ANONIMO BERLINESE STRANGOLATI DALLA VITA I. PROLOGO - SENZA PERTUGI TEMA CON VARIAZIONI INDEX SU LIBERODISCRIVERE.IT |
PREMESSA QUESTA RACCOLTA POETICA SI BASA PRINCIPALMENTE SULL’«ORFEO» DI ANGELO POLIZIANO, SUL LIBRETTO (ORIGINALE IN TEDESCO) DEL «DOKTOR FAUST» DI FERRUCCIO BUSONI, SULLA «FILOSOFIA NEL BOUDOIR» DI DE SADE, SU «IL CORVO» DI POE, SU RIFLESSIONI FILOSOFICO-ESISTENZIALI SOPRATTUTTO DI EMIL CIORAN, THOMAS BERNHARD E THOMAS MANN («FELIX KRULL» SOPRATTUTTO)... |
CORVI FERALI [RIFACIMENTO] |
tornò di primavera sotto un cielo inebetito e plumbeo che folate bizzose e stizzite gremivano di nuvole sdrucite lacerti sudici di angosce e spasmi che corvi ferali nella vallata al vento acre agri esulceravano
come empia Dèa senza tempio come tersa Creatura creata per diffondere sventura da roccioso recesso sopra un torrente d’abbacinante
furore solivaga apparve fatua e fastosa diafana e altera vitrea vertigine alata aleggiante su fluidi altari effusa d’eccelso fulgore
e il cupido culto comunione sacrilega avida rinnovi: come porco da putrida mota come cane dal vomito suo attratta l’essenza eburnea tripudïante celèbri e trangugi turbine dei sensi
ma incorrotti il Poeta serba il cuore e l’intelletto
venga la morte alba di un giorno infinito solitudine bramata, eremo eterno della mente dell’anima
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JOHANN HEINRICH FÜSSLI IL FUGGITIVO |
TEDIO BRUMOSO [RIFACIMENTO] |
A lume di candela il tempo mio ristagna faville senza riverberi senza brividi uggioso di lubrìche sibaritiche peritanze perpetuo il supplizio ich bin dem Glück nicht gewachsen faville che la vita immane carnaio ignominiosamente imbrattano struggenze abbiecanti braci bulicanti d’un’anima riarsa che ricordi rece e rimpianti bolsa spurga callopismàtici (*) abbietta temenza tarlato è lo scettro und jetzt kommt die Hinrichtung... di sopravvivere al tedio brumoso bruttato appena dal lume ritroso: la candente candela ribelle vacilla ma sbigottita pertugi non disvela. (*) 'callopismatismo' è vocabolo usato da Carlo Michelstaedter per indicare la condizione dell’uomo felice, "unkompliziert", ridotto a meccanismo e disgregato come individuo, nondimeno sicuro e sufficiente come una divinità. I versi in tedesco sono tratti da «Lulu» di Alban Berg: «Non sono fatto per la felicità»; E adesso viene il supplizio» |
JOHANN HEINRICH FÜSSLI LE TRE STREGHE |
MIA DERELITTA BAGASCIA |
Voluttà lumescente, tripudio di Morte Ineffabile viso, non vanire come polvere in raffiche inesauste! Braci d’infamia ghignavi e di brado ribrezzo, odio lascivo recevi, reietta bagascia sordida- mente sodale del Nulla, famelica m’imbrattavi di tronfio disprezzo e orazioni esecrande spurgavi, ma rimani,effimero alito di luce La Lucidità è il Nulla - sussurravi... Perché vedessi solo te i miei occhi m’hai divelto. Ma io TUTTO vedo, dall'orride orbite stuprate e rubre. Se ora morissi, effimero alito di luce, abbi pietà e prendimi con te. Se tu Satana o Dïo fossi, avresti da tempo massacrato il mondo. Ma tu NON sei, mia superba derelitta bagascia. Addio, del passato sfolgorii di favole che intessono magie di vita fantastica, amori scapestrati, torbidamente puri, inebrïanti sotto il sole che s’abbaruffa di nuvole giallastre e si congeda da noi scapigliati sull’erba: godimento dissoluto d’assoluta mortifera passïone. Immondo viso, non vanire, polvere vana del Nulla perenne, alle ventate inesauste: Mein Engel! Lasst dich noch einmal sehn! Ich bin dir nah! Bleibe dir nah! In Ewigkeit! E che la Vita in me non torni com'erba di marzo nuova * I versi in tedesco concludono l’opera «Lulu» di Alban Berg e sono cantati dalla Contessa Geschwitz: «Angelo mio, fatti vedere ancora una volta! Ti sono vicina! Ti rimango vicina! In eterno!» |
