ANONIMO BERLINESE

STRANGOLATI DALLA VITA
I. PROLOGO - SENZA PERTUGI
TEMA CON VARIAZIONI

INDEX SU LIBERODISCRIVERE.IT


PREMESSA

QUESTA RACCOLTA POETICA SI BASA PRINCIPALMENTE SULL’«ORFEO» DI ANGELO POLIZIANO, SUL LIBRETTO (ORIGINALE IN TEDESCO) DEL «DOKTOR FAUST» DI FERRUCCIO BUSONI, SULLA «FILOSOFIA NEL BOUDOIR» DI DE SADE, SU «IL CORVO» DI POE, SU RIFLESSIONI FILOSOFICO-ESISTENZIALI SOPRATTUTTO DI EMIL CIORAN, THOMAS BERNHARD E THOMAS MANN («FELIX KRULL» SOPRATTUTTO)...
PREVALE IN TUTTA LA RACCOLTA L’IMPIEGO DI UNA METRICA TRADIZIONALE (ENDECASILLABO IN PRIMIS; CON USO PARCO DELLA DIALEFE E DELLA DIERESI), ANCHE SE, A VOLTE ESSA SEMBRA SFALDARSI, SOPRATTUTTO DALL’INTERNO; INOLTRE NON DI RADO L’ACCENTAZIONE INTERNA DEI VERSI È PIUTTOSTO LIBERA. I VERSI RITMICAMENTE ERRATI, SECONDO LA TRATTATISTICA METRICA, IN PARTICOLARE L’ENDECASILLABO CON ACCENTO SULLA 5ª SILLABA, SONO ESPEDIENTI STILISTICI VOLUTI. COME DEL RESTO VOLUTE SONO LE «FORZATURE» SINTATTICHE E LESSICALI. LA RIPETIZIONE DI PAROLE-CHIAVE APPARTENENTI AL CAMPO SEMANTICO DEL «MACABRO» (MA NON SOLO A QUESTO), NELLE INTENZIONI DI CHI SCRIVE VUOL DARE COESIONE A TUTTA LA RACCOLTA DIVISA IN CINQUE PARTI, A IMITAZIONE, IN PARTE, DELLA STRUTTURA DEL «DOKTOR FAUST» DI FERRUCCIO BUSONI.


JOHANN HEINRICH FÜSSLI
SOLITUDINE ALL'ALBA


CORVI FERALI [RIFACIMENTO]


tornò di primavera sotto un cielo

inebetito e plumbeo che folate

bizzose e stizzite

gremivano di nuvole sdrucite

lacerti sudici di angosce e spasmi

che corvi ferali nella vallata

al vento acre agri esulceravano

 

come empia Dèa senza tempio come

tersa Creatura

creata per diffondere sventura

da roccioso recesso

sopra un torrente

d’abbacinante

 

furore

solivaga apparve

fatua e fastosa

diafana e altera

vitrea vertigine alata

aleggiante su fluidi altari

effusa d’eccelso

fulgore

 

e il cupido culto

comunione sacrilega

avida rinnovi:

come

porco

da putrida mota

come

cane

dal vomito suo

attratta

l’essenza eburnea

tripudïante celèbri e trangugi

turbine dei sensi

 

ma incorrotti il Poeta serba il cuore

e l’intelletto

 

venga la morte

alba di un giorno

infinito

solitudine

bramata, eremo eterno della mente

dell’anima




JOHANN HEINRICH FÜSSLI
IL FUGGITIVO


TEDIO BRUMOSO [RIFACIMENTO]


A lume di candela il tempo mio
ristagna

faville

senza
riverberi

senza
brividi

uggioso di lubrìche
sibaritiche peritanze

perpetuo il supplizio
ich
bin
dem Glück
nicht
gewachsen

faville

che la vita
immane

carnaio
ignominiosamente

imbrattano

struggenze abbiecanti
braci bulicanti
d’un’anima riarsa
che ricordi rece
e rimpianti bolsa spurga
callopismàtici (*)

abbietta temenza

tarlato è lo scettro und

jetzt

kommt
die Hinrichtung...

di sopravvivere al tedio brumoso
bruttato appena dal lume ritroso:
la candente candela ribelle

vacilla

ma
sbigottita
pertugi
non
disvela.

(*) 'callopismatismo' è vocabolo usato da Carlo Michelstaedter per indicare la condizione dell’uomo felice, "unkompliziert", ridotto a meccanismo e disgregato come individuo, nondimeno sicuro e sufficiente come una divinità. I versi in tedesco sono tratti da «Lulu» di Alban Berg: «Non sono fatto per la felicità»; E adesso viene il supplizio»


JOHANN HEINRICH FÜSSLI
LE TRE STREGHE


MIA DERELITTA BAGASCIA


Voluttà lumescente,
tripudio di Morte

Ineffabile viso, non vanire
come polvere in raffiche
inesauste!

Braci d’infamia ghignavi e di brado
ribrezzo, odio lascivo
recevi, reietta bagascia sordida-
mente sodale del Nulla, famelica
m’imbrattavi di tronfio disprezzo
e orazioni esecrande spurgavi,
ma rimani,effimero alito di luce

La Lucidità è il Nulla - sussurravi...

