JOHANN WOLFGANG GOETHE

URFAUST

TRADUZIONE DI ANDREA CASALEGNO


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FAUST

NOTTE

In un'angusta stanza gotica dall'alta volta
Faust siede inquieto davanti al suo leggio.

FAUST
Filosofia ho studiato,
medicina e diritto,
e, purtroppo, la teologia,
da capo a fondo, con ogni sforzo.
Adesso eccomi qui, povero pazzo,
e sono intelligente quanto prima.
Mi chiamano dottore, professore,
e già saranno almeno dieci anni,
di su, di giù, per dritto e per traverso,
che meno per il naso gli studenti,
e nulla, vedo, ci è dato sapere;
il cuore per poco non mi scoppia.
La so più lunga, certo, di tutti i presuntuosi,
dottori, professori, preti e scribacchini;
né scrupoli né dubbi mi tormentano,
non temo né l'Inferno né il demonio.
In cambio sono privato di ogni gioia,
non m'immagino di conoscere il giusto,
non m'immagino d'insegnare agli uomini
come correggersi, come migliorare;
non possiedo né terra, né denaro,
non ho gloria né onori in questo mondo.
Questa vita non la vorrebbe un cane!
Per questo mi sono dato alla magia,
se mai per forza e bocca dello spirito
qualche segreto mi si palesasse,
e non avessi più a sudare amaro
a parlare di quello che non so,
potessi conoscere nel fondo
che cosa tiene unito il mondo,
scoprire i semi delle forze attive,
non rimestare più tra le parole.

Vedessi, luce piena della luna,
per l'ultima volta la mia pena,
tu che aspettavo fino a mezzanotte
tante volte, vegliando al mio leggìo!
Poi apparivi con il volto mesto,
amica, sui miei libri e sulle carte.
Alla tua cara luce, ah! potessi andare
sulle vette dei monti, librarmi
con gli spiriti intorno alle caverne,
vagare per i prati al tuo chiarore,
strapparmi ai fumi spessi del sapere,
rigenerarmi nella tua rugiada!

Ah! Sono ancora chiuso in questo carcere?
Maledetto buco ammuffito,
dove anche la cara luce del cielo
penetra fosca dai vetri dipinti!
Soffocato da mucchi di libri
rosi dai vermi e coperti di polvere,
sui quali incombe fino alla volta
una tappezzeria nera di fumo,
sconciato da ampolle e da alambicchi,
zeppo di decrepiti strumenti
accatastati dai progenitori -
questo è il tuo mondo, questo chiami un mondo!

E chiedi ancora perché il tuo cuore
ti si stringe dentro al petto?
Perché un dolore che non sai spiegare
ti soffoca ogni fremito di vita?
Non ti circonda la Natura viva,
dentro la quale Dio ha creato l'uomo,
ma soltanto tra il fumo e la putredine
ossa di bestie e scheletri di morti.

Fuggine via! Via nel vasto mondo!
E questo libro denso di misteri
di mano propria di Nostradamus
non è per te una scorta sufficiente?
Conoscerai il corso delle stelle,
e se la Natura ti ammaestra
nella tua anima nascerà la forza
dello spirito che parla a un altro spirito.
Vano è pensare che l'arida analisi
possa spiegarti questi segni sacri.
Spiriti, vi librate accanto a me,
datemi una risposta, se mi udite!

Spalanca il libro e scorge il segno del Macrocosmo

A questa vista quale voluttà
mi scorre ad un tratto in tutti i sensi.
Una sacra gioia di vivere divampa,
sento un giovane fuoco nelle vene.
Fu un dio a vergare questi segni
che placano dentro di me ogni tumulto,
riempiono di gioia il cuore misero
e per un istinto misterioso
svelano le forze di Natura?
Sono io stesso un dio? Tutto mi si fa chiaro!
Io scorgo in questi tratti puri
la Natura creatrice aprirsi alla mia anima.
Solo adesso comprendo quello che il saggio dice:
"Non è sbarrato il mondo degli spiriti,
è chiusa la tua mente, morto il cuore.
Ma alzati, discepolo, e instancabile
bagna il petto terrestre nell'aurora".

Fissa a lungo il segno

Come tutte le cose s'intrecciano nel tutto,
e l'una nell'altra agisce e vive!
Come vanno su e giù forze celesti,
porgendosi a vicenda i secchi d'oro!
Con ali benedette e profumate
dal cielo attraversano la terra,
e il Tutto ne risuona in armonia!

Che scenario! Ah, ma è solo uno scenario!
Dove potrò afferrarti, Natura senza fine?
E dove, seni, voi? Sorgenti di ogni vita
alle quali la terra e il cielo pendono,
voi cui si tende questo petto vizzo -
sgorgate, dissetate, e io languisco invano?

Volta le pagine con dispetto e scorge
il segno dello Spirito della Terra.


Quale diverso effetto ha su me questo segno!
Spirito della Terra, tu mi sei più vicino;
già sento crescere in me le forze,
già sento ardere un nuovo vino.
Sento l'animo di arrischiarmi nel mondo,
portar tutte le pene, le gioie della terra,
di battermi contro le tempeste
e non tremare allo schianto del naufragio.
Mi sovrasta una nuvola...
La luna nasconde la sua luce!
La lampada vacilla!
Vapori! Lampi rossi mi guizzano
intorno al capo. Soffia
giù dalla volta un brivido
e mi afferra.
Ti libri intorno a me, lo sento,
o spirito che imploro!
Svelati!
Ah! Che fitta al cuore!
A sensazioni nuove
tutti i miei sensi si sconvolgono!
Sento tutto il mio cuore darsi a te!
Sì, tu devi, tu devi! Mi costasse la vita.

Afferra il libro e pronuncia il segno dello Spirito con voce arcana. Balena una fiamma rossastra, nella fiamma appare lo Spirito in forma ripugnante

LO SPIRITO
Chi mi chiama?

FAUST voltandosi
Vista tremenda!

LO SPIRITO
Mi hai attratto con forza,
a lungo suggendo alla mia sfera,
e ora...

FAUST
Ah! Non ti reggo.

LO SPIRITO
Implori ansante di vedermi,
di udire la mia voce, di guardare il mio volto.
La supplica potente del tuo animo
mi piega. Eccomi! Quale orrore miserabile
ti afferra, superuomo? Dov'è il grido dell'anima?
Dov'è il petto che in sé creava un mondo,
lo portava e nutriva, e tremante di gioia
si gonfiava a raggiungere noi spiriti?
Dove sei, Faust, la cui voce udivo risuonare
e che tendeva a me con tutte le sue forze?
Tu! Che ora, avvolto appena dal mio alito,
tremi nelle tue fibre più segrete,
pavido verme che si torce indietro.

FAUST
Dovrò cederti, immagine di fiamma?
Sono io, sono Faust, sono tuo pari.

LO SPIRITO
Nei flutti della vita, nel turbine dei fatti
io erro in alto e in basso,
io tesso avanti e indietro!
Nascita e fossa,
un mare eterno,
una vita che muta!
Lavoro al telaio ronzante del Tempo
e genero a Dio una veste vivente.

FAUST
Spirito attivo che abbracci il vasto mondo,
come mi sento vicino a te!

LO SPIRITO
Tu assomigli allo spirito che intendi,
non a me!

Scompare.

FAUST disfatto
Non a te?
A chi dunque?
Io, immagine di Dio,
e neppure a te?
Bussano
O morte! So che cos'è, il mio famulo.
Ora sono annientato fino in fondo!
Che questa pienezza di visioni
sia turbata da quell'arido esaltato!

Wagner in vestaglia e berretta da notte, una lampada in mano. Faust si volta con dispetto

WAGNER
Perdonate, vi sento declamare.
Leggevate di certo una tragedia greca?
È un'arte in cui vorrei fare progressi,
perché ai giorni nostri è efficacissima;
ho udito tante volte proclamare
che un commediante può insegnare a un prete.

FAUST
Sì, se il prete non è che un commediante,
e a volte può succedere benissimo.

WAGNER
Ah, se uno si esilia nel suo studio
e non vede il mondo nemmeno al dì di festa,
proprio non si sa come convincerlo
e ricondurlo sulla via del bene.

FAUST
Non l'otterrete se non lo sentite,
se a voi non viene su dall'anima
e con la forza di un moto spontaneo
s'impone al cuore di ogni ascoltatore.
State pure seduti e appiccicate,
mescolate un ragù con gli avanzi degli altri
e soffiate fiammelle sparute
dal vostro mucchietto di cenere!
Stupirete i bambini e le scimmie,
se questo accontenta i vostri gusti!
Ma non potrete mai unire cuore a cuore,
se non viene dal cuore quel che dite.

WAGNER
È tuttavia l'eloquio che giova all'oratore.

FAUST
Che eloquio! È buono per le marionette.
Signor Maestro, abbia vigore!
Non scuota sonagli da giullare!
Amicizia, amore, fratellanza
non si sostengono da sole?
Se quel che avete da dire è serio,
a che pro andare a caccia di parole?
Tutti i discorsi forbiti che ammannite,
cincischiando ritagli della gente,
sono uggiosi come il vento nebbioso
che brancica in autunno foglie secche.

WAGNER
Ah, Dio, ma l'arte è lunga,
breve la nostra vita!
Io spesso nello sforzo della critica
temo che testa e cuore mi tradiscano.
Com'è difficile conquistare i mezzi
per salire alle fonti del sapere!
Non arriva nemmeno a mezza strada
un poveraccio, e già deve morire.

FAUST
La pergamena, è questo il sacro fonte
che con un sorso placa per sempre la tua sete?
Ristoro non lo guadagnerai mai,
se non sgorga dalla tua propria anima.

WAGNER
Perdonate, è un grandissimo diletto
entrare nello spirito dei tempi,
ripensare a quei savi che ci hanno preceduto,
poi agli alti progressi che noi abbiam compiuto.

FAUST
Sì, alti come stelle!
Per noi, amico, i tempi del passato
sono un volume con sette sigilli.
Quel che chiamate spirito dei tempi
è in sostanza lo spirito degli uomini
nei quali i tempi si rispecchiano.
E questo è spesso così meschino!
Al primo sguardo si scappa via,
solo immondizia e vecchia roba inutile,
o tutt'al più tragedie di duci e paladini
infarcite di massime di vita
che stanno bene in bocca ai burattini.

WAGNER
Eppure il mondo! Il cuore, lo spirito dell'uomo!
Tutti vorrebbero conoscerne qualcosa.

FAUST
Sì, quel che appunto chiamano conoscere!
Chi può chiamare il bimbo col suo nome?
I pochi che qualcosa ne conobbero,
che non chiusero, folli, il cuore traboccante
e al volgo rivelarono visioni e sentimenti
li han da sempre crocifissi o bruciati. -
Amico, ve ne prego, è notte fonda,
per questa volta dobbiamo interrompere.

WAGNER
Volentieri avrei vegliato fino all'alba
con voi, a conversare dottamente.

Esce.

FAUST
Come non perde tutte le speranze
solo chi è perso dietro cose futili;
scava con mani avide in cerca di tesori,
trova solo lombrichi, ed è contento!

