Brahms, ”ogni bue se ne accorge“...

[1] Camposanto.

[Varese, 5 settembre 1911]
È già la quarta notte che dormo male - ciò mi abbatte...
I libri non mi interessano; veramente il ”Journal” dei Goncourt mi interessa, ma mi rende sempre malinconico.
A dir il vero il soggiorno in questo albergo è bello e il tempo continua a esser splendido - è una estate memorabile...
Eppure mi manca il pianoforte, anche se non suono...
C’è qui un nuovo locale di spettacoli e divertimenti, che porta il bel nome italiano di ”Kursaal“. (Ciò è caratteristico per l’Italia d’oggi). Tra le attrazioni c’erano --- pattinatori a rotelle (in italiano: Skating Ring). Mi irritavano in tal modo con le loro facce stupidamente vanitose e con il portamento rigido del corpo, che desiderai con tutta l’anima che uno di loro ruzzolasse e si facesse qualche cosa. Dopo 5 minuti ruzzolò il ”Maestro” e si strappò completamente i pantaloni sul ginocchio sinistro. Che sia stato davvero colpa mia? - Anzoletti mi disse: Ti faranno le corna. [1] (Le corna si fanno contro il ”malocchio” stendendo l’indice e il mignolo).

[1] In italiano nel testo.

Pomeriggio
...È la solita storia, dopo un buon lavoro dormo bene; se non ho punto lavoro divento nervoso. Le serate qui non sono ”riposanti“; è un lento assassinio.
Solo il paesaggio (con queste notti di luna) è incantevole...
Ma è interessante dal punto di vista psicologico: perchè nella massima quiete non mi viene nessuna idea e divento sempre più inquieto. - Punto di domanda. -
Di tutte le località di soggiorno e simili istituzioni di impiccio e di speculazione, trovo che questa è la più bella. E trovo anche la conferma che in Italia la campagna è viva e non la città...

[A STOCCOLMA]
[Varese, 9 settembre 1911]
Sono andato a stare da Anzoletti - non potevo più resistere in albergo, dopo aver passato sei notti insonni e piene di angoscia. - Questa notte sono stato bene e ho riposato. Ratschi-Potschi!
Questa Varese mi piace sempre di più - è molto varia, il paesaggio mi stupisce sempre di nuovo; gli uomini sono gentili, le donne molto belle...
Ho ripreso il lavoro...

[A STOCCOLMA]
[Basilea], 13 settembre 1911

...Sto bene, ma sono inquieto. Mi aspettano tante cose da fare e l’opera (lo sapevo!) si è arenata. Espère, enfant, demain...

1912

(Londra), 15 marzo 1912
Ieri è andata molto bene, è durato 2 ore e l/4! L’”Adagio e Fuga della 106“ e la “Sonata“ di Liszt sono riusciti particolarmente bene. A dir il vero, il giorno precedente avevo potuto studiare indisturbato per la prima volta, per cinque ore. - Le “Variazioni su Paganini“ [di Brahms] sono ”fanées”, sembrano vecchie zitelle, sebbene in gioventù siano state piene di grazia. Troppo poco come pezzo di bravura, troppo poco come musica seria. Le “Ballate“ di Chopin si mantengono più fresche, ma la seconda e la terza sono composte notevolmente male...
Mi sono offerto una piccola ricompensa, la prima edizione di Gulliver, che ho trovato finalmente: costa 70 marchi, ma conserva il valore e lo accresce anche.
Questa volta non trovo Londra così bella, anche se l’aspetto delle strade offre alcune cose che non si vedono a Berlino. Il fatto che la gente parla qui sempre sotto voce, crea un’atmosfera auditiva diversa da Parigi o da quella italiana. In compenso alla gente di qui piace tener concerti o servizi religiosi sulle piazze; ma ha un effetto diverso delle serenate italiane. Anche gli organi di Barberia sono caratteristici. E pure i fischietti per chiamare le vetture. Ma non si sente mai una voce umana alzarsi di tono. Lo hai mai notato?...

[Londra], 17 marzo 1912
Ora è giunta la domenica, specchio della nazione inglese, amputazione della vita. - ...
Tutto si ripete, Londra e domenica, esaurimento e libri. Come dieci anni fa…

(Londra), 18 marzo 1912
Sono stato a vedere i “Futuristi” e ho avuto una forte impressione da alcune cose. Per quanto non mi sentissi perfettamente bene e fossi un po’nervoso, ero molto ricettivo. Boccioni mi sembra il più forte; ha un quadro: “La ville qui monte” che è veramente grande. - Eccellente è anche “Uscita dal teatro“ di Carrà. E infine il “Ballo del Pan-pan al Monico“ di Severini, pittore che mi sembra molto disuguale...
Ti ho voluto dire qualche cosa su questo argomento, finchè l’impressione ne è ancora viva in me. (Purtroppo vedo diventare già ”antiquati” anche questi pittori).
Ad ogni modo mi ha rinfrescato e rallegrato...

(Amburgo), 25 marzo 1912
Dopo le prime impressioni incomplete ho buone speranze. [1] Ho sentito la metà del II atto in prova d’orchestra e ho visto alcune scene.
La strumentazione suona, anche se l’orchestra era ancora incerta e piena di difetti. Le scene sono molto belle.
La signorina ”Alberatine” vorrebbe accompagnarsi da sé al pianoforte, ma spero di poterlo ancora evitare! Ora, alle 5 e l/2 e abbiamo prova d’insieme al pianoforte...