Perché vedessi solo te i miei occhi
m’hai divelto. Ma io TUTTO vedo,
dall'orride orbite stuprate e rubre.
Se ora
morissi, effimero alito di luce,
abbi pietà e prendimi con te.

Se tu Satana o Dïo fossi, avresti
da tempo massacrato il mondo.
Ma tu NON sei, mia superba
derelitta bagascia.

Addio, del passato
sfolgorii di favole
che intessono
magie di vita fantastica,
amori scapestrati,
torbidamente puri, inebrïanti
sotto il sole che s’abbaruffa
di nuvole giallastre e si congeda
da noi scapigliati sull’erba:
godimento dissoluto
d’assoluta mortifera passïone.

Immondo viso, non vanire, polvere
vana del Nulla perenne,
alle ventate inesauste: Mein Engel!

Lasst dich noch einmal sehn! Ich bin dir nah!
Bleibe dir nah! In Ewigkeit! E che la Vita

in me non torni com'erba di marzo

nuova

* I versi in tedesco concludono l’opera «Lulu» di Alban Berg e sono cantati dalla Contessa Geschwitz: «Angelo mio, fatti vedere ancora una volta! Ti sono vicina! Ti rimango vicina! In eterno!»


JOHANN HEINRICH FÜSSLI
CRIMILDE VISITATA DAI SUOI RIMORSI


PUTIDO GORGO


Galleggia motosa
ma preme affocata
la memoria di prische liturgie:

scabre
beatitudini

ebbrezze amare

occhi smarriti d'oscena
verecondia:

latrine affocate.

Ripercorro sui viali alberati
quell'età piamente empia
senza il senso del vivere...
del Nulla.

Tu
m'hai squartato l'anima,
putido angelo mio, e ridesto
l’intrico cruento, gorgo putido
della rinuncia,
delle orazioni:

Mentre su lividìti prati impazza
guizza schizza
si rizza s'imbizza
una lepre
e nella tenebra lunare
sprizzando faville

dispare


JOHANN HEINRICH FÜSSLI
IL PECCATO INSEGUITO DALLA MORTE


AUREE ACCIDIE


Auree accidie
con memore mano dolente
mormori sul volto
e ferina
tracanni lacrime di fiele:

Tu che laceri e lenisci,
Tu da sempre
sai:
con tal morbo
ogni speranza è morta.

Arranco al ghetto della solitudine:
attendo
e pare ammutolire il lume rubro,
ultimo della vita tizzo ardente
che sfrena al Caos

Addio, del passato
sfolgorii di favole...

Auree accidie
la memore mano sepolcrale
su volti sanguinanti
suppura.

Tu che laceri e lenisci,
Tu da sempre
sai:

pria
di subir la vita,
util una narcosi
saria


JOHANN HEINRICH FÜSSLI



SALVIFICHE BUFERE
IN MEMORIAM EMIL CIORAN


Una mestizia scurrile m’insudicia
il sangue e mi scortica il volto -
lapide laida - mentre
Fedi ignifere igniferi Ideali
s’infossano rugghiando in chiaviche
lubrìche e limose,
escrementi di lugùbri euforie.

Trafitti dalla vita, sconfitti
da un odio che dirompe e deprime,
reclusi in carcere angusto, murati
vivi. Niente ti scarcera e nessuno.

Die Frist ist um.*

Aneli ancora al Tempo che brama
tracce del Fare del Dire,
formidabili sforzi e malinconici
verso l’Essere,
Angustie fiere,
salvifiche Bufere?

Dopo tante frodi e imposture,
o mite e diletto amico dell’anima,
conforta contemplare un mendico:
coltiva la sua spoliazione
– tu dici – condizione della sua
libertà. Egli è se stesso e dura.

*È ormai giunto il Tempo.


JOHANN HEINRICH FÜSSLI
ULISSE TRA SCILLA E CARIDDI


EBBRO ANELITO



da pertugio occulto
l’abituro scabro
trasognato scruto

dalla torre d’un intorto vallone
un
vanire di vampate sfavillanti
un
tumulto titubante di cavalli
odo

orde squassanti i sentieri motosi
lungo un torrente turgido di pioggia,
furente bulichìo d’irosi gorghi
mugghianti

e fu silente
schianto

sulle pareti dell’eburneo Carcere
stingeva inesorabile la Voce
del saggio Eremita:
O Uomo! Attento! Che dice la Mezza-
notte fonda? È fondo il Mondo, come
il suo Duolo -
ma più la Voluttà che Tempo eterno
vuole...

parole strazïate di silenzi
sfiniti che corrodono
l’anima e un viso
di bragia sangue nero essuda
che in gorgo sepolcrale precipita...
e più non risorge
«Sangue del mio Sangue...»

In un salùbre stremo Morbo arcano,
in ìlare Tedio,
in torpida Foga,
ebbro anelando
a gaudïosa
Morte


JOHANN HEINRICH FÜSSLI
IL SILENZIO