Mefistofele in veste da notte, con una gran parrucca.
Uno studente.

LO STUDENTE
Sono qui solo da poco tempo
e vengo, pieno di deferenza,
a interpellare e conoscere un uomo
che tutti nominano con reverenza.

MEFISTOFELE
Mi compiaccio di tanta cortesia;
voi qui vedete un uomo come gli altri.
Che cosa avete fatto, fino adesso?

LO STUDENTE
Ve ne prego, seguitemi voi stesso!
Vengo pieno di buona volontà,
un po' di soldi e il sangue ardente;
mia madre non voleva che partissi.
E qui vorrei apprendere qualcosa di proficuo.

MEFISTOFELE
Allora siete proprio al posto giusto.

LO STUDENTE
A dire il vero, già vorrei andarmene!
Qui mi sembrano tutti così avari,
come se in ogni casa patissero la fame.

MEFISTOFELE
Vi prego di non fare complimenti:
tutti campano, qui, sugli studenti.
Ma, in primo luogo, dove alloggerete?
È un punto capitale!

LO STUDENTE
Se voleste guidarmi!
Sono proprio un pulcino nella stoppa.
Vorrei le cose buone tutte insieme,
vorrei voltar le spalle a tutto il male,
esser libero, e anche divertirmi!
E poi vorrei studiare tutto a fondo,
tanto da averne fin sopra i capelli!
Signore, fate voi che alla mia anima
non manchi mai un sano nutrimento.

MEFISTOFELE si gratta
Dite di non avere ancora alloggio?

LO STUDENTE
Non l'ho ancora cercato, per adesso.
Alla mia osteria si mangia bene,
e una bella ragazza serve in tavola.

MEFISTOFELE
Dio liberi, dove andrete a finire!
Caffè e biliardo! Guai al gioco!
Ah, le ragazze costano care!
Succhiano il tempo a forza di moine.
Invece noi vediamo con favore
che tutti gli studiosi senza fallo
almeno una volta a settimana
vengano a sedersi ai nostri piedi.
Chi alla nostra saliva si ristora
lo collochiamo alla nostra destra.

LO STUDENTE
Mi viene male solo a pensarci!

MEFISTOFELE
Ma la buona causa non ne soffre.
E per l'alloggio, innanzitutto,
non potrei darvi miglior consiglio
di recarvi, domani, da sora Spumafina;
lei sa come badare agli studiosi,
da cima a fondo ne ha la casa piena,
conosce a menadito quel che serve.
È più sporca dell'Arca di Noè,
ma è la tradizione della casa.
Si paga quel che han pagato gli altri
che hanno scritto sul cesso i loro nomi.

LO STUDENTE
Sento che quasi mi si stringe il cuore
come quando, da me, stavo in collegio.

MEFISTOFELE
Quanto ad alloggio siete sistemato.
Adesso pochi soldi per il vitto!

LO STUDENTE
Pensavo che venissero per ultimi,
e prima si parlasse di nutrire lo spirito!

MEFISTOFELE
Che tesoro! Ma vi perdoneremo,
ignorate lo spirito delle Università.
Dimenticate il pranzo della mamma,
qui si manda giù acqua e burro magro,
non più semi di luppolo e mai verdura fresca,
ma minestra di ortiche e dire grazie;
fanno andare di corpo che è un piacere
e non si corre il rischio d'ingrassare;
il montone e il vitello si vedon da lontano,
come le stelle di Nostro Signore.
Ma pagando otterrete come giunta
quello che i buontemponi vi prenderanno in prestito.
Dovete riempire bene la scarsella,
e soprattutto non prestare agli amici,
ma pagare ogni volta puntualmente
il taverniere, il sarto e il professore.

LO STUDENTE
Farò così, reverendo signore.
Ma ora, vi prego, fatemi da guida!
Mi è aperto innanzi il campo del sapere,
e volentieri mi ci tufferei,
ma sembra così vario, così irto,
e qua e là anche deserto e arido.
Da lontano sembrava alla mia mente
come una Tempe e le sue fresche fonti.

MEFISTOFELE
Ditemi, prima di andare avanti,
che facoltà volete scegliere?

LO STUDENTE
Veramente dovrei fare il medico,
ma vorrei anche di tutta la terra,
di tutto il cielo e la natura,
abbracciare quanto ne può il mio spirito.

MEFISTOFELE
Voi siete allora sulla buona strada;
tuttavia non lasciatevi distrarre.
Vi consiglio per questo, caro amico,
di cominciare dal Collegium Logicum.
La mente vi sarà addestrata bene,
calzata e stretta in stivali spagnoli,
perché s'incammini con prudenza
sulle vie del sapere, d'ora in poi,
e non sfavilli come un fuoco fatuo
come ha fatto sinora, per dritto e per traverso.
Quello che facevate alla carlona,
senza una regola, come mangiare e bere,
per giorni e giorni là v'insegneranno
a farlo a tempo debito - un, due, tre.
La fabbrica delle idee funziona
come il telaio del tessitore,
dove un pedale muove mille fili,
le spole volano su e giù,
i fili scorrono invisibili,
un colpo allaccia mille vincoli.
Entra il filosofo, e vi dimostra
che deve essere così per forza.
Se così sono Primo e Secondo,
così saranno il Terzo e il Quarto.
Se non ci fossero Primo e Secondo,
il Terzo e il Quarto non ci sarebbero.
Gli allievi vanno ovunque in visibilio,
ma nessuno diventa tessitore.
Per capire e descrivere una realtà vivente
bisogna innanzitutto cavar fuori lo spirito,
e si hanno così le parti in mano;
manca solo, purtroppo, il nesso spirituale.
Encheiresin naturae chiama questo la Chimica!
Si mena per il naso e non sa come.

LO STUDENTE
Non riesco a capirvi interamente.

MEFISTOFELE
Andrà meglio fra poco, quando avrete
imparato a ridurre tutto quanto
ed a classificare propriamente.

LO STUDENTE
Da tutto ciò sono così confuso,
come se avessi in testa la ruota di un mulino.

MEFISTOFELE
Dopo, prima di ogni altra disciplina,
dovrete darvi alla Metafisica.
Badate allora di afferrare a fondo
ciò che non cape nel cervello umano;
per quel che c'entra oppure no c'è sempre
una bella parola servizievole.
Ma per questi sei mesi, innanzitutto,
siate regolarissimo e metodico.
Frequentate ogni giorno cinque ore,
trovatevi già in aula alla campana.
E a casa preparatevi a dovere,
imparate i paragrafi a memoria,
così vedrete meglio che il docente
a quel che c'è sul libro non aggiunge mai niente.
Ma voi prendete appunti con fervore,
come dettasse lo Spirito Santo!

LO STUDENTE
Vi trattengo con troppe domande, perdonatemi,
eppure debbo ancora importunarvi:
non mi vorreste sulla Medicina
dire una parolina confortante?
Tre anni sono un tempo così breve,
e, Dio mio, il campo è tanto vasto.
Ad aver solo un orientamento
uno già si sente un pezzo avanti.

MEFISTOFELE fra sé
Il tono professorale mi ha stufato,
devo ricominciare a fare il diavolo.

Ad alta voce

Afferrare lo spirito della Medicina
è facilissimo. Studiate a fondo
il macro e il microcosmo, e poi lasciate
che vada avanti come a Dio piace.
Vano è darsi da fare sudando per la scienza,
ognuno impara solo quel che può.
Ma colui che afferra l'attimo,
quello sì che è un uomo in gamba.
Siete piuttosto ben proporzionato,
e non vi mancherà certo l'ardire;
abbiate solo fiducia in voi,
e anche gli altri si fideranno.
Soprattutto imparate a trattare le donne!
I loro eterni ohi e ahi,
che non finiscono mai,
si curano tutti da un unico punto.
Se lo farete in modo a metà rispettabile
le avrete in pugno tutte quante.
Un titolo dovrà prima convincerle
che come l'arte vostra non ce n'è,
poi tasterete, a mo' di benvenuto,
le cosucce a cui gli altri girano attorno gli anni.
Imparate a premere il polso dolcemente
e con sguardi focosi e maliziosi
abbracciate deciso i fianchi snelli,
per vedere quanto la stringe il busto.

LO STUDENTE
Comincio ad orientarmi più che in filosofia.

MEFISTOFELE
Grigia è, mio caro amico, ogni teoria,
verde l'albero d'oro della vita.

LO STUDENTE
Ve lo giuro, mi sembra di sognare.
E potrò ritornare a incomodarvi,
per dare fondo a questa vostra scienza?

MEFISTOFELE
Farò quello che posso volentieri.

LO STUDENTE
Non posso proprio andarmene, però
senza porgervi l'album; concedetemi
ancora questo segno di favore.

MEFISTOFELE
Molto bene.
Scrive e lo restituisce

LO STUDENTE leggendo
Eritis sicut Deus scientes bonum et malum.

Lo richiude con reverenza e si congeda.

MEFISTOFELE
Segui il vecchio consiglio di mio zio il Serpente;
benché simile a Dio, un giorno tremerai.



LA CANTINA DI AUERBACH A LIPSIA

Baldoria di allegri compari.

FROSCH
Nessuno vuol bere, nessuno vuol ridere?
V'insegnerò a fare i musi lunghi!
Oggi siete come paglia fradicia,
voi che sprizzate sempre fuoco e fiamme.

BRANDER
È colpa tua, non tiri fuori niente,
né una freddura né una zozzeria.

FROSCH versandogli in testa un bicchiere di vino
Eccoti l'una e l'altra!

BRANDER
Asino! Porco!

FROSCH
E non bisogna esserlo, con voi?

SIEBEL
Calma, per tutti i diavoli! E cantate la ronda! Beviamoci sopra, strilliamo un po'. Su, olè, avanti!

ALTEN
Del cotone! Ci fa saltare i timpani.

SIEBEL
Che ce ne posso, se queste maledette volte basse rispondono così? Canta!

FROSCH
A! Tara lara li! - Intonato! E adesso?
Caro Sacro Romano Impero,
com'è che sei ancora intero?

BRANDER
Bah, che porcheria, la politica in musica fa pena! Ringraziate Iddio che il Sacro Romano Impero non vi riguarda affatto. Eleggeremo un papa.

FROSCH
Levati in volo, messer usignolo,
saluta mille volte l'amor mio!

SIEBEL
Bufera e morte! Saluta l'amor mio! - Pasticcio di grilli, farcito di foglie secche cadute dalle querce del Blocksberg, e che glielo porti a casa una lepre scorticata con la testa di gallo, altro che saluto dell'usignolo. Non mi ha forse - messo alla porta, con la mia barba quadra e tutti gli annessi e connessi, come una scopa spelacchiata? E questo... Per tutti i diavoli! Niente saluti, dico, ma una bella sassaiola contro i vetri!