[1] Si riferisce alle prove per la prima rappresentazione della “Sposa sorteggiata“, che ebbe luogo il 12 aprile l912.

(Amburgo), 26 marzo 1912
La prova al pianoforte - ieri - è stata molto soddisfacente.
Thusman e Manasse sono eccellenti. Hanno cantato con grande efficacia, sopra tutto il finale del I atto. È, credo, di grande effetto. Ho sentito con piacere anche la scena allo stagno delle rane. Nella messa in scena ci si accorge che Reinhardt ci ha viziati. Ad ogni modo riuscirà abbastanza bene. Vorrei avere la luna alla fine della scena dello stagno, ma sembra che ciò crei delle difficoltà.
“Ma se abbiamo comperato quella bella luna nuova!” grida il regista all’attrezzista.
Hanno risolto molto bene la difficoltà di far sprizzare scintille dai falsi ducati; anche l’apparizione della chiesa avrà la sua efficacia. Il trucco del muso di volpe non è stato ancora realizzato a dovere e bisognerà rinunciare, purtroppo, a qualche effetto.
Quanto ci vuole finchè tutto sia messo insieme! Per la prima giornata, ho avuto tuttavia una bella messe di impressioni. -
Torno ora a teatro. Arrivederci, cara Gerda, credo che verrà bene!

(Amburgo), 2 aprile 1912
La serata di ieri è stata ricca di impressioni - mentre non m’ero aspettato quasi nulla! - Perchè (in primo luogo) ho letto un bel pezzo del libro di Villiers - poi son capitato al III atto della “Valchiria“ (posso andare liberamente sul palcoscenico) e infine ho incontrato ancora in albergo William Steinway, col quale ho parlato di varie cose.
Il libro “L’Ève future“ esce molto dall’ordinario; nel suo miscuglio di sottigliezza di pensiero e di barocchismo di dubbio gusto; di originalità sbalorditiva e di frequenti reminiscenze; inoltre notevole per me, perchè contiene una serie di considerazioni che io stesso avevo fatto in precedenza.
La derivazione da Poe (“Ligeia“), Hoffmann (“L’uomo di sabbia“) e Wagner (evocazione di Kundry da parte di Klingsor) è evidente.
Quel che ho sentito ieri del medesimo Wagner mi è sembrato orribile... Non sono riuscito ad aspettare la fine che, con la sua bellezza mi riconcilia. Quelle Valchirie, quelle lancie sempre sbattute in terra, i movimenti senza senso e le immobilità insensate, quell’orchestra - che dice ora troppo, ora troppo poco - mi cacciarono fuori prima che Wotan cominciasse a congedarsi: - e quel testo --- !
Adesso vo alla prova, continuerò a scrivere più tardi.
Ora la prova ha avuto luogo. È stata fatta al pianoforte. - La scena della chiesa suona molto bene; vi si possono ritrovare tutti i miei ricordi di infanzia di atmosfera cattolica. Leonhard si sviluppa. Sta meglio in scena - voglio dire il cantante.
Ieri ho preso con me una lettera ancora chiusa. Era di Lessmann, per il compleanno, indirizzata al ”Signor Compositore”...
Spero sempre ancora che andrà molto bene. -
(Forse per Pasqua vengo a casa)....
[Allegato un foglio sulle fonti de “L’Ève future“ di Villiers:]
Hoffmann:
a) “L’uomo di sabbia“
b) Gli schernitori (dal “Piccolo Zaches“)
R. Wagner: “Parsifal“
a) come azione: l’evocazione di Kundry
b) come idea: Kundry in tre figure e il carattere sonnambolico
E. A. Poe:
a) “Morella“
b) quel grottesco che tratta di un uomo di ideale bellezza nel quale tutto è artificiale (Titolo: dimenticato).
Sono ben informato proprio su questo genere di letteratura e mi interessava stabilire esattamente le reminiscenze de “L’Ève future“. Inoltre mi sembra che attraverso il libro passi un alito diabolico alla Rops (e un che del suo cinismo), e tuttavia il libro è di una originalità unica e di un indirizzo di pensiero che va molto in fondo.

(Amburgo), 6 aprile 1912
Sono straordinariamente felice che tu arrivi già domani!...
Più si mettono insieme i vari elementi dell’opera, più l’esecuzione diventa malsicura. Il canto solo era buono, con l’orchestra - meno, con la scena - ancora peggiore. Ognuno porta la sua piccola inesattezza, e la conclusione è una somma di inesattezze.
Questi due giorni sono stato proprio abbattuto. C’è (come sempre) troppo poco tempo...

[A RINGGENBERG PRESSO INTERLAKEN]
[Berlino], 20 luglio 1912

Sono di buon umore (sebbene il tempo si sia messo al grigio) - perchè (prima di tutto): ho finito oggi un altro buon lavoro, di non grandi proporzioni: Versione ridotta della Fantasia contrappuntistica, per la quale ho scritto, a guisa di introduzione, tre nuove variazioni sullo stesso corale (“Allein Gott in der Hoh’ sei Ehr’ “) [1].
Oggi ho ricevuto anche la lettera e il libro [2] da Monaco. Il direttore del teatro desidera che io scriva una musica che serva di collegamento tra un atto e l’altro - forse per organo o per quartetto. Ma che cosa pensa veramente questa gente di teatro, pittori e compagni, della musica? Per loro è qualche cosa come illuminazione smorzata e imbottitura di bambagia.
Il lavoro di Wedekind, per quel che ne ho letto finora, non mi sembra affatto del genere organistico, mi sembra piuttosto che si basi su una visione del mondo alquanto satirica e audace. Scrivere una musica funebre in perfetta sincerità per questo lavoro, sarebbe cadere nello stesso equivoco in cui è caduto Grieg nella musica per il “Peer Gynt“. Ti manderò il libro non appena avrò finito di leggerlo e ti prego di farmi sapere la tua impressione.
“La ville qui monte“ è appesa in camera tua. Mi ha fatto un’impressione anche più forte. È un quadro che prende e che denota una grande scienza pittorica...