JOHANN HEINRICH FÜSSLI CRIMILDE VISITATA DAI SUOI RIMORSI |
PUTIDO GORGO |
Galleggia motosa ma preme affocata la memoria di prische liturgie: scabre beatitudini ebbrezze amare occhi smarriti d'oscena verecondia: latrine affocate. Ripercorro sui viali alberati quell'età piamente empia senza il senso del vivere... del Nulla. Tu m'hai squartato l'anima, putido angelo mio, e ridesto l’intrico cruento, gorgo putido della rinuncia, delle orazioni: Mentre su lividìti prati impazza guizza schizza si rizza s'imbizza una lepre e nella tenebra lunare sprizzando faville dispare |
JOHANN HEINRICH FÜSSLI IL PECCATO INSEGUITO DALLA MORTE |
AUREE ACCIDIE |
Auree accidie con memore mano dolente mormori sul volto e ferina tracanni lacrime di fiele: Tu che laceri e lenisci, Tu da sempre sai: con tal morbo ogni speranza è morta. Arranco al ghetto della solitudine: attendo e pare ammutolire il lume rubro, ultimo della vita tizzo ardente che sfrena al Caos Addio, del passato sfolgorii di favole... Auree accidie la memore mano sepolcrale su volti sanguinanti suppura. Tu che laceri e lenisci, Tu da sempre sai: pria di subir la vita, util una narcosi saria |
JOHANN HEINRICH FÜSSLI |
SALVIFICHE BUFERE IN MEMORIAM EMIL CIORAN |
Una mestizia scurrile m’insudicia il sangue e mi scortica il volto - lapide laida - mentre Fedi ignifere igniferi Ideali s’infossano rugghiando in chiaviche lubrìche e limose, escrementi di lugùbri euforie. Trafitti dalla vita, sconfitti da un odio che dirompe e deprime, reclusi in carcere angusto, murati vivi. Niente ti scarcera e nessuno. Die Frist ist um.* Aneli ancora al Tempo che brama tracce del Fare del Dire, formidabili sforzi e malinconici verso l’Essere, Angustie fiere, salvifiche Bufere? Dopo tante frodi e imposture, o mite e diletto amico dell’anima, conforta contemplare un mendico: coltiva la sua spoliazione tu dici condizione della sua libertà. Egli è se stesso e dura. *È ormai giunto il Tempo. |
JOHANN HEINRICH FÜSSLI ULISSE TRA SCILLA E CARIDDI |
EBBRO ANELITO |
da pertugio occulto l’abituro scabro trasognato scruto dalla torre d’un intorto vallone un vanire di vampate sfavillanti un tumulto titubante di cavalli odo orde squassanti i sentieri motosi lungo un torrente turgido di pioggia, furente bulichìo d’irosi gorghi mugghianti e fu silente schianto sulle pareti dell’eburneo Carcere stingeva inesorabile la Voce del saggio Eremita: O Uomo! Attento! Che dice la Mezza- notte fonda? È fondo il Mondo, come il suo Duolo - ma più la Voluttà che Tempo eterno vuole... parole strazïate di silenzi sfiniti che corrodono l’anima e un viso di bragia sangue nero essuda che in gorgo sepolcrale precipita... e più non risorge «Sangue del mio Sangue...» In un salùbre stremo Morbo arcano, in ìlare Tedio, in torpida Foga, ebbro anelando a gaudïosa Morte |
JOHANN HEINRICH FÜSSLI IL SILENZIO |