FROSCH picchiando col boccale sulla tavola
Calma adesso! - Una canzone nuova, camerati, o una vecchia, se volete! Attenzione, e unirsi al ritornello! Forza e coraggio, su! -

C'era in cantina un sorcio,
nutrito a lardo e burro,
che aveva messo pancia,
come il dottor Lutero.
Gli propinò la cuoca del veleno
e lui si sentì tutto soffocare,
come chi ha in corpo amore!

IL CORO con entusiasmo
Come chi ha in corpo amore.

FROSCH
Correva avanti e indietro,
beveva ad ogni pozza,
grattava dappertutto,
ma s'infuriava invano.
Spiccava dei gran salti per l'angoscia,
non ne poteva più, povera bestia,
come chi ha in corpo amore.

IL CORO
Come chi ha in corpo amore.

FROSCH
Arriva in pieno giorno
di corsa alla cucina,
e cade accanto al fuoco,
soffiando da far pena.
Allora l'avvelenatrice ride:
ecco, ha finito di suonare il piffero,
come chi ha in corpo amore.

IL CORO
Come chi ha in corpo amore.

SIEBEL
E una buona dose di veleno per topi nella minestra della cuoca! Non sono tenero di cuore, ma un sorcio così farebbe compassione a un sasso.

BRANDER
Sorcio che sei! Io vorrei vedere quel pancione sputare la sua animella accanto al fuoco!

Faust, Mefistofele

MEFISTOFELE
Guarda come se la spassano! Se ti va, ti faccio passare la notte con questa compagnia.

FAUST
Buona sera, signori!

TUTTI
Grazie mille!

SIEBEL
E chi è quel ciarlatano?

BRANDER
Zitto! Sono pezzi grossi in incognito, hanno in faccia un che di malcontento e di antipatico.

SIEBEL
Bah! Commedianti, a dir tanto.

MEFISTOFELE a bassa voce
Fa' attenzione! Non indovinano mai il diavolo, per quanto sia vicino.

FROSCH
Adesso glielo cavo di bocca io, da dove vengono! - È così brutta la via da Rippach, che avete dovuto viaggiare così tardi nella notte?

FAUST
Non veniamo da quella via.

FROSCH
Volevo dire, a mezzogiorno avrete certo mangiato dal celebre sor Gianni.

FAUST
Non lo conosco.

Gli altri ridono.

FROSCH
Oh, è una vecchia razza, ha una famiglia numerosa.

MEFISTOFELE
Voi siete certamente uno dei suoi cugini.

BRANDER sottovoce a Frosch
Beccati questa! Quello capisce l'antifona.

FROSCH
Vicino a Raperonzola è un disastro; a volte bisogna aspettare così a lungo il traghetto!

FAUST
Davvero?

SIEBEL sottovoce
Questi vengono dall'impero, si vede benissimo. Facciamoli stare un po' allegri. - Siete amici di un sorso sincero? Venite qua!

MEFISTOFELE
Come no.

Toccano i boccali e bevono.

FROSCH
Adesso, signori, una canzoncina. Una canzoncina per un boccale, non è caro.

FAUST
Non ho voce.

MEFISTOFELE
Ne canterò una per me, due per il mio compare, cento se volete; veniamo dalla Spagna, dove la notte si cantano tante canzoni quante stelle stanno in cielo.

BRANDER
Non vorrei mai, detesto il fracasso, tranne quando ho preso una sbornia e dormo da non sentire nemmeno la fine del mondo. - È roba da ragazzine, che non riescono a dormire e stanno alla finestra, a cercare di rinfrescarsi le idee al chiaro di luna.

MEFISTOFELE
C'era una volta un re
che aveva una gran pulce...

SIEBEL
Silenzio! Ascolta! Che bella rarità! Che bello spasso!

FROSCH
Da capo!

MEFISTOFELE
C'era una volta un re
che aveva una gran pulce,
e che l'amava molto,
come se fosse un figlio.
Egli chiamò il suo sarto,
il sarto venne a corte:
Misuragli il vestito,
misuragli i calzoni!

SIEBEL
Ben misurato! Viva!

Scoppiano in una gran risata.

Ma che non facciano pieghe!

MEFISTOFELE
Di seta e di velluto
eccolo già servito,
una croce sul petto
e nastri sul vestito.
Di stella decorato,
fu subito ministro;
a corte grandi onori
ebbe tutto il casato.

E per signori e dame
a corte fu uno strazio,
regina e cameriera
furono morsicate;
schiacciarle era vietato,
anche cacciarle via.
Ma noi, se mai ci pungono,
le spiaccichiamo, e sia!

IL CORO con entusiasmo
Ma noi, se mai ci pungono,
le spiaccichiamo, e sia!

TUTTI dandosi sulla voce
Bravo! Bravo! Bella, bellissima! Ancora una! Ancora un paio di boccali! Ancora un paio di canzoni!

FAUST
Signori, il vino è passabile, passabile come sono passabili tutti i vini di Lipsia. Ma penso che non avrete nulla in contrario, se ve ne si spilla un po' da un'altra botte.


SIEBEL
Avete cantina di proprietà? Commerciate in vini? Sareste di quei bricconi forestieri...

ALTEN
Aspettate un momento. Si alza in piedi Per sapere se posso bere ancora, ci ho un esperimento. Resta in piedi per un po' con gli occhi chiusi Sì, sì, la testa già dondola.

SIEBEL
Bah! Una bottiglia! Rispondo io per il buon Dio e per tua moglie. Il vostro vino!

FAUST
Portatemi un succhiello.

FROSCH
L'oste ha nell'angolo un cesto con gli arnesi.

FAUST prende il succhiello
Bene. Che vino desiderate?

FROSCH
Come?

FAUST
Vorreste bere un bicchierino di che? Ve lo procuro io.

FROSCH
He he! Un bicchiere di vin del Reno, Nierenstein autentico.

FAUST
Benissimo! Fa un buco nel tavolo col succhiello accanto a Frosch Adesso portate della cera.

ALTEN
Ecco un mozzicone di candela.

FAUST
Così! Tappa il buco Ecco fatto. - E voi?

SIEBEL
Del moscato! Vin di Spagna o niente. Voglio un po' vedere di dove esce.

FAUST fa il buco e lo tura
E voi cosa gradite?

ALTEN
Vino rosso, un francesino! - I francesi non li posso soffrire, ma ai loro vini faccio tanto di cappello.

FAUST come sopra
E voi che fate?

BRANDER
Che, ci prende per matti?

FAUST
Presto, signore, nominate un vino!

BRANDER
Tocai allora! - Ma non sbucherà mica fuori dal tavolo!

FAUST
Silenzio, giovin signore! - Adesso occhi aperti, e bicchieri sotto il buco. Ognuno tiri via il suo tappo di cera. Ma che nemmeno una goccia cada per terra, altrimenti succederà un malanno!

ALTEN
Non mi sento tranquillo. Quello ha il diavolo in corpo.

FAUST
Via i tappi!

Sfilano i tappi, e a ognuno sgorga nel bicchiere il vino desiderato.

FAUST
Turate! E adesso assaggiate!

SIEBEL
Ottimo! Eccellente!

TUTTI
Ottimo! Spettacoloso! - Benvenuto l'ospite!

Bevono a più riprese.

MEFISTOFELE
Eccoli imbarcati!

FAUST
Andiamocene!

MEFISTOFELE
Ancora un momento.

TUTTI cantano
Noi godiam come cannibali,
come cinquecento scrofe!

Bevono a più riprese. Siebel lascia cadere il tappo, il liquido cade sul pavimento e diventa una fiamma, che gli sale addosso.

SIEBEL
Diavoli dell'Inferno!

BRANDER
Stregoneria, stregoneria!

FAUST
Non ve l'avevo detto? Tappa l'apertura e pronuncia alcune parole; la fiamma si ritira.

SIEBEL
Per Satanasso! - Ma lei pensa di poter venire qui, fra gente perbene, a propinarci i suoi trucchi diabolici?

FAUST
Zitto, porco all'ingrasso!

SIEBEL
Porco a me! Ah, manico di scopa! Fratelli! Addosso tutti insieme! Stendiamolo!

Tirano fuori i coltelli.

Uno stregone è al bando, secondo le leggi dell'Impero!

Fanno per precipitarsi su Faust, che fa un cenno; essi si fermano di colpo con lieto stupore, e si guardano l'un l'altro.

SIEBEL
Che cosa vedo! Vigneti!

BRANDER
Grappoli in questa stagione!

ALTEN
Che maturi! Che belli!

FROSCH
Fermi, ecco il più bello!

Allungano le mani, si prendono per il naso a vicenda e alzano i coltelli.

FAUST
Fermi! - Andate a dormire, per smaltire la sbornia!
Escono Faust e Mefistofele. A loro si aprono gli occhi, e si allontanano gli uni dagli altri con un grido

SIEBEL
Il mio naso! Era il tuo naso? Erano questi i grappoli? Dov'è quello?

BRANDER
Se n'è andato! Era il diavolo in persona!

FROSCH
L'ho visto andare via a cavallo di una botte.

ALTEN
Davvero? Allora non è prudente passare dal mercato. E a casa come ci arriviamo?

BRANDER
Siebel, vai avanti tu!

SIEBEL
Fossi matto!

FROSCH
Venite, andiamo a svegliare le guardie sotto il Municipio, se gli diamo la mancia lo faranno pure il loro dovere. Andiamo!

SIEBEL
E se venisse ancora del vino?
Esamina i tappi

ALTEN
Non ci pensare nemmeno! Asciutti come legno!

FROSCH
Andiamo, ragazzi, andiamo!

Escono tutti.



STRADA MAESTRA

Una croce sul ciglio, a destra sulla collina un antico castello, in lontananza una capanna di contadini.

FAUST
Che c'è, Mefisto, hai fretta? Come mai
abbassi gli occhi davanti a quella croce?

MEFISTOFELE
Lo so bene che è solo un pregiudizio,
ma insomma, ci ho una certa ripugnanza.



STRADA

Faust, Margherita che passa.

FAUST
Mia bella damigella, posso ardire
di offrirvi il braccio e la mia scorta?

MARGHERITA
Non sono bella né madamigella;
a casa ci so andare senza scorta.

Si libera e si allontana.

FAUST
Ecco una magnifica bambina!
Ha acceso qualcosa dentro di me.
Così modesta, così virtuosa,
ma con qualcosa di provocante.
Il rosso delle labbra, la luce delle gote
non li scorderò finché avrò vita!
Il suo modo di chinare gli occhi
mi si è impresso in fondo al cuore.
E il suo scontroso tagliar corto
è un incanto addirittura.

Entra Mefistofele.

FAUST
Ascolta, quella devi procurarmela!

MEFISTOFELE
E quale?

FAUST
Quella che è passata adesso.

MEFISTOFELE
Quella là? Ritornava dal curato,
che l'ha assolta da tutti i suoi peccati.
Sono sgusciato fino alla sua sedia.
È una creatura tutta innocenza,
si è confessata per un nonnulla.
Sopra di lei io non ho alcun potere.

FAUST
Ma i quattordici anni li ha passati.

MEFISTOFELE
Ehi, parli come Gianni il Donnaiolo,
che desidera per sé ogni bel fiore
e che presume non ci sia favore,
non ci sia onore che non possa cogliere.
Ma mica sempre attacca.