[1] Sia resa gloria solo a Dio nell’eccelso.
[2] “Franziska“di Wedekind.

[A RINGGENBERG]
[Berlino, 24 luglio 1912]

Mi hai scritto una lettera così bella, che me ne sono sentito tutto felice e riscaldato; ti posso ricambiare con altrettanto calore tutte le cose care...
Negli ultimi tre giorni mi sono dovuto occupare della parodia faustiana di Wedekind; ho delineato un piano e ho pensato all’organico, alla durata, al carattere e ho fatto persino uno schizzo della musica, genere operetta. Difatti prima di rifiutare devo sapere io stesso: perchè. Che ne pensi?
Pro:
1. Poco lavoro e attraente.
2. Una grande première.
3. Mi è forse utile per il futuro.
Contro:
1. Forse è tutto lavoro sprecato.
2. Si potrebbe credere, erroneamente, che io appartenga al giro Wedekind.
3. Mi porto via da me stesso l’idea del Faust.

Vuoi dirmi il tuo parere?
Ho calcolato che vi sono da scrivere 12 brevi pezzi; e per un’orchestra di soli 20 esecutori. (Quest’ultima cosa mi attira molto)...

[A RINGGENBERG]
[Berlino, 28 luglio 1912]

...Ieri il Maître-d’Hôtel del Teatro al Nollendorfplatz mi ha detto di aver visto una mia composizione che il direttore dell’orchestrina del Caffè vuol eseguire. Quale? - Già, sulla copertina c’era la figura di una donna presso una culla. [1]
Cara Gerda, se questo avviene in mia presenza, sarò colpito dalla morte violetta di Meyrinck...
Ho avuto in questi giorni l’idea di una sonata di questo genere:
Caos - lavoro instancabile - gaiezza - calma e bellezza.
Preludio - fuga - scherzo - adagio.
Rifiuterò, credo, la Faustina [2] (ovvero una conversazione contro l’amore) di Wedekind. Aspetto solo ancora di sentire la tua opinione...

[1] Si trattava della “Berceuse élégiaque” per orchestra, scritta per la morte della madre.
[2] Si tratta sempre della “Franziska“, a cui Busoni dà questo nome, perchè è una specie di parodia del “Faust“.

[Berlino], 29 luglio 1912
La tua lettera ha rafforzato la mia decisione di lasciar correre la “Franziska“ - già lo sapevo! - e ho scritto oggi a Monaco, rifiutando...

[A RINGGENBERG]
[Berlino], 3 agosto 1912

...Nel frattempo mi sono occupato di lavori minori. Dar inizio a un lavoro importante vorrebbe dire, mettere per il momento da parte “Il segreto“ [1] verso il quale si sentono portati ora i miei sentimenti e il mio stato d’animo...
Il mio progetto di sonata non si adatterebbe a un quartetto d’archi: vi andrebbero perduti la potenza e il contrasto delle sonorità. Inoltre mi sento in dovere di far rinascere il ”pianoforte”. Per un quartetto dovrei seguire un’altra concatenazione di idee...

[1] Progetto d’opera su argomento di Villiers de l’Isle Adam, il cui libretto avrebbe dovuto esser scritto da Karl Vollmoeller.

[A RINGGENBERG]
[Berlino], 5 agosto 1912

Pare impossibile che persino un servizio postale imperiale faccia dei capricci! Sono arrivate insieme, in questo momento, due tue lettere e una cartolina (con mia gran gioia). Causa la domenica!... Dov’è la domenica nel calendario della natura? - Ciò nonostante, ossia, sebbene questa istituzione umana sia in parte di origine religiosa, l’esser ”credenti” non è sempre dannoso... (Il male è: l’ipocrisia e l’intolleranza verso gli altri).
Infatti che danno porta ”credere” e a che cosa serve non credere? Quando - dopo molte lotte - riuscii a far penetrare in me la dottrina materialista, credevo di aver raggiunto chissà quali meraviglie, e non fui più felice, piuttosto meno! E come andò con la filosofia di Schopenhauer? - anche peggio. La religione è - così mi sembra - come il vestito; ognuno lo deve tagliare secondo il suo corpo e portarlo senza scandalizzare troppo il passante, anzi in modo che a questi esso sembri piacevole. - ...
Le cose si fanno ora più chiare. Ieri ho finito la suite della “Sposa sorteggiata” (un buon lavoro!!), la rielaborazione dell’opera non mi prenderà più di due settimane. A settembre sarò libero di prepararmi per la stagione concertistica. Noiosa e irritante è solo la corrispondenza (d’affari)...