FAUST
Signor Maestro colendissimo,
mi lasci in pace con le sue regole!
Questo Le dico, chiaro e netto,
se quella dolce giovinetta
stanotte non mi dorme tra le braccia,
a mezzanotte noi ci separiamo.

MEFISTOFELE
Ma a tutto c'è un limite, pensateci!
Datemi due settimane almeno
soltanto per trovare un'occasione.

FAUST
Con sette giorni di tranquillità
non saprei cosa farmene del diavolo
per sedurre quella bamboletta.

MEFISTOFELE
Parlate già quasi come un francese;
su, prego, non prendetevela troppo.
Che gusto c'è a godere subito?
La gioia sarà molto più grande
se prima rigirate la piccina
su e giù con ogni sorta di moine
e, come le novelle italiane c'insegnano,
saprete cucinarvela a puntino.

FAUST
L'appetito anche senza non mi manca.

MEFISTOFELE
Insomma, senza scherzi e senza offesa!
Con quella bella bimba, ve lo dico
una volta per tutte, non si va per le spicce.
D'assalto non c'è nulla da prendere,
dobbiamo accontentarci dell'astuzia.

FAUST
Procurami qualcosa di quell'angelo,
conducimi dove si riposa,
alla mia voluttà procura un fazzoletto
che portò in seno, una giarrettiera!

MEFISTOFELE
Perché vediate quanto mi prodigo,
servizievole alle vostre pene,
non perderemo un attimo. Oggi stesso
voglio condurvi nella sua stanza.

FAUST
E potrò vederla? Sarà mia?

MEFISTOFELE
No.
Sarà da una vicina. Nel frattempo
voi potrete aggirarvi tutto solo
nell'aura che l'avvolge e là saziarvi
alla speranza di future gioie.

FAUST
Possiamo andare?

MEFISTOFELE
È ancora troppo presto.

FAUST
Voglio un dono per lei; pensaci tu.

Esce.

MEFISTOFELE
Fa come fosse un rampollo di principi.
Se ne avesse Lucifero altri dieci così,
dovrebbe dare fondo a tutti i suoi averi;
e infine lo farebbero interdire.

Esce.



SERA

Una linda cameretta.

MARGHERITA facendosi le trecce e raccogliendole alla nuca
Non so cosa darei, per sapere
chi era oggi quel signore.
Aveva certo un'aria molto ardita,
e viene da una nobile famiglia,
gliel'ho potuto leggere in fronte.
Non sarebbe stato, se no, così sfacciato.

Esce.

Mefistofele, Faust

MEFISTOFELE
Avanti, piano piano, avanti, su!

FAUST dopo essere rimasto per un poco in silenzio
Ti prego, lasciami solo!

MEFISTOFELE uriosandco
Non tutte le ragazze sono così ordinate.

Esce.

FAUST guardandosi attorno
Dolce luce del crepuscolo, che filtri
in questo santuario, benvenuta!
Dolce pena d'amore, che ti struggi
e vivi di rugiada di speranza,
stringi il mio cuore! Come tutto spira
un senso di ordine, di pace e contentezza!
In questa povertà quale pienezza!
In questo carcere quale beatitudine!

Si lascia cadere nella poltrona di cuoio accanto al letto.

Prendi anche me, tu che a braccia aperte
gli avi hai accolto, lieti o addolorati!
Ah, quante volte intorno a questo trono
dei padri si raccolse un cerchio di bambini!
Qui forse, grata ai doni di Natale,
l'amor mio, con le guance rotonde di bambina,
baciò la mano vizza dell'avo con affetto.
Sento, fanciulla, spirarmi intorno
il tuo spirito di ordine e pienezza,
che ogni giorno, materno, ti sostiene,
ti dice di stender bene la tovaglia
sul tavolo, e di spargere sotto i piedi la rena.
O mano cara, mano divina, tu
fai di questa capanna un paradiso.
E qui!

Solleva una cortina del letto.

Che brivido di voluttà mi assale!
Qui vorrei indugiare ore ed ore.
Natura! Qui hai formato in sogni lievi
l'angelo in lei innato;
qui si è distesa la bambina, pieno
di calda vita il petto delicato,
qui da una pura e santa tessitura
si sviluppò l'immagine divina.
E tu! Che cosa ti ha condotto qui?
Come nell'intimo mi sento commosso!
Che cosa vuoi tu qui? Cosa ti opprime il cuore?
Misero Faust, non ti conosco più!

Mi avvolge qui un profumo incantato?
Ero impaziente di godere subito
e mi sento disciogliere in un sogno d'amore!
Siamo il trastullo di ogni soffio d'aria?

Se lei entrasse in questo attimo,
come la sconteresti la tua profanazione!
Come sarebbe piccolo il grand'uomo
che le cadrebbe ai piedi annichilito.

MEFISTOFELE
Svelto! La vedo giù che viene.

FAUST
Vieni, vieni! Non tornerò mai più!

MEFISTOFELE
Qui c'è uno scrigno di un certo peso,
e poco importa dove l'ho preso.
Mettetelo pure nell'armadio,
ve lo giuro, ci perderà la testa.
Vi dico che ci sono delle cose
da conquistare una principessa.
Ma il bambino è bambino e il gioco è gioco.

FAUST
Non lo so, devo farlo?

MEFISTOFELE
E lo chiedete!
Pensate di tenervelo il tesoro?
Consiglierei allora alla vostra libidine
di non sciupare le belle giornate,
e risparmiare a me altre fatiche.
Voglio sperare che non siate avaro.
Io mi rompo la testa, mi arrabatto -

Mette lo scrigno nell'armadio e richiude la serratura.

adesso via di corsa -
per piegare la dolce giovinetta
alla volontà del vostro cuore,
e voi ve ne state lì impalato
come doveste entrare in un'aula scolastica,
come aveste davanti arcigne in carne e ossa
Fisica e Metafisica.
Adesso via!
Escono

MARGHERITA con una lampada
Che afa qui, e che soffoco -

Apre la finestra.

eppure fuori non fa così caldo.
Mi sento strana, non so cos'è -
ma vorrei che la mamma ritornasse.
Mi corre un brivido per tutto il corpo,
sono una sciocca piena di paure.

Spogliandosi, si mette a cantare.

Viveva in Tule un re
a cui l'amante in sorte
diede una coppa d'oro
dal suo letto di morte.

La coppa gli era cara,
ne beveva a ogni pranzo,
e aveva ad ogni sorso
gli occhi umidi di pianto.
Quando venne a morire
le sue città contò
lasciò tutto agli eredi,
la coppa d'oro no.

A regale convito
sedé fra i cavalieri
nell'alta sala avita
del castello sul mare.

S'alzò il vecchio gaudente,
bevve alla sacra coppa
l'ultimo sorso ardente
e la gettò alle onde.

La vide cader giù,
scendere in fondo al mare,
anche gli occhi gli caddero
e non bevve mai più.

Apre l'armadio per mettere a posto i vestiti, e scorge lo scrigno con i gioielli.

E questo bello scrigno com'è arrivato qui?
Eppure son sicura di aver chiuso l'armadio.
Che strane cose ci saranno mai?
Forse l'avrà portato come pegno
qualcuno a cui la mamma ha fatto un prestito?
C'è una piccola chiave appesa a un nastro.
A pensarci bene, e se lo aprissi?
Che roba è? Guarda, Dio del cielo!
Mai visto in vita mia niente di simile!
Gioielli! Con questi una gran dama
potrebbe uscire alle feste più solenni.
Chissà come mi sta questa collana?
Di chi saranno queste meraviglie?

Se ne adorna e va davanti allo specchio.

Fossero miei soltanto gli orecchini!
Così si ha subito un altro aspetto.
A cosa serve essere belle, giovani?
Tutte cose belle e buone,
ma la gente resta indifferente
Vi fanno i complimenti quasi per compassione.
Tutti vogliono l'oro,
da cui tutto dipende!
Ah, guai ai poveri!



VIALE

Faust cammina avanti e indietro pensieroso,
sopraggiunge Mefistofele.

MEFISTOFELE
Per tutto l'amore sprezzato! Per l'elemento infernale!
E conoscessi di peggio da stramaledire.

FAUST
Che cos'hai? Che cos'è che ti pizzica?
Una faccia così non l'ho mai vista.

MEFISTOFELE
Mi vorrei dare al diavolo qui sui due piedi, adesso,
se già non fossi il diavolo io stesso.

FAUST
Ti si è spostata una rotella in testa?
Ti dona assai smaniare e fare il matto.

MEFISTOFELE
Ma pensate, i gioielli che ho portato
per Margherita, un prete li ha arraffati.
Anche ad avere in corpo sangue d'angelo
c'è da trasformarsi in una furia!
La madre ci mette gli occhi sopra
e la percorre un misterioso brivido.
La donna ha un odorato sopraffino,
annusa sempre il libro di preghiere,
e fiuta in ogni oggetto dall'odore
se la tal cosa è sacra od è profana.
In quei gioielli avverte chiaramente
che di benedizioni ce n'è punte.
"Il maltolto", esclama, "figlia mia,
danna l'anima e guasta il sangue.
Noi l'offriremo alla Madre di Dio,
che ci farà felici con la manna del cielo".
Margheritina fa la bocca storta,
pensa che quello è caval donato,
e, via, non sarà stato un miscredente
l'uomo così gentile che l'ha portato lì.
La madre intanto fa venire un prete,
il quale, appena capito il gioco,
dimostra di gradire quel che vede.
"Questo", dice, "è un proposito cristiano!
Il guadagno è di chi vince se stesso.
La Chiesa è di stomaco buono,
ha mandato giù più di una regione
e non ha mai fatto indigestione;
solo la Chiesa, care donne mie,
sa inghiottire il maltolto e digerirlo".

FAUST
Questa è una pratica universale,
anche i re e gli ebrei lo sanno fare.

MEFISTOFELE
Spilla, anello, collana, insacca tutto,
come se fosse chincaglieria,
ringrazia non di meno e non di più
che se fosse un canestro con le noci,
promette in abbondanza celesti ricompense -
da cui sono altamente edificate.

FAUST
E Greta?

MEFISTOFELE
Siede, inquieta,
non sa che cosa vuole, non sa che deve fare,
pensa ai gioielli giorno e notte,
e ancor di più a chi glieli ha portati.

FAUST
Mi addolora la pena del mio amore,
falle trovare nuovi gioielli, subito!
I primi non erano un gran che.

MEFISTOFELE
Per il signore è tutto un gioco da bambini.

FAUST
E arrangia le cose a modo mio,
appiccicati alla sua vicina!
Non fare il diavolo di pasta frolla
e fai saltar fuori altri gioielli!

MEFISTOFELE
Mio grazioso signore, volentieri.

Esce Faust.

MEFISTOFELE
Un pazzo innamorato come quello
vi fa saltare in aria e sole e luna e stelle
per far passare il tempo alla sua bella.

Esce.



CASA DELLA VICINA

MARTA
Dio perdoni il mio caro marito,
ma con me bene non ha agito!
Di punto in bianco se ne va pel mondo,
e mi lascia sola sulla paglia.
Eppure crucci non gliene davo,
eppure lo amavo, lo sa Iddio.
Piange
Forse è morto addirittura! - O dura sorte!
...
...
Avessi almeno l'attestato di morte!

MARGHERITA entrando
Signora Marta!

MARTA
Greta, cosa c'è?

MARGHERITA
Le ginocchia quasi non mi reggono!
Ho trovato di nuovo nel mio armadio
uno scrigno di ebano, e contiene
delle cose così meravigliose,
ancora più preziose delle prime.

MARTA
Questa volta non ditelo alla mamma,
le darebbe di nuovo al confessore.

MARGHERITA
Ah, ma guardi! Guardi solo qui!

MARTA adornandola
O creatura fortunata!

MARGHERITA
Però in chiesa e per le strade,
purtroppo, non potrò farmi vedere.

MARTA
Ma tu vieni spesso qui a trovarmi
e mettiti i gioielli di nascosto;
per un'oretta andrai avanti e indietro
qui, davanti allo specchio, e ci divertiremo.
Verrà poi una festa, un'occasione
per mostrare alla gente, a poco a poco,
prima una collanina, poi la perla all'orecchio...
La mamma non ci bada, o s'inventa una frottola.

Bussano.

MARGHERITA
O Dio! E se fosse la mamma?

MARTA sbirciando attraverso le tendine
È un signore, un forestiero. - Avanti!

MEFISTOFELE entrando
Devo chiedere venia alle signore
di entrare con tanta libertà.

Arretrando con rispetto davanti a Margherita.

Cercavo la signora Marta Schwerdlein!

MARTA
Sono io, che ha da dire il signore?

MEFISTOFELE a lei, sottovoce
Adesso La conosco, è sufficiente.
Lei ha ora una visita importante;
perdonate la troppa libertà,
ritornerò nel pomeriggio.

MARTA ad alta voce
Pensa, bambina, per tutto il mondo!
Il signore ti ha preso per una damigella.

MARGHERITA
Sono solo una povera ragazza,
oh, Dio, il signore è troppo buono.
Questi ornamenti, signore, non son miei.

MEFISTOFELE
Oh, non è mica per gli ornamenti.
È il portamento, lo sguardo altero.
Che piacere, che possa trattenermi.

MARTA
Quali nuove ci porta? Sono così curiosa...

MEFISTOFELE
Ah, vorrei aver notizie meno tristi!
Spero però che non me ne vorrà:
è morto suo marito e Le manda i suoi saluti.

MARTA
È morto? Ahimè! Quell'anima fedele!
È morto mio marito! Ah, vengo meno!

MARGHERITA
Cara signora, ah, non si disperi!

MEFISTOFELE
Ascoltate la dolorosa storia.

MARGHERITA
Per questo non vorrei amare mai,
se perdessi il mio amore morirei.

MEFISTOFELE
Gioia vuol pena, pena vuole gioia.

MARTA
Raccontatemi come cessò di vivere.

MEFISTOFELE
Giace sepolto in Padova
vicino a Sant'Antonio,
in un luogo santissimo,
al fresco e in pace per l'eternità.

MARTA
E non avete altro da portarmi?

MEFISTOFELE
Sì, una preghiera di grande peso:
far cantare per lui trecento messe!
Per il resto le mie tasche son vuote.

MARTA
Come! Non un gioiello, un medaglione,
neppure quel che l'ultimo garzone
conserva per ricordo in fondo al sacco,
a costo di patire la fame e mendicare?

MEFISTOFELE
Madama, mi rincresce veramente;
eppure i soldi suoi non li ha gettati al vento.
Ah, era pentito assai dei suoi errori,
e ancor più si lagnava della cattiva sorte.

MARGHERITA
Ah, come sono sventurati gli uomini!
Sì, pregherò per lui, gli dirò molti Requiem.

MEFISTOFELE
Meritereste di sposarvi subito,
siete una fanciulla così amabile.

MARGHERITA
Oh, no, non è ancora il momento.

MEFISTOFELE
Se non marito, almeno spasimante.
Tenere fra le braccia chi ci è caro
è un dono fra i massimi del cielo.

MARGHERITA
Non è costume, dalle nostre parti.

MEFISTOFELE
Costume o no, alle volte succede.

MARTA
Raccontatemi!

MEFISTOFELE
Fui al suo letto di morte.
Era un poco meglio che letame,
paglia fradicia; ma è morto da cristiano,
e trovò che il suo conto era assai lungo.
"Devo odiarmi", esclamò "dal profondo del cuore:
abbandonar così mia moglie, il mio lavoro!
Ah, il ricordo mi uccide. Se potesse
ancora perdonarmi in questa vita!"

MARTA piangendo
Quel brav'uomo! Da un pezzo ha il mio perdono.

MEFISTOFELE
"Ma, lo sa Iddio, la colpa era più sua che mia".

MARTA
Mentitore! Mentire sull'orlo della fossa!

MEFISTOFELE
Era allo stremo e certo vaneggiava,
se sono ancora un intenditore.
"Non avevo" diceva "mai tempo da scialare,
prima i figli, poi trovargli il pane,
e pane per non dire il companatico.
Non potevo neppure mangiare in santa pace".

MARTA
E si è scordato tutto, la fedeltà, l'amore,
il mio sfacchinare giorno e notte?

MEFISTOFELE
Oh no, pensava a ciò con tutto il cuore.
"Quando partii da Malta", così disse,
"pregai ardentemente per mia moglie e i miei figli.
Allora anche il cielo fu propizio:
la nostra nave prese un mercantile turco
che portava un tesoro al gran Sultano.
Il valore ne fu ricompensato,
e anch'io com'era giusto ricevetti,
equamente divisa, la mia parte".

MARTA
E come... E dove... L'ha forse seppellita?

MEFISTOFELE
L'avranno chi sa dove i quattro venti.
Passeggiava per Napoli, spaesato,
e una bella damina volle prenderne cura;
tanto l'amò tanto gli fu fedele,
che ne provò gli effetti fino alla santa fine.

MARTA
Manigoldo! Derubare i suoi figli!
E non ci fu miseria né sventura
che abbia frenato la sua vita ignobile.

MEFISTOFELE
Sì, vedete! Tanto che poi ne è morto.
Se ora io mi trovassi al vostro posto
lo piangerei un anno, come d'uso,
e intanto adocchierei un bel tesoro nuovo.

MARTA
Ah, Dio! Un altro come lui
al mondo non lo trovo facilmente.
Non c'era mattacchione più simpatico.
Gli mancava, però l'andare a zonzo,
le donne forestiere, e poi il vino
e il maledetto gioco dei dadi.

MEFISTOFELE
Però via, tutto quanto poteva andare liscio
se anche lui avesse chiuso un occhio
più o meno altrettanto su di voi.
A questa condizione, ve lo giuro,
anch'io vi metterei l'anello al dito.

MARTA
Oh, a Lei, signore, piacciono gli scherzi.

MEFISTOFELE fra sé
È tempo che alzi i tacchi, questa qui
prenderebbe anche il diavolo in parola.
A Greta
E come se la passa il vostro cuore?

MARGHERITA
Che vuol dire, signore?

MEFISTOFELE fra sé
O bambina innocente!
A voce alta
Addio, signore!

MARTA
Una parola, in fretta!
Vorrei un documento che attestasse
dove, come e in che giorno morì e venne sepolto
il mio tesoro. Ho sempre amato l'ordine,
vorrei legger che è morto anche sul gazzettino.

MEFISTOFELE
Certo, cara signora, per bocca di due testi
la verità si annuncia avanti a tutti;
ho con me un compagno assai distinto,
e lo farò deporre dal giudice per voi.
Ve lo porterò qui.

MARTA
Oh, fatelo davvero.

MEFISTOFELE
E ci sarà anche la signorina?
È un bravo giovane, gran viaggiatore,
e un vero gentiluomo con le dame.

MARGHERITA
Dovrò arrossire davanti a quel signore.

MEFISTOFELE
Davanti a nessun re di questa terra.

MARTA
Aspetteremo i signori questa sera
nel mio giardino, qui, dietro la casa.

Tutti escono.



[SENZA TITOLO]

Faust, Mefistofele

FAUST
Come va? Si va avanti? Manca poco?

MEFISTOFELE
Ah, bravo! Vi trovo tutto in fuoco!
In breve tempo Greta sarà vostra.
La vedrete stasera dalla vicina Marta:
una donna che sembra fatta apposta
per la parte di zingara e ruffiana.

FAUST
Che cara donna.

MEFISTOFELE
Ma non è tutto gratis,
favore merita favore:
daremo solo valido attestato
che le membra stecchite del suo signor marito
riposano a Padova in terra consacrata.

FAUST
Intelligente! Prima ci tocca fare il viaggio.

MEFISTOFELE
Sancta simplicitas! Non è proprio il caso.
Testimoniate anche senza saperlo.

FAUST
Se tu non hai di meglio, il piano è liquidato.

MEFISTOFELE
Oh, che sant'uomo, a questo punto!
Certo è la prima volta in vita vostra
che deponete falso testimonio.
Su Dio, sul mondo e ciò che vi si muove,
sull'uomo e ciò che agita la sua mente e il suo cuore
non deste definizioni perentorie?
E ne sapevate in fondo al vostro animo
non più che del defunto signor Schwerdlein.

FAUST
Tu sei e resti un bugiardo, un sofista.

MEFISTOFELE
Sì, non la si sapesse un po' più lunga.
Perché domani forse, senza offesa,
tu non ingannerai la Greta, poverina,
giurandole un amore senza fine?

FAUST
Con tutto il cuore!

MEFISTOFELE
Bello e buono.
Poi verranno l'eterna fedeltà,
l'amore unico, eterno, più forte di ogni cosa...
E anche questo ti verrà dal cuore?

FAUST
Smettila, sì, anche questo! Se lo sento,
e a questo sentimento, a questo turbamento
cerco un nome invano e non lo trovo,
e dilato i miei sensi al mondo intero,
e mi aggrappo alle parole più sublimi,
e questa vampa che mi fa bruciare
infinita, eterna, eterna io chiamo,
questo è un gioco diabolico e bugiardo?

MEFISTOFELE
Eppure ho io ragione!

FAUST
Senti, tienilo a mente,
te ne prego, e risparmia i miei polmoni!
Chi ha lingua in bocca e vuole aver ragione
di sicuro l'avrà.
E vieni, ne ho abbastanza, di chiacchiere:
hai ragione perché non posso farne a meno.



GIARDINO

Margherita al braccio di Faust, Marta e Mefistofele
passeggiano avanti e indietro

MARGHERITA
Sento, signore, che la sua è indulgenza,
Lei si umilia con me, a mia vergogna.
Un viaggiatore è abituato
a far buon viso per condiscendenza;
lo so che coi miei poveri discorsi
non posso interessare un uomo tanto esperto.

FAUST
Interessa di più un tuo sguardo, una parola,
di tutta la sapienza che c'è al mondo.

Le bacia la mano.