(Parigi), 11 agosto 1912
Le mattinate a Parigi conferiscono vivacità al pulsare del sangue e stimolano il pensiero, e il ”déjeuner” fornisce loro una piacevolissima conclusione. - Ma dove sono, la sera, le luci e i fiori di Berlino e la sua giovanile baldanza? La ”piccola” parigina si veste di nero anche d’estate e scompare dal quadro della strada dopo la chiusura dei negozi. - La sostituisce allora l’eterna cocotte, che, in fondo, è altrettanto freddamente affaristica e positiva come tutte quelle Mademoiselles M... di cui consta la Francia femminile. In confronto a una serata d’estate a Berlino, una notte parigina fa quasi l’effetto di essere tetra. La ”media” degli uomini ha, a dire il vero, un’espressione più sciocca che altrove; la donna è, in genere, più forte, più energica e più astuta; ma pone la sua meta solo pochi passi davanti a sè ed è continuamente sul ”qui vive”. -
Già il giorno del mio arrivo (venerdì) ho fatto colazione da Foyot, perchè l’atmosfera di là dalla Senna mi si confà molto meglio. ”Ici on lit des livres, de l’autre coté on lit les journaux” mi disse Widor, che ho incontrato a colazione. Quando gli raccontai quel che mi ha condotto qui, fece un’osservazione che caratterizza benissimo la Francia burocratica (la France fonctionnaire). ”Quand vous serez propriétaire (!) on vous comptera parmi les nôtres“.
“Propriétaire” è qualche cosa di solido, di immutabile e che incute rispetto...
Ieri (domenica) decisi di farmi condurre alla Gare de l’Est, ma quando l’autista, a questa indicazione, mi rispose ”pas plus loin que ça! je préférerais aller à la campagne” - mi venne in mente che avrei potuto fare la gita in automobile, cosa sulla quale ci accordammo subito. Si uscì di città passando per la Rue du faubourg St. Antoine e per il Parc de Vincennes. -... La strada passava per tre o quattro villaggi e per una campagna fiorente e curata ma non un gran che pittoresca...
La casa, che mi ha attirato qui sin da Berlino, è bella e a buon prezzo, ma bisognerebbe spendere un importo pari al prezzo d’acquisto per renderla abitabile...
Tornai verso sera, cenai bene (l’aria fresca aveva stimolato lo stomaco ma stancato la mente) e passai tutta la serata, interessante e solitaria, a Montmartre, fino a mezzanotte. -
La sera precedente era trascorsa in modo diverso, e ti racconterò tutto per filo e per segno. Procediamo con ordine. [1] Ancora prima, venerdì sera, avevo incontrato Vollmoeller sul Boulevard. Mi indirizzò la parola in italiano e mi disse che a Parigi constata continuamente la superiorità degli italiani sui francesi... Aveva avuto quello stesso giorno una lunga conversazione con D’Annunzio. Ci mettemmo d’accordo per il giorno seguente. 1. colazione insieme, 2. discussione approfondita del libretto [2], 3. incontro con D’Annunzio.
La colazione non ebbe luogo per un malinteso. La discussione si svolse all’ora del tè e diede le migliori prospettive per la mia opera futura. (Con una cosa simile in tasca, mi risento un uomo nuovo. Gli infiniti particolari che sono da soppesare; il continuo modellare e rimodellare: davvero fanno ringiovanire!)
La sera andammo all’Hôtel Meurice, rue de Rivoli, un albergo sontuoso.
D’Annunzio ci ricevette con cordialità mondana, in frack e scarpini da ballo, e in compagnia di due signore e di due signori de la haute société. C’era tra questi una bellissima italiana di una gentilezza innata, il cui nome dava una ebrietà quasi sensuale a Gabriele. Si chiama donna Beatrice di Toledo, marchesa di Casafuerte, e certo il suo nome suona come un intero lavoro teatrale di Calderon. I quattro si ritirarono subito, dopo l’usuale: ”J’ai vous ai applaudi” e ”quand vous reviendrez à Paris...” e restammo in tre con l’Olimpico. D’Annunzio è simpatico, pensa con rapidità e vivacità, narratore affascinante - un po’ “profumato“, ricercato e, allo stesso tempo, ogni tanto timido e imbarazzato.
Ci raccontò del suo ultimissimo lavoro, che è scritto ”sul corpo” (alla lettera) di M.lle Rubinstein e che, per la molta parte mimica e danzata, ha bisogno di tanta musica, quanto una pantomima. E raccontando ciò, sviluppò una tale pompa di immagini e di colori, che si restò incantati, anche se alla fine dovemmo confessarci che aveva fatto passare davanti ai nostri occhi soltanto una sfilza di quadri, di costumi e di cerimonie.
Fece capire che avrebbe gradito che io gli scrivessi la musica... Ma Vollmoeller mi disse in seguito che sarebbe una fatica senza risultato. Non crede a D’Annunzio come drammaturgo. (Egli [D’Annunzio] dipende molto dall’idea del successo, da ciò il suo smisurato rispetto per Wagner e... persino per Puccini!).
D’Annunzio e io ci separammo molto cordialmente e con più di un progetto in germe, e sono stato molto contento di questo incontro.
Così ho compiuto le mie piccole missioni e mi rivolgo senza fretta verso casa.
Sono tanto felice di ritrovarvi tutti riuniti!...

[1] In italiano nel testo.
[2] “Il segreto“.