MARGHERITA
Non s'incomodi! Come può baciarla?
È così ruvida, così volgare.
Ne ho avute di faccende da sbrigare!
La mamma è così meticolosa.

Si allontanano.


MARTA
E voi, signore, siete sempre in viaggio?

MEFISTOFELE
Ah, gli affari, i doveri, che non ci danno tregua!
Con che pena si lascia qualche posto,
ma non c'è verso mai di trattenersi.

MARTA
Andar girando il mondo in libertà
va bene negli anni più focosi;
ma quando i tempi duri si avvicinano
trascinarsi alla tomba in solitudine
non è mai stato un bene per nessuno.

MEFISTOFELE
La vedo con orrore in lontananza.

MARTA
Perciò signore egregio, pensateci per tempo.

Si allontanano.

MARGHERITA
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore!
La cortesia per voi è un'abitudine.
Ma certo le amicizie non vi mancano,
e intelligenti molto più di me.

FAUST
Oh, cara! Quel che chiamano intelligenza, credi,
è ottusità, insipienza e vanità.

MARGHERITA
Davvero?

FAUST
Ah, l'innocenza, la semplicità
hanno un sacro valore e non lo sanno!
L'umiltà, la modestia, i più alti doni
della Natura che dona con amore...

MARGHERITA
Pensate a me ogni tanto, per un attimo;
io per pensare a voi di tempo ne avrò molto.

FAUST
Restate sola a lungo?

MARGHERITA
Sì, è piccola la nostra economia,
ma bisogna starle dietro.
Non abbiamo domestica, mi tocca cucinare,
spazzare, rammendare, far la maglia,
correre tutto il giorno. E la mia mamma
è così puntigliosa in ogni cosa.
Non è che sia costretta a risparmiare,
potremmo largheggiare ben più di tanti altri.
Mio padre ci ha lasciato un certo patrimonio,
una casetta e un orto fuori porta.
Ma adesso ho le giornate più tranquille;
mio fratello è soldato,
la sorellina è morta.
Quanti cari fastidi mi ha dato quella piccola!
Ma ricomincerei da capo a tribolare,
tanto l'amavo.

FAUST
Un angelo, se somigliava a te.

MARGHERITA
L'ho tirata su io, e mi voleva bene.
Nacque dopo la morte di mio padre,
la mamma la davamo ormai per morta,
tanto male stava allora,
e si riprese solo a poco a poco.
Ma non poteva pensare nemmeno
ad allattare lei la povera bambina;
la tirai su io tutta da sola,
a latte e acqua, e divenne mia.
Fra le mie braccia, in grembo a me
cresceva, sorridendo e zampettando.

FAUST
E tu certo vivevi una gioia purissima!

MARGHERITA
Ma certo anche molte ore pesanti.
Di notte la culla della piccola
stava accanto al mio letto; appena si muoveva
ero già sveglia. Ora mi toccava
darle da bere, ora prenderla accanto,
e se non voleva calmarsi saltar su,
cullarla avanti e indietro per la stanza;
e all'alba esser già in piedi al lavatoio,
poi correre al mercato, spazzare il focolare,
e così avanti, giorno dopo giorno.
Qualche volta, signore, una si perde d'animo,
ma in compenso si gustano il pane ed il riposo.

Si allontanano.

MARTA
Signore, siate franco, non trovaste mai niente,
in nessun luogo il cuore si è legato?

MEFISTOFELE
Dice il proverbio che una brava moglie
e un focolare valgono oro e perle.

MARTA
Appunto: e non vi venne voglia mai...

MEFISTOFELE
Mi hanno accolto dovunque con grande cortesia.

MARTA
Dicevo: il vostro cuore non amò mai sul serio?

MEFISTOFELE
Mai permettersi scherzi con le donne.

MARTA
Ah, voi non mi capite.

MEFISTOFELE
Quanto me ne rincresce.
Capisco tuttavia - che siete tanto buona.

Si allontanano.

FAUST
Appena sono entrato nel giardino,
piccolo angelo, mi hai riconosciuto?

MARGHERITA
Non lo vedeste? Ho abbassato gli occhi.

FAUST
E mi perdoni la libertà che presi,
quello che osai sfrontatamente
quando tu uscivi dalla cattedrale?

MARGHERITA
Ero sconvolta, non mi era mai successo,
di me nessuno poteva parlar male.
Ah, pensai, nel tuo comportamento
ha visto un che di sfacciato o sconveniente,
da fargli venir subito voglia
di andare per le spicce, con una come quella?
Eppure, lo confesso! un non so che
si era già mosso, qui, in vostro favore.
Ma ce l'avevo proprio con me stessa
di non potercela aver di più con voi.

FAUST
Dolcezza!

MARGHERITA
Solo un attimo!
Coglie una margherita e comincia a sfogliare i petali, uno dopo l'altro

FAUST
Che vuoi farne? Un mazzetto?

MARGHERITA
No, è solo un gioco.

FAUST
Quale?

MARGHERITA
Ridereste di me.

Continua a sfogliarla sussurrando

FAUST
Cosa sussurri?

MARGHERITA a mezza voce
Mi ama - non mi ama...

FAUST
Viso soave di paradiso!

MARGHERITA continuando
Mi ama - non mi ama - mi ama - non mi ama...

Strappando l'ultimo petalo, con gioia soave.

Mi ama!

FAUST
Sì, bambina! Quel che il fiore ti dice
sia per te una voce divina: egli ti ama!
Comprendi che vuol dire: egli ti ama!

Le prende le mani.

MARGHERITA
Mi vengono i brividi!

FAUST
Oh, non tremare! Lascia che questo sguardo,
queste mani che premono le tue
ti dicano quel che è inesprimibile:
abbandonarsi tutti e provare
un'estasi che non dovrà mai aver fine!
Mai! - La disperazione sarebbe, se finisse.
No, senza fine! Senza fine!

Margherita preme le mani sulle sue, si libera e corre via. Egli resta un attimo soprappensiero, poi la segue.

MARTA
Scende la notte.

MEFISTOFELE
Sì, dobbiamo andare.

MARTA
Vi pregherei di trattenervi ancora,
ma è un paese troppo maligno.
Sembra che qui nessuno
abbia niente da fare o da pensare
se non spiare i passi e le mosse del vicino,
comunque uno si muova, passa di bocca in bocca.
E la nostra coppietta?

MEFISTOFELE
Volata via, laggiù.
Farfalle capricciose!

MARTA
Lui ne sembra invaghito.

MEFISTOFELE
E anche lei di lui. Così va il mondo.



UNA CASETTA NEL GIARDINO

Margherita entra col batticuore, si nasconde
dietro la porta e, tenendo la punta delle dita sulle labbra,
sbircia attraverso la fessura.



MARGHERITA
Viene!

FAUST
Ah furfantella, vuoi burlarti di me!
Ti ho presa!

La bacia.

MARGHERITA abbracciandolo e restituendo il bacio
Oh, caro, da tanto tempo ti amo!

Bussa Mefistofele.

FAUST battendo il piede con dispetto
Chi è là?

MEFISTOFELE
Un amico.

FAUST
Bestia!

MEFISTOFELE
È tempo di andar via.

MARTA
Eh sì, signore, è tardi.

FAUST
Non posso accompagnarvi?

MARGHERITA
La mamma mi... Addio!

FAUST
Ah, devo proprio andare?
Addio!

MARTA
Adiè!

MARGHERITA
A rivederci presto!

Escono Faust e Mefistofele.

MARGHERITA
Dio benedetto, un uomo come lui
quanti, quanti pensieri non ha in mente!
Davanti a lui mi vergogno di me,
e dico di sì a qualsiasi cosa.
Sono una povera bimba ignorante,
non capisco in me cosa ci trova.

Esce.



LA STANZA DI GRETA

GRETA sola all'arcolaio

Non ho più pace,
mi pesa il cuore;
non la riavrò
mai e poi mai.

Per me è la tomba
se lui mi manca,
il mondo intero
mi sa di fiele.

Povera testa,
ti sei smarrita,
povera mente,
mi sei svanita.

Non ho più pace,
mi pesa il cuore;
non la riavrò
mai e poi mai.

Lui solo spio
dalla finestra,
lui solo cerco
fuori di casa.

Il portamento fiero,
la nobile figura,
la bocca che sorride,
la forza dei suoi occhi

e il ruscello incantato
delle sue parole,
la sua mano che preme
e, ah, il suo bacio!

Non ho più pace,
mi pesa il cuore;
non la riavrò
mai e poi mai.

Il mio grembo, o Dio! si tende
verso di lui.
Potessi, ah, prenderlo,
tenerlo stretto,

baciarlo tanto
quanto vorrei,
e poi morire
dei baci suoi!



IL GIARDINO DI MARTA

Margherita, Faust

GRETA
Oh, dimmelo, Enrico!

FAUST
Cosa c'è?

GRETA
Come stai tu a religione?
Tu sei l'uomo più buono che ci sia,
ma credo che non te ne importi molto.

FAUST
Lascia andare, bambina, tu senti che con te
sono buono; a chi amo darei tutto il mio sangue;
non porterei mai via chiesa e fede a nessuno.

GRETA
Non è giusto così, bisogna crederci!

FAUST
Bisogna?

GRETA
Ah, se potessi qualcosa su di te!
Non onori neppure i santi sacramenti.

FAUST
Li onoro.

GRETA
Ma non ne vuoi sapere.
Da quanto non vai in chiesa e ti comunichi?
Credi in Dio?

FAUST
Bambina, chi può dire:
Io credo in un Dio!
Domandalo pure ai saggi, ai preti,
e la risposta sembra canzonare
chi ha domandato.

GRETA
Allora tu non credi?

FAUST
Non mi capire male, viso amato!
Chi lo può nominare?
Chi professare:
io credo in lui?
Chi, se ha sentire,
oserà dire:
in lui non credo?
Colui che tutto contiene,
colui che tutto sostiene
non contiene e non sostiene
te, me, se stesso?
Non s'inarca il cielo lassù?
Quaggiù non sta salda la terra?
E le stelle non sorgono in eterno
per ogni dove?
I miei occhi non guardano nei tuoi,
e tutto non si affolla alla tua mente
e al tuo cuore, e accanto a te,
visibile invisibilmente,
non vibra tutto in un mistero eterno?
Riempitene il cuore quanto è grande,
quando in quel sentimento sarai tutta felice,
dàgli il nome che vuoi,
beatitudine, cuore, amore, Dio!
Per esso io non ho nome.
Il sentimento è tutto,
il nome suono e fumo
che offusca il cielo ardente.

GRETA
Tutto questo è bello e buono;
lo dice pressappoco anche il catechismo,
soltanto con parole un po' diverse.

FAUST
Alla luce del cielo in tutti i luoghi
tutti i cuori lo dicono,
nella sua lingua ognuno,
perché non io nella mia?

GRETA
A sentirlo così potrebbe andare,
eppure c'è qualcosa che non torna,
perché tu non sei cristiano.

FAUST
Cara bambina!

GRETA
È tanto che mi cruccio!
A vederti in quella compagnia.

FAUST
Come mai?

GRETA
Quell'uomo che hai con te
mi è odioso fino in fondo all'anima;
nulla mi ha mai dato in vita mia
la fitta al cuore che mi dà
il viso di quell'uomo.

FAUST
Non averne paura, bambolina.

GRETA
La sua presenza mi smuove il sangue.
Di solito prendo tutti a benvolere;
ma, come desidero vederti,
così ho di quell'uomo un misterioso orrore;
e poi sono convinta che è un furfante.
Dio mi perdoni, se gli faccio torto!

FAUST
È un originale come tanti.

GRETA
Non vorrei vivere con uno come lui.
Ogni volta che si accosta all'uscio
guarda dentro come se canzonasse,
e quasi con dispetto;
lo si vede che nulla gli sta a cuore;
e porta scritto in fronte
che non può amare anima viva.
Fra le tue braccia sto così bene,
così libera, calda e in abbandono;
la sua presenza mi stringe il cuore.

FAUST
Angelo pieno di presentimenti!

GRETA
È una cosa più forte di me,
tanto che appena si avvicina a noi
mi pare addirittura di non amarti più.
Se poi è qui, non potrei mai pregare,
e me ne rimorde il cuore;
anche per te, Enrico, dev'essere così.

FAUST
Insomma, ti è proprio antipatico!

GRETA
Adesso devo andare.

FAUST
Ah e non potrò mai
abbandonarmi in pace un'ora sul tuo seno,
il mio petto sul tuo e l'anima nell'anima?

GRETA
Ah, se dormissi sola, questa notte
ti lascerei aperto il chiavistello;
ma la mamma non ha il sonno pesante,
e se ne venissimo sorpresi
cadrei morta sul colpo.

FAUST
Angelo mio, non succederà.
Ecco qui una boccetta, tre gocce solamente
nel suo bicchiere e un sonno compiacente
e profondo avvolgerà i suoi sensi.

GRETA
Che cosa non farei per amor tuo!
Spero solo che non le faccia male.

FAUST
Te lo consiglierei, cara, altrimenti?

GRETA
Se solo ti guardo, amor mio,
non so cosa mi sforza a fare ciò che vuoi;
per te ho già fatto tanto, che oramai
non mi resta da far quasi più nulla.

Esce.

MEFISTOFELE entrando
È uscita la scimmietta?

FAUST
Hai di nuovo spiato?

MEFISTOFELE
Ho sentito parola per parola,
il professore ha avuto una lezione
di catechismo. Spero che gli giovi.
Alle ragazze sta molto a cuore
che uno sia all'antica, onesto e pio.
Pensano: se si adatta, obbedirà anche a noi!

FAUST
Tu, mostro, non comprendi
come quell'anima cara come un angelo,
colma della sua religione,
che è per lei sola via di salvazione,
si faccia un pio tormento che in eterno
debba essere dannato l'uomo amato.

MEFISTOFELE
Platonico, sensuale spasimante!
Una bimbetta ti mena per il naso.

FAUST
Parto deforme di fango e di fuoco!

MEFISTOFELE
E nella fisiognomica è maestra.
In mia presenza prova un non so che,
la mia piccola maschera le svela un senso arcano,
sente che sono senza dubbio un genio,
e forse un demonio addirittura.
Allora, questa notte...?
FAUST
Che t'importa?

MEFISTOFELE
Anch'io mi ci diverto, a modo mio.



ALLA FONTANA

Greta e Lisetta con le brocche.

LISETTA
Non hai sentito di Barbarina?

GRETA
No, nulla. Vado poco tra la gente.

LISETTA
È certo, me l'ha detto oggi Sibilla!
Anche lei alla fine c'è cascata.
Con tutte quelle arie!

GRETA
Come?

LISETTA
Puzza!
Di quel che mangia lei vivono in due.

GRETA
Ah!

LISETTA
Sì, così è finita,
da quanto tempo stava dietro a quel tipo!
Sempre a passeggio insieme,
a ballare, su e giù per il villaggio,
doveva esser la prima dappertutto.
E sempre corteggiata a vino e pasticcini.
Si riteneva una bellezza rara,
lei, così disonesta che non si vergognava
di accettare persino dei regali.
Bacetti di qua, carezze di là,
così il bel fiorellino se ne va.

GRETA
Poverina!

LISETTA
Non compatirla affatto.
Quando noialtre sedevamo al fuso,
e di notte la mamma non ci lasciava uscire,
lei stava dolcemente col suo bello.
Sulla panca di casa e nei passaggi bui
a loro il tempo non bastava mai.
Adesso chini il capo e vada in chiesa
a fare penitenza con il saio!

GRETA
Ma lui la prenderà di certo in moglie.

LISETTA
Sarebbe matto. A un giovanotto in gamba
non mancheranno le occasioni altrove.
È già per via.

GRETA
Che brutta azione.

LISETTA
Ma anche se lo acchiappa, non la passerà liscia.
I ragazzi le strapperanno la ghirlanda,
noi le sminuzzeremo la paglia sulla porta!

Esce.

GRETA incamminandosi verso casa
Con che coraggio prima criticavo,
se sbagliava una povera ragazza!
Come non trovavo mai parole
che bastassero per i peccati altrui!
Come li vedevo neri, e più neri
li dipingevo, e mai neri abbastanza.
E mi segnavo, andavo a testa alta,
e adesso in peccato sono io!
Eppure... ah!, tutto quello che mi ha spinto,
Dio, era così buono! Così caro!



DENTRO LE MURA

In una nicchia delle mura un'immagine venerata
della Mater Dolorosa; davanti, vasi di fiori.


GRETA piegata, vuota i vasi nella fontana vicina e li riempie
di fiori freschi che ha portato con sé

Ah, china,
o Addolorata,
il tuo viso alla mia angoscia!

Con la spada nel cuore
e un sordo dolore
alzi gli occhi alla morte di tuo figlio!
Al Padre alzi gli occhi
e mandi sospiri
lassù, per la sua angoscia e per la tua!

Chi sente
com'è atroce
il dolore che ho dentro?
Perché trepida il mio povero cuore,
perché trema, a cosa anela
solo tu lo sai, tu sola.

Dovunque me ne vado
un male, un male, un male
mi sento qui nel petto!
Appena, ah, resto sola
io piango, piango, piango,
il cuore mi si spezza.

Ho bagnato di lacrime
i vasi alla finestra,
cogliendo questi fiori
per te questa mattina.

Chiaro nella mia stanza
brillava il primo sole,
io già sedevo a letto
con tutto il mio tormento.

Aiutami a salvarmi dall'onta e dalla morte!
Ah, china,
o Addolorata,
il tuo viso alla mia angoscia!



DUOMO

Esequie della madre di Greta
Greta, tutti i parenti. Funzione, organo e canto.


UNO SPIRITO MALIGNO dietro Greta
Greta, com'era diverso
quando venivi all'altare
ancora tutta innocente
e balbettavi la tua preghiera
dal libriccino sfogliato,
il cuore un po' al gioco infantile
e un po' al Signore!
Greta!
Dove hai la testa?
Nel cuore
quale misfatto porti?
Preghi per l'anima di tua madre,
che hai fatto passare dal sonno alla pena?
- E sotto il tuo cuore
non batte, non cresce
un aborto d'infamia?
Un'infausta presenza
che angoscia te e se stessa?

GRETA
Guai! Guai!
Potessi liberarmi dai pensieri
che vanno e vengono
contro di me!
CORO
Dies irae, dies illa
solvet saeclum in favilla.

Musica d'organo.

LO SPIRITO MALIGNO
L'ira ti afferra!
Il suono delle trombe!
Le tombe tremano!
E ridestato
da una quiete di cenere
a un tormento di fiamme
il tuo cuore
sobbalza!

GRETA
Fossi lontana da qui!
È come se l'organo
mi togliesse il respiro
e il canto
mi strappasse il cuore.

CORO
Judex ergo cum sedebit
quidquid latet adparebit,
nil inultum remanebit.

GRETA
Mi sento soffocare!
I pilastri
mi stringono!
La volta
mi schiaccia! - Aria!

LO SPIRITO MALIGNO
Ti nascondi?
Restano nascosti
il tuo peccato e la vergogna?
Aria? Luce?
Guai a te!

CORO
Quid sum miser tunc dicturus?
Quem patronum rogaturus
cum vix iustus sit securus?

LO SPIRITO MALIGNO
Da te i beati
torcono il viso.
Essi inorridiscono,
i puri,
di tenderti le mani.
Guai!

CORO
Quid sum miser tunc dicturus?

GRETA
Vicina! La vostra fiala! ...
Cade svenuta



NOTTE

Davanti alla casa di Greta.

VALENTINO soldato, fratello di Greta
Quando sedevo a far bisboccia,
e c'era chi si dava delle arie,
e tutti quanti avanti a me
mi lodavano il fior delle ragazze,
annaffiando gli elogi con i bicchieri colmi
- ben piantato sui gomiti io allora
sedevo tranquillo e sicuro di me,
ascoltavo tutte le smargiassate,
mi allisciavo la barba ridendo,
allungavo la mano verso il bicchiere pieno
e dicevo: "Ad ognuno i suoi gusti!
Ma ce n'è una in tutta la regione
che valga la mia fedele Gretel,
degna di allacciar le scarpe a mia sorella?"
Intorno scommettevano, si urtavano i bicchieri,
e qualcuno gridava: "Sì, ha ragione,
è proprio l'ornamento del suo sesso!"
E tutti i laudatori ammutolivano.
E adesso! - Da strapparsi i capelli,
per sbattere la testa contro il muro!
Con le frecciate, arricciando il naso
può insultarmi qualunque mascalzone!
Devo star zitto come un insolvente,
sudare a ogni parola detta a caso!
E anche dovessi accopparli tutti,
trattarli da bugiardi non potrei.

Faust, Mefistofele

FAUST
Come là, alla finestra della sacrestia,
tremando sale la fiammella perpetua,
e la sua luce ai margini si fa sempre più fioca,
premuta tutto intorno dalle tenebre;
così fa notte anche in questo petto.

MEFISTOFELE
E io mi sento languido come un micio
che si struscia alla scala antincendio
e striscia silenzioso lungo i muri.
Sarei in gran forma al vostro posto, un pizzico
del brivido del ladro e un pizzico di fregola.
Animo! Che tragedia, vi accostate
alla stanza della vostra bella
come andaste alla morte.

FAUST
Tra le sue braccia la gioia del cielo
che cosa è? Il calore, il turbamento
cancellerà il tormento che ho nell'anima?
Ah! Non sono il reietto, senza casa,
creatura disumana senza meta né pace,
che come una cascata balza di roccia in roccia,
furiosamente attratta dall'abisso?
E là nella capanna, sul campicello alpino,
con i sensi infantili ancora acerbi
lei in disparte, tra le sue faccende,
chiusa nel suo piccolo mondo.
All'odiato da Dio,
a me non è bastato
aggredire le rocce
e mandarle in frantumi!
Lei, la sua pace dovevo seppellire!
Volevi avere, Inferno, questa vittima!
Abbreviami, demonio, il tempo dell'angoscia,
avvenga presto quel che deve avvenire!
Precipiti su di me il suo destino
e sia perduta insieme a me!