(Parigi), 12 agosto 1912
...Ho comperato ieri qualche cosa di molto raro, di quasi sconosciuto e molto bello per 25 franchi, cioè le 12 composizioni di Doré per la leggenda dell’Ebreo errante, in edizione originale. Sono molto potenti e anche insolite come silografie (dapprincipio le avevo prese per litografie). Sono uscite nel 1862, giusti cinquant’anni fa, contemporaneamente alla prima edizione dei “Miseralbili“. Anche quell’epoca ”priva di stile” è ormai diventata ”storica” e noi ne scorgiamo il volto caratteristico. Ad ogni modo è stata un’epoca molto significativa in Francia (e credo anche in Austria). - Questa mattina, mentre ero ancora a letto mi è venuto in mente questo aforisma:
“Perchè essi li sorpassarono, quelli che rimasero indietro non videro che il loro dorso e affermarono che non avevano volto”.
Ieri sera ho avuto una lunga e seria conversazione con Vollmoeller, prima sulla letteratura: egli ritiene che Stefan George sia il grande del nostro tempo ”che veglia sulla coscienza linguistica dei letterati“. Non mette Goethe tanto in alto come me. Gli ho osservato: dopo Klopstock e Gellert che suono deve aver avuto, al suo apparire, un verso come: “Stürzen wir uns in das Brausen der Zeit”! [1] Fino allora non s’era mai sentito collegare il concetto del tempo con quello del rumore e insieme con quello del moto e della realtà tangibile. - Lo ha ammesso. Finisce sempre col ritornello: “Lei è un letterato molto migliore di me”. Tant’è vero che D’Annunzio mi ha ricevuto con le parole: So che siete un filologo... [2]
Oggi e domani voglio ancora gironzolare un po’ senza meta... Siate cordialmente benvenuti a casa, presto saremo seduti tutti e quattro al tavolo rotondo (che è troppo piccolo)...

[1] Precipitiamoci nello scrosciare del tempo.
[2] In italiano nel testo.

(Parigi), 14 agosto 1912
Ieri ho passeggiato per una mezz’ora intorno all’Opéra e ne ho studiato lo schema. Per quel che mi è lecito esprimermi sull’architettura: ne trovo la forma geniale e l’esecuzione magistrale. Prima di tutto la pianta è magnifica, ed è stata un’idea stupenda quella di mettere questa pianta sotto il busto di Garnier, in luogo di un’iscrizione. Ma anche i muri non mostrano una sola linea che non sia stata disposta con la massima sicurezza e chiarezza.
Certo la parte ornamentale è pesante e convenzionale; forse Garnier non era tanto un artista, quanto piuttosto un puro costruttore e molto va messo in conto al gusto della sua epoca; ma chi lo sa se, più tardi, non gli si darà ragione in tutto? Certo quel che gli stava a cuore era di conservare lo stile francese aulico e di porre l’accento sul fatto nazionale, e, per far questo, dovette indossare l’uniforme di Stato. Non ho mai visto l’interno del teatro, ma sembra che il grande scalone sia una cosa unica dal punto di vista architettonico. (Perfetto è il loggiato della facciata; continua - internamente! - sui due fianchi.) -
“Quel che conserva a lungo un’opera d’arte è la forma” mi ha detto Vollmoeller. - Domani penserò: a casa...

[1. ottobre] 1912 - Londra
Anche senza dover suonare il pianoforte sarebbe stato un viaggio orrendo. Sono arrivato in pezzi...
Ysaye suona, domenica prossima, all’Albert Hall (con Backhaus e la Melba) la -- “Ave Maria“ di Gounod.
I giornali hanno riportato le seguenti notizie su di me: 1. che ho finito una nuova opera, 2. che ho trascritto la “Berceuse“ per violoncello, 3. che sono mortalmente ammalato.
Grazie a Dio sto benissimo oggi, nonostante le due cattive notti.
Oggi è il mio ”mezzo” compleanno, 1. ottobre.
Suono di nuovo bene. Quasi credo che il suonare mi potrebbe interessare di nuovo e, di conseguenza, potrei perfezionarmi ancora o mutare il mio stile. - ...

Pietroburgo, 6 novembre 1912
Sono rimasto molto triste [1] - sono rientrato a piedi dalla stazione all’albergo, vi ho impiegato un’ora, più tardi ho passeggiato per altre due ore in una Mosca domenicale, in cui si parla una lingua a me straniera, tra una folla costituita di studenti, di abitanti dei sobborghi e di cocottes a buon prezzo. Ho riflettuto sull’aspetto della città, l’ho paragonata in un certo senso a Edimburgo o a Venezia. Malinconico com’ero, le cose brutte mi colpivano e mi disturbavano di più, e ne ho tratto la conclusione che le città - come le opere d’arte, come ogni cosa, in genere - sono imperfette, piene di lacune, che non corrispondono allo scopo e sono sempre incomplete. Il desiderio ottimistico di ammirare, insito nell’uomo, fa sì che egli passi sopra a mille orrori in favore di una idea, risvegliata in lui da qualche aspetto caratteristico, e a cui è stato lui stesso a dar forma. Se ci si mette su un piede di opposizione, si può considerare brutta la maggior parte di Mosca, come anche di Venezia. Concludendo, l’impressione sta in noi stessi, e muove da poche premesse. -...
Il concerto è andato in modo memorabile e forse sono stato festeggiato anche più che a Mosca. Anche qui son piovuti fiori, mi sono state offerte corone e si gridava ”Campanella”. Ho suonato del mio meglio... Il settantenne Cui (che io credevo morto) era al concerto. È venuta a salutarmi la moglie del critico Ivanov, che è sorella della signora Sgambati. La sala era gremita.
Sarebbe stato al di là della natura non sentire un certo grado di emozione, anzi ho dato tutto me stesso suonando, tant’è vero che oggi non sono buono a nulla...
Questa sera parto per Riga, per il primo concerto. Il fatto che vi si parli il tedesco mi dà un certo senso di liberazione...
Il mio pensiero corre spesso all’edizione dei “Preludi“ di Chopin che ho promesso a Schirmer già tanto tempo fa; vorrei mettervi tante cose di cui ho fatto l’esperienza...

[1] Dopo la partenza di Gerda Busoni.

Riga, 7 novembre 1912
È stata una cosa stupenda ricevere già questa mattina (il 7) la tua lettera (e lettere di altri)... Robert Freund scrive molte belle cose, tra l’altro:

“ La “Sonatina“ mi ha cattivato subito. Gli è che l’armonia così insolita si adatta al carattere fantastico e mistico del pezzo e dà un’impressione di naturalezza, di intuizione spontanea. Mi domando perchè non mi riesce di trovare il contatto con Schönberg, mentre nella Sua musica anche le cose più ardite mi sembrano naturali. Forse quel che mi respinge in Schönberg è l’incompiutezza della forma, il breve respiro e la mancanza di interesse dei motivi? Ella è il vero futurista, nel senso che Ella apre la via verso il futuro, ecc.”.

(Riga), 8 novembre 1912
Questa città è molto confortevole e tranquilla... C’è anche qui dello stile Impero: è notevole come questo stile si adatta a tutti i climi e a tutte le nazioni - certo per la sua mancanza di personalità.
In generale, una città come questa è più simpatica che una qualsiasi città russa, dove nulla è collegato, dove la sontuosità statale si eleva su un piedistallo in mezzo alla miseria. - Una eccellente libreria e una eccellente bottiglieria sono già delle oasi fiorenti. Riga ricorda più che altro Königsberg; - il grande lungo-fiume è molto vivace e pittoresco. Baracche di venditori, piroscafi, marinai, popolino - una vasta prospettiva.
Sembra che dopo la rivoluzione i ”Lettoni” si facciano molto avanti...
Mi hanno invitato oggi telegraficamente a tenere un terzo concerto a Pietroburgo. Non avertene a male se ho rifiutato. Avrei dovuto mettermi in treno immediatamente dopo il terzo concerto di Mosca e poi precipitarmi da Pietroburgo a Varsavia.
Questa è la terza lettera che ti scrivo, dacchè sei partita.
Veramente, a guardar bene, sono un piccolo martire. Non solo devo far sempre quel che mi va a contraggenio, ma lo devo anche fare mettendo a contributo tutta la mia concentrazione e tutta la mia forza...

(Riga), 9 novembre 1912
È la mattina dopo il concerto; nevica e tutto quel che è orizzontale è bianco. Se guardo fuori dalla finestra, l’impressione che ne ricevo è quella di una copia imprecisa, ma somigliante dei tempi di Helsingfors. Mi ricorda la piccola piazza davanti al Teatro che vedevo dal ”Wrede’s Hus”. [1] E - per un momento - i 23 anni che sono intercorsi, sembra che non siano mai stati. -
La memoria è per me uno dei grandi misteri: essa si concentra su un piccolo punto lontano e scavalca migliaia di impressioni. Il dimenticare e, in tanti casi, il chiaro ritorno del ricordo, l’indipendenza dalla volontà, anche quando sarebbe di massima importanza il rammentare e il ritorno improvviso del ricordo, spesso per una circostanza insignificante senza rapporto diretto - tutto ciò è stato studiato troppo poco e quasi non è stato spiegato.
Con Wetzler abbiamo parlato di Toscanini. Questi afferma che la sua è memoria visiva, cioè egli ricorda l’immagine della partitura, come è stampata e si tratta, in lui, di un processo quasi automatico. Dunque una fotografia nel cervello.
So che quand’ero bambino vedevo, suonando a memoria, i passi dove c’era la voltata di pagina, e che un pezzo a me ben noto mi sembrava sconosciuto se lo vedevo in un’edizione nuova. Poi c’era una specie di “memoria delle dita“, le dita, in questo caso, correvano come cani per la strada abituale e il momento in cui mi mettevo a pensare consapevolmente mi imbrogliavo. Credo che la memoria sia quasi la sola causa dell’agitazione prima di presentarsi in pubblico. Quando si è agitati, vuol dire che si teme sopra tutto di ”dimenticare “...
Visto dal di fuori tutto sembra qui così tranquillo e calmo, eppure la gente si divora quasi a vicenda. Queste piccole lotte e contrarietà continue devono consumare ancor più delle grandi agitazioni nel mondo più vasto. (Si può ben imparare a capire Strindberg).
E a questo si aggiunge ancora lo struggimento! La gente brucia dalla brama di vivere; gli uomini per l’ambizione insoddisfatta, le donne -- me ne sono accorto di nuovo ieri sera, stando con quei due! Cara Gerda, a noi le cose vanno bene come a pochi. Dobbiamo esserne grati e contenti...

[1] La prima residenza di Busoni a Helsingfors (1889).

[Pietroburgo], 10 novembre 1912
Non c’è nulla da fare, sono stato quasi costretto a dar la terza serata a Pietroburgo. Leggi questa lettera che, a dir il vero, è molto lusinghiera.