MEFISTOFELE
Ecco di nuovo che frigge e che avvampa!
Ma entra invece a consolarla, sciocco!
Quando una testolina non vede via d'uscita,
immagina di già che sia finita.



[SENZA TITOLO]

Faust, Mefistofele

FAUST
Nella sventura! Disperata! Penosamente a lungo raminga sulla terra! Come una malfattrice rinchiusa fra pene orribili in carcere la soave infelice creatura! Fino a questo! - Traditore, spirito indegno, questo mi hai tenuto nascosto! Ma fermati, fermati! Rotea pure rabbiosamente nelle orbite gli occhi diabolici! Fermati e tienimi testa con la tua insopportabile presenza! Prigioniera! Nella sventura senza rimedio, abbandonata a spiriti maligni e all'umanità giudicante e senza cuore! E tu intanto mi culli fra stolidi piaceri, mi nascondi il suo crescente strazio e lasci che perisca senza aiuto!

MEFISTOFELE
Non è la prima!

FAUST
Cane! Bestia immonda! - Tramutalo, Spirito infinito, tramuta di nuovo questo verme nella figura di cane in cui negli indugi notturni spesso gli piaceva saltellare davanti a me, insinuarsi fra i piedi dell'innocuo viandante e saltargli sulla schiena dopo averlo fatto cadere! Tramutalo di nuovo nella sua forma prediletta, perché strisci per terra sul ventre davanti a me e io lo calpesti, l'infame! - Non è la prima! - Strazio! Strazio! Anima umana non può concepire che più di una creatura sia caduta in questo abisso di sventura, che nell'angoscia della sua agonia la prima non abbia fatto abbastanza per la colpa di tutte le altre dinanzi agli occhi dell'Eterno! Io sono sconvolto fino al midollo dalla sventura di questa sola, e tu sogghigni tranquillo sul destino di migliaia come lei!

MEFISTOFELE
Grand'uomo! Ecco che sei di nuovo ai confini del comprendonio, nell'angolino dove a voi, signori, dà di volta la testolina. Perché fai società con noi, se con noi non sei capace di cavartela? Vuoi volare e la tua testa ha le vertigini. E poi, siamo stati noi a venirti intorno o tu a noi?

FAUST
Non avvicinarmi alla faccia i tuoi denti voraci, mi fai ribrezzo! - Grande, magnifico Spirito che ti sei degnato di apparirmi, che conosci il mio cuore e la mia anima, perché hai dovuto incatenarmi a questo compagno d'ignominia, che si pasce del danno e si bea della rovina?

MEFISTOFELE
La finisci?

FAUST
Salvala! O guai a te! La più orribile maledizione su di te per i secoli dei secoli! Salvala!

MEFISTOFELE
Non posso sciogliere i lacci del Vendicatore, aprire i suoi catenacci. Salvala...? Chi è stato a trascinarla alla rovina, io o tu?

Faust si guarda intorno selvaggiamente.

MEFISTOFELE
Vuoi dar di piglio alla folgore? Meno male che non è stata data a voi sventurati mortali! L'unica brillante idea che tirate fuori per sfogarvi, quando siete negli impicci, è schiacciare il primo innocente che vi viene incontro.

FAUST
Portami laggiù! Dev'essere libera!

MEFISTOFELE
E il pericolo a cui ti esponi? Sappi che grava ancora sulla città il debito di sangue che tu le hai imposto. Che sul luogo dove cadde l'ucciso aleggiano spiriti di vendetta, che spiano il ritorno dell'assassino.

FAUST
Ancora questo da te! L'assassinio e la morte del mondo su di te, mostro! Conducimi laggiù, ti dico, e liberala!

MEFISTOFELE
Ti condurrò e quel che posso fare, ascoltalo! Ho forse ogni potere in cielo e in terra? Annebbierò i sensi del guardiano, impadronisciti delle chiavi e conducila fuori con mano d'uomo. Io starò all'erta e terrò pronti per te i cavalli fatati. È quanto posso fare.

FAUST
Su, andiamo!



NOTTE. APERTA CAMPAGNA

Faust e Mefistofele, passando al galoppo
su cavalli neri.


FAUST
Che tramano quelle là intorno al patibolo?

MEFISTOFELE
Non so quali intrugli cucinano.

FAUST
Ondeggiano su e giù, si chinano, si curvano.

MEFISTOFELE
Una congrega di streghe.

FAUST
Cospargono e consacrano!

MEFISTOFELE
Via! Via!



CARCERE

FAUST con un mazzo di chiavi e una lanterna accanto a una porticina di ferro
Mi prende un brivido da tempo sconosciuto. Intimo orrore dell'umanità. Qui! Qui! - Su! - Il tuo indugio avvicina la morte!

Afferra la serratura, da dentro viene un canto:

Mia madre, la puttana,
è lei che mi ha ammazzato!
Mio padre, il manigoldo,
è lui che mi ha mangiato!
La mia sorella piccola
raccolse le mie ossa
in una fresca fossa;
allora diventai bell'uccellin del bosco;
vola via! Vola via!

Faust trema, vacilla, si fa forza e apre,
ode le catene stridere e frusciare la paglia.


MARGHERITA nascondendosi sul suo giaciglio
Ahi, ahi! Vengono! Morte amara!

FAUST a bassa voce
Zitta! Vengo a liberarti.
Afferra le sue catene per aprirle

MARGHERITA facendo resistenza
Via! A mezzanotte! Carnefice, per te domani all'alba non è abbastanza presto?

FAUST
Ferma!

MARGHERITA si dibatte da lui
Abbi pietà di me e lasciami vivere! Sono così giovane, così giovane, ed ero bella e sono una povera ragazza. Ma guarda solo questi fiori, guarda solo la corona. Abbi pietà di me! Che cosa ti ho fatto? Io non ti ho mai visto in vita mia.

FAUST
Vaneggia, e io non ce la faccio.

MARGHERITA
Guarda il bambino! Devo pur allattarlo; per questo l'ho avuto. Ecco! L'ho allattato! Me l'hanno preso e dicono che l'ho ammazzato, e cantano canzoncine su di me! - Non è vero - è una fiaba che finisce così, non è su di me che la cantano.

FAUST gettandosi accanto a lei
Greta!

MARGHERITA balza in piedi
Dov'è? L'ho sentito chiamare, ha chiamato: Greta! Mi ha chiamato! Dov'è? Ah, fra tutto il pianto e lo stridor di denti lo riconosco, mi chiama: Greta! Gettandosi ai suoi piedi Uomo! Uomo! Dammelo, portamelo! Dov'è?

FAUST la abbraccia al collo con furia
Amore mio! Amore mio!

Margherita si lascia cadere, nascondendogli il capo in grembo.

FAUST
Su, amore mio! Il tuo assassino sarà il tuo liberatore. Su! La sostiene nel suo stordimento sulle proprie braccia Vieni, sfuggiremo a questo spaventoso destino.

MARGHERITA abbandonandosi
Baciami! Baciami!

FAUST
Mille volte! Ma fa' presto, Greta, fa' presto!

MARGHERITA
Baciami! Non sai più baciare? Come? Che? Sei il mio Enrico e hai disimparato a baciare? Come tutto un cielo un tempo scendeva con violenza su di me, quando mi abbracciavi! Come baciavi, come se tu volessi soffocarmi in una morte voluttuosa! Enrico, baciami, se no ti bacio io! Gli cade addosso Oh no! Le tue labbra sono fredde! Morte! Non rispondono!

FAUST
Seguimi, ti stringerò al mio cuore mille volte più forte. Ma seguimi!

MARGHERITA si siede e rimane per un po' in silenzio
Enrico, sei tu?

FAUST
Sono io, vieni via!

MARGHERITA
Non capisco! Tu? I ceppi sciolti? Tu mi liberi. Chi liberi? Lo sai?

FAUST
Vieni! Vieni!

MARGHERITA
Mia madre l'ho ammazzata! Mio figlio l'ho affogato. Tuo figlio, Enrico! - Gran Dio del cielo, non sarà un sogno? La tua mano, Enrico! - È bagnata - Asciugala, ti prego! - C'è del sangue - Rinfodera la spada! La mia testa è smarrita.

FAUST
Mi fai morire.

MARGHERITA
No, tu devi sopravvivere, sopravvivere fra tutti. Chi penserebbe alle tombe? In fila così, ti prego, mio fratello là, accanto alla mamma. Io laggiù e il mio piccino al seno destro. Promettilo, dammi la mano! Tu sei il mio Enrico.

FAUST vuole trascinarla via
Senti che sono io? Mi odi? Vieni! Sono io, ti libero.

MARGHERITA
Là fuori?

FAUST
Libertà!

MARGHERITA
Là fuori? Per niente al mondo. C'è la tomba là fuori, vieni! È in agguato la morte, vieni! Da qui nel letto del riposo eterno, più in là non un passo. Ah Enrico, potessi andare con te per il mondo!

FAUST
Il carcere è aperto, non indugiare!

MARGHERITA
Mi aspettano in agguato sulla strada del bosco.

FAUST
Fuori! Fuori!

MARGHERITA
Neppure per la vita! - Lo vedi sgambettare? Salva la povera creatura, sgambetta ancora! - Corri! Svelto! Su per il sentiero, dritto nel bosco, a sinistra lungo lo stagno, dove c'è il pontile! Corri! Salva! Salva!

FAUST
Salva! Salvati!

MARGHERITA
Se fossimo oltre il monte, là mia madre è seduta su una pietra e ciondola la testa! Non accenna, non indica, ha la testa pesante. Doveva dormire, perché noi potessimo vegliare e avere gioia insieme.

Faust la afferra e vuole trascinarla via

MARGHERITA
Griderò forte, forte, sveglierò tutti!

FAUST
Comincia a farsi giorno. Oh cara! Cara!

MARGHERITA
Giorno! Si fa giorno! L'ultimo giorno! Il giorno delle nozze! - Non dire a nessuno che tu la notte prima sei stato con Greta. - La mia coroncina! - Ci rivedremo! - Senti, i cittadini si riversano già nei vicoli! Senti? Nemmeno una parola. La campana chiama! - Crach, la verga è rotta! - Ogni nuca sente la lama che scende sulla mia! - La campana! - Senti!

MEFISTOFELE affacciandosi
Su! O siete perduti, i miei cavalli rabbrividiscono, sta spuntando il mattino.

MARGHERITA
Lui! Lui! Lascialo! Mandalo via! Vuole me! No, no! Giudizio di Dio, vieni su di me! Sono tua; salvami! Mai, mai più! Addio per sempre! Addio, Enrico.

FAUST abbracciandola
Non ti lascerò!

MARGHERITA
Angeli santi, difendete voi l'anima mia! - Ho orrore di te, Enrico.

MEFISTOFELE
È giudicata!

Scompare con Faust, la porta si chiude cigolando

Si ode svanire a poco a poco:
Enrico! Enrico!