Pietroburgo, 26 ottobre
[8 nov.] 1912.
Stimatissimo sig. Busoni,
...Voglia scusare se, nonostante la Sua risposta, ci rivolgiamo a Lei ancora una volta. Crediamo di dover supporre che la ragione del Suo rifiuto sia da ricercare nel fatto che Ella non si vuole stancar troppo. Le vorremmo proporre perciò di rinunciare a suonare al Conservatorio per gli allievi e di dare qui, in tutti i modi, un terzo concerto di pianoforte...
Riteniamo che un terzo concerto sia indispensabile, nel Suo stesso interesse, e siamo stati felici quando il caso ci ha offerto la possibilità di avere la sala per il 6 novembre...
Il fatto si è che, negli ultimi dieci anni, nessun artista ha avuto un tale successo e sarebbe davvero imperdonabile non voler sfruttare questo successo in tutta la sua portata e rinunziare alla possibilità che si presenta di dare un terzo concerto.
Se Ella avesse anche solo la decima parte della nostra convinzione nella necessità di un terzo concerto, Ella non esiterebbe di certo a dare qui questo terzo concerto e ci rincrescerebbe indicibilmente che queste nostre considerazioni non raggiungessero lo scopo prefisso e non riuscissero a convertirLa alla nostra opinione...
In considerazione di quanto abbiamo detto sinora, ci permettiamo di pregarLa ancora una volta di telegrafarci la Sua decisione in merito.
Nella gradita speranza che questa sia favorevole alla nostra proposta, La salutiamo con i migliori auguri e i più distinti ossequi.
firmato ANDREAS DIEDERICHS, F. KOEHLER

(Pietroburgo), 10 novembre 1912
Domenica

Considerata globalmente, Riga è stata un gradevole intermezzo; talvolta amo piccole città di questo genere, con piazze silenziose davanti alle chiese, viuzze tortuose, vecchi edifici - eppure devo fare un’osservazione singolare: tutto ciò mi piace di più nel ricordo. Il ricordo è un artista nel saper trascurare il particolare meschino. Esso è la rappresentazione artistica di quanto si è vissuto. Bisogna imparare a comporre secondo il ricordo. Esso è lo schizzo geniale. Penso ancora alla meraviglia di Benni, quando dissi, il primo giorno che s’era a Basilea: questo sarà un bel ricordo. Oggi vedo con chiarezza il concetto che espressi allora inconsciamente.
E questa è la ragione per cui, per lo più, si resta delusi quando il bel ricordo ci fa tornare in una località una seconda volta.
È raro che essa lasci un’impressione fedele e completa. Questo mi avvenne, se non mi inganno, per Boston.
Qui e anche a Riga si va già in islitta! Il percorso fino alla stazione di Riga, notte d’inverno e la città che sembrava un disegno di Wilhelm Schulz, vuota di gente, con le lanterne alle cantonate (Scena del Municipio nella “Sposa sorteggiata“), forma un ricordo così pittoresco...

(Mosca), 13 novembre 1912
Da sei giorni non ricevevo tue lettere e oggi ne trovo una qui!... Trovi bello il Coro dei prigionieri nel “Fidelio“? Sfido io! Conosco poche cose che sieno più belle. Quando Beethoven vibra di umana pietà, si lascia andare e non impiega quasi nessun ”mezzo“. Il suo sentire è più che sufficiente. -
Sono contento che sei d’accordo con la mia concezione del teatro, anche per quel che riguarda l’aspetto esterno della sala. Questa deve preparare il pubblico al fasto e all’irrealtà. Il teatro è nel giusto quando offre un contrasto con la vita: quando dà ciò che la vita non possiede. E finirà sempre col tornare su questa posizione. -...
Pensavo di suonare io stesso il “Concerto“ di Delius.
Dopo la seconda serata di Pietroburgo pare che la gente (più di 100 persone) si sia messa in coda già alle 4 e 1/2 del mattino per comperare i posti a buon mercato per la terza serata... Ciò mi ha commosso. - Tento di disdire Lodz... Potrei essere a casa un giorno prima. Ne avrei bisogno per varie ragioni...

Mosca, 15 novembre 1912
Ti ho scritto questa mattina; ora che ci vedo un po’ più chiaro nel mio pezzo per orchestra - ti scrivo di nuovo, più libero e più leggero.
Il giornale di Pietroburgo contiene oggi una critica su Hofmann, piena di colpi bassi per tuo marito.
Qui si presenta il fenomeno insolito che egli (il più giovane) è definito ”limpido”, io, il più anziano, rivoluzionario. (Questa fabbrica di rivalità mi va proprio contro stomaco!).
Tutto ciò mi ricorda Thalberg e Liszt a Parigi...
Se non fossi contento del mio piccolo lavoro, sprofonderei di nuovo nella melma della malinconia.
No, no, non bisogna voltarsi indietro! Lasciamo questo compito agli storici dell’arte. Ti saluto gaiamente! .. .

(Pietroburgo), 19 novembre 1912
Dunque ieri sera ho preso congedo da Mosca (il programma tutto composto di musica di Liszt è molto più faticoso di quanto non appaia sulla carta); dopo il concerto sono andato direttamente alla stazione; la signora Kusseviski aveva provveduto al ”cestino delle cibarie” - è una donna
eccellente. Il signor e la signora Diederichs mi hanno accompagnato. Qui mi portano in giro come un ”Serenissimo“, come una scimmia ammaestrata al guinzaglio, sono ”tenuto in custodia”.
Prima ancora c’era stata una serata incollettata dai Kusseviski, c’erano Nikisch e Bloch...
I Beklemischev sono diventati miei intimi amici, mi piacciono tutti e due.
Ho visitato accuratamente il Cremlino e mi ha colpito, come tu avevi osservato giustamente, che le mura e le torri esterne sono costruite nel vecchio stile dell’Italia settentrionale. In realtà sono state edificate da architetti italiani, come tutti gli altri più grandi e più importanti casamenti di stile Impero!
Sono giunto alla conclusione che esiste bensì uno stile campagnolo russo, ma non uno stile d’arte. Per esempio, la canzone veneziana (che è usata in “Venezia e Napoli“) è diventata una canzone popolare russa; l’hanno introdotta i muratori italiani. È stato molto interessante per me apprendere tutto ciò.
Una famosa chiesa, la più vecchia del Cremlino (di cui purtroppo mi è sfuggito il nome) è costruita all’interno esattamente secondo il disegno e il carattere della Basilica di S. Marco. (Mio padre ne avrebbe esultato). Anche il teatro e le due Sale della Nobiltà a Mosca e a Pietroburgo sono opera di architetti italiani. -
La storia seguente potrebbe essere l’argomento di una novella: Tu sai che il violoncellista Wersbilovic e il nostro vecchio amico Hildebrand (non ti ricordi il suo naso?) sono stati attaccatissimi per la durata di una mezza vita, sia come musicisti, sia come beoni. Infine Hildebrand tornò in Danimarca, per morire in patria. Venti ore prima di morire scrisse a Wersbilovic e implorò l’amico di smettere di bere, ponendo come esempio ammonitore se stesso, che finiva ora miseramente per le conseguenze della sua intemperanza. - Wersbilovic ricevette prima un telegramma con l’annunzio della morte di Hildebrand e, tre giorni dopo, la lettera, che gli fece così l’impressione di venire dall’altro mondo. Ciò lo scosse a tal punto che smise improvvisamente di bere, l’estate seguente si ritirò in Finlandia e, dopo molti anni di vita leggera, lavorò e studiò di nuovo seriamente. Questo mutamento fu risaputo dai suoi amici e ammiratori ed essi aspettavano con grande gioia e ansia il primo concerto di Wersbilovic nella nuova stagione. Venne la serata del concerto e Wersbilovic suonò il primo pezzo con tanto nervosismo, con tanta sporcizia e tanti errori (egli che era di solito disinvolto e abituato ai sicuri successi) - che, disperato, nell’intervallo vuotò quasi d’un fiato una mezza bottiglia di cognac. Da quel momento scivolò rapidamente sempre più in basso e morì in miseria e completamente abbandonato. -
L’ultimo giorno che ero a Mosca, ho avuto la visita di Josef Hofmann e di Rachmaninov, questi due beniamini musicali della Russia.
Posso intendermi bene con Hofmann; è fresco, sveglio e spassionato e ha comprensione per molte cose...
Scriabin è stato molto carino, la sera del concerto. (Anche Chopin aveva delle aspirazioni eroiche, ma in generale rimase, a ragione, nelle sue acque. Scriabin forza questa seconda natura e scrive delle grandi partiture. Non le ritengo vive, ma rispetto le alte aspirazioni di Scriabin)…

(Pietroburgo), 20 novembre 1912
Oggi mi par d’essere un resto di antiche glorie, sono così stanco come poche volte - e devo andare ancora al Conservatorio per suonare - e venir festeggiato! La gente qui mi ha trattato molto, molto bene; devo esser riconoscente. Ieri sera piovevano corone d’alloro - forse un centinaio di piccole corone d’alloro - dalla galleria - era molto bello...

Varsavia, 21 novembre 1912
Eccoti ancora una lettera, tanto più che devo rimandare la partenza di mezza giornata; - non devo più strapazzarmi tanto e saltare di nuovo direttamente dal podio nella vettura letto, poichè negli ultimi quattro giorni mi sono stancato insensatamente. Ieri pomeriggio ho suonato ancora al Conservatorio di Pietroburgo e poi sono stato in viaggio per 18 ore. - È stato bello compiere una piccola missione di fronte a mille ragazzi entusiasti. Ciò nonostante non mancava il cerimoniale russo, così che fu ad un tempo solenne e spontaneo.
Ho visto la maschera mortuaria di Rubinstein e sono stato colpito dalla innegabile grandezza della fisionomia. Una principessa Altenburg (zia della Principessa ereditaria tedesca) presiedeva. Glazunov è stato simpatico e semplice. Alcune dozzine di allievi del Conservatorio sono venuti alla stazione a far una dimostrazione. La partenza è stata di un effetto proprio teatrale. - ...
Sono stato vigilato come un principe in viaggio, sono stato sempre accompagnato e ho toccato con mano come un regnante dev’essere ”prigioniero“.
Ho goduto della solitudine in treno e ho assaporato il tacere...
Ci sono, come ho pensato già altra volta, quasi solo civiltà che cominciano o civiltà che finiscono. Solo un piccolo tratto d’Europa può, in ogni caso gloriarsi di avere una civiltà completa. Visto sulla carta geografica è quasi solo un punto. - Ho riflettuto ancora e ho trovato quanto segue sull’America. (Se ti annoia, salta le prossime righe).
La civiltà arrivò colà dall’Europa e produsse (sulla Costa) uomini come Franklin, Lincoln, Poe. Cercatori di fortuna penetrarono poi più avanti verso l’ovest e imbarbarirono. Quando si furono arricchiti, pretesero dalla vita la bellezza, secondo il loro modo di essere rozzo e secondo la loro mentalità; - primitivi nello spirito, straricchi di mezzi e di desiderio di impiegarli - e sorse l’americanismo. E così un’ondata di barbarie si riversò sull’Est e lo sommerse. - Temo che resterà così a lungo. -…